Lipari e le Eolie: un Patrimonio di leggende e tradizioni

Entrare a Lipari non è solo un arrivo. È un’immersione nella cultura.

A chi movendo per nave da Messina, si allontani un poco dalla punta del Faro, nell’ora del Tramonto, si presentano subito, sopra un mare, che ha tutti i colori della Sera, le divine Ombre delle Isole Eolie: Ombre grandi, dalle linee così belle, come di madri, palpitanti di amore, dall’ansia d’una vita diversa dall’umana, ed Ombre piccole, come di una prole molteplice, timida e mansueta, accanto alle grandi.

Avvicinarsi ad esse vuol dire entrare della landa della Bellezza, dove si è soggetti ad una specie d’incanto divino, che dà allo spirito un sentimento del tutto nuovo della Natura.

Libro dei canti

 

Un ricco intreccio di leggende e credenze 

La leggenda narra che Lipari prenda il nome da Liparo, un re esiliato dall’Italia centrale che, stabilitosi sull’isola, fondò qui una colonia.

Secondo questa storia, Liparo governò pacificamente l’isola, che divenne prospera grazie alle sue risorse naturali. In seguito, abdicò e consegnò il potere a Eolo.

Le Eolie devono il loro nome proprio a Eolo, il dio dei venti.

Nell’Odissea di Omero, Eolo dona a Ulisse un otre contenente tutti i venti, per aiutarlo a tornare a casa. Tuttavia, i compagni di Ulisse, curiosi, aprirono l’otre, causando una tempesta che li fece naufragare. Questo mito ha fortemente legato le Eolie all’immaginario mitologico greco come il “regno dei venti”.

Un altro culto rilevante nelle isole, soprattutto a Vulcano e Lipari, è quello di Efesto, il dio del fuoco e della metallurgia. Si riteneva che i vulcani attivi fossero le sue fucine, dove lavorava instancabilmente il metallo per fabbricare armi e gioielli per gli dèi. I fenomeni vulcanici osservati sull’isola di Vulcano, con i suoi fumi e la lava, sembravano confermare questa credenza.

Lipari era anche legata al culto di Adranos, divinità siciliana del fuoco e della guerra, che sembra avere molte affinità con Efesto. Gli antichi credevano che i cani sacri del dio difendessero i suoi templi e il territorio. Un culto che sottolinea ancora una volta l’importanza del fuoco e dei vulcani per la cultura locale.

 

“Navigare necesse est”

Come in altre civiltà antiche, anche nelle Isole Eolie, e in particolare a Lipari, si svilupparono culti legati alla fertilità e alla natura. Le popolazioni isolane avevano un legame profondo con la terra e il mare, e si ritiene che adorassero divinità associate alla fertilità della terra e alla pesca.

Durante gli scavi archeologici a Lipari, sono state rinvenute alcune statuette che confermano l’esistenza di riti dedicati alla fecondità e al culto della Grande Madre, una divinità primordiale venerata in molte altre culture del Mediterraneo.

Le Isole Eolie rivestivano un’importanza strategica per il commercio, la pesca e i collegamenti con altre città del Sud. Per gli abitanti di Lipari, la navigazione rappresentava quindi una necessità vitale per il sostentamento economico e la sopravvivenza.

Inoltre, l’arcipelago era rinomato per la produzione di ossidiana, una risorsa che veniva esportata in tutta l’area mediterranea, rendendo la navigazione un’attività fondamentale per gli scambi commerciali.

 

Cantori popolari di Lipari, la voce antica delle Isole Eolie 

I Cantori popolari delle isole EolieFonte: Profilo Facebook dei Cantori popolari delle Isole Eolie
I Cantori popolari delle isole Eolie

Le Isole Eolie vantano l’esistenza di numerosi usi, costumi e tradizioni.

Da questi è nata una scuola di canti e danze popolari, riconosciuta in tutto il mondo grazie alla partecipazione a diversi raduni folklorici internazionali, come quelli in Olanda, in Portogallo, in Russia, in Turchia, in Australia e in Messico.

Si tratta dei Cantori Popolari, un gruppo folklorico fondato nel 1972 da alcuni studenti di Lipari. Questi giovani, amanti delle tradizioni, decisero di creare un vasto repertorio basato su ricerche minuziose ed approfondite, condotte su testi specialistici, e sugli stessi racconti degli anziani, una fonte preziosa.

Le rappresentazioni sono ispirate alla storia delle Isole Eolie o a particolari celebrazioni religiose. Ad esempio:

  • la Via Crucis, da Piazza Mazzini fin dentro la rocca del Castello, set della “Via della Croce”, dove gli eoliani ricoprono i ruoli tradizionali;
  • il Presepe Vivente, realizzato ogni 26 dicembre con location sempre differenti, come i vicoli del quartiere di Sant’Anna, la scalinata di San Bartolo o l’ingresso lato nord della zona medievale del Castello;
  • A Ruina, rievocazione storica del Sacco del Barbarossa che vede l’impiego di comparse, l’utilizzo del parco Diana e della Chiesa di Maria Santissima Immacolata per l’allestimento;
  • San Bartulu Prutitturi, una serie di eventi, canti, musiche e balli sulla storia di San Bartolo, tratti dalla memoria popolare;
  • la Ittata i lastricu. Quando si costruiva una nuova casa a Lipari, vi erano diverse tradizioni e rituali, che rispecchiavano la cultura e le credenze popolari locali, volti a proteggere la casa dagli spiriti maligni e a garantire prosperità e fortuna ai suoi abitanti.

Dopo il completamento della casa, era comune fare una grande festa con amici, parenti e vicini per celebrare l’evento. Questa festa serviva a condividere il momento di gioia e a rafforzare i legami con la comunità locale.

 

Fonte:https://www.guideturistichemessina.it/cantori-popolari-delle-isole-eolie/#:~:text=I%20Cantori%20Popolari%20delle%20Isole%20Eolie%20sono%20un%20gruppo%20folklorico,approfondite%20condotte%20su%20testi%20specialistici

 

L’eruzione del vulcano Hunga e gli tsunami nel sud Pacifico. Cosa sappiamo sinora

4 giorni fa si è verificata una potente eruzione vulcanica nei pressi di Tonga, un piccolo arcipelago del Pacifico situato a pochi chilometri di distanza dal vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, provocando nel giro di pochi minuti un’onda anomala di 1,2 metri che si è abbattuta sulle coste di Nuku’alofa, capitale dell’isola maggiore Tongatapu.

L’eruzione di sabato 15 gennaio – seguita da un’altra lunedì 17 – non è un caso isolato: il vulcano era stato dichiarato attivo già lo scorso 20 dicembre, ma per gli esperti soltanto pochi giorni fa si è verificata una delle più violente attività vulcaniche registrate negli ultimi 30 anni. Un’eruzione storica che ha costretto a diramare l’allarme in un’ampia area del Pacifico, dalla vicina Nuova Zelanda a tutta la West Coast americana.
La situazione al momento è ancora critica, anche a causa di un blackout delle comunicazioni che impedisce di avere un bilancio certo di morti, feriti e dispersi. Tra le prime vittime ci sarebbero tre donne.

Le conseguenze dell’eruzione

Tonga è un arcipelago di 169 isole situato a 2.300 chilometri a nord dalla Nuova Zelanda e abitato da circa 100.000 persone. Il vulcano sottomarino si trova circa 65 chilometri a nord dell’isola principale e prima di eruttare in maniera violenta lo scorso sabato era rimasto inattivo per ben 7 anni.

Non è ancora stato possibile determinare l’entità ufficiale dell’eruzione che ha segnato il risveglio della caldera dell’Hunga-Tonga-Hunga-Ha’apai, così come non è ancora chiaro se il vulcano abbia raggiunto il culmine della sua attività.

Il fatto che l’evento vulcanico abbia provocato una fuoriuscita di cenere, vapore e gas a circa 30 chilometri nell’atmosfera indica che «è stata molto potente», ha detto Heather Handley, vulcanologa della Monash University in Australia. L’area è quindi al momento ricoperta da una grossa nuvola di ceneri vulcaniche, che mettono a rischio la qualità dell’acqua e dell’aria sul territorio e rendono i soccorsi aerei particolarmente difficoltosi: «Tonga ha bisogno di assistenza immediata per fornire ai suoi cittadini acqua potabile e cibo», ha affermato in una dichiarazione pubblicata sui social media il presidente della Camera di Tonga, Lord Fakafanua, aggiungendo inoltre che «molte aree» sono state colpite da «una sostanziale caduta di cenere vulcanica» ma «l’intera portata del danno alle vite e alle proprietà è attualmente sconosciuta».

Fuga dalle coste e blackout

Preoccupate sono anche le organizzazioni umanitarie, soprattutto per il gruppo di isole periferiche Ha’apai – più vicine al vulcano – dalle quali non si sono ancora avute notizie, fatta eccezione per un segnale di richiesta di soccorso rilevato nelle isole di Mango e Fonoi, aventi un centinaio di abitanti complessivo e un basso livello del mare.

Le immagini diffuse dai giornalisti online mostrano auto travolte dall’acqua, grandi onde che si infrangono a riva nelle zone costiere di Nuku’alofa e persone in fuga.

Un residente di Tonga racconta:

«Sembrava un’esplosione. Il terreno e la casa intera hanno iniziato a tremare. Mio fratello ha pensato che fossero delle bombe esplose lì vicino, ma abbiamo subito capito che si trattava di uno tsunami dopo aver visto l’acqua entrare da tutte le parti. Abbiamo udito le urla delle persone tutt’intorno e molte persone hanno iniziato a fuggire verso le montagne».

Anche il re di Tonga (lo Stato è una monarchia costituzionale), Tupou VI, è stato evacuato dal palazzo reale di Nuku’alofa e scortato in una villa lontana dalla costa da un convoglio della polizia.

Un blackout quasi totale di energia elettrica, linee telefoniche e servizi Internet è stato inevitabile per molte zone di Tonga, il che significa che le informazioni che si ricevono dal regno polinesiano sono scarse e continueranno ad esserlo probabilmente per altre due settimane, tempo stimato per ristabilire le comunicazioni. La causa principale sarebbe la distruzione di un cavo sottomarino nelle vicinanze del vulcano.

Gli aiuti dalla Nuova Zelanda

Dopo i gravi danni che sono stati segnalati dalla costa occidentale di Tongatapu e la successiva dichiarazione dello stato di emergenza, è attualmente in corso un’operazione di pulizia nella capitale.

Australia e Nuova Zelanda hanno inviato aerei di ricognizione per valutare la situazione e oggi, martedì 18 gennaio, i ministri hanno confermato la spedizione di due navi militari neozelandesi per fornire supporto con il trasporto di acqua fresca, provviste di emergenza e squadre di sub. La permanenza prevista è di tre giorni; questo perché il Vicecapo Missione di Tonga in Australia, Curtis Tu’ihalangingie, ha reso nota la preoccupazione che aiuti e consegne possano diffondere i contagi da Covid-19 in una nazione risparmiata dalla pandemia per tutto questo tempo:

«Non vogliamo portare un’altra ondata – uno tsunami di Covid-19», ha detto, esortando il pubblico ad aspettare che un fondo di soccorso in caso di calamità venga donato.

Tre vittime

Le prime ricognizioni effettuate nell’area sembrano escludere un bilancio catastrofico in termini di vite umane, anche se il Ministero degli Affari Esteri e del Commercio ha confermato già due decessi.

Angela Glover, vittima dello tsunami. Fonte: notizieaudaci.it

Una delle vittime è la cinquantenne britannica Angela Glover, che sarebbe stata spazzata via dallo tsunami nel tentativo di salvare i cani del suo rifugio per animali. Il corpo è stato ritrovato dal marito James, con il quale viveva a Tonga dal 2015 e co-gestiva un negozio di tatuaggi nella capitale.
In Perù, a più di 10.000 chilometri di distanza, altre due donne sono annegate sulla spiaggia di Naylamp, nella città settentrionale di Lambayeque, a causa delle onde anomale dovute all’eruzione.

Allerta nel “Ring of Fire”

L’eruzione vulcanica ha provocato onde di tsunami in molti Paesi del cosiddetto ‘’Ring of Fire’’: «la zona più sismicamente e vulcanicamente attiva al mondo», a detta dello United States Geological Survey.

In questi giorni sono scattati piani di emergenza in Paesi come il Cile, l’Australia e l’Alaska, dove gli esperti del National Weather Service di Anchorage hanno registrato il boato che sabato ha avuto origine dal vulcano. Il che significa che il suono ha viaggiato per più di 9.300 chilometri.

Le spiagge restano chiuse in molte località, dove le onde hanno distrutto le imbarcazioni dei porti turistici, dalla Nuova Zelanda al Giappone. In California, è stata colpita da inondazioni la città di Santa Cruz. Mentre le Hawaii non hanno riportato danni, soltanto la segnalazione di «piccole inondazioni» in tutte le isole.

Un parcheggio del porto di Santa Cruz allagato in seguito alle onde anomale provocate dall’eruzione del vulcano sottomarino di Tonga. Fonte: Il Post

Gaia Cautela

Evacuazione notturna a Vulcano. Cosa sta accadendo sull’isola eoliana negli ultimi giorni

Grande preoccupazione a Vulcano, nell’arcipelago delle isole Eolie: ieri è iniziata l’evacuazione delle abitazioni dell’area portuale e delle zone limitrofe – al momento con interdizione solo notturna, dalle 23 alle ore 6 – , dopo che venerdì 19 novembre il governo Musumeci ha dichiarato lo stato di crisi e di emergenza regionale per via dell’isola, in cui è immediatamente scattata l’allerta gialla, in particolare su tre zone dell’isola. 

Fonte: corrieredellacalabria.it

Le ragioni di tale allarmismo sono riconducibili al vertiginoso aumento di CO2 nell’aria, che sta mettendo a dura prova la salute dei residenti. L’obiettivo è quello di avviare tutte le iniziative possibili in grado di garantire una risposta operativa sul territorio, mitigare i rischi e assistere al meglio la popolazione colpita dal progredire nelle ultime settimane dei fenomeni vulcanici.

L’ordinanza del sindaco

Il sindaco di Lipari Marco Giorgianni ha già provveduto a disporre un’ordinanza che da oggi, lunedì 22 novembre, coinvolgerà 100-150 persone residenti (dei 300 abitanti complessivi, all’incirca), alle quali sarà proibito dormire dalle 23 alle 6 nelle proprie case perché situate nella zona di rischio.

Il sindaco di Lipari, Marco Giorgianni. Fonte: Youtube.com

L’ordinanza sarà in vigore per un mese, durante il quale sarà vietato lo sbarco dei turisti, mentre continuerà ad essere consentito l’ingresso sull’isola ai pendolari. Escluse dall’ordinanza le località di Piano, Gelso e Vulcanello – essendo al momento ritenute sicure – ed è inoltre previsto il raddoppio h24 della guardia medica. Ad ogni modo, diverse famiglie dell’area di rischio dispongono di villette a più piani che pertanto potranno considerarsi tranquille se risiedenti ai piani alti.

Durante le ore diurne sarà consentito il normale svolgimento delle proprie attività, anche nella zona rossa, e sarà possibile frequentare le proprie case.
La durata di un mese dell’ordinanza servirà a dare il tempo alla INGV di raccogliere dati più precisi che possano prevedere dove potrebbero convergere i gas emessi dal Vulcano.

I rischi

A preoccupare i vulcanologi dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e la protezione civile del luogo sono le continue fuoriuscite di fumi con gas, anidride carbonica e solforosa da più punti alle pendici del vulcano, oltre che dal cratere. Essendo che l’anidride carbonica pesante tende ad andare verso il basso, il sindaco teme per le conseguenze sulla popolazione.

Fonte: blogsicilia.it

Trasferimento e aiuti

A causa del divieto di pernottamento nelle zone di rischio, gran parte delle persone dovrà recarsi nelle seconde case, da amici o parenti, e anche nelle strutture turistiche alberghiere delle zone fuori pericolo che si sono messe a disposizione per fronteggiare l’emergenza.

Tali famiglie saranno aiutate da un contributo mensile quantificato dall’ordinanza sindacale per l’autonoma sistemazione: previsti 400 euro per i nuclei mono familiari, 500 euro per quelli composti da due persone, 700 euro per i nuclei da tre unità, 800 euro se il nucleo è di 4 o più soggetti.
Il Comune, in ogni caso, cercherà delle soluzioni per chi non avrà provveduto in autonomia, dando la priorità a famiglie con disabili gravi, poi i fragili e gli altri nuclei familiari a seguire. Eventuali costi extra sostenuti dai cittadini saranno rimborsati.

Le parole dell’esperto

Il direttore della Sezione Ingv di Palermo, Francesco Italiano, già noto alle Eolie per aver guidato la scoperta dei sistemi idrotermali sottomarini nell’isola di Panarea e dintorni, ricorda a proposito di Vulcano che:

«al momento il serio problema è rappresentato dalla massa di gas aumentata a dismisura. Dopo aver monitorato la parte geochimica dell’isola è stato accertato che i valori giornalieri di CO2 da 80 tonnellate sono lievitati a 480. Ecco perché è rischioso vivere nella zona rossa dove odore e calore sono segnali ai quali non bisogna essere esposti. Elementi che fanno capire che è meglio non dormire lì».

Fonte: zerozeronews.it

Le parole del sindaco Giorgianni suggeriscono una simile preoccupazione:

«Ci sono dei dati che riguardano l‘aumento dei gas – ha spiegato – che creano preoccupazione molto forte perché possono essere pericolosi per la salute pubblica. C’è un gas pesante al suolo che riduce la quantità di ossigeno che crea difficoltà respiratorie che possono avere effetti letali. Questo il dato giornaliero: 480 tonnellate di C02. Il dato normale è di 80. Poi dipende anche dal vento. Se si distribuisce in un territorio limitato diventa pericoloso, se in un territorio più vasto è meno pericoloso. Qualcosa quindi dobbiamo fare? Bisognerà fare una campagna in tutta l’isola per accertare i reali valori di gas e altro. Quando avremo i risultati di questo monitoraggio a tappeto si decideranno i nuovi provvedimenti».

Muscarà, la rassegnazione di un isolano

Tra gli isolani (chiamati ‘’vulcanari’’) aleggia uno stato di diffuso timore, come conferma Peppino Muscarà, membro di una delle famiglie storiche dell’isola:

«La situazione a Vulcano non è affatto buona, mi domando se la situazione fumi e gas dovesse restare così per anni… che futuro potrà avere l’isola e i suoi abitanti. Nessuno può garantire che torneremo come prima, nessuno scienziato può garantirlo. Che ne sarà’ delle nostre case, delle nostre attività, del lavoro, dei nostri animali e del turismo? Purtroppo – conclude – in questo caso non esiste un piano “B”, abbiamo a che fare con un Vulcano di natura esplosiva in una isoletta di 21 km quadrati e contro la natura in questo caso nulla si può fare per difendersi».

Gaia Cautela

La realtà oltre il turismo: l’altra faccia delle Isole Eolie pt.1

Le Isole Eolie sono tra le mete più frequentate d’estate dai turisti siciliani e non solo. In molti ne conoscono i luoghi più famosi e le bellissime spiagge, ma in pochi sanno invece quanto l’intero arcipelago sia la culla di miti e storie di epoche passate, un’unione perfetta tra realtà e fantasia che rende questi luoghi quasi magici e fuori dal tempo.

Dal punto di vista mitologico sono strettamente legate al dio Eolo, che si pensava dimorasse in questo territorio con lo scopo di controllare i venti.

Qual è invece la storia delle singole isole, tanto simili tra loro e allo stesso tempo profondamente differenti?

Vulcano

La prima isola, la più vicina alla costa tirrenica siciliana, è Vulcano. L’isola si pensava fosse consacrata al dio greco Efesto (Vulcano per i romani), dio del fuoco, che insieme ai Ciclopi forgiava lì le armi per gli déi. Ancora oggi l’isola rimane palpitante di vita: sebbene l’ultima eruzione sia avvenuta intorno al 1900, il Vulcano non smette di manifestare la sua vitalità, attraverso i fenomeni delle fumarole che emettono principalmente zolfo e la presenza di fanghi sulfurei, anch’essi famosissimi e frequentatissimi dai turisti.

 

Fumarole di Vulcano. Fonte: guidasicilia.it

La storia dell’isola è invece strettamente legata all’estrazione di zolfo e all’attività mineraria, diventata una vera e propria industria con i Borboni. Durante la prima metà dell’ottocento, Vulcano divenne di proprietà dell’inglese Stevenson, che continuò l’attività mineraria e piantò i primi vigneti, per poi abbandonarla a seguito di una pericolosa eruzione.

L’isola è oggi famosa per la sua Spiaggia delle Sabbie Nere, di origine vulcanica, ma luoghi di particolare interesse sono anche il cratere del vulcano (Gran Cratere) e la Valle dei Mostri, con le sue particolari rocce, le cui forme ricordano animali e creature mitologiche. Da non perdere sono anche la Piscina di Venere, dove si pensava la dea fosse solita fare il bagno, e le varie grotte tra cui la Grotta del Cavallo, così chiamata perché un masso all’estremità sembra ricordare la testa di un cavallo.

 

Grotta del Cavallo. Fonte: mapio.net

Lipari

L’isola di Lipari è il risultato di secoli di conquiste e dominazioni. Si racconta sia stata conquistata prima della guerra di Troia da Liparo, un re italico da cui deriva il nome dell’isola stessa. Le prime popolazioni giunte alle Eolie risalgono invece alla Preistoria: attratte dalla presenza di ossidiana, roccia vulcanica vetrosa utilizzata per la realizzazione di vari oggetti, si stabilirono a Lipari e nelle altre isole dando vita qui a villaggi preistorici ancora presenti.

Conquistata poi da greci, cartaginesi e infine romani, vide la presenza di bizantini e arabi e, dopo un periodo buio per l’isola, con l’arrivo dei Normanni iniziò un’era di tranquillità, che coincise con il ritorno del cristianesimo e con la costruzione di un monastero benedettino dedicato a S. Bartolomeo. Nel 1091 Lipari divenne feudo del monastero e l’abate, per tentare di ripopolare l’arcipelago, decise di donare le terre alla gente che le coltivava.

Testimone di questa lunga e controversa storia di dominazioni e centro dell’attività isolana è il Castello di Lipari, una fortezza che si erge a 50 m sul mare, circondato da una cinta muraria risalente alla metà del Cinquecento, precisamente a quando il re di Napoli, Carlo V, la fece costruire dopo che l’isola venne ridotta in schiavitù dal pirata Barbarossa.

 

Il Castello di Lipari. Fonte: isoleeolie.me.it

 

Tra i luoghi più interessanti dell’isola troviamo inoltre le montagne di pietra pomice, altro minerale presente nell’isola oltre all’ossidiana, e le spiagge bianche, famose per le rocce di colore analogo. Il Belvedere di Quattrocchi è invece il punto panoramico più suggestivo dell’isola, per osservare i faraglioni e l’isola di Vulcano.

 

Le spiagge bianche di Lipari. Fonte: isoleeolie.me.it

Panarea

La storia di Panarea è strettamente legata a quella di Lipari. Risalgono all’età del bronzo i primi insediamenti: possiamo notare ancora oggi il piccolo villaggio preistorico di Capo Milazzese, in cui sono state rinvenute 23 capanne di forma ovale e una quadrangolare, probabilmente adibita a luogo di culto. L’isola vide poi il susseguirsi di varie dominazioni tra cui quella romana: a testimonianza di ciò troviamo sull’isolotto di Basiluzzo i resti di pavimenti a mosaici e intonaci colorati appartenenti ad una villa romana.

 

Capo Milazzese. Fonte: loveolie.com

 

Il turismo a Panarea è invece un fenomeno recente e forse dovuto alla realizzazione nel cinema di film che vedono l’isola e la sua natura protagoniste indiscusse e che hanno affascinato e attratto moltissimi visitatori. Tra questi abbiamo ad esempio L’Avventura, di Michelangelo Antonioni.

Luogo di particolare interesse è poi la contrada di San Pietro, centro dell’attività isolana e in cui troviamo la famosa chiesetta che testimonia la devozione del popolo al suo santo patrono e da cui parte, nei giorni del 28 e 29 giugno, la processione di San Pietro e dei pescatori.

Particolarmente suggestiva è poi la baia di Cala Junto, poco distante da Capo Milazzese, che con le sue acque verde smeraldo, turchese e blu intenso è ancora oggi una delle spiagge più amate dell’isola e dell’intero arcipelago.

 

La baia di Cala Junco. Fonte: siviaggia.it

 

Nel 2000 le Isole Eolie sono state definite Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, come riserva della biosfera e patrimonio culturale. Visitare questi luoghi significa perdersi in secoli di storia, in una cultura isolana unica nel suo genere ancora fortemente sentita dagli abitanti e nella quale i visitatori non possono fare a meno di immergersi.

Cristina Lucà