V per Vendetta: ricordate per sempre il cinque Novembre

V per Vendetta rimane, anche dopo anni, un’opera d’importanza capitale.  Voto UVM: 5/5

V per Vendetta è una delle graphic-novel più famose e importanti di sempre, scritta da Alan Moore e disegnata da David Lloyd. Essa si lega profondamente agli eventi del cinque Novembre. Essendo una data passata da poco, non vedo perché il ricordo, tanto dell’opera, quanto della data, debba col tempo sbiadirsi.

La storia del cinque novembre

Nel 1605, in Inghilterra, un gruppo di cattolici inglesi provò a fare esplodere il Parlamento nel suo primo giorno di lavori, il cinque novembre. Il movente nasce dalle tensioni tra cattolici e anglicani, e in particolare l’intolleranza di Giacomo I verso i primi. Fu per questo che un pugno di uomini, guidati da Guy Fawks, ordì il “complotto delle polveri”, ossia appunto un tentativo di far detonare ingenti quantità di esplosivo sotto il Parlamento inglese mentre il re e i suoi fedeli erano in seduta. Il complotto fallì, poiché Fawks venne catturato dalle guardie la sera prima dell’attuazione, nei sotterranei del parlamento. Il congiurato venne poi torturato per alcuni giorni e, alla fine, cedette e confessò, per poi venire giustiziato insieme ai suoi complici. Nel mentre, Giacomo I decise però di festeggiare il mancato attentato, e così nacque quella che tutt’oggi è la bonfire night.

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Copertina dell’absolute edition di “V per Vendetta”. Fonte: Feltrinelli

V per Vendetta: Un altro cinque novembre

Londra, cinque novembre 1997: la giovane orfana Evey, costretta dalla fame, cerca di adescare degli uomini. Tuttavia, incontrerà degli agenti di polizia, i quali cercheranno di violentarla e ucciderla. A salvarla, però, arriva un misterioso personaggio, avvolto in abiti e mantello nero, e con la maschera di Guy Fawks. Il misterioso salvatore uccide i poliziotti e porta con sé Evey sui tetti di Londra, per mostrarle uno spettacolo unico: l’esplosione del Parlamento inglese. Qui ha inizio la vendetta di V, questo il modo in cui l’uomo mascherato si farà chiamare per tutta la storia; bersaglio di questa vendetta, è tutto il regime fascista che da anni governa l’Inghilterra, stretta nel pungo del partito Norsefire, Fuoco norreno in italiano, il quale prese il potere in seguito alla guerra atomica e alle molteplici crisi che ad essa sono seguite.

La struttura politica del potere

L’organizzazione del partito è così strutturata: leader e capo della nazione, è Adam Susan, il quale governa con l’aiuto del supercomputer Fato. loro sono il vertice della Testa, che si compone di vari organi: Orecchio, Occhio, Bocca e Naso, ognuno con uno specifico compito nella gestione del potere, nella sorveglianza e nella propaganda. A questi, si aggiunge il Dito, la polizia segreta. Contro quest’articolata rete di potere, il terrorista nome in codice “V” combatte la sua guerra: colpirà bersagli specifici, legati al suo oscuro passato, taglierà poco a poco la catena di comando del partito, e lentamente farà crollare la dittatura su sé stessa. Ad aiutarlo rimarrà Evey, che sarà condotta alla Galleria dell’ombra, il rifugio segreto di V, dove verrà istruita proprio da quest’ultimo per assumere sulle spalle un compito più grande di lei.

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V fa esplodere il parlamento. Fonte: Reddit

Potere, anarchia e simboli in V per Vendetta

V per Vendetta ha una trama molto articolata e stratificata. Segue le vicende di vari personaggi e la vicenda di un sistema politico che lentamente viene portato al collasso. Il potere è il tema centrale della narrazione, forma di oppressione operata dall’autorità politica sui cittadini. Del potere vediamo vari modi di operare: potere sul corpo, biopotere, esercitato nei campi di prigionia del regime potere disciplinare, come quello di Larkhill, fondamentale per la trama. Potere sulle menti, psicopolitica, dei cittadini, che sono sottoposti alla continua propaganda della Bocca, e sono imprigionati quindi in una gabbia mentale; il potere della sorveglianza, in mano a Occhio e Orecchio; il potere esercitato dagli algoritmi, o algocrazia, ossia una dittatura con gli algoritmi. Al vertice della catena di comando troviamo  un uomo che venera un supercomputer. Da contraltare al potere, però, persiste l’anarchia, nel nome della quale si batte V. Essa però, come spiega lo stesso protagonista, non va intesa come assenza di regole o di ordine, l’anarchia è l’assenza di capi. Inoltre, a completare il trittico dei temi principali, c’è anche quello delle idee, e dei simboli a esse legati, e della lotta che in loro nome si è disposti a ingaggiare.

Molto più di un fumetto

Alan Moore non si limita a raccontare la storia di un eroe che si scaglia solitario contro un potere opprimente. Egli cerca proprio di scavare a fondo delle questioni anche di un certo livello, e sulle quali le società umane hanno sempre dibattuto. E ciò avviene anche in altre opere dell’autore, come Watchmen. A mio avviso, potremmo definire i fumetti di Moore come dei “fumetti filosofici“.

 

Alberto Albanese

La creatura di Gyeongseong, ancora qualità dalla Corea del Sud

La Creatura
Un meraviglioso connubio di Horror e Romance. Voto UVM 5/5

La creatura di Gyeongseong è una serie tv sudcoreana sbarcata recentemente su Netflix e che nel 2024 ha presentato la sua seconda stagione. È una serie che ha catturato l’attenzione degli spettatori non solo coreani ma internazionali, in quanto tratta di vari generi quali horror, fantasy, drama storico e romance.

Serie che oltre ad avere vari generi cinematografici tratta temi importanti come l’indipendenza coreana dai giapponesi e la sperimentimentazione umana. La Creatura di Gyeongseong è una di quelle serie che ti regala infinite emozioni, da farti appassionare a 360 gradi. Insegna valori come la libertà, di cui oggi si discute spesso, la famiglia (riportato dal protagonista Jang  Tae-Sang il quale si lega ai suoi dipendenti come fossero membri di una famiglia), l’amore, qui creatosi lentamente tra Jang Tae-Sang e Chae-ok, il segugio che aiuterà il protagonista nelle ricerche di Myeong- Ja, l’amante del generale Ishikawa.

La creatura di Gyeongseong: Trama

Primavera 1945, Gyeongseong (nome storico di Seoul) è sotto l’occupazione giapponese. Jang Tae-Sang, proprietario della Casa dei Tesori d’Oro, il banco dei pegni più redditizio della città, insieme a Yoon Chae-ok, una ragazza alla ricerca della madre scomparsa, affrontano una strana creatura nata dagli esperimenti biologici condotti in segreto nell’ospedale Ongseong. La serie è costellata di scene d’azione, dove si nota come protagonista anche la madre di Chae-ok che poi si rivelerà una creatura terrificante in grado di sprofondare  fino alle viscere della propria vittima. Questa creatura si nutre dei cervelli delle proprie vittime ed è in grado di sterminare anche centinaia di persone allo stesso tempo.

Ma qual è l’origine della creatura? Ebbe tutto inizio tramite un batterio trovato nel sottosuolo coreano di Gyeongseong, preso dai soldati giapponesi e poi analizzato e conservato nell’ospedale di Ongseong. Questo batterio analizzato, poi diverrà un verme acquatico somministrato ai vari prigionieri che avrà delle ripercussioni sui loro corpi. I personaggi principali sono in continua lotta con se stessi quasi sul punto tra la vita e la morte e un continuo cadere di fiori di ciliegio scandisce il loro tempo, freneticamente percorso da emozioni radicate e opposte. Le loro vite sono appese ad un filo teso in grado di spezzarsi facilmente. Jang Tae-Sang ha tempo finché l’ultimo fiore di ciliegio sarà caduto per salvare la sua vita e tutto ciò che gli appartiene.

La Creatura
Fonte: Netflix

Prima Stagione

La prima stagione si basa sulla metamorfosi ma soprattutto vediamo come l’amore di una madre riesce a sopportare di tutto e allo stesso tempo proteggere la figlia amata dandole l’opportunità di vivere ancora. La fantasia di una serie che si mescola con la realtà della vita, tanto che ci si immedesima al tal punto di essere catapultati dentro la serie e vivere quello che sono costretti a sopportare i protagonisti di questa serie fantasy.

Sia nella prima stagione sia nella successiva tutte le situazioni si intrecciano in un’unica scacchiera dove a muoverne le pedine è un solo personaggio, il quale si saprà rivelare complesso, turbolento e con una mente astuta, ma tuttavia in grado di farsi mettere i bastoni fra le ruote facilmente.

Seconda Stagione

Nella seconda stagione vedremo la comparsa di nuovi personaggi, fondamentali per la comprensione delle nuove dinamiche. Inoltre si dà uno sguardo indietro alla stagione precedente, spiegandone i fatti con un’altra prospettiva. Sarà questo duplice punto di vista ottenuto da questo momento, ad arricchire i personaggi e a renderli complessi e particolari. La stagione è un continuo di alti e bassi tra enigmi che riempiono di mistero e suggestione la trama, la quale, sì, cerca di innestare una dose di romance per distaccare il pubblico dall’azione, ma non eccessivamente per non annoiare.

La Creatura
Fonte: Netflix

Le riflessioni de La creatura di Gyeongseong

La conclusione dell’ultima stagione ci porta a dubitare se il nostro protagonista riuscirà a salvare la sua vita e quella delle persone che ama e su cosa succederà alla co-protagonista Chae-ok. Riuscirà a vivere una vita felice con Jang Tae-Sang? Tutto può ancora succedere, quindi non vi resta che guardare questa fortunata serie Netflix che ha appassionato milioni di persone, e scoprirlo.

 

Chiara Trifiletti

Julia Roberts: ascesa di una Diva

Consacrata alla celebrità dalla pellicola Pretty Woman, l’attrice statunitense Julia Roberts, che ha incantato generazioni con il suo sorriso e il suo carisma, ha appena celebrato i suoi cinquantasette anni.

Nascita di una promessa

La Roberts nasce il 27 ottobre del 1967 ad Atlanta in Georgia da una famiglia della middle class. Suo padre un rappresentante di aspirapolveri e sua madre una segretaria. Cresce in una famiglia amante del teatro e del modo della recitazione. Al diploma decide di raggiungere suo fratello Eric a New York, che iniziava a muovere i primi passi nella recitazione. Nella Grande Mela la giovane Julia sfila in passerella, lavora in una gelateria e da un calzolaio.

Julia Roberts agli albori della carriera

Incoraggiata da Eric tenta l’audizione per la pellicola Firehouse (1987) di J. Christian Ingvordesen, ottenendo un piccolo ruolo di comparsa. Otterrà invece il ruolo da protagonista in Legami di Sangue, uscito nella sale nel 1989. Recita insieme all’attore italiano Gianfranco Giannini e al fratello Eric. Arriva il decollo della carriera per la giovane attrice e ottiene ruoli via via più rilevanti. A differenza di suo fratello Eric gestisce fama e successo. Eric infatti verrà assorbito dal lusso di Hollywood, mentre al contrario la sorella rimane salda su valori come sobrietà durante le scene, non sentendosi a suo agio in scene di nudo nei film.

Julia recita intanto in Satisfaction (1989), grazie al quale ottiene un ruolo in Fiori d’Acciaio (1989) dove interpreta un personaggio intenso e profondo. Sfiora l’Oscar.

Julia Roberts
Julia Roberts. Fonte: Sky

Il decollo di Julia Roberts e gli anni ’90

Il regista Gary Marshall la sceglie per il ruolo che la consacra al grande pubblico, Pretty Woman, interpretando la parte di una prostituta di cui il miliardario americano, interpretato dal già celebre Richard Geere si innamorerà. Le copertine dei giornali di tutto il mondo mostrano il suo sorriso dolce e spontaneo e al tempo stesso semplice. In questo periodo, diventa protagonista di opere fondamentali come I protagonisti (1992) di Robert Altman, dove dimostra la sua abilità nell’interpretare ruoli complessi. Il thriller Il rapporto Pelican (1993) di Alan J. Pakula, consolida ulteriormente la sua reputazione. La sua collaborazione con registi di prestigio, come Altman e Woody Allen (Tutti dicono I love you, 1996), è un segno della fiducia che il mondo del cinema ripone in lei.

Il 1997 segna un punto di svolta decisivo con la commedia romantica Il matrimonio del mio migliore amico. Julia interpreta una donna che si ritrova a competere per l’amore del suo migliore amico, accanto a Cameron Diaz e Rupert Everett, che offre consigli saggi e spiritosi. Questo film non solo la porta alla ribalta, ma diventa anche un classico del genere.

Il suo successo prosegue con Ipotesi di complotto (1997), Nemicheamiche (1998), una commedia con Susan Sarandon. La chimica tra le due attrici risulta irresistibile e il film diventa un grande successo. Non si può dimenticare il fortunato ritorno con Richard Gere in Se scappi, ti sposo (1999), sempre diretto da Gary Marshall, che consolida ulteriormente il suo status di regina delle commedie romantiche.

Gli anni ’00 e la pausa dai riflettori

Un traguardo fondamentale arriva con l’Oscar per Erin Brockovich – Forte come la verità (2000).  La sua performance potente e carismatica le consente di vincere l’Oscar come miglior attrice protagonista, un riconoscimento che celebra non solo il suo talento, ma anche la sua capacità di rappresentare personaggi forti e resilienti.

Dopo una rinnovata consacrazione dell’Oscar, Julia Roberts si dedica a una serie di progetti ambiziosi. Recita nella commedia I perfetti innamorati (2001), con Catherine Zeta-Jones, e partecipa a blockbuster come Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco (2001) e il suo seguito Ocean’s Twelve (2004), entrambi diretti dal suo amico Steven Soderbergh.

Nel 2003, si trasforma in un’insegnante anticonformista in Mona Lisa Smile di Mike Newell, dove esplora temi di emancipazione femminile e valori tradizionali. Continua a brillare interpretando ruoli versatili come l’amante di Chuck Barris nel film d’esordio alla regia di George Clooney, Confessioni di una mente pericolosa (2003), e una fotografa ambigua in Closer (2004) di Mike Nichols. Dopo un periodo di pausa dalla vita pubblica, Julia riprende la carriera nel 2007 con La guerra di Charlie Wilson di Mike Nichols, affiancata da Tom Hanks.  Continua a esplorare ruoli diversificati, in film come Duplicity (2009) e Mangia, prega, ama (2010), dove affronta tematiche di ricerca interiore e crescita personale.

Julia Roberts
Julia Roberts, Fonte: Lei

Gli anni ’10

Nel 2012, Julia interpreta la Regina Cattiva in Biancaneve di Tarsem Singh, un ruolo che le consente di mostrare una faccia diversa del suo talento. I segreti di Osage County (2013) le frutta nominations come miglior attrice non protagonista ai BAFTA, ai Golden Globes e agli Academy Awards.

Negli anni recenti, Julia continua a collaborare con registi di talento come Jodie Foster e Billy Ray, recitando in film come Money Monster (2016) e riunendosi con Gary Marshall per Mother’s Day (2016). La sua versatilità e il suo impegno la portano a interpretare una madre combattiva in Ben is Back e in Wonder (2017), tratto dal romanzo di R.J. Palacio, che esplora temi di accettazione e amore familiare.

Le prospettive attuali della diva Julia Roberts

Nel 2022, Julia è co-protagonista con George Clooney in Ticket to Paradise, dimostrando ancora una volta di essere una presenza di grande rilievo nel panorama cinematografico moderno. Con una carriera che continua a espandersi, Julia Roberts rimane un simbolo di talento, resilienza e versatilità, incantando il pubblico di generazione in generazione. La sua capacità di affrontare ruoli sfidanti e la sua dedizione al mestiere la rendono una delle attrici più rispettate e amate di tutti i tempi.

 

Marco Prestipino

 

 

Dracula – L’icona dell’horror tra letteratura e cultura popolare

Chi è il Conte Dracula?

Dal romanzo di Bram Stoker del 1897, il Conte Dracula è diventato un vero e proprio mito del genere horror. Un personaggio enigmatico che incarna le paure dell’epoca vittoriana, catturando l’immaginazione di generazioni di lettori.

Ma cosa rende Dracula così affascinante?

Parte del suo successo deriva dalla sua natura duale di mostro e seduttore, e, in particolar modo, dal suo profondo legame con la tradizione folcloristica dei Paesi dell’Est Europa.

Le origini di questa figura sono, però, molto più remote: il vampiro ha terrorizzato l’umanità sin dai tempi antichi.

Scrittori come Eschilo, Omero e Orazio ne fecero menzione. Per i Greci era considerato una vera e propria maledizione. Nel Medioevo, si usava esorcizzare le spoglie di chi era sospettato di vampirismo, praticando rituali che prevedevano l’inserimento di un punteruolo nel cuore.

È probabile che l’opera di Stoker prenda ispirazione da una paura generalizzata e profondamente radicata nei confronti del vampiro. Questa figura inquietante non rappresenta solo un mostro, ma incarna anche tematiche universali. Il Conte Dracula è, infatti, una potente metafora di transizione, situato al confine tra vita e morte.

La sua presenza misteriosa e trasgressiva invita a confrontarsi con le paure di un’epoca in rapido cambiamento, divenendo un simbolo estremamente complesso.

 

Vlad III Dracula

Ma è tutta finzione? In realtà, la figura di Dracula è legata a vari personaggi storici, in particolare a Vlad III Principe di Valacchia. Egli prese il soprannome di Draculea dal padre, noto come Dracul per il suo legame con l’ordine del Drago. Tuttavia, nella mitologia rumena la figura del drago non esisteva e il termine Dracul designava il diavolo.

Vlad III si distinse per la sua spropositata crudeltà. Dalle cronache dell’epoca è raffigurato come un torturatore che beveva il sangue delle sue vittime. Durante i tre periodi in cui regnò, per un totale di sette anni, condannò a morte oltre 100.000 persone, la maggior parte dei casi per impalamento.

 

Vlad III, Principe di Valacchia
Vlad III, Principe di Valacchia

Il romanzo di Bram Stoker

Il romanzo di Bram Stoker è raccontato attraverso lettere e diari. In particolare, quelli di Jonathan Harker, il quale si reca in Transilvania per un affare con il Conte Dracula.

Nonostante gli avvertimenti degli abitanti, Harker incontra Dracula, che si mostra inizialmente ospitale. Ben presto, però, realizza di essere prigioniero nel suo castello e parte del piano diabolico del suo padrone. Il Conte Dracula è un vampiro con poteri soprannaturali ed intende andare a Londra per trovare nuove vittime e creare un esercito di vampiri.

In una lotta per mettere fine al suo piano di vampirizzazione, i vari personaggi si susseguono fra le pagine dando vita al primo romanzo horror nella storia della letteratura. Oscuro, voluttuoso e venato di gotico, il Conte Dracula è, infatti, iniziatore del genere.

Dracula, 1931
Dracula, 1931

Oggi

Il romanzo contribuì ad accrescere la popolarità di questo personaggio, rendendolo uno dei simboli dell’ horror più conosciuti a livello mondiale. Ne seguirono numerose rappresentazioni cinematografiche. La prima risale al 1922. La più  fedele al romanzo è quella del 1992, diretta da Francis Ford Coppola.

Oggi, Dracula non rappresenta solo un personaggio di finzione, ma un vero e proprio fenomeno culturale che continua a risuonare nel tempo.

Nonostante la sua peculiarità sia il legame con personaggi storici e tradizioni folcloristiche, questa figura è capace di reinventarsi ed adattarsi ad ogni periodo storico grazie ai temi universali che affronta.

 

Fonti:

https://www.storicang.it/a/vlad-limpalatore-luomo-dietro-dracula_15840

https://www.studenti.it/dracula-bram-stoker-leggenda-trama-personaggi-analisi-libro.html

 

Antonella Sauta

The Apprentice: il lato di Trump che non vi voleva svelare

The Apprentice non si perde in chiacchiere ed è attuale. Voto UvM: 4/5

 

A poco meno di un mese dalle elezioni presidenziali negli USA, esce nelle sale un film incentrato proprio sulla figura di uno dei due candidati alla Casa Bianca: Donald J. Trump. “The Apprentice – Alle origini di Trump” è stato mostrato in anteprima al Festival di Cannes in quanto concorrente per la prestigiosa Palma d’Oro. L’ambientazione degli anni ’70 e ‘80 lo vede agli albori della sua lunga attività imprenditoriale, interessandosi all’apprendimento dei trucchi del mestiere. L’ex presidente è magistralmente interpretato da Sebastian Stan, conosciuto per l’interpretazione del Soldato d’Inverno nei film Marvel, affiancato da Jeremy Strong nei panni dello spietato Roy Cohn.

Da piccolo gestore immobiliare alla Trump Tower

La storia del film inizia con un Donald irriconoscibile che cerca di barcamenarsi nell’adrenalinica New York. All’ombra del padre, il rude Fred Trump, è poco considerato quando si tratta di chiudere affari. La sua fortuna risiede nell’azienda immobiliare di famiglia, anche se Fred pone poche speranze nel figlio. Il loro rapporto è di fatti per lo più composto da conflitti, soprattutto quando si parla del processo federale in cui la famiglia è coinvolta. In una delle serate dell’alta società newyorkese, fa la conoscenza di Roy Cohn, rinomato avvocato che viene visto come la soluzione ai problemi legali. Roy si presenta apparentemente senza un briciolo di umanità, non sapendo che ciò farà la fortuna di Trump.

Con un po’ di insistenza Donald riesce a diventare suo cliente: l’incontro gli cambierà la vita poiché l’avvocato gli trasmette i propri insegnamenti. Tre spietate regole per vincere nel mondo degli affari, dei processi e della vita che diventeranno un vero e proprio mantra per il costruttore. Il suo primo obiettivo è quello di farsi notare vincendo una grande scommessa: l’acquisizione del Commodore, un lussuoso hotel in rovina, al fine di rilanciare l’economia cittadina. Grazie all’aiuto di Cohn, che non si fa scrupoli di nessun genere, riesce a vincere il processo contro l’azienda. In seguito riesce anche ad ottenere la struttura del Commodore senza tassazione. Questo lo porta ad affermarsi nella scena pubblica come costruttore, come gli piace definirsi, in ascesa nella grande mela.

Il rapporto col mentore

Il suo avvocato gli insegna anche come curare la sua immagine, che presto imparerà a elevare sopra ogni cosa attorno a lui, tanto da affermare che l’utilizzo del suo nome per oggetti di lusso o grandi edifici “non ha niente a che vedere con l’ego, semplicemente vende”. La sua vera vocazione si palesa essere quella della figura di spicco più che del grande uomo d’affari che non sbaglia un colpo, anzi tutt’altro. Lo stesso Cohn, colui che l’ha costruito, inizia ad essere fatto da parte.

The Apprentice: Individualismo oltre ogni cosa

Dopo l’apertura della Trump Tower e l’espansione spropositata dei casinò ad Atlantic City iniziano a sorgere i problemi relativi ai mutui accumulati per queste grandi costruzioni. Anche la relazione con la sua prima moglie, Ivana, conosciuta durante una delle tante cene della New York per bene, inizia a scricchiolare. L’avanzamento dell’età e la fama portano Donald a compiere scelte ambigue ed egoistiche: la scarsa considerazione del fratello Fred Jr. porterà alla sua morte, perde interesse in Ivana, costretta a sottoporsi a una mastoplastica, e allontana definitivamente Roy Cohn. Nel film ci sono continui riferimenti ad avvenimenti futuri, come la creazione del motto “Make America Great Again”. Non mancano neanche domande riguardo una eventuale candidatura come presidente.

The Apprentice
Lo stile del maccartista.  Fonte: npcmagazine.it

La figura di Cohn come specchio della società

Per analizzare bene The Apprentice è necessario dare uno sguardo anche al mentore dell’imprenditore. L’avvocato Roy Cohn, seguace del maccartismo, è additato come il diavolo, anche se andrà a creare una creatura ben più spregevole. Come già accennato, il mantra di Donald sono state le determinate tre regole di Cohn: attaccare, attaccare, attaccare, senza dare tregua, negare la verità fino a crearsi la propria verità e infine mai confessare, al fine di risultare sempre vincitore. Tutto questo, unito a qualche trucchetto non propriamente legale, fanno di Roy l’avvocato e il maestro perfetto, ma solo all’apparenza. Dietro i suoi processi contro comunisti e omosessuali, si nasconde un uomo anch’esso omosessuale, che finirà per contrarre l’AIDS negli anni dell’epidemia. La rivelazione del suo lato umano, anche nei confronti del compagno, porterà Trump ad allontanarlo e a ripudiarlo per la sua malattia.

The Apprentice
Roy Cohn interpretato da Jeremy Strong. Fonte: bbc.com

Conclusioni su The Apprentice

La de-umanizzazione di Donald passa dalla liposuzione e dalla chirurgia estetica fino all’abuso della moglie. Questa scena in particolare ha creato problemi nella distribuzione del film stesso, che si pensava fosse ideato per celebrare ancora di più la figura del candidato presidente. Lo stesso Trump ha cercato di oscurarlo, minacciando azioni per vie legali, ma mai effettivamente attuandole. The Apprentice si conclude con il climax della scrittura dei primi libri del magnate, che ormai diventato un uomo copertina si prepara a prendersi il mondo intero con insaziabile ambizione.

 

Giuseppe Micari

Il Robot Selvaggio: tra Artificio e Natura

Il robot selvaggio è un film che unisce sapientemente il classico e l’innovazione
Voto UVM: 5/5

 

Il Robot Selvaggio è un film d’animazione del 2024 targato Dreamworks, scritto e diretto da Chris Sanders (regista di Lilo & Stitch Dragon Trainer). È l’adattamento dell’omonimo libro scritto da Peter Brown.

Il Robot Selvaggio: Trama e personaggi

Il film narra le vicende dell’unità robotica ROZZUM 7134, detta Roz (nella versione italiana la voce è di Esther Elisha). Prodotta dalla Universal Dynamics, quest’unità, così come le altre della linea ROZZUM, è stata programmata per aiutare noi umani a svolgere le più svariate mansioni. Un giorno il mezzo che trasportava Roz e altre unità ROZZUM si schianta su un’isola dalla natura incontaminata. Qui il robot dovrà riuscire a “sopravvivere” in un ambiente per il quale non è stato programmato e, soprattutto, dovrà capire come fare da “madre” a Beccolustro, un’ochetta trovata da Roz stessa a seguito di un incidente. Ad aiutare Roz ci sarà anche la volpe Fink, dapprima interessata a sfruttare il robot per le sue comodità, finendo poi per affezionarsi davvero sia al robot che a Beccolustro.

La nascita di Beccolustro. Fonte: UCI Cinema

Istinto e programmazione

Uno dei temi principali del film è la relazione tra natura e tecnica, entrambe rappresentate nelle loro forme più pure: la foresta incontaminata e il robot. Da un lato, puro istinto di sopravvivenza, dall’altro una macchina che segue pedissequamente un codice preimpostato. Due modi di stare al mondo apparentemente molto diversi, ma in fondo nemmeno troppo, poiché anche gli animali, per la sopravvivenza, seguono quella che Roz definisce la loro programmazione. Ma se il robot è programmato per aiutare gli esseri viventi, gli animali sono programmati per autoconservarsi. Persiste un’importante differenza: gli animali mostrano comunque di sapersi adattare ed essere flessibili. Questo non vale per i robot, i quali, eccezion fatta per Roz, seguono in maniera rigida e inflessibile la loro programmazione, dimostrando di possedere un’intelligenza (artificiale) che dopotutto intelligente non è.

Adattarsi

Roz è un robot costruito apposta per portare a termine l’incarico che gli viene assegnato. Ma il destino le riserva un compito davvero difficile: quello di genitore. La genitorialità però, non è iscritta in nessuna sua programmazione, ed esiste un solo modo per assolverla: adattarsi, come dice una madre opossum incontrata da Roz. Il robot è quindi costretto ad andare oltre la sua programmazione, che comunque rimane alla base della sua personalità, ma non è più un semplice insieme di protocolli. Non è più un’intelligenza artificiale, lineare nei suoi algoritmi, ora diventa quella che potremmo chiamare intelligenza adattiva. Roz non sarà il solo personaggio a seguire questo percorso, anche gli animali impareranno qualcosa da lei, ma di questo non voglio anticipare niente, lascio al lettore il compito di scoprirlo guardando la pellicola.

Roz e Fink cercano di crescere Beccolustro. Fonte: Dreamworks, Universal Pictures

Non Cosa raccontare, ma Come raccontarlo

Fino a qui, il film non pare nulla di nuovo: in effetti, la storia non è così rivoluzionaria. Viene però rappresentata in maniera eccellente e con introspezione immediata. Un ingrediente della pellicola che mantenendo leggerezza e bellezza, porta il giovane spettatore alla facile comprensione e l’adulto alla riflessione. Le animazioni sono una gioia per gli occhi, e sfruttano alcune delle tecniche più recenti che stanno rinnovando l’estetica occidentale dei film d’animazione. A ciò si aggiunge la colonna sonora, di Kris Bowers, la quale si accompagna perfettamente ai momenti principali del film, coinvolgendo lo spettatore nelle scene emotivamente più alte della pellicola. È anche facile ritrovarsi nei personaggi, tutti mossi dal medesimo scopo: trovare il proprio posto, obiettivo un po’ di tutti. Questo film ci ricorda che non è tanto il cosa racconti, ma il come lo racconti a fare la differenza.

Conclusioni su Il Robot Selvaggio

In conclusione, Il Robot Selvaggio vale il prezzo del biglietto, anche già solo per il comparto tecnico, il quale è un vero spettacolo. Inoltre, c’è tanto altro da dire sul film, che volutamente ho omesso proprio per non rovinare la visione a chi volesse recuperarlo. La pellicola ha tanto da dire un po’ a chiunque, come ogni opera d’arte degna di tale nome dovrebbe riuscire a fare.

 

 

Alberto Albanese

Arrestato a Malpensa truffatore ricercato in tutto il mondo

La polizia di Milano ha arrestato all’aeroporto di Malpensa un uomo italo-australiano di quarantatré anni, ricercato a livello internazionale da oltre tre anni, subito dopo il suo arrivo su un volo proveniente da Singapore. L’uomo sfuggito alla giustizia per un lungo periodo, si trovava sotto il mirino delle autorità di diversi paesi, che avevano emesso un mandato di arresto internazionale per il suo coinvolgimento in attività criminali di rilevante portata.

Le accuse

Il mandato di arresto, emesso da una corte distrettuale del North Carolina, accusava l’uomo di far parte di un’organizzazione criminale transnazionale dedita alla frode telematica, al riciclaggio di denaro e alla compromissione di sistemi elettronici.

Secondo le indagini, l’uomo avrebbe avuto un ruolo fondamentale in una rete che ha sfruttato sofisticate tecniche informatiche per compiere attacchi mirati a danneggiare sistemi di pagamento e reti bancarie. E sarebbe riuscito così a generare profitti illeciti per un ammontare che si aggira intorno ai 31 milioni di dollari, ovvero circa 28,5 milioni di euro.

Il momento dell’arresto

Le autorità statunitensi, in collaborazione con quelle europee, avevano intensificato le ricerche in tutto il mondo per rintracciare il fuggitivo. Fondamentale l’aiuto di una cooperazione internazionale che ha permesso di seguire le sue tracce fino al momento dell’arresto. L’operazione ha avuto luogo in un momento particolarmente delicato,  il sospettato stava cercando di rientrare in Europa, probabilmente per sfuggire ulteriori indagini o per pianificare nuove attività illecite.

Al momento del suo arresto, l’uomo, oltre a essere in possesso di una documentazione che confermava la sua identità e i legami con il crimine transnazionale, aveva con sé diverse migliaia di euro in contante. ( Un fatto che ha sollevato ulteriori sospetti circa la provenienza illecita dei fondi.)

Inoltre, gli agenti hanno trovato alcuni dispositivi informatici, che potrebbero contenere prove fondamentali per il proseguimento delle indagini, carte di credito che non erano registrate a suo nome e due orologi di straordinario valore, il cui possesso potrebbe essere legato a guadagni illeciti derivanti dalle attività criminali di cui è accusato.

Attualmente, il quarantatreenne si trova recluso nel carcere di Busto Arsizio, a disposizione delle autorità italiane. È in attesa che vengano completate tutte le formalità legate al suo processo di estradizione verso gli Stati Uniti, dove dovrà rispondere delle accuse mosse nei suoi confronti. Le forze dell’ordine italiane stanno collaborando strettamente con gli investigatori statunitensi per assicurarsi che l’estradizione avvenga senza intoppi e che il sospettato venga messo nelle mani della giustizia americana per affrontare il suo processo.

Ruolo decisivo: la sinergia tra le agenzie investigative

Questa operazione di polizia non rappresenta un caso isolato, ma fa parte di una strategia più ampia di collaborazione internazionale tra le forze dell’ordine, in particolare per quanto riguarda la lotta contro il crimine informatico. Già lo scorso luglio, grazie a questa stessa rete di cooperazione, un altro cyber-criminale latitante  era stato arrestato in Italia. Questo evidenzia quanto sia fondamentale la sinergia tra le agenzie investigative, con la Polizia di Stato italiana e l’FBI che hanno intensificato le loro attività congiunte per smantellare organizzazioni criminali globali.

fonte : Flickr

Il successo di queste operazioni è frutto di una cooperazione strutturata che si è ulteriormente rafforzata negli ultimi anni. Il personale specializzato delle due agenzie è ormai accreditato presso le rispettive sedi centrali, lavorando a stretto contatto per contrastare i crimini informatici e le frodi finanziarie che attraversano i confini nazionali. Grazie a questo scambio di informazioni, competenze e risorse, le indagini possono essere più rapide ed efficaci. E permettono alle forze dell’ordine di intervenire con tempestività in situazioni di alta complessità, come quella in cui si trovava il quarantatreenne arrestato.

L’arresto dell’uomo rappresenta una vittoria significativa per le forze dell’ordine, non solo perché interrompe il flusso di denaro illecito, ma anche perché dimostra la crescente capacità delle autorità di collaborare a livello internazionale per combattere i crimini informatici. I quali ,oggi, rappresentano una delle minacce più gravi per l’economia globale. Dunque il sospettato affronterà l’estradizione verso gli Stati Uniti, dove risponderà alle accuse in tribunale.

Caterina Martino

Megalopolis: il “film della vita” di Coppola è Cinema ma non convince

Megalopolis
Un film che dal punto visivo coinvolge e che con un linguaggio particolare vuole lanciare un messaggio, ma lo fa con ritmo discontinuo e risultando anche “fuori tempo” Voto: 3/5

 

Megalopolis è un film del 2024 scritto, autofinanziato, prodotto e diretto da Francis Ford Coppola (regista di film come Apocalypse Now, o la trilogia de Il Padrino). È stato presentato in anteprima al Festival di Cannes tenutosi lo scorso Maggio e anche di recente, al Festival Del Cinema Di Roma, dove ha rilasciato una stupenda intervista.

Il cast è composto da Adam Driver, Giancarlo Esposito, Nathalie Emmanuel, Aubrey Plaza, Laurence Fishburne, Dustin Hoffman, Shia LaBeouf, Jon Voight.

Trama

Cesar Catilina (Adam Driver) è una delle persone più importanti di New Rome, affermato architetto che ha vinto il Premio Nobel per aver inventato il Megalon, un materiale capace di far avere una visione futura della città, che appare piuttosto rivoluzionaria. È ingiustamente accusato di aver avuto un ruolo nel suicidio della moglie dal procuratore distrettuale Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito). Quest’ultimo è divenuto sindaco e vuole ostacolare a tutti i costi il progetto architettonico di Cesar, che consiste nell’utilizzo del Megalon per restaurare la città e costruire Megalopolis, per mantenere una visione conservatrice e non lasciare che la città progredisca. Cesar ha l’appoggio di suo zio Hamilton Crassus III (Jon Voight), mentre suo cugino Clodio (Shia LaBeouf) cerca di ostacolarlo con una campagna politica. Julia (Nathalie Emmanuel) è la figlia del sindaco, diverrà presto l’amante di Cesar e questo la porterà a ritrovarsi combattuta tra quest’ultimo e suo padre Franklyn.

In tutto questo, la città sta arrivando sempre di più verso la decadenza.

Megalopolis, osare alla maniera di Francis Ford Coppola

Nel bene e nel male, Francis sa come fare il regista e il suo tocco ha dato una svolta non indifferente alla storia del cinema. Appartenente alla categoria di registi che hanno formato la nuova Hollywood (la stessa dove si annoverano anche Steven Spielberg, Martin Scorsese, Stanley Kubrick), Coppola è sempre stato un uomo che adora fare cinema e nonostante abbia avuto diverse difficoltà nella vita e non tutti i suoi film siano stati dei successi, non si è mai arreso e ha sempre voluto osare o sperimentare alla regia, uscendo sempre a testa alta. La sua passione per il cinema si vede dai suoi prodotti e dal suo stile osmotico. I suoi film uniscono intelletto, bellezza, stile ed emozione e riescono a toccare sia la mente che il cuore, con un tocco che include sia la poetica che la drammaticità e che garantisce uno spettacolo visivo e sentimentale.

Anche nel “peggiore” dei suoi film si percepisce ciò e che non è infallibile lo ha dimostrato ora nel suo “film della vita”: Megalopolis.

Megalopolis
Veduta di New Rome.  Fonte: Eagle Pictures

 

Il Caso “Megalopolis”

In un’epoca difficile come questa, il cinema sembra che punti più sui guadagni che sulla comunicazione. Questo non sta a significare che sia un male ed è giusto che ci siano i prodotti d’intrattenimento (che possono essere anche questi di qualità), ma non si deve perdere la vera magia del cinema e l’amore per esso.

Registi come Coppola hanno un problema, ossia sono rimasti ancorati a vecchie tradizioni (nobilissime) senza adeguarsi alla contemporaneità. Ciò porta le case di distribuzioni a non scommettere tanto su di loro, il che rende assurdo che il regista de Il Padrino faccia fatica a lavorare e che debba autofinanziarsi un progetto verso cui credeva tantissimo. Investire diverso tempo e molti soldi per il “lavoro della vita” può portare ad un grande risultato, ma solo perché si parla di Coppola non significa che sia per forza un capolavoro.

Megalopolis
Cesar Catilina (Adam Driver). Fonte: Eagle Pictures

“Megalopolis” è cinema con la C maiuscola, ma capace di far discutere

Megalopolis è cinema con la C maiuscola, una di quelle pellicole che comunicano messaggi con un linguaggio non troppo semplice ed estetica ricercata. E’ palese che il regista ci tenesse a realizzare una pellicola che avesse idee sue personali da inserire nei personaggi. Una denuncia alla società contemporanea su tutti i fronti, rappresentata qui come un’antica Roma che fa fatica ad adeguarsi ai tempi che corrono. L’odissea che ha dovuto affrontare Coppola nella realizzazione del suo progetto viene raccontato con una favola metaforica. Anche il personaggio di Cesar ha delle similitudini con Coppola stesso, è un uomo che ha una grande visione che non viene compresa da tutti.  Un uomo che deve fare i conti con il tempo che scorre e con la difficoltà di adeguatezza che lo contraddistingue. Megalopolis è una pellicola che mostra una visione del futuro già passata e quindi “fuori tempo”.

La trama del film è semplice, ci si può fare un’idea sugli ideali del regista, ma è lontano dall’essere definito un capolavoro. Alcuni errori sono stati commessi, come un ritmo discontinuo e con una mancata cura nella scrittura di qualche personaggio.

Un film forse già vecchio

Se da una parte si può considerare una storia che rispecchia il regista, con la sua visione e il suo stato d’animo, dall’altra questo mancato adattamento ai tempi che corrono hanno reso Megalopolis un film già “vecchio” ancor prima che uscisse, perché la visione sul futuro è una visione già passata. Megalopolis è un film destinato a far dividere e a far discutere, perché non sarà compreso da tutti, naturalmente. C’è chi lo definirà un capolavoro e chi invece, un pasticcio confusionario con delle scene che sfiorano anche il trash, in alcuni momenti.

Ma lo si può anche considerare un film che attira l’attenzione e che riesce trasmettere qualcosa, notando tuttavia anche difetti che stonano con la pellicola, su alcuni fronti.

 

 

Giorgio Maria Aloi

 

 

 

 

 

 

 

La Maternità surrogata diventa un reato universale

Maternità surrogata, l’Italia rende la pratica un reato universale e introduce nuove severissime pene. I genitori che faranno ritorno in Italia dopo esser ricorsi alla pratica della “gestazione per altri“, rischiano dai tre mesi ai due anni di reclusione oltre ad una sanzione pecuniaria che potrà arrivare fino ad un milione di euro.

Infatti il 16 ottobre si è discusso ed approvato al Senato il Disegno di Legge sulla Maternità Surrogata, precedentemente approvato dalla Camera nel luglio del 2023, che estende la perseguibilità del reato di gestazione per altri (GPA) anche ai cittadini italiani che ricorrono o hanno già ricorso alla pratica all’estero.

Cosa prevede la legge e cosa cambia

Il ddl introduce una norma che modifica le precedenti disposizioni, ovvero l’articolo 12 della legge 40 del 19 febbraio 2004 che al comma 6 già punisce con la reclusione da 3 mesi a due anni e con una multa dai 600.000 euro ad un milione di euro “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità”.

La norma, considerata legge simbolo di Fratelli d’Italia, estende le sanzioni anche a chi ha un figlio con la GPA anche se va all’estero e in un paese che considera la pratica totalmente legale. L’intervento del capogruppo della Lega, espressione della maggioranza di governo, Massimiliano Romeo spiega la ratio della norma:

“Con questo provvedimento vogliamo infatti evitare che il divieto previsto in Italia venga aggirato, andando all’estero per commissionare un bambino che poi viene riconosciuto nel nostro Paese”

Maternità surrogata o utero in affitto, di cosa si tratta? 

La maternità surrogata o gestazione per altri (Gpa), detta volgarmente utero in affitto, è una pratica in cui una donna, definita madre surrogata o gestante per altri, porta a termine una gravidanza per conto di una coppia o di un singolo che non possono avere dei figli naturalmente. Questa pratica, già reato in Italia, può essere svolta dietro retribuzione o con fine altruistico. A livello scientifico accade che gli ovuli e lo sperma della coppia vengono utilizzati per creare un embrione tramite la fecondazione in vitreo, embrione che sarà poi impiantato nella madre surrogata la quale porterà avanti la gravidanza per poi “consegnare” il figlio ai genitori designati.

Cosa si intende per reato universale? 

Come detto, la nuova norma trasforma la maternità surrogata in un reato universale, al pari di gravi reati quali l’omicidio. Si tratta di una fattispecie perseguibile penalmente ovunque sia compiuta nel mondo derogando di fatto il principio di territorialità. Se prima infatti si poteva essere perseguiti per la GPA solo se effettuata nel territorio italiano, la nuova norma trasformando il reato in un reato universale rende penalmente perseguibili chiunque la effettui anche al di fuori del territorio nazionale, anche se effettuata in paesi dove la pratica è riconosciuta come legale.

Cosa dicono le opposizioni 

Le opposizioni si sono compattate in una forte critica unanime, dentro e fuori l’Aula del Senato. La senatrice Elena Cattaneo definisce il provvedimento «un manifesto ideologico a danno delle famiglie e bambini». Il capogruppo di Isaia Viva, Ivan Scalfarotto attacca dicendo che il nuovo provvedimento viola l’articolo 3 della Costituzione e la senatrice M5S Alessandra Maiorino parla di «un obbrobrio giuridico» che equipara la GPA ai crimini di guerra e alla tortura.

Francesco Pio Magazzù

“Iddu”: Fotografia dell’ultimo latitante

"Iddu"
Un film che vuole scavare a fondo nella psiche di Matteo Messina Denaro e lasciare una riflessione sulla dinamica sociale presente, anche sfiorando l’immaginazione – Voto UVM: 3/5

 

Iddu – L’ultimo Padrino è un film del 2024, diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, con protagonisti Elio Germano e Toni Servillo. Distribuito da 01 Distribution e prodotto da Rai Cinema e Indigo Film , è ispirato a un momento specifico della latitanza del boss mafioso Matteo Messina Denaro. E’ stato presentato in anteprima lo scorso 5 Settembre alla 81° Mostra d’arte cinematografica di Venezia ed è arrivato nelle sale il 10 Ottobre.

Trama di “Iddu”

Sicilia, primi anni 2000, Catello Palumbo (interpretato da Toni Servillo), condannato per concorso esterno ad associazione di tipo mafioso, esce dal carcere dopo aver pagato il suo debito con la giustizia. Ritornato a casa dalla sua famiglia, viene messo in contatto con i servizi segreti che gli propongono di collaborare alla cattura del suo figlioccio, ovvero Matteo Messina Denaro (interpretato da Elio Germano), che è in latitanza da diversi anni.

Di conseguenza, Catello inizia a scambiarsi dei pizzini con lui (quest’ultimo stanco della sua vita da latitante) e spera che in uno di questi venga rivelato per sbaglio il suo nascondiglio o che riesca a proporgli un incontro, in modo da farlo uscire allo scoperto e permetterne la cattura.

“Iddu”: un insolito film di mafia

Questo film non vuole rappresentare la verità assoluta, anzi non lo è affatto. È una possibile chiave di lettura che riesce a raccontare degli avvenimenti accaduti, mostrati con uno stile romanzato. Proprio per questo si consiglia, prima o dopo la visione di informarsi su questo personaggio e su tutto ciò che lo riguarda.

I due registi hanno deciso di prendere un momento specifico della vita di Messina Denaro per mettere in risalto la psicologia del noto criminale e capire cosa l’ha spinto a compiere quelle azioni. Un film ispirato a fatti realmente accaduti ma narrati con un tono autoriale e a tratti fantasioso trova anche spazio per la “possibile” umanità di questo personaggio.

“Bisogna stare attenti ai valori trasmessi. Dietro ogni azione maligna c’è un essere umano” – Elio Germano all’81ª edizione del Festival di Venezia

Inoltre pone anche un aspetto riflessivo sulla condizione sociale di oggi e, guardando al passato, ci si rende conto che la situazione non è così differente.

“Uno dovrebbe domandarsi com’è possibile che da questo universo così miserabile, da questi narcisismi così squallidi, nasca un potere che tiene in scacco un isola intera, una regione intera e un intero paese”. – Toni Servillo nell’intervista al podcast “ArteSettima”

 

 

"Iddu"
Toni Servillo nei panni di Catello Palumbo Fonte: AGENsir

 

I Due Pilastri

Una carta vincente di questa pellicola è sicuramente l’incredibile performance dei due attori protagonisti, appunto Elio Germano e Toni Servillo.

Germano fin dagli inizi ha dimostrato di avere delle capacità che gli permettono di entrare nel profondo dei personaggi che interpreta. Peraltro questa sua capacità gli ha consentito di interpretare nel corso della sua carriera diversi personaggi realmente esistiti (come ad esempio Giacomo Leopardi ne “Il giovane favoloso”, Nino Manfredi ne “In arte Nino”, Giorgio Rosa ne “L’incredibile storia dell’isola delle rose”, Antonio Ligabue in “Volevo nascondermi” ed Enrico Berlinguer ne “Berlinguer – La grande ambizione” che uscirà al cinema il 31 ottobre). Nel caso specifico di “Iddu”, la sua abilità mimica e il suo impegno nell’apprendere il dialetto trapanese ha reso l’interpretazione molto convincente.

Stesso discorso si può fare anche per Servillo che riesce anche lui, con una modalità differente, ad essere impeccabile in ogni ruolo. Anche nella sua filmografia troviamo interpretazioni su personaggi realmente esistiti (ad esempio Giulio Andreotti ne “Il Divo”, Silvio Berlusconi in “Loro”, Luigi Pirandello ne “La Stranezza” e prossimamente Giuseppe Garibaldi ne “L’abbaglio”).

Attraverso due metodi differenti (quelli di Stanislavskij e Brecht), Germano e Servillo riescono ad immedesimarsi nei due personaggi che, seppur distanti fisicamente per buona parte del film, sono comunque uniti da un filo conduttore che si manifesta con lo scambio dei pizzini. La pellicola trova spazio per entrambi gli archi narrativi: da un lato un uomo stanco della sua condizione di vita e che mostra la sua umanità, dall’altra un uomo mosso dalla paura di perdere tutto quello che ha.

Inoltre questo film può vantare la presenza di altri comprimari come Barbora Bobulova, Fausto Russo Alesi, Tommaso Ragno, Vincenzo Ferrara, Betty Pedrazzi e Maurizio Bologna.

Iddu
Catello Palumbo(Toni Servillo) e Mattia Messina Denaro (Elio Germano). Fonte: La Biennale di Venezia

Lo Scopo sociale del Film

Al di là di tutto, questo film non ha lo scopo di raccontare verità assolute sulla mafia, esso non ne rappresenta. Con un ritmo ben serrato e una sfumatura vicina alla commedia, accompagnata dalla colonna sonora del cantautore siciliano Colapesce, la pellicola riesce tuttavia a portare lo spettatore ad una riflessione profonda su un fenomeno che è come un cancro che non si riesce a estirpare del tutto. La mafia è come un’ombra: anche senza vederla è sempre in mezzo a noi.

 

Rosanna Bonfiglio

Giorgio Maria Aloi