Chi ce lo fa fare: scrivere per ritrovarsi

“Chi te lo fa fare?”

In due anni di onorato servizio qui su UniVersoMe, non c’è dubbio che questa sia stata la domanda più frequente che mi sia mai stata posta (o che mi sia mai posto) a riguardo.
Ed è una domanda all’apparenza sensata. Dopotutto siamo universitari, e si sa, il ritmo della nostra vita è scandito dal pendolo schopenhaueriano che oscilla tra una sessione e l’altra, tra lo studio di una materia e lo studio della prossima. Arrivi al punto in cui tutto quello che c’è in mezzo a questo intervallo, a meno che non serva a soddisfare un bisogno immediato (mangiare, bere, accoppiarci coi nostri simili, insomma mantenerci vivi) o a facilitare la sua soddisfazione, diventa automaticamente etichettato come “perdere tempo”, quest’espressione che è l’incubo di ogni universitario che si rispetti, capace di risvegliare atavici e inarrestabili sensi di colpa in ciascuno di noi.

Bene, se accettiamo questa definizione ci sono pochi dubbi sul fatto che UniVersoMe sia stato, per me come per molti altri, “perdere tempo”.
Magari questa assunzione, oggi in cui questa attività consente di acquistare i tanto agognati CFU (ma solo in alcune facoltà) o, per chi studia Giornalismo, addirittura di svolgere tirocinio, può suonare meno vera rispetto a quando per la prima volta mi sono accostato al giornale. Ma quando, insieme a tanti dell’attuale direttivo o della redazione, abbiamo iniziato a scriverci, tutto questo non esisteva. E se magari alcuni di noi, spinti da velleità di carriera giornalistica, avrebbero potuto vedere quest’esperienza come un banco di prova per il loro futuro professionale, per me come per molti altri non ci sono mai stati dubbi: certo non lavorerò domani facendo il giornalista.

Quindi, tornando a noi, “chi me lo fa fare”? È una domanda che pesa un po’ se penso che questo, che state leggendo, sarà il mio ultimo editoriale, dato che sto per lasciare il direttivo di UniVersoMe. Quindi direi che è ora di abbozzare una risposta.

Intanto, lo ho fatto perché mi piace scrivere. Lo ho fatto perché mi ha consentito di riscoprire un lato creativo in me che credevo completamente sopito. Lo ho fatto perché mi ha aiutato a conoscere, e fare conoscere, tante cose che non sapevo o che altri non sapevano sulla nostra città di Messina. Lo ho fatto perché mi ha permesso di mettermi in contatto con gente che condivide le mie stesse passioni e i miei stessi interessi, e scambiarci le idee ci ha fatto crescere insieme.
L’ho fatto perché mi ha aiutato a mettermi alla prova, ad assumermi degli impegni, ad essere parte di qualcosa. E l’ho fatto anche perché UniVersoMe nasce per questo, per creare un ponte fra l’università, la città e gli studenti: inseguendo l’idea di fondo che l’impegno che ci abbiamo messo a far crescere questo progetto è impegno investito nel rendere, nel nostro piccolo e nel limite delle nostre possibilità, l’Università di Messina un posto un po’ più simile a come vorremmo che fosse.

Per tutte queste cose io devo ringraziare UniVersoMe e a tutto il suo team, Alessio e tutti gli altri colleghi direttori, insieme a tutti i ragazzi della redazione e della radio che ogni giorno ci mettono il loro tempo, le loro capacità e il loro entusiasmo per fare crescere questo “qualcosa” a cui tutti apparteniamo e che ci appartiene. Grazie a tutti, è stata una esperienza che è valsa e continua a valere la pena, e anche se adesso mi rendo conto di non avere più tempo per adempiere al ruolo di membro del direttivo, spero di averne quantomeno per continuare a scrivere, ogni tanto, e crescere insieme.

E a voi che mi state leggendo, e magari siete incuriositi dal progetto, ma vi state chiedendo tutto sommato “chi ve lo fa fare”, l’unico consiglio che posso dare è: buttatevi, mettetevi in gioco, lasciatevi coinvolgere; dite no alla logica alienante che pretende che l’università sia solamente un posto in cui darsi le materie e prendere la laurea, e aiutate UniVersoMe a trasformarla in un posto più bello, un luogo di incontro, di scambio di opinioni, di crescita collettiva.

 

Gianpaolo Basile

Il favoloso mondo di Amelie: una favola stravagante su sfondo impressionista.

Film del 2001 del regista francese Jean Pierre Jeunet, Il favoloso mondo di Amelie è considerato un cult del nuovo millennio. La pellicola ha riscosso un gran successo non solo in Francia, ma anche in tutta Europa e negli USA. 

Amelie cresce in una famiglia fredda, composta da un padre anaffettivo e da una madre nevrotica. A causa di una malattia fittizia (legata alla mancanza di affetto che prova Amelie), la bambina viene educata in casa e non ha alcun rapporto con i bambini della sua età. Per sopperire alla solitudine, sviluppa una fervida immaginazione e sogna ad occhi aperti le cose più impensabili. Una volta cresciuta, la ragazza si trasferisce a Parigi, dove lavora come cameriera in un bistrot. La sua esistenza viene sconvolta dal ritrovamento in casa propria di una scatola dei ricordi nascosta lì da un bambino negli anni ’50. Dopo aver restituito la scatola al legittimo proprietario, Amelie viene colpita così intensamente dalla reazione dell’uomo, da decidere di dedicare la sua vita ad aiutare il prossimo. Basterà questo a renderla felice?

È interessante vedere come, al di là della trama principale, il film faccia entrare lo spettatore nella vita dei personaggi più disparati, che vengono presentati da una voce fuori campo con uno stile quasi documentaristico. Sebbene non sia subito evidente, ben presto ci si accorge che tutti i personaggi sono accomunati dalla solitudine.

C’è ad esempio l’uomo di vetro, affetto da osteogenesi imperfecta, che rappresenta la fragilità umana.

Oppure c’è Georgette, che cerca di attirare l’attenzione con mille malattie immaginarie.

Abbiamo poi Raphael, il padre di Amelie, che non riuscendo ad affrontare la morte della moglie, si impegna in modo quasi maniacale nella costruzione di un mausoleo per le ceneri della consorte.

Vi è poi Nino che colleziona le fototessere cestinate, forse per riuscire a trovare la propria identità.

Infine c’è Amelie, una ragazza introversa e sensibile, attenta agli altri. Incapace di comunicare, per imbarazzo o paura di essere rifiutata, si chiude in un “favoloso” mondo immaginario. In psichiatria si parlerebbe di disturbo di personalità evitante. Il processo per superare la paura del rifiuto è lungo e per sapere se la protagonista ce la farà bisogna vedere il film.

Sicuramente la resa dei personaggi è legata in buona parte alla prova recitativa degli attori. Semplicemente meravigliosa è Audrey Tatou (nel film Amelie) che grazie al successo del film è stata lanciata sulla scena internazionale e che ha reso Amelie un personaggio ormai iconico. Degna di nota anche la recitazione del simpaticissimo Mathieu Kassovitz (Nino) e di un eccezionale Serge Merlin (l’uomo di vetro).

Non si può non parlare della fotografia, che sembra portare lo spettatore in un quadro impressionista di Renoir, uno di quelli che l’uomo di vetro ama dipingere per hobby. La scelta dei colori è spesso lo specchio dell’umore della protagonista: si vedano ad esempio la preponderanza dei colori rosso e verde nelle scene più allegre e la presenza della pioggia nei momenti più tristi.

Menzione a parte merita la colonna sonora composta Yann Tiersen, che può essere considerato sia come elemento cardine del film, ma anche come capolavoro a sé stante. Nell’ambito del film lo si può definire come ponte tra lo sfondo, una Parigi dal sapore malinconico impregnata di colori e odori, e il mondo interno dei personaggi, su cui il regista pone sempre l’attenzione.

Il favoloso mondo di Amelie è una favola stravagante, a volte troppo buonista, ma in grado di sciogliere anche i cuori più gelidi, insomma indimenticabile.

Renata Cuzzola

OHM Resistenze sociali – il 25 Aprile di Milazzo

OHM – Resistenze sociali è un appuntamento presente ormai da alcuni anni, nato con l’intento di condividere e diffondere le tematiche importanti del territorio siciliano e la necessità di continuare a farlo con maggiore costanza. Un importante momento in cui musica ed arte si uniscono al dibattito. In occasione della ricorrenza del 25 Aprile, i valori di libertà, autodeterminazione, antifascismo, inclusione e condivisione sono stati i protagonisti della manifestazione.

La giornata è iniziata con l’Assemblea Pubblica, a cura della Rete dei comitati territoriali Siciliani e Arci Messina.
E’ stato un momento di riunione di molti gruppi provenienti dall’intero territorio siciliano. Ogni gruppo ha presentato il proprio progetto di resistenza sociale, mettendo in luce la sinergia tra i vari movimenti e la necessità di fare rete, di creare condivisione e collegamenti tra i cittadini.

Il motore del festival è stato lo slogan “No Plastica”, soprattutto per la sensibilizzazione del problema ambientale che affligge la  discarica Armicci di Lentini. Diverse attività si sono svolte ispirandosi al tema, come laboratori per adulti e bambini di sensibilizzazione, creando giochi, oggettistica e arredi con materiali riciclati. Inoltre vi era la possibilità di svolgere lezioni di yoga, passeggiate naturalistiche tra i sentieri del Capo ed ogni tanto si potevano trovare lungo il percorso mercatini di artigianato.

 

OHM – Resistenze sociali è stata promossa dai circoli ARCi “Centopassi” di Torregrotta, “Cohiba” di Barcellona e Senza Confini di Furnari.

 

Insomma, un 25 Aprile all’insegna dei valori fondamentali che hanno reso possibile la celebrazione di questa ricorrenza, per continuare a trasmettere gli ideali che hanno mosso le gesta dei combattenti che si sono spesi per la nostra democrazia, per la resistenza del cittadino, per la libertà dell’individuo.

                                           

Marina Fulco

Foto ©Marina Fulco

Contromano il nuovo film di e con Antonio Albanese.

Mario Cavallaro (Antonio Albanese) è il classico italiano medio: un cinquantenne vittima inconsapevole di una vita abitudinaria. Vivere per le abitudini. 
La sveglia puntata tutti i giorni allo stesso orario, lo stesso caffè marocchino sempre uguale al solito bar, il lavoro nel negozio di calze e l’orto sul terrazzo da coltivare.

Ma Mario è soddisfatto di ciò che ha, perché per lui: “è questo il bello, le cose che non cambiano, che rimangono uguali, le abitudini…”.
Quando però il suddetto bar di fiducia viene venduto all’egiziano del kebab, la stabilità del nostro uomo inizia a vacillare per poi crollare definitivamente nel momento in cui si troverà a dover concorrere con l’ambulante Oba (Alex Fondja) che, piazzatosi dinnanzi al suo negozio, svolge la sua stessa attività a prezzi decisamente più allettanti per i clienti.
Ed è a questo punto che l’abitudinario per eccellenza stabilisce come la situazione, divenuta per lui insostenibile, vada assolutamente cambiata.

La soluzione gli si presenta lineare, come affermerà più tardi: “traghetto, Napoli, Tunisi e poi tutta una tirata fino in Senegal.”
Semplicemente decide, dopo un banale rapimento, di riportarlo a casa.
Oba si mostra d’accordo solo nel caso in cui Mario accetterà di riportare in Senegal anche quella che presenta come la sorella, Dalida (Aude Legastelois).
Da qui in poi tutto prenderà una paradossale piega on the road.

Alla sua quarta prova da regista, dopo ben 16 anni lontano dallo star dietro la macchina da presa, Antonio Albanese (qui per l’appunto regista e interprete) torna alla ribalta con una commedia sull’attualissimo tema dell’immigrazione.
La bravura di Albanese sta nell’affrontare tale tema senza la presunzione di volerlo spiegare o giustificare, bensì vuole descriverlo e descriverne gli effetti che immancabilmente opera sulla società, spostando gradualmente l’attenzione sul problema vero e proprio, il razzismo quotidiano che dilaga.

La scelta del profilo del protagonista si mostra azzeccata a tale scopo, in quanto fin dalle prime scene è evidente come Mario non sia altro che un uomo qualunque, uguale a tanti, fondamentalmente tutt’altro che cattivo; la sua reazione ai cambiamenti che si trova davanti non è altro che dettata da fattori sociali esterni comuni a tutti, ad esempio estenuati e martellanti campagne elettorali o più semplicemente dalla paura per ciò che ci appare diverso.
L’infelice soluzione da lui trovata, ovvero quella di “riportarli a casa uno a uno”, è una riflessione satirica su come troppo spesso crediamo di aver solo noi la soluzione giusta; Mario crede infatti non solo di aver trovato la sua personale soluzione al problema ma invita tutti a fare lo stesso per arginarlo completamente.

Una commedia che lascia con l’amaro in bocca e con qualche punto interrogativo in più, una riflessione su una società in continuo divenire. Ma più di tutto questo film è un divertente invito a conoscersi, ad abbattere le inutili barriere culturali che ci siamo creati.

 

Benedetta Sisinni

NMUN 2018: il racconto di un delegato.

Il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Messina è stato recentemente impegnato nella nota simulazione diplomatica mondiale per studenti universitari National Model United Nation 2018 di New York.

La simulazione, conosciuta bene dal dipartimento di Giurisprudenza, che è ormai giunto alla sua nona partecipazione al progetto, ha visto impegnati gli studenti in qualità di delegati del Burkina Faso presso gli organi delle Nazioni Unite.
Dopo mesi di preparazione su regole procedurali, mozioni, speeches e la redazione di un paper circa la posizione dello Stato rappresentato su quelli che sono stati gli argomenti oggetto della simulazione, gli studenti hanno potuto finalmente toccare con mano cosa significa lavorare presso l’organismo mondiale che accomuna tutti gli stati del mondo.
La simulazione si è conclusa con una sessione plenaria di tutte le Assemblee Generali presso la sede dell’Onu, il famoso Palazzo di Vetro, nella quale si sono votate tutte le risoluzioni scritte dai delegati e prodotte da ogni singola assemblea generale durante i giorni di lavoro.

La sessione plenaria è stata seguita dalla consueta Cerimonia di Chiusura, all’interno della quale il Dipartimento di Giurisprudenza è stato chiamato ad alzarsi in piedi dinnanzi a tutti per ricevere la Honorable Mention Delegation, premio di delegazione che dimostra il duro lavoro condotto dai nostri delegati e la preparazione pressoché impeccabile di ognuno di loro.
Guidati dal Capo Delegazione Antonio Tringali, i delegati tutti, hanno dimostrato di possedere doti fondamentali per il lavoro di un diplomatico, quali un’approfondita conoscenza delle tematiche generali di Diritto Internazionale e dei singoli i topic assegnati  ad ognuno di loro attraverso le lezioni della Professoressa Marcella Di Stefano, del Professore Livio Scaffidi Runchella e del Professor Simon Michael Tanner, con il quale hanno curato la lingua inglese.

 

Angelo Giudice

NMUN 2018: anche quest’anno il dipartimento di giurisprudenza si è distinto.

Si è conclusa positivamente l’esperienza dei delegati del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Messina al progetto NMUN (National Model United Nations) dove vengono simulati quelli che sono i lavori dei delegati delle Nazioni Unite.
La delegazione di Messina (il cui progetto è stato fortemente voluto e ben preparato dalla coordinatrice scientifica, Prof.ssa Marcella Distefano) si è distinta quest’anno tra le Università di tutto il Mondo, in una competizione serratissima, dove rappresentava la Repubblica del Burkina Faso, Stato situato nel centro dell’Africa.
La delegazione ha conseguito una “Honorable Mention Delegation Award” per l’ottimo lavoro svolto dagli studenti nelle varie commissioni.

I complimenti vanno a tutta la delegazione come squadra e per il premio conseguito, e in particolare a Viviana Abbate e Giuliana Emanuela Bonfiglio che si sono distinte nella loro commissione, conseguendo un “Outstanding Position Paper”, ossia il premio per il loro position paper.

 

La delegazione è stata guidata da Antonio Tringali (Head Delegate) e Marco Longobardo (Faculty Advisor). Ecco i nomi degli altri delegati:
Angelo Giudice (GA1)
Davide Calabrese e Alessandra Giamporcaro (GA2)
Maria Teresa Drago e Gloria Arena (GA3)
Angelo Marano e Simona Lo Cricchio (GA5)
Andrea Muscarà e Delia Belfiore (OPCW)
Rossella Campo e Gloria Bova (ECOSOC)
Giuliana Emanuela Bonfiglio e Viviana Abbate (ITU)
Giulia Iuculano e Alessandro Triolo (IOM)
Claudia Bellomo e Beatrice Mellini (UNEA)

 

Antonio Tringali

Social networks e politica: il caso Facebook

“Più sono grossi, più fanno rumore quando cadono” diceva nel 1900 il pugile britannico Bob Fitzsimmons prima di salire sul ring per affrontare il suo prossimo match e credo non ci sia frase più azzeccata per sintetizzare l’enorme clamore provocato, negli ultimi giorni, dallo scandalo del social network americano Facebook.

Nel 2007, anno del lancio della piattaforma in Internet, il trentatreenne CEO del colosso di Menlo Park, Mark Zuckerberg, si era detto favorevole alla collaborazione con varie applicazioni che avrebbero reso maggiormente interattivo e dinamico il rapporto tra users – si vedano in merito: l’inserimento delle date dei compleanni degli amici sul calendario, la sincronizzazione tra rubrica telefonica e lista dei contatti, fino ad arrivare all’uso della geolocalizzazione per creare una mappa digitale delle abitazioni dei propri followers -. Tutto questo e molto altro venne introdotto dagli sviluppatori dando la possibilità ad ogni singolo utente di condividere con Facebook ed altre app abilitate nel farlo, alcuni dei propri dati personali e la propria lista amici, garantendo sempre il rispetto della privacy del sottoscrivente. Il sistema funziona, il “social in blu” guadagna sempre più in popolarità e ricchezza e gli iscritti si dicono contenti delle nuove migliorie.

Ma è nel 2013 che tutto cambia. Facebook è sulla cresta dell’onda, e alle applicazioni che vi collaborano è garantita una larga libertà per quel che concerne l’uso e l’archiviazione delle informazioni di utenti ed amici. È in questo panorama che nasce thisisyourdigitallife” app creata da Aleksandr Kogan, ricercatore russo-americano della prestigiosa Università di Cambridge, esperto di big-data e comunicazioni. Si trattava, sostanzialmente, di un semplice quiz di 61 domande destinato ad individuare a quale livello fossero diffusi i tratti della Triade oscura” (narcisismo, machiavellismo e psicopatia) sulla popolazione del web e quanto questi fossero importanti per comprendere i sempre più numerosi comportamenti violenti su Internet. A scaricarla furono circa 270mila persone che, involontariamente, hanno contribuito in maniera significativa ad influenzare i risultati di due eventi fondamentali per il panorama socio-politico mondiale: il referendum per la Brexit e le elezioni presidenziali americane del 2016. Secondo quanto rivelato da un’inchiesta del New York Times, questi utenti, scaricando il questionario online di Kogan, davano il loro consenso alla società produttrice dell’applicazione di entrare in possesso della loro lista contatti, un “patrimonio umano” di circa 51 milioni di profili che, se analizzati da professionisti del campo politico, potevano essere facilmente utilizzati per indirizzare gli elettori verso una scelta ben definita, mediante l’uso di messaggi mirati e banner pubblicitari costruiti ad hoc.

Mark Zuckerberg presso la sede di Facebook, in Menlo Park, California, il 27 settembre 2017.
foto: STEPHEN LAM/REUTERS

Solo un anno dopo, alla luce di una serie di attività sospette mosse da applicazioni abusive nei confronti del colosso social, Zuckerberg decise di rivoluzionare la propria piattaforma per garantire un maggiore controllo ed una più ampia sicurezza per i dati personali dei propri iscritti; ma è nel 2015 che, a detta dello stesso Zuckerberg, Facebook viene a conoscenza del fatto che Kogan avesse condiviso i dati ottenuti da “thisisyourdigitallife” con la società “Cambridge Analytica” specializzata nel supporto di grosse campagne elettorali mediante i social networks. 

Ciò che risulta essere veramente interessante in tutta questa vicenda lo si apprende, però, leggendo due dei nomi a capo di “Cambridge Analytica”: Steve Bannon, ex capo stratega del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, vice presidente della società in questione e grande amico di Nigel Farage, leader del partito Ukip che ha guidato il movimento per la Brexit; e Bob Mercer, miliardario, esperto di informatica, padre di Rebekah Mercer che è alla testa del più importante comitato elettorale dei repubblicani, nonché head funder di “CA”.

Dallo scoppio dello scandalo, Facebook ha già perso 7 punti percentuali in borsa, circa 40 miliardi di dollari in pochi giorni ed il fenomeno non sembra essere in calo. Zuckerberg si è prontamente scusato con un lungo e dettagliato post sul proprio profilo personale, cercando di spiegare meglio la situazione e di limitare, almeno in parte, le forti critiche che migliaia di utenti gli stanno quotidianamente recapitando; contemporaneamente in molti si sono mobilitati a favore della campagna #DeleteFacebook, nata su Twitter con il solo scopo di boicottare il gigante social colpevole di aver violato la fiducia di milioni di utenti.

Sembra essere un duro colpo quello che ha incassato il più importante social network del mondo, ma difficilmente sarà quello del K.O.

 

 

Giorgio Muzzupappa

 

Eventi della settimana.

28 marzo

ERASMUS IN RETRO TRASHPARTY

Dove: Retronouveau via Croce Rossa 33

Quando: ore 23:30

Cosa: Quante volte siete rimasti ammaliati dalla bellezza tutta kitsch di Valeria Marini senza trucco? O dallo charme grottesco di Andrea Diprè durante le sue interviste? O da quel look un po’ androgino e bisessuato di Maria De Filippi? Oppure siete old school e siete rimasti fermi ai magici ’80 con l’ecceziunale baffo di Diego Abatantuono e le gaffe comiche e un po’ osé di Lino Banfi? Amanti del trash, siete proprio nel posto giusto. Potrete dare sfogo ai vostri gusti grossolani senza timore di essere giudicati, tutto sarà concesso, anche quell’accessorio bizzarro e di dubbio gusto dentro l’armadio che tanto amate segretamente. Anzi, verrete addirittura premiati per la vostra conoscenza in campo. Che aspetti? Quella collana col crocifisso in oro da 5 chili non si indosserà da sola!

Proiezioni Video
Sulla consueta selezione musicale proietteremo sequenze trash dagli anni 80 fino ad oggi che cattureranno sempre più il vostro interesse fino a coinvolgervi totalmente con la riproduzione di alcuni brevi sketch in cui la musica si interromperà.

TRASH QUIZ
– Nel corso della serata verranno proiettate alcune domande inerenti il genere “trash”, il primo/a che dirà la risposta giusta alla cassiera vince un cocktail o un chupito!
– Occhio alla bacheca dell’evento! Chi risponde correttamente per primo ad alcune domande vince (a seconda delle difficoltà) un chupito (o una birra) o un cocktail (da richiedere solo all’ingresso)
N.B. Per dare spazio a tutti quanti, chi vincerà il premio rispondendo correttamente alla domanda non potrà farlo una seconda volta!

Ingresso GRATIS entro 00.00 per le donne! Per liste, tavoli o agevolazioni contatta gli admin

SET FOTOGRAFICO
DJ SET
Lorenzo Musolino
Federico Frisone

Vj SET
Giuseppe Minutoli & Marco Santoro

La serata più internazionale di Messina è tornata con più carica ed energia di sempre!!!

GEMITAIZ DJ SET

Dove: Centro Multiculturale Officina via Croce Rossa 69

Quando: ore 21:00

Cosa: Siamo lieti di invitarVi ad uno dei LiveShow più importanti della stagione, targato GEMITAIZ! 
Farà da sfondo ad un live eccezionale l’avveniristica location del Centro multiculturale Officina, pietra miliare della nightlife messinese.

MODALITÀ D’INGRESSO

Biglietto cartaceo ~ DISPONIBILI da 19.02
• 20€

Biglietto LiveTicket ~ NON DISPONIBILI
• 20€ + dp
Link TicketOne:

Tavoli super privè – 10 postazioni disponibili

• 320€ x 8 exit – 1 belvedere e 2 prosecchi

• 400€ x 10 exit – 2 belvedere e 1 prosecco

** I biglietti NON sono comprensivi di consumazione.
** I tavoli saranno riservati a saldo consegnato al vostro organizzatore di fiducia.

Ricordiamo che sono disponibili UNICAMENTE 10 tavoli.

LINE UP

SALA ROSSA ?

• Mixer T – Official Gemitaiz Dj
• Gianmarco Zappalà
• Alessandro Fiore
• Claudio Rampello

SALA GIALLA ?

• Vincenzo Signoriello
• Gianluca Genovese
• Pietro Russo
• Marco Ursino

VOX ?

• Antonino Filetti aka Il Profeta

 

29 marzo

CICLO DI SEMINARI DALLA TEORIA ALLA PRATICA

Dove: Aulario via Pietro Castelli

Quando: ore 11:00

Cosa: il colloquio clinico interviene la dott. Fichera

CRONACA MELA – TRE PERSONAGGI TEATRALI FUORI SCENA

Dove: Colapesce – libri, gusti, idee via Mario Giurba 8/10

Quando: ore 18:45

Cosa: Messina, 29 Marzo 1981. Clamoroso Scandalo a Messina.
Tre personaggi femminili di una commedia teatrale intitolata “Il Tempo della Mela” fuggono dalla scena e si aggirano per la città.
Il loro abbigliamento e i loro modi anomali hanno insospettito i passanti. Pare si tratti di una nonna, una mamma e una figlia costrette alla convivenza per ragioni economiche e forse per questo da anni in perenne conflitto.
Attenzione! Giovedì 29 Marzo potreste diventare oggetto delle loro molestie presso la libreria Colapesce.
In sottofondo tutte le hit del momento
Lo spettacolo “Il Tempo della Mela” si terrà Sabato 31 Marzo nella rassegna Show Off della Sala Laudamo.
Di seguito il link dell’evento:
https://www.facebook.com/events/1618361881551844/

LA BELLA MALINCONIA

Dove: Teatro Vittorio Emanuele

Quando: ore 21:00 giovedì ; 31/03 ore 17:30

Cosa: La musica di Nino Rota ha raccontato, insieme alle immagini girate da grandi registi come Visconti, Fellini, Scorsese, le storie e le emozioni di film indimenticabili come Il Gattopardo, La Dolce Vita, Il Padrino.

Compositore raffinato, autore di sinfonie e numerose altre opere di musica colta, Rota riteneva che le colonne sonore non fossero semplicemente “musica leggera” e che non dovessero soffrire di alcun complesso d’inferiorità. La naturalezza e la modestia con le quali vi si dedicava – persuaso, com’era, che la musica non fosse determinante, in un film – non gli hanno impedito di comporre alcune tra le pagine più belle e intense della musica del Novecento.

Il viaggio tra le colonne sonore di Nino Rota proposto da questo spettacolo intende riscoprirne la bellezza, la freschezza e la straordinaria forza espressiva, ma nello stesso tempo raccontare l’uomo, l’artista; un uomo che, come diceva Fellini, “affascinava per la sua estrema disponibilità e nello stesso tempo per la sua totale assenza”, sempre circondato da un’aria distratta e un po’ fatata.

Alle più note composizioni da film, affidate all’orchestra, si intrecciano brevi scene, episodi, quadri narrativi affidati a una voce recitante che rievoca momenti della vita artistica di Rota e del suo rapporto con Fellini, che in alcuni momenti tratteggia immagini e riflessioni lasciandosi trasportare dalle suggestioni suggerite dalle note. Frammenti a tratti sognanti, pervasi di quella dolcezza che costituisce in fondo il tratto più riconoscibile del cinema felliniano e della musica di Nino Rota: una bella malinconia. 

 

31 marzo

IL TEMPO DELLA MELA

Dove: Sala Laudamo

Quando: ore 21:00

Cosa: Con Milena Bartolone, Gabriella Cacia, Elvira Ghirlanda
Regia Marcantonio Pinizzotto
Luci Giovanna Verdelli
Oggetti scenici Simone Di Blasi

Riscrittura tragicomica di Mela, un testo del 1981 in cui Dacia Maraini esplora con leggerezza di mano e ritmi di farsa, il difficile mondo della convivenza femminile. Un viaggio nella famiglia, privata dai suoi elementi maschili, con le sue crudezze e le sue dolcezze, all’interno di uno spazio chiuso: la casa. Lì dove da sempre si consumano le voglie e le speranze delle donne.

Anni ’80. Sud Italia. Una cucina. Tre donne: una nonna, una madre e una figlia.
Mela è una personalità solida e definita, libera. Del suo passato di suggeritrice teatrale rimane la pragmatica volontà di vivere mettendo in scena una risoluta sfida al tempo e alla morte.
Rosaria è un’ex sessantottina, un’idealista intransigente che lavora come traduttrice e si fa integralmente carico delle esigenze materiali della famiglia.
Carmen, inesorabilmente irrisolta, si auto-definisce con lucidità: “viziata, pigra, egoista, noiosa, capricciosa”. È incapace di emanciparsi e di intessere relazioni che non siano patologiche.

L’azione teatrale, tra equivoci ed eresie, conflitti sclerotizzati e detonazioni latenti,
si gioca tutta intorno all’inadeguatezza della struttura familiare e quella dei soggetti che la compongono. I tre personaggi sono tre diversi meccanismi di funzionamento del femminile in assenza del maschile. Tre generazioni ma soprattutto tre età di miti e sconfitte, tre opzioni di sopravvivenza tramite la messa in relazione di un tempo personale e uno collettivo. La riflessione si sposta oltre i confini familiari e approda ai meccanismi sociali, all’utopia mancata di ogni Rivoluzione.
Il tempo diventa trascorso per una condizione ignota ma necessaria all’atto stesso e disperato di esserci.

Note di regia
Resistenza e sopravvivenza o altrimenti patimento e scomparsa. Questa è una un’opera di un altro tempo che si consuma nello spazio destrutturato della quotidianità domestica e nel ‘tempo della Mela’. È il prodotto tragicomico del conflitto tra identità e necessità, rivoluzione e morale, pulsione e ideologia.
La scelta di un approccio critico al testo – ‘tradito’ in alcuni allestimenti recenti -paradossalmente restituisce una fedeltà che si sostanzia esattamente nell’enfatizzazione di zone presenti in esso ma spesso trascurate se non eliminate, in cui, a parer nostro, invece, sono depositate le riflessioni più produttive. L’intensificazione sia della vocazione tragica che di quella comica, trova corrispondenza necessaria in una scena costruita per sottrazione e sostituzione semiotica. La cucina è lo spazio unico di condivisione del rito d’aggregazione primario, di un gesto vitale quale il nutrirsi/nutrire. La mela è la centralità che “ha la madre di tutte le madri in questa cosmogonia”: simbolo del tradimento del primo precetto del Grande Autore, del primo atto di trasgressione, e anche del frutto che, reciso, vive, matura e semina.

All’interno dell’azione principale si animano i sogni e i ricordi di Rosaria, che aprono nella scena un varco dove dispiegare memoria e fantasticazione. L’atmosfera indistinta e rarefatta di queste narrazioni fa percepire l’azione terribilmente vicina e lontana, appartenente a un tempo assoluto contribuendo alla ricezione di Chiang Ching – l’interlocutrice evocata – come mito.
Ogni rivoluzione è figlia, creatura e dedizione di chi da viscerali profondità umane la concepisce, genera, partorisce e sostenta.
Ciò che rimane oltre ogni azione, parola, sottrazione, pur avendo le sembianze di un’iconicità dimenticata, rischia di aver senso e di dire una parte di verità oltre ogni rappresentazione.

ANDREA LASZLO DE SIMONE MISH MASH SPIN OFF

Dove: Retronouveau via Croce Rossa 33

Quando: ore 22:30

Cosa: Andrea Laszlo De Simone – uomo donna tour

INGRESSO: €8 al botteghino (consumazione inclusa)

Andrea fonda le sue radici nella scena indipendente già nella prima decade dei 2000. Oltre all’esperienza compositiva e live come primo batterista dei Nadàr Solo suona da tempi immemori nel duo torinese Anthony Laszlo insieme al suo grande amico Anthony Sasso​, ex-chitarrista e cantante dei Milena Lovesick.
Andrea Laszlo De Simone esordisce nel 2012 con il primo album autoprodotto dal titolo Ecce Homo​, registrato in casa con mezzi di fortuna e pubblica alcuni videoclip: Solo un uomo​, 11:43​, I nostri piccoli occhi​.
All’inizio del 2014 incontra alcuni attivissimi musicisti della scena underground torinese e da mesi di sala prove esce una vera e propria band. Damir Nefat (chitarra e cori), Daniele C (basso e cori), Filippo Cornaglia (batteria e cori), Zevi Bordovach (tastiere e cori) e l’immancabile amico Anthony Sasso​ (tastiere, cori e percussioni).
Andrea Laszlo De Simone è un’anomalia. È un solista, prima di tutto. Ma è anche una band di sei elementi. È un cantautore, ma cosa significa nel 2017 essere un cantautore?
Anticipato dai singoli Uomo Donna,​ Vieni a salvarmi e La guerra dei baci​, il 9 giugno 2017 esce per 42Records Uomo Donna​, il primo vero e proprio album di Andrea Laszlo De Simone, accolto con grande entusiasmo da pubblico e critica e inserito in molte classifiche stilate da riviste e siti musicali italiani come uno fra i migliori album del 2017.
Uomo Donna è un disco complesso, articolato e vitale che vive in un tempo tutto suo dove convivono passato, presente e futuro. Un tempo in cui prende forma un mondo sonoro in cui si fondono classico e moderno, la canzone d’autore italiana e la psichedelia, Battisti e i Radiohead, Modugno e i Verdena, i Beatles e i Tame Impala, il “volo magico” di Claudio Rocchi e quello “terreno” di IOSONOUNCANE.
Per Andrea Uomo Donna “è un disco d’amore. 12 canzoni unite fra loro in un percorso in cui vengono affrontate le differenti fasi del sentimento amoroso e le sue implicazioni esistenziali. L’illusorietà della realtà ci seduce e ci acceca e l’amore ci rende forti, fragili, uniti e soli. Siamo solo uomini”.
Il disco è stato auto-prodotto e registrato in presa diretta nell’ottobre 2014 in collaborazione con il fonico bolognese Giuseppe Lo Bue​, successivamente post-prodotto e mixato utilizzando tecniche sperimentali a cavallo tra l’analogico e il digitale fino a creare un paradosso sonoro che ricorda la canzone italiana anni ’70, masterizzato da Andrea Suriani​.
In questo percorso di circa 2 anni è nata spontaneamente l’esigenza di lavorare a lungo alla ricerca di una coerenza tra il prodotto discografico e l’anima sperimentale della live performance per la quale il progetto si è sempre distinto.
Dopo una serie di esibizioni estive in alcuni dei più importanti festival italiani come il TOdays e il Siren Festival che gli sono valse una menzione speciale nella classifica dei live stilata dal mensile Rolling Stone, il 28 ottobre 2017 è partito il primo vero e proprio tour nei club delle maggiori città italiane per presentare l’album, più di 15 date che a cavallo fra 2017 e 2018 portano Andrea e la band ad esibirsi in gran parte della penisola.
Il 30 novembre 2017, in anteprima esclusiva al Torino Film Festival​, Andrea Laszlo De Simone ha presentato il videoclip di Sogno l’amore​, un vero e proprio mini-film girato in Sicilia dalla durata di 8 minuti e 46 secondi per la regia di Francesca Noto​ e dello stesso Andrea Laszlo De Simone.

 

3 aprile

BE ART LA PERCEZIONE DEL SÉ

Dove: via Giuseppe la Farina

Quando: ore 16:30

Cosa: Secondo appuntamento di Be Art!
Per chi si fosse perso la prima edizione, BE ART nasce dall’idea di trasformare una semplice casa in una galleria d’arte in cui vari artisti possono dar sfogo alla propria creatività.

Il tema di questa giornata sarà: “La percezione del sè”; in quanti e quali modi ti definisci? Sai veramente che percezione hai di te? Rifacendoci a Pirandello, noi siamo uno, nessuno e centomila.
Se avete voglia di mettervi alla prova e scoprirlo, seguite le locandine BE ART che circonderanno il palazzo: vi porteranno all’ingresso, per condurvi in un mondo fatto di specchi, scatoloni, rappresentazioni, musica e molto altro.

RINFRESCO IN TERRAZZA / MUSICA DAL VIVO & DJSET / EYE CONTACT / LIVE DIGITAL DRAWINGS / FOTORITRATTI / FOTOGRAFIA / PITTURA / COLLAGES / ILLUSTRAZIONI

FREE ENTRY

 

Arianna De Arcangelis

 

Impegno costante e passione, le basi per la gestione del Rettore Salvatore Cuzzocrea.

“Magnifico no, io sono e resto Salvatore”

Questa frase pronunciata dal neo eletto rettore Salvatore Cuzzocrea nel suo discorso inaugurale dimostra la modestia di un uomo che, per prestigio scientifico e internazionale, potrebbe affermare tutt’altro.
È una frase che racchiude in sé l’emblema del professore, il quale non sta dietro la cattedra distante dal mondo ma è interlocutore vicino per formare gli allievi ed ascoltare e gestire le esigenze di questi e dell’amministrazione universitaria.

La linea della “governance” che intende seguire il professore è nel solco di quella uscente dell’onorevole Navarra.
Rendere Messina una città in cui l’Università abbia un ruolo centrale e il nome dell’UNIME sempre più internazionale.
L’impegno costante e la necessità di un continuo miglioramento sono le attitudini principali.

La vittoria schiacciante dimostra che la comunità scientifica dell’Università di Messina è dalla parte del professore.
Molto scarna è stata l’affluenza al seggio da parte degli studenti il professore durante il discorso ha speso delle parole a riguardo affermando che si discuterà per modificare la pesatura del voto per arrivare ad una giusta ripartizione.

Abbiamo raccolto le dichiarazioni dei senatori dell’Ateneo che fra loro sono molto simili.

Stefania Cicero senatore eletta con la lista Orum si ritiene molto soddisfatta della vittoria del Prof. Cuzzocrea. “Noi dell’associazione Icaro insieme all’associazione Orum siamo stati i primi a sostenere il programma del professore poiché abbiamo ritrovato in esso molti punti in comune, come ad esempio l’istituzione di uffici di orienteering ed info point delocalizzati sul territorio.
Siamo stati ben felici di dare il nostro supporto alla candidatura del professore e di essere stati determinanti per il raggiungimento di questo risultato.
Speriamo quindi di iniziare un lavoro in sinergia con il nuovo rettore, pronti a dare un fattivo contributo alla realizzazione del programma proposto da quest’ultimo”.

 

 

 

Andrea Celi senatore eletto con la lista GEA fa i migliori auguri al professore Cuzzocrea ricordando un recente incontro avuto con lo stesso durante il quale si è dimostrato Assolutamente disponibile ad ogni tipo dialogo. Mi ha fatto molto piacere che durante il suo primo discorso abbia fatto cenno proprio alla questione del voto degli studenti perché a seguito di questa elezione è emerso come il voto è stato totalmente ininfluente e basso che è stato l’unico lato negativo di queste elezioni. Ha mostrato grande apertura al dialogo con il corpo studentesco e noi rappresentanti e mi auguro che questo comporti la nascita di un ottimo rapporto per il sessennio a venire.”

Arianna Crea senatrice eletta con la lista Università Eclettica afferma “l’augurio che faccio è sicuramente che si possa dare maggiore dignità agli studenti e ai loro rappresentanti. E non soltanto per le elezioni del Rettore – che non sono un tassello isolato – ma per tutto ciò che riguarda la vita accademica. Spero si possa (e si voglia!) uscire da questa visione paternalistica dei giovani come inesperti, incompetenti, passivi fruitori di “servizi” e si inizi, piuttosto, a considerarli come pilastri, anch’essi, dell’Università. D’altronde, se è vero che dobbiamo guardare sempre a chi è meglio di noi (e questo è l’augurio che ha segnato il passaggio di consegne) proprio in questi giorni il vice-chancellor della Cambridge University ha affermato (fonte roars.it) che “ridurre gli studenti a semplici consumatori ha senso solo se il valore delle università è semplicemente economico. Questo sarebbe un errore fondamentale. Per secoli, le università hanno aiutato le generazioni successive a raggiungere il loro potenziale in questi luoghi di scoperta mozzafiato e intuizioni dirompenti”.

Andrea Fiore senatore eletto con la lista Atreju spera nella rimodulazione del voto in vista anche delle imminenti votazioni per i direttori di dipartimento aggiungendo “Bisogna intervenire sulla questione tasse perché è inaccettabile che la nostra università sia nei primi posti delle classifiche italiane per il valore delle tasse che ci tocca pagare. Questo discorso ci ricollega ai servizi per i quali io chiedo che venga convocato un tavolo tecnico per discutere sui servizi per i quali bisogna ancora investire e quei servizi che non vengono più utilizzati perché ritenuti dagli studenti non più utili.”.
Il senatore si augura inoltre che il professor Cuzzocrea “mantenga sempre questo lato del suo carattere, che ritengo la sua qualità migliore, ossia di essere molto sbottonato, giovanile, in mezzo agli studenti e quindi una volta divenuto Rettore non rimanga chiuso nella sua stanza ma che qualche volta si faccia una passeggiata per i dipartimenti per comprendere al meglio quali sono e il perché delle richieste degli studenti e le esigenze.
In questo contesto dovrà essere affrontata il prima possibile la questione calendario didattico, soprattutto in funzione dello sciopero del mese di giugno.”

Lavinia Rita Parisi senatore eletta con la lista Morgana si augura che il Rettore mantenga la linea che aveva affermato nella lettera di presentazione, ciò che le sta più a cuore è la questione voto studentesco. Aggiunge inoltre che la scarsa affluenza sia dovuta a questo motivo ma anche alla visione del Rettore come una figura lontanissima. “Io vorrei un rettore umano, un rettore che ascolti le esigenze degli studenti e gli sia vicino. Che vi sia un dialogo continuo, che deve essere alla base di una Università, di una istituzione, non solo dal punto di vista statistico ma anche da quello reale. Ricevendo dei feedback positivi dagli studenti che ci studiano. […] vorrei un rettore umano, aperto al dialogo, attento alle esigenze degli studenti e disposto ad ascoltarli e poi che abbia quella determinazione e carisma necessari per la gestione di una istituzione importante e vasta com’è l’Università di Messina.”.

L’auspicio collettivo è quello di avere un dialogo continuo e formativo con la guida dell’Università che si è dimostrata fino ad ora desiderosa del confronto con gli studenti.

Per aspera ad astra, Salvatore!

 

Arianna De Arcangelis

Il concerto: la funzione della musica in tutte le sue sfaccettature.

Radu Mihăileanu, regista conosciuto al grande pubblico per Train de vie, film del 1998, torna nel 2009 con Il concerto, vincitore di un David di Donatello, di un Nastro d’argento e nominato ai Golden Globe come miglior film straniero.

Il protagonista è Andrei Filipov, un direttore di orchestra del teatro Bol’šoj di Mosca che nel 1981 si rifiuta di licenziare tutti i musicisti ebrei della sua orchestra, come richiesto dal presidente Brežnev. Per questo motivo Filipov perde il posto e con lui tutti i musicisti dell’orchestra.

Trent’anni dopo Filipov lavora ancora al Bol’šoj, ma come custode. Casualmente legge un fax indirizzato al direttore in cui si legge che l’orchestra è invitata a Parigi per tenere un concerto al Teatro Châtelet. Senza pensarci due volte, Filipov distrugge le prove del fax e decide di riunire i suoi vecchi amici musicisti spacciandoli per la vera orchestra del Bol’šoj per esibirsi a Parigi nel Concerto per violino e orchestra di Čajkovskij. A Parigi avrà modo di conoscere Anne Marie Jacquet, una giovane violinista francese di fama internazionale a cui il protagonista è legato da un vecchio segreto.

Gli elementi in comune con Train de Vie sicuramente non mancano: dall’impostura positiva che permette ai protagonisti di raggiungere un obbiettivo, l’impianto che oscilla vertiginosamente tra favola e realtà e la musica che diventa strumento di unione tra varie etnie. Lavoro eccellente quello di Armand Amar, che ha curato la colonna sonora e che è riuscito a trovare un connubio tra la musica classica, la musica gitana e la musica popolare dell’est.

Già dalle prime scene il film delinea la società odierna di una Russia piena di contraddizioni, descrivendo una manifestazione comunista i cui partecipanti sono comparse, o con un matrimonio di un mafioso finito in una grottesca sparatoria.

Il regista in varie interviste ha precisato che l’intento del film è quello di opporsi a tutte quelle dittature che mettono in ginocchio le persone e impediscono loro di compiere il loro destino. In fondo Il Concerto mette in scena proprio questo, musicisti eccezionali acclamati in tutto il mondo che si ritrovano da un giorno all’altro a fare i lavori più umili, dal facchino al tassista, al doppiatore di film erotici.

Ad ogni modo, trascendendo l’aspetto puramente socio-economico, rimane soltanto la musica, l’Armonia suprema ricercata in maniera ossessiva dal protagonista. La musica diviene strumento di catarsi, che permette a Filipov di riconciliarsi con il passato; diviene strumento di verità per la giovane violinista, che scoprirà qualcosa che riguarda i suoi genitori; diviene strumento di rivalsa per degli uomini che sono stati messi in ginocchio da una dittatura a cui è stato impedito di compiere il loro destino; diviene infine strumento di unione e armonia. Citando Filipov

“L’orchestra è un mondo. Ognuno contribuisce con il proprio strumento, con il proprio talento. Per il tempo di un concerto siamo tutti uniti, e suoniamo insieme, nella speranza di arrivare ad un suono magico: l’armonia.”

La scena è retta meravigliosamente da un talentuoso Aleksej Gus’kov (nel ruolo di Filipov) stella del cinema russo che speriamo di vedere presto nelle produzioni occidentali. Non si può infine non citare Mélanie Laurent (Shoshanna nel tarantiniano Bastardi senza gloria) che interpreta egregiamente la violinista Anne Marie Jacquet.

Nonostante a volte scada nel grottesco, Il concerto è un film godibile che sicuramente vi strapperà più di una risata.

 

Renata Cuzzola