Correlazione 5G e Covid-19, tra verità e menzogna

Ennesima teoria complottista associa la tecnologia 5G al COVID-19, ma il mondo scientifico smentisce

Fra le varie teorie complottiste, non poteva di certo mancare un collegamento tra la rete 5G e il COVID-19.

Ebbene sì, a quanto pare è stato pubblicato uno studio, sulla rivista “Toxicology Letters”, di Ronald Neil Kostoff, un ricercatore di Scienze Spaziali presso la Georgia Institute of Technology, in cui si evidenzia come la rete 5G abbia indebolito il nostro sistema immunitario, tanto da renderci facili prede del virus che sta tenendo il mondo col fiato sospeso.

In Italia, la notizia ha ottenuto popolarità grazie anche al tweet di Gunter Pauli, il consigliere economico del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che recita: “La scienza deve dimostrare e spiegare la causa e l’effetto. Ma la scienza prima osserva le correlazioni: fenomeni che sono apparentemente associati. Applichiamo la logica della scienza. Qual è stata la prima città al mondo coperta dal 5G? Wuhan! E quale la prima regione 5G d’Europa? Il Nord Italia”.

 

Tweet di Gunter Pauli

 

Ovviamente è una fake news, come ha tenuto a sottolineare il Ministero della Salute, ma è necessario, prima di entrare nel merito, fare un po’ di chiarezza.

Che cos’è la rete 5G e come funziona?

Per rete wireless, o Wi-Fi, si intende la tecnologia che ci permette di inviare dati da un dispositivo ad un altro, senza la necessità di una connessione fisica.

Nel settore della telefonia mobile, 5G è l’acronimo di 5th Generation, e indica tutte quelle tecnologie e quegli standard che porteranno a significativi miglioramenti, in termini di velocità e prestazioni, delle moderne tecnologie di trasmissione dati wireless.

Una rete LAN (Local-Area Network) utilizza le onde elettromagnetiche per collegare dei dispositivi, come cellulari e PC, alla rete wireless di quel determinato locale.

Ma cosa sono le onde elettromagnetiche?

Le onde elettromagnetiche sono perturbazioni dello spazio-tempo dovute a variazioni locali dei campi elettrico e magnetico.

Le onde elettromagnetiche possono essere classificate a seconda della loro frequenza (cioè al numero di oscillazioni al secondo) e, in base ad essa, si dividono in: onde radio, microonde, infrarossi, luce visibile, ultravioletti, raggi X e raggi gamma.

A loro volta esse si differenziano per la loro proprietà ionizzante, ovvero la capacità di trasportare abbastanza energia da strappare elettroni da atomi o molecole, ionizzandoli (da qui il nome “ionizzanti”). Quelle radiazioni che hanno questa capacità, ovvero le ionizzanti (che vanno dall’alto UV fino ai raggi gamma), sono dannose per l’uomo, soprattutto per il rischio che esse possano contribuire alla produzione di cellule tumorali da parte del nostro organismo, mentre le radiazioni non ionizzanti (dal medio UV fino alle onde radio) sono totalmente innocue.

Esistono evidenze sperimentali per le quali la rete 5G possa essere dannosa per il corpo umano?

La risposta è: assolutamente no. Diversi studi sono stati fatti sulla questione, e tutti portano allo stesso risultato, e cioè che non esistono prove a suffragio della dannosità della rete 5G: lo affermano l’American Cancer Society, l’Istituto Superiore di Sanità, lo Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks (SCHEER), laFood and Drug Administration, International commission on non‐ionizing radiation protection (ICNRIP), ecc.

Il perché è facilmente intuibile: la rete wireless di cui usufruiamo ha una frequenza tale da essere collocabile tra le onde radio e le microonde che, come detto prima, rientrano tra le radiazioni non ionizzanti, e quindi non dannose per l’uomo.

 

Spettro elettromagnetico, con l’intervallo coperto dalla rete 5G

 

Torniamo, dunque, alla notizia principale.

Può la rete 5G debilitare il sistema immunitario, rendendoci facile preda per il COVID-19?

Come potrete facilmente intuire, la risposta è no, per gli stessi motivi elencati fino ad ora. La rete 5G è completamente innocua per il nostro organismo: non sortisce nessun effetto sul sistema immunitario in quanto non può assolutamente ionizzare gli atomi o le molecole del nostro organismo.

Se questa presunta ionizzazione è impossibile, vien da sé che in alcun modo la rete 5G possa far parte di una supposta debilitazione del nostro sistema immunitario. Di conseguenza, non ha favorito l’azione del COVID-19.

Quindi possiamo catalogare questa ennesima notizia collegata al 5G come una colossale fake news.

 

 

Giovanni Gallo

Scimmia torna a camminare grazie ad un chip wireless

La maggior parte delle persone ha un animale domestico. Tale animale si comporta da animale: mangia, dorme, gioca, è più o meno interessato alle coccole, ci fanno sicuramente tanta tanta compagnia.

Possiamo affermare un’altra cosa con assoluta certezza: con i nostri animali domestici non possiamo interfacciarci tramite Wi-Fi. Ovvero, non possiamo mandare un segnale a Fuffi che gli dica ‘’Vai, esci, fai i bisogni e torna’’.

Ancora: se il vostro cane, gatto, cincillà avesse un incidente e rimanesse semiparalizzato o paralizzato, voi cosa fareste? La maggior parte risponderebbero: tutto. Ed è proprio così: fareste di tutto. Anche impiantare dei cavi elettrici nel vostro amico a quattro zampe, se questo consentirebbe di ripristinare la sua funzionalità motoria.

È quello che è stato fatto sulla scimmia Macacus Rhesus: le sono stati impiantati dei chip elettrici che hanno consentito all’animale di ricominciare a muoversi.  La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature ed è stata fatta presso il Politecnico Federale di Losanna (EPFL).

Come funziona?

Nello studio, due macachi rhesus con lesioni spinali, che impedivano il controllo di un arto, sono riusciti a camminare di nuovo grazie a un “ponte” realizzato tra la corteccia motoria (il centro del movimento nel cervello) e i nervi dell’arto paralizzato.

Le lesioni al midollo spinale bloccano il passaggio dei segnali elettrici che dal cervello consegnano istruzioni ai nervi responsabili del movimento degli arti. Sono ferite che raramente guariscono e che causano varie forme di paralisi.

Questo “ponte” (chip) impiantato nel cervello delle scimmie, registra l’attività elettrica dei neuroni, i quali mandano le “istruzioni” alle gambe. In seguito viene inviato il messaggio ad un computer esterno  mediante il WiFi, che lo inoltra ad un generatore di impulsi, stimolando così i nervi e quindi le gambe delle scimmie (c’è comunque un’immagine sotto che spiega il tutto)

La cosa sorprendente è che, in sei giorni circa, le scimmie sono tornate a camminare, anche se non perfettamente.

Potrà essere usato sull’Uomo?

Eeeh mi sa che ancora ci vorrà del tempo. Il fatto è che a differenza dei macachi gli uomini sono bipedi e fanno movimenti più articolati (es. evitare ostacoli o cambiare direzione), quindi hanno bisogno di tecnologie più sofisticate. Tuttavia c’è speranza, non temere, perché  la tecnologia utilizzata per stimolare il midollo spinale è la stessa di quella utilizzata nella stimolazione cerebrale profonda del morbo di Parkinson, questo potrebbe semplificare l’inizio dei test sugli esseri umani.

Che dire mi sembra un enorme passo avanti per la scienza, una tecnologia che solo qualche anno fa sarebbe sembrata futuristica e che potrebbe risolvere problemi enormi e risollevare la vita di molte persone, o animali.

Elena Anna Andronico

Riccardo Figliozzi