“Cinema e consumi”. Uno sguardo nuovo al mondo dei film

Si è svolto ieri 15 dicembre, il workshop di presentazione del PRIN (Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale) “Il pollo ruspante: il cinema e la nuova cultura dei consumi in Italia (1950-1973)” , coordinato da Federico Vitella, Professore Associato di Storia del Cinema al COSPECS (Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali) dell’Università di Messina. Il seminario si è svolto interamente online dalle ore 10 alle 13 circa sulla piattaforma Zoom e in contemporanea in diretta Facebook e ha visto la partecipazione del CUC (Consulta Universitaria del Cinema) e il patrocinio dell’AIRSC (Associazione Italiana per le Ricerche di Storia del Cinema).

Locandina dell’evento. Fonte: consultacinema.org

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Workshop sul trapianto polmonare – Intervista al prof. Vancheri

Workshop trapianto polmonare grafica presentazione
©Antonino Micari – Workshop trapianto polmonare – Unime, 11 Novembre 2019

Lunedì 11 e Martedì 12 Novembre si è tenuto, presso le aule del rettorato dell’Università di Messina, un workshop sullo stato dell’arte del trapianto polmonare in Italia e in Sicilia.

I dati del Centro Nazionale Trapianti

Dopo i saluti istituzionali ha preso la parola Massimo Cardillo, direttore del Centro Nazionale Trapianti. I dati affermano che nel 2019 siamo proiettati verso gli oltre 150 trapianti di polmone. Il numero non è comunque sufficiente a coprire il fabbisogno di organi, con una lista d’attesa che nel 2018 era di 563 persone. L’attesa media per il trapianto è di circa un anno e in questo intervallo di tempo, purtroppo, possono verificarsi dei decessi, 39 lo scorso anno.

La situazione in Sicilia e il tasso di opposizione

L’intervento di Bruna Piazza, coordinatrice del Centro Regionale Trapianti, sottolinea il miglioramento della nostra infrastruttura. Sono stati già effettuati 22 trapianti polmonari nel 2019, a fronte degli 8 che erano stati effettuati nel 2018. Una criticità rimane il tasso di opposizione, attualmente pari al 47%. Ciò significa che nella nostra regione la potenziale donazione viene rifiutata in circa un caso su due.

Indipendentemente dalle cause, che siano esse socio-culturali o d’altro tipo, ciò contribuisce alla carenza degli organi che in Italia ha portato, nel 2018, alla morte di circa il 7% dei pazienti in lista.

Le nuove tecniche chirurgiche e prospettive future

Gli interventi di Alessandro Bertani, ISMETT Palermo, e di Luigi Santambrogio, direttore del Centro Trapianto del Polmone del Policlinico di Milano, hanno descritto prospettive interessanti nel futuro della disciplina.

Spesso, dopo un arresto cardiocircolatorio, i polmoni sono troppo danneggiati al fine di essere trapiantati. È possibile tentare di recuperarli tramite uno metodica chiamata EVLP (perfusione polmonare ex-vivo). Ciò consente di perfondere l’organo anche se danneggiato, ricondizionarlo e permetterne il trapianto dopo poche ore. Così è possibile recuperare parte degli organi che altrimenti andrebbero persi, riducendo il numero dei pazienti in lista e diminuendo quindi i decessi.

Il confronto con gli altri paesi europei

Al workshop hanno preso parte anche importanti referenti provenienti da Spagna e Francia. I due paesi possono indubbiamente essere un modello per l’Italia. Per il trapianto del polmone in Francia le liste d’attesa ammontano a poche settimane. Nel 2018 la Spagna ha raggiunto il numero di 48 donatori p.m.p. (per milione di persone) indice di un’importante sensibilizzazione culturale della popolazione e di un’ottimizzazione delle tecniche e della logistica. In Italia abbiamo raggiunto un valore di 27,7 donatori p.m.p. nello stesso anno, poco più della metà.

Si sono discusse le criticità che caratterizzano il modello siciliano e italiano, e i potenziali miglioramenti che possono far avvicinare la nostra esperienza a quelli di paesi più virtuosi. Al termine degli incontri verranno formalizzate delle proposte da inviare agli organi regionali e nazionali competenti.

Grafica di presentazione del workshop trapianto polmonare

L’intervista al prof. Carlo Vancheri

Abbiamo posto alcune domande al prof. Carlo Vancheri, responsabile del Centro di Riferimento regionale per le Malattie Rare del Polmone di Catania. Molte di queste patologie, oltre 200 per eziologia, possono portare ad un deterioramento progressivo dell’organo con perdita della funzione polmonare, e sono le cause più comuni per cui si rende necessario il trapianto.

Può parlarci di quali sono quelle condizioni cliniche in cui si rende necessario il trapianto nel paziente pneumopatico?

Alcune tra le condizioni cliniche che più frequentemente richiedono il trapianto sono la fibrosi cistica e la fibrosi polmonare idiopatica. Non sono le uniche in quanto anche pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva o da altre più rare patologie polmonari possono giovare del trapianto del polmone. Sono patologie di cui l’una colpisce più il bambino e il giovane adulto, l’altra più i soggetti adulti. L’unica terapia risolutiva in molti casi è proprio quella del trapianto.

Quali sono attualmente le tecniche e i presidi che si possono utilizzare per posticipare il trapianto nei pazienti critici?

In effetti esistono delle terapie farmacologiche per queste patologie. È difficile parlare contemporaneamente di tutte le patologie perché ognuna di queste ha dei trattamenti diversi. Alcune terapie possono rallentare il decorso della malattia ma in alcuni casi l’unica soluzione, come dicevo, è rappresentata dal trapianto.

Lei è ottimista sui nuovi farmaci per il trattamento della fibrosi polmonare idiopatica e quanto questi farmaci potranno differire o evitare il trapianto ai pazienti?

Al momento attuale i farmaci che abbiamo a disposizione rallentano il decorso della malattia ma non la guariscono né la fanno tornare indietro, per cui l’unica terapia risolutiva rimane quella del trapianto. Ci sono molti altri farmaci in fase di sperimentazione per cui relativamente al futuro sono ottimista. Ci saranno molecole che saranno in grado di meglio curare la malattia ma non è questo il presente.

Quanto è migliorata la qualità di vita dei pazienti dopo il trapianto negli ultimi anni?

Sicuramente rispetto al passato i farmaci anti-rigetto sono molto migliorati, sono più efficaci e danno meno effetti collaterali ma indubbiamente la qualità di vita è segnata sotto questo aspetto. Sono pazienti che devono sempre assumere dei farmaci per tutta la loro vita ma almeno per quella che è la mia esperienza quando il paziente riesce a fare il trapianto del polmone in molti casi riacquista un’autonomia, abbandona l’ossigeno, riesce a riprendere una normale vita di relazione, in molti casi anche una vita lavorativa.

Un’ultima domanda relativa allo scetticismo presente in Sicilia di fronte alla possibilità di donare gli organi. Cosa si potrebbe fare, secondo lei, per ridurre in futuro il tasso di opposizione?

Purtroppo questo è un fatto culturale, quindi è difficile incidere. Credo che si possa però investire molto di più in educazione ed informazione. Credo che da questo punto di vista molto si possa fare passando attraverso le associazioni dei pazienti perché anche loro possono contribuire molto a diffondere la cultura della donazione.

Prof. Carlo Vancheri
©Antonino Micari – Prof. Carlo Vancheri – Unime, 11 Novembre 2019

 

Antonino Micari

Speciale FRU 19-ROMA, ripercorriamo insieme l’avventura

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Dal 6 al 9 giugno scorsi, si è tenuto, presso la facoltà di Roma Tre, il festival delle radio universitarie, meglio conosciuto dagli studenti con la sigla FRU; il nome ricorda quasi un gelato o un frullato (ogni fruista ne è perfettamente e orgogliosamente consapevole), è divertente e fresco, proprio come il festival a cui i cinque studenti dell’Unime, me compresa, hanno avuto il privilegio di poter partecipare. La capitale ci aspettava, preda del primo caldo torrido della stagione e ci ha accolti, come solo la città eterna è in grado di fare. Nel 2006 un gruppo di studenti universitari, datosi appuntamento a Firenze, fa nascere RadUni (associazione operatori radiofonici universitari), gruppo che l’anno successivo darà il via al primo FRU.

Quest’anno, gli workshop al FRU sono stati molti, molto intensi e consecutivi (nel senso che prendere una boccata d’aria o un caffè non risultava cosa semplice) eppure ci hanno fatto emozionare, ragionare, andare a fondo nelle questioni spinose; ci hanno fatto sognare un futuro migliore e, spesso, ci hanno urlato che quel futuro potevamo coglierlo, che era nostro!

Maria Latella, speaker professionista su Radio 24, morning show che va appunto in onda la mattina presto, era una dei quattro radiofonici ospiti alla conferenza “Parlare di Europa alla radio: Morning show a confronto” e proprio sue sono le parole “La radio è un enorme bagno di umiltà, devo leggere quello che considero importante, devo fare una selezione; con gli ascoltatori devi tenere un bel bilanciamento di temi” e consiglia infine “investite un sacco di tempo nella radio, c’è bisogno di narratori. Imparerete ad essere meno timidi”. Quale miglior modo per iniziare il festival? Sin da subito ci siamo sentiti dire che quello che facciamo, ma soprattutto quello che amiamo, è importante. Incoraggiante, no?

Giorgio Zanchini, speaker su Rai Radio1, sempre durante la stessa conferenza, ci dice: “Le radio degli anni ’70 hanno comportato una vera rivoluzione, e voi oggi, ci avete insegnato tre cose: ci avete insegnato tanto, il modo in cui fate radio ci ha imposto di cambiare linguaggio, siamo stati costretti a parlare d’Europa, perché ci è entrata in casa”. Ci spostiamo da un’aula all’altra, pensando che sette ore prima eravamo già svegli in aeroporto, iniziamo a riflettere su quello che ascoltiamo ma non c’è tempo da perdere.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

La mattinata prosegue con Mirko Lagonegro, CEO & Founder Digital MDE Audio strategy, in dialogo con il Prof. Tiziano Bonini, docente all’Università degli Studi di Siena, durante la conferenza “Radio o Audio?” ci ha spiegato che: “i giovani hanno una soglia dell’ascolto molto breve, eppure si sta riscoprendo il piacere di ascoltare la parola. Bisogna avere però originalità, essere strani e non imitare i modelli perché un conto è se sei il primo a copiare, un altro è se sei l’ultimo”. In una società prettamente standardizzata e tendente all’omologazione in tutti i settori, sentirsi dire “bisogna essere strani” ti tocca il cuore e ti fa sorridere.

Jason Murphy, RTE Irlanda e Vincitore Prix Italia 2017, all’ultimo workshop della prima giornata “La potenza della voce. Raccontare in radio” raccontando il suo lavoro “No Time to Lose” dice, aiutato dall’interprete: “se volete fare video concentratevi molto sull’inizio; la letteratura e i grandi libri sono veramente importanti. Dite tutta la storia in novanta secondi!”

Ogni racconto e ogni esperienza la facciamo nostra e nel mentre iniziamo a conoscere i ragazzi delle altre radio universitarie, scambiamo le prime battute, iniziamo a condividere pensieri e momenti. Passiamo la serata in compagnia di cantautori emergenti ed Ellie Schlein, ex europarlamentare e ragazza di intelletto e delicatezza unici, ricorda l’amico Antonio Megalizzi e fa commuovere anche chi non lo conosceva di persona “Come sfidiamo quegli egoismi?” ci chiede e si domanda in prima a sé stessa: “condividere le stesse battaglie, serviranno piazze più europee. Non è un’utopia, può essere già realtà”.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

La seconda giornata inizia con “Il Sessismo nella musica. Come trattarlo in onda” in cui viene fuori che “Uniti nella diversità è la ricetta per la democrazia” procede con “Il ruolo del suono nelle professioni del futuro” e ci spiegano che “il suono è la prima forma di comunicazione, con l’udito puoi correre a più di 300 km al secondo, stando fermo, i luoghi devono vivere di suoni”.

Le 12, il sole a picco su Roma e sui sanpietrini, noi seguiamo con entusiasmo “Andare alla fonte delle news” in un momento in cui le fake news sono all’ordine del giorno. Sto attenta, stiamo tutti attenti. Per cercare di scovare il problema “i giornalisti devono smetterla di confondere se stessi con la notizia, la grande dote del giornalismo è l’umiltà. Dobbiamo smetterla di considerare i morti in base alla loro nazionalità”. Riguardo l’appetibilità della notizia ci spiegano che “in Italia non è mai esistita una divisione tra stampa tabloid e più alta, di fronte alla crisi, non abbiamo avuto il coraggio di alzare l’asticella”.

16.45 dopo la prima speaker challange, momento di grande agitazione, condivisione e risate, partecipiamo a “Il diritto d’autore nello scenario del webcasting” con il Prof. Giovanni Riccio (Università degli Studi di Salerno) ci dice che “il diritto d’autore è un diritto moderno e trovo molto pericoloso Google. Siamo passati dai social che ci controllavano a i social che ci inducono comportamenti”.

Per concludere la seconda giornata, passiamo a “Workshop di conduzione radiofonica” con Tamara Taylor di Campuswave Radio e Stefano Pozzovivo di Radio Subasio. Tamara si racconta, ci apre il suo cuore e ci dice: “Usate il periodo che avete all’Università per sbagliare, più sbagliate più imparate! Sicuramente un consiglio è quello di buttarsi, una cosa importante è avere un carattere forte, le parole le troverete. Trovate il vostro modo di comunicare qualcosa”. I consigli di Tamara per intervistare un ospite: “andare nei fan club per scoprire le news, non fare domande che ci sono già su Wikipedia, quando lo incontravo era come incontrare un parente, io per prima gli dedicavo tempo”

Stefano, a cui abbiamo rubato un bel selfie di gruppo, ci spiega: “L’improvvisazione è il frutto di uno studio costante, noi siamo quello che diciamo. Chi apre il microfono per il fascino della luce rossa, sbaglia! L’artista lo rovistiamo, è molto più importante stare attenti alla risposta, la seconda domanda deve partire dalla risposta che riceviamo. La cosa più importante non è l’inizio, ma come chiudete; è quello che dà sapidità”.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Il terzo giorno ci vede esausti ma sempre felici di esserci. Partecipiamo a “Rai Radio 3 La lingua batte speciale FRU” condotto da Giordano Meacci: “anni fa la laurea era il traguardo finale, ora è quello iniziale. Un consiglio è fare il lavoro che ci piace per passione, non è tanto importante quello che sai, ma avere una curiosità costante. Oggi è fondamentale integrare università e lavoro, usciamo tardi dall’università, all’estero si diplomano e laureano prima. Arriviamo tardi nel mercato del lavoro.”

L’ultima giornata si conclude con l’Assemblea Soci RadUni, segretario del sindacato giornalisti Rai, ci fa letteralmente alzare dalla sedie, nonostante la stanchezza accumulata, riceve applausi ed assensi: “siete una realtà dei giovani controcorrente, in un mondo che sceglie le immagini, voi usate la voce; chi di voi ha capito che l’Europa è un mezzo per l’inclusione è un passo avanti” ed è standing ovation “per favore ribellatevi a chi vi dice che siete il futuro, perché sta negando che siete il presente!” sento rimbombare gli applausi scoppiati in aula come se fosse oggi.

Tutte queste parole, che possono sembrare distanti e sconnesse, sono rimaste incise nelle nostre teste, cucite nei nostri cuori, noi che li abbiamo ascoltati con lo sguardo sbalordito, noi che li abbiamo applauditi con convinzione, supporto ed energia, fino a farci male alle mani. Mi sembrava doveroso chiedere ai miei compagni di viaggio opinioni e pareri riguardo al FRU e leggete cosa hanno risposto!

Ho chiesto ad Alessio Caruso: Il personaggio che hai incontrato che ti è piaciuto di più e perché? Sicuramente il professore, perché ci ha rassicurati, nel momento in cui abbiamo finito il primo turno della speaker challange, ci ha dato dei consigli ed è sempre stato disponibilissimo e ci ha sempre dato una parola di conforto (il prof. non è un vero docente, è un ragazzo arrivato in semifinale alla scorsa speaker challange, che per il suo carisma ha meritato questo soprannome. Se parteciperete al prossimo festival, non vi venga mai in mente di chiamarlo col suo nome! Aspettate, ma.. come si chiama?).

A Francesco Burrascano: Credi che Uvm sia stato abbastanza competitivo e presente? Presenti sicuramente, con i social, eravamo lì e l’abbiamo dimostrato. Per la competitività chiaramente era la nostra prima esperienza e non è andata come volevamo ma comunque siamo scesi in campo, ci siamo difesi, siamo stati più bravi di tanti altri. Competitivi non nel senso che abbiamo sbaragliato gli avversari, ma che abbiamo fatto il nostro.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

A Giuseppe Cannistrà: Consideri il  FRU più un evento ludico o formativo? E’ formativo perché anche se non sono delle vere e proprie lezioni, riportano delle testimonianze di soggetti che hanno delle esperienze alle spalle, che fanno questo di lavoro e sono all’interno del mondo radiofonico. E’ formativo perché ti apre la mente, ti fa conoscere il punto di vista di gente con esperienza e, anche se differenti tra di loro, riuscivi ad elaborare il tuo pensiero. Anche la speaker challange la considero formativa, perché impari dai ragazzi delle altre radio.

Ad Elena Perrone: Cosa consigli a chi farà il FRU nelle prossime edizioni? Ai fruisti del prossimo anno consiglio di: 1 armarsi di scarpe comode, perché non appena il FRU partirà non vorranno più stare fermi, 2 predisporsi all’ascolto perché, solo in questo modo, riusciranno a fare propri tutti gli insegnamenti che verranno elargiti e tutti i consigli che chi è ormai un veterano delle radio universitarie consegnerà loro. Da ultimo, ma non per importanza, consiglio di non fermarsi mai e crederci sempre.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Infine, credo che la mia conclusione possa valere come risposta. E’ difficile spiegare cosa sia il FRU alle persone che non lo hanno vissuto, perché è di questo che si tratta, la somma dei workshop, le amicizie nate, le risate condivise, gli appunti presi, gli applausi fatti, sono spezzoni di vissuto, più che un semplice festival al quale abbiamo partecipato. Il FRU è unione, Messina fa amicizia con Catania, e la Sapienza con Università di Roma 3, superando con onore qualsiasi derby. Il Piemonte Orientale diventa amico della Puglia, e Siena di Verona. Il FRU sono cento ragazzi con lo stesso sogno, o magari anche sogni diversi, ma che affrontano la vita con la stessa passione, grinta e lo stesso inno. Il FRU sono cento ragazzi di regioni diverse che cantano gli 883 per le strade di Roma, a mezzanotte e lo fanno insieme, sentendosi giovani e vivi come mai. Insieme.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Ilaria Piscioneri

Workshop di fotografia sportiva – Prima Edizione (Principiante + Esperto)

Sono aperte ufficialmente le iscrizioni alla prima edizione del Workshop di Fotografia Sportiva.

Il corso, dedicato sia a principianti che ad esperti, ha lo scopo di approfondire le conoscenze sulle tematiche della fotografia in ambito principalmente sportivo, con una panoramica anche su altri aspetti inerenti a questo mondo.

Luogo – Club House CUS Unime (Cittadella Sportiva Universitaria, Viale Palatucci, 13 – Messina)

A chi è rivolto – A chiunque voglia approcciarsi al mondo della fotografia, specialmente nell’ambito sportivo (PRINCIPIANTE) ma anche al professionista che voglia approfondire le particolari caratteristiche della fotografia in ambito sportivo

Numero dei partecipanti: il workshop potrà partire al raggiungimento delle 12 iscrizioni. Il numero massimo dei partecipanti è di 15.

Date – A partire da sabato 9 marzo 2019 gli incontri si terranno tutti i mercoledi e sabato per un massimo di n. 10 appuntamenti

Orario – Mercoledì dalle 20.00 alle 21.30 e Sabato dalle 14.00 alle 15.30

Articolazione dei moduli del workshop: I singoli moduli saranno suddivisi tra parte teorica (in aula) e parte pratica (direttamente presso gli Impianti Sportivi a seguire le diverse attività). Durante ogni incontro (a parte i primi due che sono di introduzione generale all’argomenti) l’approfondimento sarà fatto su una singola disciplina sportiva che varierà da incontro ad incontro (basket, calcio, pallanuoto, pallavolo …)

Programma

  1. Sabato 9 marzo 2019 – Conosciamo la macchina fotografica (teoria)
  2. Mercoledi 13 marzo 2019 – Dettagli della fotografia sportiva (teoria)
  3. Sabato 16 marzo 2019 –
  4. Mercoledi 20 marzo 2019 –
  5. Sabato 23 marzo 2019 –
  6. Mercoledi 27 marzo 2019 –
  7. Sabato 30 marzo 2019 –
  8. Mercoledi 3 aprile 2019 –
  9. Sabato 6 aprile 2019 –
  10. Sabato 13 aprile 2019 –

*Giorni ed orari delle attività potrebbero subire delle variazioni in base alle esigenze organizzative del workshop

Prova finale e stage: durante l’ultimo modulo del workshop (sabato 13 aprile) gli iscritti dovranno presentare 1 scatto ciascuno realizzato durante i diversi moduli per essere sottoposti all’esame di una giuria appositamente composta. I tre vincitori avranno la possibilità di seguire a bordo campo 1 incontro casalingo dell’Orlandina Basket (Legadue pallacanestro), del Città di Messina (Serie D calcio), del Cus Unime (Serie A2 Pallanuoto maschile).

Le tre foto vincitrici, inoltre, saranno esposte presso la Club House del CUS Unime.

Quote di partecipazione:

  1. 150,00 € – partecipazione ai 10 moduli
  2. 135,00 € – partecipazione ai 9 moduli (esclusione del modulo 1 introduttivo)

Modalità di partecipazione: Per poter partecipare al workshop è sufficiente inviare e-mail all’indirizzo shiftservizi@gmail.com indicando tutti i dati anagrafici del partecipante compreso il Codice fiscale, i recapiti personali (indirizzo di posta elettronica e cellulare), copia del documento di identità, breve descrizione sulle competenze relative all’argomento.

Il termine ultimo per poter effettuare le iscrizioni è previsto per domenica 3 marzo 2019.

Attenzione:

  • in caso di mancata partecipazione non verrà restituita la quota di partecipazione.
  • Durante il periodo del workshop, secondo modalità preventivamente stabilite, i partecipanti avranno l’opportunità di realizzare uno shooting fotografico con i giocatori delle squadre che collaborano con il workshop presso il partner “ALDO CALZATURE”.

Versamento della quota di partecipazione: per poter partecipare al workshop è necessario versare la quota di entro e non oltre le ore 24.00 di domenica 3 marzo 2019, eseguendo bonifico bancario sul seguente IBAN: IT86D0895416500022000004273 intestato a SHIFT Srls, causale “Workshop di fotografia sportiva 2019”.

Per tutte le informazioni è sufficiente visitare il sito www.cusunime.it  oppure inviare e-mail all’indirizzo shiftservizi@gmail.com

Studenti, professori e giornalisti a confronto sulla figura di Mario Francese, a quarant’anni dal suo omicidio

Si svolgerà mercoledì 13 febbraio, alle ore 10.30  presso la Sala dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti, un seminario sul tema “Il giornalista con la schiena dritta. Riflessioni su Mario Francese a quarant’anni dall’uccisione”.

Ospite dell’incontro Giulio Francese, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Sicilia; interverranno il prof. Giovanni Moschella, Presidente del Centro sulle Mafie, il prof. Luigi Chiara, Direttore del Centro sulle Mafie, il prof. Marco Centorrino, docente di Sociologia della Comunicazione, Claudia Benassai, giornalista e Alessio Gugliotta, coordinatore UniVersoMe,  testata giornalistica degli studenti Unime.

L’evento, organizzato dalla redazione di UniVersoMe, si concluderà nel pomeriggio in Sala Senato con un workshop giornalistico rivolto agli studenti dell’Ateneo.

Qui di seguito si allega il link del form che deve essere compilato per potersi iscrivere all’evento: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeLklSWHXVkXcCNu__x9jhB4FsEV4TjXkwnA355sPL2oSXRkw/viewform

Workshop “L’accoglienza infermieristica e il patto infermiere cittadino tenuto da Docenti del DIMED: dipartimento di Medicina Clinica e sperimentale”

All’ “INTERNATIONAL SKILLS MEETING – RASSEGNA INTERNAZIONALE DELLE COMPETENZE” svoltosi a Messina nei giorni 6-7-8 Novembre 2018  presente anche il “Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale” con i docenti medici, docenti infermieri, studenti di infermieristica e ovviamente tanti studenti provenienti dalle scuole medie superiori della città financo dalla provincia e dall’area metropolitana dello stretto,  i quali affascinati dagli argomenti trattati non hanno fatto mancare la loro linfa vitale ed energica, utile alla vita comunitaria d’ateneo.

La Prof.ssa Caruso e la Prof.ssa Calatozzo hanno dato ampio spazio alla figura dell’ infermiere professionista, delucidando ampiamente le competenze dell’infermiere e il concetto di empatia, nonché alcune delle manovre di approccio con il possibile utente/paziente. Presenti in aula anche i Professori Giuseppe Maurizio Campo e Giovanni Crea.

Al giorno d’oggi, per intraprendere questa professione, è quanto più necessaria una predisposizione all’ascolto, che consiste nell’essere empatici verso il nostro prossimo, ancor più in una società “distratta” come la nostra, dove vige l’indifferenza verso gli altri. Ecco che la figura dell’infermiere, o meglio, di chi in generale voglia affacciarsi al mondo dell’assistenza, deve far propri i valori di solidarietà, umanità e amore empatico, a priori, come fosse un legame imprescindibile. Per “amore” si intende quello che nella vita bisognerebbe avere nel prendersi cura degli altri sotto tutti i punti di vista, anche in modo assistenziale. I concetti di aiuto e del mettersi a disposizione degli altri sono quei presupposti che dovrebbero animare qualsiasi aspirante infermiere, ancor prima dell’essere un professionista della salute.

 

L’infermiere, che viene riconosciuto come operatore sanitario dal decreto ministeriale 739 del 1994, e che da pochissimo si vede attribuito il passaggio dal Collegio IPASVI (Infermieri Professionali Assistenti Sanitari Vigilatrici d’ Infanzia ) a Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI), fa della sua professione uno stile di vita, sua e degli altri, in una società in cui mai prima di adesso la sua figura è tanto richiesta.

Ai ragazzi che hanno avuto il piacere di essere ospiti del Dipartimento di Medicina Clinica e sperimentale e più in generale delle iniziative d’ateneo, vanno i nostri più sinceri auguri per un futuro ricco di luce, la stessa che anche noi sperammo, perseguimmo, e trovammo. Luce a voi futuro dell’ateneo Messinese e di questa nostra Italia!

A supporto della kermesse, instancabili, presenti, attenti e costanti i ragazzi di UniVersoMe, che in tutte le sue componenti hanno dato risalto alle attività e a tutti i singoli aspetti della manifestazione.

Filippo Celi

I tre motivi per cui non puoi non conoscere il FabLab Messina se sei uno studente universitario

Nella città dello Stretto ci sono molto ottime iniziative di cui nessuno (o quasi) ne sa niente. Particolari eventi che ridanno valenza culturale al territorio, associazioni che operano a contatto con il tessuto sociale più a rischio e tante altre ottime realtà che hanno difficoltà a portare il loro messaggio ai messinesi.

Una di queste splendide iniziative che spesso ingiustamente passa in sordina è quella del FabLab Messina. Il nome, per i meno addetti ai lavori, potrebbe dire nulla o quasi. La domanda sorge quindi spontanea: cosa sono i FabLab? 

“I FabLab sono dei laboratori locali connessi tra loro in un network globale, che permettono la realizzazione di progetti o invenzioni dando l’accesso a strumenti per la fabbricazione digitale” (definizione riadattata dal “The Fab Charter”)

Questa è una definizione, per così dire, ufficiale anche se forse un poco troppo rigida. In parole più povere un FabLab è uno spazio in cui le persone che hanno un oggetto, un progetto materiale da voler realizzare possono farlo. Come? I FabLab sono dotati di numerosi macchinari che spaziano da stampanti 3D a Laser Cut.

Non a caso quelli che frequentano i FabLab vengono definiti artigiani 2.0 o makers, poiché sfruttano le tecnologie digitali per creare qualcosa di materiale che può essere una scultura, un sistema di video sorveglianza e chi più ne ha più ne metta.

Sarebbe però riduttivo parlare solo di questi aspetti. I FabLab infatti non mettono solo a disposizione i macchinari, ma creano reti e comunità al cui interno si possono trovare le più disparate competenze e conoscenze. Gli associati ai FabLab spaziano da fotografi e designer a ingegneri meccanici, tutte persone con voglia di fare e di buttarsi su nuove idee da realizzare.

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La filosofia che fa muovere tutto è quella del DIY (Do It Yourself), ma anche quella dell’Open Source. Sono molti infatti i learning group che poi vengono condivisi anche con i non associati. Oltre a questi gruppi di apprendimento spesso si organizzano anche workshop su argomenti vari. Uno degli ultimi che è stato realizzato dal FabLab Messina verteva sul visual mapping. Avete presente quando quest’estate c’è stato il Kernel Festival dove venivano proiettate cose fantastiche sul Duomo della nostra città? Ecco, quei pazzi del FabLab Messina hanno fatto un workshop in cui insegnavano a farlo.
Ma quindi perché non si può non conoscere il FabLab Messina?

1) Perché è un luogo in cui puoi migliorarti. Chi si ferma è perduto, a maggior ragione nel 2016 dove chi rimane nella propria nicchia starà a galla per poco. Qualunque siano le tue competenze e le tue conoscenze al FabLab puoi migliorarne, acquisirne di nuove e perché no, condividere quelle che già hai acquisito. Tutto questo non stando sui libri, ma mettendo tutto in pratica su cose concrete.

2) Perché potrai “toccare” le tue idee. Come detto al FabLab Messina ci sono persone dai più differenti background, con cui confrontarsi, con cui scambiare idee e pareri, con cui crescere come individuo e magari anche a livello lavorativo. Attraverso questo incontro e grazie ai macchinari messi a disposizione dal FabLab (sono tanti e di molti non ne conosco manco il nome) potrai realizzare qualsiasi, o quasi, oggetto che ti passa per la testa!

3) Perché collaborano con UniMe. Il FabLab Messina è fortemente addentrato nel territorio messinese e certo non potevano non aver collaborato in qualche modo con la nostra università. In particolare hanno collaborato con #SmartMe, uno spin-off di UniMe che, detto banalmente, si occupa di rendere la nostra città di più intelligente attraverso l’erogazione di tutta una serie di servizi.

 

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Per saperne di più vi invito a passare dalla loro pagina facebook o a fare un salto direttamente al FabLab in Via S.Paolo dei disciplinanti 21!

 

Pietro Di Chio