Con il Green Pass si tornerà a viaggiare all’estero, ecco come ottenerlo a partire dai prossimi giorni

Alcuni giorni fa l’Europarlamento ha approvato la certificazione digitale “Green Pass” che permetterà gli spostamenti all’interno dell’Unione e dell’area Schengen a partire dal 1º luglio. Ieri, il Premier italiano Mario Draghi ha firmato il decreto contenente le modalità di rilascio della certificazione che sarà valida, da luglio, a livello europeo.

Con il rilascio della certificazione, sarà possibile:

  • A livello nazionale: partecipare ad eventi pubblici (feste, cerimonie, eventi sportivi), accedere alle strutture sanitarie assistenziali (RSA) e gli spostarsi sul territorio nazionale in regioni anche di colore diverso.
  • A livello europeo (dal 1º luglio): viaggiare liberamente tra i paesi dell’Unione Europea e dell’Area Schengen senza dover fare tamponi o sottoporsi a periodi di quarantena. I certificati dovranno essere rilasciati dai vari paesi UE alle medesime condizioni. Non sarà, dunque, possibile applicare ulteriori restrizioni se non in casi eccezionali, come quello di una variante potenzialmente pericolosa.
(fonte: ilfattoquotidiano.it)

 

Green pass digitale e cartaceo, come e dove ottenerlo

Sarà possibile ottenere la certificazione verde in base ad un’avvenuta vaccinazione, guarigione dall’infezione (negli ultimi 6 mesi) o la negatività al virus tramite tampone molecolare o antigenico (nelle ultime 48 ore). Alle tre diverse condizioni corrisponderà un certificato distinto.

Ad occuparsene sarà la Piattaforma – attiva da ieri – nazionale digital green certificate (Piattaforma nazionale-DGC), che raccoglierà i dati riguardanti i vaccini, tamponi e certificati di avvenuta guarigione per poi avvisare, tramite sms o email, il cittadino della possibilità di scaricare il proprio Green Pass. Il processo non è altresì automatico, ma per il servizio della piattaforma (e per l’App Immuni) sarà necessario inserire i dati della tessera sanitaria o i codici identificativi di tampone o certificato di guarigione.

La Certificazione verde COVID-19 conterrà un codice a barre bidimensionale (QR code) con una firma digitale del Ministero della Salute per impedirne la falsificazione.

Con riguardo alle vaccinazioni, si ritiene che le certificazioni ad esse associate saranno disponibili sulla piattaforma entro il 28 giugno.

(fonte: thesocialpost.it)

Vi sono altre modalità per ottenere il Green Pass:

  • App Immuni: anche in questo caso, come accennato, sarà necessario inserire i dati relativi alla propria tessera sanitaria o i codici identificativi di tampone o il certificato di guarigione.
  • Fascicolo Sanitario Elettronico 
  • App IO: coloro che hanno già fatto l’accesso con le proprie credenziali SPID o con la carta d’identità elettronica non avranno bisogno di inserire altri dati.
  • In alternativa al Green Pass digitale, sarà possibile richiedere la certificazione al proprio medico di base, pediatra o in farmacia utilizzando la tessera sanitaria.

Per tutte le informazioni è possibile contattare il Numero Verde della App Immuni 800.91.24.91, attivo tutti i giorni dalle ore 8.00 alle ore 20.00. La certificazione rimane, in ogni caso, gratuita.

Validità del Green Pass e scadenze

La Piattaforma Nazionale-DGC ha specificato, nella propria FAQ, i tempi di validità della certificazione in Italia.

  • In caso di vaccinazione: per la prima dose dei vaccini che ne richiedono due, la Certificazione sarà generata dal 15° giorno dopo la somministrazione e avrà validità fino alla dose successiva.
  • Nei casi di seconda dose o dose unica per pregressa infezione: la Certificazione sarà generata entro un paio di giorni e avrà validità per 270 giorni (circa nove mesi) dalla data di somministrazione.
  • Per i vaccini monodose: la Certificazione sarà generata dal 15° giorno dopo la somministrazione e avrà validità per 270 giorni (circa nove mesi).
  • Nei casi di tampone negativo la Certificazione sarà generata in poche ore e avrà validità per 48 ore dall’ora del prelievo.
  • Nei casi di guarigione da COVID-19 la Certificazione sarà generata entro il giorno seguente e avrà validità per 180 giorni (6 mesi). (fonte)

Infine, gli Stati membri avranno la possibilità di decidere se accettare anche i certificati per altri vaccini autorizzati secondo le procedure nazionali (come per esempio il vaccino russo Sputnik, approvato in Ungheria) o meno, diversamente da come si prevedeva nei giorni precedenti.

Valeria Bonaccorso

Quali verità scientifiche si celano dietro fiamme infernali, pietre mobili e mari luccicanti?

La terra è la nostra casa da 200.000 anni, eppure questo grande corpo rotante riesce ancora ad apparire nuovo e ignoto ai suoi piccoli abitanti. Visitandolo si scoprono luoghi che non sembrano reali e che fanno rinascere quell’istinto primordiale alla conoscenza, il desiderio di essere ancora una volta curiosi. Di seguito mostriamo una raccolta di tre luoghi dove si realizzano fenomeni per lungo tempo considerati inspiegabili per rivelare le ragioni celate dietro strani accadimenti.

La porta dell’inferno

“Porta dell’Inferno” o “Cancello degli Inferi”, Turkmenistan

Questo è il nome con cui è stato ribattezzato un cratere largo circa 70 metri e profondo, in alcuni punti, anche 50. Si è formato non lontano dal villaggio di Derweze (nel deserto del Karakum, in Turkmenistan), a 260 chilometri dalla capitale Ashgabat.

Nella nota area desertica è possibile vedere un enorme cratere infuocato che emana un bagliore visibile, di notte, a chilometri di distanza, anche a occhio nudo. Nelle ore diurne, invece, avvicinandosi si nota una voragine interamente occupata da fiamme che bruciano arida terra.

È curioso che questo fenomeno si verifichi senza interruzione da circa 45 anni. Nasce da ciò la leggenda della “Porta dell’inferno”, che affascina ancora oggi, attirando ogni anno decine di migliaia di turisti.

Il fenomeno fa la sua comparsa nel 1971, quando i sovietici impiantano in quella zona una piattaforma di perforazione con lo scopo di trovare il petrolio. Poco dopo l’inizio dei lavori, le trivelle raggiungono, però, una sacca di gas naturale presente non troppo in profondità. Ciò porta al cedimento del terreno formato da roccia e sabbia. Il buco creatosi trascina con sé tutte le attrezzature senza causare, però, vittime. Per evitare che ne facciano i gas sprigionati dal sottosuolo si decide di incendiarlo, pensando che la fiamme esauriscano la riserva naturale in un tempo relativamente breve.

In realtà, ciò fino ad adesso non si è realizzato e il fuoco continua a propagarsi alimentato dal gas fuoriuscente. Questo incidente ci ha regalato un panorama suggestivo, anche se visitarlo si rivela arduo. L’intenso calore che emana il cratere, infatti, permette di avvicinarsi solo per pochi minuti finché la temperatura diventa realmente insopportabile.

Le pietre camminano?

Pietre mobili della Valle della Morte, California

Lo strano fenomeno dei massi mobili si verifica ormai da tempo nella Racetrack Playa, un lago asciutto della Valle della Morte, in California. Si tratta di un’area lunga 4,5 chilometri e occupata da qualche centinaio di rocce di dimensioni variabili. Alcune sono, infatti, piccole come palle da baseball, altre arrivano a pesare più di 300 chili. Anche le scie lasciate dai massi sono molto diverse: alcune molto corte, altre lunghissime, altre ancora a zig zag.

I geologi da decenni tentano di comprendere le cause di tale fenomeno. Solo da un paio di anni si è riusciti a darne una spiegazione. Un gruppo di scienziati ha, infatti, filmato la corsa di alcuni massi. A spingerli sarebbero i sottili strati di ghiaccio che si formano quando il letto del lago si riempie di acqua piovana. Accade non di rado, infatti, che le temperature notturne in questa zona scendano sotto lo zero, e che l’acqua raccolta nel lago ghiacci.
Per capire meglio le dinamiche del fenomeno, nel 2011 un gruppo di geologi guidati da Richard Norris della Scripps Institution of Oceanography equipaggia quindici massi con unità GPS attivate dal movimento, monitorandoli costantemente.

Nel dicembre 2013, mentre la Playa è coperta da circa 7 centimetri d’acqua, con lo strato superficiale ghiacciato, succede qualcosa. In una giornata soleggiata, infatti, il ghiaccio inizia a creparsi, producendo rumori simili a quello di vetro che si rompe. Poco dopo, le rocce iniziano a muoversi. I grandi pannelli fluttuanti di ghiaccio, trascinati dal vento, scivolano su acqua e fango rimasti. Le rocce, a contatto con la terra, graffiano il suolo lasciando dietro di sé le famose scie.

Tramite i successivi studi si è compreso che, affinché le rocce si muovano, occorre che si verifichino alcune circostanze. La Playa deve, ad esempio, essere ricoperta da uno strato d’acqua piovana (o di neve sciolta) abbastanza alto da ghiacciare d’inverno, ma non tanto da coprire le rocce. Il ghiaccio deve avere uno spessore di 3-6 millimetri, in modo che possa rompersi facilmente, ma sia abbastanza spesso da spingere le rocce.

La spiaggia stellata

Bioluminescenza, Maldive

Le Maldive rappresentano una delle mete estive più ambite. Stupiscono le spiagge bianche e l’acqua limpida, ma, in realtà, vi è un fenomeno meno noto che qui si manifesta. A Vaadhoo, un’isola che fa parte dell’Atollo Raa, infatti, è possibile vedere il mare brillare nella notte. Delle luci colorano l’acqua di un blu accesso, come se il cielo vi si specchiasse illuminandosi. Camminando tra le onde, poi, si potranno scorgere alle spalle le proprie impronte, anch’esse dotate di quell’azzurro luccichio.

A causare questo stupefacente fenomeno sono alcuni organismi dotati di bioluminescenza. Nell’atollo di Huvadhu, infatti, il fitoplancton (un insieme di microrganismi) è dotato di una particolare luminescenza azzurra.

La fonte di energia che permette di assumere tale aspetto è data dalle radiazioni solari. La luce azzurra, invece, viene prodotta da una proteina chiamata “luciferase”.

Il fenomeno è, in realtà, causato da un meccanismo di difesa che questi organismi mettono in atto per proteggersi dai predatori.

La bioluminescenza non è, però, una caratteristica unica delle Maldive. In vari tratti dell’oceano Atlantico equatoriale e nella acque tropicali sono stati, infatti, segnalati fenomeni di questo tipo, anche in mare aperto.

In Giappone, ad esempio, esiste la Baia Toyama, dove a rendere luminescenti le acque sono dei calamari. Nel Mediterraneo è più raro assistere alla bioluminescenza. nonostante ciò anche qui esistono organismi in grado di brillare al buio.

Esemplare di calamaro lucciola, baia di Toyama (Giappone)

La fosforescenza marina è molto più diffusa di quanto si pensi. I punti luminosi si possono presentare in diversi colori: bianchi, blu, azzurri, persino verdi. Più raramente può accadere che assumano sfumature di giallo e rosso. A scatenare la reazione luminosa sono sempre dei processi chimico-fisici di organismi che vivono nelle acque marine.

Questi esseri risentono, però, molto dell’inquinamento. Ne è esempio la scomparsa, a Porto Rico, della “Baia bioluminescente”. Nel 2014, infatti, la spiaggia si è spenta. Probabilmente la causa è da ricercarsi in un cambiamento dell’ecosistema.

Riflessioni finali

La scienza, che vive tentando di spiegare la natura, trova su questo piccolo pianeta sempre nuovi misteri da svelare. In questa continua scoperta, nel gioco con il creato possiamo ritrovare il piacere di vivere. Possiamo rimanere sconvolti dalla potenza di questo cumulo di rocce che si manifesta nel fuoco e allo stesso tempo sfoggia nell’acqua una delicata bellezza.

Fonti

Alessia Sturniolo

Erasmus+ Traineeship: ecco la seconda Call

Al via la II CALL dell’Erasmus+ mobilità per tirocinio.

Fonte: corriereuniv.it

Il bando è aperto alla partecipazione di:

  1. Studenti,
  2. Laureandi (studenti che partecipano al Bando prima del conseguimento del titolo, ma effettuano la mobilità da “neolaureati”),
  3. Dottorandi che intendono svolgere un tirocinio della durata minima di due mesi presso un Ente straniero.

Cosa intendiamo per Erasmus+?

Il programma Erasmus+ è un progetto europeo che si rivolge a diversi soggetti, tra cui atleti, personale docente e non e, in generale, gli studenti universitari, nonché i neolaurati.

Per gli studenti l’Erasmus+ prevede due diverse modalità:

  • la mobilità ai fini di studio (KA1)
  • la mobilità ai fini di traineeship (KA2).

Per entrambe prerequisito necessario è la conoscenza della lingua del paese di destinazione e/o dell’inglese; per alcune di queste la Commissione Europea offre dei corsi di lingua on-line (per maggior informazioni: www.erasmusplusols.eu).

Quando partecipare?

È possibile candidarsi entro e non oltre il 16 novembre 2020 ore 13:00 tramite la piattaforma Esse3.

Quali sono i requisiti per la partecipazione al Bando?

  1. Presentazione del LAT – Learning Agreement for Traineeship (contenente il piano di lavoro che si intende svolgere all’estero) già compilato e firmato anche dalla Sede ospitante (ma si che sarà mai ottenerlo il soli due giorni da un sede estera che risponde h24);
  2. Attestazione della propria Conoscenza linguistica secondo le modalità:
  • Certificazioni internazionali
  • Test di verifica presso il Centro linguistico di Ateneo – CLAM (così come specificato nell’art. 6 del Bando).

Maggiori informazioni sull’iscrizione ai test CLAM saranno riportate al link: http://clam.unime.it/

Come individuare la sede e il possibile alloggio?

UniMe mette a disposizione degli studenti una serie di strumenti per facilitare la ricerca autonoma della “sede ospitante” e la presentazione della candidatura:

  • Database UniMe Enti Ospitanti Studenti Erasmus + Traineeship  contenente l’elenco degli Atenei/Enti stranieri;
  • Consultare le piattaforme sponsorizzate dalla Commissione europea Drop’pin@EURES e ErasmusIntern nelle quali sono elencate le posizioni di tirocinio disponibili presso Enti ed Organizzazioni europee;
  • Una lista di Link utili per la ricerca  in cui sono riportati siti web specializzati indicanti posizioni di tirocinio presso Enti ed Organizzazioni europee;
  • Avvalersi del supporto del docente referente per la mobilità internazionale del Corso di Studio.

I Paesi europei aderenti sono stati divisi in tre fasce:

  • Gruppo 1: Costo della vita alto. Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Norvegia, Svezia e Regno Unito;
  • Gruppo 2: Costo della vita medio. Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Cipro, Germania, Grecia, Islanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia, Spagna e Turchia;
  • Gruppo 3: Costo della vita basso. Bulgaria, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Repubblica Slovacca ed Ex Repubblica Iugoslava di Macedonia.

UniVersoME vi consiglia l’utilizzo della piattaforma Erasmus nella quale troverete molteplici opzioni con relative informazioni dettagliate sugli affitti.

Quali tipi di contributi possono essere ottenuti?

  • L‘importo mensile del contributo europeo è stabilito in base al costo vita del Paese di destinazione e varia tra € 350/mese (per i Gruppo 2 e 3) e € 400/mese (per il Gruppo 1).
  • Un contributo integrativo fino a € 500 al mese verrà corrisposto sulla base del Valore ISEE dichiarato dallo studente per a.a. 2019/20 se l’attività svolta all’estero comporta il riconoscimento in carriera di CFU utili per il conseguimento del titolo finale.
  • Gli studenti che svolgono un Traineeship senza riconoscimento di CFU curriculari (ad es. in caso di mobilità che comporta mobilità con riconoscimento di CFU extracurriculari o mobilità post-lauream) e che presentano un’attestazione ISEE fino a 13.000 euro per l’anno 2019/20, potranno ricevere un contributo aggiuntivo “per condizioni economiche svantaggiate” di €  100 al mese, per ogni mese finanziato.

Non vi resta che presentare la domanda e… PARTIRE!

Per qualsiasi dubbio o domanda, UniVersoMe resta a vostra disposizione!

Livio Milazzo

5 grandi viaggi letterari: l’estate a portata di libro

In un mondo diventato così piccolo da sembrare uno di quei souvenir a sfera che giriamo e rigiriamo nel palmo della mano, è sicuramente molto più facile andare in vacanza, anche virtualmente vista l’attuale situazione a livello mondiale. I mezzi di comunicazione hanno da tempo accorciato le distanze, voli low-cost ci permettono di spostarci anche all’estero a basso prezzo e – nell’ipotesi meno fortunata – app come Google Maps ci proiettano negli angoli più nascosti di qualsiasi città del mondo. Come se non bastasse, i social network ci bombardano costantemente di immagini di realtà esotiche: i templi buddisti della Thailandia, i colori del mar dei Caraibi o le insegne luminose di Times Square non sono un mistero nemmeno per chi non li ha mai visti dal vivo.

Fonte:hotmag.me

Ma come viaggiava l’uomo del passato? Quando non esistevano così tante immagini a portata di mano, l’uomo si affidava al potere dell’immaginazione e le pagine di un buon libro diventavano un comodo ticket to ride verso posti remoti nello spazio e nel tempo. Ora che la sessione estiva volge al termine, salutate per qualche settimana i libri universitari, ma non rinunciate alla letteratura tout court.

Noi di UniVersoMe vi consigliamo 5 libri ideali per queste vacanze estive capaci di farvi conoscere altre realtà.

1) L’amante di Margherite Duras

L’Indocina di una giovane scrittrice

È un’esperienza autobiografica ad alimentare la trama di questo romanzo di Margherite Duras. Pubblicato nel 1984, dallo stile semplice e scorrevole, L’amante rievoca la relazione tra l’autrice francese ancora quindicenne e un cinese ventisettenne di buona famiglia, fonte di scandalo non solo per la differenza d’età, ma anche di classe e di etnia tra i due.

Fonte: Ibs.com

Scritto ora in prima ora in terza persona, il romanzo ci coinvolge quasi come fosse un diario e si trasforma in uno spaccato dell’Indocina francese degli anni ’30: la sua società multietnica ma ancora arretrata, le estati afose e umide sul fiume Mekong, le lampade dalle luci rossastre. Duras dipinge una precisa atmosfera, ma non si dimentica dell’introspezione: il rapporto conflittuale con una madre autoritaria, l’amore viscerale per i suoi fratelli e le prime esperienze sessuali sono confessati con estrema schiettezza.

2) La casa degli spiriti di Isabel Allende

Alla scoperta del Cile

Il romanzo di esordio di Isabel Allende è un misto tra realtà storica e leggenda, fantasia e autobiografia. La casa degli spiriti è la storia di una famiglia dell’America latina che parte dal capostipite, Esteban Trueba self-made man, che dal lavoro in miniera riesce a costruire un vero e proprio latifondo finendo alla nipote Alba, giovane romantica che si ribellerà alla dittatura cilena.

Fonte: feltrinelli.it

I riferimenti alla storia del Cile e soprattutto al regime del generale Pinochet sono evidenti, perciò il romanzo non è solo un viaggio avvincente nell’America Latina, ma anche nella sua storia più recente senza dover riaprire i libri di scuola! Da questo grande classico della letteratura latino-americana è stato tratto l’omonimo film con protagonisti Jeremy Irons, Meryl Streep e Winona Ryder. Un cast stellare, ma una resa troppo piatta del racconto dell’Allende.

3) Le avventure di Gordon Pym di Edgar Allan Poe

Viaggio estremo verso l’Antartide

Fonte: abebooks.it

Il titolo può trarci facilmente in inganno e farci pensare a uno di quei romanzi d’avventura di lupi di mare tipici della letteratura tra Sette e Ottocento. Già l’autore può darci un indizio. Edgar Allan Poe è infatti il maestro del terrore e sebbene la storia di Arthur Gordon Pym che si imbarca clandestino sulla baleniera Grampus non rientri apparentemente nel genere horror, a mano a mano la vicenda prosegue su un crescendo di tensione psicologica e di particolari macabri e assurdi che scioccano il lettore. Un libro per chi non si spaventa dei viaggi estremi della fantasia

4) Sulla strada di Jack Kerouac

Vagabondando attraverso gli States

Siamo davanti a un grande classico della letteratura on the road, il romanzo che ha ispirato e continua a ispirare generazioni di giovani alternativi che, zaino sulle spalle, si mettono per strada senza avere una meta ben precisa, ma alla ricerca di una vita più libera.

Fonte: 900letterario.it

Ispirato ai viaggi dell’autore attraverso gli States , Sulla strada non ha una trama lineare, ma è una raccolta a tratti caotica di episodi vissuti lungo le strade americane. Ciò può disorientare facilmente il lettore che trova però un appiglio nella simpatia dei personaggi modellati su altrettanti “vagabondi” reali della vita di Kerouac, scrittori beat e non.

Come dimenticarsi di Dean Moriarty? Un esuberante che cerca di dimostrare l’esistenza di Dio mentre guida, uno di

 “quei pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano”.

Non so quanti giorni si impieghino a leggere On the Road, sicuramente molti di meno rispetto a quelli che ci vogliono a guidare realmente dalla east alla west coast. Ma comunque, che sia un mese o una settimana, una volta chiuso il libro, vi mancherà stare accanto a Dean dal lato del passeggero e vi dispiacerà un po’ non averlo come amico.

5) Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino

Un labirinto di storie

Se Sulla strada è quasi un rally spericolato lungo le praterie americane, una corsa mozzafiato da farvi aggrappare con gli artigli ai sedili, il romanzo di Calvino è invece un volo pieno di turbolenze, un libro dalla trama difficilmente definibile. Non esiste un’unica storia dentro Se una notte d’inverno un viaggiatore: si parte dal racconto che dà il titolo al libro, che si interrompe nel punto di massima tensione, proprio quando il lettore è sempre più curioso di scoprire come va a finire.

Fonte. amazon.it

Da qui si dipanano una serie di altri racconti dai generi e dalle ambientazioni più disparate, tutte però incompiute; un labirinto di storie che incastrano il lettore, il quale si ritrova catturato, ansioso com’è, di arrivare al “nocciolo”. In tutto questo non è solo, ma continuamente accompagnato dall’autore che lo chiama in causa già dalla prima pagina:

Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo “Se una notte d’inverno” un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto…

 

Cogliamo perciò l’invito di Calvino ad evadere anche solo per un po’ dalla realtà circostante, a farci condurre sulle vie delle parole in mondi che la nostra immaginazione può sempre creare e ricreare da capo… anche riaprendo lo stesso libro!

Angelica Rocca

Coronavirus: quando e come riprenderemo a viaggiare

7 dei migliori paesaggi italiani di mare | Luoghi e Paesaggi

 

La primavera è iniziata già da qualche settimana e nessuno di noi, purtroppo, potrà approfittare delle splendide giornate di sole tipiche di questo periodo dell’anno. Anche se siamo ancora al 9 Aprile, in molti si chiedono come e quando riprenderemo a viaggiare. Non c’è dubbio che le conseguenze di questa crisi si faranno sentire a lungo, ma in molti, tra esperti e analisti economici, già sono convinti che la società dopo la pandemia sarà molto diversa da quella che ci siamo lasciati alle spalle.

Secondo Ivana Jelinic, presidente di Fiavet, la Federazione italiana Associazioni Imprese Viaggi e Turismo, “già dal mese di giugno si potranno vedere i primi segnali di ripartenza con i connazionali che cominceranno a muoversi all’interno del Belpaese“. Il ritardo dell’esplosione del Covid all’estero influirà invece sulla ripresa del turismo degli stranieri: “ci aspettiamo che possano ritornare per l’estate inoltrata, se non addirittura in autunno”.
Un sondaggio di Confturismo-Confcommercio, realizzato tra il 18 e il 23 marzo, rileva che appena l’emergenza sanitaria finirà e l’allarme sarà cessato ci sarà un 83% di persone che sceglierà l’Italia per le sue vacanze, anche se il 16 percento teme di non avere una disponibilità economica sufficiente. “Sostenere il turismo adesso“, spiega il presidente Luca Patané, “significa investire in un settore che mette in moto a sua volta altri consumi portando ossigeno all’economia dell’intero Paese“.

Com’è successo dopo l’11 settembre, saranno le regole di viaggio a cambiare pesantemente. L’industria aeronautica è stata la prima a essere colpita con il blocco dei voli da e per molti Paesi, in primis la Cina, dove il virus si stava diffondendo. All’inizio dell’emergenza, molte compagnie continuavano a far volare i loro aerei, anche se vuoti, per non perdere il loro turno all’interno della programmazione degli aeroporti, ma oggi, con metà mondo in quarantena e la maggior parte dei grandi scali occidentali fermi, non mancano le compagnie che hanno fermato la loro flotta, come ha fatto, ad esempio, EasyJet. Ci dovremo abituare all’idea del controllo della temperatura, ai tamponi veloci e alla quarantena forzata (se positivi) una volta arrivati in un aeroporto straniero. C’è anche chi ipotizza una sorta di passaporto “sanitario” da esibire insieme a quello che utilizziamo di consueto, ma è troppo presto per dirlo: certamente, luoghi affollati come aeroporti e stazioni diventeranno sempre più “contactless”, privi di contatto, e lo stesso succederà alla maggior parte dei luoghi pubblici.

 

Aeroporti italiani, un 2019 da record con 193 milioni di ...

 

Quel che sappiamo con certezza è che l’emergenza coronavirus ha di fatto messo ko il settore del turismo, il quale fino al 2018 incideva per il 13,2% sul Pil nazionale e che oggi, di fronte all’emergenza, ha chiesto aiuti economici e fiscali al governo, tra cui maggiori protezioni per i lavoratori, l’accesso rapido ai prestiti e la possibilità per i tour operator e le agenzie di rilasciare voucher di viaggio che sostituiscano le tantissime prenotazioni cancellate.

L’ASTOI  (Associazione Tour Operator Italiani) prevede una ripresa parziale delle attività tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno e un ritorno progressivo alla normalità solo nel 2021, con una perdita di fatturato che va dal 35 al 70 percento circa. Inoltre vengono chieste al Governo misure urgenti ed efficaci per supportare le aziende e i lavoratori del settore.

Lo stesso augurio è quello che si fanno gli italiani, fortunati di vivere nel “più bel Paese al mondo”, fiduciosi che presto  – anche se con le dovute precauzioni –  ritorneranno a viaggiare e ad ammirare le innumerevoli bellezze che ci affascinano dall’estremo settentrione fino alla punta dello stivale.

 

Santoro Mangeruca

Lonely Planet premia Sri Lanka e Italia

L’autorevole rivista australiana di viaggi e turismo Lonely Planet, come ogni anno, propone la classifica delle migliori 10 destinazioni da raggiungere.

Lo scorso anno a piazzarsi primo nella speciale graduatoria per i turisti più impavidi era stato il paese “dalla foglia d’acero”, mentre nella lista delle città la prima classificata era stata Siviglia.

Lo scettro, quest’anno, spetta allo Sri Lanka, un paese risorto dalle ceneri dopo decenni di conflitti.

Definita l’isola perla dell’Oceano Indiano, si pregia di una vegetazione lussureggiante, spiagge da sogno affacciate sulle acque cristalline, straordinarie tradizioni locali che comprendono danze, processioni, sfilate di elefanti a cui si accompagnano le meravigliose architetture dei templi e del mondo antico.

Medaglia d’argento alla Germania, che mescola futuro e tradizione e ti permette di “scalare montagne, rintanarsi in castelli medievali, bere ottima birra e attraversare i paesi in bicicletta”.

Lo Zimbawe occupa il terzo gradino del podio, considerata “una delle destinazioni più sicure in Africa, impreziosita da un popolo ospitale, parchi nazionali, rovine archeologiche, montagne e cascate”.

La migliore città da visitare nel 2019 è invece Copenhagen, la capitale della Danimarca dal fascino senza tempo unisce la bellezza della storicità alla qualità di vita che solo le metropoli più moderne posso offrire, seguita da Shēnzhèn, in Cina e Novi Sad, in Serbia.

Tra i consigli di Lonely Planet spicca anche l’Italia, con il Piemonte in testa alla classifica delle migliori regioni davanti a “The Catskills” negli USA e al “Northern Peru”.

Per la prima volta l’Italia in testa alla classifica delle regioni, grazie al lavoro lungimirante ed efficace svolto dalla regione Piemonte in termini di ricezione turistica e valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico .

Antonio Mulone

Paesaggi di neve: un borgo e un castello all’ombra del Gran Sasso

Et chi andarà in cima del Corno Monte gli parrà andar sopra le nuovole (Francesco De Marchi, In cima al Corno Monte)

Se cercate un luogo in Italia dove sentirvi riparati da alte cime vertiginose e attorniati da ampie praterie, se vorreste attraversare paesaggi mozzafiato e antiche contrade, rilassarvi in mezzo alla natura e praticare sport invernali sulla neve, probabilmente l’Abruzzo è ciò di cui avete bisogno. In questa tappa di Around, la nostra rubrica dedicata ai viaggi, vi porteremo nel borgo Calascio e nel suo castello, quest’ultimo inserito da National Geographic nella classifica dei quindici castelli più belli al mondo (link).

Un giro nei dintorni

Corno Grande – La cima più elevata del Gran Sasso

A un altitudine di 2912 m s.l.m il Corno Grande è la più alta cima del massiccio del Gran Sasso e dell’intero arco appenninico. Francesco De Marchi nel XVI secolo è stato il primo alpinista a compiere l’impresa della scalata. I vari sentieri che si arrampicano lungo le rocce calcaree partono a sud dall’Osservatorio di Campo Imperatore e a nord da una funivia presso i prati di Tivo. Raggiunta la cima, gli escursionisti più allenati, godranno della vista di buona parte del territorio dell’Abruzzo, e, quando il cielo è più limpido, potranno abbracciare il panorama fino a scorgere in lontananza il mare Adriatico. Tra i guinness che la montagna detiene c’è quello di ospitare il Calderone, considerato il ghiacciaio più a sud d’Europa!

Campo Imperatore – Il Tibet di Italia

Campo Imperatore è un altopiano posto a circa 1.800 m. di altitudine modellato dalla fusione di antichi ghiacciai. Anche questa distesa ha un primato: lunga 20 km e larga tra i 3 e i 7 km rappresenta la piana più grande di Italia. Il suo territorio è disseminato da laghetti, che hanno forse un’origine meteoritica, mandrie e greggi che praticano l’alpeggio in estate, impianti di sci nella stagione invernale e addirittura set cinematografici. Sì, la sconfinata superficie nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga ha ospitato numerosi registi attratti dal suo suggestivo paesaggio che Folco Maraini ha definito “un piccolo Tibet”: dal Deserto dei Tartari con Vittorio Gassmann e Philippe Noiret a Così è la Vita di Aldo, Giovanni e Giacomo. L’appellativo deriva dalla azione antropica e dalla elevata quota che ha reso rada la vegetazione e dal vastissimo paesaggio incuneato tra specchi d’acqua e profondi solchi.

Hotel Campo Imperatore – La prigione di Benito Mussolini

Posta sulla sommità del Campo Imperatore la struttura ricettiva, ancora in funzione, deve la sua fama a una pagina poco gloriosa della storia di Italia. Nel settembre 1945 l’operazione Quercia organizzata dalle milizie tedesche portò alla liberazione e alla fuga di Benito Mussolini, confinato sul Gran Sasso per ordine del re Vittorio Emanuele III dopo l’armistizio di Cassibile che segnò la fine ostilità verso gli alleati anglo-americani e di fatto l’inizio della resistenza. Un gruppo di paracadutisti si calò sull’albergo e qui, con una rocambolesca strategia, riuscì a prelevare Mussollini e a condurlo a Monaco dal Fuhrer.

Un borgo e un castello

Rocca Calascio – La roccaforte medioevale normanna e medicea

Con i suoi 135 abitanti, Calascio, in provincia dell’Aquila, è uno dei borghi più caratteristici dell’Abruzzo. La sua attuale circoscrizione comprende il centro di Calascio, fondato intorno all’anno 1000 dai normanni, e l’antica comunità di Rocca Calascio, passata dalla famiglia Piccolomini alla podestà dei Medici. Entrambi i centri nacquero con la funzione di controllo dell’area, ai piedi del massiccio del Gran Sasso. Un terremoto nel 1700 distrusse tuttavia la zona della Rocca, fondata probabilmente anch’essa per volontà di Ruggero D’Altavilla, che venne da allora abbandonata. Recentemente, negli ultimi decenni del’900, Rocca Calascio è tornata ad essere abitata da un piccolo nucleo di abitanti e riqualificata come meta turistica, forse anche grazie al fatto di essere stata scelta per l’ambientazione di alcuni film di successo.

Il castello di Rocca Calascio – Un set d’elezione

Uno dei castelli più elevati di Italia, costruito nel medioevo a scopo di difesa del territorio e controllo dei tratturi, i sentieri di transumanza diretti all’Adriatico, candidati patrimonio UNESCO. Da questo nucleo dovette svilupparsi in seguito il borgo sottostante. La struttura, interamente in pietra, è circondata da un muro merlato e da quattro torri ad angolo dalla forma circolare. Danneggiata dai terremoti che hanno colpito la zona, è stata più volte oggetto di restauro. Il luogo ha ospitato celebri set cinematografici, tra cui il film fantasy del 1985, Ladyhawke, scene de Il nome della rosa e di The American con George Clooney.

Michelle Pfeiffer in Ladyhawke

Chiesa di Santa Maria della Pietà – La perla a forma di ottagono

Fondata nel luogo dove, secondo la leggenda, la popolazione locale sconfisse una banda di bigranti, sul sentiero verso il Castello, la chiesa di Santa Maria della Pietà, eretta nel 1596, è un magnifico edificio a pianta ottagonale, attaccato su una parete ad una sagrestia e inserito in mezzo al verde. Probabilmente edificata su una precedente edicola rinascimentale, la struttura è oggi adibita a oratorio e meta spirituale per i pellegrini che, arrivati in cima, scorgeranno un panorama invidiabile.

Eulalia Cambria

@FOTO DI Salvatore Cambria

Budapest: la città attraversata e divisa in due dal Danubio

               “Una Buda da vedere, una Pest da vivere”

Lo scrittore Claudio Magris, nel suo libro “Il Danubio”, definisce Budapest una città signorile e imponente.

Budapest, la capitale dell’Ungheria, è divisa in due parti, “Buda” e “Pest”, dal fiume Danubio. Buda è il centro storico costituito da meravigliosi palazzi, castelli e monumenti, che raccolgono in essi la storia di questa città. Pest è la parte moderna dove si concentra la maggior parte della popolazione, anch’essa ricca di grande bellezza.

Budapest è tutta da vedere, ogni singolo angolo, ma i posti che non puoi assolutamente perderti sono:

1) Il Palazzo del Parlamento

E’ il simbolo della città e si trova sulla sponda del Danubio dalla parte di Pest ed è la sede dell’Assemblea nazionale ungherese. L’interno è un vero spettacolo per gli occhi, curato nei minimi dettagli, lascia senza fiato. Fu concepito nell’Ottocento per sottolineare, con un palazzo fastoso e rappresentativo, l’indipendenza finalmente raggiunta degli ungheresi all’interno dell’impero austro-ungarico.

2) Il Palazzo Grassalkovich

E’ un palazzo in stile barocco della cittadina ungherese di Gödöllő, costruito tra il 1741 e il 1760.
E’ sia il più grande palazzo barocco dell’Ungheria che la seconda tenuta più grande dell’Europa. Questo palazzo è noto anche per essere stato il favorito dell’imperatrice Elisabetta d’Austria, che insieme al marito, ne fece la propria residenza estiva. Nella parte posteriore del castello si estende un meraviglioso parco di 28 ettari.

3) Szimpla Kertmozi

E’ un pub composto da più stanze e un lungo e grande corridoio, decorato nei modi più assurdi con gli oggetti più assurdi, la quantità degli oggetti presenti in questo pub è enorme, parte dell’arredamento è anche un auto d’epoca. Tutto ciò è stato creato all’interno di una fabbrica abbandonata. Questo pub si trova nella zona ebraica di Budapest.

4) Bagni Széchenyi

Sono dei bagni termali di Budapest che si trovano nel parco Városliget nella XIV Circoscrizione. L’edificio più antico del complesso risale al 1881 ma, a causa della forte popolarità, prima della Prima guerra mondiale vennero costruiti altri edifici che hanno reso i Bagni Széchenyi il più grande centro termale d’Europa. Il complesso venne ultimato nel 1913. Aperti tutto il giorno, tutti i giorni, tutto l’anno, ospitano anche eventi notturni con tanto di dj e musica.

 

5) Traversata sul Danubio (DA FARE)

Una cosa che si deve assolutamente fare se si va a Budapest è la traversata sul Danubio, è consigliabile farla la sera poiché sarà possibile ammirare tutti i palazzi, che costeggiano il Danubio, illuminati.

Uno spettacolo mozzafiato, accompagnato da musica e degli ottimi cocktail.

6) Il Mercato Centrale

E’ una sala neogotica restaurata ed usata come mercato alimentare, si estende su due piani e al suo interno ci si può trovare di tutto. Il primo piano è interamente dedicato ai prodotti alimentari, tipici e non di Budapest, mentre il secondo piano è colmo di souvenir.

7) La Piazza degli Eroi

E’ una delle più importanti piazze di Budapest, ricca di elementi politici e storici. Si trova alla fine di Andrássy út, vicino al parco municipale Városliget. E’ anche una delle più belle piazze di Budapest.(Dopo averla visitata ci si può fare la foto nella scritta!!!)

 

Budapest è una città piena di cultura e di storia, e non sono solo questi i posti da visitare, consiglio di passarci più tempo possibile perché è tutta da vivere.

 

Andrea de Stefano

LOS ANGELES: wild dream city

 

Una guida per visitare in 7 giorni la grande metropoli californiana capitale della musica rock, del surf, della giovinezza e dei sogni di celluloide

 

Molti italiani non amano particolarmente Los Angeles. Il suo tessuto urbano ha mille facce ed è un coacervo di entità inconciliabili: dalle ville di lusso sparpagliate come castelli sulle colline di Beverly alla massiccia presenza di homeless un po’ ovunque.

In effetti più che una singola città L.A è un conglomerato composto da molti quartieri, o meglio ancora, distretti a sé stanti. Dorothy Parker ha definito Los Angeles: “72 sobborghi in cerca di una città”. Il prolema è che se siamo abituati, perché viviamo in uno stato che detiene uno dei più alti numeri di siti patrimonio UNESCO, a toccare la storia con mano e a porci in relazione materiale ed epidermica con il monumentum, a Los Angeles questo non funzionerà. Tra le architetture più “antiche” c’è un edificio a Downtown del 1818, Avilla Adobe, sorto nei pressi dell’insediemento di fine ‘700.

Parlando del fascino di Los Angeles lo scrittore e giornalista, Mario Fortunato, in un articolo sull’Espresso ha scritto:

Invece di trovare la vera America, a Los Angeles trovai l’Europa. Non so se vera o falsa, ma di sicuro abbagliante e in definitiva ignota, come un’immagine allo specchio (…) La sua stessa idea di lusso ed eleganza sembra facilmente riproducibile, e di essa si scorge, a ben guardare, l’assoluta fragilità. Non sarà un caso che l’industria primaria del luogo sia l’industria dell’apparenza, cioè il cinema. (…) Gli studios inseguono un’idea astratta del mondo. Visitandoli, ho provato la stessa sensazione avuta camminando nel centro di Noto, in Sicilia, o in certe piazze umbre: la sensazione di muovermi in uno spazio squisitamente mentale. (…) ciò che viene cercato, inseguito e indovinato è uno spazio creato dalla mente: un’esperienza del tutto immateriale”.

Dopo la fondazione, per opera dei missionari francescani spagnoli, il nome per esteso era El Pueblo de Nuestra Señora la Reina de los Ángeles del Rio de la Porciúncula de Asís (Il villaggio di santa Maria degli Angeli della Porziuncola di Assisi). E’ curioso notare come una città nata sotto il segno del Poverello di Assisi sia una delle prime economie al mondo, nonché stella polare dell’effimero e del lusso.

In questo articolo proveremo a tracciare un programma di viaggio per visitare L.A, in una settimana o poco più, spostandoci nei luoghi di interesse con la metro, con Uber oppure Lyft, evitando di cedere all’attrattiva di salire su un pullman per turisti, cogliendo il più possibile le suggestioni e le impressioni che offre l’immensa e radiosa wild city affacciata sull’oceano Pacifico. 

1)      Hollywood

Per un visitatore che arriva a Los Angeles per la prima volta la tappa iniziale sarà con molta probabilità Hollywood Boulevard. Il distretto di Hollywood, divenuto centro dell’industria cinematografica americana a partire almeno dagli anni ’20 del secolo scorso, è sede dei più importanti teatri dove vengono proposte attualmente le prime di molti film. All’interno dei suoi studios (come la Paramount e l’Universal) nacque il cinema classico hollywoodiano, corrispondente all’età d’oro del cinema statunitense. La strada che attraversa Hollywood da est ad ovest tra La Brea Avenue e Gower Street è la famosa Walk of fame. Lungo questo tratto, animato da uomini mascherati da personaggi dei film, si trovano incastonate nel pavimento oltre 2400 stelle con i nomi delle personalità più rilevanti del mondo del cinema, della musica e della tv. Passeggiando si incontrano tempi del cinema come l’Egyptian e El capital (attualmente di proprietà della Walt Disney Company). Non manca, naturalmente, nelle vicinanze, il museo delle cere, l’Hollywood Wax, in concorrenza, pochi metri più avanti, con la versione hollywoodiana di Madame Tussauds. Più interessante è sicuramente l’Hollywood Museum che contiene, disposta su diversi piani, una collezione di vestiti di scena, oggetti usati sui set e vecchie macchine da presa. Tra questi cimeli si possono trovare gli occhiali di Harry Potter, i costumi di Baywatch, gli indumenti di Marilyn Monroe, l’auto di Batman, gli abiti del primo Pianeta della scimmie e di Star Trek, la ricostruzione della sala trucco delle vip anni ’40-’50 e molto altro. Tappa da non perdere è ovviamente il Dolby Theatre situato all’interno del complesso Hollywood & Highland Center. Nel teatro si svolge ogni anno la cerimonia di assegnazione degli Oscar. E’ possibile entrare in visita grazie ai tour che si tengono ogni mezz’ora. Nella piazza centrare del complesso, che ricorda l’ambientazione babilonese del film muto 1916, Intollerance, è collocato il portale attraverso il quale è visibile la scritta Hollywood sulle colline attorno alla città. Procedendo  lungo la stessa strada non si potrà non sostare al Grauman’s Chinese Theatre, fastoso teatro in stile orientale, di fronte al quale è disposta nella pavimentazione una cospicua raccolta di impronte di mani e piedi delle star. Attrazione non meno rinomata è il Roosevelt Hotel, reso famoso da uno scatto di Marilyn Monroe sul trampolino della piscina. Gli amanti della musica non potranno invece fare a meno di osservare all’esterno uno dei eccezionali luoghi simbolo dell’industria musicale, il palazzo sede della Capitol Records, una torre di 13 piani costruita imitando la forma di una pila di dischi come quelle dei juke box anni ‘50. L’hollywood Boulevard riserva inoltre una scoperta sorprendente. Infatti l’Hard rock cafe contiene una quantità di relique musicali da fare girare la testa: dalla chitarra di Carl Wilson dei Beach Boys, alla giacca di Cass Elliot dei Mamas&Papas, dagli autografi originali dei testi del cantante dei Doors, un rullante di Ringo Starr, la chitarra di Iggy Pop, la batteria dei Metallica, il vestito di Snoopy Dog, il cappelo di Michael Jackson fino ai pantaloni di Jim Morrison (che leggenda vuole non avesse mai lavato per anni).  La vicina Sunset Boulevard è un’altra mecca per gli appassionati. Tra le luminose e folgoranti insegne, che danno il meglio nelle ore notturne, in cui sfrecciano auto di lusso, si trovano librerie dedicate al mondo del cinema e del teatro e negozi dove è possibile trovare tutto il meglio (o quasi) della strumentazione musicale. Di fronte al Guitar Center si può osservare una riproduzione simile alle impronte del Chinese theatre, dedicata però a gruppi e musicisti. I locali storici del rock Roxy Theatre e Whisky a Go Go sono nella stessa strada. Chi ama spulciare dischi, vinili e dvd non potrà fare a meno di passare qualche ora da Amoeba, gigantesco store che ospita chicche musicali e album, generalmente, a buon prezzo. A proposito di shopping, consiglio di fermarsi a dare un’occhiata al Larry Edmunds Bookshop, negozio specializzato sul cinema dove è possibile trovare libri, poster e persino una copia della sceneggiatura del proprio film preferito.

2)      West Hollywood

Il quartiere di West Hollywood è il luogo ideale per passeggiare in mezzo ai caffè, ai ristoranti e ai negozi di abbigliamento, fermandosi a fare un aperitivo nella centrale Sunset Plaza che nel suo profilo architettonico ricorda una città europea come Montecarlo. Le sue villette eleganti, abitate da gente benestante, sono un assaggio delle ville regali di Beverly Hills. Nei paraggi si può camminare lungo i viali di Melrose Avenue, resa celebre dal telefim, dove ci si può anche fermare a curiosare in mezzo a negozi di tutti i tipi. Nella stessa strada è possibile fare una visita agli studios della Paramount Pictures. Chi insegue le tracce della storia della musica potrà invece fare rotta verso l’Alta Ciniega Motel e entrare e scattare qualche foto, per 20 dollari, nella camera dove il leader dei Doors, Jim Morrison, ha alloggiato per alcuni anni. Nei paraggi si trova inoltre il Pacific Design Center, un grande edificio che ospita, tra le altre cose, una sezione del Museum of Contemporary Art.

3)      Beverly Hills

Insieme a Bel Air, Los Feliz e la zona di Mulholland Drive, il quartiere è famoso per essere l’area di Los Angeles preferita dalle celebrità. La sua strada principale è Rodeo Dr, viale colmo di boutique e vetrine griffate. Nei suoi paraggi si trovano le ville a schiera abitate da famiglie altolocate e personaggi del mondo dello spettacolo. Concessionari Ferrari, negozi di alta moda e ristoranti di lusso sono di casa da queste parti. Oltre a una passeggiata nella zona si può fare un salto al Paley Center for Media, museo dedicato alla radiofonia e alla TV.

4)     Santa Monica Mountains

Per godere una delle viste più belle e mozzafiato sulla città di Los Angeles, l’ideale è andare sulle colline che sovrastano Hollywood al tramonto o nelle ore notturne. Qui, specialmente nei pressi di Mulholland Drive (se siete a caccia di star ne troverete molte da queste parti), e nei dintorni del Griffth Park, si respira finalmente un’aria immersa nel verde. Oltre alle stelle del cinema e della musica, il luogo è una tappa da non perdere per raggiungere un altro tipo di stelle, quelle del cielo, grazie ai telescopi del Griffth Observatory. Il maestoso edificio regala una visuale eccezionale dall’alto sulla città di Los Angeles. Al suo interno si trovano un planetario e alcune interessanti installazioni. Sulla collina, in una zona non troppo distante (ma le distante a L.A, anche quelle brevi, prevedono il ricorso a Uber!) ci sono gli Universal Studios. Chi ha intenzione di visitarli dovrà prevedere di spendere almeno mezza giornata per avere una panoramica sui set e le maggiori attrazioni. Gli appassionati della camminata tra la natura potranno invece raggiungere a piedi l’Hollywood Sign.

5)      Exposition Park

Le famiglie, i bambini, ma anche gli appassionati di astronomia e scienze naturali, potranno prevedere una tappa di mezza giornata a Exposition Park. Sede dei giochi olimpici del 1984, nell’area trovano posto numerosi musei. Se avete un po’ di tempo a disposizione vale la pena visitare soprattutto il California Science Center, dove oltre alle stelle marine, le navicelle spaziali e gli animali esotici, si trova una sala che conserva lo Space Shuttle della NASA, famoso per le sue missioni intorno alla terra.

6)      Downtown

Los Angeles non è soltanto palme e costruzioni basse, il suo nucleo storico anzi si trova proprio qui a Downtown, all’ombra di enormi grattacieli. La zona è molto estesa ed è a sua volta suddivisibile in vari quartieri, raggiungibile grazie alle fermate della metro. Può essere ripartita in almeno 4 aree: Chinatown, abitata da circa 15.000 asiatici,  Little Tokio, disseminata da vari musei e grattacieli (dove si possono trovare anche dei meravigliosi giardini zen), un’area che corrisponde grosso modo al centro storico in cui trovano posto l’Union Station (la principale stazione ferroviaria di Los Angeles), El Pueblo de Los Angeles, quartiere dove sono presenti palazzi storici della città, City Hall, edificio di 27 piani a forma piramidale, sede del municipio, la Cattedrale (costruita nel 2002), i futuristici edifici del Music Center e della Walt Disney concert Hall e, infine, la strada di Broadway, principale arteria del centro storico. L’ultima area, quella della finanza, ha il fulcro a California Plaza, che si raggiunge attraverso una pittoresca funicolare costruita nel 1901. Nel quartiere si trova la Los Angeles Central Library, il Westin Bonaventura Hotel, l’albergo più famoso della città, un grattacielo lussuoso con ascensori a vista, utilizzato per le riprese di numerosi film. Attrazioni imperdibili sono il MOCA (museo di arte contemporanea) che contiene opere di Mark Rothko e Andy Warhol e una  visita al 70 esimo piano del U.S Bank dove si può ammirare una vista a perdita d’occhio.

7)      Venice Beach e Santa Monica

La costa di Los Angeles meriterebbe una trattazione più dettagliata. Il litorale della metropoli californiana è  un susseguirsi di piccole città e borghi: da Pacific Palisades, Malibu, Marina del Rey, fino a South Bay e Long Beach. Non è possibile, in una vacanza di pochi giorni, farsi un’idea completa del suo immenso lungo mare. Si può scegliere di dormire qualche notte solo in alcune delle località. Per fare una capatina a Malibu, nelle sue belle spiagge limitrofe alle ville delle celebrità e poi una sosta a Huntington beach o Surfrider per osservare i surfisti che cavalcano le onde, una passeggiata tra le imbarcazioni del porto di Marina del Rey o una visita alla Queen Mary di Long Beach e all’ acquario, nella stessa giornata, servirebbe il teletrasporto! Una soluzione può essere quella di andare a cogliere i colori, gli eccessi e le stranezze  di Venice Beach, tratto carico di good vibration. Chiunque passeggi o noleggi una bicicletta in questo tratto di mare, in un pomeriggio di sole, non potrà fare a meno di sorridere. L’Ocean front walk è il regno degli artisti di strada, dei ragazzi sugli skate e sui rollebrade, della vita da spiaggia della California. Se poi le batterie sono ancora cariche si può decidere di camminare fino a Santa Monica e lì vedere il famoso molo con la ruota panoramica piena di luci e il tratto dove finisce la route66. 

   

Writer e Ph:  Eulalia Cambria

Thanks to Saverio Paiella