La stupefacente ebbrezza del chiudere la sessione d’esami

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Ti alzi, stringi la mano e magari ringrazi, dipende dalle circostanze. La battaglia è finita, ansia e stress sono alle spalle e meritano di restare lì, chiuse e segregate in un luogo dove non trascorreresti altri venti secondi. Poi vanno affrontati gli occhi curiosi dei colleghi: la domanda di rito, i successivi commenti sulla difficoltà dell’esame appena sostenuto, sul braccino corto del professore o i complimenti, quando è stato superato brillantemente. Rispondi, baci, abbracci e saluti. Adesso non ti interessa più e buona giornata: devi evadere.
Lasci tutto dietro. Cammini verso l’uscita, avverti di essere più leggero e apprezzi maggiormente i colori presenti nel tuo quadro visivo: nessuna sostanza stupefacente, siamo soltanto studenti universitari che hanno concluso positivamente l’ultimo appello della sessione.

Poi mano allo smartphone. Troverai qualche messaggio da parte dei più cari, la risposta sarà secca e decisa. Segue whatsapp, non c’è tempo da perdere per organizzare lo svago e qualsiasi divertimento. Siamo tutti giustificati, abbiamo dato esami. Le rette parallele immaginarie note come felicità e soddisfazione quasi si sfiorano, e non ce n’eravamo neanche accorti.

Sono sensazioni meritate, conseguenti al raggiungimento di un obiettivo. Frutto di impegno, di rinunce a situazioni leggere e amichevoli. Non può e non deve essere semplice superare e migliorare la propria persona: arricchirsi intellettualmente costa. Dai sempre più importanza e fiducia a concetti quali responsabilità e scelte, cardini nella vita e fondamentali in qualsiasi percorso lavorativo e/o accademico.

Alla fine sai già che il ciclo ricomincerà, inesorabilmente. Le lezioni del semestre successivo arriveranno, anche troppo in fretta. Potranno passare più settimane, diversi giorni o soltanto qualche ora, però dovrai riprendere la routine. Sino al giorno in cui poseranno sul tuo capo la corona d’alloro e nelle mani stringerai tesi e spumante.

Francesco Lazzarano