Conferenza stampa Draghi: riaperture dal 26 aprile e debito buono per ripartire

(fonte: governo.it)

Ieri sera, il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi ha tenuto, assieme al Ministro della Salute Roberto Speranza, una conferenza stampa per illustrare la situazione epidemiologica del Paese e fornire alcune anticipazioni sulle riaperture a partire da giorno 26 aprile.

La data, sicuramente in anticipo rispetto a quanto ci si prospettava, è stata ispirata dall’ottimismo proveniente dall’andamento della campagna vaccinale. Il Ministro Speranza si è detto positivo degli ultimi dati: più di 14 milioni di dosi e l’80% degli over 80 che ha già ricevuto una dose.

(Lo stato delle vaccinazioni secondo quanto appare dal DEF 2021 – fonte: mef.gov.it)

Niente decreto al momento, ma Draghi rassicura: “Si può guardare al futuro con prudente ottimismo e fiducia”. Ed intanto la strategia sarà quella di una road map con riaperture gradualisostegni all’economia ed alle imprese“debito buono” per la ricrescita del Paese. Da coniugarsi, naturalmente, ad un allentamento della curva dei contagi ed un incremento di quella dei vaccini.

Le riaperture dal 26 aprile

Torna a grande richiesta la zona gialla: sarà inoltre possibile spostarsi tra Regioni gialle. Per andare in Regioni di diverso colore si parla di un “pass“: si pensa che sia necessaria la vaccinazione, l’esecuzione recente di un test Covid-negativo, l’avvenuta guarigione da Covid. Tuttavia, dal Presidente non sono stati aggiunti dettagli.

Prevalenza alle attività all’aperto, in base a quanto osservato nelle più recenti analisi sui dati del contagio: «All’aperto riscontriamo una difficoltà molto più significativa nella diffusione del contagio», ha affermato Speranza durante la conferenza. Riapriranno quindi ristoranti e bar con disponibilità all’aperto sia a pranzo che a cena, ma si tiene a sottolineare che oltre alla ristorazione si terrà conto delle altre attività. I ristoranti potranno riaprire anche al chiuso solo a pranzo a partire dal 1° giugno.

Quanto alle attività fisiche, da metà maggio il via alle piscine solo all’aperto e dal primo giugno anche le palestre. Più in avanti torneranno anche le terme, fiere e congressi e parchi tematici. Dal 26 aprile ripartiranno tutte le attività fisiche all’aperto non agonistiche come calcetto, beach volley e basket.

(fonte: lagoleada.it)

Scuole, teatri, cinema e spettacoli

Ritorna la scuola in presenza di ogni ordine e grado per le zone gialle e arancioni, mentre per quelle rosse saranno aperti in presenza gli asili nido e le scuole fino alla prima media; i licei continueranno con la modalità blended. Non si parla, invece, di università. Secondo quanto stabilito dall’ultimo decreto, le zone arancioni e le future zone gialle saranno libere di autogestirsi le riaperture.

Finalmente il via anche a teatri, cinema e spettacoli, ma con particolari misure di prevenzione dettate dal Consiglio tecnico-scientifico e solo in zona gialla. I musei torneranno automaticamente col passaggio in zona gialla.

Sostegno all’economia e ricrescita

Durante la conferenza stampa si è parlato di una decisione fondata su un “rischio ragionato”, basata sul parere degli scienziati. Ed in effetti nelle ultime settimane l’indice Rt del paese è sceso assieme ad un’incidenza dei contagi che, pur rimanendo di alto rischio, è ad oggi pari a 180 contagi per 100,000 abitanti.

Intanto, con l’approvazione del Documento di Economia e Finanza (DEF) 2021, Draghi getta le basi per una ricrescita economica. È il cosiddetto debito buono: 40 miliardi di debito nel 2021 per sostenere l’economia e le imprese assieme ai lavoratori autonomi. Per gli anni 2022-2033 si prevede invece un indebitamento medio annuo di 6 miliardi. Le risorse impiegate in quest’ultimo lasso di tempo, spiega il comunicato stampa, «saranno utilizzate per definire un ulteriore insieme di interventi dedicati essenzialmente agli investimenti complementari al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che il governo considera centrali per dare impulso alla crescita economica dei prossimi anni».

Si tratta di una vera e propria scommessa che, se vinta, permetterà al Paese di uscire dall’indebitamento per effetto della crescita stessa, senza che sia necessario una manovra correttiva. Così sostiene fermamente il Presidente Draghi.

Quanto agli interventi effettivi, Draghi ha affermato che le risorse gestite tramite il PNRR (ben 191,5 miliardi di euro di cui 69 miliardi a fondo perduto), verranno impiegate per effettuare un’ambizioso programma di riforme. Al momento sono 57 i commissari predisposti per la realizzazione di opere pubbliche concernenti tale programma.

Infine, i sostegni all’economia seguiranno una logica doppia: «un sostegno alle persone e alle famiglie che hanno subito un calo del reddito e non per loro colpa, e un aiuto in favore delle imprese per evitare che chiudano per mancanza di liquidità». Le attenzioni sono rivolte alle famiglie e imprese colpite dalla crisi, ma anche ad aziende e partite Iva.

 

Valeria Bonaccorso

Si conclude la zona ultrarossa a Messina. Ecco cosa aspettarsi da domani

(fonte: palermo.repubblica.it)

Si conclude oggi 29 gennaio la zona “ultrarossa” su Messina, istituita con ordinanza del sindaco Cateno De Luca una settimana prima che l’intera regione diventasse rossa.

L’ordinanza, che prevedeva un’ulteriore restrizione delle misure previste per la comune zona rossa, non sarà più valida a partire da domani, sabato 30 gennaio. A tal proposito rimarranno in vigore le ordinanze regionali volute dal presidente Musumeci – con zona rossa ancora fino al 31 gennaio.

Il sindaco di Messina, che alcune settimane fa ha dichiarato di voler rassegnare le dimissioni nel caso in cui la sua ordinanza non venisse approvata, ha deciso dunque di cedere la gestione dell’emergenza agli organi regionali e nazionali e lo annuncia tramite un video sulla pagina Facebook ufficiale:

Si conclude la fase della mia ordinanza e da sabato si applicheranno le regole e le limitazioni stabilite dal Ministero della Salute e dal Presidente della Regione Musumeci sia per le attività economiche che per le scuole.

La mancata proroga

Nei giorni scorsi il primo cittadino aveva proposto una proroga dell’ordinanza anche per l’ultimo weekend di gennaio, ma immediato è stato il no dei commercianti e delle imprese:

Chiediamo pertanto al Sindaco di non emanare ulteriori provvedimenti restrittivi e di attenersi a quelle che saranno le disposizioni messe in atto dal Governo Nazionale e dalla Regione (Tempostretto.it)

Molto ha fatto parlare la lettera dell’imprenditore Lino Santoro Amante, titolare del celebre bar Santoro di Piazza Cairoli, che ha esplicitamente bocciato la proroga delle restrizioni. Così scrive nella lettera l’imprenditore messinese:

Siamo a rischio chiusura e, ogni giorno che passa, la situazione va sempre più peggiorando.

Cosa cambia nel weekend

A partire dalla mezzanotte del 30 gennaio rimarranno in vigore esclusivamente le misure previste dall’ordinanza regionale. Rimangono chiuse le scuole e niente visite ai parenti, ma torna l’asporto. Rimarranno aperti tutti i negozi previsti dal DPCM del 14 gennaio 2021: tornano barbieri e parrucchieri e le librerie.

La circolazione rimane limitata alle comprovate esigenze di lavoro.

(fonte: messinaoggi.it)

Le dimissioni del sindaco

Nel frattempo, De Luca sembra irremovibile sulle dimissioni: dal 5 febbraio entrerebbero in vigore ed il primo cittadino cadrebbe dal ruolo in un momento assolutamente intenso per l’amministrazione locale. Non sono mancati gli appelli dei consiglieri comunali già pochi giorni dopo l’annuncio delle dimissioni.

Il 26 gennaio il consigliere Nello Pergolizzi ha presentato la mozione per richiedere il ritiro delle dimissioni. La motivazione sarebbe proprio la gestione dell’emergenza da COVID-19, che diverrebbe impossibile sotto commissariamento.

Ma il fronte del consiglio sembra dividersi: oggi altri 7 membri, tra esponenti del PD e di Libera Me (a cui appartiene anche Pergolizzi) hanno preso le distanze dal consigliere, ribadendo l’incapacità del Sindaco nel gestire dell’andamento epidemico. Ed affermano:

Se De Luca vuole realmente dimettersi, cosa che sarebbe anche auspicabile, lo faccia subito e passi la mano a chi dopo di lui può meglio affrontare e gestire la crisi pandemica, altrimenti faccia marcia indietro, come peraltro è già capitato parecchie altre volte, e cerchi di assumere un profilo consono al ruolo che riveste e al momento storico la città sta vivendo. (Tempostretto.it)

(fonte: gazzettadelsud.it)

Da febbraio possibile zona arancione su tutta la Sicilia

Intanto, sul territorio regionale si prevede il ritorno della Sicilia alla zona arancione a partire da lunedì 1 febbraio.

Si aspettano i risultati dell’Istituto superiore della sanità sull’indice Rt in Sicilia: sotto l’1.25 il rischio potrebbe abbassarsi fino a moderato, mentre appena una settimana fa l’indice rt della regione si trovava a 1,27. Tuttavia il calo dei contagi constatato questa settimana fa sperare a molti la zona arancione.

Cosa aspettarsi dalla zona arancione? Quanto alla mobilità, si potrebbe circolare dalle 5 alle 22 all’interno del proprio comune; le scuole superiori adotterebbero la presenza alternata fino al 75%, mentre l’apertura delle Università rimarrebbe alla discrezione dei rettori. Rimane l’asporto da tutti i locali dalle 5 alle 18; per i ristoranti fino alle 22. Riaprirebbero anche i centri commerciali, ma non nei giorni festivi e prefestivi.

Valeria Bonaccorso

Il Natale sempre più rosso sul calendario: lockdown nei festivi e prefestivi. Il 27 sarà il Vaccine Day

Sarà un Natale diverso quello che vivremo quest’anno. Lo immaginavamo già da tempo. Ieri sera, dopo giorni di incertezze, è arrivato il nuovo decreto legge a confermare i nostri timori.

L’Italia blindata nei giorni festivi e prefestivi, con restrizioni che ricordano il primo lockdown. Nei giorni lavorativi, invece, zona arancione.

Restrizioni e deroghe nei giorni rossi

La chiusura è dunque prevista dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio e il 5 e il 6 gennaio.

In questi giorni saranno vietati gli spostamenti tra regioni. Sarà possibile uscire soltanto per lavoro, salute e in altri casi di comprovata necessità. Chiusi negozi, centri estetici, bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie. Consentiti la consegna a domicilio e, fino alle 22, l’asporto. Aperti invece supermercati, negozi di beni alimentari e prima necessità, farmacie, edicole, parrucchieri e barbieri.

La risposta alla domanda che sta molto a cuore agli italiani: “Si potrà festeggiare il Natale?”, sembra essere no. Sicuramente i cenoni con parenti e amici, le grandi tavolate e le strade gremite quest’anno vivranno soltanto nei nostri ricordi. Nonostante ciò, grazie alle deroghe previste dal decreto, necessarie, come affermato ieri in conferenza stampa dal premier per “consentire quel minimo di socialità che si addice a questo periodo”, sembra ancora possibile salvare il Natale. Infatti, sarà permesso ospitare nella propria abitazione due persone non conviventi dalle ore 5 alle ore 22. Saranno esclusi dal computo gli under 14, le persone con disabilità e conviventi non autosufficienti. Inoltre, verrà consentito un solo spostamento al giorno verso le case di amici e parenti, sempre con autocertificazione. Insomma, sarà un festeggiamento all’insegna dell’intimità e della tranquillità.

Deroghe previste anche per l’attività motoria che sarà consentita nei pressi della propria abitazione e all’aperto ma in forma individuale.

Restrizioni nei giorni arancioni

Misure meno restrittive saranno invece applicate nei giorni 28, 29, 30 dicembre e 4 gennaio, in cui l’intero territorio nazionale sarà zona arancione. Saranno consentiti gli spostamenti all’interno del proprio comune e dai piccoli comuni, cioè quelli con un numero di abitanti inferiore o uguale a 5000, in un raggio di 30 km. Tuttavia, non sarà possibile raggiungere i comuni capoluoghi di provincia. Resteranno chiusi bar e ristoranti con asporto consentito fino alle ore 22 e consegne a domicilio senza restrizioni. I negozi saranno aperti fino alle ore 21. Resta valido il coprifuoco alle ore 22.

Provvedimenti previsti dal decreto per le feste natalizie – Fonte: www.ansa.it

Una scelta sofferta ma necessaria

È stata una scelta sofferta, lo ha dichiarato Conte in conferenza stampa. Una scelta influenzata dalla preoccupazione del Comitato tecnico-scientifico per la possibile impennata della curva dei contagi nel periodo natalizio, soprattutto visti gli assembramenti degli ultimi giorni. È un momento cruciale in cui non sono permessi errori. Lo si comprende bene dalle parole di Provenzano, il ministro per il Sud e la coesione territoriale:

“Non possiamo permetterci una terza ondata perché gennaio e febbraio dobbiamo dedicarli alla vaccinazione e alla riapertura delle scuole”.

Questo è stato ribadito anche dal commissario straordinario Domenico Arcuri:

“Sarebbe complicato iniziare la campagna vaccinale con un nuovo incremento di contagi”.

Insomma, ci sono delle priorità che hanno reso necessario sacrificare il Natale. Del resto, gli ultimi dati sui contagi non sono rassicuranti. Ieri sono stati individuati 17.992 nuovi casi su 179.800 tamponi effettuati e 674 vittime. La trasmissione dell’infezione sta riprendendo quota, come emerge dalla dichiarazione del presidente dell’Istituto superiore di sanità Brusaferro:

“Abbiamo un Rt che cresce e in alcune regioni cresce di più e supera l’1. Rt è il primo indicatore a muoversi e poi viene seguito da nuovi casi, ricoveri e decessi”.

Le regioni con Rt pari o superiore a 1 sono il Molise, il Veneto e la Lombardia. I valori più bassi sono stati registrati in Valle d’Aosta e Campania con 0.63.

Bollettino Covid del 18 Dicembre – Fonte: www.chedonna.it

Il decreto Ristori

Accanto alle restrizioni, il nuovo decreto prevede un intervento economico a favore dei lavoratori più sacrificati dalla stretta natalizia.

“Comprendiamo le difficoltà economiche e comprendiamo l’ulteriore sacrificio degli operatori coinvolti direttamente da queste misure. Siamo al loro fianco”, ha detto Conte.

Il provvedimento dispone 645 milioni per ristoranti e bar costretti alla chiusura. Il premier rassicura che ci saranno benefici anche per gli altri operatori.

Teresa Bellanova coglie la palla al balzo e non perde l’occasione per mettere in risalto i meriti di Italia Viva:

“Dopo la nostra sollecitazione, è stata accolta in Consiglio dei ministri la proposta di stanziare subito ristori per i bar e ristoranti che devono chiudere per effetto delle nuove misure del governo”.

In attesa del vaccine day

Fonte: www.vecteezy.com

Tra regali di Natale e panettoni, restiamo intanto in attesa del 27 dicembre, il vaccine day, cioè il giorno in cui avrà inizio la campagna vaccinale in alcuni Paesi europei, simbolo dell’unione dell’Europa nella lotta contro la pandemia. Come comunicato ieri da Domenico Arcuri durante l’incontro tra Governo e Regioni, in Italia, il 26 dicembre arriveranno allo Spallanzani 9750 dosi di vaccino Pfizer. Il giorno dopo raggiungeranno i punti di somministrazione delle Regioni. Le regioni che riceveranno più dosi per questa prima inoculazione sono la Lombardia con 1620 dosi, l’Emilia Romagna con 955, il Piemonte con 910 e il Veneto con 875.

Dal 28 avrà inizio  la distribuzione ordinaria. È previsto un invio alla settimana in quantità sufficiente alla somministrazione delle due dosi da assumere entro i termini stabiliti. Le prime dosi verranno spedite da Pfizer nei punti provvisti di celle frigo, necessarie per la conservazione del principio attivo del vaccino. Laddove non si è ancora attrezzati, le dosi saranno inviate nei presidi ospedalieri più vicini.

Non ci sarà un obbligo di vaccinazione. Verranno vaccinati per primi gli operatori sanitari e sociosanitari, gli ospiti e il personale delle residenze per anziani. Alcune settimane dopo la prima fase di vaccinazione, ci sarà il richiamo per i primi vaccinati e si inizierà a somministrare le dosi alle categorie più fragili.

La notizia del vaccine day in Europa e quella dell’approvazione della Fda americana, giunta nelle ultime ore, al vaccino di Moderna ci fanno sperare e sognare il momento in cui questo incubo avrà fine.  Fino a quel momento non possiamo non mantenere cautela e prudenza.

“Dobbiamo ancora rimanere concentrati, non abbassare la soglia di attenzione”, esorta il premier.

Chiara Vita

 

Studente messinese fuori sede nella zona rossa: “Ho deciso di restare”

Qualche ora prima dell’ultimo decreto, che ha istituito come “zona protetta” tutto il territorio italiano, abbiamo potuto parlare, via webcam, con un ex studente messinese che si trovava nella zona rossa, a Rimini. Ci ha raccontato come ha vissuto le ore successive alla diffusione ufficiosa del decreto che istituiva la “zona rossa”, ed il perché ha deciso di restare. Marco Gervasi, laureato presso l’Università di Messina in Management d’Impresa, dopo aver lavorato tra Londra, Italia e Africa, da settembre 2019 ha iniziato il Master of Science presso Alma Mater Studiorum di Bologna in “Resource economics and sustainable development” con sede a Rimini.

La sera stessa, quando è trapelata la bozza del decreto che avrebbe istituito le zone rosse di quarantena, centinaia di ragazzi fuori sede sono tornati nelle proprie città. Tu come hai vissuto quella sera?

Ho saputo del decreto da uno screenshot del decreto su whatsapp. Ero a cena con dei colleghi, ma da quel momento abbiamo solo iniziato a cercare notizie più attendibili. Poco dopo la bozza del nuovo decreto era su tutti i giornali e Rimini rientrava tra le “zone rosse”. Quella sera non siamo più usciti, eravamo tutti preoccupati e siamo rimasti a discutere della situazione. Ho informato immediatamente i miei genitori del fatto che, secondo quel decreto, non sarei potuto tornare a casa per un tempo indeterminato. Erano molto preoccupati, volevano assolutamente che tornassi così come stavano facendo in quel momento centinaia di altri ragazzi. Con i miei colleghi siciliani, nei giorni precedenti, avevamo anche pensato di affittare una macchina e di scendere con quella, per evitare di prendere mezzi pubblici. Dopo un momento difficile di dubbi sul da farsi, abbiamo deciso di rimanere. Ho avvertito i miei della mia decisione. Dopo diverse spiegazioni li ho convinti che quella fosse la scelta giusta per me, per loro e per tutti.

Sapevi che molti ragazzi stavano tornando, potevi farlo anche tu. Cosa ti ha spinto a rimanere?

Ho pensato ai miei spostamenti nelle ultime settimane. Ero stato a Milano tre settimane prima. Ero stato prevalentemente in ufficio per lavoro, ma avevo utilizzato la metro nelle ore di punta. Inoltre ero ripartito per Rimini poco prima Milano fosse dichiarata zona rossa. Tornato a Rimini ho limitato le uscite, le zone molto affollate, abbiamo seguito le lezioni online ma, non essendo ancora una zona a rischio e non essendovi contagiati, ho anche avuto una minima vita sociale. 

Quindi ero stato esposto ad un rischio, e per quanto fossi stato attento rimaneva una minima possibilità che fossi un portatore asintomatico. Ho pensato alla mia famiglia, ed ho capito che non potevo e non volevo metterli a rischio. Poi ho pensato a Messina, lì ci sono ancora pochi casi, perché aumentare il rischio? Chi torna ed osserva la quarantena, in realtà entra inevitabilmente a contatto con i propri genitori, fratelli o sorelle e corre il rischio di vanificare la sua reclusione. Le limitazioni imposte nella zona rossa sono tante, e alle difficoltà con cui ogni fuori sede convive quotidianamente se ne aggiungono altre. E’ molto pesante anche psicologicamente.

Foto di Marco Gervasi – Rimini

E per quanto riguarda i tuoi colleghi? Come vivono la situazione?

Gran parte degli studenti era già rientrata a casa nelle settimane precedenti, quando l’Università ha impedito le lezioni frontali e ha dato accesso a lezioni online. So che molti studenti sono partiti da qui la notte stessa della diffusione del decreto. Molti dei miei colleghi invece hanno deciso, come me, di non farlo. In particolare i colleghi tedeschi hanno deciso di restare perché credono che in Germania la situazione sia stata sottovalutata e che in Italia, nonostante il numero maggiore dei casi, le misure attuate siano molto più adeguate alla situazione. Hanno fiducia nelle nostre istituzioni e nel Sistema Sanitario Nazionale italiano.

Com’è cambiata Rimini da quando è diventata zona rossa?

Come ti dicevo, inizialmente abbiamo cercato di limitare le uscite, in biblioteca rispettavamo la distanza di almeno un posto l’uno dall’altro, non potevamo riunirci in aule studio per fare co-working ed anche le palestre avevano un numero limitato di posti. Da quando invece Rimini è nella zona rossa, la biblioteca è chiusa, così come le altre aule, palestre e piscine. Bar, ristoranti, locali chiudono alle 18. Al supermercato si entra a scaglioni, la fila alla cassa è lunghissima, dura ore e bisogna rispettare un metro di distanza l’uno dall’altro. Sono molto più numerose le pattuglie di Carabinieri e Polizia, soprattutto in prossimità della Stazione e dell’autostrada.

Foto di Marco Gervasi – Rimini

Come vivrai i prossimi giorni?

Sicuramente eviterò di uscire, ho fatto una spesa che spero mi possa garantire diversi giorni di autonomia. Ci pesa soprattutto il non poter studiare in biblioteca, che era un motivo di incontro oltre che di studio. Ovviamente spero che la situazione rientri entro Pasqua, così da poter tornare dalla mia famiglia e dai miei amici, però sappiamo ciò che stiamo facendo. Tutti possiamo rinunciare ad un caffè al bar o ad un aperitivo per un bene superiore, la salute collettiva. Siamo convinti che, nel nostro piccolo, questo sacrificio possa davvero essere utile a far rientrare la situazione in tutta Italia. Tutti possiamo farlo.

Antonio Nuccio