UniVersoMe e RadUni presenzieranno al IX incontro nazionale dei corsi di scienze della comunicazione

Due portavoce degli studenti di UniVersoMe, la testata multiforme dell’Università di Messina, prenderanno parte, venerdì 14 dicembre 2018, al IX Incontro Nazionale dei Corsi in Scienze della Comunicazione promosso dalla Conferenza Italiana di Scienze della Comunicazione che avrà luogo presso la Sala delle Capriate, Palazzo Chiaramonte-Steri dell’Università degli Studi di Palermo in Piazza Marina, 59, Palermo.

L’incontro, che affronterà numerose tematiche legate al rapporto tra comunicazione e atenei, si terrà dalle 9.30 alle 18.30 e vedrà anche la partecipazione di RadUni, Associazione Operatori Radiofonici Universitari, con un panel dal titolo “Radio, atenei e network: coltivare la comunità attraverso la cultura delle #radiouniversitarie”.

L’Associazione RadUni sarà rappresentata dal Segretario Nazionale Alice Plata, già direttore responsabile del media web Radio6023 presso UniUPO, che ha curato una presentazione dedicata alle Radio Universitarie, le loro attività e buone pratiche, volto a confermare il grande valore delle college radio all’interno delle Comunità Universitarie Italiane. Potete trovare l’intervento “Radio, atenei e network: coltivare la comunità attraverso la cultura delle #radiouniversitarie” all’interno del book of abstracts.

Nata nel 1992 come Conferenza Nazionale delle Facoltà e dei Corsi di Laurea in Scienze della Comunicazione, per riunire in Coordinamento Nazionale le tante anime che caratterizzano il campo di studi in questo ambito didattico e scientifico, la Conferenza si pone l’obiettivo primario di valorizzare e promuovere le Scienze della Comunicazione quale elemento dinamico e indispensabile per lo sviluppo economico, sociale e culturale del paese.

La sua mission è produrre e trasferire cultura e conoscenza, sviluppare e formare capacità professionali competenti e critiche.

Per ulteriori informazioni e per sapere nel dettaglio gli scopi dell’iniziativa e gli interventi previsti, si allegano qui di seguito i link della locandina e della brochure:

Locandina – Conferenza 2018 (email-web)

Brochure – Conferenza 2018 (email-web) orari completo

 

Sindrome da Natale precoce e l’altra faccia della festività più attesa dell’anno

Molti sarebbero d’accordo con Cremonini che canta: “Dalle ultime ricerche di mercato si evince che la gioia è ancora tutta da inventare”. Secondo la scienza invece la felicità alberga nel cuore di chi si dedica agli addobbi natalizi con un po’ di anticipo. Sembra quindi che questa esigenza non sia dettata dalla voglia di battere tutti sul tempo sorprendendo con la decorazione più originale. La riflessione che sto per proporvi ha avuto inizio dalla constatazione di un fatto. Durante le ultime settimane di novembre, mentre mi aggiro per le vie di Messina, osservo le prime lucine tipiche di Natale ad ornamento di case e negozi. Continuando a passeggiare, riesco a scorgere la presenza di un albero di Natale attraverso la finestra di un appartamento che dà sulla strada. Lo stesso scenario. Ogni anno. Io, già di mio cinica e poco incline ai festeggiamenti, reagisco d’impulso indignata ed esprimo il mio disappunto, perché tutta quest’aria di festa precoce contribuisce a rincarare la mia già elevata dose di ansia. Senza voler limitare la libertà di nessuno…per quale motivo non si può semplicemente aspettare l’8 dicembre come da tradizione? Io, che se detenessi il potere di controllare il tempo lo fermerei o porterei indietro le lancette, non ho nessuna voglia di anticiparlo senza godermi la giusta attesa.

Comunque, una volta passato lo sfogo, torno sui miei passi e mi fermo a riflettere: mi convinco che dietro a questa tendenza di anno in anno sempre più comune, che prendo l’iniziativa di rinominare scherzosamente “sindrome da Natale precoce”, ci siano dei motivi ben più profondi da capire. Effettivamente, faccio alcune ricerche e trovo delle informazioni interessanti che riporto qui di seguito. Scopro che secondo un team di psicologi, se rientrate tra quelle persone che avevano già allestito albero e presepe qualche settimana prima di dicembre, significa che siete più felici degli altri. Non mi accontento di questa spiegazione un po’ fine a sé stessa, pertanto decido di approfondire e leggere ulteriormente. Traggo le seguenti conclusioni: stando agli studi di esperti psicoterapisti, impegnare la mente nella predisposizione degli addobbi natalizi ci distoglie dai problemi quotidiani e dallo stress, risveglia il “fanciullino” che è in noi e fa rinascere la nostalgia di un’infanzia spensierata che si desidera ripristinare. Ultimo effetto, ma non meno importante, sarebbe quello che le decorazioni appese fuori dalle porte degli appartamenti, nei balconi, e nei pianerottoli, migliorerebbero i rapporti con il vicinato e renderebbero più simpatici.

Per quanto io possa riporre estrema fiducia nella scienza, mi sento di dissentire da queste affermazioni, soprattutto dall’ultima, consegnando un’analisi dal mio punto di vista sociale e culturale un po’ diversa. Una versione che potrebbe sembrare forse troppo scettica, ma in cui tanti altri potrebbero riconoscersi, frutto di esperienze personali e collettive. Parto dal fatto che nonostante negli anni la mia famiglia abbia sempre esposto i festoni natalizi dietro la porta di casa, i signori condòmini del mio bizzarro e singolare palazzo che non rivolgevano il saluto prima di Natale, hanno proseguito a non farlo. La cosa più eclatante però è stata trovare, una volta rientrati a casa dopo un’uscita, le foglie della stella di Natale (che era esposta nel pianerottolo di casa) staccate dai rami e sparse sullo zerbino di casa. A quanto pare, più che aver suscitato simpatia, abbiamo favorito un atto di sfregio immotivato.

Una tesi che vorrei rielaborare da un’altra prospettiva è quella relativa all’equivalenza “persona che addobba in anticipo = persona felice”. Io non credo che si voglia comunicare proprio questo. Semmai, è simbolo di quanto bisogno ci sia di riacquistare serenità, che si finisce con il ricercarla in lucine e festoni, quasi fosse una soluzione terapeutica che finalmente, dopo un anno di frenesia, di monotona quotidianità e di dispiaceri, ci riporta alla realtà, intensificando i legami affettivi e familiari. Il problema però è che si tratta di un’illusione effimera e fugace, circoscritta alle vacanze natalizie destinate a finire nei primi di gennaio. Quest’inno alla gioia inoltre mette molto a disagio quelle persone che invece non riescono a manifestare queste stesse emozioni intrise di ottimismo in questo magico periodo dell’anno, perché si ritrovano a fare i conti con dei bilanci non necessariamente positivi per tutti, sui mesi passati. Ci si ricorda di quanto costruito, ma anche di ciò che si è perso. Se si vive soli e lontani da casa, Natale non è più lo stesso. In tempi di crisi, c’è chi non ha neanche la fortuna di sedersi a un cenone a mangiare come penseremmo fosse normale e scontato per tutti.

Secondo il pensiero di molti, a Natale la felicità dovrebbe essere contagiosa. I musoni e le facce malinconiche non sono ben accetti, quasi fosse una colpa. Eppure, esiste un fenomeno definito “Christmas Blues” che designa quelle persone investite da una sempre più diffusa tristezza che coincide con il clima di festività. Sono gli stessi amici o parenti che magari fingono di stare bene o di fare i regali di Natale con piacere. Io sono pro Christmas Blues e non biasimo chi si rispecchia in questo stato d’animo. “It’s okay not to be okay”. Che ben venga il dolore, se può diventare fonte di rinascita e di nuove consapevolezze, così come dovrebbe essere uno dei veri sensi del Natale.

Altra piaga poi sono i regali: ormai si sa, pubblicizzare il Natale è diventato anche uno scopo commerciale. I doni di Natale, se proprio dovete farli, fateli carichi di valore affettivo. Meglio così che privi di qualsiasi significato. Quelli fatti forzatamente vengono percepiti, sempre, e non vengono apprezzati già dal momento dello scarto. E poi, fate regali piccoli, che l’unica cosa grande che in varie forme desideriamo ma che non si può comprare, è la felicità, quella autentica però, non artificiale frutto di temporanei addobbi.

Il Natale insomma mette un po’ tutti a dura prova; è una ricorrenza controversa che spacca la società in due parti: chi lo ama e chi lo odia. In quest’ultima categoria di persone rientrano coloro che temono e ripudiano le tavolate. I momenti in cui le famiglie si riuniscono non solo possono riaccendere vecchi rancori e accentuare le attuali tensioni, ma spesso si tramutano in una serie di interrogatori da cui sembra una sfida uscirne vivi: “Ma il fidanzatino?” oppure “Quando ti laurei?” o ancora “Quando ti sposi?”, per finire con “Quando fate un figlio?”, e altre varie domande invadenti.

Effetti collaterali del Natale a parte, resta sicuramente una festività ricca di simbolismo e di spiritualità, da trascorrere con le persone che amiamo, senza obblighi o ansie. Concediamocelo almeno per due settimane. Facciamo una pausa, prendiamo un bel respiro, e ricominciamo a vivere, magari meglio di prima, la vita che desideriamo per il nostro bene, perseguendo i nostri sogni. Solo questo potrà ridonarci gioia. Questo è il mio augurio per voi lettori, studenti e non. Anche se a tratti posso essere risultata pessimista, in realtà il mio intento è di essere solo realista, con uno sguardo più fedele della realtà che possa raccontare l’altro lato delle feste, quello più scomodo e velato, troppo poco dibattuto.

 

Giusy Boccalatte

Foto di: Giulia Greco

Caporetto Management – Presentazione a Messina

Messina, Antonio Iannamorelli presenta il suo libro “Caporetto Management”

Il 3 dicembre alle 16,30, alla Feltrinelli Point di Messina, Antonio Iannamorelli, direttore di RETI ed esperto di comunicazione, lobbyng e public affairs, presenterà il suo libro “Caporetto Management – Dalla disfatta alla vittoria. La lezione di Armando Diaz per i manager moderni”.
L’evento, organizzato dalle associazioni universitarie Chirone e Articolo21, sarà moderato dalla dott.ssa Danila La Torre, cronista di Tempostretto, e vedrà gli interventi del dottor Giacomo D’Arrigo, ex direttore dell’Agenzia Nazionale Giovani, e del dottor Ivo Blandina, presidente della Camera di commercio di Messina.
In rappresentanza delle associazioni organizzatrici, interverranno Domenico Mazza ed Emanuele Bonfiglio.
L’opera di Iannamorelli, edita da Lupieditore e uscita nelle librerie in concomitanza con l’anniversario della fine della Grande Guerra e della vittoria dell’Italia nel conflitto, descrive la strategia del generale Diaz e del suo Stato maggiore, indirizzandola come esempio ai manager di oggi.

Ecco il link dell’evento su facebook: https://www.facebook.com/events/302543710598130/

Laura Faranda e Mosè Previti presentano e raccontano “Cocco”

Se volete trascorrere una domenica pomeriggio diversa dal solito all’insegna dell’arte, dello scambio di idee e di buon vino, non perdete il finissage con brindisi che si terrà alle 17:00 presso il nuovo studio d’arte contemporanea Cocco. Sarà l’ultima imperdibile occasione per visitare la mostra di Ezio Cicciarella, primo artista in programma, senza precedenti per la città di Messina, dove espone le sue opere per la prima volta, ma che vanta di un’esperienza significativa a livello nazionale e internazionale. Se siete curiosi appassionati d’arte, intenditori e non, esperti o meno, e volete rivolgere domande all’artista, oggi sarà possibile incontrarlo allo studio. Lasciatevi ispirare e affascinare e fidatevi del nostro consiglio! Noi di UniVersoMe ci siamo già stati e abbiamo conversato con i curatori dello studio d’arte: Laura Faranda e Mosè Previti. Di seguito vi riportiamo alcuni stralci di un’intervista doppia, un piacevole confronto plurimo, a 360°, su un’eterogeneità di temi, sull’arte (di vivere).

Una volta entrata nello studio mi dimentico del resto e di ciò che c’è fuori: vengo catapultata in un ambiente dal sapore innovativo e fresco, quasi esotico, ma al contempo elegante, raffinato e semplice. Provo quella percezione di bellezza, non solo estetica, ma anche morale, che a parer mio riscatta la parte negativa della messinesità e che mi fa venir voglia di dire: “è questa la Messina che mi piace e che vorrei venisse valorizzata sempre”. Condivido questa riflessione con Mosè e scopro che ha maturato un’idea un po’ diversa ma altrettanto interessante, che offre innumerevoli spunti di dialogo e che potrete conoscere continuando a leggere. Prima ancora di esternare questo mio pensiero però, nonostante una chiarezza di intenti emersa dall’osservazione delle sculture e dalla lettura del catalogo, la mia instancabile curiosità mi spinge a volerne sapere di più. Mi avvicino a Laura e a Mosè, che dimostrano fin da subito di essere felici e ben disposti a rispondere a una serie di mie domande incessanti, proprio come una bambina che chiede i perché di ogni cosa agli adulti. Alla fine ho l’impressione di averli sfiniti, ma loro non lo danno a vedere, anzi, mi invitano con estrema gentilezza a tornare per il prossimo autore in mostra: poveri loro che dovranno sopportarmi ancora!

Comincio quindi a chiedere….

La prima cosa che mi ha colpito è stata la scelta del nome: perché Cocco? Cosa ha a che fare con uno studio d’arte contemporanea?

La spiegazione a me l’hanno data, ma non ve la svelo. Il modo migliore per capirla è andare direttamente sul posto, osservare e guardarsi un po’ intorno…lo intuirete anche da soli se avete l’occhio clinico e attento.

Qual è la genesi del vostro progetto? Com’è nata l’idea e come si è evoluta?

Laura: questo spazio era lo studio legale di mio nonno. Invece di lasciarlo inutilizzato, ho pensato di trasformarlo in qualcos’altro, tramutandolo, con tanta perseveranza e determinazione, in ciò che è adesso: uno studio d’arte contemporanea. Ho concretizzato il mio sogno di realizzare un qualcosa di personale e indipendente, svincolato dalle imposizioni degli altri, scevro di limiti, in cui potessi liberamente decidere cosa fare delle mie competenze e della mia professione di critica e curatrice d’arte  (ho appena concluso un master in “Curatrice Museale e di Eventi” a Roma). Con la collaborazione di Mosè ho rivoluzionato le finalità del luogo pur mantenendo la struttura, gli elementi portanti, le stanze, le porte e i colori. L’ho trasformato coerentemente alle mie attitudini artistiche, rivalutando e dando un’altra forma a ciò che già c’era.

Il motivo che ti ha convinta a dire “Comincio”, senza esitazioni, l’energia e il motore che ti hanno portata a intraprendere questa strada quali sono stati? Non ti ha spaventata o messa in difficoltà la decisione di realizzare questo progetto in una realtà a volte destabilizzante e demotivante come quella di Messina?

Laura: avevo già maturato l’idea di voler costruire e costituire uno spazio tutto mio da tempo e non mi sono fatta intimorire da nulla perché ero risoluta su ciò che volevo fare. Non mi sono posta troppe domande. Se l’avessi fatto, non avrei mai iniziato. A volte è meglio agire d’istinto, grazie a energie e stimoli positivi e ottimisti. Nonostante sia stata una scelta ponderata e soppesata, ho agito spinta dall’impegno e dalla voglia di voler raggiungere un obiettivo con serenità, consapevole del fatto che non sarebbe stato facile, ma fiduciosa di poterci riuscire. E certamente non da sola. Volevo poter contare sull’aiuto di una persona fidata, di un amico che stimo e rispetto, anche lui critico d’arte. Per questo motivo, la persona che ho pensato come mio collaboratore è stata Mosè. Ti racconto l’aneddoto di quando gli presentai l’idea, che è stato molto simpatico e singolare: gli esposi il mio progetto e lui mi rispose subito: “è grandioso! Ti faccio i miei migliori auguri!”. Io gli risposi “no, guarda che non ci siamo capiti, io ti sto proponendo di collaborare”. A quel punto Mosè accettò e ci siamo imbarcati assieme in questa avventura, con spirito di squadra ed entusiasmo costante. Mosè è un vulcano esplosivo di idee.

Credi che una realtà come questa possa avere un riscontro efficace nella cittadinanza?

Laura: l’inaugurazione ha riscosso molto successo e riteniamo di poter affermare che la popolazione messinese abbia risposto positivamente a questa novità. Ci hanno visitati e sono stati nostri ospiti sia persone comuni sia artisti e professionisti del settore artistico. Hanno apprezzato la mostra e hanno manifestato reale interesse, non sono venuti per approfittare esclusivamente del rinfresco che abbiamo offerto, come la nostra mentalità ci porterebbe erroneamente a pensare.

Mi incuriosisce anche il titolo dato alla mostra: “La volta pietra”. Le sculture di Ezio Cicciarella hanno innescato in me sensazioni contrastanti, che immagino rispecchino e rappresentino il senso della sua concezione d’arte. Perché avete inaugurato proprio con lui?

Laura: Ezio incarna gli obiettivi che io e Mosè ci prefiggiamo di raggiungere attraverso lo studio d’arte: innovazione, distacco dalla tradizione, con uno sguardo attuale e moderno che abbia una radice conterranea siciliana, ma esteso a un orizzonte nazionale e internazionale. Ezio è originario di Vittoria (RG). Nonostante vanti esposizioni al Cairo, ad Amsterdam e New York e del contatto con personalità come Franco Sarnari e Vittorio Sgarbi, ha sempre mantenuto un atteggiamento genuino, autentico e umile, come la pietra che lui stesso lavora. Incessante lavoratore e ricercatore, con grande maestria, da un unico blocco di pietra riesce a ricavare effetti diversi applicando tecniche che gli consentono di lasciare una parte di pietra allo stato grezzo e un’altra finemente lavorata. Quest’ultima è rappresentata da fasce che sembrano avvolgere e opprimere la pietra. È proprio questo ossimoro a creare risultati sinuosi e paradossali, emblema “dell’eterna lotta tra spirito e materia”, come commenta Mosè nel catalogo. È stato proprio Mosè a suggerirmi il nome di Ezio, che aveva conosciuto in occasione della partecipazione al workshop internazionale “Trasformatorio”, svoltosi a Giampilieri Superiore (Messina). Abbiamo pensato di attribuire alla mostra il nome “La volta pietra” perché assume e acquisisce varie sfumature di significati: la prima accezione è riconducibile alla presenza delle volte alte del soffitto nello studio di Ezio a Vittoria; ma anche “quella volta, la pietra” e “in origine fu la pietra” che rimanda al suo passato di ragazzo che ha cominciato lavorando con i materiali del padre artigiano, e che ricorda di essere sempre con i piedi per terra pur culminando nella carriera artistica.

Adesso mi rivolgo a Mosè.

Credi sia coraggioso e controcorrente aver contribuito a dar vita a una realtà come questa in un contesto di cittadinanza in parte disinteressata incapace di rispettare i monumenti della città deturpandoli?

Mosè: non credo sia coraggioso, è semplicemente una necessità, un’esigenza. Non voglio essere insignito di riconoscimenti perché credo che il ruolo dell’artista e dell’intellettuale non sia quello di eroe, ma di persona che guida verso la ricerca e il recupero di un rapporto personale con le cose. Io ho deciso di restare e aiutare Laura perché sentivo di volerlo fare, ma non biasimo i giovani che se ne vanno altrove per trovare il proprio percorso. Se una città come Messina opprime e prosciuga tutte la voglia e la buona volontà di una persona, l’unica soluzione è andarsene e perseguire il diritto di essere felici. Io anche per un periodo di tempo mi sono formato in altri luoghi, ho viaggiato e il mio lavoro mi fa viaggiare, e queste sinergie con altri posti mi portano a crescere, ad esportare ciò che imparo e riconsegnarlo a Messina.

Non credi quindi nel ruolo di artista-intellettuale impegnato in prima linea in battaglie politiche e sociali?

Mosè: io ritengo che l’artista non si debba rivestire di battaglie patriottiche e non debba indossare vesti politiche, senza assumersi responsabilità di comunità che non gli competono. Il suo lavoro, come quello di tutti, non dovrebbe avere nient’altro di speciale se non inseguire le proprie passioni, credendo fermamente in ciò che fa, ricercando sensi e mettendo a disposizione degli altri la propria arte e il proprio sapere, vivendo e trasmettendo un’identità con le cose. Bisogna insegnare ad avere cura di ciò che ci circonda, del valore del nostro territorio, senza essere passivi, restando connessi con una realtà che sarebbe nostro dovere comprendere. L’arte trasmette disciplina, impegno, lavoro, sacrificio, dedizione e rispetto verso le cose.

Dopo aver condiviso con voi questa intervista illuminante, non mi resta che consigliarvi di andare in via F. Todaro, n. 22, per lasciare che anche le vostre menti si illuminino.

Ecco il link all’evento: https://www.facebook.com/events/345057139383244/

Giusy Boccalatte

 

-1 al TEDxCapoPeloro

Parte il conto alla rovescia per TEDxCapoPeloro, evento senza precedenti per la città di Messina, dove farà tappa per la prima volta domani, sabato 24 novembre a partire dalle 14:15 fino a tarda serata. Avrà luogo presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) – Istituto Marino di Mortelle sito in Via Torre Bianca, Pad. 4, Mortelle, Messina ME.

Molti lettori sapranno già su cosa verterà questa iniziativa, ma altri magari ne staranno venendo a conoscenza adesso leggendo questo articolo. Il nome vi incuriosisce e siete interessati a sapere di cosa si tratta? Allora continuate a leggere per scoprirne i dettagli! E soprattutto, se siete appassionati di scienza, vicini al tema della ricerca e avete sete di conoscenza in tutti i campi del sapere (dalla tecnologia all’area umanistica), vi consigliamo di affrettarvi ad acquistare i biglietti al seguente link: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-tedx-capo-peloro-upwelling-50828073135. Le vendite termineranno tra poche ore! Inoltre, per gli studenti universitari è prevista un’agevolazione ad un prezzo speciale. Basterà semplicemente comprovare l’effettiva iscrizione all’Ateneo al momento della registrazione.

Entriamo nel merito dell’evento: in cosa consiste TEDxCapoPeloro?

TED (Technology, Entertainment, Design) è un’organizzazione no-profit che ha come obiettivo la condivisione di “idee che meritano di essere diffuse”. Nel suo evento annuale, TED mette insieme i principali pensatori e innovatori del mondo che raccontano le loro idee e le loro esperienze in presentazioni di massimo 18 minuti.

La conferenza annuale di TED si tiene a Long Beach in California ma, proprio per poter condividere idee anche fuori dai confini americani, l’organizzazione ha lanciato un programma di eventi locali, chiamato TEDx (dove la “x” indica un evento organizzato in modo indipendente). L’obiettivo di un TEDx, quindi, è quello di dare a livello locale la possibilità di vivere un’esperienza simile a quella di una conferenza TED.

Al TEDxCapoPeloro saranno presenti cinque speaker che hanno tutti un legame con Messina e la Sicilia. Ognuno di loro interpreterà il concetto di upwelling, tema di questo TEDx, secondo la propria esperienza personale e professionale, con l’obiettivo comune di ispirare ed emozionare i partecipanti, facendo vedere loro il mondo da un altro punto di vista.

L’upwelling è il tema del TEDxCapoPeloro che prende spunto dal fenomeno dell’incontro tra correnti marine calde e fredde, che causa la risalita in superficie delle acque abissali e delle rare forme viventi che le abitano. L’upwelling si verifica anche nello Stretto di Messinadove si incontrano Mar Jonio e Mar Tirreno.

Prendendo ispirazione dall’immagine dell’incontro tra due o più elementi come punto di partenza per la nascita di qualcosa di nuovo, abbiamo scelto di focalizzare l’evento proprio sull’importanza di far emergere in superficie idee, progetti ed energie utili a rendere vivo il territorio.

TEDxCapoPeloro 2018 è tutto questo e molto altro.

Ad organizzare il TEDxCapoPeloro una crew di ragazzi dell’associazione Startup Messina, un gruppo di persone che crede fortemente nella diffusione delle idee come crescita personale e della comunità.

Ad analizzare, capire, trasmettere e divulgare il tema dell’upwelling, sia come fenomeno oceanografico sia come metafora (emblema di un meccanismo che innesca un circolo di idee motore di azioni e sinergie), collaborerà la tesata giornalistica universitaria UniVersoMe, che rientra tra i media partner del TEDxCapoPeloro 2018.

Seguite i canali social di UniVersoMe (Facebookhttps://www.facebook.com/UniVersoMessina/ ; Instagram: https://instagram.com/uvm_universome?utm_source=ig_profile_share&igshid=1ox9sjdjn2dda ) per restare aggiornati su contenuti inediti, foto dal vivo, news e articoli di commento e approfondimento.

Per maggiori informazioni si invita a consultare il sito tedxcapopeloro.com

Non mancate!

Giusy Boccalatte

Domani la quarta edizione dell’atteso Pharmaparty

Torna il mercoledì delle feste universitarie, questa settimana con la quarta edizione della festa targata Pharma Party, dedicata agli studenti del corso di laurea in farmacia, e non solo! Gli organizzatori hanno in serbo tante sorprese per voi ospiti, tra cui shot serviti in modi singolari e inediti in linea con il tema dell’evento, un dj team d’eccezione e tanto altro, nella location del Palcò. Non si deluderanno le vostre aspettative! Per consentire al numero più ampio possibile di partecipanti di raggiungere l’evento, sono state messe a disposizione delle navette con partenze dai seguenti poli con la rispettiva tabella oraria:

• 22:40 Papardo
• 23:00 Annunziata
• 23:10 Caronte
• 23:20 Piazza Duomo

L’arrivo al Palcò è previsto per le 23:30. Al termine della serata il bus effettuerà il ritorno seguendo il percorso inverso. Per potere usufruire del servizio occorre prenotarsi esclusivamente via Direct alla pagina Instagram https://www.instagram.com/pharmaparty o via Messenger alla pagina Facebook https://www.facebook.com/pharmapartyunime/ scrivendo cognome, nome e fermata in cui si vuole salire sul Bus. La prenotazione sarà effettiva al momento della consegna della quota.

A rendere ancora più divertente e dinamica la serata contribuiranno i collaboratori della testata giornalistica universitaria UniVersoMe, media partner dell’evento, che vi stupiranno e vi metteranno alla prova con interviste e domande un po’…particolari. Vi diamo solo un indizio: non fatevi trovare impreparati e ripassate!

Agli sbadati e ai ritardatari ricordiamo di affrettarsi ad acquistare le ultime prevendite rimaste rivolgendovi ai referenti, di cui è possibile individuare i contatti telefonici nell’immagine allegata.

Per ulteriori informazioni si invita a visitare la pagina dell’evento.

Giusy Boccalatte

E se fosse possibile costruire il mantello dell’invisibilità di Harry Potter?

 

Se cercate la parola ”invisibilità” su Google, vi renderete subito conto di come l’idea di molti (soprattutto dei più giovani) riguardo l’argomento sia legata alla possibilità di realizzare il famoso “mantello” in grado di rendere qualsiasi cosa invisibile. Troverete inoltre tra i primi risultati un video realizzato in Cina nel quale un uomo scompare dopo avere indossato proprio un mantello, poi del tutto smentito in quanto falso (realizzato al computer).

Quanto c’è di scientifico nel concetto di invisibilità? Esiste concretamente al giorno d’oggi tale possibilità?

Numerosi ricercatori stanno e hanno tentato di realizzare tali dispositivi, principalmente con l’impiego dei cosiddetti metamateriali, ovvero materiali creati in laboratorio con proprietà del tutto sorprendenti.  Ma quali sono le problematiche principali riscontrate negli anni riguardo tale possibile tecnologia? Innanzitutto la difficoltà di rendere un oggetto invisibile a tutte le lunghezze d’onda (ovvero a tutti i “colori”) della luce naturale (a ogni colore corrisponde una diversa lunghezza d’onda, figura sotto).

Inoltre, restano irrisolte le questioni legate all’ombra e alla direzione della sorgente. In poche parole, anche se oggi è possibile rendere ad esempio una penna invisibile alla luce blu proveniente da una sola direzione, queste condizione non si verificano praticamente mai nella vita quotidiana. Infatti, la luce “bianca” solare contiene tutti i “colori” ovvero tutte le lunghezze d’onda dello spettro e viene da ogni direzione.

Capite bene che simili tecnologie non servirebbero praticamente a nulla!

Un esperimento molto vicino alla soluzione del problema è stato fatto nel 2018 presso l’Institut National de la Recherche Scientifique—Énergie, Matériaux et Télécommunications (INRS-EMT) di Montreal, in Canada. La ricerca è stata poi pubblicata su Optica, tra le più importanti riviste di ottica e fotonica.

Immagine riassuntiva: in basso, si osserva come un dispositivo tra oggetto (in verde) e fascio luminoso “annulli” la luce in ingresso. Un secondo dispositivo, posto dietro l’oggetto, la ricompone successivamente, dando l’idea di continuità dell’immagine e mascherando l’oggetto. Tuttavia, gli stessi ricercatori ammettono che sono ben lontani dalla creazione del famoso mantello.

Quali potrebbero essere, quindi, le nuove prospettive offerte dalla scienza?

Le risposte sulla questione invisibilità potrebbero arrivare da un campo nato da pochissimi anni: i quasicristalli. La scoperta di questi nuovi materiali è valsa a Dan Shechtman il premio Nobel per la chimica nel 2011. Curiosamente, nonostante la loro esistenza fosse stata teorizzata già nel 1982, Shechtman guadagnò oltre il Nobel anche aspre critiche e derisioni dalla comunità scientifica, che non credeva all’esistenza di tali materiali.

Ma quali sono le caratteristiche dei quasicristalli  che potrebbero risolvere il nostro “problema” invisibilità? Perché gli scienziati del settore erano così scettici a riguardo?

Modello atomico di un quasicristallo di argento e alluminio.

Per capirlo meglio dobbiamo prima definire i comuni cristalli: essi hanno una struttura ordinata e periodica, ovvero formata dalla stessa “unità fondamentale” ripetuta più volte ordinatamente. Esempio: un cubo con ai vertici determinati atomi si ripeterà per tutta la struttura con gli stessi atomi. In altre parole in qualsiasi punto guardi il cristallo avrà la stessa composizione, come nella figura sotto. Totalmente diversi sono invece i cosiddetti materiali amorfi (letteralmente “senza forma”) che non hanno una struttura ordinata.

Il termine “quasicristallo” nasce dall’esigenza di definire un materiale che è ordinato come i cristalli, ma non periodico: esiste la possibilità di trovare nella sua struttura dei punti che differiscono, senza che venga persa la simmetricità (altra caratteristica fondamentale dei cristalli). Anzi, ed è questo il punto cruciale, hanno una simmetria particolarissima detta pentagonale, ritenuta prima della loro scoperta impossibile.

È tale simmetria a conferire ai quasicristalli “proprietà fisiche sorprendenti”, a detta del geologo e ricercatore italiano dell’università di Firenze Luca Bindi, tra i massimi esperti nel settore. Lo stesso Bindi ha scoperto nel 2009 i quasicristalli di origine naturale studiando alcuni meteoriti (scoperta pubblicata da Science e inserita tra le migliori 100 del 2009 dal Washington Post) . Infatti, gli unici quasicristalli naturali che conosciamo provengono dallo spazio e si sono formati in seguito a collisioni ad altissima energia. Molto comuni sono invece i quasicristalli artificiali creati in laboratorio, che contengono perlopiù alluminio.

Sapete quali applicazioni hanno attualmente?

Rivestimento di alcune comuni padelle, lame di strumenti chirurgici e… rendere invisibili alcuni jet militari ai radar. Di fatto un radar è una sorgente di onde elettromagnetiche (onde radio/microonde) esattamente come il sole è fonte di luce (anche essa un’onda elettromagnetica). La differenza? Quella che definiamo luce è composta da onde con lunghezze d’onda e frequenze visibili dal nostro occhio e diverse dalle onde radio/microonde emesse dai radar.

Potrebbe dunque essere questo il materiale tanto ricercato per ottenere l’invisibilità?

Non c’è ancora una risposta certa: ad oggi ci sono soltanto 50-60 persone in tutto il mondo che si occupano di quasicristalli. Cosa ci permette di essere fiduciosi? Lo stesso Bindi ammette: “se c’è qualcosa che caratterizza la ricerca scientifica in questo settore sono le continue sorprese”. E come dargli torto? Un materiale che a detta di molti non sarebbe mai potuto esistere, può essere non solo creato in laboratorio, ma anche trovato in natura in meteoriti provenienti dallo spazio. Ha anche poi aggiunto il ricercatore italiano, in un’intervista rilasciata recentemente a Wired Italia, che a breve verrà annunciata la scoperta di un altro nuovo materiale: i quasi-quasicristalli.

Morale della favola: riguardo l’invisibilità non ci resta altro che farci sorprendere, ancora una volta, dai progressi della ricerca scientifica.

 

 

Emanuele Chiara

Studenti, competenze e lavoro al centro dell’ISM 2018

A una settimana di distanza dalla conclusione dei lavori dell’ISM 2018 (International Skills Meeting – Rassegna internazionale delle competenze 2018) è tempo di bilanci e resoconti, che noi redattori della testata giornalistica universitaria UniVersoMe possiamo delineare anche attraverso la molteplicità delle prospettive assunte da una parte degli uditori a cui si indirizzava l’evento, cioè la comunità accademica. Vi raccontiamo dunque in cosa è consistito, come si è svolto e quale impatto ha avuto sui principali destinatari a cui intendeva rivolgersi.

La rassegna internazionale delle competenze è stata realizzata da un’idea dell’Associazione Bios, unitamente alla sinergia e alla collaborazione delle partnership con i seguenti enti: Centro Orientamento e Placement dell’Università di Messina, Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario di Messina. Le attività si sono dislocate presso le aule dei quattro edifici del presso centrale dell’Università degli studi di Messina (Rettorato, Giurisprudenza, Economia).

“Take your future now” – il motto che ha caratterizzato la manifestazione che si è tenuta nei giorni 6, 7 e 8 novembre 2018 – è già indicativo dell’essenza su cui si è fondato il progetto e del significato ultimo che si ambiva a trasmettere. Il monito vuole esortare i giovani a prendere in mano la propria vita con consapevolezza, ad essere artefici attivi e attori protagonisti del proprio avvenire, costruendo il proprio futuro e investendo le proprie forze ed energie verso la realizzazione personale, sia umana sia professionale. Questa tematica è stata anche il fil rouge delle tre giornate in cui si è articolato l’ISM 2018, ognuna focalizzata sulla trattazione di un argomento in particolare, su cui vertevano vari appuntamenti quotidiani, come: le consuete plenarie introduttive di apertura, i seminari, le tavole rotonde, gli workshop, le simulazioni, e i concerti finali a cura del Conservatorio “A. Corelli”.

Durante il primo incontro inaugurale sono intervenute varie personalità coinvolte nell’organizzazione dell’evento. Le attività si sono avviate con i saluti istituzionali del rettore Salvatore Cuzzocrea, che si è fatto portavoce e fermo sostenitore dell’iniziativa che ha deciso di ospitare presso i locali dell’Università, affinché possa risaltare la qualità, la varietà e la validità dell’offerta didattica proposta dall’Ateneo, in preparazione alla scelta che gli studenti del quinto anno di liceo si accingeranno a fare riguardo al proseguimento del loro percorso di studi. Di fatto gran parte del pubblico a cui l’ISM si proponeva di indirizzarsi, è stato caratterizzato da studenti delle scuole, al fine di guidarli verso un criterio di analisi delle opportunità formative che possa permettere loro di capire la strada di apprendimento più adatta da intraprendere. A tale scopo infatti, nel cortile dell’Ateneo è stata allestita appositamente per quelle giornate un’area dedicata all’orientamento universitario che, attraverso i padiglioni dei vari dipartimenti e corsi di laurea, mirava ad informare e presentarne il funzionamento. È stato possibile registrare una partecipata affluenza di tantissimi diplomandi che si sono avvicinati agli stand esponendo domande e richieste con entusiasmo e interesse.

Nel corso dell’inaugurazione, così come per tutta la durata dell’evento, è stato presente anche Carmelo Lembo, Presidente dell’Associazione Bios, che ha spiegato come l’ISM 2018 si attesta all’interno di un più largo progetto denominato ItsTIME, volto a “promuovere il riconoscimento delle competenze e delle qualifiche, avvicinare i giovani al mercato del lavoro, sostenere la mobilità lavorativa nazionale e internazionale e l’autoimprenditorialità”. Proprio a tal proposito la rassegna si prefiggeva di agevolare anche un pubblico costituito da laureandi e laureati che si stanno affacciando o che si approcceranno presto alla ricerca del lavoro. Un’altra zona del cortile dell’Ateneo infatti è stata preposta al recruitment e all’orientamento lavorativo attraverso la possibilità di rilasciare il proprio CV o effettuare colloqui con alcune aziende, imprese ed enti no-profit. Ciò che ha accomunato il binomio scuola – università è stato voler instradare queste due tipologie di platea verso l’individuazione delle competenze che è necessario acquisire e conseguire per far fronte a un mondo del lavoro sempre più competitivo e concorrenziale. In una società odierna in costante dinamismo e in un’epoca storica pervasa dal costante progresso tecnologico, occorre adattarsi e adeguarsi, dato che al cambiamento sociale ne consegue inevitabilmente uno professionale, che prevede e richiede nuove competenze. Proprio per chiarire questi aspetti e consentirne l’accessibilità ai giovani, sono stati pensati una serie di seminari e workshop tenuti da rappresentanti di consorzi e associazioni, personalità di spicco a livello nazionale e internazionale nei settori della ricerca e della mobilità, e docenti universitari. Oggetto di questi incontri è stato il confronto su un’eterogeneità di temi: dalla prorompente attualità al campo squisitamente scientifico, dalle dissertazioni settoriali per finire con i dibattiti di carattere umanistico.

Stando alle testimonianze riportate dagli studenti, queste occasioni di apprendimento hanno tutte fornito spunti di riflessione e si sono rivelate altamente costruttive. Per approfondire, si rimanda all’elenco completo delle attività che può essere visionato nel sito www.ism2018.eu. Di seguito se ne menzionano alcune a titolo esemplificativo. Ha riscosso risvolti molto positivi la guida per la compilazione di un curriculum vitae efficace, tenuto da un referente per le risorse umane del consorzio interuniversitario AlmaLaurea, che tra gli altri suggerimenti ha fatto riferimento all’importanza delle competenze digitali e informatiche, a quelle linguistiche e al valore di quelle trasversali (le cosiddette Soft Skills). Queste ultime fanno proprio la differenza nell’ambito di una selezione professionale, e solitamente possono essere imparate ed esercitate non soltanto attraverso le esperienze lavorative, ma anche mediante le attività di volontariato e i viaggi di studio all’estero. Per competenze trasversali si intende: abilità comunicative, problem solving, lavoro di squadra, empatia, intelligenza emotiva, capacità relazionali, imprenditorialità e così via. Altrettanto interessante è stato il seminario riguardo al riconoscimento delle fake news, su cosa sono e come evitare di farsi ingannare e manipolare dalla distorsione delle notizie e dalla disinformazione. Una delle soluzioni è accertarsi sempre dell’attendibilità e affidabilità delle fonti confrontando i diversi contenuti che ricerchiamo e che ci viene proposto di leggere, e diffidando delle ipotesi infondate e incerte.

La testata giornalistica universitaria UniVersoMe è stata official media partner Radio/tv in occasione di un evento di tale portata. Alcuni studenti che collaborano al progetto si sono occupati di realizzare delle interviste alle figure ospiti, professori e professionisti, che saranno presto trasmesse in occasione del lancio della nuova Unit Web TV, con l’obiettivo di divulgare ed estendere il più possibile all’intero corpo studentesco le risposte a dubbi e curiosità collettive, soprattutto di coloro che non hanno potuto assistere in prima persona a ogni fase della rassegna.

Il numero elevatissimo di presenze che si stima essere stato pari a 5.000 studenti, dimostra come la riuscita dell’ISM si deve all’esigenza dei giovani di voler conoscere e sapere, e conferma un’efficiente programmazione che ha puntato alla creazione di momenti di formazione interdisciplinare. Ci auspichiamo che l’appuntamento vada alle prossime edizioni!

Giusy Boccalatte

L’importanza della vita e della morte

Il nostro racconto comincia in una casa calda e accogliente dell’Arizona.

È una giornata particolarmente cupa e, sorseggiando una tazza di buona cioccolata calda, Mortimer La Morte decide di sfogliare il suo voluminoso album fotografico.

https://www.flickr.com/photos/concho_cowboy/35022998970?fbclid=IwAR34UJA1MrJbJQ3P0KQOPKmRwG3pAKBn31yPCJmU8thBVJo6pQ_mYIRhfxI

Ebbene sì, tutti conosciamo il suo lavoro, ma lui aveva anche il compito di fotografare chi passava a miglior vita. Dopo essersi seduto sulla sua poltrona verde, che aveva comprato molti anni fa al negozio “Cose che nessuno vuole ma che io mi ostino ad esporre”, Mortimer comincia a sfogliare le prime pagine. Vengono  così fuori tanti ricordi; si passa dalla sua prima foto, scattata migliaia di anni fa, alle più recenti. Dopo qualche ora passata davanti a quelle fotografie, Mortimer si rende conto che a fianco ad ogni defunto c’era sempre un parente, un amico in lacrime per la sua perdita. Mortimer così capì. Tutte quelle persone erano tristi a causa sua. Improvvisamente un senso di colpa invase Mortimer. Non voleva più fare del male alla gente: non avrebbe mai più fatto il suo lavoro.

Così i giorni passano. Una sera, Mortimer, guardando il telegiornale, nota un servizio che lo riguarda:

«Edizione straordinaria! Sembra che al mondo nessuno muoia più! Cosa è successo alla Morte? Sarà mica andata in vacanza? Vi terremo informati!».

A fine servizio Mortimer fa un piccolo sorriso. “Non sono mica andato in vacanza, è solo che non riesco più a fare il mio lavoro. So che continuando così non ci sarà più abbastanza spazio nel mondo per tutti. Devo fare qualcosa”, pensa la Morte. Così, il mattino dopo, Mortimer decide di recarsi da uno psicologo. Dopo un breve viaggio in autobus, Morte arriva davanti a un grande edificio. Si avvicina alla porta e, dopo aver suonato il campanello del Dottor Ci penso io, entra. La stanza in cui si ritrova è piena di librerie; al centro vi si trovano una poltrona e una scrivania. Non c’è alcun’anima viva. Improvvisamente, una porta alla destra della stanza si apre. Ecco che un uomo baffuto, non molto alto e dai capelli brizzolati compare.

«Scusi se l’ho fatta aspettare, ma stavo preparando il pranzo. Piacere, sono il Dottor Ci penso io. Ha qualche problema? Bene… Cioè, male, ma ci penso io!» afferma il nuovo arrivato. Mortimer pensa da subito che sia molto simpatico. «Il piacere è tutto mio. Mi chiamo Mortimer La Morte e, beh, può capire da solo cosa io faccia nella vita» dice Mortimer. «Bene, è da un po’ che non si sente parlare di te. Posso darti del tu, vero? Comunque, non credevo che dopo questa tua pausa io sarei stato il primo. Lasciami almeno sistemare i capelli e mangiare l’ultimo boccone». «No, no! Non sono venuto per questo! Sono venuto perché ho un problema. Da un po’ormai non riesco più a fare il mio lavoro, non posso rendere triste qualcuno. Speravo tu potessi aiutarmi». «Oh, capisco. È la prima volta che mi capita un caso del genere, ma ci proverò. Prego, accomodati sulla poltrona».

Mortimer, così, comincia a raccontare ciò che lo ha portato a prendere questa decisione. «Bene, ho chiara la situazione. So che il tuo è uno sporco lavoro, e non che l’idea di finire in una bara mi piaccia, ma fa parte della vita, e lo sai anche tu! La gente comincia a domandarsi cosa stia succedendo, pensano che qualcosa non vada! Penso che la prima cosa da fare sia dirlo a tutti. Il nostro tempo è finito, per oggi. Torna pure quando vuoi». Così dicendo, il dottore scompare dietro quella stessa porta a destra. Mortimer riflette molto sulle parole di Ci penso io e decide che rivelerà al mondo questo problema. Si reca così agli studi televisivi e, con il consenso del direttore compare durante l’edizione pomeridiana del telegiornale.

«Non sono andato in vacanza, ho solo deciso che mai più prenderò la vita di qualcuno».

Presto la notizia si diffonde su tutti i giornali. La gente è felice. Immagina una vita eterna. La morte così diventa una celebrità, qualcuno arriva a pensare che dovrebbe ricevere persino il premio Nobel per “la migliore decisione mai presa al mondo”. Milioni di persone lo acclamano, non potendo desiderare nulla di meglio. Mortimer però è confuso, da un lato è felice, ma dall’altro immagina cosa succederà in futuro. Decide comunque di non pensare al futuro e di godersi la sua celebrità. Mortimer decide di ringraziare il Dottor Ci penso io. Senza il suo consiglio non avrebbe mai ottenuto questo risultato. Ritorna allo studio del dottore e si accomoda sulla poltrona. «Mortimer caro, vedo che ora sei felice» dice il dottore. «Sì, lo sono, e voglio ringraziare proprio te per questo. Ho fatto ciò che mi hai suggerito e ora sto molto meglio» afferma la Morte. «Sono felice per te, ma sei sicuro della tua decisione? Cosa succederà quando al mondo ci saranno troppe persone? Si creeranno moltissimi problemi! La gente, continuando così, presto si stancherà. Non penserà a te come ad un eroe, ma ti odierà!» replica il dottore. «Alla gente piace quello che ho fatto! Non arriverà mai ad odiarmi! Chiunque vorrebbe vivere per sempre! Nessuno penserà mai una cosa del genere». Così dicendo, Mortimer esce da quell’edificio arrabbiato, deciso a non tornarci più.

Gli anni passano veloci, la popolazione aumenta, ormai senza controllo. Dopo centottanta lunghi anni, il malumore e la rabbia sono le uniche emozioni che pervadono ogni individuo. Il cibo ormai è quasi finito, il verde dei prati è scomparso, lasciando spazio a grigi edifici pieni di gente. A nessuno importa più il valore della vita. Nessuno si gode ogni attimo. Mortimer è stato dimenticato, come succede per ogni moda. La gente non vuole vivere più, è stanca! Avendo perso ogni tipo di felicità, Mortimer si reca per l’ultima volta dal dottore; la poltrona e la scrivania sono consumate dal tempo. «Mi dispiace. Avevi ragione», afferma la Morte guardando gli occhi stanchi dell’uomo che aveva cercato di aiutarlo. «In molti sono venuti da me lamentandosi della loro immortalità. La morte fa parte della vita; tu fai parte della vita. È vero, perdere un caro fa sempre male, ma, come vedi, è molto importante che questo accada. Mortimer, voglio essere il primo questa volta. Te ne saremo tutti grati». Anno 4586, è una giornata soleggiata. Il nostro amico Mortimer ha ritrovato la felicità. Seduto sulla poltrona, sorseggiando una cioccolata calda, sfoglia l’album fotografico. Si ferma a guardare la foto forse per lui più importante e non può far a meno di commuoversi: è la foto del dottor Ci penso io, l’uomo che gli aveva salvato la vita.

 

Beatrice Galati

Due su due per il Cus Unime

Cus Calcio UNIME – ©GiuliaGreco

Con una partita in meno e due gare disputate, il Cus Unime Calcio si trova a punteggio pieno. Dopo la vittoria casalinga alla prima giornata per 2-1 sul Real Zancle e il rinvio del match del secondo turno per maltempo, la squadra di Mister Smedile conquista altri 3 punti sulla Saponarese, nuovamente fra le mura amiche del Bonanno.
Un gol per tempo e zero subiti. Questo sarà il risultato finale della terza giornata di campionato per il Cus Unime, un 2-0 firmato Iamonte e Centorrino. Il centrocampista maglia n. 8 sigla la seconda rete della sua stagione in altrettante partite sempre allo stesso modo: un tiro-cross dalla trequarti che assume un’imprendibile traiettoria per i portieri avversari. Nella ripresa, è il bomber n. 9 a trovare la rete dopo un eccellente rinvio con le mani del portiere under, Picciolo, e una improvvisa e geniale verticalizzazione di prima da parte di Alessi. Servirà tutta l’astuzia e l’esperienza di Centorrino per finalizzare il definitivo 2-0, un pallonetto sull’uscita del portiere che si insacca deliziosamente.
Appuntamento domenica prossima per la trasferta a Mazzara Sant’Andrea, contro la squadra Stefano Catania.

 

Cus Calcio UNIME – ©GiuliaGreco

Pagelle:

Picciolo: Splendida partita del portiere gialloblù. Sicuro nelle uscite, bene tra i pali. Spegne più volte i tiri avversari mostrando una sicurezza e temperamento da “over”. Riesce a mantenere inviolata la porta per tutto il match.
Voto: 6,5 IN CRESCITA

Iacopino: Ormai è ordinaria amministrazione per lui. Non sbaglia un colpo. Chiude i battenti della difesa gialloblù senza far entrare una mosca dalle sue parti. Purtroppo Esce per infortunio alla caviglia, ma speriamo che si rimetterà in sesto al più presto. È il pilastro portante.
Voto 6,5 CHIUSO A CHIAVE
(Costa: entra al posto del capitano facendo il suo esordio stagionale. Bene nei minuti finali, riesce a gestire il ruolo con calma senza eccedere nella foga. Voto 6)

D’Agostino: Bella partita d’esordio del nuovo centrale di difesa. Accompagna Iacopino nelle chiusure difensive, ci mette fisico e tenacia riuscendo a limitare gli attaccanti avversari senza cadere in eccessi di frenesia.
Voto 6,5 ACCIAIO

D’amore: Dà una grossa mano in fase difensiva, ma quando c’è da spingere lo fa in modo perfetto dando gas alla manovra d’attacco. Non perde un contrasto, il fisico sommato alla corsa lo fa diventare un avversario ostico da superare.
Voto 6,5 IMPENETRABILE

Papale: Oggi è parso un po’ sulle gambe, colpa del carico fatto solo mercoledì scorso. Bene in fase difensiva, un po’ meno in fase propositiva, le gambe pesanti si facevano appunto sentire. Non sfigura.
Voto 6 STANCO

 

Cus Calcio UNIME – ©GiuliaGreco

Bombaci: Di Ritorno dopo quasi un anno di squalifica, si ritrova in un insolito 442 dove deve combattere gli avversari e le troppe chiamate del mister dalla panchina. Gestisce bene la palla quando funge da play, imposta e richiama l’ordine anche se a volte eccede in foga trovandosi fuori posizione. Deve prendere ancora la giusta confidenza con il terreno di gioco, l’assenza è stata lunga, ma finalmente è tra noi.
Voto 6 BOMBACK
(Amendola: SV)

Maggio: Grande prova di carattere per il nuovo centrale di centrocampo. Bene da fluidificante e bene in fase di contrasto. Mette ordine quando serve, e riesce a tenere bene posizione e tempi del centrocampo per tutti i 90 minuti.
Voto 6,5 CONVINCENTE

Iamonte: Potremmo parlare della solita prova di sacrificio, della corsa e della prestanza fisica a disposizione della squadra. Ma per adesso è coperto da un fascio di luce e tutto quello che tocca si trasforma in goal, che sia un cross, un passaggio o un tiro.
Oggi è toccato ad un lob che si è insaccato in rete; vuoi fortuna, vuoi colpa del portiere, ma un goal è sempre goal.
Voto 7 IN STATO DI GRAZIA
(Lombardo: SV)

Alessi: Oggi in versione esterno di centrocampo è un po’ più distante dall’area di rigore ma sempre in grande spolvero. Funge da stantuffo sulla fascia sinistra giocando con grande sacrificio. Anche se lontano dagli ultimi metri, e anche se non arriva il goal, ci lascia lo stesso lo zampino sfornando un assist al bacio per il raddoppio Gialloblù.
Voto 7 TUTTOFARE
(Creazzo:SV)

Di Bella: Bene nelle sportellate, bene nel dilungare la squadra e nel farla respirare. Sfiora il ritorno al goal ma fallisce clamorosamente un tiro al volo a tu per tu col portiere. Siamo sicuri che si rifarà.
Voto 6 IN ATTESA
(Rizzo: oggi ai box, entra a 25 minuti dalla fine, scalda il sinistro con qualche apertura e qualche tiro da fuori area. Voto 6 VIGILE)

Cus Calcio UNIME – ©GiuliaGreco

Centorrino: Anche per lui tante botte e tanta astuzia. Dialoga bene con i compagni di reparto e riesce a far rifiatare la squadra prendendosi falli di furbizia. Entra in campo con tanta voglia di tornare a timbrare il cartellino e si vede. Prima sbaglia un goal clamoroso davanti al portiere, ma la fame che lo pervade è talmente tanta che non se lo fa ripetere due volte e alla seconda occasione utile punisce il portiere avversario con un pallonetto chirurgico tornando finalmente al goal.
Voto 7 AFFAMATO

 

 

Pagelle ideate e scritte da Luigi Lombardo

Mirko Burrascano