E’ lo “Spirito di Messina” ad aver formato l’Unione Europea

E’ il giugno del 1955, dieci anni dopo la fine della seconda guerra mondiale; la nazione, sconquassata fin dalle fondamenta, sta cercando di rimettersi in piedi, in modo dignitoso e decoroso. Gli animi degli italiani, seppur stanchi ed affranti, in quegli anni vedono la speranza per un futuro migliore, ci credono e ci lavorano su, affinché quello che era accaduto non si ripetesse, affinché i loro figli non vedessero né subissero le atrocità che erano loro toccate. Il popolo vuole gli stati più uniti, spera in un unione che sancisca che nessun conflitto trovi più menti sulle quali attecchire e insidiare le sue malsane brame.

© Belga Photo – da sinistra a destra: Paul-Henri Spaak (Belgio), Walter Hallstein (RFA), Antoine Pinay (Francia), Joseph Bech (Lussemburgo), Gaetano Martino (Italia) e Johan Willem Beyen (Paesi Bassi)

Sono i primi due giorni del mese di Giugno, del 1955, e a Messina, per volere dell’allora Ministro degli Esteri Gaetano Martino, si tiene quella che passerà alla storia, sia italiana che europea, come Conferenza di Messina. A molti messinesi “Gaetano Martino” può far venire in mente il policlinico universitario, nonché l’ospedale più grande della città. Ma Martino fece molto di più che dare il nome ad un policlinico.

Martino, nel suo intento e desiderio di unione, convoca la Comunità Europea del Carbone e dell’acciaio (CECA) costituitasi nel 1951 e tiene per l’appunto la Conferenza di Messina; questa procederà all’avvio dei Trattati di Roma, che porteranno, dopo soli due anni, alla costituzione della Comunità Europea per l’Energia Atomica (EURATOM) e la Comunità Economica Europea (CEE).

Fonte: Archivio Storico del Senato della Repubblica – sicilyineurope.eu Conferenza CECA, Messina 1-2 Giugno 1955

«Siamo tutti ansiosi di estendere sempre più la nostra integrazione… Mi auguro che in questa Conferenza aggiungeremo un’altra pietra alle fondamenta della costruzione europea», dichiara Martino in apertura dei lavori. Della CECA fanno parte 6 stati membri, Belgio, Francia, Germania Occidentale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi.

Inizialmente, come in qualsiasi progetto di vasta scala e di grande portata, i Ministri degli Esteri dei sei Stati si sono trovati in difficoltà sulla linea da seguire. I Paesi Bassi premevano per un unione di tipo doganale, mentre la Francia, portatrice indiscussa di integrazione fra popoli, che tuttora innalza la sua bandiera contro qualsiasi forma di discriminazione e razzismo, insisteva per un’integrazione totalizzante. Dopo una fase di stallo, il piano di avviamento è partito, e nel 1992, con i Trattati di Maastricht, nasce quella che oggi è l’Unione Europea.

Eppure, in periodi di diffidenza come questi che viviamo ora, è difficoltoso parlare sia di Unione che di Europa, per di più se si uniscono le due parole. Qualsiasi studioso di storia o di antropologia, sa bene che già gli antichi accomunavano le popolazioni dei diversi Stati europei sotto un’unica forma mentis.

Fonte: strettoweb.com

Siamo “Unione” da un punto di vista linguistico, qualsiasi linguista può affermare che gli idiomi che oggi utilizziamo, seppur diversi, derivano quasi tutti dal latino e prima ancora dall’indoeuropeo. Siamo “Unione” da un punto di vista storico; nessun evento di grande rilevanza per i nostri paesi ha mai lasciato, nei secoli, indifferenti gli altri che lo stavano ad osservare. Siamo “Unione” sotto l’aspetto scientifico, con scambi frequenti tra i nostri migliori intelletti.

Ma l’Europa, è bene dirlo, in un momento in cui uno degli stati membri propone un referendum per uscirne fuori (con esiti ancora incerti, nonostante il popolo si fosse espresso favorevole) è primo di tutto “identità” e – l’identità non coincide col passaporto – dice la scrittrice Dacia Maraini – e tanto meno con una bandiera o una religione. E’ un insieme di valori in continuo cambiamento -; ed è in onore di quei valori che dobbiamo ricordare chi siamo, e sempre in nome di quelli, quando vi sono delle incertezze e sfiducie durante le Conferenze, che si ripete e ricorda “lo spirito di Messina”.

 

Ilaria Piscioneri

Summer Bucket List 2019 – Cos’è e perché dovresti farne una

 

Hai mai sentito parlare di Summer-bucket list?

Suona strana, ma è semplicemente una frase usata nel mondo anglosassone per indicare una lista di cose da fare in estate, se sei uno studente dovresti provarla!

Perchè dovresti fare la tua Bucket List? 

Ti starai sicuramente chiedendo perché dovrebbe interessarti buttar giù una lista di cose banali o fantasiose da fare nella tua vita… a te piace la libertà, non vuoi seguire stupide liste e sentirti costretto a fare una cosa!

Questa lista la crei per te stesso, non serve per ingabbiarti, ma per goderti intensamente ogni attimo di questa estate.

Dovresti  ideare  la tua bucket list personale per una serie di motivi:

  • Pensare a cosa vuoi mettere nella lista aiuta a fare chiarezza, le esperienze imperdibili, ciò che ogni estate ti prometti di fare ma che alla fine non fai mai.
  • Una bucket list ti farà sentire ulteriormente motivato a trasformare anche una giornata grigia e insignificante in un giorno incredibile da ricordare per il semplice fatto che hai imparato qualcosa di nuovo, magari proprio quel qualcosa che da tempo volevi provare.
  • Organizzare i vari elementi sulla lista può aiutare a concentrarti su qualcosa di piacevole e positivo, dimenticando la monotonia della quotidianità.
  • È divertente completarne ogni punto, ma sopratutto la bucket list racconta tantissimo di te e della tua personalità.
  • Ti fa riflettere sul tempo che passa. Quante cose rimandi ogni giorno? Quanto tempo che si sgretola a vuoto mentre invece avresti potuto utilizzarlo.

 

Sei pronto? Ecco una SUMMER BUCKET LIST 2019 da dove potrai prendere spunto per la tua.

  1. Abbronzarsi (quest’anno per davvero).
  2. Fare una passeggiata di sera in riva al mare.
  3. Andare a cavallo (da provare!).
  4. Fare un falò.
  5. Andare ad un concerto.
  6. Fare un pic-nic.
  7. Fare il bagno di mezzanotte.
  8. Lanciare una lanterna cinese.
  9. Vedere l’alba.
  10. Dormire in tenda.
  11. Concedersi una giornata al centro benessere.
  12. Battaglia con le pistole d’acqua.
  13. Fare un tatuaggio all’hennè.
  14. Salire su un faro.
  15. Andare in un parco avventura.
  16. Guardare il tramonto.
  17. Visitare un museo.
  18. Trascorrere una sera a cercare le costellazioni.
  19. Andare al cinema.
  20. Fare una passeggiata su un motoscafo di sera.
  21. Vedere un lago.
  22. Andare in montagna.
  23. Fare l’artista di strada per un giorno.
  24. Trovare un Taco e mangiarlo.
  25. Vedere una cascata.
  26. Comprare un bonsai.
  27. Fare un viaggio on the road.
  28. Partecipare ad un provino.
  29. Meditare all’aperto.
  30. Scrivere un diario.
  31. Scrivere una canzone.
  32. Provare qualcosa di estremo.
  33. Sconfiggere una delle tue paure.
  34. Vedere il fondale marino da vicino.
  35. Creare un calendario con tutte le foto per ogni punto di questa lista.
  36. Festeggiare qualcosa.
  37. Organizzare una grigliata.
  38. Vedere una tartaruga marina.
  39. Partecipare ad una gara di cibo.
  40. Scrivere un messaggio dentro una bottiglia e lanciarlo in mare.
  41. Provare il giardinaggio.
  42. Andare a pesca.
  43. Cantare in pubblico.
  44. Valutare l’applicazione WATTPAD e caricare una storia.
  45. Vedere una serie tv.
  46. Passeggiata con la bici.
  47. Comprare e leggere un libro.
  48. Salire in cima agli alberi.
  49. Creare una box dei ricordi di questa lista.
  50. Ballare sotto la pioggia d’estate.
  51. Far volare un aquilone.
  52. Sparare e centrare qualcosa.
  53. Andare ad uno dei festival estivi.
  54. Colorare i capelli per un giorno di un colore imbarazzante.
  55. Abbandonare la tecnologia per un giorno.
  56. Andare a correre all’alba.
  57. Dormire su un’amaca.
  58. Svegliarsi all’alba per passeggiare sulla spiaggia.
  59. Fare un giro sulla ruota panoramica.
  60. Uscire una sera con la parrucca azzurra.
  61. Organizzare un Party.
  62. Praticare surf.
  63. Vedere un campo di girasoli.
  64. Provare uno sport mai fatto prima.
  65. Creare una scultura di sabbia.
  66. Mangiare quanti più gelati possibile.
  67. Vedere un temporale estivo.
  68. Fare i gavettoni.
  69. Mangiare un anguria intera.
  70. Un giro sulle montagne russe.
  71. Andare all’acqua park.
  72. Andare al luna park.
  73. Andare in campeggio.
  74. Creare una playlist dell’estate.
  75. Andare al bowling.
  76. Tuffarsi da uno scoglio.
  77. Andare in canoa.
  78. Provare un Pedalò.
  79. Camminare su un molo.
  80. Imparare a suonare uno strumento.

 

E tu, sei pronto all’arrivo di un’estate divertente?

Carmela Caratozzolo

Frida Khalo – Una biografia di Frida Khalo.

L’icona femminile più misteriosa e amata di sempre. Voto UvM: 5/5

 

 

 

 

Chi è stata veramente Frida Kahlo? Sicuramente vi sarà capitato di sentir parlare di lei. Frida era la “tipica” donna affascinante, amata da Picasso, Breton, anche da Hollywood…

Hayden Herrera, storica dell’arte, la racconta (Frida Khalo – Una biografia di Frida Khalo, Neri Pozza Editore, pag 416, €18): passioni, dolori, l’arte, l’amore nei suoi dipinti, uno sguardo di un icona femminile più misteriosa ed amata di sempre.

Nata nel 1910 a Coyoacan, precisamente in Messico, la nostra Frida a 18 anni è vittima di un incidente stradale, ma la sua esistenza fu segnata oltre che dalle cicatrici, sopratutto dall’arte pura: oltre alla pittura tradizionale dell’800 dei retablos messicani, la sua ispirazione si basava su Bosch, Bruegel, uomini più importanti del suo periodo.

Nel romanzo, la Herrera,  si sofferma proprio sulla sua sofferta ricerca artistica, ma anche sulla passione amorosa e politica, trasposte tutte sulle sue tele, autoritratti e nature morte sensuali.

Dipinti visionari, ossessivi, antropomorfici, “frutto della doppia personalità di Frida”.

Leggendo ,il lettore può capire fin da subito come questa donna poteva essere  candida ma al tempo stesso feroce o ricca di senso dell’umorismo.

 

 

Ma, nonostante tutto, sofferenze incluse, questa  straordinaria pittrice riusciva a far sorgere il lato positivo ed è con questa frase che inizia a raccontare della sua più grande storia d’amore.

 

Frida Khalo – Una biografia di Frida Khalo un coinvolgimento di storie, testimonianze, lettere, pensieri, eventi, appassionando il lettore sempre di più alla scoperta di una lettura ricca di scoperte e misteri.

La Herrera, riesce a descrivere Frida in un modo perlopiù unico nel suo genere: il suo approfondire sui dipinti, sui cambiamenti che l’hanno resa quest’icona di stile e vita. Una lettura intrigante, Frida Khalo – Una biografia di Frida Khalo è adatto a chi ama le biografie ma anche per chi vuol conoscere il mondo di una donna forte, originale diversa, ma sopratutto l’icona dell’arte.

Carmela Caratozzolo

Una visita in Haus of Gaga

Qualche giorno fa Miss Germanotta ha annunciato sul profilo twitter l’apertura, il 30 maggio, dell’Haus of Gaga presso il Park MGM di Las Vegas.

Haus of Gaga sarà un’esposizione di tutti i look più iconici della Star, disegnati e creati dagli stilisti più importanti al mondo. In mostra si potranno ammirare, infatti, gli occhiali  di sigarette che portava nel video musicale di Telephone,  la tuta creata su misura da Donatella Versace per lo spettacolo del Super Bowl del 2017, ma soprattutto sarà esposto anche il famosissimo vestito di carne (ora essiccato) che indossò per gli MTV Video Music Awards del 2010.

Il direttore creativo di tutta la mostra è lo stilista, nonché amico della star, Nicola Formichetti, che è stato incaricato di curarla e allestirla.

Inoltre è lo stesso Formichetti che ha anche lavorato a una linea di prodotti esclusivi in vendita all’interno del salone. Ci sarà ulteriormente un’aria dedicata alla Born This Way Foundation, gestita da Cynthia Germanotta, in cui i visitatori potranno fare una donazione.

 

Qui sotto troverete un video pubblicato dalla stessa cantautrice, per capire come sarà la mostra al suo interno.

 

Andrea Sangrigoli

 

Cannabis Light: divieto della Cassazione

Arriva la decisione da parte della Corte di Cassazione: “è reato commercializzare l’olio e la resina derivati dalla Cannabis“.

La questione era ormai aperta da parecchio tempo e affliggeva centinaia dei venditori di negozi di Cannabis Light che hanno aperto, sempre più numerosi, in tutta Italia.

Una vera e propria lotta alla canapa legale; lo stesso ministro Matteo Salvini, aveva dichiarato il suo intento di voler far chiudere ogni negozio che trattasse la vendita della “demoniaca” sostanza.

Nel 2016 la Cannabis Light era stata dichiarata legale, nei limiti di Thc consentiti dalla legge, e legale era diventata la sua vendita: tabaccherie, bar, supermercati, si occupavano del commercio della suddetta. Ma non solo. La legge aveva portato all’apertura di centinaia di Cannabis Store in tutta Italia, cosa che aveva dato vita ad un giro d’affari non indifferente.

Cosa accadrà adesso a tutti i rivenditori autorizzati?

In aumentano i controlli da parte delle forze dell’ordine, tanti i negozi sottoposti a perquisizioni e sequestri. Qualche store ha già abbassato la saracinesca, qualcuno più coraggioso ha deciso di rischiare finchè la questione non diverrà più chiara.

Infatti, la sentenza della Cassazione risulta ancora inspiegata: sono vietati tutti i prodotti derivati dalla canapa a meno che questi non siano del tutto privi della sostanza “drogante”. Questo limite però, resta soggetto ancora a varie interpretazioni personali, in quanto le motivazioni ufficiali da parte della Cassazione non sono ancora state deposte.

C’è molta incertezza pertanto, riguardo gli sviluppi definitivi dell’intera faccenda.

Benedetta Sisinni

 

 

 

 

 

Lucifer – L’altra faccia del diavolo

 

Il diavolo scende sulla terra. Voto UvM: 5/5

 

 

 

Sembra che il diavolo abbia finito la sua vacanza sulla terra e sia tornato sul suo trono a governare dall’alto degli inferi.

È infatti da poco uscita su Netflix la quarta e ultima stagione di una serie che nel corso delle puntate ha appassionato il pubblico.

Lucifer racconta le avventure del diavolo sceso sulla terra sotto forma di umano con il nome di Lucifer Morningstar (Tom Eliss), che coerente col suo ruolo biblico di “punitore” decide di concentrarsi su ciò che effettivamente rispecchia meglio le sue capacità in terra: diventa consulente civile nel dipartimento di polizia di Los Angeles.

Incontra qui la detective Chloe Decker (Lauren German) che accompagnerà, nel bene e nel male, tutte le avventure del diavolo.

Ciò che probabilmente rende la serie tanto coinvolgente è proprio il protagonista: Lucifer interpreta un carismatico e arrogante uomo d’affari, proprietario del night club Lux, dedito principalmente all’alcol e alle belle donne.

 

 

 

I riferimenti biblici sono continui nel corso delle puntate, rappresentati in chiave a volte più umana, a volte totalmente in opposizione al mondo terreno: l’attraente demone Maziekeen (Lesley-Ann Brandt), l’angelo Amenadiel (D. B. Woodside), saranno sempre presenti nel corso della serie e subiranno un’evoluzione sorprendente.

Faranno la loro comparsa anche i personaggi più rilevanti del mondo celeste, come Caino, Eva, che conferiscono un’atmosfera più surreale e misteriosa.

Ma centrali rimangono anche i protagonisti umani, in particolare la psicologa Linda (Rachael Harris), la prima umana che verrà a conoscenza della verità riguardo al mondo ultraterreno, ma che avrà anche l’arduo compito di analizzare ciò che passa per la testa a un diavolo diviso tra quello che è la sua natura e quello che potrebbe diventare sulla terra.

Elementi perturbanti saranno l’amore, l’affetto, sentimenti che angeli e demoni non possono provare nei confronti di persone umane.

 

 

Eppure il futuro di Chloe e Lucifer sembra legato dal destino, o dalla volontà di Dio, magari la giovane e bella detective cederà alla tentazione del male.

Se le prime due stagioni potevano essere considerate buone e piacevoli, le ultime due sono di una qualità superiore, migliorano anche sul piano dei contenuti e risolvono tutti i dubbi nati nel corso delle puntate.

Questo è dimostrato dal fatto che alla fine della terza stagione, quando la Fox aveva deciso di interrompere la produzione, tutto il mondo si è mobilitato attraverso l’hashtag #saveLucifer facendo in modo che Netflix acquistasse i diritti in modo da salvare la serie: i risultati sono stati evidenti visto l’elevato numero di ascolti registrato.

Nonostante la fine sembri definitiva, rimane alta la possibilità, o forse la il desiderio, di avere una quinta stagione, ma ancora non è stato detto nulla di ufficiale.

Non ci resta che aspettare o sperare di rivedere il diavolo interpretare il ruolo dell’umano sulla terra.

Federica Cannavò

Quattro squadre inglesi nelle finali delle massime competizioni calcistiche europee

 

En plein dell’Inghilterra calcistica che riesce a portare 2 squadre in finale di Champions League, la quale sarà contesa tra Liverpool e Tothenam Sabato 1 Giugno, e due in finale di Europa League, che si è giocata ieri sera tra Chelsea e Arsenal.

Il calcio Inglese si conferma, come da tradizione, uno dei prodotti sportivi più spettacolari e seguiti di sempre con tanto agonismo, tanta intesitá e squadre che lottano fino all’ultimo minuto senza badare alla differenza di classifica affrontandosi a viso aperto.

Le squadre in questione sono il Liverpool di Jürgen Kloop che per il secondo anno di fila agguanta la finale nella massima competizione europea, e il Tothenam di Harry Kane, grande outsider di questo torneo che in maniera rocambolesca riesce a raggiungere una finale che ad inizio stagione sembrava una chimera.

Le altre due squadre sono Chelsea e Arsenal, andate in scena ieri sera contendendosi  l’Europa League con il parziale di 4 a 1 a favore dei blues di Londra.

Ma qual è il segreto del calcio Inglese e cosa possono imparare le società italiane dalla cultura calcistica Inglese?

La fonte primaria del successo del calcio Inglese è la spartizione dei ricavi e dei diritti TV che a differenza dell’Italia, in Inghilterra si suddividono in base alla posizione in classifica raggiunta dalle squadre, dove la prima agguanta 79 milioni e l’ultima classificata 16 milioni; tutto ció mette in condizioni le squadre di migliorarsi migliorando la loro posizione di classifica e implementando l’impegno dei giocatori a raggiungere la posizione più alta possibile.

Un secondo punto è sempre la ricerca dello spettacolo; le squadre scendono in campo affrontandosi con un elevata competitività facendo aumentare notoriamente lo spettacolo così da permettere al campionato di acquisire fans e sponsor al di la dei confini nazionali.

Terzo punto ma non ultimo, sono gli stadi di proprietà, i quali riescono ad aumentare ancora di più gli introiti di una società migliorandola sia tecnicamente sia strutturalmente.

In Italia di ció ne è testimone la Juventus che con uno stadio di proprietà ha guadagni superiori rispetto alle altre squadre, che si stanno comunque attrezzando in tal merito.

Abbiamo tanto da imparare ma i lavori sono già iniziati per far ritornare il calcio italiano ai vecchi fasti glorosi di qualche tempo fa.

Pietro Inferrera

Serie A: termina la stagione 2018/2019

È terminata domenica 26 maggio la stagione 2018/2019 del campionato di calcio italiano Serie A Tim. 38ª e ultima giornata di campionato che ci ha riservato emozioni incredibili, con ben tre squadre che si giocavano due posti per la qualificazione in Champions League (Atalanta, Inter e Milan) e tre squadre che lottavano per la permanenza nella massima serie (Fiorentina, Genoa ed Empoli).

La prima gara di sabato 25 maggio delle ore 18:00 ha visto scendere in campo i giocatori del Frosinone e Chievo, squadre entrambe condannate da tempo alla retrocessione in Serie B, terminata 0-0. Più emozionante invece è stata la gara delle 20:30, dove il Bologna ha ospitato il Napoli di Carlo Ancelotti, terminando la stagione con una grandissima vittoria casalinga per 3-2.

Domenica 26 maggio si è decisa la sorte per alcune squadre, infatti, le partite di rilievo sono state Atalanta-Sassuolo (3-1), Inter-Empoli (2-1), Spal-Milan (2-3), Fiorentina-Genoa (0-0).

Con i risultati sopracitati in Champions si sono qualificate l’Inter e l’Atalanta, mentre soltanto Europa League per il Milan. Per quanto concerne la bassa classifica, Fiorentina e Genoa salve, Empoli condannato alla Serie B.

Le altre partite sono state Torino-Lazio (3-1) con la Lazio vincitrice della Coppa Italia e quindi automaticamente qualificata alla prossima Europa League, Sampdoria-Juventus (2-0) con i bianconeri Campioni d’Italia già da settimane, Cagliari-Udinese (1-2) entrambe le squadre salve, e infine Roma-Parma (2-1). Un’altra stagione calcistica è volata, confermando la Juventus come la squadra più forte in assoluto, il Napoli principale contendente dei bianconeri, l’Atalanta rivelazione del campionato, l’Inter nuovamente con grandi progetti e con una solidità societaria e di squadra in generale, il Milan e la Roma delusioni anche a causa di problemi societari. Bisogna ricordare inoltre che sarà un anno di molti addii, come quello di Allegri in veste di allenatore della Juventus, Spalletti come allenatore dell’Inter e Daniele De Rossi come giocatore e bandiera della Roma. Ci aspetta un mercato caldissimo… teniamoci pronti per la nuova stagione.

Piero Cento

Elezioni Europee 2019: vince la Lega

Con 61.524 sezioni scrutinate su 61.576 è arrivata al 34,33% dei voti ricevuti la Lega è diventata di gran lunga il primo partito in Italia, con una crescita notevolissima rispetto alle elezioni politiche del 2018.

Il risultato è molto deludente per il Movimento 5 Stelle, che anche a causa dell’astensione nel Sud Italia è passato dal 32,68% del 2018 al 17,07%, diventando il terzo partito più votato dopo il Partito Democratico, che domenica ha ricevuto il 22,7% dei voti.

Anche Forza Italia è calata molto rispetto alle politiche del 2018, passando dal 14,1% all’ 8,79%: un risultato solo di poco migliore di quello di Fratelli d’Italia, che invece è cresciuto passando dal 4,35% del 2018 al 6,46%. In tutto ha votato il 56,09 degli aventi diritto, in leggero calo rispetto alle europee del 2014.

Nessun altro partito, oltre questi cinque, è riuscito a superare lo sbarramento del 4% richiesto per eleggere deputati al Parlamento Europeo: +Europa si è fermato al 3,09%; la lista Europa Verde è arrivata al 2,29%; la Sinistra è all’1,74% e tutte le altre liste minori hanno preso meno dell’1% a testa.

Il grosso calo del Movimento 5 Stelle e il notevole risultato della Lega, che è stato anche uno dei partiti che ha fatto meglio a livello europeo, saranno le cose di cui si parlerà di più nelle prossime settimane, perché di fatto cambiano i rapporti di forza tra i due partiti della maggioranza di governo. Matteo Salvini, domenica sera, ha ribadito di non avere intenzione di far cadere il governo o chiedere un rimpasto, spiegando che «il mio avversario resta la sinistra, gli alleati di governo sono amici con i quali domani si torna a lavorare serenamente». Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 Stelle, non ha invece diffuso commenti sul risultato del voto e sembra che ne parlerà solo oggi  pomeriggio.

 

Europee 2019: Lega primo partito, crolla il M5s scavalcato dal Pd | Il Ppe in testa in Europa

 

In Francia ha vinto il Rassemblement National (RN), di destra radicale, che è diventato il primo partito davanti a quello del presidente Emmanuel Macron, En Marche. In Germania il primo posto è saldamente della CDU di Angela Merkel col 28%; dietro ci sono i Verdi con il 20%, mentre i Socialisti sono solo terzi con uno dei peggiori risultati della loro storia, il 15%. In Spagna i Socialisti del primo ministro Pedro Sánchez hanno ottenuto il 33% dei voti, al secondo posto è arrivato il Partito Popolare, Vox (di destra radicale) ha preso il 6%, in netto calo rispetto alle politiche del mese scorso. Nel Regno Unito il Brexit Party di Nigel Farage ha ottenuto il 31% delle preferenze, i Liberal Democratici il 20%, i Laburisti il 14, i Conservatori l’8,8%, uno dei peggiori risultati della loro storia.

A livello europeo il voto di ieri ha quindi determinato la fine dell’egemonia al Parlamento Europeo dei due partiti più “istituzionali”: il Partito Popolare Europeo, cioè il principale di centrodestra, e il Partito Socialista Europeo, di centrosinistra, hanno perso una quarantina di seggi a testa e non avranno più una maggioranza da soli. Ad essere cresciuti molto sono stati i Liberali, l’ALDE, che ha ottenuto il miglior risultato della sua storia superando i 100 seggi, e i Verdi, che dovrebbero passare da 50 a circa 70 seggi. Sono cresciuti anche i gruppi legati alla destra radicale ed euroscettici, che dovrebbero guadagnare complessivamente qualche seggio, anche se sono lontani dall’avere una maggioranza, come ampiamente previsto dai sondaggi. Cambieranno comunque i rapporti di forza al loro interno: ENF di Matteo Salvini e Marine Le Pen – entrambi vincitori nei loro paesi – si avvicinerà molto al gruppo degli euroscettici moderati ECR, che comprende la destra polacca e i Conservatori britannici, e risulterà sempre più attraente per i partiti più piccoli. I partiti alleati del M5S sono andati invece molto male quasi ovunque.

 

Santoro Mangeruca

Il Trono di Spade, The Last Season

La più attesa delle stagioni, ma non la migliore. Voto UvM: 4/5

 

 

 

 

 

 

 

Indubbiamente la stagione più attesa di tutta la saga e di conseguenza la più carica di aspettative da parte dei fan di tutto il mondo.

Il trono di spade infatti è una serie che esiste dal 2011 e vanta milioni di spettatori in tutto il mondo, i quali dal 15 aprile di quest anno erano tutti davanti la tv ad aspettare i classici colpi di scena targati hbo.

Io dal canto mio sapevo che essendo una stagione conclusiva e mancando la penna di George Martin a intrecciare i filoni narrativi non sarebbe stata un granché.

 

 

Tra l’altro fra serie tv e ultime stagioni a mio avviso non scorre buon sangue, basti pensare a Scrubs, How I Met Your Mother, Westworld, Mr Robot e chi più ne ha più ne metta.

Detto ciò, qui abbiamo solo sei episodi della durata di un’ora , un’ora e mezza che teoricamente dovrebbero risolvere domande, dubbi e perplessità circa le più svariate questioni di Westeros che ci portiamo dietro da anni.

I primi due episodi li definirei ‘carini’, nel senso che sono il prologo alla battaglia della terza puntata in cui tutti pensano di andare a morire e quindi via coi sentimentalismi.

Ci sono scene molto belle, come Brienne di Tarth proclamata cavaliere da Jaime davanti al camino di Grande Inverno, o lo scambio di battute tra Arya e il Mastino sui bastioni delle mura.
Altre scene invece molto banali, come quelle di Jon e Daenerys nata dalla tempesta, regina di questo e di quell’altro, ma che nonostante questo non riesce a ricavarsi un attimo di tempo per dare un bacetto a Jon Snow col dovuto pathos.

Cosi arriviamo al terzo episodio, la battaglia con gli Estranei: un’ora e mezza di ansia.

E qui la prima considerazione riguarda una pessima gestione dei draghi, che avrebbero potuto avere un ruolo cruciale e invece svolazzano tranquilli tra le nuvole manco fosse un film di dumbo.

L’inverno è decisamente arrivato e i primi ad avvertire qualche brivido scuotente sono i poveri Dothraki che muoiono tutti nel giro di un nanosecondo, nonostante Melisandra abbia dato il fuoco (e non a fuoco) a tutte le loro spade in stile Berik della Fratellanza.

 

 

Pensavo che questa mossa poco originale ma efficace, avrebbe consentito ai cari Dothraki di durare qualche minuto in più, arrostire qualche Estraneo tanto per dire ‘Ehi ci siamo anche noi’ … e invece no.

A parte queste piccole défaillance, a cui si associa l’inutilità di Jon Snow che non riesce a tirare neanche uno schiaffo per sbaglio al King della Notte, il resto dell’episodio è un capolavoro di fotografia e sceneggiatura, le colonne sonore scelte a pennello partono con un tempismo impeccabile.

Ma quello che mi ha conquistato è stato il gioco di sguardi tra Bran e il Re della Notte nel finale, davvero emozionante.

Un minuto dopo arriva la banalità di Arya a interrompere la magia del momento: il povero Re della Notte al posto di fare qualcosa di epico, (tipo inchinarsi davanti a Bran o qualunque altra cosa), si smaterializza sotto il colpo mortale della ragazzina, che mostra un talento fuori dal comune nella disciplina del salto in alto.

Ora che il pericolo degli Estranei non esiste più, tutta l’attenzione è rivolta verso il Trono di Spade.

C’è questo piccolo problema che ora Jon è un Targaryen e quindi avrebbe più diritto della Regina dei Draghi a prendere il Trono. Ma ovviamente questo è motivo di forte disappunto per Daenerys, che con molta nonchalance e un solo drago improvvisamente arzillo risolve tutti i suoi problemi (coniugali e non) dando fuoco ad Approdo del Re e a tutti i suoi abitanti.

Il giorno dopo il barbecue è tutto coperto di cenere simil neve, ma l’elemento più eclatante è rappresentato dai dieci minuti di carattere di Verme Grigio, che appena ricevuta la carica di Maestro della Guerra assume un tono minaccioso.
Evidentemente si emoziona e decide che è arrivato il momento per allontanarsi finalmente dall’inerzia che muove le sue decisioni.

Ma questo hype dura il tempo di cinque minuti, fino a quando non ripensa a Missandei e dunque decide di stabilirsi a Naath con tutti i suoi Immacolati.

Migliaia di uomini addestrati a uccidere senza esitazione, che ora suppongo si ritroveranno a coltivare lattughe.

Ad ogni modo, non è la migliore tra le stagioni del Trono di Spade e non è ricca dei colpi di scena e delle situazioni ‘scomode’ a cui siamo abituati.

Il mio consiglio è di guardare questi episodi in maniera un pò più disinteressata, mettendo da parte aspettative e pronostici.

Giulia Garofalo