Lezioni di degrado al Polo dell’Annunziata

La recente ristrutturazione del DICAM ha restituito decoro al polo universitario dell’Annunziata, ma lo stato di abbandono dell’omonimo Viale penalizza l’immagine del Dipartimento. Basta fare qualche passo fuori dal cancello per rendersene conto.

Un’accoglienza poco universitaria

Il quartiere dell’Annunziata non brilla certo per ordine e pulizia. Un torrente scoperto e maleodorante taglia in due la strada, e il caos del parcheggio selvaggio regna sovrano. Aiuole e rotonde sono sommerse da erbacce e sterpaglie, mentre qua e là spuntano mini discariche di rifiuti ingombranti. Non è esattamente ciò che ci si aspetta da una zona universitaria.

Ma se l’intero rione richiederebbe una strutturale quanto complessa riqualificazione da parte del Comune, la prima parte del Viale, quella che conduce al DICAM, potrebbe essere facilmente curata con un minimo di attenzione in più.

Proprio quel tratto di strada che va dalla terza rotonda fino ai cancelli del Dipartimento rappresenta il vero ingresso del Polo universitario. In virtù di ciò, sarebbe lecito attendersi un’area rifinita, che accolga al meglio gli accademici. Al contrario, si presenta trascurata, sporca, quasi respingente.

Da mesi il viale è invaso da alte erbacce che rendono il marciapiede in molti tratti impraticabile. Gli studenti sono spesso costretti a scendere sulla strada, camminando a pochi centimetri dalle auto che sfrecciano. E come se non bastasse, non di rado bisogna schivare anche qualche sacco di spazzatura, abbandonato dai residenti della zona non particolarmente affezionati alla raccolta differenziata.

Fra rifiuti, escrementi di animali e scritte spray, raggiungere la facoltà diventa una piccola odissea. E la situazione non migliora quando si arriva davanti al Dipartimento: lì, alla sinistra dei cancelli, la panchina nera resta incrinata da infinite settimane, a testimonianza dell’incuria generale.

Il lato positivo? Le condizioni pietose del viale sono una motivazione in più per laurearsi in fretta. Non tanto per il traguardo accademico in sé, quanto per fuggire il prima possibile da un quartiere tristemente desolato.

 

UniME, pensaci tu!

Il Comune dovrebbe essere il primo soggetto a intervenire, anche solo per dimostrare un minimo di riguardo verso l’Università, istituzione centrale nella realtà cittadina. Ma, a quanto pare, anche una semplice scerbatura sembra cosa dell’altro mondo.

In questo scenario, l’intervento dell’Università di Messina potrebbe fare davvero la differenza. UniMe ha infatti mezzi, voce e autorevolezza per chiedere al Comune e a Messinaservizi una migliore gestione della zona.

Interventi basilari potrebbero migliorare di molto la situazione attuale: l’installazione di cestini lungo il marciapiede aiuterebbe a combattere l’abbandono di lattine e bottiglie di plastica, mentre collocare dei contenitori per le deiezioni canine sarebbero un forte segnale di civiltà. Ma l’intervento più urgente resta la scerbatura, perché qui le erbacce rischiano davvero di diventare alberi.

Sono accorgimenti minimi, ma con una grande importanza. L’ingresso del DICAM merita un aspetto più dignitoso e accogliente. Per questo anche le associazioni studentesche dovrebbero unirsi e fare fronte comune, chiedendo ai vertici universitari un’azione concreta.

Lo richiede l’immagine di UniMe, così come tutti gli studenti che ogni mattina percorrono quei marciapiedi horror per raggiungere le facoltà. Questo degrado va avanti da troppo tempo, e l’Università non può fare finta di nulla.

 

Giovanni Gentile Patti

La prima volta al Mish Mash di Oratio

Durante il Welcome Day del Mish Mash Festival abbiamo avuto l’opportunità di intervistare uno degli ospiti: Andrea Corno alias Oratio, cantante siciliano stabilitosi da sette anni in Toscana. È da poco tornato ad esibirsi e sta preparando l’uscita del suo nuovo disco che raccoglierà i singoli usciti tra 2021 e 2022 tra cui l’ultimo: FirenzeMare. Lo abbiamo incontrato su un balcone del Monastero delle Benedettine, davanti a noi la vista mozzafiato dall’alto della Cittadella fortificata di Milazzo.

 Ci ha da subito dato l’impressione di un artista con tanta energia in corpo e voglia di esprimersi che abbiamo ritrovato – poco dopo – anche sul palco. E’ stata una chiacchierata piacevole e confidenziale: Oratio ci ha accolto in una delle sue camicie sgargianti e ci ha svelato diverse curiosità sulla sua vita artistica e personale. Rimane top secret, però, il “misterioso lavoro” che svolge a Firenze, lontano dalla sua amata terra sicula!

Oratio in esibizione sul palco. © Matteo Mangano

Innanzitutto ti volevamo chiedere se era la tua prima volta a Milazzo.
Allora io sono nato qui vicino, sono di Barcellona Pozzo di Gotto.

Anche noi siamo barcellonesi! Di che zona?
Centro, vicino alla piazza. Ma in realtà vivo fuori.

L’avevamo intuito, dall’accento che era un po’ “alterato”
Sì, vivo a Firenze da un po’ di anni, lavoro lì. Però in realtà ho sempre sperato di poter suonare qui anche se ero fermo da un po’. Il mio progetto era nato nel 2009 col primo disco, ne ho fatto un altro nel 2012, poi c’è stata una lunga pausa che si è protratta fino al 2022 e adesso sta uscendo un nuovo disco.

Diciamo che è stato questo nuovo disco a riportarti qua…
Sì, diciamo che non volevo venire con delle “vecchie robe”. Adesso che ho delle nuove canzoni, mi faceva più piacere esibirmi in concerto.

Prima volta che ti esibisci in provincia di Messina allora?
No no, assolutamente! La prima volta al Mish Mash però! In provincia di Messina ho suonato un sacco di volte – essendo della zona – soprattutto in quegli anni che vanno dal 2008 al 2014.

Pensavamo fossi già espatriato!
No no, ho fatto tanti concerti in giro, ma anche tanti nella provincia di Messina. I primi due dischi sono usciti con un’etichetta palermitana, questo qui con un’etichetta bolognese.

Il pubblico durante l’esibizione di Oratio. © Matteo Mangano

Bene, lasciaci dire “bentornato a casa” allora!
Grazie grazie!

Hai detto che ti sei preso anche una pausa dalla musica. Magari hai avuto tempo per trarne ispirazione?
Ho cercato altre strade nella mia vita, anche perché ho trovato un altro lavoro. In realtà non ho mai smesso di suonare, ma faccio anche altro.

Quindi diciamo che “quest’altro” ti ha aiutato a ritornare sulla scena, ti ha ridato l’ispirazione, ne sei uscito “ricaricato”.
Ad un certo punto mi è mancato molto farlo, perché comunque la musica è la mia valvola di sfogo, qualcosa che ho sempre avuto dentro. Prima la facevo, poi forse ci ho un po’ litigato, ma ci ho rifatto pace. Dopo una storia d’amore finita male nel 2018, forse ho ritrovato la voglia di scrivere queste cose che mi erano successe. Come si dice? Quando uno si lascia, poi escono sempre i dischi!

Esatto, è vero. Dicono così: dalle storie d’amore nascono sempre le migliori canzoni. Quando finiscono però!
Quando finiscono sì, quando ci stai no!

Quando va tutto bene non hai bisogno di cantare.
Eh già, ti annoi!

Oratio suona una delle sue canzoni. © Matteo Mangano

Almeno questa crisi ti ha riportato qua in un certo senso. Il Mish Mash è un festival molto giovane, molto pubblicizzato sui social. Questi ultimi spesso fanno molta leva sull’opportunità che danno anche agli stessi artisti per potersi esprimere. Tu li hai percepiti in qualche modo così i social?
Allora, quando ho iniziato io era in voga My Space…

Un “proto-social” !
Sì, sì esatto. Se lo guardo adesso mi fa paura. Sono andato qualche volta a rivedere la pagina ed era tutto terribile (ride), ma ricordo che in quel periodo fu un territorio importante per conoscersi tra artisti del circuito indie, i vari Colapesce, Di Martino per intenderci. ”Vengo a vederti”, ”Mi compro il disco”, erano affermazioni che nascevano lì in quel contesto, quando eravamo più piccoli. Poi si migrò su Facebook ed ora … Beh, io in realtà Instagram ce l’ho da poco (sono arrivato un pochino in ritardo su quest’ultimo social network, giusto da un paio d’anni)!

Per pubblicizzare la tua musica supponiamo …
Si lo faccio lì, visto che Facebook sta un po’ morendo.

C’è un pubblico molto diverso forse.
Gli over 40 li trovi su Facebook, gli over 25 su Instagram!

E adesso che sei ritornato sulla scena, hai voglia di continuare per un bel po’?
Forse ho trovato la mia dimensione. Non devo inseguire più nessuno, riesco a farlo con un giusto equilibrio, coniugandolo anche col lavoro che faccio a Firenze, prendendoci solamente il bello che c’è.

Grazie per aver risposto alle nostre domande, Oratio. Siamo contenti di aver avuto l’onore di intervistare un artista “barcellonese”

Anch’io, grazie a voi! Vi esorto ad ascoltare le canzoni. Su Instagram mi trovate come ”oratio_con_la_t”, perché si confonde sempre Orazio con la z e invece … E’ un nome che si rifà un po’ anche al noto poeta latino e scrittore di satire Oratio.

Non ci resta che aspettare di vederti tra poco sul palco. A livello umano ci hai già colpiti … e anche “a livello di camicie” ! 
Grazie e in bocca al lupo anche a voi!

Matteo Mangano e Filippo Floramo

Tartufo bianco: riconosciamo quello autentico

Tartufo, che tutti conosciamo come “il fungo sotterraneo”, per il mondo della scienza è un Ascomycota del genere Tuber.  Questi funghi ipogei compiono il ciclo vitale sottoterra in simbiosi con radici di alberi o arbusti creando una stretta connessione chiamata micorriza.

Il profumo di tartufo

Una particolare caratteristica dei tartufi è il profumo intenso e pregnante che si sprigiona quando il corpo fruttifero raggiunge la maturità. Il tipico odore ha lo scopo di attirare vari animali selvatici che, nutrendosi dei funghi, consentono la diffusione delle spore e di conseguenza perpetuare la specie.

Sviluppandosi sottosuolo la reperibilità del fungo non è cosi facile, per poter essere trovato ci si avvale dello spiccato olfatto di cani opportunamente addestrati che ne rivelano le tracce grazie al caratteristico odore. Solitamente la raccolta del tartufo avviene nel periodo autunnale.

Cane addestrato alla ricerca del tartufo – Fonte: unsplash.com

Tuber magnatum Pico, il tartufo più pregiato

Il mondo del tartufo è costituito da varie specie: Tartufo bianco, Tartufo nero pregiato, Scorzone, Bianchetto sono tra le più note ma indubbiamente la varietà più conosciuta a livello internazionale è la prima. Scientificamente noto come Tuber magnatum Pico, il fungo riscontra le perfette condizioni per la sua crescita nell’area della città piemontese Alba.

Tartufo Nero e Tartufo Bianco – Fonte: ilnutrizionista.eu

A fare la differenza con altri tipi di tartufo non è solo il colore ma anche il profumo più intenso e il sapore squisito. È il più raro, motivo per il quale rappresenta uno degli alimenti più costosi al mondo, arriva a costare qualche migliaia di euro al kg, un vero diamante della cucina!

I chimici, curiosi di scoprire ciò che rende cosi speciale il profumo del tartufo, sono riusciti a identificare i composti che lo caratterizzano. I volatili più abbondanti presenti nell’aroma del tartufo includono il bis(metiltio)metano, dimetilsolfuro, 2-metilbutanale e 3- metilbutanale, con variazioni quantitative e qualitative secondo la specie del tartufo e la provenienza geografica. Ad esempio nel Tartufo bianco d’Alba il bis(metiltio)metano è il composto più abbondante responsabile della nota caratteristica e unica.

Tartufo Bianco d’Alba – Fonte: gazzettadalba.it

Aroma naturale o sintetica?

Non solo nel periodo autunnale ma anche tutto l’anno creme e paste al tartufo, olio aromatizzato al tartufo, sono prodotti che facilmente troviamo nei supermercati, ma ciò che compriamo, il tartufo lo contengono veramente? Oppure potrebbe esserci qualche composto chimico che odora di tartufo?

Ebbene si! Rappresentando il composto chiave dell’aroma, il bis(metiltio)metano di origine sintetica è facilmente aggiunto per esaltare l’aroma dei preparati alimentari contenendo o pretendendo di contenere il tartufo.

bis(metiltio)metano

Leggendo attentamente l’etichetta del prodotto possiamo capire il tipo di aroma utilizzato. La dicitura in etichetta aroma indica che la molecola non è naturale ma è derivata da una sintesi in laboratorio; a differenza della dicitura “aroma naturale” che indica invece la presenza di composti aromatizzati di origine naturale.

Metodo per identificare l’aroma autentico

Dato l’alto valore economico del Tartufo bianco genuino è necessario avere dei metodi per distinguere l’aroma naturale del tartufo da quella sintetica. Essendo che la molecola (bis(metiltio)metano), che sia di sintesi o naturale è sempre la stessa, un metodo efficace per poterle discriminare è valutare il rapporto isotopico, che differisce notevolmente tra un composto naturale e uno sintetico.

Per isotopo si intende l’atomo dello stesso elemento caratterizzato da un numero diverso di neutroni nel nucleo. Per quanto riguarda l’atomo di carbonio in natura è presente per circa 99% l’isotopo 12C mentre il 13C 1%. Il rapporto isotopico invece è definito come il rapporto relativo all’abbondanza dell’isotopo più pensante e dell’isotopo più leggero.

Isolato dal tartufo, il bis(metiltio)metano contiene 12C e 13C in un rapporto unico diverso dalla versione sintetica della molecola.

Un gruppo di ricerca ha portato avanti uno studio in cui utilizzando la Gascromatografia multidimensionale accoppiata alla spettrometria di massa a rapporto isotopico è possibile discriminare il bis(metiltio)metato sintetico da quello naturale.

La gascromatografia separa la molecola interessata da altri composti volatili, che in seguito viene bruciata per formare CO2. Sfruttando la spettrometria di massa a rapporto isotopico vengono misurate le relative quantità di 12C e 13C nei campioni analizzando la CO2 formata.

Pasta al tartufo – Fonte: tartufiratti.com

Purtroppo l’utilizzo di sostanze molto più economiche rispetto a quelle dichiarate spinge i produttori a effettuare l’adulterazione. Selezionando in laboratorio solo una delle molecole d’impatto dell’aroma di tartufo è possibile attribuire ad un preparato un sapore che imita quello del costosissimo fungo.

Amanti del Tartufo bianco adesso, grazie a strumenti analitici all’avanguardia, possiamo stabilire se un preparato contiene veramente il Tartufo bianco oppure una versione che di tartufo non ha nemmeno l’ombra.

Georgiana Florea

Varianti del nuovo coronavirus: quanto dobbiamo preoccuparci?

  1. Le varianti
    1. La variante inglese
    2. La variante brasiliana
    3. La variante sudafricana
  2. Perché è importante tenerle sotto controllo?
  3. E i vaccini?
  4. Quanto dobbiamo preoccuparci?

I virus mutano.
Questa è una realtà con cui la comunità scientifica è stata costretta a confrontarsi sin dagli albori della loro scoperta.
Ma mai come adesso quelle piccole variazioni nella sequenza genetica fanno tremare le ginocchia.
Quando il vaccino è stato annunciato, il mondo è entrato in una nuova fase, fatta di speranze e desiderio di scrollarsi di dosso questa interminabile pandemia.
L’ombra delle varianti di SARS-CoV-2 però si è presto abbattuta sulle campagne vaccinali, smorzando l’allegria generale e seminando incertezza.
Molti si sono chiesti, a giusta ragione: quanto dobbiamo preoccuparci?

Le varianti

Ad oggi le varianti saltate agli onori della cronaca sono tre. Cercheremo di riassumerne brevemente le caratteristiche:

  • La variante inglese, B.1.1.7, con un numero inusuale di mutazioni, in particolare nel dominio che lega il recettore (RBD) della proteina spike in posizione 501.
    Si diffonde molto più velocemente delle altre, ma non c’è alcuna evidenza (supportata da uno studio) della sua maggior letalità. Questa variante è stata scoperta a settembre 2020 ed ha già infettato un cospicuo numero di individui.
  • La variante brasiliana chiamata P.1, scoperta in due viaggiatori all’aeroporto di Haneda in Giappone. Ha un set di mutazioni che potrebbero inficiare il suo riconoscimento da parte degli anticorpi.
  • La variante sudafricana chiamata B 1.351, scoperta intorno a ottobre, ha alcune mutazioni in comune con quella inglese pur essendo insorta indipendentemente.

Queste varianti di coronavirus si diffondono molto più velocemente rispetto alle altre e si teme possano provocare una impennata dei casi, così come successo in Gran Bretagna nelle prime settimane di gennaio.
Ripetiamo, non è tuttavia chiaro se queste varianti siano correlate a una maggiore mortalità o morbilità.

Perché è importante tenerle sotto controllo?

Le conseguenze dell’insorgenza di nuove varianti sono ben intuibili, prima tra tutte una maggior rapidità di penetrazione all’interno della popolazione generale.
Maggior penetranza significa nuovi casi e più si allarga il bacino di pazienti, più probabilità ci sono che aumenti la pressione sugli ospedali.
Un’altra, giusta, preoccupazione degli scienziati è che il virus mutato riesca ad evadere la risposta anticorpale dell’organismo, montata in seguito al vaccino o ad una precedente infezione.
La prudenza non è mai troppa, vista la natura a volte aggressiva della malattia.

E i vaccini?

Chiaramente non ci sono ancora trial clinici che possano verificare l’efficacia al 100% degli attuali vaccini sulle nuove varianti.
Le case farmaceutiche stanno cercando di capire se queste mutazioni, a volte minime, a volte più corpose, come nel caso della variante inglese, possano inficiare l’immunizzazione di massa.
Moderna in particolare è fiduciosa sull’efficacia del proprio vaccino sia nei confronti di B.1.1.7 che di B 1.351, mentre Pfizer ha per ora rilasciato dati solo riguardo B.1.1.7.

Quanto dobbiamo preoccuparci?

Tendere l’orecchio alle notizie che arrivano dalla comunità internazionale non è mai sbagliato, ma farsi prendere dal panico è controproducente.
Come già affermato, le mutazioni attuali del SARS-CoV-2 sono troppo esigue per mettere davvero a repentaglio la funzionalità di questi nuovi vaccini.
Nel caso peggiore, avendo già alle spalle un anno di studi e conoscendo l’intera sequenza genetica sia del ceppo originario che delle varianti, non dovrebbe essere un problema sintetizzare, se necessario, dei nuovi vaccini.
Tutto questo avviene già per il virus dell’influenza stagionale, che ogni anno protegge contro i ceppi più frequenti e virulenti, sempre diversi tra loro.
Importante sarà certamente la ripresa, il prima possibile, della campagna di vaccinazione di massa, una volta risolti i problemi con le case farmaceutiche, ma lasciamo questa discussione ad altre sedi.

 

Maria Elisa Nasso

Nature Electronics: pubblicato uno studio targato UniMe

L’Università di Messina si distingue nuovamente a livello internazionale grazie al co-authorship del Professore Giovanni Finocchio, associato di Elettrotecnica afferente al Dipartimento MIFT dell’Ateneo peloritano, su uno studio sulla nucleazione e manipolazione degli skyrmions magnetici, mediante l’applicazione di gradienti di temperatura.

https://www.nature.com/natelectron/
Fonte: www.nature.com/natelectron

L’abstract è stato pubblicato sulla rivista “Nature Electronics“, considerata ormai una delle più autorevoli ed antiche riviste della comunità scientifica internazionale – insieme alla rivista Science -,  conosciuta sin dal 4 novembre 1869, data della sua prima pubblicazione.

Lo studio tratta del progetto sullo spin-caloritronico, un campo di studio sulle interazione tra spin elettronici e correnti termiche che può fornire le basi teoriche per la creazione di nanomotori termici ed per il recupero energetico dal calore dissipato in sistemi dalle dimensioni nanometriche, convertendolo in correnti di spin.

Il professore Finocchio ha fornito i modelli necessari a descrivere quantitativamente il comportamento sperimentale, utilizzando i parametri dei dispositivi valutati sperimentalmente e integrati poi nello studio. Questi sono serviti a spiegare come gli skyrmions magnetici, solitoni topologicamente protetti, si muovono dalle regioni calde alle regioni fredde del dispositivo.

L’obiettivo della ricerca è migliorare di molto la dissipazione dell’energia sotto forma di calore in dispositivi integrati, cosi facendo si migliorerebbe la scalabilità e potenzialmente aumenterebbe la frequenza di utilizzo.

Questo lavoro va ad aggiungersi ad un campo in espansione come quello della spin-caloritronica.

Non è il primo riconoscimento che i professori dell’Università di Messina ricevono nel campo del magnetismo applicato, infatti la Sezione Italiana dell’Istituto degli Ingegneri Elettrici ed Elettronici (IEEE) ha conferito, per il secondo anno consecutivo, il “Best Chapter Award 2020” al Chapter di Magnetismo guidato proprio dal prof. Finocchio. Nel team è presente anche il prof. Vito Puliafito, ricercatore RTD-A di Elettrotecnica appartenente al Dipartimento di Ingegneria di UniMe che gestisce il Chapter, con il ruolo di Segretario/Tesoriere.

Il Chapter di Magnetismo è stato premiato per le intense attività di divulgazione scientifica organizzate negli ultimi 12 mesi, anche in forma telematica durante la pandemia da COVID-19; seminari organizzati con cadenza mensile con la partecipazione di alcuni tra i migliori ricercatori mondiali nel campo del magnetismo applicato all’ingegneria, ad esempio la professoressa Phallavi Dhagat, Presidente della IEEE Magnetics Society.

Come se non bastasse il Chapter di Magnetismo sponsorizza un premio annuale in denaro per motivare e finanziare giovani ricercatori a presentare le loro ricerche ai colleghi in ambito mondiale.

Giuseppina Simona Della Valle

Rimandato il test per la Magistrale in Professioni Sanitarie previsto per il 30 ottobre

Nota del 29/10/2020

  • A seguito dei recenti dati sull’Emergenza Covid-19, il MIUR rinvia i test di ammissione per i Corsi di Laurea magistrale delle Professioni sanitarie, inizialmente previsti in data 30/10/2020.
  • La nuova data di svolgimento della prova di ammissione, tenuto conto dell’evoluzione del quadro pandemico e di eventuali ulteriori disposizioni in materia, sarà fissata entro il mese di marzo 2021.
  • Gli atenei, nell’ambito della loro autonomia organizzativa e gestionale, assicureranno il recupero delle attività formative e degli esami di profitto relativi al primo semestre nel corso dell’anno accademico 2020-2021.

 



Il 30 ottobre 2020 si terranno i Test di accesso ai Corsi di Laurea Magistrale delle Professioni Sanitarie.

Sede della prova

I candidati dovranno seguire i percorsi pedonali per accedere ai vari livelli delle aule di Ingegneria, evidenziato nella guida.

Fonte: https://www.unime.it/sites/default/files/Accessi%20Papardo-compresso.pdf

Orario della prova

  • L’ingresso è consentito dalle ore 8.00 e alle ore 10.00.
  • La prova inizierà alle ore 11.00 e per il suo svolgimento saranno assegnati 120 minuti.

Aule

I candidati saranno distribuiti in più aule in base a:

Documenti utili

Si ricorda che è necessario portare quanto segue:

  1. Documento di riconoscimento in corso di validità;
  2. Ricevuta di pagamento del contributo di partecipazione;
  3. Ricevuta della domanda di iscrizione online al concorso;
  4. Dichiarazione Covid-19 già compilata e sottoscritta ai sensi dell’art. 46 e 47 del D.P.R. n. 445/2000;

Norme Covid-19

I candidati dovranno rispettare obbligatoriamente le regole anti-Covid-19 per evitare di essere allontanati dall’aula. A tal proposito si ricorda di portare con sé:

  1. Mascherina chirurgica da mantenere per tutta la durata della prova;
  2. Dichiarazione Covid-19 già compilata e sottoscritta ai sensi dell’art. 46 e 47 del D.P.R. n. 445/2000;

Regole generali

  • I candidati non potranno portare con loro effetti personali come: zaini, carta, calcolatrici, telefoni cellulari, palmari, smartphone, smartwatch, tablet, auricolari, webcam, penne e cancelleria varia, pena l’esclusione;
  • Dovranno accedere senza accompagnatori all’area del test;
  • È permesso introdurre una bottiglietta d’acqua nell’aula dell’esame.

Come spiegato nel regolamento da rispettare in aula.

Numero di posti a disposizione per ciascun corso di studio

Ricordiamo che per l’anno accademico 2020/2021, il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) ha definito:

  • Scienze Infermieristiche ed Ostetriche LM/SNT1
    • 83 posti complessivi di cui 80 per i candidati EU;
  • Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie LM/SNT2:
    • 51 posti complessivi di cui 50 per i candidati EU;
  • Scienze delle Professioni Sanitarie Tecniche Diagnostiche LM/SNT3:
    • 51 posti complessivi di cui 50 per i candidati EU.

I restanti saranno dedicati ai candidati non-UE residenti all’estero. Ogni Ateneo dispone l’ammissione ai suddetti corsi di studio in base ad apposita graduatoria di merito, nel limite del contingente ad essi riservato.

Pubblicazione graduatorie finali

  • L’Università creerà due distinte graduatorie: una per i candidati dei Paesi UE e dei Paesi non UE di cui all’art. 39, comma 5, del Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e l’altra riservata ai candidati dei Paesi non UE residenti all’estero.
  • Le graduatorie di merito saranno pubblicate sul sito dell’ Ateneo dopo le verifiche amministrative.
  • I vincitori dovranno immatricolarsi attraverso la procedura on-line sul sito: Esse3, pena l’esclusione.
  • I candidati saranno ammessi se collocati in posizione utile in base al  punteggio e fino ad esaurimento posti disponibili.

Informazioni utili

  • L’immatricolazione ai Corsi di Laurea avverrà non oltre il 1 marzo 2021.
  • I candidati già iscritti ad un altro corso di laurea potranno immatricolarsi con riserva se lo terminano entro il 31 dicembre 2020.

Link bando.

Giuseppina Simona Della Valle

Career Day AL Lavoro Sicilia – l’incontro tra università e lavoro

AlmaLaurea, in coordinamento con la Rete del Placement degli Atenei Siciliani (Catania, Enna, Messina e Palermo), organizza l’incontro tra neolaureati ed offerte di lavoro qualificate e qualificanti.

L’evento

Il Career Day AL Lavoro Sicilia – Digital Edition è un evento dedicato a laureandi e laureati, grazie al quale avranno l’occasione di conoscere le opportunità di inserimento lavorativo e di carriera che propongono le imprese, dalle più piccole alle più grandi ed internazionali.

Organizzazione

L’evento durerà una settimana, dal 29 giugno al 3 luglio, giorni in cui  troverà posto un ricco palinsesto di workshop, orientamento e presentazione delle imprese.

A causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, l’intero evento si svolgerà in modalità telematica.

Nei due giorni finali i partecipanti preselezionati dalle imprese avranno la possibilità di incontrare i recruiter in sede di colloquio in modalità digitale.

Cosa offre la partecipazione a questo evento?

  • Conoscere le varie opportunità che il mondo del lavoro riserva;
  • prendere parte a numerosi workshop aziendali online;
  • avere a disposizione un programma di webinar sull’orientamento postlaurea, realizzati in digitale in collaborazione con la Rete del Placement siciliana.
  • avere l’occasione di essere contattati dalle aziende partecipanti, anche attraverso colloqui one-to-one con i recruiter, in modalità digitale.

Come partecipare

La richiesta per partecipare all’evento dovrà essere fatta in modalità online nella sezione dedicata del sito.

  1. Aggiorna il tuo CV e procedi con la registrazione all’evento entro il 28 giugno;
  2.  Seleziona le imprese partecipanti che più ti interessano per inviare il CV e manifestare la tua disponibilità a sostenere con loro un colloquio online nelle giornate del 2 e 3 luglio.
  3. Pre-iscriviti ai workshop aziendali che maggiormente ti attirano per potervi assistere durante l’evento.

Se non hai un CV AlmaLaurea puoi crearlo subito qui e procedere successivamente con la registrazione.

Georgiana Florea

Per avere maggiori informazioni e per scoprire le aziende che prendono parte all’evento cliccate qui.