Dalla scienza alla poesia, dalla storia alla tecnica: Francesco Maurolico, l’uomo del Rinascimento a Messina

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V0003929 Francesco Maurolico.
Francesco Maurolico. Incisione di M.Bovis, copia da un perduto ritratto di Polidoro Caldara da Caravaggio.

Quando pensiamo al Rinascimento, a questo periodo storico fertile di idee che proiettò la cultura europea, fra Quattrocento e Cinquecento, ai primi albori della modernità, pensiamo innanzitutto a una sorta di graduale trasformazione culturale, alla nascita di un nuovo modello di cultura e di una nuova concezione del sapere e del sapiente. Semplificando, se il dotto medievale se ne stava ben chiuso tra le mura del suo monastero dedito alla contemplazione di una Verità vissuta come unica e immutabile, il colto intellettuale del Rinascimento si volge verso l’esterno, riscopre l’antichità classica e le sue grandezze, rinnova il suo interesse verso la matematica e le scienze naturali, guarda con occhi nuovi alla volta celeste e al Cosmo, ed inizia anche a conquistarsi un proprio ruolo nelle dinamiche politiche della città in cui vive e a cui appartiene. Anche Messina, che pure viene considerata una sorta di periferia geografica di questo cambio di paradigma culturale (che inizia nel centro Italia, a Firenze, a Roma, per poi espandersi a tutta l’Europa), ha visto l’opera di un personaggio in grado di incarnare quasi per eccellenza questa nuova visione della cultura: Francesco Maurolico.

È a Messina che Maurolico nasce, nel 1494, da una ricca e potente famiglia borghese, forse di origine greca, i Maurolì o Marulí; sarà poi egli stesso a mutare il suo cognome, latinizzandolo (o meglio grecizzandolo) in Maurolycus. Il padre Antonio, funzionario della Zecca e allievo del grande grecista bizantino Costantino Lascaris (alla cui scuola si formò anche il letterato veneziano Pietro Bembo), ne cura per primo una ricca e completa educazione che passa, come di norma per l’epoca, dall’apprendimento delle arti liberali (grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, astronomia e musica) oltre che del latino e del greco.

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Prima edizione della Cosmographia di Francesco Maurolico, con la dedica a Bembo. Venezia, 1543.

È però all’ottica che inizialmente il Maurolico si interessa, dopo aver preso nel 1521 gli ordini sacerdotali, componendo due trattati che rimaneggerà a lungo nel corso della sua vita e che verranno pubblicati postumi, nel 1611. Nel frattempo, arrivano le sue prime opere pubblicate, come un trattato di grammatica datato 1528. In quell’anno, Maurolico riceve un mandato pubblico di insegnamento delle discipline matematiche a Messina. Inizia così un periodo importante di produzione scientifica: Maurolico studia infatti, come i suoi contemporanei, la geometria, la matematica e l’astronomia dai testi classici in latino e in greco di periodo ellenistico, come Tolomeo, Euclide e molti altri; di questi stessi testi, però, Maurolico compila compendi e ricostruzioni che non si limitano all’aspetto filologico, ma ne innovano, ampliano e rivisitano i contenuti. È in questi testi che sono contenuti i suoi più ampi contributi al pensiero matematico e scientifico dei suoi tempi: una autentica valanga di documenti, alcuni dei quali (come la monumentale Cosmographia del 1543, dedicata a Bembo) vengono pubblicati a stampa, mentre altri sono pubblicati postumi o restano tutt’ora sotto forma di manoscritto.

Negli anni ’40 del ‘500 Maurolico, ormai famoso e affermato intellettuale, tocca l’apice della sua produzione culturale. I suoi interessi molteplici non si arrestano alle matematiche e all‘astronomia, ma toccano filosofia, storiografia, storia della letteratura, ingegneria, teoria musicale… Il suo sapere non è però qualcosa di astratto e lontano dalla realtà dei suoi tempi, ma viene sempre messo al servizio della comunità, che difatti lo ricompenserà, nel corso della sua vita, con la nomina ad Abate e con lauti vitalizi. Quando nel 1535 Carlo V entra in trionfo a Messina dopo la vittoria di Tunisi, è lui, assieme al pittore Polidoro Caldara da Caravaggio, che cura gli allestimenti temporanei in suo onore; presentato di persona al cospetto dell’Imperatore, viene da lui stesso incaricato di occuparsi delle fortificazioni della città, contribuendo così alla progettazione del Forte Gonzaga; assieme al fiorentino Montorsoli concepisce la struttura delle due più belle fontane rinascimentali di Messina, quella di Orione e quella del Nettuno, e scrive di suo pugno i versi latini che le adornano; è a lui che il Senato si rivolge per scrivere un trattato di storia siciliana che permetta alla città di Messina di competere con la rivale Palermo per il ruolo di Capitale della Sicilia, il Sicanicarum rerum compendium; ed è con lui che si mettono in contatto i Gesuiti di Ignazio di Loyola quando, negli anni ’50, decidono di far nascere a Messina una istituzione di insegnamento che in seguito diventerà il nucleo dell’Università. Persino quando nel 1571 la flotta della Lega Santa è a Messina pronta a salpare verso la battaglia di Lepanto, è proprio all’ormai anziano Maurolico che i comandanti dell’armata cristiana si rivolgono per la realizzazione di carte nautiche…

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Il sepolcro di Francesco Maurolico, opera di Rinaldo Bonanno, situato nella chiesa di San Giovanni di Malta a Messina. Ph: Giulia Greco

 

 

Quando Maurolico muore, nel 1575, lascia ai posteri una produzione letteraria sconfinata. Il suo corpo è sepolto nella chiesa di San Giovanni di Malta, ma il suo sapere attraverserà i secoli: nel 1651 l’astronomo Riccioli gli dedica addirittura un cratere sulla Luna (Maurolycus); a seguito della rivolta antispagnola e dell’intervento francese (1674-1678), molti dei suoi manoscritti affascinano il primo ministro del Re Sole, Colbert, che li vuole nella sua biblioteca personale, e tutt’ora si trovano a Parigi per questo motivo. Un gruppo di ricerca internazionale guidato dall’Università di Pisa sta ad oggi curando la pubblicazione estensiva e digitalizzata delle sue opere: a prova dell’importanza che ha avuto, e continua ad avere, questa grande mente messinese, nella storia del pensiero scientifico e culturale europeo. 

Gianpaolo Basile

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