Times Higher Education: UniMe tra le migliori Università al mondo

L’Università di Messina si è nuovamente distinta a livello internazionale figurando tra le migliori università al mondo nella prestigiosa classifica THE del “World University Rankings by Subject” 2021.

Le classifiche THE (Times Higher Education) sono le uniche tabelle che mettono a confronto in maniera equilibrata le università globali e per questo vengono ritenute affidabili dagli accademici, dai dirigenti universitari, dalle industrie e dai governi. Sono inoltre una fondamentale risorsa per gli studenti nella scelta universitaria, in questo caso validando l’offerta dei corsi di laurea dell’Ateneo Peloritano a livello nazionale ed internazionale.

https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/2021/world-ranking#!/page/0/length/25/sort_by/rank/sort_order/asc/cols/stats
Fonte: https://www.timeshighereducation.com/world-university-rankings/2021/world

Il Rettore Prof. Salvatore Cuzzocrea, in seguito alla notizia ha dichiarato:

Come ho già avuto modo di dire commentando altre classifiche precedenti, sapere che il nostro Ateneo, sulla base di indicatori molto precisi, è classificato tra le migliori università del mondo rappresenta uno stimolo per lavorare con maggiore passione e impegno. In un momento difficile per la nostra società, la Comunità Accademica, sta dando il massimo per garantire agli studenti e al territorio il miglior servizio. La crescita degli iscritti del 10% e queste attestazioni sulla qualità della ricerca e della didattica a livello internazionale certamente ci confortano e nel contempo ci stimolano a fare sempre meglio.

Il punteggio finale è la summa di una serie di punti dati ai vari indicatori standardizzati, permettendone così l’associazione tra campi molto diversi e non associabili, su cui viene calcolata la funzione di probabilità cumulativa, ad eccezione del Sondaggio sulla reputazione accademica che richiede una componente esponenziale.

Indicatori di performance

Sono 13 gli indicatori di performance calibrati che vengono esaminati per stilare la classifica, estrapolati dalla bibliometria dal database Scopus di Elsevier (2015-2020) e poi raggruppati in 5 aree:

  • Insegnamento (l’ambiente di apprendimento)
    o Indagine sulla reputazione – Insegnamento;
    o Rapporto tra personale accademico e studente;
    o Dottorati rilasciati / Diplomi universitari assegnati;
    o Dottorati conseguiti / Personale accademico;
    o Reddito istituzionale / Personale accademico;
  • Ricerca (volume, reddito e reputazione)
    o Indagine sulla reputazione – Ricerca;
    o Reddito della ricerca / Personale accademico;
    o Pubblicazioni / Personale (Personale accademico + Personale di ricerca);
  •  Citazioni (influenza della ricerca)
    o Impatto della citazione ponderata sul campo;
  •  Prospettive internazionali (personale, studenti e ricerca)
    o Proporzione di studenti internazionali;
    o Proporzione del personale accademico internazionale;
    o Co-autore internazionale (pubblicazioni internazionali / pubblicazioni totali);
  • Entrate del settore (trasferimento di conoscenze)
    o Entrate della ricerca da industria e commercio / personale accademico.

I risultati di UniMe

Per la prima volta tra le migliori 400 università al mondo per:

  • Ingegneria (fascia 301-400 al mondo e 11° in Italia);
  • Psicologia (fascia 301—400 al mondo e 9° in Italia).

Tra le prime 500 università al mondo per:

  • le discipline legate alla medicina e alla salute – “Clinical, Pre- clinical & Health” (fascia 401-500 al mondo e 14° in Italia);
  • scienze biologiche – “Life Sciences” (fascia 401-500 e 15° in Italia);
  • scienze informatiche – “Computer Science” (fascia 401-500 al mondo e 14° in Italia).

Infine si è classifica tra le prime 800 su 3000 università valutate per:

  • le scienze naturali – “Physical Sciences”;
  • le scienze umanistiche – “Arts & Humanities”.

Times Higher Education World University Rankings, ha quasi cinque decenni di esperienza come fonte di analisi: una competenza globalmente riconosciuta sullo studio delle prestazioni universitarie. Si presta dunque come un valido strumento di benchmarking, utilizzato da molte università prestigiose per valutare le proprie prestazioni con altre di riferimento (“best in class”) ed effettuare poi un post-benchmarking, cioè azioni in grado di migliorare le performance sulla base dei risultati del confronto.

AlmaLaurea e aumento del tasso di occupazione

Anche Il Consorzio interuniversitario AlmaLaurea, aveva avuto modo di sottolineare un altro dei brillanti traguardi dell’Università di Messina per il 2020: l’Incremento esponenziale dell’employability dei laureati (per saperne di più leggi anche AlmaLaurea 2020: tasso di occupazione dei laureati UniMe al massimo storico). Segno di una realtà finalizzata non soltanto alla formazione accademica, ma orientata anche verso una stabilità lavorativa futura: un ponte verso il mondo del lavoro.

Tutto ciò non fa che rendere l’Ateneo Peloritano sempre più competitivo nel confrontarsi con Università apparentemente più blasonate a livello nazionale ed internazionale. Innovazione, miglioramento e globalizzazione sono le sfide che il nostro tempo ci lancia e che UniMe non ha esitato a raccogliere.

Giuseppina Simona Della Valle 

Nature Electronics: pubblicato uno studio targato UniMe

L’Università di Messina si distingue nuovamente a livello internazionale grazie al co-authorship del Professore Giovanni Finocchio, associato di Elettrotecnica afferente al Dipartimento MIFT dell’Ateneo peloritano, su uno studio sulla nucleazione e manipolazione degli skyrmions magnetici, mediante l’applicazione di gradienti di temperatura.

https://www.nature.com/natelectron/
Fonte: www.nature.com/natelectron

L’abstract è stato pubblicato sulla rivista “Nature Electronics“, considerata ormai una delle più autorevoli ed antiche riviste della comunità scientifica internazionale – insieme alla rivista Science -,  conosciuta sin dal 4 novembre 1869, data della sua prima pubblicazione.

Lo studio tratta del progetto sullo spin-caloritronico, un campo di studio sulle interazione tra spin elettronici e correnti termiche che può fornire le basi teoriche per la creazione di nanomotori termici ed per il recupero energetico dal calore dissipato in sistemi dalle dimensioni nanometriche, convertendolo in correnti di spin.

Il professore Finocchio ha fornito i modelli necessari a descrivere quantitativamente il comportamento sperimentale, utilizzando i parametri dei dispositivi valutati sperimentalmente e integrati poi nello studio. Questi sono serviti a spiegare come gli skyrmions magnetici, solitoni topologicamente protetti, si muovono dalle regioni calde alle regioni fredde del dispositivo.

L’obiettivo della ricerca è migliorare di molto la dissipazione dell’energia sotto forma di calore in dispositivi integrati, cosi facendo si migliorerebbe la scalabilità e potenzialmente aumenterebbe la frequenza di utilizzo.

Questo lavoro va ad aggiungersi ad un campo in espansione come quello della spin-caloritronica.

Non è il primo riconoscimento che i professori dell’Università di Messina ricevono nel campo del magnetismo applicato, infatti la Sezione Italiana dell’Istituto degli Ingegneri Elettrici ed Elettronici (IEEE) ha conferito, per il secondo anno consecutivo, il “Best Chapter Award 2020” al Chapter di Magnetismo guidato proprio dal prof. Finocchio. Nel team è presente anche il prof. Vito Puliafito, ricercatore RTD-A di Elettrotecnica appartenente al Dipartimento di Ingegneria di UniMe che gestisce il Chapter, con il ruolo di Segretario/Tesoriere.

Il Chapter di Magnetismo è stato premiato per le intense attività di divulgazione scientifica organizzate negli ultimi 12 mesi, anche in forma telematica durante la pandemia da COVID-19; seminari organizzati con cadenza mensile con la partecipazione di alcuni tra i migliori ricercatori mondiali nel campo del magnetismo applicato all’ingegneria, ad esempio la professoressa Phallavi Dhagat, Presidente della IEEE Magnetics Society.

Come se non bastasse il Chapter di Magnetismo sponsorizza un premio annuale in denaro per motivare e finanziare giovani ricercatori a presentare le loro ricerche ai colleghi in ambito mondiale.

Giuseppina Simona Della Valle

#Ottobrerosa: la realtà del Policlinico attraverso le parole del Prof. Altavilla

A conclusione del mese della prevenzione e della campagna #Ottobrerosa, abbiamo avuto il piacere di intervistare il professore Giuseppe Altavilla, docente di Oncologia Medica e direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica con Hospice del Policlinico Universitario “G. Martino”.

Partiamo proprio dal concept di #Ottobrerosa inteso come mese di prevenzione e screening per il tumore al seno. Quante donne si sottopongono autonomamente a test di screening e giungono poi alla sua osservazione?

Facciamo una premessa di massima: per screening intendiamo uno strumento che lo Stato offre ad una popolazione a rischio per una determinata malattia ad alto impatto sociale ed è effettuato con metodologie che devono essere efficaci e diffuse. Il cancro della mammella rientra sicuramente tra queste patologie. Tenete presente che nel 2020, secondo “I Numeri del Cancro”  si aspettano circa 56 mila nuove diagnosi con 123000 decessi: l’impatto epidemiologico è particolarmente elevato. Fare quindi uno screening significa guidare la popolazione a maggior rischio di incidenza di cancro della mammella, individuata in questo momento nelle donne tra i 50 e i 69 anni, a fare un accertamento che oggi è rappresentato dalla mammografia. Questo è l’unico esame di screening realmente valido per cercare di detectare delle neoplasie che siano ancora inapparenti.

Fatta questa premessa, diciamo che lo screening è un’attività di pertinenza dell’ASP; questa infatti segue una politica di screening: manda delle lettere d’invito alle donne e da degli appuntamenti per fare una mammografia. C’è da aggiungere anche che in Sicilia, la campagna di screening è attualmente inefficace perché la percentuale di donne che si sottopone all’esame diagnostico è inferiore a quella necessaria affinché lo screening sia funzionale nel ridurre la mortalità.

Da noi (come ospedale e centro specialistico) vengono a fare dell’altro. Abbiamo un ambulatorio di senologia che visita circa 20-25 pazienti al giorno dove giungono anche donne a fare prevenzione e che non hanno alcuna patologia, ma è una cosa diversa dallo screening. La verità è che se ci fosse uno screening realmente efficace nelle nostre zone, noi non avremmo l’evidenza in clinica di tumori di una certa dimensione, li avremmo molto più piccoli, mentre purtroppo continuano a venire da noi donne che spesso hanno tumori di dimensioni maggiori di 2 cm, che a quel punto diagnostichiamo noi.

Reparto di Oncologia Policlinico G. Martino, 2014 – © Serena Piraino

Ci riagganciamo subito al discorso della diagnosi dei tumori in una fase avanzata. Pensa che l’equilibrio, per certi aspetti già precario in Sicilia, possa ulteriormente essere aggravato dalla pandemia in atto?

Assolutamente si, perché le campagne di screening sono state arrestate ad un certo punto di questa emergenza mondiale. La frequenza di visite nei nostri ambulatori si è notevolmente ridotta proprio per paura di questo virus: coloro che si rivolgevano a noi per un certo dubbio diagnostico in questo momento stentano a venire. Questo purtroppo è un dato che si è registrato in tutta la nazione e che pagheremo nei prossimi anni: ci aspettiamo molte più diagnosi di tumori in fase avanzata e non soltanto alla mammella. Il 2020 sarà un anno che inciderà negativamente nella prognosi dei pazienti oncologici.

In questo momento cosa consiglierebbe ad una donna che vorrebbe fare uno screening o una visita senologica: cosa e come può fare?

Quello che posso dire è che gli sforzi che stiamo facendo al Policlinico per mantenere in sicurezza le strutture ci impegnano in maniera continua. Vogliamo mantenere questo stato di sicurezza che dovrebbe tranquillizzare tutte le donne.  Ad esempio stiamo distanziando le visite, cercando di organizzarle in modo da non avere le sale d’attesa affollate. Di certo questo comporta una dilatazione dei tempi e un un notevole sacrificio per il reparto, però lo stiamo facendo per dare una garanzia e un segnale forte.

È necessario che si capisca che di Covid si sta morendo e speriamo che il vaccino arrivi presto e tutto si cominci a risollevare. Ma purtroppo le malattie oncologiche e cardiovascolari, entrambe trascurate quest’anno, avranno ripercussioni notevoli nei prossimi anni.

Quindi bisognerebbe cercare di informarsi sulla presenza di strutture che possono garantire nel migliore dei modi la mancanza di contagio e frequentarle rispettando le regole che le strutture si sono imposte e impongono ai pazienti.

Reparto di Oncologia Policlinico G. Martino, 2014 – © Serena Piraino

Come è cambiata la percezione del tumore alla mammella nel corso degli anni a livello di consapevolezza?

Non possiamo impedire a priori che la noxa patogena causi la cancerogenesi nella cellula tumorale, ma possiamo prevenire andando ad individuare la patologia quando questa non è ancora in una forma avanzata, quindi la consapevolezza è tuttoOnestamente devo dire che la trovo molto aumentata, soprattutto nel gruppo di ragazze e di giovani donne.

Sono oramai docente universitario da circa 40 anni, ed è la prima volta che vengo intervistato da due studentesse relativamente a questo tipo di problema. Qualcosa vorrà pur dire no?

Gli effetti “scientifici” di questa consapevolezza però verranno misurati in termini di efficacia soltanto quando voi giovani donne arriverete alla media età: ci auguriamo che questa corrisponda ad una minore mortalità delle donne del futuro per cancro della mammella. Oggi probabilmente stiamo ancora verificando una consapevolezza probabilmente non troppo matura nelle donne che avrebbero dovuto avere una istruzione adeguata circa 30 anni fa.

Mi piacerebbe che il processo della prevenzione, della diagnosi, della cura, dell’assistenza e, nei casi specifici, anche della terminalità dei tumori (non soltanto della mammella) possa essere in qualche modo reso uniforme. Non si possono incaricare diversi enti e lasciarli sconnessi tra di loro: il processo del malato oncologico dovrebbe essere governato tutto nell’ambito di un dipartimento oncologico provinciale unico. È questa la strada sulla quale bisogna battere moltissimo secondo me. La formazione della rete e di una sua coordinazione reale da parte di chi lavora nell’ambito di questo tipo di patologie è indispensabile.

Pensa che la scuola e l’istruzione in generale possano giocare un ruolo importante da questo punto di vista?

Purtroppo, ogni volta che sono uscito da una conferenza in una scuola media o in un liceo, ero molto deluso. Questo perché secondo me i ragazzi non erano sufficientemente preparati e quell’ora che passavano in aula magna era un modo per scappare dalla classe tra sorrisetti e spintoni.  L’informazione va data da chi è tecnicamente preparato ed io sono sempre stato disponibile nel farmi portavoce, però la scuola deve dare tanto e nell’ambito dei programmi educazionali dovrebbero essere incluse un certo tipo di attività da svolgere in maniera continuativa così da formare anche la coscienza.

Come vivono le pazienti il fatto di avere un carcinoma in una delle parti che le rendono donne? Quanto questo, dal punto di vista psicologico, impatta sulla prognosi e che conseguenze ha sulla terapia?

Se c’è la consapevolezza di cui parlavamo insieme alla certezza che questo tipo di patologia possa essere “presa in carico” – uso questo termine di proposito – da una struttura che da garanzie in temine di qualità ed organizzazione, il problema si supera. La sicurezza che vi possa essere una struttura che possa farsi carico della malata a 360° e darle il meglio che la scienza offre, può dare un miglioramento importante della componente piscologica.

Io talvolta dico a delle pazienti malate di tumore del seno che hanno dei fattori prognostici assolutamente favorevoli (tumore piccolo, l’espressione dei recettori ormonali), che è come se si fossero rotte una gamba. Ci si cura e si guarisce.

Reparto di Oncologia Policlinico G. Martino, 2014 – © Serena Piraino

Lei ha sempre stressato il concetto di umanizzazione delle cure, ma come è nato e quanto è importante offrire una struttura di continuità come l’Hospice o, nel contesto del vostro reparto, di “Una stanza tutta per sé” per mantenere la donna, per quanto sia possibile, tale?

Se avete notato io ho usato il termine “Prendersi carico” piuttosto che “curare” e “malato” piuttosto che “paziente”, che letteralmente vuol dire “colui che sopporta”.

Prendersi cura di un paziente oncologico vuol dire prendersi cura non soltanto dei bisogni fisici, ma anche di quelli psicologici, sociali, spirituali. Sono tutte condizioni che vanno considerate. La tristezza, il peso di una diagnosi di questo genere, va in qualche modo accompagnata dal processo di umanizzazione.

Ho cominciato questo percorso di umanizzazione delle cure in Oncologia nel 2013, dopo avere assistito ad una rappresentazione teatrale in cui una donna malata di cancro veniva ricoverata e nella sua stanza, accanto al suo letto libero, c’erano altri 3 letti. Lei che si era comprata il pigiama “non pigiama” e le pantofole “non pantofole” per cercare di sdrammatizzare la gravità del suo ricovero, improvvisamente aveva il problema di una promiscuità e di un ambiente tetro.

Ho visto il mio reparto di allora, in cui di letti ce ne erano cinque e non c’era neanche il bagno in camera, e ho capito che tutto doveva essere cambiato. Mi sono impegnato in questo percorso – aiutato da tutta una serie di donazioni che mi hanno consentito di avere dei fondi per riformare il reparto – e nella scrittura di un progetto per l’umanizzazione delle cure in Oncologia che ha portato negli ultimi anni ad un florido finanziamento. Grazie a questo, ma anche grazie alla sensibilità di tutti i miei collaboratori, un malato che entra in ospedale , che vede e “sente” un ambiente che non sembra un ospedale, sta sicuramente meglio.

Un’oncologia deve avere la capacità di seguire un paziente in tutte le sue fasi, anche in quella terminale ecco perché oggi abbiamo questo Hospice: per dare una possibilità e una vita sociale in un vero e proprio residence ospedaliero. Per rendere il tutto non semplice sopportazione.

Reparto di Oncologia Policlinico G. Martino, 2014 – © Serena Piraino

Il tutto potrebbe avere un effetto anche sulle cure?

Questo è stato verificato scientificamente con HuCare, un programma italiano che ci ha consentito di misurare la soddisfazione dei pazienti prima e dopo un certo percorso di umanizzazione. Abbiamo verificato come i pazienti immersi in questo genere di ambienti abbiano avuto una compliance molto aumentata. Il calcolo che ha raggiunto la significatività statistica, è un dato oggettivo.

Abbiamo appreso con piacere come accanto all’innovazione scientifica, al potenziamento delle strutture esistenti e all’inaugurazione di nuovi ambienti ci siano – e ci debbano essere – l’amore e la passione per quello che si fa, per i propri pazienti e per l’umanizzazione delle cure. Da questo non si può prescindere.

Barbara Granata e Claudia Di Mento 

 

Collaborazione Italia-Cina: linee guida per la nutrizione dei bambini con paralisi cerebrale

La nutrizione in età pediatrica, in particolare la malnutrizione, è oggetto di studi a livello mondiale in tutti i suoi possibili aspetti: basti pensare al problema dell’obesità nel mondo occidentale e a chi soffre la fame nei paesi del terzo mondo.

All’attenzione del Prof. Claudio Romano e di un team di ricerca cinese ci sono, questa volta, i problemi di malnutrizione che affliggono i pazienti in età pediatrica con paralisi cerebrale.

Professore e direttore della Gastroenterologia Pediatrica e dell’Unità Fibrosi Cistica del Dipartimento di Scienze Pediatriche Mediche e Chirurgiche “G. Barresi” dell’Università di Messina, il Prof. Romano dirige una collaborazione scientifica Italia-Cina per la formazione di linee guida a supporto della gestione dei suddetti pazienti, insieme con Nestlè Health Science.

Il Prof. Claudio Romano – Fonte: unime.it

Incidenza del problema

Nel mondo, infatti, i bambini affetti da paralisi cerebrale a vari livelli superano il milione, in Italia toccano quota 250.000. Si tratta di piccoli pazienti spesso soggetti a complicanze tra cui, appunto, la carenza di un apporto nutritivo adeguato. Tra i fattori di rischio gioca senza dubbio un ruolo fondamentale il parto pretermine , in particolare tra le 18 e le 20 settimane in cui il rischio di sviluppare danni neurologici rimane parecchio alto. In Cina l’incidenza è molto simile a quella europea ed è proprio per la carenza di supporti  necessari per sviluppare cure appropriate e la difficile gestione dei pazienti a rendere necessaria la ricerca.

Le linee guida

Oggi le linee guida utilizzate dai centri ospedalieri sono quelle europee ESPGHAN (European Society for Paediatric Gastroenterology Hepatology and Nutrition) con cui si è cercato di standardizzare le procedure di intervento chirurgico e terapeutico migliorando decisamente le aspettative di vita dei piccoli pazienti. Ed è proprio il prof. dell’Ateneo Peloritano ad essere il primo autore e coordinatore delle suddette linee guida ed egli stesso, ultimamente, ospite del Nutritional forum cinese, ha suscitato interesse nel paese orientale il quale ha dato il via alla ricerca clinica coinvolgendo ben 6 centri cinesi di eccellenza.

Lo studio

L’obiettivo è di educare e sensibilizzare la comunità medico-scientifica alla necessità di avere punti di riferimento standardizzati nella gestione del paziente con paralisi cerebrale e sviluppare e adattare nuove linee guida affinché possano essere implementate correttamente dal personale medico cinese.

Lo studio consterà di due fasi: una fase retrospettiva ed una prospettica.

  1. La prima, a breve termine, in cui vengono illustrati i punti di forza delle linee guida italiane ed europee nella gestione dei pazienti, includendo l’organizzazione di sessioni educazionali con specialisti medici in Cina per valutare lo stato attuale delle conoscenze e la possibile condivisione di strumenti di supporto, utili in questa gestione.
  2. La seconda fase, invece, promuoverà nuove modalità di nutrizione specifiche per i soggetti con follow-up sull’attuazione di queste tecniche nei vari centri.

Il Prof. Claudio Romano ha così dichiarato:

Sono profondamente onorato e orgoglioso del progetto che stiamo sviluppando a livello internazionale. Questo è il primo passo di un’apertura verso l’area asiatica che va nella direzione di unire le forze e creare una sinergia, soprattutto nell’area della nutrizione. Fornire alimenti completi e dispositivi di nutrizione enterale all’avanguardia, garantisce al paziente di migliorare la qualità e l’aspettativa di vita. La nostra ambizione è quella di partire dall’ambito pediatrico, per arrivare ad avere gli stessi livelli di efficacia anche nell’adulto.

Giovanni Alizzi

 

Eletto il nuovo Presidente della SICUT: è il Prof. Eugenio Cucinotta

La SICUT (Società Italiana di Chirurgia d’Urgenza e del Trauma) durante il 48° Congresso Nazionale, ha eletto il Prof. Eugenio Cucinotta, ordinario di Chirurgia Generale presso l’Università degli studi di Messina e Direttore del Dipartimento di Patologia Umana DETEV, Presidente per il biennio 2023-2024.

Fonte: accademiapeloritana.it

Di seguito le parole della sua candidatura:

Il mio obiettivo è di assicurare che la Società rappresenti sempre un luogo di incontro e di confronto in cui ciascun partecipante abbia l’occasione di esprimere il proprio punto di vista e comunicare la propria esperienza. Un progetto di “squadra” competitiva e motivata, gruppo omogeneo di Amici e Professionisti. Io spenderò il mio tempo e impegnerò tutte le mie forze affinché la SICUT abbia la funzione che più le si addice: quella di una Società al servizio della chirurgia e del territorio.

La SICUT è stata fondata nel 1982, riunendo tutti i chirurghi dedicati alla Chirurgia d’Urgenza, di Pronto Soccorso e del Trauma. La società ha l’obiettivo di favorire il progresso di questa disciplina sia nel campo scientifico che nella ricerca per la risoluzione di problemi a carattere organizzativo per un uniforme e qualificato progresso della ricerca e della assistenza socio-sanitaria. Si tratta di un’istituzione apolitica che ha lo scopo di tutelare il prestigio e gli interessi professionali dei cultori della Chirurgia e di favorire lo scambio di esperienza tra i chirurghi, promuovendo tutte quelle attività culturali e pratiche, universitarie ed ospedaliere, che si estendono dalla prevenzione al trattamento extra ed intra ospedaliero, iniziale e definitivo, delle situazioni acute.

Ornella Venuti

L’Ospedale pediatrico a Messina: sinergia UniMe, Policlinico e Gaslini

Si è tenuto lunedì 28 settembre nell’Aula Magna del Rettorato l’incontro presenziato dal dott. Paolo Petralia, Direttore Generale dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova e Presidente dell’Associazione Ospedali Pediatrici Italiani  (AOPI), in cui si è discusso il tema: “Una opportunità in più per il futuro: l’Ospedale pediatrico a Messina”. Hanno partecipato il dott. Gianpiero Bonaccorsi, Commissario Straordinario AOU “G. Martino”, il prof. Carmelo Romeo, Direttore Dip. Materno-Infantile del Policlinico di Messina  e il moderatore: il prof. Claudio Romano, docente di Pediatria.

Protagonista dell’incontro il “neonato” DAI Materno Infantile del Policlinico Universitario, che recentemente è entrato a far parte dell’Associazione Ospedali Pediatrici Italiani (AOPI). L’associazione si pone l’obbiettivo di promuovere lo sviluppo culturale, scientifico e gestionale delle strutture assistenziali dedicate alla cura del bambino e del soggetto in età evolutiva. Non solo, rappresenta anche punto di riferimento per le Istituzioni nella pianificazione, programmazione ed organizzazione delle politiche sanitarie pediatriche.

Il DAI Materno Infantile del Policlinico è stato riconosciuto come “Ospedale Pediatrico”, all’interno di una Azienda Ospedaliera Universitaria, e diventerà un punto di riferimento per il territorio, ed in particolare per la Sicilia Occidentale, per quanto riguarda l’assistenza pediatrica specialistica.

In occasione dell’incontro, il Rettore Prof. Salvatore Cuzzocrea, che ha presieduto l’evento, ha affermato:

Il miglioramento di Didattica, Ricerca ed Assistenza ci consentirà di fare sempre più squadra e contribuirà, inoltre, a rendere il nostro Polo pediatrico il punto di riferimento per la Sicilia e la Calabria, ponendo fine a interminabili viaggi della speranza“.

Da sinistra: Dott. Paolo Petralia, il Rettore Prof. Salvatore Cuzzocrea, Dott. Gianpiero Bonaccorsi. – Fonte: Unime.it

La sinergia fra l’Ospedale pediatrico messinese, l’AOPI ed il “Gaslini” consentirà di avere risposte specifiche e veloci per i piccoli pazienti. Con esse anche una struttura a misura di bambino costituita da professionisti competenti, specialisti in pediatria ed in tutte le discipline connesse e strumenti adeguati per le esigenze dei bambini e delle loro famiglie” – ha detto il dott. Petralia.

Lo stesso ha poi sottolineato come l’obiettivo sarà quello di offrire non soltanto le “migliori cure”, ma anche il “modo migliore per essere curati”, ricordando che esiste già una valida collaborazione tra il Gaslini e il Policlinico che vede impegnati in prima linea i medici della Chirurgia Pediatrica.

Si prospettano dunque ulteriori possibilità per accrescere il bagaglio di tecniche e competenze utili a formare le nuove generazioni di medici, potendo assicurare anche continuità nella cura ospedaliera ai piccoli pazienti.

Insomma, si tratta di un traguardo ricco di orgoglio per tutta la comunità accademica, oltre che per la città di Messina tutta.

Georgiana Florea

MC20: due ex-studenti UniMe nel team di progettazione

Eleganza, affidabilità, performance: queste le parole chiave che hanno sempre caratterizzato una delle case automobilistiche italiane più prestigiose e amate dagli appassionati di motori nel mondo.
Quando Alfiero Maserati, nell’ormai lontano 1926, debuttava alla Targa Florio, probabilmente non immaginava un tale successo del marchio che prende il suo stesso nome e andrebbe sicuramente fiero del lavoro compiuto da allora dall’azienda modenese.

Fonte: https://www.maserati.com/it/it

Il Tridente, infatti, si è appena rimesso in gioco sviluppando un concept di automobile totalmente moderno e da sogno: parliamo della nuova Maserati Corse 2020.
Dopo l’era Gran Turismo, Maserati propone ancora una volta un nuovo progetto 100% made in Italy che ci parla di qualità, efficienza ed al contempo è motivo di vanto.

Per UniMe il vanto è però doppio: a lavorare alla nuova supercar, infatti, ci sono stati due ex-studenti messinesi: Roberta Palastro e Antonio Frazzica che per 24 mesi si sono occupati del nuovo top di gamma della casa.
Al Maserati Innovation Lab gli Ing.ri Palastro e Frazzica hanno fatto parte di una squadra che ha visto coinvolti alcuni fra i migliori tecnici specializzati, designer ed esperti del settore. Punta di diamante sfruttata dagli specialisti del Tridente è il sistema Virtual Vehicle Dynamics Development, che include l’utilizzo di un simulatore dinamico tra i più avanzati al mondo e che ha permesso di sviluppare l’auto in così poco tempo.

La giovane Roberta Palastro si è occupata dello sviluppo di cerchi e pneumatici, partendo dal concept fino alla messa in pista.

Ing. Roberta Palastro

Antonio Frazzica invece, ha fatto parte del team Driving simulator ed ha collaborato alla progettazione dello chassis (sospensioni, gomme, sterzo, supporto motore, etc).

Ing. Antonio Frazzica

Ricordando la loro esperienza e formazione presso l’Ateneo Peloritano, solide basi e trampolino di lancio, i due invitano tutti gli studenti a “rincorre” i propri sogni in quanto, con impegno e sacrificio, prima o poi si possono avverare.

Basti pensare che loro ne hanno raggiunto uno che fa da 0 a 100 km/h in 2,9 secondi!!

Giovanni Alizzi

SLAM: qualificato per la finale europea il team UniMe

Traguardo sensazionale per il team UniMe allo Sport Law Arbitration Moot, tra le prime quattro squadre ad approdare alla finale Europea

sportlex.si
Fonte: sportlex.si

La qualificazione, come unica squadra Italiana alle fasi finali europee dello SLAM (Sport Law Arbitration Moot) non può che essere fonte di orgoglio per l’Università di Messina e soprattutto per il Dipartimento di Giurisprudenza dal quale provengono i giovani protagonisti.

Il team composto da Giuseppe Crivillaro, Alessandro Salvo e Martina Tulumello, partenariato da Olympialex, è stato affiancato in qualità di coach dal Professor Francesco Rende e di supervisor dalla Dottoressa Maria Paola Gervasi.

La squadra UniMe al completo.

L’obiettivo principale del progetto è quello di diffondere la nozione di diritto sportivo tra gli studenti e di offrire a questi ultimi l’opportunità di un coinvolgimento nella “pratica” con una vera e propria simulazione di un caso di arbitrato sportivo nella vita reale.

Il partner Olympialex, nato per semplificare il lavoro quotidiano dei professionisti del diritto sportivo, agevolando l’organizzazione del lavoro nell’industria sportiva, ha creduto e finanziato il team Messinese per la competizione (già finanziava la veterana Università degli studi di Milano), ed è anche sponsor della cattedra di Diritto Sportivo di UniMe.

Questa vittoria e affermazione a livello nazionale e internazionale non fa che altro che confermare le capacità del Dipartimento di Giurisprudenza di indirizzare, formare e specializzare i propri studenti, soprattutto nella “più giovane” cattedra di Diritto Sportivo e Diritto Calcistico, coordinata dallo stesso Professor Francesco Rende.

La competizione è stata organizzata dalla SportLex Law Institute, in collaborazione con l’Università di Lubjana, e ha richiamato moltissime Università sparse in tutta Europa. Alla Simulazione di arbitrato internazionale di diritto sportivo hanno partecipato 24 team che si sono sfidati sul tema predisposto dagli organizzatori, ma in finale sono arrivate solo quattro squadre: l’ Università di Maribor, l’Università di Belgrado, l’Università di Lubjana e – non per ultima – l’ Università di Messina.

A sottolineare la preparazione e la prontezza dei ragazzi del team, lo SLAM del 2020 è stato il primo a cui l’Università di Messina ha partecipato.

Alessandro Salvo, uno dei protagonisti e portavoce, ci ha raccontato:

Questo risultato è stato una vera sorpresa. Nonostante fosse per noi la prima volta e la preparazione sia stata sicuramente più “rapida” rispetto a quelle delle altre Università che oramai concorrono da diverso tempo a competizioni come questa, abbiamo comunque raggiunto un notevole traguardo.

Si tratta di un’esperienza unica sia dal punto di vista formativo che del lavoro di squadra; spesso stancante per via del lock down e della concomitante sessione invernale, ma sicuramente stimolante, soprattutto tenendo conto che i nostri coach non ci hanno potuti aiutare nello stilare le memorie.

Il team ha avuto circa un mese e mezzo per preparare il dibattito, basandosi non soltanto sulle conoscenze acquisite durante il proprio Corso di studi, ma dovendo anche approfondire le conoscenze in materia di Arbitrato Internazionale.

I ragazzi hanno curato, tutto in inglese, un complesso caso predisposto dagli organizzatori sulla partita di UEFA Champions League disputata dalle squadre FCF e FKI nella stagione 2018-2019, simulando un processo dinnanzi ad un collegio arbitrale FIFA. Il team ha stilato due memorie – una che difende la squadra di casa e una della UEFA che accusa – e ha esposto nell’arringa le violazioni di alcune norme del Regolamento Disciplinare UEFA, principalmente: l’invasione del campo di gioco da parte dei tifosi, la messa in scena di fuochi d’artificio e i disturbi della folla, contestate alle squadra FCF dall’amministrazione UEFA.
La squadra cosi ha trovato una chiave risolutiva, comparando la normativa attuale e quella contenuta nei vari precedenti giurisprudenziali, come anche nel Regolamento sulle Infrastrutture dello Stadio UEFA.

La giuria votante vantava docenti ordinari di materie giuridiche, arbitri e avvocati sportivi di calibro internazionale ed altri esperti di diritto sportivo. Tra i nomi degli arbitri internazionali più importanti che hanno dato disponibilità invece per la finale troviamo: Antonio Rigozzi, Ulrich Haas, Maurice Courvoisier, Despina Mavromati e Aleš Galič.

Il comitato ha valutato le varie esposizioni e ha eletto le quattro squadre che in fase finale dovranno discutere oralmente la causa nel contraddittorio (botta e risposta in lingua inglese) con “controparte”, dinnanzi ad un qualificato gruppo di giurati.

La finale si sarebbe dovuta svolgere il 7 e l’8 maggio del 2020 a Lubjana, invece probabilmente, si terrà nel mese di settembre tramite piattaforma online, dato il rischio pandemico ancora presente e l’internazionalità della gara. Ma in qualsiasi forma, i ragazzi promettono di “vender cara la pelle” per rappresentare al meglio UniMe in questa competizione. Dimostrazione che non è sempre necessario studiare fuori per portare risultati didattici ed extradidattici di spessore, come questo.

Alessandro aggiunge:

Il corso di Diritto Sportivo è cresciuto molto negli ultimi 2-3 anni e continua a farlo grazie al Professor Rende che dona linfa continua, organizzando attività varie quali la Settimana del Diritto Sportivo, il Laboratorio di Diritto Calcistico, il Processo innanzi al Collegio di Garanzia del CONI e la Simulazione di Calciomercato. Tra l’altro, settimanalmente, ci occupiamo anche di scrivere interventi (“Pillole di Diritto Sportivo”) per un parterre di avvocati, in diretta audio e video sulla pagina della radio dell’avvocatura.

A tutti gli studenti di Giurisprudenza appassionati ed interessati ad avvicinarsi al diritto sportivo di UniMe basterà mandare una email all’indirizzo dirittosportivounime@gmail.com. 

Giuseppina Simona Della Valle

La Commissione Giovani SIEDP si arricchisce con un giovane dottorando UniMe

Il Dott. Domenico Corica è il nuovo membro della commissione giovani SIEDP

Il Dottor Domenico Corica – Fonte: unime.it

Eccellenza tra i dottorandi UniMe

Grande riconoscimento per il Dott. Domenico Corica,  specialista in Pediatria e Dottorando di Ricerca in Biotecnologie Mediche e Chirurgiche (coordinato dal Prof. G. Squadrito, tutor Prof.ssa M. Wasniewska). È stato infatti recentemente nominato componente della Commissione Giovani della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP) per il prossimo biennio.

Il Dott. Corica lavora presso l’ambulatorio di Endocrinologia Pediatrica dell’U.O.C. di Pediatria (diretta dal Prof. G.B. Pajno) presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria “G. Martino” di Messina.

La nomina è frutto di una selezione sulla base dei titoli scientifici, sull’esperienza clinica maturata in campo endocrinologico e diabetologico, sulla partecipazione alla Diabetes, Obesity and Metabolism School della Società Europea di Endocrinologia Pediatrica (ESPE) nel 2017, alla Scuola di Perfezionamento in Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica della SIEDP nel 2018 ed alla ESPE Summer School del 2019.

Prossimi impegni della Commissione

Nel prossimo biennio la Commissione Giovani SIEDP, formata da sei giovani ricercatori italiani, si occuperà dell’attivazione di un network tra i centri di endocrinologia e diabetologia pediatrica, dell’organizzazione di un grant per Young Investigators di giovani di età inferiore ai 40 anni  e dell’implementazione di un osservatorio delle pubblicazioni scientifiche sul Journal Club a servizio della SIEDP, di cui il Dott. Corica sarà il responsabile.

Il fine dell’associazione è quello di migliorare la formazione e le conoscenze dei futuri specialisti e dei giovani specialisti pediatri endocrinologi e diabetologi Italiani, potendo così contribuire al costante miglioramento della salute e della qualità di vita dei bambini.

Al Dottor Corica i nostri miglior auguri, ad maiora.

Giuseppina Simona Della Valle 

AlmaLaurea 2020: tasso di occupazione dei laureati UniMe al massimo storico

Incremento esponenziale dell’employability dei laureati all’Università di Messina.

Con il comunicato del 12 giugno 2020, AlmaLaurea, la banca dati on-line dei laureati del sistema universitario italiano, svela i risultati delle indagini svolte quest’anno su un campione di 3901 soggetti, dimostrando una crescita rispetto a quelli della precedente rilevazione di circa il 6%.

Sotto i riflettori le scelte intraprese dagli Organi di Governo dell’Ateneo negli ultimi anni, il miglioramento dell’offerta formativa e i cambiamenti rivolti alle esigenze di studenti provenienti anche da paesi esteri. Su questo ultimo punto, lodevole la capacità di attrarre studenti stranieri pari ormai all’1.3% del totale (in crescita rispetto all’1% del 2019 ed allo 0.8% del 2018), rimasta invece invariata a livello regionale (0.6% nel 2019). Ottimo risultato se ricordiamo che a livello nazionale si è registrato un calo al 3.1% (3.5% nel 2019).

Altro dato importante dello studio si riferisce alla provenienza geografica degli studenti dell’Ateneo Peloritano. Una volta chiarito il contributo della favorevole posizione geografica nello stretto e, di conseguenza, la vicinanza alla penisola, anche su questo fronte si è registrata una flessione positiva: il 21.1% degli iscritti proviene da fuori regione (dato nazionale: 20.1%; dato regionale: 5.1%).

In evidenza la superiorità dell’Università di Messina rispetto alla media regionale, una valida scelta per gli studenti Messinesi e non.

Il tutto dimostrabile con il trend in costante miglioramento di tutti gli indicatori precedentemente richiamati, ai quali si associano il calo dell’età media dei laureati peloritani a 26.anni (rispetto ai 26.anni del 2019, media nazionale: 25.8; media regionale: 26.anni) e l’aumento al 51.9% dei laureati in corso (sotto la media nazionale ma nettamente superiore alla media regionale 44.7%).

Non trascurabili gli indicatori relativi al grado di soddisfazione degli studenti: nettamente superiore al dato regionale. Intervistati i neolaureati, ben il 90.1% (rispetto all’88.9% del 2019) ha espresso un giudizio di piena soddisfazione per quel che riguarda la loro esperienza, mentre il 68.3% dichiara che si iscriverebbe nuovamente all’Università di Messina. La valutazione circa l’adeguatezza delle aule ed in generale delle strutture disponibili, risulta l’unico dato negativo sulla media regionale.

Il dato relativo all’employability degli studenti messinesi

Lauree Triennali

Il tasso di occupazione è pari al 61% (dato regionale: 59.0%; dato nazionale: 74%). Coloro che hanno iniziato a lavorare dopo la laurea sono pari al 74% (dato regionale: 69.1%; dato nazionale: 58.4%).

Con soddisfazione si riscontra che il 66.8% dei laureati triennali messinesi ritiene che il proprio percorso di studi abbia facilitato la ricerca di una occupazione, dato superiore a quello regionale ed a quello nazionale. Apprezzabile sopratutto in relazione al mercato del lavoro siciliano non tanto favorevole o ampio come quello nazionale.

Lauree Magistrali

Il tasso di occupazione, pur mantenendosi al di sotto del dato nazionale, è aumentato sensibilmente al 54.2% (51.9% nel 2019),  invariato il tasso di occupazione nel medio periodo (5 anni dal conseguimento del titolo) sempre più alto nel primo anno dopo la laurea. Per quanto riguarda la retribuzione netta mensile si mantiene di poco superiore alla retribuzione media regionale. Anche qui si nota con soddisfazione che il 68.3% dei laureati (circa punti percentuali inferiori al dato nazionale) ha confermato l’importanza del percorso di studio nella ricerca di un impiego.

Il valore dell’Università oggi

Le valutazioni di AlmaLaurea 2020 ci delineano un’immagine perfetta del ruolo chiave dello studio universitario in una realtà come quella siciliana, in cui le scelte dei giovani diplomati ricadono maggiormente sul mondo lavorativo e meno su quello accademico.

Così facendo Almalaurea non esalta solo gli sforzi degli Organi Accademici dell’Università di Messina nel rendersi ogni anno più competitiva a livello nazionale, variegando i suoi percorsi di studi in funzione della richiesta del mercato; ma anche sottolineando l’importanza dell’orientamento nelle scuole superiori di secondo grado, per far comprendere ai liceali che iscriversi ad un corso universitario è un investimento per un futuro impiego stabile e una remunerazione superiore a quella media.

Fonte: almalaurea.it

Dal 13 Novembre 2019 c’è un aiuto in più! È infatti disponile sul portale di AlmaLaurea la nuova App per trovare lavoro: AlmaGo! L’applicazione permette di:

  • consultare le offerte di lavoro,
  • candidarsi,
  • conoscere nuovi colloqui di assunzione.

ed è stata creata appositamente per oltre il 90% dei laureati e per i 75 atenei che aderiscono ad AlmaLaurea.

 

Giuseppina Simona Della Valle