Florence Foster Jenkins: altro che cinepanettoni

Universome Redazione
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In un periodo dell’anno in cui in sala si trovano nella maggior parte dei casi solo i cinepanettoni nostrani c’è qualche spiraglio di luce come : Florence Foster Jenkins.florence-port1

L’ultima opera di Stephen Fraser racconta la storia vera di questa mecenate newyorkese appassionata di lirica e musica non ha alcun tipo di dote canora ma il cui sogno è diventare una cantante lirica. Per la sua eccentricità e cocciutaggine ma soprattutto per la grande facoltà economica e l’aiuto di un marito accondiscendente riuscirà ad esibirsi alla Carnegie Hall di New York davanti un pubblico estasiato dalle sue steccate.

Meryl Streep , che interpreta Florence, ci aveva abituati con Radio America per arrivare all’ultimo Into the woods alla sua voce da usignolo stupisce e convince per la capacità di essere stonata (letteralmente come una campana) e per la goffaggine che sia appesa in aria vestita da angelo o da Valchiria.

La scelta della distribuzione Lucky Red di non doppiare queste parti è azzeccatissima. 

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L’interpretazione della Streep di una donna tanto concreta quanto dissociata dalla reale visione delle proprie doti è brillante, divertente e commovente. E’ ineguagliabile per bravura.

Il marito St Clair Bayfield è interpretato da Hugh Grant il quale calza a pennello nella parte del marito accondiscendente e premuroso a causa della malattia della donna, ma che, come tutte le persone che ruotano attorno a Florence attratto più dalle ingenti somme di denaro che questa donna possiede che per puro affetto.


La scoperta invece è Simon Helberg , l’Howard di The Big Bang Theory, il quale riesce a mantenere la comicità ed essere all’altezza del cast.

Stephen Frears (The Queen, Philomena) racconta la vita di una donna di grande personalità e il mondo falso e venale che la circonda.

E’ una commedia brillante, momenti estremamente comici si alternano col giusto registro di drammaticità anche se in alcuni momenti un po’ lenti creando un lieve squilibrio. 

Ma l’andamento della narrazione è scorrevole. 

L’impatto estetico è magnifico e sfarzoso, ricostruendo adeguatamente i luoghi principali della New York degli anni ’40.

Insomma è il film adatto al post pranzo di Natale per una giusta dose di risata e commozione e l’impeccabile ensemble che vi è al centro.

Arianna De Arcangelis