World Food Programme dell’Onu vince il premio Nobel per la pace 2020. Ecco di cosa si occupa

Il premio Nobel per la pace 2020 è stato conferito al  World Food Programme. Il WFP è la principale organizzazione umanitaria e agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dell’assistenza alimentare, con sede a Roma. La sua nascita risale al 1961, quando  George McGovern, direttore del programma di aiuto alimentare degli Stati uniti ebbe un’idea: creare un programma di distribuzione alimentare. Dopo essersi rivolto alla FAO (L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) nel 1962 il WFP venne costituito dalla Fao e dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Le prime operazioni iniziarono nel settembre del 1962, a seguito di un terremoto nel Nord dell’Iran che portò migliaia di vittime e abitazioni rase al suolo, l’agenzia inviò in tempi rapidi ai superstiti 1.500 tonnellate di grano, 270 tonnellate di zucchero e 27 tonnellate di tè. Sconfiggere la fame nel mondo, raggiungere la sicurezza alimentare e migliorare la nutrizione entro il 2030, sono questi gli obbiettivi dell’Agenzia. Vediamo di seguito i 5 punti strategici del WFP:

  1. Salvare vite umane e salvaguardare i mezzi di sussistenza
  2. Prevenire la fame acuta
  3. Favorire la ricostruzione nelle fasi successive a un conflitto, a un disastro naturale
  4. Ridurre la fame cronica e la malnutrizione
  5. Rafforzare le capacità nazionali di lotta alla fame, anche attraverso la presa in carico, da parte dei governi locali, dei programmi PAM.

    Il Nobel per la pace al World Food Programme -fonte: ANSA
    Il Nobel per la pace al World Food Programme -fonte: ANSA

La decisione di assegnare il premio Nobel al WFP è stata inaspettata visto le ultime indiscrezioni che puntavano il dito su l’attivista svedese Greta Thumberg,  sui leader dell’Oms per la gestione della pandemia e sugli attivisti di Hong Kong. Così sorprendentemente il comitato norvegese dei Nobel ha conferito il premio al WFP, sottolineando l’importante contributo offerto negli anni, ma in particolar modo oggi nonostante la brutale pandemia che ha colpito tutto il mondo. Sono queste le motivazioni alla base della scelta:

“Per i suoi sforzi per combattere la fame, usata come arma di guerra. Per il suo contributo al miglioramento delle condizioni per la pace in aree colpite da conflitti e per il suo agire come forza trainante per evitare l’uso della fame come arma di guerra e di conflitto”

operatore del WFP che da assistenza ad una popolazione africana - fonte: Policy Maker
Operatore del WFP mentre fornisce assistenza ad una popolazione africana -fonte: Policy Maker

L’avvocatessa Berit Reiss-Andersen, a capo del comitato norvegese  ha dichiarato di voler lanciare  «appello alla comunità internazionale affinché non sottragga finanziamenti» a queste e altre agenzie che si occupano di lotta alla fame. Purtroppo l’Agenzia non dispone di mezzi propri, i finanziamenti provengono da donazioni volontarie da parte degli Stati e dei cittadini e aziende private. La maggioranza del cibo acquistato dall’Agenzia ( 3 milioni di tonnellate l’anno) proviene dai paesi in via di sviluppo, rimanendo nelle vicinanze per ridurre il più possibile i costi di trasporto. Ma risulta oggi più che mai necessario il  supporto finanziario, visto la scarsità di fondi e supporto.

“Nel 2019 – ha continuato la presidente – il Pam ha fornito assistenza a quasi 100 milioni di persone in 88 Paesi vittime dell’insicurezza alimentare acuta e della fame. Nel 2015, l’eliminazione della fame è stata adottata come uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. Il Pam è lo strumento principale dell’Onu per realizzare questo obiettivo. Negli ultimi anni la situazione ha preso una piega negativa.”

Causa covid-19 la consueta cerimonia prevista per il 10 dicembre, per la prima volta dal 1944 non si terrà nel palazzo comunale di Oslo, ma in un edificio universitario locale, dalla capienza massima di 100 persone. La cerimonia sarà virtuale, senza la presenza dei vincitori del premio, i quali riceveranno i meriti riconosciuti presso un’ambasciata svedese, il tutto trasmesso in diretta televisiva.

Eleonora Genovese