Una vita in banca

“Un’altra volta si è bloccato”
“Ah ittatibbi ‘nta spazzatura, all’una e menza chiudunu i cardinali (terminali). Jo restu cca e manciu cu’ iddi!”
“Ma si è bloccato o è lei che l’ha fatto bloccare?!”
“Oooooh a signora è sgamina! Chi nummuru avi?! Si non mu fa vidiri chiamu a guaddia!”

Banca centrale, sede di piazza Cairoli. Ore 11.

Se dovessi immaginare il contrappasso per tutti i miei peccati sarebbe sicuramente questo: stare seduta una mattinata su queste panchine scomode, arrivare a tre numeri prima del mio e sentirmi dire “all’una chiude il terminale, non possiamo fare più niente!

Mi trovo in questo splendido ed organizzato posto poiché purtroppo devo pagare le tasse universitarie, per di più con la mora perché qualche amorevole segretaria ha sbagliato ad acquisire l’Isee, dunque risultavano cifre così alte che sembravano le tasse della Cattolica, non dell’Università degli studi di Messina.

Detto ciò arrivo, con la mia solita flemma, e mi sorprendo: ci sono poche persone nella sala d’attesa. Ottimo, sono arrivati al numero 34, mentre tento di capire come prendere il bigliettino penso “vabbè sarò il 44 dai”. No. Il 79. Sorvolando su questo dettaglio mi siedo accanto a una simpatica vecchietta, dotata di cagnolino.

La signora accompagnava la badante, che doveva fare qualcosa allo sportello (i ruoli si sono un po’ invertiti), fatto sta che la badante si allontana e la signora da quel momento in poi inizia ad alzarsi compulsivamente ogni dieci minuti per andarsene. Al che un’altra cliente di questa efficientissima banca si appresta a comunicare alla vecchietta ogni volta la stessa cosa, cioè che la badante sta sbrigando delle cose e lei deve stare seduta. La signora si accomoda. Il rituale di alzarsi e poi sedersi dura circa un’ora finché finalmente la badante finisce di fare le sue cose e la signora se ne va. Un tizio commenta “U guinzagghiu ci vulia pa’ signora, no pu’ cani!“.

Arriva il turno della tizia che diceva alla signora di star seduta. Ora, in questa banca il cartellone dei numeri e di conseguenza il suono del turno è lo stesso tra cassa e assistenza. La signora si alza. Sente il suono, corre a destra. Sente il suono, corre a sinistra. Risente il suono, riscappa a destra. Peccato però che fossero i suoni dell’assistenza, quindi la poverina si confonde.

Nel frattempo il signore della battuta sul guinzaglio esordisce con “a signura pattiu! Vadda Vadda. Ma era chiù paccia chista di chidda chi si suggia ogni cincu minuti!“. La signora disbriga le sue pratiche. Il medesimo signore, sulla cinquantina, non riesce a darsi pace, e comincia ad aggredire gli impiegati che lo liquidano minacciando di chiamare la sicurezza, allora inveisce contro di noi, dicendo che siamo “tutti un branco di minchioni“, soave.

La banca si spopola, rimaniamo solo io e quattro o cinque persone, tra le quali vi è una distinta signora che discute animatamente con il compagno sugli universitari, perché le tasse le potrebbero pagare anche da casa, dicendo con un accento lievemente milanese, per fare la chic “che vanno a fare all’università se poi manco queste cose basilari sanno fare?!“.

Arriva il mio turno, finalmente. Il simpatico impiegato mi mette fretta ma almeno questo è regolare. Andandomene vedo che la signora chic, un numero dopo di me, riferisce al cassiere già avvilito di suo, le sue riflessioni politiche amministrative per la filiale, perché a suo modo di vedere:

“siamo arrivati alle sgocciole”.

Paola Puleio

Convenzione Unime-ATM

Quante volte noi studenti UniMe ci ritroviamo a chiedere a colleghi, ad amici o a qualsivoglia persona, maggiori informazioni su alcuni impicci universitari?

Ad esempio: quante volte vi siete domandati sul come fruire di determinati servizi, o sulle modalità di iscrizione, di pagamento delle tasse e così via? E quante chiamate, quanti messaggi inviati a ¾ dei colleghi per saperne qualcosa in più? Perché, diciamocela tutta: la svogliatezza si impossessa di noi e leggere pagine e pagine sul sito ufficiale diventa esageratamente noioso, quindi  perché non ascoltare un vocale (non di dieci minuti, per carità) dell’amico che ci spiega cosa fare per filo e per segno?

E allora, studenti Unime, vi do una bellissima notizia: da oggi cercheremo di far fronte alla vostra – nostra pigrizia, cercando di rispondere il più brevemente possibile alle domande che almeno 5 universitari su 10 si pongono.

 

CONVENZIONE UNIME-ATM 

 

‘’Come funziona la convenzione con i mezzi di trasporto per gli studenti?’’ 

Anche per l’anno 2018/19, l’Ateneo ha rinnovato l’accordo con l’ATM che permetterà agli studenti Unime, di usufruire del servizio di trasporto dell’azienda cittadina. 

 

 

  • Prima regola per disporre del servizio: essere in regola con la tassa di iscrizione. 

 

  • Costo? Il contributo da versare è di 30 euro (a fronte di un costo complessivo dell’abbonamento-tariffa studenti di 80 euro). 

 

  • Chi può usufruire del servizio? Oltre agli studenti dei Corsi di Laurea triennali, magistrali ed a ciclo unico, potranno accedervi anche specializzandi,, dottorandi, tirocinanti e borsisti.  

 

  • Come avviene il pagamento? L’Infopoint verificherà il pagamento della quota di abbonamento a carico del beneficiario, da effettuare selezionando da Esse3 il tasto PagoPa oppure effettuando Stampa Avviso per PagoPa, al momento dell’apposizione del bollino filigranato sulla Genius Card universitaria. Una volta eseguito tale versamento, bisognerà rivolgersi all’Infopoint di Palazzo Mariani (Piazza Antonello), dove il personale apporrà un apposito bollino. 

 

  • Controllo in vettura: agli studenti basterà mostrare la Genius Card Unime corredata dal bollino filigranato. 

 

  • Se non si ha la Genius card Unime? Basterà mostrare la quietanza di pagamento scaricata da Esse3 in merito al pagamento effettuato. In ogni caso, si può ottenete la card gratuitamente rivolgendosi in qualsiasi filiale Unicredit dopo aver pagato la tassa di iscrizione. Per gli immatricolati: verificate prima su Esse3 che la carriera sia attiva. 

 

  • Quando e per quanto è valido l’abbonamento? L’abbonamento sarà utile tutti i giorni dalle ore 7:00 alle ore 22:00 inclusi il sabato, la domenica e i giorni festivi dal 1° ottobre 2018 e fino al 30 settembre 2019. 

 

 

Jessica Cardullo 

Open university: il libero orientamento organizzato dall’ass. FuoridiME

Si è svolto sabato 15 aprile al Palacultura l’evento “Open University” organizzato dalla associazione FuoridiMe.
Iniziativa che consiste nel libero orientamento universitario tramite il racconto di studenti fuori sede e dell’ateneo messinese delle proprie esperienze di vita e studio agli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori.
Abbiamo intervistato il presidente della associazione Roberto Saglimbeni il quale ci ha raccontato che l’evento è nato da “una considerazione molto semplice : quando eravamo all’ultimo anno di liceo gli orientamenti erano fatti veramente male, mi ricordo che la mia scelta dell’università di Milano è stata frutto del caso. Il fatto che mi sia andata bene non vuol dire che vada bene a tutti.”
Aggiungendo poi “Quindi sostanzialmente c’è una crepa nel sistema orientamento universitario, che deriva dal fatto che chi fa orientamento è pagato dall’Università quindi l’Università non ti dice mai cosa non va ma dice solo quello che va”
.
L’orientamento è stato strutturato per facoltà non ateneo e città di appartenenza affinché lo studente potesse avere informazioni generali.
Continua Roberto “..secondo elemento è il fatto che sia libero. Siamo persone che vengono da realtà diverse e hanno compiuto scelte diverse. Forniremo consigli in primo luogo su com’è la vita fuori dalle scuole e non su i singoli programmi delle università che sono facilmente reperibili sul sito degli atenei”.

La prima parte dell’orientamento si è svolto in una sala del Palacultura nella forma del “question and answer” su tre temi : job placement , esperienze internazionali e come cambia la vita dalla scuola all’università.
La hall del Palacultura è stata la scenografia della seconda parte, dove sono stati allestiti una serie di stand per aree tematiche in cui i ragazzi interessati hanno avuto la possibilità di colloquiare direttamente con gli studenti delle singole facoltà.
Roberto ci ha raccontato che nei giorni precedenti all’evento hanno organizzato un volantinaggio per le singole scuole della città riscontrando che le domande più assidue sono relative all’inserimento nel mondo del lavoro.
Reputa che questo sia il motivo principale che porti i giovani a preferire altre città alla nostra ed è per questo che hanno invitato ad intervenire studenti dell’Ateneo messinese. Il messaggio è chiaro per Roberto “il contesto è importante ma la voglia di fare è più importante. Quello che cerchiamo di fare oggi è quello di dare una informazione il più possibile completa per evitare che si vada via per inerzia”.
L’augurio di Roberto per tutti i ragazzi che si approcciano alla scelta universitaria è di preoccuparsi meno, nonostante la grande importanza di questo momento. Sottolinea la necessaria crescita in termini di coscienza la quale però qualche volta deve essere lasciata andare. Invita a non scordarsi mai il luogo da cui si viene.

L’evento è stato organizzato in totale autonomia dalla associazione.
La risposta della cittadinanza è stata forte, creando una serena atmosfera di confronto fra studenti dell’università di Messina, fuori sede e le generazioni di futuri universitari.

Arianna De Arcangelis

Film Cult: la cruda verità delle nostre trame preferite

Film

La rubrica delle recensioni si occupa di recensire (oh, quale SORPRESA) cose belle e farle conoscere allo studente medio. MA, la rubrica delle recensioni non PUO’, in coscienza, occuparsi solo di questo. Da buoni CRITICI, ma sì diamoci cariche a caso senza motivo alcuno, abbiamo deciso che è nostro compito aprirvi gli occhi su fatti sconvolgenti: ebbene, ci sono certi film, certi CULT, che vogliono prenderci tutti in giro con un mix di banalità e fatti senza senso che essi narrano.

Siamo stanche, stanche di chi non apre gli occhi così, dentro una cabina telefonica, abbiamo indossato la nostra tuta da super eroine per aprirveli noi e mostrarvi, a muso duro, la realtà.

In queste trame si susseguono una serie di fatti volti a dimostrare che l’AMORE VINCE SEMPRE. No, non è così. Che tu abbia 18, 30 o 40 anni, alla fine rimarrai sempre con il tuo ‘’MAI NA GIOIA’’ in tasca.

Si sa che nel dolore ci si sente tutti più vicini, accomunati. Sarà per questo motivo che, almeno ogni anno, un qualche regista a caso (ma anche sempre lo stesso) decida di sfornare un film tratto da un libro su malati terminali. Storie d’amore tra adolescenti con problemi inimmaginabili, con la personalità e la maturità di un quarantenne. A quale film di incassi ci stiamo riferendo? COLPA DELLE STELLE, pubblico di UniVersoMe, che non ha solo vinto svariati premi per il film ma anche, appunto, per il romanzo. E sapete dove sono le stelle? Nello champagne che i due gustano prima di andare a fare all’ammore. Perchè, è ovvio, quale medico non consiglia una bella dose di alcol in questi casi. 97469

Ovviamente sarà la malattia ma anche il loro carattere unico che li farà innamorare con un solo sguardo perché, si sa, gli occhi sono lo specchio dell’anima. Ovviamente questi ragazzi si vedranno quando vorranno, a qualsiasi ora del giorno e in posti improbabili, perchè i loro genitori sono sempre libertini e permissivi, mica come i nostri che ci mandano un messaggio alle 23.00 dicendoci di tornare a casa in quanto si è fatto tardi.

Alla fine? Uno dei due muore e all’altro, fondamentalmente, gliene sbatte poco, mentre guarda le stelle ridendo (strafatto di farmaci).

Uno dei film che tutti adorate, se lo analizzaste bene sapreste davvero di cosa parla. Il protagonista, il solito poveraccio di turno, bello, con un gran cuore (praticamente inesistente nella realtà), in cerca di un sogno, che ci prova in modo molesto con la ricca di turno, che sta con il cattivo di turno, che fa anche nascere spontaneamente una domanda in ognuno di noi: ” ma se è sempre stato così stronzo, ma perchè ci stava insieme?”. Avete capito, no? TITANIC. Titanic-sinking

Ovviamente parliamo sempre di amori al primo sguardo: “sarà sicuramente una donna meravigliosa, anche se si comporta da stronza viziata, perchè guarda l’orizzonte in modo enigmatico“.  Dopo essere inevitabilmente nato, questo piccolo grande amore (cit.), il tempo di bere un bicchiere d’acqua ed aver consumato in posti improbabili il loro amore, il tempo di alzare una serranda, capita una catastrofe che sommata a drammi vari, crea panico e speranza.

Alla fine? Uno dei due muore e all’altro, fondamentalmente, gliene sbatte poco, mentre butta a mare un medaglione da 3944039 $.

E se avessi 40 anni, la mia età fertile stesse volgendo al termine e non fossi Carrie Bradshaw? Potrei conoscere un gran figo in un bar che mi offre un caffè e mi fa innamorare follemente mentre mastica pancake con la bocca aperta. Mi ricordo del mio fidanzato stronzo solo sulla soglia del locale e, mentre le nostre strade si dividono, non mi volto nemmeno indietro. Meglio, perché la Morte quella mattina si è svegliata ed ha deciso di farsi un giro di shopping sulla terra, ha scelto il figaccione come corpo e lo fa finire crudelmente sotto un camion che lo sbatte all’aria più e più volte (spoiler: alla fine del film il tizio resuscita e poi mi dovete spiegare come lo spiega alla sua famiglia, ma va bene). E’ lui, è proprio lui: Vi Presento Joe Black. vi_presento_joe_black

A parte che già è assurdo di per sé che la Morte venga a farci una visita, ma che essa sia anche “vestita” da Brad Pitt, diventi nostra amica e si stabilisca come un barbone abusivo a casa nostra è molto BOH (per usare termini eruditi). Successivamente scopriamo anche che ha dei sentimenti e che le piace il BURRO DI ARACHIDI, particolare che per il regista, non se ne capisce il motivo, sembra di VITALE importanza.

Quindi si innamora della figlia del tizio che dovrà morire ma che sta risparmiando solo perché gli serve una guida turistica sulla terra e, ullallà, ci prova con l’espressione e la personalità di un acciuga in scatola. Ovviamente lei, che è solo bella, ci casca e poi gli insegna anche a fare all’ammmore. La Morte che fa l’amore ma non lo sa fare e viene sverginata. OK.

Alla fine? La Morte muore.

 

E, adesso, buona visione.

Elena Anna Andronico

Elisia Lo Schiavo