“A pranzo con i poveri”, lo chef Heinz Beck al Museo Regionale di Messina

 

Ilmessaggero.it

 

Il 29 dicembre 2019 presso il Museo Regionale di Messina avrà luogo un pranzo solidale in cui sarà ospite d’eccezione il famoso chef Heinz Beck. 

L’iniziativa prende il nome di “A pranzo con i poveri“, dove ogni cittadino potrà partecipare per adottare il pranzo per un povero cucinato dallo chef. Messina è ormai famosa per la sua solidarietà verso il prossimo e per questo motivo il Mume ha deciso di organizzare il pranzo, preceduto da una visita al museo, aperto a cento persone.

Per adottare il pranzo basterà effettuare un bonifico bancario dall’importo di 50€ o multipli sul conto con IBAN IT29S0306967684510336883490 con la dicitura: “A pranzo con un povero-MuMe-29 dicembre 2019”. C’è da precisare che il codice IBAN corrisponde ad un carta di debito con un massimo di versamento pari a 5 mila euro, in modo che il numero delle persone ammesse al pranzo non sia superiore a cento.

L’importo versato sarà inoltre utilizzato per sostenere i costi necessari per la produzione del pasto, per l’acquisto di tovaglie, stoviglie, posate, bicchieri e per il noleggio di tavoli e sedie. Tutti i prodotti di consumo non vedranno l’utilizzo della plastica.

Tuttavia tale idea nasce da un messaggio di Papa Francesco in cui disse:<<A volte basta poco per restituire speranza: basta fermarsi, sorridere, ascoltare. I poveri non sono numeri a cui appellarsi per vantare opere e progetti. I poveri sono persone a cui andare incontro: sono giovani e anziani soli da invitare a casa per condividere il pasto>>.

 

Piero Cento

 

Due scosse di terremoto tra Patti e Barcellona

 

La notte scorsa l’Ingv ha registrato 2 scosse nella costa siciliana nord orientale nella zona del Messinese,  precisamente tra Patti e Barcellona Pozzo di Gotto.

Le due sono state registrate all’1:16 con una magnitudo 2,5 a una profondità di 10 chilometri. L’altra, invece, alle 3:45 di magnitudo 2.0 e a una profondità di 9 chilometri.

 

Ilsussidiario.net

 

L’epicentro di entrambe le scosse ha avuto origine in mare e ad ogni modo non dovrebbero essere state avvertite dalle popolazioni dei comuni vicini. Non si registra, dunque, alcun tipo di danneggiamento ne ad edifici ne a persone.

Alberto Cavarra

Messina, stalking nei confronti dell’ex compagna: arrestato

 

Giornaledisicilia.it

 

 L’ex la aspettava sotto casa, salvata dall’intervento della Polizia.

Ed è proprio nel giorno contro la violenza sulle donne che a Messina si verifica un altro episodio di stalking.

Si tratta di un giovane messinese 25enne che ieri in tarda serata è stato arrestato dai poliziotti delle Volanti dopo la chiamata d’aiuto avvenuta per mano di tre ragazzi.

Essi dopo aver avvicinato la volante hanno riferito di aver visto la loro amica subire un’aggressione fisica da parte dell’ex compagno nonché padre dei sui 2 figli che l’aspettava sotto casa.

Prontamente gli agenti nell’intervento hanno notato un uomo molto agitato intento a strattonare e insultare la ragazza; nonostante la presenza degli agenti il giovane ha continuato ad assumere un atteggiamento minaccioso nei confronti della donna la quale è stata inoltre pesantemente insultata.

Secondo quanto riportato dalla procura, la relazione sentimentale era nata nel 2013 ma l’uomo iniziò ad assumere atteggiamenti violenti nei confronti della donna, sferrandole in una delle tante liti un pugno fratturandole il setto nasale.

Nel maggio del 2019 dopo la decisione di interrompere totalmente i rapporti per la donna è divenuta una vera e propria persecuzione: chiamate, messaggi intimidatori, pedinamenti, insulti e aggressioni; comportamenti che sono continuati anche dopo l’ammonimento da parte del questore di Messina, e dunque il giovane stalker messinese su disposizione dell’autorità giudiziaria è stato arrestato e recluso nel carcere di Messina Gazzi.

 

Antonio Gullì

Tirocini retribuiti: “Migrazioni complessità e conflitto”

https://www.unime.it/sites/default/files/Locandina%20presentazione%20progetto_0.pdf

 

In collaborazione con il Dipartimento di Scienze Cognitive Psicologiche Pedagogiche e degli Studi Culturali viene data agli studenti  la possibilità di partecipare al percorso di formazione e ricerca “Migrazioni: complessità e conflitto”.

Si tratta di un progetto che prevede 36 ore di formazione in aula e 72 ore di tirocinio retribuito. Il corso accetterà soltanto 8 partecipanti; per partecipare è necessario avere almeno una laurea triennale (nel link in fondo all’articolo vengono specificate quali sono necessarie). Tutte le candidature devono essere spedite entro il 26 novembre.

Durante le ore di formazione i partecipanti analizzeranno le realtà migratorie, estremamente diversificate che vedono uomini donne e in particolare bambini arrivare, ciascuno con un bagaglio culturale differente, in una nuova comunità che deve ascoltare, integrare e accogliere. Gli studenti avranno proprio il compito di aiutare operatori, insegnanti o volontari che lavorano a contatto con queste tematiche, attraverso la creazione di nuove modalità di insegnamento e integrazione da sperimentare e verificare durante le ore di attività pratica.

Il tirocinio di 72 ore è invece individuale e verrà retribuito secondo i parametri nazionali. Si terrà presso l’asilo nido e scuola per l’infanzia che hanno sede all’Istituto S. Brigida di Messina. Qui ogni studente potrà essere di supporto alle attività organizzate dalle strutture e mettere in pratica quanto appreso durante i corsi teorici.

Ricordate che potete inviare la vostra domanda entro oggi!

Per avere maggiori informazioni, verificare gli obbiettivi e i requisiti di questa iniziativa verificate direttamente la scheda del progetto.

Se volete vedere precisamente le date in cui si terrà il tirocinio è disponibile un calendario; oppure andate direttamente sul sito unime.it.

 

Federica Cannavò

Violenza sulle Donne e Femminicidi, la reazione dell’associazione Must

 

“BASTA alla violenza sulle Donne”, un concetto così semplice ed una risposta così immatura.

Il numero dei femminicidi diminuisce nel 2019 ma non riesce ad azzerarsi.

A questa lotta si schierano anche i ragazzi dell’associazione Must con un video di sensibilizzazione per fermare questo fenomeno.

 

Messina porto sicuro per la Ocean Viking

 

 

Gazzettadelsud.it

 

Nella giornata di ieri ha attraccato alle 14.15 al molo Norimberga la nave Ocean Viking, a cui il Viminale aveva assegnato come porto sicuro quello di Messina.

La decisione era arrivata dopo che Italia, Germania, Francia e Malta avevano chiesto congiuntamente alla Commissione europea l’attivazione della procedura di ricollocamento dei migranti.

A bordo, secondo quanto riferito dalla Questura, c’erano 213 stranieri, tra cui donne a bambini.

L’imbarcazione delle Ong Sos Mediterranee e Medici senza frontiere ha soccorso i migranti nel Canale di Sicilia, dopo che il natante di fortuna con cui avevamo affrontato la traversata dalle coste africane era affondato.

«Quasi tutti hanno raccontato di aver subito torture in Libia in vari centri di detenzione ufficiali e non ufficiali, ci hanno raccontato di torture di diverso tipo, dicono tutti che la Libia è un inferno».

A dirlo Avra Fialas responsabile comunicazione Sos Mediterranee nel corso dello sbarco.

La maggior parte dei migranti è proveniente da Costa d’Avorio, Sudan, Nigeria, Eritrea, Camerun.

«Nel primo barcone che abbiamo trovato – aggiunge –  i migranti erano abbastanza stabili, il secondo uguale, il terzo erano invece da due giorni in mare per noi è stata una operazione di ricerca di più di 24 ore è stato difficile individuarli. Questa settimana ci sono state una serie di partenze perché c’è stato buon tempo».

Tra i minori migranti sbarcati a Messina anche 8 bambini in tenera età. A sbarcare anche tre donne in stato di gravidanza subito assistite da personale dell’Asp che insieme a polizia, carabinieri e guardia di finanza si sono occupati dello sbarco.

 

Santoro Mangeruca

Odi et amo Messina, una casa che sta stretta

Se mi venisse chiesto come definirei la terra di cui sono originaria, la Sicilia, unitamente alla mia città natale, cioè Messina, risponderei proprio citando i versi di una canzone popolare abruzzese che nell’immaginario collettivo si attribuisce di solito alla versione più nota rivisitata da Modugnoio vado via. Amara terra mia, amara e bella. Ho sempre interpretato queste parole un po’ come un appello, un composto grido di denuncia di un fenomeno che coinvolge tutti coloro che non si sentono più rappresentati dal luogo in cui si è nati e cresciuti e dove per natura si tenderebbe a restare. Può un luogo rivelarsi amaro e bello allo stesso tempo? Se sì, perché?

©RobertoInterdonato, libreria di Heidelberg, 2019

In effetti può sembrare paradossale, eppure è indice di ciò che riguarda una realtà, quella del sud e di Messina, che attanaglia centinaia di cittadini decisi a lasciarsela alle spalle, per costruire più dignitosamente la propria vita altrove. Ormai non se ne fa mistero, e i telegiornali, i programmi televisivi e le testate giornalistiche nazionali, al meridione e al settentrione, ne parlano frequentemente. Ognuno dice la sua, tra polemiche, punti di vista, giudizi, critiche più o meno costruttive. Ciò che al di là di tutto e senza dubbio non è edificante è stare in silenzio. Occorre riflettere, e non smettere mai di confrontarsi, sperando di smuovere le coscienze e scuotere gli animi di chi ha più potere rispetto all’autrice di questo articolo, per contribuire a cambiare le cose.

Sulla scia, tra l’altro non programmata, di due precedenti editoriali redatti dai miei colleghi Alessio Gugliotta e Giulia Greco, proseguo la digressione sul tema, come fosse un fil rouge, che evidentemente non capita a caso. Questo dibattere comune è sintomo di un disagio esteso in modo capillare nella generazione dei cosiddetti millennials. Senza alcuna intenzione di sfociare nella retorica, è arrivato anche per me il momento giusto di pubblicare i pensieri che annoto, raccolgo e conservo da quattro anni, e che sento il dovere morale di pubblicare in occasione del mio ultimo editoriale: una personalissima lettera d’addio che indirizzo a chiunque nelle mie parole possa ritrovarsi traendone ispirazione e conforto, ma anche a chi in tutta libertà voglia assumere una posizione diversa e contraria, che invito a manifestare e motivare. Dare risalto ad argomenti che risulteranno “scomodi” per alcuni non mi turba.

Un pretesto che mi ha fornito lo spunto per questo editoriale è stato l’argomento scelto per la seconda edizione del TEDxCapoPeloro dal titolo “Casa: Equilibrio tra radici e desideri”. Essendo molto sensibile alla tematica, ho voluto partecipare con motivazione all’evento, che si è tenuto il 23 novembre scorso. La locandina reca un approfondimento: “Cosa vuol dire casa nel 2019? Cosa vuol dire casa quando si vive in un posto dove è più facile partire anziché restare? La casa come luogo degli affetti, del quotidiano e del lavoro. La casa come elemento naturale da rispettare, preservare e proteggere. Una casa che garantisca al tempo stesso protezione, sicurezza, comfort e benessere. Casa negata e casa da inventare, costruire e immaginare. Spesso altrove, a volte in un luogo che solo dopo anni riesci a chiamare casa. Qual è la casa che ci aspetta? Esiste già la casa che abiteremo? La casa è un luogo fisico o solo il nostro posto nel mondo?”.

©CristinaGeraci, TEDxCapoPeloro, Messina, 23 novembre 2019

Non appena ho scoperto che la tematica sarebbe stata affrontata in questo modo, mi sono sentita subito in sintonia con le idee che intendevo destinare all’editoriale, e mi sono ripromessa che avrei fatto menzione del TEDxCapoPeloro, come ulteriore elemento a supporto delle mie teorie. Così come auspicato dagli organizzatori, l’evento riesce nei suoi intenti. Apprezzo lo storytelling proprio perché stupisce, emoziona, e fa riflettere. In particolare, è il talk di Carmelo Isgrò a suggerirmi input stimolanti. Il biologo messinese dall’esperienza professionale eclettica ed eterogenea, rende poliedrico anche il significato del termine “casa”. Lo fa partendo dalla definizione di “casa”, e rendendosi conto che è un concetto che cambia a seconda delle specie di esseri viventi che abitano un determinato tipo di spazio. Lo speaker giunge anche alla conclusione che agli occhi dell’uomo stesso, “casa” ha concezioni molto relative. E se ci pensiamo bene, è proprio vero. Forse si tende a dare per scontato o a sottovalutare la declinazione di “casa”, senza accorgersi che mai come nel secolo attuale, la sua accezione è diventata invece sempre più labile, instabile, precaria.

Proprio avantieri ho letto che i koala sono una specie a rischio di estinzione a causa, tra le altre, della perdita del loro habitat naturale e dei cambiamenti climatici. Un habitat quindi può diventare inospitale, nel momento in cui vengono meno le condizioni minime necessarie per far vivere un certo tipo di soggetti che lo popolano. Quello dei koala e di altri animali è un caso estremo che purtroppo accade, anche per colpa dell’uomo, ma di questo passo ci andremo vicini anche noi esseri umani se continuiamo a maltrattare l’unica nostra vera casa: il pianeta, di cui siamo ormai più parassiti che graditi ospiti. Ma restringiamo il cerchio a Messina e proviamo a capire perché sono partita da così tanto lontano per spiegare il termine “casa”.

Da quando ho conseguito il diploma di scuola superiore ho avviato un percorso di crescita costituito da molte esperienze positive, alcune rinunce, una manciata di scelte sofferte e anche errori. Ora che di tempo ne è passato, posso fare un bilancio analizzando il presente con nuovi occhi, adesso più consapevoli, maturi e lucidi. In quattro anni, ogni volta che ho lamentato le condizioni in cui versa Messina – occupa da anni gli ultimi posti nella classifica delle città italiane per qualità della vita, oltre a essere definita la città più disoccupata d’Italia sulla Gazzetta del Sud e in emergenza di disoccupazione su MessinaToday – mi è stato detto e ho letto di tutto. Tra capri espiatori e colpevoli, si addossa la responsabilità della crisi del mezzogiorno, in particolare di Messina in questo caso, un po’ a tutto: alla mentalità dei messinesi, all’immigrazione, alla mafia, alla politica (che spesso corrisponde alla precedente), al fatto che il nord si arricchisce attraverso il sud e ne mina la crescita avallandone l’arretratezza. Segue chi individua una cattiva amministrazione del turismo, chi afferma che in fondo “a Messina non c’è nenti”, e chi più ne ha più ne metta.

©GiusyBoccalatte, Imperial War Museum, Londra, 2014

Tra dichiarazioni fondate e altre più discutibili, quando palesavo la mia voglia di andarmene dalla falce della Sicilia, alcuni mi rispondevano: “ma chi te lo fa fare? Almeno laureati qui”, oppure “criticare ciò che non va ma desiderare di lasciare Messina è da incoerenti, perché equivale a non avere il coraggio di restare per cercare di cambiare le cose”. Ammetto che quest’ultimo commento mi ha sempre infastidita, alimentando sensi di colpa e giudizi che come catene hanno anche se parzialmente contribuito a ritardare e rimandare la mia partenza. Poi un giorno mi sono svegliata, stanca più mentalmente che fisicamente, e come folgorata da un’illuminazione ho capito: quando di possibilità te ne dai e se ne danno troppe a un luogo, non vivi più, ma sopravvivi soltanto. È inevitabile che poi arrivi il momento in cui senti l’esigenza impellente di dare una svolta alla tua vita, scartando tutto ciò che non ti fa più stare bene, perché a prescindere che il problema possa anche essere la tua crisi identitaria e qualsiasi parte del mondo potrebbe non andarti bene, percepisci che qualcosa dove ti trovi adesso non funziona più, e che abiti un posto che non senti più casa tua e che ti sta stretto.

©CristinaGeraci, Francesco Biacca, TEDxCapoPeloro, Messina, 23 novembre 2019

Sono giovane e ho sicuramente tanto da imparare ancora e di cui essere davvero sicura, ma ho una certezza: Messina non mi rende più felice. La posizione geografica privilegiata in cui sorge non è più sufficiente. Il mare e le bellezze naturali che offre non mi bastano più, se ci si investe poco. Osservo alcune zone della città con sconcerto. Le vedo trascurate, povere di innovazione e di opportunità. Quando al mio ultimo anno di liceo, in letteratura inglese, mi sono imbattuta nello studio di “Gente di Dublino”, ho paragonato Messina alla capitale irlandese, al modo in cui Joyce la raccontava e descriveva come città paralizzata. Ecco, è così che vedo Messina adesso: statica, poco vivace, martoriata, sfruttata e rassegnata al suo destino. Mi sento appartenere a una categoria di altri miei coetanei che si alzano dal letto senza ricordare più un sogno, spenti, privi di speranza e fiducia in una politica losca e marcia, cancro di una terra in cui non c’è spazio per tutti, appannaggio di pochi e a favore di coloro che sempre hanno avuto e sempre avranno, a volte gli stessi che lasciano Messina e il sud più per moda che per necessità di affermarsi onestamente.

Forse mi verrà detto che non mi so accontentare, che non mi so adattare, e che avrei avuto comunque la voglia di esplorare il mondo e formarmi altrove, anche se Messina fosse stata migliore. Probabilmente è vero. Per mia personalità avrei sicuramente cercato un posto più conforme ai miei interessi e al mio stile di vita, e infatti è un altro tra i motivi che mi spinge a fare le valigie piene di tutto ciò che ho vissuto fino ad adesso e che mi servirà, per sradicare le radici da Messina, trasformarle in ali, e poi piantare nuove radici nei posti in cui andrò. Le mie prime radici però non verranno mai dimenticate. Non è mia intenzione rinnegarle o vergognarmene. Ma saranno conservate più nel mio cuore e nella mia mente. Tendere al cosmopolitismo non significa vantarsi di aver viaggiato in modo meramente turistico in mille posti del mondo, bensì vuol dire vivere quei posti apprezzandone le differenze culturali e vedendole come occasione per capire il proprio ruolo nel mondo e sviluppare una cittadinanza attiva. Non si fa peccato a sentire di abitare il mondo più che una casa singola.

©GiusyBoccalatte, Wild Duck, Dublino, 2019

La mia curiosità e il mio carattere spigliato e intraprendente mi hanno sempre agevolata e spinta a cogliere tutte le possibilità di viaggio di varia durata che mi si sono presentate fino ad oggi, realizzate prevalentemente grazie a progetti associativi e convenzioni, oltre che all’aiuto della mia famiglia. Non si tratta di nulla di eccezionale, nulla di lussuoso, nulla da ostentare. Per me non erano vacanze, ma viaggi di scoperta che mi hanno consentito di farmi portatrice della mia nazionalità e della mia Messina, senza annullarla, ma cercando di capire nuovi punti di vista che potessero allargare i miei orizzonti e rendere la mia mentalità più elastica e sostenibile. Ho seminato tante case tanti quanti sono i posti che ho visitato. Ritrovo casa in tutti quei posti dove ho lasciato pezzi di me e pezzi di cuore, che ho colmato con tutto ciò che la gente di quei luoghi e che quei luoghi stessi mi hanno donato.

A ogni ritorno, mi sono sentita straniera in quella che prima ritenevo essere la mia unica casa, fino a scoprire di trovarmi forse nel posto sbagliato per me, che non mi lascia esprimere come vorrei, che non sempre tira fuori il meglio di me, e che soffoca le mie ambizioni. I sogni non devono essere calpestati, quindi forse bisogna piantarli in un terreno più fertile per coltivarli. I koala purtroppo non hanno più le condizioni favorevoli per vivere, e forse potrebbe non esserci possibilità di salvezza per loro. Noi uomini, pur causando un male che danneggia l’intero ecosistema, siamo più fortunati e possiamo spostarci. C’è chi direbbe che le rivoluzioni si fanno restando a casa propria. Io dico invece che la vera rivoluzione è cambiare sé stessi, in qualsiasi posto, e riscoprirsi per conoscere meglio sé stessi e il mondo. Solo a questo punto i cambiamenti possono avvenire più facilmente, e magari, tornando un giorno nella propria casa natale, portare la propria esperienza per migliorare le cose.

 

Giusy Boccalatte

Fonte dell’immagine in evidenza: Daniele Passaro

 

Anche il Caio Duilio si aggiunge agli istituti cardioprotetti

 

Strettoweb.com

 

Dopo il Bisazza e l’Archimede, un defibrillatore è stato donato anche all’Istituto Nautico “Caio Duilio” dal dottor Giovanni Sorrenti, padre del giovane Giuseppe che lo scorso ottobre, per un arresto cardiaco durante una partita di calcetto, ci ha tragicamente lasciati. Un nobile gesto per omaggiare la scomparsa del figlio, e al tempo stesso un altrettanto nobile atto per prevenire il numero di morti per arresto cardiaco improvviso.  

La famiglia Sorrenti e gli amici vicini al giovane ingegnere Giuseppe si sono mobilitati a raccogliere i fondi per l’acquisto di defibrillatori destinati sia agli istituti scolastici sia alle organizzazioni sportive. 

Con il solidale proposito di contrastare gli arresti cardiaci, l’iniziativa è parte di “Scuola Cardioprotetta: un cuore di città, un’onda d’amore: come intervenire nell’arresto cardiaco”, un progetto di cardioprotezione che, coadiuvato da una rete di soccorso del 118, si impegna nella lotta di queste problematiche cardiache 

Durante la conferenza stampa che ha preceduto la donazione, il dottor Sorrenti ha spiegato come intervenire tempestivamente nel caso in cui insorgesse un caso di arresto cardiaco. Anche la dirigente scolastica dell’istituto, la professoressa Maria Schirò, ha sottolineato l’importanza di dotarsi di questi strumenti per favorire questi atti di responsabilità verso il prossimo e per accrescere la prevenzione degli arresti cardiaci improvvisi che, purtroppo, nel nostro paese, presentano un’incidenza da non trascurare. 

 

Antonino Giannetto

Giornata Nazionale degli Alberi: il contributo di Messina

 

Letteraemme.it

 

Cavalcando l’onda della sensibilizzazione sul cambiamento climatico anche la nostra città aderisce ad iniziative green.

Stiamo parlando della Festa dell’albero, indetta dal Circolo Legambiente dei Peloritani in collaborazione con l’Istituto comprensivo “Enzo Drago” e l’assessorato al Verde urbano del Comune di Messina.

Nella giornata di giovedì 21 infatti gli studenti della stessa scuola hanno piantato 12 melograni a Villa Dante, nella zona di Provinciale.

Tempostretto.it

 

Presente all’evento anche l’agronomo Saverio Tinnino, il quale si è complimentato con i giovani invitandoli a “continuare a curare gli alberi per tutto l’anno”.

In seguito i ragazzi hanno creato un inventario, con l’ausilio di Qr Code e schedari, di tutti gli alberi presenti nella villa comunale.

Piccoli impegni, questi, favoriti dalla riconosciuta importanza alla necessità di prenderci cura del nostro pianeta.

Un bisogno particolarmente sentito dai giovanissimi, dal centro mediatico di Greta Thunberg fino ai ragazzi delle scuole medie della nostra città, nella speranza di poter fare la differenza.

 

Angela Cucinotta

Messina, la Madonnina del porto “perde” le lettere

 

La Madonnina “perde” le lettere, in aiuto l’autorità portuale. 

Tempostretto.it

L’opera sorge all’ingresso del porto di Messina, è alta 6 mt. ed è collocata sopra una torre alta 60 mt. posta sull’antico forte ‘S. Salvatore’, costruito nel 1546.

Venne inaugurata da Papa Pio XI mediante un congegno costruito da G. Marconi che permise l’accensione dell’illuminazione direttamente da Roma il 2 Agosto del 1934.

Sul muro del forte appare a grandi lettere la scritta:

“VOS ET IPSAM CIVITATEM BENEDICIMUS” (benediciamo voi e la vostra città).

La frase è tratta dalla lettera che la Madonna consegnò nel ’42 agli ambasciatori messinesi in Palestina.

Negli ultimi giorni forti venti si sono scatenati sulla famosa scritta, portando via da essa delle lettere.

Dal Sistema Portuale dello Stretto la massima disponibilità alle Autorità militari e cittadine per assicurare la manutenzione della statua che illumina da sempre l’ingresso del porto e dà il benvenuto a tutti i viaggiatori.

La Madonnina del porto è da sempre il simbolo della città.  Causa i forti venti degli ultimi giorni, due lettere contenute nella parola “benedicimus” sono state portate via, in particolare la “d” e la “i”.

Gazzettadelsud.it

 

La Marina Militare si è subito preoccupata di occuparsi dell’accaduto. In tanti a prestare soccorso per la manutenzione e la sicurezza della statua nel minor tempo possibile.

 

Carmela Caratozzolo