La Cina anticipa la vaccinazione sperimentale sulla popolazione. Vaccinate già decine di migliaia di persone

In Cina decine di migliaia di persone sono state sottoposte ad una vaccinazione di massa, nonostante siano ancora in corso test clinici necessari per verificarne la sicurezza e l’efficacia. Gli esperti temono potenziali effetti collaterali.

Vaccini sperimentali cinesi Fonte:corriere.it

La distribuzione su larga scala di vaccini sperimentali, secondo le autorità cinesi, diventa essenziale per evitare i rischi di una nuova emergenza sanitaria. Questo approccio è ritenuto rischioso da parte degli esperti, i quali si preoccupano delle reazioni avverse. Tuttavia la Cina è il primo paese al mondo ad avere inoculato a migliaia di persone vaccini sperimentali, al di fuori dei normali test che in condizioni controllate ne verificano l’efficacia.

Come si sviluppa un vaccino

I vaccini prima di essere somministrati sulla popolazione, devono essere testati in laboratorio, sugli animali e infine su un numero ristretto di volontari tramite appositi test clinici. Lo sviluppo del vaccino si articola in 3 fasi. La fase 1 e la fase 2 dei test sugli esseri umani ne verificano la sicurezza, la fase 3 invece abbraccia un maggior numero di partecipanti per stabilirne l’efficacia e la risposta immunitaria.

“Potrebbero essere necessari dai tre ai sei mesi prima di avere i risultati della fase 3, e ormai non bisogna più aspettare così tanto”

Così ha spiegato Raina MacIntyre della University of New South Wales a Sidney, chiarendo il rischio che si correrebbe per l’uso, in emergenza, di vaccini prima della conclusione della fase 3. Nonostante ciò i governi esercitano pressioni sulle aziende farmaceutiche affinché possano velocizzare i tempi di verifica.

Da chi sono stati prodotti?

Sono due le grandi aziende farmaceutiche cinesi che hanno somministrato i vaccini sperimentali, Sinopharm e Sinovac.  Sinopharm è uno dei più grandi gruppi del paese e di proprietà dello stato, mentre Sinovac è un’azienda biofarmaceutica specializzata nella produzione e sviluppo dei vaccini.

 

Sinopharm, sperimentazione di nuovi vaccini – Fonte:Millionaireweb.it

A chi è stato somministrato?

La fase 3 per testare l’efficacia dei vaccini sperimentali cinesi ha coinvolto circa 100 mila persone, le quali in prevalenza vivono in aree la cui diffusione del coronavirus è più marcata e i contagi sono elevati.  L’azienda Sinopharm ha fornito il suo vaccino a centinaia di migliaia di persone tra cittadini cinesi e paesi come Emirati Arabi, Perù, Marocco e Argentina. Sinovac, invece lo ha diffuso in un’area geograficamente più ristretta, a circa 10 mila persone nella zona di Pechino e ai propri 3mila dipendenti includendo le loro famiglie.

Secondo quanto riferito da Zheng  Zhongwei della China’s National Health Commission, le autorità della sanità cinese avrebbero sostenuto di avere “comprensione e sostegno” da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’utilizzo di vaccini sperimentali su individui che appartengono a programmi di emergenza. L’OMS però può solo fornire delle linee guida, non dispone della facoltà di permettere l’uso dei vaccini, la cui scelta ricade sui singoli governi.

Sperimentazione dei vaccini negli Stati Uniti e in Russia

La sfrenata corsa da parte degli Stati Uniti raggiunge livelli da record. Il presidente Donald Trump sostiene che il vaccino sarà pronto prima dell’inizio di novembre e spinge le aziende farmaceutiche affinché possano fare più in fretta. Le sollecitazioni di Trump sono determinate dalla campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali che si terranno il 3 novembre. Contrariamente alle richieste del presidente, la comunità scientifica esige dalle aziende farmaceutiche statunitensi, il massimo rigore che richiede la fase 3 per testarne l’efficacia.

In Russia benché un vaccino sperimentale avesse ottenuto l’approvazione dalle autorità di controllo ancor prima che fosse terminata la sua verifica clinica, la sua diffusione è stata contenuta rispetto alle numerosissime somministrazioni avvenute in Cina.

A che punto siamo in Italia?

Un risultato importante è stato ottenuto dalla collaborazione tra l’Università di Oxford e l’azienda Advent-Irbm di Pomezia, grazie allo sviluppo del vettore virale, ora prodotto da Astrazeneca.  Il Candidato vaccino ha già raggiunto sia in laboratorio che negli esami preclinici sugli animali esiti positivi avviando così  la fase 3. Sono invece tutti italiani il vaccino prodotto dall’azienda ReiThera che grazie ai fondi ottenuti, ha ricevuto il consenso dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per la sperimentazione clinica della fase I, che avverrà presso l’Istituto Spallanzani di Roma e il Centro di ricerche cliniche di Verona. L’altro vaccino italiano nasce dalla collaborazione tra società di biotecnologie Takis e la Rottapharm Biotech di Monza. In cui incoraggianti risultati sono stati registrati dopo la prima somministrazione su studi preclinici che hanno rivelato un’importante risposta immunitaria che aumenta dopo la seconda somministrazione.  Bisognerà ancora attendere l’autorizzazione per la sperimentazione clinica che dovrebbe partire il prossimo inverno con test sull’uomo presso l’Istituto Pascale di Napoli e al San Gerardo di Monza.

Vaccino Oxford- Advent-Irbm – Fonte: avvenire.it

Giovanna Sgarlata

Coronavirus cinese: vera epidemia o allarmismo?

Nonostante le speranze e i desideri espressi allo scattare del nuovo anno poche settimane fa, sembra che il 2020 non sia iniziato col verso giusto. Giungono infatti allarmanti notizie dalla Cina sulla diffusione di un nuovo virus che minaccia di provocare un’altra epidemia di polmonite. Al momento non sono noti dati certi riguardanti le vittime della malattia, né si sa quanti siano stati contagiati.

Il virus è simile a quello della SARS (sindrome respiratoria acuta grave), una forma atipica di polmonite apparsa per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong in Cina. La malattia, identificata per la prima volta dal medico italiano Carlo Urbani, era risultata mortale in circa il 15% dei casi.

Il timore dei governi è che, con i flussi migratori ed i quotidiani scambi di merci tra Paesi, la malattia possa propagarsi molto velocemente, arrivando ad avere un impatto su scala globale.
Sono stati segnalati anche alcuni casi oltreoceano, di persone provenienti dalla Cina che hanno manifestato segni di febbre e compromissione respiratoria.
È infatti di poche ore fa la notizia di una cantante italiana, rientrata da un viaggio in oriente, ricoverata per sospetto contagio da parte del virus incriminato.
Ma di cosa si tratta esattamente?

I coronavirus

Questo nuovo virus, per adesso è stato intitolato “2019‐nCoV”, appartiene alla famiglia dei coronavirus, virus costituiti da RNA, così chiamati per la loro forma a corona.
I coronavirus si attaccano alla membrana cellulare delle cellule bersaglio grazie a delle proteine di ancoraggio e rilasciano al loro interno l’RNA virale che intacca i ribosomi, organelli cellulari importanti per la sintesi proteica.
Il virus si replica e forma i virioni che sono poi rilasciati per esocitosi, andando a infettare altre cellule.
Dal punto di vista clinico, se alcune volte la sintomatologia di un soggetto infetto può essere indistinguibile da un semplice raffreddore, sembra che questa famiglia sia anche responsabile di circa il 20% delle polmoniti virali.

Dov’è iniziato tutto

Secondo le fonti ufficiali, il contagio sarebbe iniziato a Wuhan, capoluogo della provincia dello Hubei, popolosa città della Cina centrale, in un mercato ittico.
Come spesso accade, all’interno di questi centri di commercio vengono venduti anche animali vivi o selvaggina abbattuta, non sottoposta a controlli sanitari. Il rischio in questi casi è che gli animali siano portatori asintomatici di patogeni che una volta a contatto con l’uomo possono infettarlo.
Similmente alla SARS isolata nello Zibetto, anche questo coronavirus riconosce come iniziale serbatoio un ospite animale:
i pipistrelli ed i serpenti, come dimostrato da uno studio di ricercatori cinesi appena pubblicato.

Il salto di specie

Una volta penetrato il corpo umano, il virus ha subito un’ulteriore mutazione, diventando qualcosa di completamente nuovo. È stato infatti visto che il virus ha acquisito la capacità di trasmettersi da uomo a uomo, un problema non da poco, considerando l’alta densità demografica della Cina.
Non c’è da stupirsi infatti che l’epicentro del contagio sia stato isolato dal resto del Paese (e del mondo) e che la sua popolazione sia stata messa in quarantena.

Precauzioni e rischi

La natura sconosciuta di questo virus, la sua rapidità di diffusione e la pericolosità per la salute hanno fatto presto a scatenare il panico tra la popolazione mondiale, a causa del rimbalzare delle notizie sui social. Come accennato, il Governo cinese ha attuato delle misure imponenti per evitare che l’infezione si allarghi a macchia d’olio, arrivando a chiudere centri culturali e monumenti storici. Nonostante le voci di un fantomatico vaccino, gli esperti smentiscono un suo sviluppo in tempo utile e guardano al futuro con prudenza.

Il timore più grande è dovuto alla mancata condivisione di informazioni da parte della Cina circa l’effettiva gravità della situazione, visti i precedenti con la gestione della SARS.
Al momento non sembra esserci alcun allarme pandemia, nonostante continuino ad arrivare segnalazioni di nuovi casi.
Se dovesse presentarsi il problema, tuttavia, i nostri medici si dicono pronti ad affrontarlo con tutte le armi a loro disposizione.

                                                                                                      Maria Elisa Nasso

Amnesia immunitaria: il morbillo colpisce due volte

Il Morbillo è una malattia infettiva molto contagiosa, causata da un virus del genere Morbillivirus, appartenente alla famiglia dei Paramixovidae.

Virus del Morbillo al miscroscopio elettronico

Interessa solitamente l’età pediatrica, ma diversi sono i casi di adulti affetti. Si presenta tipicamente con un’eruzione cutanea (esantema) accompagnata da febbre e sintomi simil-influenzali con tosse, raffreddore e febbre.

Nei soggetti più fortunati, una volta contratto, il morbillo garantisce un’immunizzazione teoricamente definitiva. Questo vuol dire che la malattia non si ripresenterà più durante il corso della vita e si risolve, inoltre, senza lasciare esiti.

Alcuni però, tendono a sviluppare delle complicanze che, nella peggiore delle ipotesi, possono essere anche mortali. Tra queste ricordiamo quelle secondarie a superinfezioni batteriche: otite media, laringite, polmoniti ed encefaliti, queste ultime tra le più pericolose.

Nel 2017, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato 110000 decessi causati dal morbillo; un dato in forte discesa rispetto a quelli del decennio precedente, ma pur sempre un numero troppo elevato se consideriamo che esiste un vaccino preventivo, in Italia in vigore dal 1977. Questo ha fatto sì che il morbillo ottenesse il primato di principale causa di morte prevenibile mediante vaccinazione.

Il rischio di complicanze è uno dei motivi principali per il quale la stessa OMS (in particolare l’OMS sezione Europa) ha sempre promosso campagne vaccinali e piani per debellare questa malattia, soprattutto in seguito alle endemie degli ultimi anni.

Ma quali sono questi rischi e come ci si incorre?

La risposta definitiva arriva con un recente studio pubblicato sulla rivista Science.

Molte delle morti attribuibili al virus del morbillo sono causate da infezioni secondarie perché il virus infetta e danneggia funzionalmente le cellule immunitarie, che di conseguenza perdono le loro capacità difensive.

Il metodo di analisi utilizzato si basa su un prelievo di sangue che viene ad essere studiato da uno strumento: il VirScan. Questo rileva gli anticorpi (speciali proteine che riconoscono uno specifico bersaglio) antivirali e antibatterici nel sangue, nati dall’incontro con i rispettivi patogeni e nei confronti dei quali ci si è immunizzati, fornendo un’istantanea generale del sistema immunitario.

Grazie a questa tecnologia, Mina e colleghi hanno analizzato in modo completo l’insieme di anticorpi nei bambini prima e dopo l’infezione naturale con il virus del morbillo, nonché nei bambini prima e dopo la vaccinazione sempre per lo stesso virus. I risultati sono stati più che chiari: l’infezione da morbillo può ridurre notevolmente la memoria immunitaria precedentemente acquisita, potenzialmente lasciando le persone a rischio di infezione da altri agenti patogeni. Nel dettaglio il virus elimina dall’11% al 73% dei diversi anticorpi che proteggono dai ceppi virali e batterici a cui una persona era precedentemente immune.

Questi effetti avversi sul sistema immunitario non sono stati osservati, invece, nei bambini vaccinati fornendo così un’ulteriore prova dell’utilità di vaccinarsi.

La scoperta che il morbillo esaurisce il pool di anticorpi dei soggetti affetti, cancellando parzialmente la memoria immunitaria nei confronti dei patogeni precedentemente incontrati, supporta l’ipotesi dell’amnesia immunitaria.

( A ) Epitopi totali riconosciuti al tempo 1, a sinistra e al tempo 2, a destra, per coorte. Per il confronto tra coorti, i valori sono standardizzati su tutti i campioni per coorte a una media di 0 e una deviazione standard di 1. Ogni linea grigia indica un campione accoppiato da un individuo e le linee di connessione nere indicano il cambiamento medio da zero. I grafici a scatola indicano l’intervallo interquartile e la mediana. Gli asterischi indicano i valori P del test t accoppiati . ( B ) Piegare il cambiamento della diversità totale di anticorpi (cioè il numero di colpi totali di epitopi) al tempo 2 rispetto al tempo 1. Ogni punto rappresenta un campione accoppiato da un individuo. I grafici a scatola indicano l’intervallo interquartile e la mediana. Gli asterischi indicano differenze significative rispetto al controllo A (Cntl A), in base a quello dello studentet testare i valori P. ( C ) Numero di colpi di epitopo di morbillo per campione al tempo 1 e tempo 2. Le linee sottili indicano campioni accoppiati. Le linee nere indicano le medie di coorte. ( D ) Come in (A), ma per i singoli virus. Valori P corretti da Bonferroni in (da A a D): * P <0,05, ** P <0,001, *** P <0,001, **** P <0,0001. ( E) Heatmap che indica la variazione del numero totale di colpi di epitopi per specie tra il tempo 1 e il tempo 2. Ogni colonna rappresenta un singolo campione accoppiato e ogni riga un patogeno. Le coorti sono indicate dalle barre piene in alto e in basso e sono nello stesso ordine (da sinistra a destra) di (A). I globuli gialli indicano che l’agente patogeno non è stato analizzato in questi campioni. Ab, anticorpo.

I ricercatori hanno inoltre scoperto che coloro i quali sopravvivono al morbillo, riguadagnano gradualmente la loro precedente immunità, ma solo quando vengono nuovamente esposti ai microrganismi specifici con i quali si erano già infettati, o quando vengono nuovamente vaccinati. Poiché però, questo processo può richiedere mesi o anni, i soggetti restano vulnerabili, per un lasso di tempo più o meno lungo, alle corrispettive infezioni. Per ovviare a questo problema, i medici potrebbero prendere in considerazione un rafforzamento dell’immunità con una serie di vaccini di richiamo di tutti i precedenti già eseguiti, ma cancellati dal virus del morbillo.

Beh, in realtà per ovviare davvero al problema sarebbe meglio non crearlo del tutto, ricorrendo ai presidi di prevenzione (i vaccini) che anni di studi e di ricerche hanno conquistato e regalato al mondo intero.

Morire nel 2019 per le complicanze del morbillo, malattia che non dovrebbe più nemmeno esistere, è impensabile.

Vaccinarsi non è mai stato così importante.

 

                                                                                         Claudia Di Mento

Scontro sui vaccini: riflessioni di uno studente di medicina

Salvini, paura e populismo: non è il metodo Burioni che salverà i bambini italiani.

L’ultima entrata in scivolata contro il mondo dei vaccini risponde al nome del neoeletto Ministro degli Interni Matteo Salvini. Non è stata la prima “frase accalappia voti” e non sarà l’ultima sull’argomento. Ma nella disputa pro-vax vs no-vax, chi è davvero il peggior interlocutore?

E’ ormai da circa vent’anni che dilaga a macchia d’olio la paura del vaccino. Se prima rimaneva confinata tra mura domestiche, come un tarlo si insinuava nei genitori e ne nascevano discussioni più o meno convinte, da pochi mesi a questa parte l’argomento ha assunto dimensioni inimmaginabili.

Pochi comprendono il funzionamento di questa conquista scientifica, o che almeno era considerata tale quando ancora amici e parenti morivano di poliomelite, pertosse, morbillo e meningite. 

Si sa, noi italiani, siamo appassionati di storia solo quando si tratta di elencare i pregi del periodo fascista o quando elenchiamo tutti i goal segnati dalla squadra del cuore (sì, è una frase qualunquista, ma sfido chiunque a sfatarla).

La maggior parte ignora quanto il vaccino abbia fatto per i propri nonni, genitori, e connazionali. Ignoriamo, cioè, la storia dei vaccini, le personalità che vi hanno dedicato la vita, e ancor meno conosciamo la storia di chi ha avviato la lotta ai vaccini: Andrew Wakefield. E’ questo il nome del medico inglese che nel 1998 pubblicò uno studio in cui associava le infiammazioni intestinali all’autismo,  riferendo inoltre che alcuni dei bambini affetti da autismo avevano sviluppato i sintomi dopo la somministrazione del vaccino trivalente contro morbillo, parotite e rosolia (Mpr). 

La ricerca, pubblicata sul rinomato Lancet, concludeva dichiarando espressamente che non era ancora dimostrabile alcun legame tra vaccinazioni e sintomi manifestati in quei bambini. Tuttavia lo stesso Wakefield organizzò varie conferenze nelle quali sosteneva che tale legame fosse probabile, generando il panico generalizzato. La soluzione sarebbe stata quella di una somministrazione monovalente per i vari virus del trivalente, che però ancora non esisteva. Anzi, fuori il coniglio dal cappello! L’aveva appena brevettata!

Che colpo di genio, che coincidenza! No. Ovviamente la ricerca era stata falsata, mancavano i casi-controllo, alcuni reperti istologici erano stati manomessi, e venne anche fuori che la ricerca era stata commissionata da un avvocato che voleva intentare una causa miliardaria contro la casa di produzione del suddetto vaccino. Insomma, i no-vax lottano contro l’economia delle case farmaceutiche abbindolati proprio da chi era pronto ad intentare una truffa sulla salute della popolazione mondiale.

Il dubbio è da sempre linfa per l’uomo, perché conduce ad una ricerca che a sua volta porta al superamento di un limite, ad una conoscenza maggiore, all’acquisizione di un vantaggio evolutivo. Ma un dubbio non supportato da un metodo scientifico, può diventare qualunque cosa. E quando più persone con lo stesso dubbio e con la stessa mancanza di senso critico si incontrano, rafforzano le proprie convinzioni, il dubbio diventa paura. La paura alimenta se stessa, attecchisce senza destare sospetto. E quando la paura dilaga allora è utile strumentalizzarla, perché porta consenso. Da qui il suo sfruttamento dai vari politici di turno.

Viene montata ad hoc la guerra “popolo” contro “èlite”, dove èlite è chiunque faccia parte di un mondo visto inaccessibile, difficile, fatto di competenza, di dati, di razionalità; popolo è chi rifiuta l’esperto, chi si fida delle sensazioni, chi trova risposte semplici a problemi complessi. Ogni volta che un esperto si esprime, c’è una parte di paese che lo avverte come nemico, perché dati, prove e dimostrazioni negano propri i sentimenti. Perché la tua analisi dovrebbe valere di più di quello che io provo?

Ecco come medici, chimici, farmacisti, biologi, sono diventati bersaglio di biasimo, di rabbia da parte dell’opinione pubblica fino ad essere tacciati per servi del potere.

Fino ad oggi, lo staff medico ha combattuto questa guerra con le stesse armi degli oppositori, guerra combattuta nella piazza più grande e più complessa che esista: i social network. Allo scettico si è risposto con l’indisponenza, al dubbioso si è risposto con la superbia, alla “mamma informata” si è risposto con la derisione. Ecco perché il Dottor Burioni sbaglia, e con lui i suoi sostenitori. Il virologo marchigiano è probabilmente l’influencer pro-vax più conosciuto d’Italia, il punto di riferimento sui social per la fetta di utenti concordi con le sue idee e che rivedono in lui un porto sicuro quando, fuori, la tempesta no-vax inghiotte le navi solitarie. La preda perfetta per tutti gli hater, complottisti e no-vax che sotto ogni suo post scatenano le proprie battaglie. L’atteggiamento da lui assunto nel rispondere a tali critiche, che più spesso sono insulti, è comprensibile, ma del tutto inefficace. 

Ad esempio: se il signor Cocco Meningo sostiene di non voler vaccinare il proprio bambino per aver letto su www.ivaccinisonounatruffadellecasefarmaceutiche.org che il vaccino “x” causa la malattia “y” è sicuramente poco e male informato. Rispondergli che non capisce nulla, che “la scienza non è democratica”, che “dovrebbe studiare prima di aprir bocca” non farà altro che rafforzare nel signor Meningo la propria idea, aizzerà la rabbia sua e di chi la pensa come lui, a subirne le conseguenze sarà suo figlio che non verrà vaccinato.

Non basta, Dottor Burioni, riportare in interminabili post le prove dell’utilità dei vaccini, ciò che comporta il loro inutilizzo, i link delle fonti scientifiche da cui ha attinto, perché è pane solo per chi ha i “denti” del senso critico, della conoscenza della materia. Per tutta la restante popolazione, la maggioranza, il suo modus operandi non è commestibile, è benzina sul fuoco, parole che non verranno mai lette e comprese, coperte immediatamente dalla rabbia di chi ha paura e si sente preso in giro pubblicamente. 

La vera soluzione sta nel rivedere il rapporto umano che il medico, quello di base ed il pediatra in primis, e in generale tutti i membri dello staff sanitario, devono instaurare con i pazienti ed i loro parenti. Oggi più che mai, il “rapporto umano” su cui si è costruita da sempre l’arte medica, deve trovare nuove vie per approcciare  chi ha paura e riconquistare la sua fiducia. La paura, l’ignoranza e la malattia sono cose intime: come si pensa di poterle sconfiggere sui social? Questi, semmai, possono tornare utili in un secondo momento, per eventuali approfondimenti, curiosità e confronti. Non possono e non devono essere la prima fonte di informazione, né sostituire la visita medica e il rapporto paziente-medico.

Oltre a ripartire da zero sul fronte del rapporto medico-paziente, occorre riorganizzare il fronte dell’istruzione, dalle scuole elementari alle superiori. Più che incentivare lo studio delle materie scientifiche, dovrebbe assumere primaria importanza l’acquisizione del metodo scientifico, del senso critico, di cosa vuol dire dimostrare una tesi, confutarla, costruire un esperimento, osservare e dedurre conclusioni. Un tipo di educazione che stimoli non a contenere informazioni, bensì  alla critica, alla creatività all’elaborazione attiva di ciò che si impara.

Il medico oggi deve accettare la realtà in cui è obbligato ad operare, non combatterla. Solo scendendo a patti con se stesso e con il paziente potrà rieducarlo. Non può più contare sull’autorità che un tempo il camice bianco conferiva a chi lo indossava: deve costruire il rapporto persona per persona, parola per parola, solo allora acquisterà un peso sostanziale ed un raggio di azione che il medico formale non ha mai avuto.

Antonio Nuccio

Vaccinazioni in calo. Controversie e falsi miti creano allarmismi inutili

Una delle svolte più significative in campo medico è certamente rappresentata dall’introduzione dei vaccini, grazie ai quali sono state eradicate o fortemente contenute patologie gravi e debilitanti, che nel susseguirsi dei decenni hanno mietuto milioni di vittime, soprattutto di soggetti in età pediatrica.
Il primo vaccino, frutto dell’intuizione dal medico britannico Edward Jenner, risale alla fine del ‘700 ed è sulla base di quell’unica e geniale intuizione che sono stati ideati i vaccini come oggi li conosciamo.

Seppure i dati epidemiologici affermino con oggettività schietta quanto vantaggioso sia l’utilizzo del vaccino, numerose sono le polemiche e le discussioni a riguardo.
Negli ultimi anni, è stato infatti registrato un progressivo calo delle vaccinazioni in Italia, sia per quanto riguarda quelle obbligatorie sia quelle consigliate ed addirittura quelle per l’influenza stagionale.

La scelta di non procedere con la vaccinazione, oltre ad essere una presa di posizione avversa al buon senso, com’è facilmente intuibile, determina il riemergere di vecchie patologie che lentamente si è riusciti ad eradicare quasi del tutto. È una decisione presa sulla base di falsi miti e notizie prive di fondamento scientifico, rese note da terzi non appartenenti alla comunità medica.

Effettuando una ricerca sul web, dati statistici affermano che il 95% dei siti proposti alla ricerca della voce “vaccino” sono categoricamente contrari alla pratica e motivano la scelta facendo riferimento ad una divisione della comunità scientifica tra i membri a favore e tra quelli contrari, spaccatura assolutamente inesistente, in quanto tutti i membri sono favorevoli all’immunizzazione attraverso l’uso delle vaccinazioni. Sempre citato è, a tal proposito, il padre delle controversie sui vaccini: Andrew Wakefield, ex medico e chirurgo britannico, fautore del nesso causale tra vaccino trivalente (morbillo-parotite- rosolia) e la comparsa di patologie come l’Autismo e il morbo di Crohn nei bambini; tuttavia, la tesi proposta è stata confutata più volte, nel corso di quest’ultimi vent’anni, in quanto, nessun ricercatore ha mai ottenuto gli stessi risultati di Wakefield ed è poi stato reso noto che l’ex medico, in cambio di un’ingente somma di denaro, aveva falsificato i risultati della sua ricerca, scatenando un’avversione del tutto immotivata nei confronti dei vaccini.

La Sanità Pubblica oggi si allarma, cercando di contrastare il più possibile il crescere di questo fenomeno negativo e deleterio, esortando i medici e tutte le figure competenti a contrastare la disinformazione tra i cittadini, sempre più confusi in un mare d’idee incerte.
Proprio per chiarire il vantaggio e soprattutto l’assoluta innocuità dei vaccini, sono spesso organizzati, nelle maggiori piazze del territorio italiano, degli incontri con medici o comunque personale competente dell’ambito medico-scientifico atti a chiarire eventuali dubbi e soprattutto a dare risposte scientificamente valide in caso d’incertezze.

Genitori, ma anche bambini ed anziani, dovrebbero essere costantemente esortati a procedere con la vaccinazione, in quanto unico mezzo sicuro e funzionale per combattere l’insorgenza di patologie temute ed invalidanti del passato, che potrebbero nuovamente riemergere, annullando i progressi fatti nel corso dei decenni.

Morgana Casella