Miley Cyrus: “Endless Summer Vacation” top o flop?

L’album è abbastanza pop, ma meno d’impatto rispetto al precedente. Qualche brano è un po’ troppo sperimentale. Ma allo stesso tempo merita l’ascoltato! Voto Uvm: 3/5

 

Niente parrucche e camperos alla Hannah Montana, niente dondolii su palle demolitrici come in Wrecking Ball, niente bad girl in stile punk rock come in ‘Plastic Hearts’. La oggi trentenne Miley Cyrus lascia alle spalle tutto ciò, per mostrarsi più iconica, forte e sicura. O meglio, questo è quanto vorrebbe far trasparire dal suo nuovo e ottavo album in studio “Endless Summer Vacation“. Si tratta della seconda pubblicazione per conto della casa discografica Columbia Records (dopo l’album dal vivo Attention:Miley Live 2022). Uscito lo scorso 10 marzo, è ancora in vetta alle classifiche.

Composto da dodici tracce (più una demo del singolo “Flowers”) registrate a Los Angeles, nella sua città del cuore. Prodotte in collaborazione con Kid Harpoon (produttore discografico, vincitore ai Grammy Awards insieme ad Harry Styles con l’album “Harry’s House“), Greg Kurstin, Mike Will Made It e Tyler Johnson.

I’ve been calling this album the Cindarella Shoe, because it’s just a perfect fit. And it feels like it’s only mine and it could only be mine!

Miley vede la sua nuova opera come una ‘scarpetta di Cenerentola’, perfetta e allo stesso tempo solo sua. Ma questo racconto autobiografico che fa sarà davvero ben riuscito? Forse c’è qualche dubbio!

Miley e il suo potremmo dire ‘stream of consciousness’ ?

Nello stesso giorno d’uscita dell’album, è stato pubblicato sulla piattaforma streaming di Disney+ “Miley Cyrus – Endless Summer Vacation (backyard sessions)”. Uno speciale, registrato nella sua casa a LA, in cui ci delizia con sette performance live (di cui una insieme al compositore Rufus Wainwright). Un’interessante ritorno in Disney, canale che le ha dato grande successo ai tempi di Hannah Montana. La cantante si trova anche a risponde ad alcune domande, facendo alcune riflessioni su di se, sul presente e su cosa rappresenti per lei ogni singola traccia del nuovo disco.

The fun thing is: if you’re a friend of mine, if you’re close to me and you listen to this album, it sounds like a conversation with me!

Era proprio nelle sue intenzioni creare “una conversazione con lei”. Da vita ad uno ‘stream of consciousness’ (flusso di coscienza), ad un monologo interiore. Facendo emergere di brano in brano le sue: emozioni, passioni, sensazioni e suoi sentimenti.

There’s subtle shade. There’s, you know, honesty and truth, and there’s some wisdom and some humor. There’s some heaviness and depth. It’s really represents who i am!

Se ne volete sapere di più vi consiglio di ascoltare le sue parole e la sua impeccabile voce su Disney+. Qui giù il trailer del breve documentario!

Una tracklist divisa tra giorno e notte, tra energia e ispirazione

The sequencing of an album is very important to me. I kind of think of it like a film… i divided it by two parts a.m. and p.m. to kind of represent almost like an act.

In questa dicotomia le prime tracce dovrebbero dar un po’ quelle vibes mattutine, da solar power, energie e nuove possibilità  all’orizzonte. Infatti al primo posto non solo nel disco, ma anche da settimane nelle classifiche, troviamo il singolo Flowers uscito lo scorso 13 gennaio. Con un testo esplicito, chiaro, orecchiabile e un sound molto radiofonico, in poco tempo, insieme al videoclip è diventato super virale.

Questa prima parte riporta a delle riflessive e soft ‘summer vibes’, con brani come: Jaded, You, Handstand, Rose Colored Lenses. Il singolo River porta un ritmo da dance-floor. Si discosta di poco dagli altri, con uno stile più country, Thousand Miles (feat. Brandi Carlile). Brano che è stato scritto dalla cantante intorno al 2016/2017, dopo il suicidio della sorella di una sua cara amica.

I just couldn’t imagine not having my little sister in my life. So i wrote this song for her.

Per passare poi a quei brani che rientrerebbero nella sequenza notturna. La notte dovrebbe essere un momento per riposare, riprendersi, uscire e sperimentare un po’ il lato selvaggio di ognuno di noi”. Quindi potremmo ascoltare Violet Chemistry, Wildcard, Island, Muddy Feet (feat. Sia), tra pop, blues e tipico rock alla Miley. Per concludere quasi a dare una struttura circolare, rispetto al significato del primo brano, c’è una ballad Wonder Woman. Un brano scritto dopo la perdita della nonna materna, con la quale sia lei che la madre avevano un bel legame e per loro era di grande ispirazione.

This song is about i guess that kind of generation strenght and the wisdom that grandma gave to my mom. It was embedded my DNA, so we almost all feel like just one woman in a way!

Ma insomma questa Miley più iconica e matura ci piace?

Di certo Miley Cyrus è una delle poche artiste che sa cambiare ed evolversi spesso nella sua discografia, rispetto a molti che tendono a rimanere uguali e banali. Il suo tono graffiante e accattivante colpisce sempre! Però bisogna dire che ascoltando “Endless Summer Vacation”, sono pochi i brani che si fissano in testa a lungo. Il titolo un po’ inganna! Questo è un album che ha creato per se stessa, di certo va oltre a delle semplici vibes da infinite “summer vacation”. Un narrazione introspettiva tra amore, rabbia, tristezza e voglia di ricominciare. Sperimentale ma non al punto giusto forse! Ha voluto riportare tutto il suo bagaglio musicale, una contaminazione di generi e sound differenti. Forse un po’ too much! Ma nonostante ciò non è da buttare via, soprattutto perché alcuni pezzi hanno dei significati ed un’orecchiabilità interessante.

Se vi ho incuriositi vi lascio qui anche il videoclip del singolo River, accattivante in bianco e nero, uscito lo scorso 13 marzo!

 

Marta Ferrato

Combattere come una femminuccia? Si, grazie

Prima di essere le buone o le cattive della storia, prima di essere “quelle” con il mantello, i tacchi alti, il viso angelico e il destro da paura, sono le femmine affascinanti, coraggiose, intelligenti e determinate che abbiamo – fortunatamente – imparato a conoscere e stimare attraverso fumetti, film e serie tv per le loro storie e le loro gesta da supereroine o, meglio, da super-donne.

Super-donne
Panchina rossa. Fonte: freepik.com

 

In occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, se nei luoghi pubblici è ormai diventata una consuetudine vedere adagiate file di scarpe rosse; nelle programmazioni tv o nelle vetrine delle librerie non è raro imbattersi in film, serie tv e fumetti di denuncia, nella speranza forse che chi è vittima assuma maggiore consapevolezza del suo “ruolo” e, soprattutto, della sua via d’uscita.

A questo proposito non possiamo evitare di nominare 5 supereroine che dall’essere donne vittime si sono trasformate – spesso, letteralmente – per salvare chi ne ha bisogno e, chissà, magari sono state d’aiuto anche a chi le ha conosciute solo attraverso lo schermo di una tv o la pagina di un libro.

  1. Wonder Woman

Figlia della regina Ippolita, Diana cresce nell’Isola Paradiso abitata da sole donne: le amazzoni che, dopo essere state violentate e uccise dall’esercito di Ercole, sono riportate in vita dagli dei dell’Olimpo. Spinta dal desiderio di portare la pace nel mondo degli uomini e dalla curiosità di scoprire cosa si celi oltre quelle “mura”, Diana Prince abbandona la sua terra d’origine e, catapultata in un mondo fortemente maschilista, diventa il simbolo dell’emancipazione delle donne.

  1. Jessica Jones

Dopo aver perso i suoi genitori in un incidente stradale, Jessica viene rapita dall’Uomo Porpora che ne violenta il corpo e la psiche (ma non l’anima da guerriera) fino a ridurla in sua schiava. Riuscita a spezzare il legame malato e tormentato con il suo rapitore, apre l’agenzia Alias Investigations per occuparsi, grazie al suo intuito e ai poteri da lei acquisiti durante l’incidente stradale, sia di casi “ordinari” sia di quelli da supereroi.

  1. Catwoman

Selina Kyle è l’inafferrabile femme fatale a cui nessun uomo può sfuggire, nemmeno Batman. Dopo aver deciso di abbandonare il “mestiere più antico del mondo”, comincia a dedicarsi ai furti. Rubando ai ricchi e ai potenti di Gotham City, riesce a conquistare il rispetto e la libertà che aveva tanto desiderato sin da giovanissima. Senza parlare dell’ammirazione e, forse, del cuore del tenebroso Pipistrello che, in più di un’occasione, la lascia fuggire col bottino.

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Catwoman nei fumetti. Fonte: pixabay.com
  1. Harley Queen

Brillante membro dello staff del manicomio di Gotham City, finisce per innamorarsi del folle criminale Joker che la manipola, convincendola a farlo scappare. Pur essendosi resa conto di essere stata letteralmente sedotta e abbandonata, non riesce a rinunciare all’uomo che ama, e con lui instaura un rapporto fatto di continue riappacificazioni e separazioni. Comincia comunque a collaborare con i “buoni” (più o meno) della Suicide Squad, per combattere le minacce sovrannaturali.

  1. Elektra

Rimasta orfana di madre ancora prima di nascere, Elektra cresce nutrendo il terribile dubbio di essere stata stuprata dal padre alla tenera età di 5 anni. Per dominare l’odio e il desiderio di vendetta che cresce giorno dopo giorno dentro di lei, si appassiona alle arti marziali e conosce l’amore vero con “Matt” Murdock, alias Daredevil.

Super-donna non si nasce, lo si diventa!

E se è vero che il 25 novembre sembra sia diventato, anno dopo anno, una mera dichiarazione di principio, non accompagnata da un reale impegno (o, quanto meno, interesse) e che il compito di salvare le vite di donne e bambine non spetta ai registi, agli sceneggiatori e agli scrittori ma, piuttosto, alle istituzioni pubbliche e alle forze dell’ordine, è vero anche che una pellicola o un libro possano far capire a una donna che ha il diritto di non sentirsi a disagio, sbagliata e “sporca” e che ha il potere di dire “no” e “basta”, per sé e forse per tutte noi, alla violenza.

Super-donne
Donne: le nostre Supereroine. Fonte: freepik.com

 

Queste, come tante altre, sono le storie di donne che, dopo essere cadute (per mano del proprio carnefice e, spesso, della società) nell’abisso della paura e della vergogna, sono rinate… scalciando, graffiando, mordendo, piangendo e, soprattutto, urlando per quel dolore cui nessuna dovrebbe mai essere sottoposta e per quella vita cui nessuna dovrebbe mai essere privata.

 

Angelica Terranova

Wonder woman – la prima eroina.

C’è una bambina che corre, sta scappando per andare a vedere delle donne allenarsi al combattimento. Questa bambina è Diana (la futura Wonder Woman) e queste donne le Amazzoni.

Dopo anni la Warner Bros e la DC sono riusciti a produrre e mandare in sala Wonder Woman. Tratto dall’omonimo fumetto creato da William Moulton Marston nel 1941, nata come simbolo per le donne. Una delle eroine più famose della storia dei fumetti.

Figlia della regina delle Amazzoni Ippolita e cresciuta sull’isola Paradiso la lascerà quando sulle sue coste cade Steve Trevor un pilota americano, durante la seconda guerra mondiale.
In questa trasposizione cinematografica la cui regista è Patty Jenkins (Monster) e gli sceneggiatori e tutto l’ensemble sono uomini (“It is a man’s world” cantava James Brown) la nostra supereroina, invece, è catapultata durante la prima guerra mondiale e segue la spia Trevor in Inghilterra.
È convinta di poter ristabilire la pace universale trovando Ares e neutralizzandolo una volta per tutte.

La sceneggiatura è scarna, con qualche battuta divertente e d’effetto, la Jenkins però lascia il suo segno con la regia lineare, non puntata tutto sulla fisicità di Diane e delle Amazzoni. La differenza di stile fra chi ha diretto e chi ha sceneggiato è notevole.
Gioca molto sul contrasto fra i principi e gli usi dell’antica Grecia di Diana e quelli della modernità incarnati da Steve Trevor ciò stimolerà sicuramente le giovani menti.  
Il primo tempo è molto coinvolgente, belle le scene di battaglia sulla spiaggia (ndr sono state girate tutte in Italia : spiagge in Campania e le scene di palazzo a Matera e Castel del Monte).
Inizialmente il secondo tempo coinvolge, lo sguardo scioccato e innocente di Diana che si aggira per il fronte, siamo lì con lei e proviamo lo stesso sconforto.
Si allunga troppo lasciando spazio ad un finale un po’ eccessivo.

Gal Gadot è la perfetta Diana, sovrasta Chris Pine (Don’t worry darling) solo con lo sguardo, più che nei momenti di battaglia in quelli di quiete e di comprensione di com’è il mondo. È brava assai.
Caricaturali i tre personaggi che li accompagnano, un turco, un disadattato e un indiano. A quest’ultimo la limitata sceneggiatura gli affibbia frasi politically correct. Stereotipata pure la segretaria di Chris Pine, anche se simpatica.
Dulcis in fundo ci sono le amazzoni: splendide donne. Imponenti le scene iniziali dell’isola e dei combattimenti fra queste. E poi Connie Nielsen e Robin Wright nei panni della regina Ippolita e la generalessa Antiope che fanno dire , per citare il mio giornalista del cuore Federico Pontiggia,  “Wonder MILF”.

Wonder woman colpisce positivamente il pubblico e divide la critica (v. i numeri del box office e le valutazioni su Rotten Tomatoes). È già passato alla storia del botteghino in America con un incasso di $100.5 milioni di dollari nel primo weekend.
Chi scrive è cresciuta coi fumetti di Wonder Woman, Valentina e in tv Carmen Sandiego (Netflix la riporterà presto interpretata da Gina Rodriguez) e altre personaggi immaginari femminili però al cinema durante la mia infanzia non ho mai potuto apprezzare un film di questo tipo.
Questo film si sta ponendo come la alternativa per le ragazzine ad un panorama di eroi uomini. È coinvolgente e stilisticamente affascinante.
Le donne però non devono essere solo raffigurate ma anche coinvolte nei lavori, credute nei progetti che propongono. 

Ndr: nel 2016 il 4% erano registe, l’11% sceneggiatrici, 19% produttrici, 14% editrici e uno sconcertante 3% direttrici della fotografia. Ad Hollywood.

Arianna De Arcangelis