Solo 6/100 maschi tra gli esseri umani più longevi. Perché le donne vivono più degli uomini?

Jeanne Calment (21 febbraio 1875/ 4 agosto 1997) è il nome della donna più longeva di sempre, che, con i suoi 122 anni, è risultata l’unica fino ad oggi ad avere la possibilità – 1 su 3 milioni – di vivere per un tempo ≥ 110 anni, avvalendosi così della nomina di supercentenaria. Pensate che questa signora è passata dalla prima trasmissione radio, all’invenzione dell’automobile, della TV e del computer, del cinema e del giradischi; ha vissuto la Prima e la Seconda Guerra Mondiale e gli anni della conquista dello spazio; è sopravvissuta a 22 presidenti francesi (nasce e muore ad Arles) ed a ben 10 Papi.

Ma perché esiste questa differenza tra i due sessi?

Si potrebbe pensare che il tutto si basi su tempistiche differenti di invecchiamento, ma le donne non vivono più degli uomini perché invecchiano più lentamente, piuttosto perché risultano essere più “resistenti” durante le varie età. Paradossalmente però, pur avendo una minore mortalità, hanno un maggiore tasso di malattia (soprattutto cronica), di visite mediche e di ospedalizzazione rispetto gli uomini. Questo quanto si legge nei lavori del professor Steven N. Austad, preside del Dipartimento di Biologia presso l’Università di Alabama a Birmingham, ed esperto di “invecchiamento”.

 

Allora in che modo le donne sono più “resistenti” degli uomini?

Di certezze ce ne sono poche, ma le ipotesi sono diverse ed avvincenti.

Una di queste è che le donne abbiano un sistema immunitario molto più robusto degli uomini. Questa opzione è confermata da numerose ricerche condotte dall’Università della Pennsylvania finalizzate alla dimostrazione che le donne sono meno soggette, o affrontano meglio rispetto alla controparte maschile, l’influenza, grazie alla “robustezza” del loro sistema immunitario. Robustezza che però si traduce in una maggiore suscettibilità (statisticamente dimostrata) delle donne nel manifestare malattie autoimmuni, patologie caratterizzate da una risposta anomala del sistema immunitario nei confronti di parti dell’organismo stesso.  Ma in che modo il sistema immunitario garantisca una più longeva sopravvivenza al gentil sesso, non si sa ancora.

Una seconda ipotesi, sicuramente più famosa, è basata sull’azione protettiva degli estrogeni, gli ormoni femminili che sembrerebbero giocare un ruolo difensivo soprattutto nei confronti di patologie quali ad esempio l’infarto e l’aterosclerosi. È nota a tutti l’incidenza maggiore nell’uomo di malattie cardiovascolari rispetto alle donne in età fertile. Questa differenza diminuisce notevolmente, finendo per far avvicinare i due valori, con la menopausa, periodo in cui la concentrazione di questi ormoni diminuisce in maniera drastica. Gli estrogeni, infatti, influenzano la biodisponibilità di ossido nitrico (NO), mediatore endogeno con effetti vasodilatatori, riducono le possibilità di formazione di coaguli e diminuiscono le LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) in circolo, riducendo così la possibilità di sviluppare l’aterosclerosi.

Gli estrogeni sono inoltre impegnati nella risposta allo stress ossidativo da accumulo di radicali liberi (molecole reattive potenzialmente pericolose), causa più che nota del normale invecchiamento in entrambi i sessi. L’estrogeno, una volta legato il suo recettore, attiva NF-kB, un fattore trascrizionale che aumenta la sintesi di enzimi con funzione antiossidante. Risulta chiaro come le donne, avendo più estrogeni e di conseguenza più enzimi anti-radicalici, contrastino meglio lo stress ossidativo.

Altra ipotesi è la cosiddetta “teoria del sesso eterogametico”: la mancanza del secondo cromosoma X causerebbe nell’uomo (XY) una serie di svantaggi dovuti alla perdita di più di 1000 geni assenti nell’Y, ma presenti nell’ X. Quindi qualsiasi allele (forma alternativa di uno stesso gene) mutato sul cromosoma X maschile non ha un corrispettivo compensatorio sul cromosoma Y, mentre la donna (XX) gode di questa opportunità. Se ciò non bastasse, ci sono evidenze che dimostrano che nel sangue periferico, più si è avanti con l’età, maggiore è il numero di cellule che tendono ad avere o il cromosoma X paterno o X materno, piuttosto che un’inattivazione random, dunque una sorta di scelta consapevole dell’allele “migliore”. Inoltre, il 17% dei geni inattivati nel cromosoma X non lo sono completamente e questo potrebbe essere un ulteriore vantaggio nella sopravvivenza a lungo termine.

Jose Viña e Consuelo Borrás, professori dell’Università di Valencia, hanno introdotto il concetto di “longevity associated genes” cioè di “geni associati alla longevità”, basandosi su studi condotti sui topi di laboratorio (Wistar rats). Questi geni, se iperespressi, correlano con una vita più duratura. Parliamo di geni antiossidanti, che codificano per gli enzimi impegnati nella risposta all’accumulo dei radicali liberi, e di geni che codificano per le proteine p53, nota come “guardiano del genoma”, e p16. Queste ultime sono impegnate nel controllo della replicazione cellulare, in particolare permettono alle cellule “sane” di procedere nel ciclo replicativo, mentre mandano in fase di quiescenza o, nei casi estremi, in apoptosi (morte programmata) le cellule irreparabilmente “alterate”.

 

Nel loro studio viene citata anche la telomerasi, un’enzima che evita che ad ogni replicazione del DNA, i cromosomi diventino sempre più corti con il rischio che venga danneggiata l’informazione genica e la cellula muoia o si trasformi. Quando questa è iperespressa però, aumenta la probabilità che la cellula da sana, diventi cancerogena, perché l’enzima la “immortalizza”, quindi parlare di “gene associato alla longevità” non sembra il caso. Eppure se la telomerasi si trova notevolmente espressa in cellule aventi una proteina p53 funzionante, si ha un aumento dell’aspettativa di vita del 50%. Questo soprattutto nelle femmine di Wistar rats, infatti l’enzima presenta un sito responsivo agli estrogeni e quindi la sua concentrazione aumenta di conseguenza. La telomerasi avrebbe anche un ruolo antiossidante, perché viene ad essere regolata dal glutatione (peptide con proprietà antiossidanti), i cui livelli nelle femmine di Wistar rats, sono più elevati che nei maschi.

Queste sono solo alcune delle teorie che provano a spiegare la differenza tra i due sessi in termini di longevità. Osservando i dati registrati durante carestie ed epidemie, periodi di estrema difficoltà che hanno segnato la storia mondiale, le donne sono sopravvissute dai 6 mesi fino ai 4 anni in più rispetto agli uomini. Ma come si evince dall’immagine introduttiva all’articolo, non sono solo motivi prettamente “genetici”, spesso gli uomini tendono a mettersi in situazioni pericolose senza valutarne il reale rischio.

Nella corsa per l’immortalità, insomma, le donne sono in vantaggio rispetto agli uomini. Nessuno sa se nei prossimi decenni le cose potranno inaspettatamente ribaltarsi, ma fino a quel momento cari uomini, meglio non fare arrabbiare le donne, dovrete sopportarle per tutta la vita!

 

Claudia Di Mento

Cinque categorie di Uomini e Donne: istruzioni per l’ (ill)uso

Una delle ultime sere calde di questo autunno, mi sono ritrovata con la squadra di Radio UniVersoMe a casa di uno di noi per passare una rilassante cena tra amici. Sapete come vanno queste cose: cibo, amici, buon vino e si inizia a parlare della vita.

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No, non è vero. Si inizia a parlare di sesso, di uomini e di donne (e più l’alcool sale e più le cose diventano difficili).

Cosa ne è uscito? Che gli uomini dividono le donne in categorie e lo stesso fanno le donne. Perciò non potevo non approfittarne.

Quindi, ecco a voi le 5 categorie di Uomini & Donne (no maria, io esco):

1- Scrofe/Porci: con tutto il rispetto per questa coppia di suini, a quanto pare siamo d’accordo che alcuni esseri umani ne rispecchiano le caratteristiche. I ragazzi intendono, ovviamente, quelle fisiche: ma comunque, in guerra e carestia, ci pensa il pene e così sia. Noi donne, invece, intendiamo quei ragazzi sudaticci e inquietanti che ti fissano mentre si scavano il naso. Nel nostro caso, però, essendo il nostro apparato genitale intelligente, scappiamo a gambe levate;

2- Galline/Galletti: i senza cervello. Nel descrivere le galline, uno dei ragazzi, si è esibito in una serie di versi e smorfie da ritardato mentale. Insomma, sarebbero le ragazze che ti rispondono “oh, e si mangia?” se parli di Shakespeare, o ti dicono ‘’voglio sposare un calciatore per diventare una VIPS’’ (con tanto di S finale). I galletti, invece, sono quei ragazzi che si esibiscono in ‘’alzamento della cresta’’ accompagnata da ‘’ballo del pavone storpio’’, mentre raccontano delle auto e dei soldi del papi. Poveracci.

3- Cetacei/Nerd: il contrario della categoria precedente, i brutti con il cervello. La cosa bella, però, è che se il cervello lo si sa usare può conquistare più della bellezza. O una cosa del genere. L’importante è tromb… (io, comunque, ho un debole per i nerd)

4- Carine/Carucci: questa categoria è rappresentata da quei ragazzi e ragazze che hanno un ottimo potenziale di bellezza, umorismo e intelligenza ma non lo sanno. A quanto pare quelle carine sono le ragazze che hanno un gran fondoschiena (e non lo sanno), si girano e ti sorridono e sono stupende (e non lo sanno), ti fanno arrivare il sangue al cervello e al pene (e non lo sanno). Per i ragazzi la situazione si equivale. E la non consapevolezza di quel cucciolotto fa scattare la ‘’sindrome della croce rossina’’ e tanti saluti.

5-Donna/Uomo: evviva la funcia, direte voi. Ma questa categoria è la più rara. Sono dei pokemon rari. Sono LA persona, la metà della mela, il principe azzurro o la principessa, l’anima gemella, l’esclamazione ‘’OH MIO DIO, UNA GIOIA’’. L’uomo o la donna della propria vita. E, quindi, inesistenti.

Ve lo dico io cosa bisogna fare: bere e rimanere single.

SAPEVATELO.

Elena Anna Andronico

Abbatti lo Stereotipo: Maschi vs Femmine

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Tanto tempo fa, i marziani e le venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi.

John Gray.

Uomini e donne, maschi e femmine, bianco e nero, acqua e fuoco, terra e cielo. Fin dalla prima notte dei tempi le due categorie si sono confrontate in una continua lotta per imporre i propri diritti e dire ‘’siamo noi il sesso forte’’, senza che nessuno, ancora, abbia capito chi lo è davvero.

Poi un giorno sono arrivati due piccoli idioti e hanno deciso di mettere da parte il loro orgoglio di uomo e donna e difendere le categorie opposte: di nuovo insieme, Alessio ed Elena, hanno provato ad abbattere gli stereotipi che, da quando ognuno di noi prende consapevolezza di cosa ha tra le gambe e di che poteri o debolezze gli conferirà, circondano tutti noi.

Forse è per questo che stanno parlando in 3° persona: per non litigare ancora una volta e uscire fiduciosi di dare una svolta al mondo.

(no, non è vero, non avete idea di quanto sia stato difficile per entrambi una cosa del genere. Abbiamo avuto bisogno di 4 cicchetti a testa per riprenderci)

E quindi ecco a voi i 5 stereotipi maschili e i 5 stereotipi femminili sfatati una volte per tutte!

 

  1. Donna al volante pericolo costante. Questa è pericolosa: ho visto troppe donne arrabbiarsi e dispensare schiaffi per essere state sottovalutate al volante. Tanti hanno in mente la scena in cui la ragazza in questione ha difficoltà ad interpretare i segnali stradali o impiega 15 minuti e 43 manovre per un semplice parcheggio, per sistemare la propria automobile con cura. Solo io conosco un buon numero di ragazze che guidano con l’esperienza di un camionista dell’Illinois e che parcheggiano senza problemi anche nel luogo più angusto possibile? Nota a margine: la ragazza che sa guidare tende a vantarsene in modo esagerato.
  2. Parlano sempre di calcio. No, non è vero: non tutti gli uomini parlano sempre e solo di calcio, figa, birra e quanto altro. Alcuni sanno anche parlare di altro: la maggior parte di essi sono nerd oppure sono fissati coi motori e quindi parleranno solo di motori ma ALMENO È ALTRO. L’unico problema è che non si può sapere se parlano d’altro perché siete al primo appuntamento o se hanno davvero una cultura un poco più evoluta. Bisogna solo aspettare, ragazze. Comunque, apprezzate lo sforzo e, come premio, dategli 5 minuti al giorno per sfogarsi sul calcio con il proprio migliore amico .

 

 

  1. Sono rompicoglioni e pazze. Qui, più che un paragrafo, ci sarebbero da scrivere trattati, tesi di laurea, manuali di sociologia. “E com’è?” – “Mah, simpatica per carità, ma a me sembra pazza!” – “Che ti aspettavi? È femmina!”. Sì, è un classico, stereotipato, dialogo tra uomini. Andrebbe scritto un ulteriore trattato su quanto questi ultimi giochino a vestire i panni del Superuomo, mi limito ad esternare il mio pensiero: chi più chi meno, siamo tutti rompicoglioni e pazzi. Senza distinzioni di sesso. Anche se le donne forse un po’ di più.
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  2. Non sanno fare due cose contemporaneamente. Ora che io e Micalizzi ci sopportiamo poco non è una novità. Ma il fatto che ci siamo vendicati l’uno dell’altra scegliendo gli stereotipi più difficili da abbattere è chiaro a tutti, no? Ok, gli uomini, poveretti, non sono multitasking come noi e questo non è uno stereotipo ma un dato di fatto. Stanno là e, sia che fissano un culo sia che stiano scrivendo un trattato di storia antica con i geroglifici, la restante parte del loro cervello si spegne, assorta solo in quell’unico compito. PERO’, c’è sempre un momento nella vita in cui riescono ad accendere anche le altre parti del loro cervello: quando devono farlo. Si chiama spirito di sopravvivenza. L’ho visto in mio papà: mamma non c’era e lui cucinava, parlava al telefono, metteva il guinzaglio al cane e si grattava la chiappa sinistra contemporaneamente. Lo sanno fare… il problema è che non vogliono farlo.

 

  1. Non capiscono niente (soprattutto quando si parla di sport). Altra stupida frase standard da litigio di coppia: gli studiosi stanno ancora cercando di capire perché pensiamo che le donne non capiscano nulla.Forse perché il giorno del nostro anniversario preferiscono una cena romantica alla semifinale di Champions League. Certo, forse è la nostra forma mentis deviata, ma sarebbe opportuno che anche loro si mettessero nei nostri panni: ti giochi il primo posto del fantacalcio all’ultima giornata, e anziché fartela gustare con i tuoi amici tra sputi, schiaffi ed ingiurie indicibili, ti vorrebbero obbligare ad andare a fare altro, così, perché è domenica. Poi, spazientite, se ne escono dicendo: “Ma che gusto c’è? Mica giochi tu! Fanculo tu e il tuo Maccarone, la prossima volta che hai casa libera chiama lui”. Ragionamento tutto a loro favore, da qualsiasi punto di vista lo si metta. Eccezion fatta per il nostro. Grazie ancora per questa grande annata Big Mac.

 

  1. Non ci ascoltano MAI, ci guardano solo le tette. Questa è facile: non è per cattiveria, ragazze, ma quelle che meritano davvero di non essere mai guardate negli occhi sono davvero in poche. C’è poco da guardare quando hai una zero della primizia o quando loro stessi hanno più tette di voi. Ecco, forse tendono ad ascoltarci di più quando assumiamo un tono minaccioso ma, come detto prima, almeno ci provano. E poi, in verità, la maggior parte non vede l’ora che ce ne andiamo per ammirarci il culo. Se trovate quello che vi ascolta, vi risponde in maniera sensata e poi vi chiede di fargli guardare il culo (o di toccarvi le tette) beh, tenetevelo stretto.

 

  1. Non sono mai puntuali. Tra i mille difetti imputabili all’universo femminile, l’essere eternamente in ritardo risulta essere uno dei più stereotipati. Impazza nelle pubblicità e nelle sit com americane l’immagine della donna che perde tempo a truccarsi mentre il proprio uomo la attende sotto casa. O al bar. O al ristorante. Ovunque direi. Sfatiamo lo stereotipo: alcune di loro non perdono tempo, tutt’altro: arrivano il prima possibile all’appuntamento per poterti rinfacciare la propria puntualità.

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  1. Sono tutti uguali: maniaci, traditori, porci e mammoni. Ahia, anche questa è difficile. Diciamo che la maggior parte, a malincuore, lo è davvero. Ma ricordiamo sempre che, da qualche parte, c’è l’eccezione che conferma la regola. Bisogna grattare un po’ la superficie: ho conosciuto ragazzi dolci e profondi, monogami, teneri. Il problema sta che, ammetto, mi sono annoiata dopo 5 minuti. Quindi, forse, siamo anche noi le stronze che li vogliono proprio così maniaci, traditori e porci e quelli bravi e buoni li snobbiamo che ‘’manco se fossi l’ultimo sulla terra vorrei stare con te?’’ (per il mammone non posso fare niente, ci ho provato, davvero, ma sono tutti innamorati della loro mamma).

 

  1. Il ciclo. Le vedi sfrecciare a 150 km/h tagliando la strada a chiunque, per poi mandarlo a quel paese. Ti riempiono di insulti gratuitamente. Ti rispondono male, e vogliono essere comprese. Iniziano a contorcersi per il dolore insultandoti ancora di più perché l’universo maschile non proverà mai nulla del genere. Non vogliono essere contraddette. Piangono all’improvviso. Ora, provate a fare una summa di tutti questi comportamenti, traslateli al maschile, la causale è la propria squadra del cuore che esce in finale di Champions League. Il risultato? Forse non siamo così diversi.

 

  1. E’ sempre colpa loro. Se dopo questo articolo gli uomini non decidono di erigere una statua dedicata a me io, davvero, non so cosa combino. Ecco, ragazzi che leggete UniVersoMe, una donna che prende tutto il suo orgoglio, prende un respiro profondo e ammette: non è sempre colpa vostra. A volte noi ci rendiamo delle insopportabili principesse viziate che non si vogliono fare capire, che non vi vogliono ascoltare e che vi vogliono semplicemente dare fastidio. Quando si litiga, a volte, è perché diamo per scontato che dovete limitarvi e punto, perché veniamo prima noi. Quindi, ok, va bene, non è sempre colpa vostra.

 

(comunque sto parlando sempre di casi limite. Non sarà sempre colpa vostra, ma la maggior parte delle volte, con il senno del poi, AVEVAMO COMUNQUE RAGIONE NOI)

 

Un abbraccio.

Elena Anna Andronico

Alessio Micalizzi