Dicembre: è ora di tirare le somme

 

image1Gli articoli a fine anno risultano spesso molto importanti. Sopratutto se articoli di opinione, a chi importa della tua opinione quando sei una studentessa che non studia giornalismo e non aspira ad essere giornalista professionista?

E quindi un grande, immenso, gigante punto interrogativo. Che cosa tratto? Come lo tratto? Avrò scritto bene? Ha un senso? È scontato? Ho provato a dare delle risposte a queste domande, ho pensato “se me le pongo, tanto vale provare a rispondere”, come ad un esame ti autoconvinci di essere preparato. La conclusione è che ho deciso che avrei dovuto scrivere quello che mi frullava in testa, riguardo le mie sensazioni in questo periodo dell’anno.

Dicembre è un mese particolare: fa più freddo, gli esami, le feste si avvicinano, gli esami, il buio pesto già alle 17.00, gli esami, la fine dell’anno, gli esami, le costanti domande “siamo già a dicembre?” e “che faccio a capodanno?”. Ma sopratutto ti ritrovi a pensare a come si è svolto quest’anno di vita, e ti chiedi come sarà quello successivo…i pensieri aumentano sempre a Dicembre. L’altro giorno ho letto un compito che dava uno psicologo ai suoi lettori: che cosa prevedi che succederà nella tua vita nel 2017? In che direzione stai andando?

Sulla base delle risposte a queste domande si possono suddividere le persone in tre categorie:

-I pessimisti che già incorniciano il loro 2017 con didascalia “MAI NA GIOIA”, assorbiti dall’ansia vedono il peggio in tutto, e in loro stessi

-Gli ottimisti che, al contrario, già immaginano campi di fiori ed unicorni nel loro florido futuro

-I realisti i quali vivono il momento, “alla giornata”, senza porsi grandi obiettivi, valutando giorno per giorno quello che gli accade, vivendo però, a volte, in maniera eccessivamente neutrale

E se invece dimenticassimo le categorizzazioni e pensassimo che tutti siamo tremendamente, inesorabilmente uguali e, chi in un modo, chi nell’altro, cerca la propria serenità?

Gli anni che abbiamo vissuto fino ad adesso dobbiamo sempre considerarli e vederli con occhi critici, analizzare ciò che vogliamo migliorare delle nostre abitudini ,capire se la nostra quotidianità è quella che ci appartiene, fare nostre le buone vibrazioni che fino ad adesso abbiamo ricevuto ed offrirne altrettante. Continuiamo a nasconderci dietro un dito, senza tener conto di come abbiamo vissuto l’anno appena passato, con le gioie ed i dolori, con le varie incazzature ed i “non ce la posso fare”, con le risate e le incomprensioni. Il gesto più umile e nobile che possiamo compiere è imparare da noi stessi: ascoltarci fino ad esaudire i desideri del nostro spirito.

Non nego di aver provato a rispondere (consapevole del fatto che tutto in fondo è incerto), e mi sono venute in mente altre due domande che non mi ero mai posta concretamente: come voglio vivere la mia vita? Che sensazioni voglio provare per trovare la serenità?

 

P.S.: dopo aver risposto a queste domande me ne verranno altre?

 

Giulia Greco

Abbatti lo stereotipo – Gli studenti di Giurisprudenza

Ed eccoci al secondo appuntamento di abbatti lo stereotipo sugli studenti universitari. questa volta tocca ai poveri giuristi o pseudo-giuristi continuamente stigmatizzati per colpa dei loro predecessori (bella Cicerò! grazie di tutto carissimo).

Capitolo 2 “lo studente di giurisprudenza”

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uno dei corsi di studi più colpiti dagli stereotipi in tutto il mondo senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (art. 3 comma 1 Cost.) è indubbiamente quello di GIURISPRUDENZA.

Bando alle ciance cominciamo subito con la disamina dei luoghi comuni (troppi, troppissimi!)

Quindi… Avvocato o magistrato?

Lo studente già dal primo anno si trova a dover rispondere a questa domanda, anzi ancora prima nel momento in cui comunica alle persone che chiedono cosa studierà. NO lo studente di giurisprudenza in buona parte dei casi NON VUOLE FARE NESSUNO DEI DUE. C’è una quantità infinita di altre professioni! Questo è il bello di questo corso di studi le vaste possibilità di scelta (quando e se si finisce il corso di studi)

Ma conosci tutti gli articoli a memoria? Come fate a studiare tutto a memoria?

Ma quali articoli? Di quali codici? Di quali decreti legge o decreti legislativi o del Presidente della Repubblica? Ora, scherzi a parte voi non avete idea dell’oscurità che si cela dietro un codice. No non studiamo a memoria, anzi in tanti non sanno cosa sia avendovi rinunciato alla prima o seconda pagina di istituzioni di diritto romano. In realtà la disciplina ce la ricordiamo per quante volte la ripetiamo e perché è tutto logico.

Dato privato mezzo avvocato!

NO. Poi altri 180000 materie , una tesi di laurea , 18 mesi di praticantato , un esame di Stato scritto e FORSE ( se sei fortunato ) un orale e poi sì, potrai dire AVVOCATO. Regole valide anche per chi prova magistratura o procuratore di Stato. Privato I è solo l’inizio. lawandorder01

Ci sono più avvocati a Messina
che in tutta la Sicilia…. “Quindi poi vai a lavorare nello studio di papà/mamma?”

Si , sfortunatamente lo sappiamo bene. Ma che colpa abbiamo noi?!
No non per forza abbiamo lo studio già avviato perché come abbiamo detto al punto uno non necessariamente seguiremo le orme dei nostri genitori.

E poi , eventualmente, che problema avete col fatto che vogliamo continuare l’attività familiare? E non tutti hanno dei genitori che lavorano nell’ambito giuridico.
La scelta di giurisprudenza deve essere indipendente dalla prospettiva lavorativa o influenze di terzi.

Basta guardare come siete vestiti per capire che studiate giurisprudenza

Partendo dal presupposto che noi non studiamo giurisprudenza ma IL diritto. Detto ciò questa discriminazione è alquanto illegittima, l’abito non fa il monaco e in facoltà non tutti vengono in giacca e cravatta o abitino e tacchi.

La maggior parte del nostro tempo è vestito di una calda e comoda tuta che diventa un tutt’uno con la nostra pelle. I più arditi utilizzano un “plaiddino” come mantella o come copertina di Charlie Brown. Quindi finitela di etichettarci come snob, siamo solamente presuntuosi!tumblr_nkipn8lren1rdzuduo1_500

Ammettilo non sapevi che fare..

Non sei tu a scegliere giurisprudenza, è giurisprudenza a scegliere te. La forza magnetica del diritto è più forte di quanto si possa immaginare, si è vero ci sono studenti che ripiegano su questo corso ma poi si innamorano……o si buttano nello stretto. Ad esempio è risaputo che coloro che non sono riusciti a passare il test di medicina poi puntano sul diritto ecco qualcuno che non ha le idee chiare su cosa studiare.

Già ti chiamano avvocato…

Qui siamo vicini ai nostri “colleghi” di medicina condividiamo questo funesto destino di essere appellati dal primo giorno di università; si scatena così una marea infinita di gesti apotropaici che diventano poi la routine che segnerà i nostri giorni da studenti universitari e farci credere la laurea sempre più lontana. Siamo persone sensibili con un cuore.

 

                Arianna De Arcangelis

Giulia Greco

 

Racconti di Natale: percorso di una studentessa esaurita

15554800_10211319473492230_2059214911_nAh, il Natale! Luci colorate dappertutto, Babbi Natale che spuntano in ogni dove, gente che va in giro carica di pacchetti e pacchettini. Tutti, verso novembre, cominciamo a lamentarci (e quannu mai) delle chiacchiere che si avviano su questa festa ma, alla fine, la sua magia si sparge in tutta l’aria.

C’è chi lo sente ancora tanto, come quando era bambino, chi lo sente un po’ di meno, chi invece si proclama il Grinch. Ognuno lo vive a modo suo. Chi pensa ai regali per farli perfetti, chi non li fa proprio; chi pensa ai nonni che non ci sono più e chi li ha ancora, seduti al proprio tavolo; chi già pensa a capodanno e chi il capodanno lo passa a casa da un bel di anni.

In questo dolcissimo calderone, ci sono anche gli studenti. Che, diciamocelo, fanno delle proprie vacanze di Natale paradiso e inferno.

Perché, dai, entriamo tutti in vacanza. Ma, il vero problema è non farsi seppellire dai sensi di colpa.

O no?

Periodo Pre-Natalizio: Chiudete gli occhi, (ma non davvero che non sennò non potete leggere) ed immaginate una fredda serata d’autunno. È novembre, le foglie cominciano a seccarsi e a cadere dagli alberi e al posto loro? LE LUCI. Si, il periodo pre natalizio è, per antonomasia, quello più difficile da affrontare, specie per lo studente che è in piena sessione e che l’appello di dicembre non lo può saltare (perché oh, in estate mi dovevo abbronzare). La reazione è immediata. Inizia a sfogare la sua frustante condizione da “vorrei cantare anch’io jingle bells ma non posso”, scagliandosi contro qualsiasi addobbo a intermittenze colorate, palle di neve (che poi è sempre polistirolo sbriciolato), festoni glitterati e canti di Natale. Si rinchiude in casa, a riparo da questa atmosfera, lì sa di poter studiare senza sentirsi in colpa per non poter prendere parte al preludio del compleanno del Creatore.

Bussano alla porta. È tua madre con un panettone gigante: “l’ho preso senza canditi, come piace a te”.

Il 24: Finalmente. Finalmente la sveglia non suona. E, come è andata è andata, iniziano le tue vacanze di Natale. Stai là, a sgranchirti, prendi il caffè, ti rimetti a letto, puoi fare quello che vuoi, le coperte sono tue… BIIIIIIIPPPPPP!!!! No, era solo un sogno. Ti alzi, scendi dal letto, corri, corri gazzella corri, esci confuso di casa, mezzo in pigiama. Devi ancora fare tutti i maledetti regali e, tra l’altro, incontrare tutte le persone alle quali devi consegnargli. In pratica, il giorno della vigilia, passi da un appuntamento all’altro (della durata di 30 secondi ciascuno), prendendo un caffè con ogni tuo amico, dando il regalo, scartando il tuo e scappando al prossimo incontro, alla velocità di Beep- beep quando è inseguito da Willy il Coyote. Ma non finisce qua: devi passare da alcuni parenti, aiutare tua madre che urla che non fai mai niente e ‘’questa casa non è un albergo!’’ (ma come?! Se fino a ieri avevo esami! Ma siete seri?). La vigilia è l’uragano Katrina: ad un certo punto ti ritrovi con il bicchiere di spumante in mano mentre urli ‘’Buon Natale!’’ e non sai nemmeno tu quando è successo. Una sorta di Inception dello studente medio. I più forti se ne vanno a giocare anche a carte dagli amici, tutti gli altri svengono sul divano, all’01:00, dopo il secondo bicchiere di Brut.

-Natale: È mattino presto ed è finalmente arrivata la famosa “mattina di natale”, quella che nei film Americani è descritta più o meno cosi: Apri gli occhi, guardi fuori dalla finestra e scende la neve (facciamo finta che qui da noi non ci siano 20 gradi a dicembre). Dopo aver goduto della bellezza del panorama, che la tua finestra ti offre direttamente dalla primissima fila del tuo letto, ti alzi e corri giù per le scale (si, perché gli Americani scendono sempre freneticamente le scale la mattina di Natale) per andare a scartare i regali che Babbo Natale ha lasciato lì per te. Poi pranzo, canti di Natale e cari saluti.

A te, che l’America l’hai vista solo in tv, succederà più o meno questo: È mattino, ma non troppo presto (devi ancora smaltire il Brut di ieri sera) guardi fuori dalla finestra e, anche quest’anno, “fanculo Babbo Natale, due gocce potevi mandarle anche a noi”. Ti alzi ed assisti all’invasione dei parenti (che manco nei peggiori film di zombie). Si, perché il giorno di Natale si cucina tutti insieme e allora tutti, grandi e piccini, alle prese con le infornate di pasta al forno e lasagne. Comincia il pranzo che finisce circa alle 17.00. Si gioca a tombola che “oh ma il 47 è uscito?”.

Il giorno di Natale è fatto per gioire; Il panettone, il pandoro, i regali, le luci e poi? Prima del collasso generale guardi sotto l’albero. È una lettera. Firmata da Babbo Natale in persona che fa più o meno così “Caro amico, Natale è passato ma i CFU io non li regalo mica…”.

ED È SUBITO ANSIA.

-Periodo Post- Natale: Il 26 (che è rosso sul calendario quindi guai a chi lo tocca), ti corichi pensando ‘’dai, mi sono riposato questi due giorni, ora qualcosina al giorno la faccio fino al 31, così non rimango indietro’’. I giorni dal 27 al 31 hanno quella nebbiolina di incertezza, non sono vacanza, non sono propriamente giorni lavorativi (‘’ non è un cane, non è un lupo, sa soltanto quello che non è’’ cit.). Non essendo più a scuola, quindi, non ti senti in pace con la tua coscienza se non fai proprio niente. E quindi cedi. Il 26 sera punti la sveglia per le 09:00 a.m. del giorno a seguire. Il 27 ti svegli alle 14, panico, ti alzi (con ancora la bavetta alla bocca), ti lanci alla scrivania, ti siedi e la mamma ti chiama per il pranzo (in cui vengono serviti i rimasugli dei giorni precedenti, che come caspita fanno ad essere così buoni?!).

Dopo il pranzo sai che dovresti studiare, lo sai, ma su Rai2 c’è il film della Disney e vuoi stare un po’ accucciato sul divano… Rinvii alle 16. Ti addormenti. Le 18. Ti chiamano gli amici. Vabbè, dai. Per oggi niente… Domani. E domani diventa (magicamente) il 7 gennaio. Ma mannaiaaltacchinoripieno, ma come posso fare sempre il solito errore?, sarà il pensiero di quella mattina.

Capodanno: 3… 2… 1… “Ma tu che fai a Capodanno”?  Ecco a voi il cliché dei cliché, la domanda delle domande, l’ansia madre di tutte le ansie. Organizzare il Capodanno è una roba delicatissima. Cosa che per tutto l’anno pensi di essere diventato l’eremita del secolo per poi, di colpo, ritrovarti sommerso di proposte che manco fossero usciti dal letargo pure gli orsi a festeggiare.

E tu sei lì, che sei sopravvissuto al pre natale, alla vigilia, al Natale e pure ai postumi del Natale. Sei lì, coi sentimenti più contrastanti del Referendum di Renzi fra il SI, vengo a ballare e il NO, devo studiare.

Ma alla fine, diciamocelo pure, se Renzi lo avesse fatto così il Referendum, lo avrebbe pure vinto. E allora SI, vengo a ballare perché Capodanno vien una volta l’anno e A E I O U Y… SASUELAAA SASUELAAA, E PEDRO PEDRO PEDRO PEDRO PÈ.

Sono le 8.00 del mattino, tu non sai manco chi sei.

“La pacchia è finita, mi faccio un Capodanno nel letto e poi vado a studiare”.

-Epifania: E arrivi alla fine. Sopravvivi di stenti fino al 6 gennaio, il giorno in cui, forse, senti di più ‘’l’atmosfera natalizia’’. Dopotutto, si sa, le cose si apprezzano quando si perdono… o no? Quando ti alzi, con molta probabilità, o tua madre ha già fatto sparire l’albero e ogni Babbo Natale, o la trovi accerchiata da scatoloni che con una mano posa le decorazioni e con l’altra passa l’aspirapolvere. La guardi e pensi come possa essere già tutto finito. Pic! Già fatto? Così, senza nemmeno avvertire? Senza fare una chiamata? Non sono pronto. Amo il Natale. O, quanto meno, non amo che finisca. Ma è finita: non hai più scuse. I più forti hanno ricominciato il 3 gennaio a studiare, tu non sei tra loro. Sei tra i deboli, sei tra quelli che ‘’vabbè ormai, sai che ti dico? Fanculo, ricomincio il 7’’. Quindi lo sai, lo sai che il 6 è l’ultimo giorno. La tua coscienza, quella cara amica, quella vocina che non si è stutata manco per un minuto (oddio, forse durante la sbronza di capodanno anche per più di un minuto) te lo sussurra mentre lo guardi sparire: ‘’Eccoti qua, piccolo scemo. Ci siamo. Non puoi più rimandare. THIS IS SPARTA.’’. Quieto, vai alla tua scrivania, guardi le date degli esami: piangi. Sì, potevi pensarci il 27. Potevi non smettere mai. Ma è inutile versare lacrime sui libri: è giunto il momento. Ora a noi due, sessione di febbraio. Da domani si ricomincia.

Ed è subito Pasqua.

 

Ma, sapete che vi diciamo, ragazzi? Godetevele tutte, le vacanze. Non privatevi di nulla. Arrotolatevi nei plaid fino a diventare bozzoli perfetti, arenatevi sui divani guardando cartoni animati mentre bevete la cioccolata calda e le lucette dell’albero vi fanno da sfondo. Andate a giocare a carte, litigate su chi ha parlato con il morto a Cucù, scegliete all’ultimo la vostra notte di capodanno (non procreate, per favore) e riposatevi. Godetevi l’anno che finisce (UNA GIOIA, 2016 DI ME***) e l’anno che inizia.

15595901_10211319473532231_329098258_oChe tanto, volenti o dolenti, non saremo mai in anticipo con lo studio e tutti, dal secchione al fuori corso, in fondo, siamo degli SdM.

Buon Natale!

Elena Anna Andronico

Vanessa Munaò

Elezioni studentesche: l’esito del ricorso

10362861_868989786452670_1257934179361652496_nIl Tribunale Amministrativo Regionale di Catania si è pronunciato: respinta l’istanza cautelare inerente l’esclusione della lista SIRIO dalle elezioni dei rappresentanti degli studenti in seno agli organi collegiali indette per il giorno 22 e 23 novembre 2016, a causa di irregolarità nell’autentica delle firme.

Ormai da giorni completate le procedure di scrutinio e verbalizzazione relative alle elezioni dei rappresentanti degli studenti, ora l’Università procederà alla proclamazione degli eletti secondo quanto già annunciato nei comunicati ufficiali.

Qui consultabile l’esito

 

CUS de PRÉCISION

foto1“C’est la précision qui fait la différence!”. In uno spot degli anni ’80, l’ex fantasista francese della Juventus, Michel Platini, regalava questa straordinaria citazione, ovvero  “è la precisione che fa la differenza”. La partita tra CUS e Kaggi, infatti, può essere semplificata in questa breve dicitura.

Alle ore 14,30 di domenica 11 dicembre 2016, al campo “N. Bonanno“, l’arbitro Garzo della sezione di Messina, dà il fischio d’inizio alla settima giornata del campionato di terza categoria.

In un primo tempo noioso, caratterizzato più da sterili attacchi che da attente difese, vi è ben poco da raccontare, se non due interventi di Denaro (estremo difensore del Kaggi) su Lombardo, il primo su un diagonale dal vertice dell’area e il secondo deviando sul palo un calcio di punizione con un fotografabile colpo di reni. Il tutto rispettivamente a inizio e fine prima frazione di gara. Per il resto dei primi 45 minuti, solo possessi inconcludenti da ambedue le parti. Kaggi inoperoso in zona offensiva, CUS più vicina al vantaggio, ma il primo tempo si conclude 0-0. Manca ancora la precisione.

Il secondo tempo sembra avviarsi sulle orme del primo: nel primo quarto d’ora tanto giro palla e poche conclusioni nello specchio delle porte. Tuttavia la stanchezza inizia a farsi sentire, soprattutto tra i padroni di casa, i quali, a causa di clamorosi cali di concentrazione, concedono due limpide occasioni da gol non sfruttate, dolosamente, dagli ospiti ed entrambe con Cortese. Il 7 del Kaggi, infatti, presentandosi totalmente solo dinnanzi a Battaglia calcia prima a lato del palo e subito dopo alto sopra la traversa in un tentativo di pallonetto. Manca ancora una volta la precisione. Tra una sostituzione e l’altra, è da segnalare una straordinaria azione del CUS, figlia di un gioco a due tra Di Bella e Fiorello, con il tiro al volo da fuori area del 9 che sfiora il palo e va sul fondo a portiere incolpabilmente battuto. Peccato, ma è la precisione a far la differenza.

foto2Quattro minuti di recupero. Esattamente al 93esimo, si sblocca il punteggio in favore degli universitari: Lombardo, che (complice la squalifica di Creazzo) porta sulle spalle il numero 10 e non sarà un caso, pesca dal cilindro un meraviglioso destro dai 20 metri che si insacca all’incrocio dei pali! 1-0! L’ultimo minuto di gioco è solo rammarico per il Kaggi che non è riuscito ad ottimizzare le palle-gol avute nel secondo tempo ed è, invece, gioia pura per il CUS che della precisione ne ha appunto fatto la differenza, aggiungendo altri 3 importantissimi punti alla propria classifica e nuovamente nei minuti di recupero. Adesso la classifica è più affascinante che mai: tre squadra a 15 punti (Fasport, Real Zancle, Stromboli) e subito dopo, a 13 punti, CUS UniMe e Arci Grazia.

Domenica prossima i ragazzi di mister Smedile saranno ospitati dallo Stromboli, in una trasferta tanto impegnativa quanto fondamentale, vista la posizione ai vertici della classifica di entrambe le squadre.

Nella settimana che verrà, in cui il mercato dei trasferimenti giocherà un ruolo di primaria importanza, il CUS dovrà prepararsi in modo ottimale per la trasferta eoliana per continuare a sognare.

Formazione CUS (4-5-1): 1 Battaglia; 2 Russo, 4 Iacopino, 5 Occhipinti, 3 Arena; 8 Iamonte, 10 Lombardo, 6 Tiano, 7 Vinci, 11 Carbone; 9 Di Bella.

12 Lo Voi, 13 Morabito, 14 Cardella, 15 Fiorello, 16 Singh, 17 La Torre, 18 Caputo.

Mirko Burrascano 

Abbatti lo stereotipo – Gli studenti di Medicina

immagine_post_elenaAh, ma come abbiamo fatto a non pensarci prima? COME? Avevamo sotto il naso la crème degli stereotipi e non ci abbiamo mai fatto caso.

Poi, un giorno, è apparsa dal nulla (le “apparizioni dal nulla” sono la benedizione e la maledizione di questa rubrica, esattamente lo stesso modo in cui è nata. Un saluto, Micalizzi!).

Almeno una volta nella nostra carriera universitaria, ci sarà capitato di screditare gli altri dipartimenti e, perlomeno, ci sarà successo di essere vittima dei cliché abbottonati ad ogni facoltà.

E, in effetti, gli studenti universitari si affibbiano a vicenda dei luoghi comuni: nell’aria riecheggiano leggende di ogni tipo e storie apocalittiche.

E quindi, ca**, perché non ci abbiamo pensato prima ad abbatterli uno ad uno?!

Per questo motivo, con questo pezzo, inauguriamo una serie di articoli dedicati allo studente universitario di ogni facoltà, abbattendo gli stereotipi loro appioppati.

  • Capitolo 1: “Lo studente di medicina”

Fin dai primi anni di vita, lo studente di medicina non colora il maxi album, ma appone crocette a matita sugli Alpha Test.

Eh sì. Sembra che noi non nasciamo con la camicia, ma con il camice. La verità è che siamo solo degli sprovveduti che si divertono ad inseguire gli altri bambini con un coltello in mano. Ecco, diciamo che, con il passare degli anni, impariamo semplicemente ad usare quel coltello in modo benefico (o diventiamo dei serial- killer… ci vuole anche culo nella vita, eh).

Siamo degli intrepidi che si preparano al test di ingresso da una vita, illudendoci che sia questo lo scoglio da superare e ignorando i sei anni che ci separano dalla laurea.

Una volta “entrati”, noi studenti di medicina siamo tra i più odiati (sarà anche che tra noi, se potessimo, ci stiletteremmo il cuore un giorno sì e l’altro pure): siamo l’élite universitaria (si sente il sarcasmo che trasuda?) e che tutto può e, per par condicio, anche i più bersagliati da stereotipi.

Ecco a voi, quindi, i 6 stereotipi dello studente in medicina, finalmente, sfatati!

  • Subito dopo il primo giorno di lezione, vi considerano DOTTORI.

In famiglia, tra amici, l’appellativo è questo ed è motivo di pavoneggiamento.

Il problema arriva quando tutti chiedono consigli terapeutici, ma, soprattutto, quando il nonno si avvicina e dice entusiasta: “Dottore, fammi tu la puntura!”. È il panico. Tutta la soddisfazione di sentirsi medico svanisce, l’ansia si impossessa del corpo e la mente pensa che solamente il giorno prima ha imparato la parola “sternocleidomastoideo”. Ed allora che con voce un po’ delusa, lo studente spiega che ancora non sa farla e che ne ha di strada da fare per essere chiamato “dottore”.

  • Parlano di “schifezze” ovunque e con chiunque.

Ogni studente di medicina che si rispetti, durante i grandi pranzi/cene, delizia i presenti con discussioni su infezioni, pustole e appare anche divertito mentre gli altri smettono, disgustati, di mangiare. Oppure, mentre c’è l’intervallo di fine primo tempo, con nonchalance, racconta delle operazioni che ha visto, di sangue, di visceri che schizzano via dappertutto.

Nel momento in cui l’universitario si ritrova a guardare una partita da solo o con una tavola vuota, subentra l’imbarazzo e la finisce, capendo che è il caso di parlare di “schifezze” esclusivamente con i colleghi.

  • Sono tutti figli di medici.

In facoltà, non è raro incontrare studenti che intraprendono la stessa carriera dei genitori e non è nemmeno assurdo incontrare chi usa il cognome del parente per il superamento di un esame.

Ma il buon 50% degli iscritti è un avventuriero con dei genitori che fanno tutt’altra professione.

E, quindi, FUCK THE SISTEM!

  • La Calligrafia.

Leggenda vuole che tutti i medici ed i futuri medici hanno una calligrafia illeggibile e traducibile solo, FORSE, con l’ausilio della stele di rosetta. Tale leggenda vuole, ancora, che solo i farmacisti siano in grado di tradurre tale scrittura (e questo è un altro bello stereotipo che abbatteremo). BEH, non è così. La verità è che, chi più chi meno, si arriva all’università e alla specializzazione con una bella scrittura. I primi anni, come gli studentelli di qualsiasi facoltà, anche loro si impegnano al fine di produrre degli appunti che siano PERFETTI, sistemati, puliti. Poi ti iscrivi all’Unime. Questo comporta compilare pagine e pagine di libretti universitari per attestare la presenza. Poi diventi MEDICO. Questo comporta compilare ricette su ricette, certificati su certificati. La sentite tutti? È la svogliatezza che subentra. Ad un certo punto, la mano parte da sola che non lo sa manco lei quello che sta scrivendo, lo fa e basta. Sanno scrivere bene, solo che si scocciano farlo.

  • Sono TUTTI degli Arroganti So-Tutto-Io.

Perché LORO fanno 6 anni, perché LORO studiano su libri enormi, perché LORO salvano vite. Beh, un pochino (poco però, eh) speciale ti senti se pensi che il tuo futuro consiste nel salvare la vita delle altre persone. Ma da qua a decantare le tue doti da Veronesi ne deve passare acqua sotto i ponti. Quindi sì, bisogna ammettere che la maggior parte degli studenti in Medicina ostenta giorno e notte le sue abilità (nello scassare la minchia).  Però ci sono anche le eccezioni. Gli umili, insomma, quelli che si fanno il loro e basta. Sono pochini, ma ci sono (e, sembra, finiscano tutti a lavorare per UniversoMe). Anche se, a onor del vero, anche a loro vengono, talvolta, i 5 minuti di megalomania (ma questo perché tutti si fa parte della specie ‘’esseri umani’’). Quindi no, amici delle altre facoltà, cercate meglio che quelli simpatici li trovate.

Elena Anna Andronico

Jessica Cardullo

Oggi in sala: ”Genius”, storia di uno scrittore nascente

genius

“Ho scritto cose strappate a forza dalle mie viscere e tu dici che non c’è spazio?”

Nella New York di fine anni venti, Max Perkins (Colin Firth), editor della Scribner’s Son, dopo aver portato alla luce scrittori del calibro di Fitzgerald ed Hemingway, ha il suo primo incontro con Thomas Wolfe (Jude Law); il ragazzo, con la passione per la scrittura ed un carattere eccessivo, è autore di un enorme manoscritto dal titolo “O Lost”, continuamente rifiutato da qualunque casa editrice. Sarà proprio Max, l’unico a leggere ed apprezzare l’opera e l’autore stesso, a cui sarà legato non solo dalla collaborazione lavorativa ma soprattutto da un profondo rapporto d’amicizia.

Il film di Michael Grandag racconta la storia vera della nascita letteraria di Wolfe ed è basato sulla biografia “Max Perkins. Editor of Genius”.

Punto focale della pellicola non è tanto la figura dello scrittore, bensì il rapporto quasi morboso che si crea tra quest’ultimo e l’editor; Thomas vedrà in Max una guida, un padre, un amico e Max sarà a sua volta attratto da quel “ragazzetto” dal carattere acceso e così differente dal suo, il tutto porterà alla creazione di un legame destinato a durare nel tempo.

Dal punto di vista tecnico il film è realizzato perfettamente. Ottime la regia, la sceneggiatura e la fotografia. Magistrale l’interpretazione di Colin Firth nei panni dell’editor, professionale e umano al tempo stesso; così come quella di Jude Law che interpreta perfettamente lo scrittore dal carattere tormentato. Meno presente ma altrettanto brava Nicole Kidman, che interpreta la compagna dello scrittore, innamorata ma messa in secondo piano rispetto al lavoro dell’uomo che ama e al suo rapporto con l’editor.

Il film merita di esser visto, anche se nel complesso non riesce ad emozionare particolarmente il pubblico, in quanto presenta una narrazione quasi sempre piatta e non sono presenti particolari colpi di scena .

 

Benedetta Sisinni

CUS Di Bella speranza!

15388635_10211491726273882_1275348914_oL’anticipo della sesta giornata del campionato di terza categoria di Messina vede affrontarsi Casalvecchio e Cus Unime nel campo di Santa Teresa alle ore 14,30 di sabato 3 dicembre. I ragazzi della squadra universitaria arrivano a questa partita con la giusta concentrazione, dopo una settimana di precisi e attenti allenamenti, ma non senza delle difficoltà tattiche, visti i molteplici infortuni che si sono susseguiti nelle ultime uscite. Già dall’arrivo al campo di gioco, mister Smedile trasmette ai suoi quella grinta e quella determinazione per cercare di ottenere un risultato positivo in quella che si preannuncia una trasferta non poco problematica. Al fischio d’inizio la concentrazione è alta tra i ragazzi universitari. E il campo lo dimostra: trame di gioco ragionate e inserimenti tattici come studiato in settimana. Il punteggio si sblocca alla mezz’ora in favore del CUS, con una punizione magistrale di Lombardo che piazza la palla all’incrocio dove il portiere non può proprio arrivarci. 0 a 1, ma la partita è ancora lunga. Infatti, è la squadra di casa che prova a riagguantare il risultato, trascinata dal proprio Capitano, Crisafulli, il quale prima centra la traversa su punizione e poi trasforma il rigore, causato da un ingenuo tocco di mano di Creazzo (ammonito), che vale il pari proprio allo scadere della prima frazione di gara.

Il secondo tempo comincia nel peggiore dei modi per gli universitari: espulso Creazzo per somma d’ammonizioni e successivamente è proprio mister Smedile ad essere allontanato dal campo dall’arbitro per eccessiva foga. I padroni di casa prendono coraggio e con l’uomo in più sfiorano più volte il vantaggio, ma un attento Battaglia e un superlativo Iacopino, negano loro questa possibilità. Ed è proprio quest’ultimo, Capitano del CUS, a prendere letteralmente la squadra per mano e da vero leader trasmette la necessaria tenacia a ognuno dei suoi compagni. Quando mancano 15’ al termine della partita, entrambe le squadre risultano provate dalla stanchezza e dall’esaurimento dei tatticismi. La partita, ancora in bilico, offre occasioni da un lato e dall’altro ma senza essere capitalizzate, tant’è che i due allenatori iniziano la routine delle sostituzioni per spezzare un po’ il ritmo. La paura di perdere questa partita è tanta, troppa. Il colpo di scena giunge nell’ultimo minuto del recupero concesso dal Sig. Frassica, quando su una verticalizzazione di Caputo di prima intenzione, il bomber Di Bella incorna la sua quinta marcatura stagionale anticipando il portiere avversario e regalando al CUS la prima vittoria esterna di questo campionato e la terza in totale. Punteggio finale 1-2, incontenibile la gioia dei ragazzi dell’UniMe, che ora vedono il primo posto della classifica distante appena 3 lunghezze. Un’importantissima vittoria che dà morale in vista della prossima partita, dove in casa verrà ospitato il novellino Kaggi. Oggi, intanto, non possiamo che goderci un CUS “Di Bella” speranza.

Formazione CUS (4-5-1): 1 Battaglia; 2 Russo, 4 Iacopino, 5 Occhipinti, 3 Arena; 11 Singh, 7 Vinci, 6 Lombardo, 8 Fiorello, 10 Creazzo; 9 Di Bella , 12 Bruno, 13 Carbone, 14 Tiano, 15 Monterosso, Lo Voi, 17 La Torre, 18 Caputo.

Mirko Burrascano 

Suicide Squad, dai fumetti al film: l’affascinante mondo dei cattivi

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Il 6 dicembre 2016, esce il Dvd del film ‘’Suicide Squad’’, opera cinematografica che ha riempito le sale quest’estate.

Con un cast stellare e diversi record al botteghino, Suicide Squad, è una pellicola basata sui cattivi dei fumetti firmati DC Comics. Per la prima volta nella storia del mondo sono proprio i cattivi quelli che salveranno la terra: dopo la morte di SuperMan e la sparizione di BatMan, non c’è nessun altro a cui il governo americano può rivolgersi.

Ai cattivi, però, non viene dato niente in cambio: nessun premio, nessuna gloria, nemmeno la libertà. Loro sono stati crudeli, quindi o obbediscono o verranno uccisi. A tutti loro, infatti, viene impiantato un cip sotto pelle: se provano a ribellarsi, boom, saltano in aria.

Ci mancava, penserete voi: dopotutto stiamo parlando delle menti più contorte e folli che ci hanno sempre spaventati, fin da bambini. Infatti, la Suicide Squad (Squadra Suicida) è formata da: l’ex-psichiatra Harley Quinn (Margot Robbie), il cecchino mercenario Deadshot (Will Smith), l’ex-gangster pirocinetico El Diablo (Jay Hernandez), il ladro Capitan Boomerang (Jay Courtney), il mostruoso cannibale Killer Croc ( Adewale Akinnuoye-Agbaje) e il mercenario Slipknot (Adam Beach).

A loro si uniscono anche la dottoressa June Moone, un’archeologa posseduta da un’antica entità malvagia nota come Incantatrice (Cara Delevigne) e Katana ( Karen Fukuhara), mercenaria in possesso di una spada mistica.

C’è anche il Joker (Jared Leto) che, da dietro le quinte, segue la squadra: il suo unico obiettivo? Liberare Harley Quinn e riprendersela con sé (figuratevi a lui quanto può fregare di salvare gli esseri umani).

È interessante vedere come, fin dai primi minuti del film, si resta affascinati e si scatena un innamoramento nei confronti di questi pluriomicidi: chi l’ha mai detto, dopotutto, che non provano alcun sentimento? Con il susseguirsi della storia scopriamo proprio questo: tutti loro hanno amato qualcuno più di loro stessi e tutti loro, inevitabilmente, lo hanno perso.

Ma per chi è appassionato di fumetti, cosa è cambiato? Ovviamente questi personaggi, a prescindere dall’aspetto che mai poteva essere assolutamente uguale a quello dei disegni, sono stati umanizzati, sono (forse) meno folli del fumetto.

Obiettivamente alcuni cambiamenti sono obbligati: una pellicola non potrà mai essere fedele ad anni e anni di fumetti. Il fulcro di ogni personaggio rimane indenne, dalle loro perversioni, alle manie, all’istinto quasi suicida e la sintesi delle loro storie individuali è assolutamente fedele.

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Due personaggi in particolare sono stati, da alcuni, criticati: la coppia (che scoppia?) Joker- Quinn. Nei fumetti, infatti, Harley Quinn è una donna completamente sottomessa, che ama le violenze imposte dal Joker, che quasi si diverte a provocarlo pur di farsi fare del male.

Il Joker, d’altro canto, non sembra innamorato, nei fumetti, anzi: la presenza di Harley, il più delle volte, lo infastidisce; mentre, nel film, anche lui ha un’attrazione per lei.

Il confronto, ovviamente, è molto soggettivo: possono sembrare, per alcuni, una coppia di amanti con una grande indipendenza; per altri, invece, l’ossessione del Joker è esattamente quella dei fumetti: lui va a riprendersela perché è l’unico che può comandarla.

Harley Quinn, d’altro canto, è sottomessa in tutte le parti del film a lui: si rincorrono flash back dove si vede come lei, più e più volte, è pronta anche a morire per lui.

A prescindere dalle puntigliose critiche, dalle disquisizioni su dove e come il film poteva essere migliore, se Suicide Squad ha sbancato un motivo c’è, ed è il motivo per cui noi vi consigliamo di vederlo: in sintesi? È una figata.

Elena Anna Andronico

 

 

Violante per il SI, Ingroia per il NO-Intervista doppia in esclusiva su UniVersoMe

LUCIANO VIOLANTE

Perché è importante votare Sì?

Innanzitutto credo sia importante andare a votare. Certamente rispetto anche gli amici e i cittadini che votano No. Credo sia importante votare Sì, perché il No non ha nessuna proposta alternativa. Questa riforma raggiunge tre obiettivi molto importanti a mio avviso: la stabilità dei governi, una maggiore velocità delle decisioni politiche, un maggiore controllo sull’operato del governo. Tutte cose fondamentali per far cambiare passo all’Italia ed aprire così una strada di riforma profonda del nostro sistema istituzionale. Capisco ci sia sempre un inseguimento dell’ottimo, ma è dal 1983 che ne parliamo, penso abbiamo procastinato a sufficienza visto anche che oggi nel mondo interdipendente, la reputazione degli Stati si basa sulla loro solidità, sulla loro stabilità e sulla loro velocità.

La cosa che meno le piace di questa riforma?

Io avrei preferito che ci fosse stata una omissione riguardo la “sfiducia costruttiva”.

Ingroia ha detto che in uno scenario favorevole al Sì ci sarà un accentramento dei poteri del Premier. Lei si trova d’accordo con questa affermazione?
 No, non sono assolutamente d’accordo. Il presidente del consiglio sarà molto più controllato domani rispetto ad oggi. Per esempio il Senato potrà fare il controllo delle politiche pubbliche del governo, il controllo delle attuazione delle leggi e dello stato, il controllo della pubblica amministrazione ed il controllo delle direttive europee sul territorio. Tutte cose che oggi non fa nessuno. Mentre oggi il governo può mettere la fiducia anche al Senato, domani non potrà più metterla. Mentre il governo oggi abusa dei decreti legge, dei maxiemendamenti e della Fiducia , domani non sarà più possibile. Mentre oggi il  governo ha messo la fiducia sull’Italicum, legge che io non condivido per nulla , domani ci potrà essere la minoranza parlamentare che potrebbe votare sulle leggi elettorali e poi ricorrere alla Corte Costituzionale, cosa che adesso non si può fare. Ad oggi  i cittadini non hanno il referendum propositivo, domani l’avranno. Per me tutto questo significa maggiore controllo e maggiore tutela dei cittadini.

 

Recentemente ha dichiarato “Sì e No hanno pari dignità ma le conseguenze sono ben diverse”. Cosa pensa dei toni decisamente meno concilianti usati sia dal Premier: “Chi vota No difende la casta”; sia dal fronte del No: “Aboliamo la Schiforma”. Qual’è il senso di politicizzare un Referendum Costituzionale? 

Io sono contrario a questi toni. Non tanto perché si tratta di una materia di diritto, ma perché io rispetto le persone e rispetto chi la pensa diversamente da me. Ritengo sia sempre positivo ascoltare le opinioni dell’altro con rispetto , quindi non  posso condividere i toni offensivi che che li usino quelli del Sì o quelli del No. Questo è il mio metodo di confronto.

Che cosa pensa riguardo le affermazioni del 2013 di Antonio Ingroia da magistrato :”…io confesso che non mi sento del tutto imparziale. Anzi, mi sento partigiano, sono un partigiano della Costituzione.”?

Ritengo siano formule più adatte ad un dibattito pubblico.

antonio_ingroia_1ANTONIO INGROIA

 

Perché bisogna votare No?
Perché questa è una riforma che azzera i diritti di partecipazione dei cittadini. Mi piace dire che è un vero e proprio furto di democrazia. Il fatto che gli elettori non potranno più votare per il loro senatore, il fatto che il Senato pur ridimensionato mantenga ancora tanti poteri sia dal punto di vista al potere legislativo sia per elezione del Presidente della Repubblica, ed il fatto che possa essere tirato in ballo in altri momenti cruciali, già di per sè costituisce una ottima ragione per votare No. In più ritengo che ci sia un significativo anche uno squilibrio di potere in favore di un rafforzamento del potere esecutivo.

 

Qual è la cosa che più le piace di questa riforma?

Di questa riforma non mi piace nulla. L’unica cosa che posso condividere è l’abolizione del CNEL, poiché effettivamente è inutile e si risparmia. Ma la bilancia è troppo “sbilanciata” a favore delle ragioni per cui questa riforma è non solo inutile ma anche dannosa.

Dopo una carriera brillante e piena di soddisfazioni nella magistratura, nel 2013 ha deciso di scendere in politica e adesso di schierarsi per il No in questa campagna elettorale referendaria.  Mi chiedo chi ha più bisogno di Ingroia ?Un frammentato fronte del No o la Costituzione italiana?

Io credo che sia la Costituzione. Io sono innamorato della Costituzione, da magistrato mi sono definito “partigiano della Costituzione” e questo mi costò anche un provvedimento disciplinare ai tempi del governo Berlusconi, che poi venne ritirato. Oggi continuo questa mia battaglia ma con maggiore libertà di espressione, non facendo più il magistrato e facendo attività politica però fuori dai partiti.
Il presidente Violante dice che in nessun modo ci potrà essere nel caso in cui vincesse il Sì, un accentramento dei poteri del premier. Perché lo dice secondo lei?
Perché questa è una riforma furba poichè introduce un presidenzialismo mascherato. Dal punto di vista formale non c’è nessun ampliamento dei poteri del governo, tantè che non sono stati toccati dalle modifiche gli articoli relativi ad esso. Ad essere modificata è stata però tutta la parte relativa all’ iter legislativo, dove si sono introdotti dei potere il governo prima non aveva. Sono stati  alleggeriti un po’ i poteri di decretazione d’urgenza, però si sono introdotti alcuni meccanismi privilegiati del governo come ad esempio  il “Voto a data certa” ,e quindi c’è un vero e proprio controllo del Parlamento anche attraverso l’Italicum. È facile ora dire:”lo riformeremo”, intanto al momento è legge dello Stato e quando gli italiani voteranno il Referendum voteranno con l’Italicum quindi è meglio ragionare con il combinato disposto: Italicum e Referendum costituzionale. In questo meccanismo non solo c’è un aumento dei poteri del Governo ma anzi, c’è un innalzamento del potere di un’altra figura, che coincide con il Capo del Governo cioè il leader del partito di minoranza relativa il quale avrà, pur essendo una figura extraistituzionale ed extraparlamentare, di fatto in mano le sorti del Paese.
Alessio Gugliotta