Sveglia, coscienza

Cara coscienza assopita,

è difficile scrivere, ancora una volta, di violenza di genere. Non perché manchino le parole, ma per l’inquietante consapevolezza che ogni lettera rischi di svanire come fumo.

Parlarne non è un atto di cortesia, né un esercizio di retorica. Non c’è spazio per la delicatezza, né per il buonsenso. È un gesto che lacera, che destabilizza. È un obbligo a confrontarti con la mostruosità del tuo torpore morale.

La violenza di genere non è un’astrazione, non è una cifra da relegare al margine di una pagina di giornale. È carne marchiata, è sangue che si coagula in silenzio. È una strage quotidiana che non conosce tregua.

E tu continui a guardare. Immobile. Impassibile. Indifferente.

Quante altre donne dovranno essere abbattute come bestie prima che tu smetta di dormire? Quanti nomi dovranno, ancora, essere cancellati dal respiro dell’esistenza perché un uomo si è arrogato il diritto di decidere, di possedere, di distruggere?

Ogni donna assassinata, ogni corpo lacerato sono una cicatrice che macchia la tua pace fatta di ipocrisia. È una sentenza che urla “complice” contro la tua inerzia.

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Fonte: pexels.com

Centinaia, migliaia, milioni di vite smembrate. Non sono numeri. Sono ossa frantumate, occhi svuotati, urla soffocate. Eppure, per te non sono che un sussurro irrilevante.

E no, non è normale. Non lo è mai stato. Ma continuiamo a vivere in una società che si nutre del marcio, che coccola il proprio disfacimento come un parassita vorace. Una società che si compiace nel giustificare l’abominio, con un linguaggio affilato e velenoso: “Non aveva denunciato”, “Non lo aveva lasciato”. Parole vuote, lame che incidono ferite già profonde. È sabbia gettata su piaghe aperte.

Di chi è la colpa? È della mano che uccide, certo. Ma è anche colpa tua, cara coscienza. Sì, proprio tua. La tua complicità è un sudario di silenzio, un manto di indifferenza che avvolge ogni crimine.

Ti nascondi dietro scuse patetiche, ti rifugi nell’illusione che non sia affar tuo. Ma sei tu ad alimentare il mostro. Sei tu a nutrirlo ogni volta che chiudi gli occhi, ogni volta che lasci che il sangue si rapprenda senza chiederti perché.

Adesso, però, ti guardo negli occhi. Senza indulgenza, senza concedere pietà.

Quante altre Giulia, Celeste, Patrizia, Roua, Sharon dovranno morire prima che tu ti svegli? Quanti altri corpi dovranno essere straziati prima che tu ti renda conto di essere complice di questa carneficina?

Il cambiamento non è un lusso, non è una concessione. È una rivoluzione. È lotta spietata contro ogni sguardo che si volta altrove, contro ogni parola che perpetua la tortura, contro ogni silenzio che alimenta il fuoco.

Allora, rispondi: quanto ancora? Quante lacrime dovranno ancora impregnare questa terra, quanti corpi dovranno essere ridotti in polvere prima che tu smetta di voltarti dall’altra parte?

Quanto sangue dovrà essere versato prima che tu, coscienza, decida di svegliarti e agire?

“La violenza di genere: riconoscimento e strumenti di contrasto”, aperte le iscrizioni

Il 9 marzo 2022 avrà luogo il primo incontro del ciclo di seminari sul tema “La violenza di genere: riconoscimento e strumenti di contrasto” organizzato dal Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche con la Prorettrice al Welfare e alle Politiche di genere, il Comitato Unico di Garanzia e la Consulente di fiducia dell’Ateneo di Messina.

“La violenza di genere: riconoscimento e strumenti di contrasto”

Si tratta di un ciclo di incontri organizzati nell’ambito delle attività del tavolo interistituzionale promosso dalla Prefettura di Messina. Agli stessi prenderanno parte diverse personalità di rilievo: rappresentanti delle istituzioni, professionisti del settore e docenti dell’Università degli Studi Messina.

Nello specifico saranno cinque le tematiche affrontate ed analizzate nel corso dei seminari:

  1. le parole della violenza;
  2. la violenza nelle relazioni intime;
  3. la violenza nei luoghi di lavoro;
  4. il ruolo delle istituzioni;
  5. pratiche di contrasto alla violenza.

Gli incontri si svolgeranno in modalità mista (prevalentemente in presenza presso l’aula “L. Campagna” del Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche – Piazza XX Settembre, 4 – e a distanza sulla piattaforma Microsoft Teams).

A chi è rivolto?

La partecipazione ai seminari è gratuita ed è aperta a tutti gli interessati all’argomento. Nello specifico dei 70 posti disponibili:

  • 30 sono primariamente riservati a studentesse e studenti dell’Ateneo messinese;
  • 35 a uomini e donne del territorio che, per le specifiche professionalità (assistenti sociali, giornalisti, avvocati,
    medici, insegnanti etc.) abbiano interesse a frequentarlo,
  • 5 posti sono riservati al personale tecnico-amministrativo dell’Università di Messina.

Come partecipare?

A seconda della categoria di appartenenza, sarà sufficiente compilare uno dei seguenti moduli:

Una volta compilato il modulo, lo stesso dovrà essere fatto pervenire all’Università attraverso una delle seguenti modalità:

  • tramite posta elettronica, inviando una mail all’indirizzo protocollo@unime.it o una pec all’indirizzo protocollo@pec.unime.it (in questo caso dovrà essere allegato il documento di riconoscimento oltre che essere presente la firma autografa o digitale);
  • brevi manu, consegnando il modulo al protocollo generale di Ateneo.

NB: Tutte le istanze dovranno pervenire entro e non oltre le 12:00 di giorno 4 marzo 2022.

CFU, attestati e riconoscimenti

  • Agli studenti e alle studentesse UniMe che frequenteranno  l’intero ciclo di seminari saranno riconosciuti 1,5 CFU
  • Agli altri corsisti e alle altre corsiste che avranno frequentato almeno l’80% delle attività sarà rilasciato un attestato di partecipazione.
  • Discorso diverso per gli ordini professionali e gli Enti di riferimento dei corsisti che procederanno autonomamente al riconoscimento delle attività svolte.
  • Qualora qualcuno fosse interessato a seguire singoli incontri, sarà rilasciato un attestato di partecipazione specifico relativo al seminario frequentato.

Ulteriori informazioni

Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi ai seguenti contatti:

Ornella Venuti

CIRS: indetto un concorso cinematografico sul tema della violenza di genere

Il Comitato Italiano Reinserimento Sociale (CIRS) di Messina ha indetto un concorso cinematografico sul tema “Violenza di Genere”, in occasione della manifestazione “Memorial Adolfo Celi- Cirs Messina” nel centenario della nascita dell’attore.

Obiettivo del concorso

  • L’iniziativa è finalizzata alla promozione della solidarietà, alla sensibilizzazione sulla tematica della violenza di genere da sempre discriminatoria e con risvolti psicologici e fisici non indifferenti.
  • L’obiettivo è infatti, tramite contributi artistici, mostrare le criticità di stereotipi radicati con lo scopo di sradicarli e superarli.

Oggetto del concorso

Il tema del concorso (la violenza di genere in tutte le sue forme) dovrà essere rappresentato da un cortometraggio la cui durata non deve superare i 10 minuti, intendendo compresi in questo lasso di tempo anche i titoli di testa e di coda.

Come partecipare?

  • Per partecipare bisognerà realizzare un cortometraggio secondo la tematica oggetto di concorso.
  • Per realizzare le riprese è possibile utilizzare anche uno smartphone.
  • Ogni richiesta di partecipazione dovrà essere accompagnata dalla firma e dalla compilazione, in ogni sua parte, del modulo di iscrizione.
  • Nello stesso, i partecipanti dovranno indicare:
    • sinossi;
    • nome, contatto Skype, indirizzo mail, numero di telefono dell’autore.
  • Per ogni autore è possibile presentare fino ad un massimo di due corti.
  • I file delle opere e la copia del modulo accuratamente compilato dovranno essere mandati esclusivamente tramite We Transfer all’indirizzo email: cirsmeonlus@gmail.com.
  • Se si decidesse di girare un cortometraggio in lingua dialettale, lo stesso dovrà essere accompagnato dai sottotitoli in italiano.

Scadenza presentazione domanda

La data fissata come termine ultimo per partecipare al concorso, presentando tutto il necessario, è il 15 giugno 2021.

Risultati e premiazione

  • Dopo valutazione da parte della giuria di professionisti, l’esito della selezione sarà pubblicato sul sito www.cirsme.it e sulla pagina Facebook “Cirs Onlus di Messina”.
  • Gli autori/produttori delle opere selezionate riceveranno comunicazione tramite email entro il 30/6.
  • Ai primi tre vincitori verrà assegnata una targa dedicata : “Premio Adolfo Celi Messina CIRS FILM FESTIVAL” .
  • Verrà altresì assegnato un Premio del pubblico.
  • La premiazione si svolgerà nella serata conclusiva presso il Museo Regionale di Messina l’11 luglio 2021.

In occasione della serata, tutti i fondi provenienti da donazioni e dagli introiti raccolti nella stessa, saranno devoluti al CIRS di Messina trattandosi di evento ideato, organizzato e realizzato per i fini sociali statutari dei suddetti soggetti.

Maggiori informazioni:

Livio Milazzo

Giornata contro la violenza sulle donne. Anche Unime ricorda le vittime

La storia dietro la triste ricorrenza

Tre donne di 25, 36 e 34 anni il 25 novembre 1960, trovarono la morte, nel nord dell’attuale Repubblica Dominicana. Patria, Minerva e María Teresa Mirabal erano tre sorelle. Erano andate a fare visita ai propri mariti, che si trovavano in carcere, perché condannati come dissidenti politici. La Jeep su cui viaggiavano di colpo si arrestò davanti ai militari del “Servicio de Inteligencia Militar” (Sim) mandati a cercare le donne per conto del dittatore Rafael Trujillo. Le tre sorelle furono prima divise, poi portate su una montagna, a La Cumbre, brutalmente picchiate, stuprate e infine strangolate. I sicari misero i corpi senza vita in macchina e inscenarono un incidente stradale.

Le tre giovani furono uccise perché attiviste politiche molto esposte. Avevano iniziato con piccole riunioni, per poi dar vita a un vero e proprio fronte di resistenza democratica diffusosi in tutto il Paese: il Movimiento Revolucionario 14 de Junio.

Il dittatore Trujillo, era un criminale che, già da trent’anni teneva sotto controllo le tre sorelle, dette, all’interno del loro movimento, “las mariposas” (“le farfalle”). Prima le fece carcerare insieme ai mariti e, successivamente, le rilasciò, ma solo per destinarle all’atroce vendetta. I quattro militari scelti per portarla a termine, tentarono prima per due volte invano, il 18 e il 22 novembre, trovando le donne in compagnia dei propri bambini. Il 25, invece, furono trovate sole.

Nel 1981, a Bogotà, in Colombia, si tenne uno storico convegno femminista, durante il quale si decise che il 25 novembre sarebbe stata laGiornata contro la violenza sulle donne“, riconosciuta dalle Nazioni Unite nel ’99.

La violenza di genere oggi

Nel corso degli ultimi dieci anni quello della violenza di genere è stato uno dei temi al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica. Numerose le Onlus, le campagne di sensibilizzazione a tutela delle donne ascoltate anche dal mondo politico. In Italia, nel 2013 è stata emanata la “Legge sul femminicidio” non solo contro le uccisioni, ma ogni forma di violenza di genere. Nel 2019, il “Codice Rosso” che ha introdotto nell’ordinamento italiano nuove fattispecie di reato quali: il reato di diffusione illecita di immagine private il reato di costrizione o induzione al matrimonio e quello di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso. A ciò è stato aggiunta l’introduzione di canali preferenziali per garantire un più celere avvio dei procedimenti penali a tutela delle vittime.

Nonostante tutto, i numeri, ad oggi, sono ancora allarmanti. Nei primi dieci mesi del 2020 le donne vittime di femminicidio sono state 91. Un numero pressoché identico a quello del 2019, non fermato dalla quarantena per il Covid-19, durante la quale, anzi, si è registrato un aumento degli abusi e ha costretto le vittime a stare maggiormente a contatto con i propri carnefici.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel celebrare la ricorrenza non ha mancato di sottolineare come “in questo momento drammatico per il nostro Paese e per il mondo intero le donne siano state particolarmente colpite” e che “la pandemia ha accresciuto il rischio di violenza che spesso ha luogo proprio tra le mura domestiche”.

Andrea Rapisarda © – Scalinate del Rettorato, Messina 2020

Posto Occupato.

Anche l’Università di Messina, su proposta di Maria Andaloro, ideatrice di “Posto Occupato”, nella giornata di oggi ha ricordato le vittime di violenza. In molte parti dell’Ateneo sono state appese locandine nominative in ricordo di ciascuna di esse, anche su delle sedie appositamente disposte.

Un posto lasciato “vuoto” per riempire le coscienze di consapevolezza. Partita nel 2013 da Rometta, piccolo comune del Messinese, Posto Occupato è una campagna virale, gratuita contro la violenza di genere sulle donne. Occupare un posto a teatro, al cinema, all’università, in un parco ed ovunque si possa, è l’iniziativa che propone la campagna perché tutti abbiano sempre la consapevolezza di ciò che succede, ingiustamente, ogni giorno nel mondo.

Storie nelle pagine di cronaca che poi dimentichiamo, forse perché riguardano di donne sconosciute.

“Ma se la prossima che leggiamo fosse la storia della nostra vicina di casa, della nostra compagna di scuola, di nostra sorella, nostra madre o noi stesse?” si legge sul sito ufficiale della campagna.

Dunque, occupare un posto a sedere, simboleggia un posto nel cuore e nella mente di tutti, che per sempre sarà di una qualsiasi donna che avrebbe voluto, potuto e dovuto essere lì.

Fonte: Unime.it

 

 

Filippo Giletto

Rita Bonaccurso

Sensibilizzare sulla violenza di genere con “NON GENERI-AMO VIOLENZA”

Giovedì 16 maggio, nella libreria Colapesce in via Mario Giurba, si è svolto un incontro mirato alla sensibilizzazione del pubblico dal titolo “NON GENERI-AMO VIOLENZA”, un laboratorio sulla parità di diritti e sulla violenza di genere organizzato da AEGEE Messina e da due membri del SISM: Daniela Guiso e Davide Spadaro. L’esposizione era molto coinvolgente per i presenti, iniziando con Francesco Campione, presidente dell’associazione AEGEE Messina che chiedeva quali categorie fossero da non discriminare, per poi procedere con un’esperta sulla violenza di genere, Costanza Matafù, che ha convolto in un dibattito su ciò che può portare una persona ad essere violenta, per poi raccontare che ognuno ha un proprio vissuto e delle proprie esperienze, che nel bene o nel male modificano la visione soggettiva di normalità. Con ciò non si giustifica o legittima la violenza, ma la si comprende per poi ugualmente condannarla.

Un altro punto importante, spiegava Matafù, è il ruolo dei media. Quando ad esempio si incorre in un episodio di violenza, dai giornali viene descritto non come un evento sporadico e circoscritto, ma come se ciò avvenisse di continuo, etichettando come abusato ed abusante gli ipotetici soggetti in questione, così creando un meccanismo per il quale chi è stato abusato socialmente verrà visto con occhi diversi che vanno dalla pena alla calunnia e con occhi ancora più diversi chi ha compiuto il gesto precludendogli la possibilità di redimersi. È importante quindi evitare le etichette.

L’evento si è concluso con la spiegazione di un video, dove i protagonisti erano due persone ed una tazzina di tè. Il significato è che in alcune occasioni una persona gradisce del tè, altre volte no, ed è suo diritto dire di no. Se prima sembrava gradisse il tè o avesse anche espresso esplicitamente di volere il tè, è un suo diritto dire di no qualora avesse cambiato idea. Questo per comprendere il consenso per quanto riguarda il sesso.

Si allega qui di seguito il link del video in modo che si possa comprendere meglio: https://youtu.be/oQbei5JGiT8. I sottotitoli si possono inserire premendo i tre puntini in alto a destra dal cellulare.

L’incontro si è rivelato molto formativo ed educativo.

Alberto Cavarra