Dal 1° luglio via al Green pass europeo, ma molti i dubbi e i ritardi

(fonte: altroconsumo.it)

Nonostante dieci milioni di italiani circa, lo hanno già ricevuto, ma il triplo di cittadini già vaccinati lo attende ancora. Parliamo del Green pass, certificazione valida per spostarsi per tutta Europa, la cui distribuzione è già iniziata, ma riguardo la quale vi sono ancora alcuni nodi da sciogliere.

Non meno dubbi vi sono sul “Eu digital Covid certificate”, la certificazione verde europea per gli spostamenti in Europa. Bisogna ricordare che, infatti, vi è differenza, tra il Green pass italiano e il certificato europeo: strumenti simili, ma diversi, regolati da disposizioni diverse.

Con il documento rilasciato in Italia, i cittadini italiani, vaccinati anche con una sola dose o con tampone negativo, sarebbero liberi di spostarsi in tutti i Paesi Ue o dell’area Schengen senza sottoporsi a quarantene o altre restrizioni, in caso di viaggi e vacanze.

Così è previsto anche per chi possiede il Pass europeo – al via dal 1° luglio – generato per tutti i cittadini Ue che abbiano questi requisiti: siano stati vaccinati oppure siano guariti dal Covid-19 o si siano sottoposti a un test con risultato negativo.

Tutti gli Stati membri devono fornire canali digitali per il rilascio gratuito del certificato, tramite, dunque, un’app o un portale per il rilascio dei certificati sia in digitale che in versione cartacea.

Il documento, come il Green pass italiano, eviterà ai viaggiatori di essere sottoposti a restrizioni all’interno dell’Unione, contribuendo così al graduale ripristino della libera circolazione in Europa.

Su queste condizioni, però, sono arrivati maggiori dettagli, che sembrano creare un po’ di confusione.

 

Rilascio e riconoscimento delle certificazioni europee

Ogni Paese Ue sarebbe libero di riconoscere e rilasciare la certificazione verde europea anche dopo la prima dose. Il numero di dosi sarà chiaramente riportato nel documento, per rendere noto se il ciclo vaccinale è stato completato o meno. Ogni Stato, però, può decidere come comportarsi al riguardo: quindi un Paese Ue potrebbe rilasciare il certificato dopo la prima dose, ma un altro sarebbe libero di non riconoscerlo e di richiedere un ciclo vaccinale completo o un test.

I Paesi dello Spazio economico europeo (See), Islanda, Liechtenstein e Norvegia, potranno utilizzare il sistema dei certificati Covid digitali Ue. I certificati rilasciati dalla Svizzera dovrebbero essere accettati alle stesse condizioni, dopo che la reciprocità sarà confermata dalla Svizzera.

In ogni caso, esiste un regolamento riguardo le certificazioni verdi, emanato dalla Commissione Ue e a cui tutti gli Stati membri devono attenersi. Secondo questa, gli Stati devono adottare le stesse condizioni per i propri cittadini in partenza verso l’Europa a tutti i cittadini Ue in entrata.

Le regole valgono per tutti

Quindi, se uno Stato membro decide di abolire le restrizioni di viaggio per i propri cittadini che dispongono di un certificato per la prima dose di un vaccino a due dosi, deve estendere lo stesso trattamento a tutti i cittadini dell’Unione.

Tale regolamento, accessibile a tutti via Internet, lascia, però, aperta, a tutti gli Stati, la possibilità di sottoporre i viaggiatori, provenienti dall’Europa, a una quarantena. Ciò solo nel caso di particolare aggravamento della situazione epidemiologica nel Paese di provenienza, in queste settimane, specificatamente riconducibile alla diffusione della variante Delta, motivo per il quale si potrebbe premere un po’ il freno.

Il regolamento prevede infatti che gli Stati membri si astengano dall’imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di un certificato per il Covid, a meno che non siano necessarie e proporzionate per tutelare la salute pubblica.

Però, proprio qualche giorno fa, la Germania ha imposto un divieto di viaggio per chiunquesalvo i propri cittadini – provenga dal Portogallo, considerato area a rischio per la diffusione della variante.

L’Ue spinge per un uso sempre maggiore delle certificazioni

Dalla Commissione Europea, è arrivata, nei giorni scorsi, una comunicazione con la quale si caldeggia un uso ancor più vasto della certificazione: non solo per viaggi e concerti, ma anche per l’accesso ai ristoranti e gli altri locali, come pure per la partecipazione a tutti grandi eventi. Il commissario alla Giustizia, Didier Reynerds, durante una conferenza stampa, ha spiegato che questa è una raccomandazione tesa a “evitare confusione e frammentazione” delle regole in Europa e un’organizzazione più efficiente.

In Italia, ad esempio, è stato già stabilito che a regolare l’accesso a post cerimonie – matrimoni, cresime, comunioni, battesimi – e feste private sarà il green pass.

Il suggerimento è stato subito accolto dal governo irlandese per ristoranti e gli altri tipi di locali, che avrebbero dovuto riaprire gli spazi al chiuso per tutti dal 5 luglio. Dunque, un nuovo cambio di marcia e l’ingresso sarà consentito soltanto a chi potrà dimostrare di essere stato totalmente vaccinato o di aver contratto il coronavirus ed essere guarito negli ultimi 9 mesi.

 

I ritardi sul rilascio delle certificazioni: le soluzioni dei Paesi Ue

Considerando che, in tutta Europa, compresa l’Italia, numerosi sono ritardi riguardo il rilascio delle certificazioni, in molti si chiedono se sarà possibile viaggiare senza.

La risposta è affermativa e nello specifico: fino al 12 agosto sarà possibile viaggiare in Europa anche senza Certificazione verde, dovendo, però, esibire le certificazioni di avvenuta vaccinazione, di guarigione dalla malattia o di avvenuto test, rilasciate, dalle strutture sanitarie, dai medici e dalle farmacie autorizzate. Per queste certificazioni valgono gli stessi criteri di validità e durata della Certificazione verde.

Dunque, anche con esito negativo a un tampone, secondo le tempistiche previste, ci si potrà spostare, stampando il risultato del test e mostrandolo al momento del check-in o dei controlli di frontiera. Si potrà anche usare il codice QR (ve ne è uno per ogni singolo tampone), che compare sulla app Io, inserendolo su Immuni, per ottenere così il certificato necessario, con una durata di 48 ore. Vi è però un monito: non sempre chi controlla è dotato di lettore ottico del codice e per questo è meglio avere una copia cartacea.

 

Le disposizioni sugli arrivi nei singoli Paesi Ue

(fonte: confcommercio.it)

Per gli arrivi in Italia è concesso l’accesso anche con una sola dose dei vaccini Astrazeneca, Pfizer o Moderna, oltre che, ovviamente, con la singola inoculazione Jhonson&Jhonson.

Per tutti gli altri Paesi Ue e dell’area Schengen, è necessario aver effettuato da 14 giorni la seconda dose dei vaccini a due inoculazioni o dall’unica somministrazione di J&J.

Ci sono delle eccezioni per gli obblighi all’arrivo in alcuni Paesi. Chi vuole recarsi in Spagna in aereo deve compilare un modulo elettronico entro 48 ore dalla partenza, ma chi arriva via terra — in auto o treno — non è obbligato. In Grecia, invece, è prevista l’applicazione di un test rapido secondo un sistema di campionamento mirato.

L’Italia ha previsto, invece, altre misure per gli italiani che rientrano dall’estero. Bisognerà, infatti, registrarsi e inviare i propri dati attraverso il «Passenger locator form» – disponibile sul sito app.euplf.eu – procedura per la quale si otterrà un codice QR. Non sarà necessario svolgere questa procedura se ci si sposterà per meno di 48 ore all’estero.

È possibile l’ingresso in Italia da Israele, Stati Uniti, Giappone e Canada con certificazioni specifiche dai singoli Stati emanate. Queste devono essere al completamento del ciclo vaccinale deve riferirsi ad uno dei quattro vaccini approvati dall’Ema: Comirnaty di Pfizer-BioNtech, Moderna, Vaxzevria (AstraZeneca), Janssen (Johnson & Johnson).

 

Rita Bonaccurso

Variante Delta: quarta ondata alle porte?

La variante Delta, anche conosciuta come B.1.617.2, è una delle varianti emergenti di Sars-Cov-2 ed appartiene ad un ceppo virale apparso per la prima volta in India.
Il virus ha causato oltre 400.000 casi al giorno, mostrando una moderata resistenza ai vaccini.
Due mesi dopo la comparsa, ha indetto una vera e propria terza ondata nel Regno Unito, costringendo il Governo a ritardare la riapertura.

  1. Le altre varianti
  2. Cosa caratterizza la variante Delta
  3. Diffusione globale
  4. Previsioni

Le altre varianti

La variante Alpha è stata identificata per la prima volta alla fine del 2020 nel Regno Unito. Essa mostrava una rapidità di diffusione che poi paradossalmente non si è rivelata tale negli altri Paesi. La variante Beta, di origine Sudafricana, e la variante Gamma, brasiliana.
A destare maggior preoccupazione sono le varianti Alpha e Delta.

Cosa la caratterizza?

E’ stato difficile per i ricercatori individuare le caratteristiche proprie della variante.
Attualmente la variante Delta sembra essere il 60% più trasmissibile rispetto alla Alpha, con il doppio della probabilità di essere ospedalizzati.
Risulta “moderatamente” resistente ai vaccini nelle persone che hanno ricevuto una singola dose del vaccino.
Uno studio, pubblicato il 22 maggio da “Public Health England”, mette in evidenza che una singola dose del vaccino AstraZeneca o Pfizer riduce del 33% il rischio di sviluppare sintomi COVID-19, mentre una seconda dose di AstraZeneca aumenta la protezione al 60%. Di contro, due dosi di vaccino Pfizer coprono al 90%, analoghi risultati con J&J e Moderna.

Da qualche tempo si parla del “mix di vaccini”. Ad oggi, sono presenti tre studi (uno inglese, uno tedesco ed uno spagnolo) che sostengono una migliore risposta anticorpale e secondo cui, con grande probabilità, permetterà di arginare l’impennata della variante nei prossimi mesi.

COVID: VARIANTE DELTA, CONTAGI in AUMENTO. Rischia anche l'ITALIA? Gli AGGIORNAMENTI » ILMETEO.it
Fonte: https://www.ilmeteo.it/

Diffusione globale

Un aumento crescente dei casi si registra negli Stati Uniti, in modo particolare nel Midwest e nel Sud-Est, tanto da essere definita “una variante di preoccupazione”. Utilizzando test di genotipizzazione rapida (che identifica sequenze geniche caratteristiche della variante) si è osservato che la percentuale di Alpha è scesa dal 70% al 42% cedendo il posto alla più temibile variante Delta.

Il rischio maggiore resta in Africa, dove il limitato accesso ai vaccini fa fatica a rallentare la forte impennata del virus. Diverse sequenze della variante sono state segnalate nella Repubblica Democratica del Congo traboccando negli ospedali della capitale. La medesima variante ha già raggiunto altri Paesi, soprattutto dell’Africa orientale, nonchè quelli che hanno stretto rapporti economici con l’India. La variante Delta in alcune zone, a seguito della fusione del ceppo indiano e sudafricano, si è trasformata nella variante Delta Plus ancora più virulenta.

Vede un aumento dei casi anche il Brasile, già impegnato a fronteggiare la variante gamma (brasiliana). In Italia, due sono le regioni in cui si è registrato il maggior numero di casi: Molise e Campania. In realtà, i dati suggeriscono che il 90% dei soggetti colpiti non sono vaccinati, mentre il 10% ha ricevuto solo la prima dose. Ad oggi la Sicilia conta una trentina di casi.

Ci si aspetta che la variante Delta diventi dominante, ma in qualche modo attenuata dalla vaccinazione.

ReggioTV - News - Variante Delta Italia, Iss: "Gran parte contagi tra non vaccinati"
Fonte: https://www.reggiotv.it/

Previsioni 

Ad oggi a preoccupare gli esperti è una possibile “quarta ondata” al termine dell’estate, così come quella a cui abbiamo assistito lo scorso settembre. In più, l’aggravante è data dalla estrema rapidità di diffusione della variante e dalla tendenza a prediligere adolescenti e giovani adulti. Non a caso ai ragazzi, parte viva della stagione estiva, non può che essere fortemente consigliata la vaccinazione.

Le riaperture economica e sociale non equivalgono al concetto di “virus scomparso”, ma sono solo un tentativo disperato di ri-sollevamento delle Regioni, di ripresa in mano della tanto agognata vita di tutti i giorni. La pandemia ha dato importanti implicazioni psicologiche nei soggetti più vulnerabili e non, in primis ragazzi, ma questo non implica l’essere autorizzati ad un comportamento sregolato.
Il virus non scompare, non segue l’alternanza di colori tra regioni, ma è sempre presente in misura più o meno maggiore. Il “non obbligo di mascherina nei luoghi aperti” non è sinonimo di metterla definitivamente da parte, ma si auspica il suo utilizzo in presenza di affollamenti.

Ecco che l’aumento delle temperature e le vaccinazioni tentano disperatamente di contenere l’incessante dilagare del virus, ma sta in primis all’uomo tenere le redini di questo cavallo in preda alla corsa!

Alessandra Nastasi

 

Fonti: https://www.medimagazine.it

La variante Delta fa scoppiare rilevanti focolai nel mondo. Le ultime notizie dal mondo

La variante Delta fa salire i contagi in tutto il mondo. Da settimane è al centro dell’attenzione per la sua maggiore contagiosità. Identificata per la prima volta negli Stati Uniti a marzo, è attualmente la più diffusa in India e nel Regno Unito ( con oltre il 90% dei contagi), ma se ne conosce la presenza in almeno 80 Paesi del Mondo. In queste ultime ore sono stati rilevati dei focolai, per i quali le autorità stanno pensando alle misure più idonee per tener sotto controllo la situazione generale.

 

L’Australia sceglie di nuovo la linea più rigida

(fonte: globalist.it)

Al momento è l’Australia a procedere con l’imposizione di misure più stringenti. A Sydney, 128 i casi di coronavirus legati alla variante.  Per questo motivo sono state subito introdotte due settimane di lockdown, in un primo momento solo per quattro distretti, poi per tutta la città. Le nuove regole per i 5 milioni di cittadini saranno in vigore fino al 9 luglio.

Ricordiamo che tutto il Paese ha adottato una linea rigida fin dall’inizio della pandemia, rapide chiusure e distanziamento sociale. Questa scelta si è dimostrata vincente e migliore rispetto a quella adottata in altre parti del mondo: in Australia ci sono, infatti, stati solo 910 decessi e meno di 30 mila casi su una popolazione di 25 milioni di persone.

Ora, la rapida crescita dei numeri ha convinto anche le autorità del Nuovo Galles a procedere con le massime restrizioni possibili.

Uno dei focolai più grandi sarebbe stato individuato in un salone di parrucchiere, frequentato da circa 900 clienti mentre alcuni dipendenti erano infetti. A tutti è stato chiesto di sottoporsi a tampone.

Tra questi «superdiffusori», positivi con un alta carica virale, ci sarebbe anche chi è andato una festa di compleanno di un bambino nello scorso fine settimana, dalla quale sono stati almeno 17 i partecipanti risultati positivi, giovedì sera.

«Anche se non vogliamo imporre oneri a meno che non sia assolutamente necessario, purtroppo questa è una situazione in cui dobbiamo», ha affermato il governatore dello stato del Nuovo Galles Gladys Berejiklian.

A dare la notizia del dilagare della variante Delta nel continente australiano è stata la BBC, dalla quale apprendiamo che i contagi sono cresciuti anche nei Territori del Nord, nel Queensland e nell’Australia occidentale.

Brisbane, Darwin e Perth irrigidiscono le misure. A Darwin, capitale del Territorio del Nord dell’Australia, da ieri è scattato un lockdown di 48 ore, poi prorogato fino a venerdì per il rilevamento di un focolaio in una miniera d’oro, di cui per ora si sa essere 7 i contagi, mentre a Brisbane sono stati imposti dei limiti agli assembramenti nei luoghi pubblici.  

Nella giornata di oggi si terrà un incontro tra i leader dei vari Stati australiani e il premier Scott Morrison per capire meglio cosa fare per tenere sotto controllo la situazione.

In seguito a ciò che sta avvenendo, la Nuova Zelanda ha sospeso la “bolla di viaggio” per l’Australia: dal 19 aprile scorso i viaggiatori provenienti dall’Australia potevano visitare la Nuova Zelanda senza doversi sottoporre a un periodo di quarantena.

Un maxi focolaio per festeggiare la maturità

Esploso un maxi focolaio a Maiorca, a causa di un grosso numero di ragazzi lì sbarcati per festeggiare la maturità. Ben 850 i giovani positivi. Tutti i casi legati sono lievi e per nessuno è stato necessario il ricovero in ospedale. Non è stato rilevato alcun contagiato tra i lavoratori degli alberghi dove hanno soggiornato i giovani risultati positivi. 

Un’immagine degli assembramenti tra i giovani studenti (fonte: ilcorriere.it)

Per questa galeotta settimana dal 12 al 20 giugno, per altri 3mila ragazzi è scattata la quarantena sull’isola. Inoltre, altri 268 studenti spagnoli possono aver avuto contatti diretti o indiretti con i loro coetanei già rincasati e risultati positivi. In 175 sono stati portati al Covid hotel di Maiorca.

Il maggior numero di positivi, dovuti al caso dell’isola, è stato registrato a Madrid, dove il Ministero della Salute ha segnalato circa 250 casi confermati e più di 450 contatti isolati tra partner di giovani risultati positivi.

Nei Paesi Baschi sono stati rilevati circa 50 positivi tra gli studenti. Il bilancio della città di Valencia è di 32 studenti contagiati.

Secondo El Pais, sebbene le Isole Baleari richiedano test molecolari o test antigenici negativi all’ingresso delle isole per i viaggiatori provenienti dalla maggior parte delle regioni autonome, lo stesso non vale per i turisti che provengono da Comunidad Valenciana, Murcia, Galicia, Extremadura, Ceuta e Melilla, esonerati dai controlli. In queste aree i bollettini medici segnalano meno di 50 casi ogni 100.000 abitanti negli ultimi 15 giorni.

(fonte: ilmessagero.it)

Probabilmente tutto ciò si sarebbe potuto evitare. Responsabile del maxi focolaio i mancati controlli. Gli organizzatori degli eventi in programma per i giovani in arrivo sono accusati per mancato rispetto delle misure anti-Covid, pattuite in accordi con le autorità dell’isola, prima dell’arrivo dei giovani, i quali era previsto che stessero seduti, distanziati e con la mascherina durante gli eventi. Ma i video di quei giorni, postati sui social, hanno ritratto una storia diversa: i ragazzi erano accalcati sotto il palco, in piedi, e quasi nessuno indossava la mascherina.

 

Rita Bonaccurso