Le risposte ai dubbi del 4 maggio: sì ai fidanzati, no agli amici. Inizia la riapertura

Mancano poche ore alla “ripartenza” dell’Italia. Dopo due mesi di lockdown, il tanto atteso 4 maggio, data indicata per la cosiddetta Fase 2 è alle porte. Tutte le regole del day after: visite consentite ai parenti ma non agli amici

Il nuovo dpcm del 26 aprile – che sarà valido dal 4 fino al 17 maggio – ha portato con sè non pochi dubbi. Tantissime sono le domande dei cittadini su ciò che si potrà o non potrà fare. Il decreto ministeriale stabilisce come si dovranno comportare le regioni dettandone le linee guida lasciando spazio, però, alle interpretazioni.

Prima fra tutte, la tanto discussa questione dei “congiunti”.

Chi sono questi congiunti?  E tra loro rientrano gli amici?

Vediamo un pò di chiarire la situazione.

La questione ha destato non poche polemiche, ma a meno di 24 ore dall’inizio della Fase 2 sono arrivati i tanto attesi chiarimenti. Con congiunto – spiega il governo – si indicano i coniugi, i partner conviventi, i partner delle unioni civili, le persone che sono legate da uno stabile legame affettivo, nonché i parenti fino al sesto grado (ad esempio i figli dei cugini tra loro)  specificando che gli amici non rientrano tra gli affetti stabili.

Decisione alquanto discutibile se vogliamo dirla tutta, considerando che spesso l’affetto per un  amico caro non è  inferiore rispetto a quello per i consanguinei. Inoltre non sarà necessario rivelare il nome della persona dell’incontro , nel caso di fermo dalle forze dell’ordine , per tutelare questioni  legate alla privacy.

Il bacio di Hayez ma con mascherina, l'opera di TvBoy sull'amore ...

Vediamo insieme le altre disposizioni stabilite attraverso il decreto.

E’ necessario portare la mascherina?

La mascherina risulta necessaria in tutti i luoghi chiusi accessibili al pubblico ( mezzi di trasporto , esercizi commerciali). Ed anche durante gli incontri con i parenti. Durante le cerimonie funebri , dove è previsto un massimo di 15 persone.

Si potrà farne a meno in strada o per svolgere attività sportiva. Queste sono le linee generali del governo, a cui seguono ordinanze più restrittive da parte di alcune regioni, è il caso della Lombardia che ne prevede l’uso anche all’aria aperta.

Risultano esentati dall’obbligo di indossarla solamente i bambini di età inferiore ai 6 anni e individui con forme di disabilità incompatibili con l’uso continuato della mascherina. Inoltre per far crescere consapevolezza tra i più piccoli e rendere più allettante la questione, sono state creati dei modelli di protezione individuale raffiguranti cartoni animati, che in breve tempo dovrebbero essere messi sul mercato.

Le seconde case

Questo è uno dei punti più volte rivisti. Nel decreto non è più presente il divieto di trasferirsi nelle seconde case a patto che si svolga per necessità e all’interno della propria regione. Su pressioni del Ministro Speranza mostratosi sfavorevole si è cambiata idea.  Fonti del governo precisano: “I motivi che rendono legittimi gli spostamenti restano quelli del lavoro, della salute e della necessità. Spostarsi alla seconda casa non è una necessità”. Ma visto che nel decreto un divieto non c’è, Sicilia e Sardegna hanno invece autorizzato il trasferimento stagionale.

Attività motoria

Si potrà svolgere attività motoria liberamente anche distanti dalla propria abitazione, spostandosi con un mezzo per raggiungere il luogo desiderato. Dunque non solo è permesso andare a correre , ma è previsto anche l’uso della bicicletta per raggiungere la sede di lavoro, il luogo di residenza o i negozi che proseguono l’attività di vendita. È inoltre consentito utilizzare la bicicletta per svolgere attività motoria all’aperto, rientrano anche il nuoto , canoa e surf e tennis per la regione Sicilia. Il tutto mantenendo sempre le distanze di sicurezza che prevedono un metro in caso di passeggiata e due metri in caso di sport.

Campania, passeggiate solo individuali o con i bimbi. Ordinanza ...

Trasporti e lavoro

Sono consentiti tutti i mezzi di trasporto; ma si invita alla prudenza e si scoraggia fortemente l’uso di di quelli pubblici per evitare un affollamento eccessivo di autobus e metropolitane soprattutto nelle grandi città , che non permetterebbero di rispettare le norme di sicurezza. Molti comuni si sono attivati mettendo dei segnali per terra che indicano la posizione in cui devono stare le persone che si trovano in piedi.

Attività commerciali e cibi da asporto

Limitata la ripresa delle attività commerciali. Restano aperte librerie, cartolerie e negozi per bambini, oltre ovviamente ai negozi alimentari . Bar, gelaterie, ristoranti , pub, pizzerie resteranno chiusi, ma con una novità: oltre al delivery sarà consentito anche l’asporto. Bisognerà sempre rispettare la distanza di sicurezza di almeno un metro, con il divieto di consumare il cibo all’interno del locale o in prossimità di questo. Spetterà poi alle singole regione stabilire in maniera più dettagliata il quadro, fermo restando l’obbligo di indossare guanti e mascherine per il personale.

Rientro dei fuori sede

E’ previsto il ritorno nelle proprie regioni a tutti coloro che a causa del lockdown sono rimasti bloccati. Una volta fatto lo spostamento non sono consentiti via vai ripetitivi fuori dalla ragione in cui ci si trova se non per comprovate esigenze lavorative, di salute o urgenza. Inoltre molto governatori delle regioni meridionali richiedono l’obbligo di quarantena per chi arriva da altre regioni.

Messe e cimiteri

Sarà consentita la riapertura dei cimiteri e lo spostamento per raggiungerli all’interno della propria regione, sempre rispettando l’obbligo di distanziamento e ingressi razionalizzati. Riguardo alle messe il quadro non è ancora chiaro. Una prima data per la riapertura sembra essere impostata per l’11 maggio. Resta comunque uno dei temi più divisori tra chi è favorevole al ripristino delle messe e chi contrario. Anche se il pontefice attraverso un appello ha ricordato la necessità di rispettare le norme affinché la pandemia non torni.

“In questo tempo nel quale si comincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e dell’obbedienza alle disposizioni perché la pandemia non torni” ha dichiarato il Papa nell’introduzione della messa a Santa Marta.

         

                                                                                                                                                                                                                                                                                               Eleonora Genovese

Coronavirus e l’estate: ombrelloni distanziati e spiagge a numero chiuso

In prossimità dell’estate, una delle tante domande poste tra i giovani  e non solo riguarda la possibilità di andare a mare, piscina, o comunque nelle strutture balneari,  a seguito dell’emergenza covid-19. Le risposte non sono certe. Non è stata presentata nessuna disposizione concreta per il momento , ciò che rimane certo è il cambiamento rispetto alla nostra tipica idea di estate. Molto spesso estate è sinonimo di divertimento, lunghi bagni, after in spiaggia, color party, gruppi di animazione per i più piccoli e quant’altro.
Siamo davanti ad un’estate del tutto nuova. Per far fronte al coronavirus l’Istituto Superiore di Sanità e il ministero della Salute ha chiesto la consulenza della Società Nazionale di Salvamento, società fondata 150 anni fa a Genova e oggi presieduta dal professor Giuseppe Marino. La società da una decina d’anni si occupa anche di medicina di balneazione ed insieme al ministero sta studiando un piano ragionato su come poter aprire le attività balneari con regole che verranno poi dettate dal governo.

Chiariamo fin da subito che il mare non è di per se contaminato dal coronavirus , ma è l’uomo che rischia di portarlo. Una delle domandi più frequenti riguarda la possibilità di contagio quando si va a fare il bagno a mare. Innanzitutto c’è da dire che il caldo cosi’ come il mare è un antivirale per eccellenza. Succede come con ogni altro microorganismo, che a contatto con l’acqua il virus non potrà avere una quantità di forza infettante sufficiente.

Vale il discorso di una goccia nel mare, anche se uno lo elimina in acqua, il mare è così grande che non ci saranno problemi di infettarsi, e ciò è valido non solo per il coronavirus ma anche per ogni altro tipo di virus», spiega Matteo Bassetti direttore della clinica di malattie infettive dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine, e ora da pochi mesi nuovo direttore dell’Unità operativa della clinica malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova.

In sintesi fare il bagno a mare dovrebbe essere un’operazione sicura, dato che le capacità infettive sono fortemente ridotte in mare aperto. Al contrario bisogna evitare determinate zone adiacenti allo sversamento e le acque reflue di scarichi organici , a causa della trasmissione fecale, spiega Alfredo Rossi, medico e direttore sanitario della Società Nazionale di Salvamento. Inoltre il dottore spiega che qualora ci dovesse essere un individuo portatore e uno sano, la trasmissione non avviene attraverso l’acqua, ma attraverso l’acqua espirata. Una persona infetta infatti può rilasciare il virus nella fase espiratoria mentre nuota. E’ molto probabile, però, che il virus non sopravviva e non si diffonda  grazie anche all’azione delle correnti, dei raggi ultravioletti e grazie alla salinità dell’acqua, creando  un ambiente sfavorevole in  grado di far disperdere facilmente la carica virale. Resta importante comunque mantenere le distanze di sicurezza proprio per evitare il contagio esattamente come accade fuori dall’acqua attraverso tosse, starnuti e respirazione ravvicinata.Prime prove di distanziamento al lido Bacino grande di Porto Cesareo in provincia di Lecce

Oltre a quanto scritto sopra, ci sono vari altri accorgimenti da rispettare.
Sono da escludere spiagge super affollate e ombrelloni distanti gli uni dagli altri di qualche mentre – si parla anche di 4 metri di distanza- anche se, come sostenuto dal dottor Bassetti, potrebbe essere eccessivo dato che il virus colpisce in un raggio molto piccolo.
Si è parlato anche di spiagge a numero chiuso, con accessi scaglionati  e prezzi di listino differenti in base alle fasce orarie.

Sanificazione di lettini e sdraio ( possibile fonte di contagio) ogni cambio persona,  attraverso l’ipotesi di tunnel igienizzanti .
Un altro aspetto riguarda l’acceso a queste aree attraverso corridoi abbastanza lunghi , accompagnati da erogatori lungo le pedane, per spruzzare disinfettanti a base di ozono.

Tunnel Sanificanti e Box Igienizzanti - Tunnel sanificazione Covid-19

In attesa delle direttive del governo, i gestori degli stabilimenti balneari si stanno già mettendo in moto per organizzarsi. E’ partita nei giorni scorsi la manutenzione dei lidi per non farsi trovare impreparati alla Fase 2 che dovrebbe partire il 4 maggio. In Puglia, addirittura, in alcuni lidi del Salento sono state fatte già le prime prove di distanziamento.  Bisogna trovare delle soluzioni ideali che permettano di fronteggiare la situazione, soprattutto per un altro aspetto importante: quello economico .

Andiamo in spiaggia anche più tardi ma andiamoci, qui si tratta di proteggere 25 mila posti di lavoro” ha dichiarato Alessandro Berton, presidente dell’associazione Unionmare Veneto.

Eleonora Genovese

Estate e Covid-19: il caldo rallenterà la pandemia?

Gli studiosi si sono posti un importante quesito riguardante il Covid 19, cioè se l’estate, per via delle alte temperature, possa essere utile nel contenere e rallentare la pandemia.

Non esiste ancora una risposta chiara, ma un’analisi del “Massachusetts Institute of Technology” suggerisce che la trasmissione del SARS-CoV-2 possa ridursi in modo non indifferente nei Paesi con il clima più mite.

Amante del freddo?

Gli studi del MIT hanno evidenziato che in un periodo compreso tra il 22 gennaio 2020 e il 21 marzo 2020 il 90% dei contagi di COVID-19 sarebbe avvenuto in un range specifico di temperatura compreso tra i 3 e i 17 °C, e a un livello di umidità assoluta tra i 4 e i 9 g/m³.

Il numero di casi dei positivi erano inferiori tra 0° e 30° latitudine Nord rispetto al numero dei casi registrati tra 30° e 50° latitudine Nord.

Si possono elencare varie ipotesi per spiegare questo minor numero di casi registrati nei paesi più caldi, alcune esulano dal semplice aspetto climatico come ad esempio il minor numero di tamponi eseguiti per valutare l’aumento del 2019-nCoV. Difatti il numero dei tamponi effettuati nei paesi tropicali con un’elevata densità demografica (India, Brasile, Indonesia etc.) sono stati molto bassi ed è presumibile che la differenza di casi tra i paesi del Nord e quelli del Sud possa essere proprio legato a questo.

Un’altra potrebbe riguardare il notevole sviluppo di infrastrutture sanitarie e validi protocolli di quarantena successivi all’epidemia SARS del 2003 a Hong Kong, Singapore e Taiwan e questo può aver contribuito a contenere l’aumento del virus in questi paesi.

Altre ipotesi però sostengono che il basso numero di casi fino ad ora registrati nei paesi ad alta densità popolare tra 0°N e 30°N (con una popolazione totale di circa 3 miliardi di persone) possa essere realmente causato da fattori naturali e che la trasmissione virale sia quindi più bassa ad alte umidità e alte temperature; difatti la maggior parte dei paesi tra 0°N e 30°N hanno climi temperati e umidi.

Uno studio pubblicato da un team guidato da ricercatori dell’Università di Beihang in Cina, ha evidenziato che le alte temperature ed elevata umidità riducevano la trasmissione del COVID-19 entrambe con un livello di significatività statistica dell’1%. Questa scoperta va di pari passo con l’evidenza che le alte temperature e l’alta umidità riducano la trasmissione dell’influenza, e ciò può essere spiegato con due possibili motivi:

  1. Il virus dell’influenza è più stabile alle basse temperature, e le droplets, come contenitori del virus, rimangono infettive più a lungo nell’aria secca.
  2. Il clima freddo e secco può anche indebolire le proprie difese immunitarie e rendere le persone più suscettibili al virus.

Queste osservazioni possono anche essere applicate alla trasmissione del COVID-19 e sono anche avvalorate dal fatto che l’alta temperatura e umidità hanno ridotto anche la diffusione della SARS.

Previsioni matematiche

Nello stesso studio, secondo il modello osservato in Cina, i ricercatori hanno creato due cartine che mostrano la diffusione del virus nel mondo a marzo e la previsione (su stima solo matematica) di come sarebbe a luglio se considerassimo che il virus seguisse la variabile clima nel modo ipotizzato.

Cautele su più fronti

Nessuno di questi articoli ha ricevuto una revisione scientifica cosiddetta “da pari” e le correlazioni tra diffusione e condizioni climatiche potrebbero essere dovute a variabili di altro tipo: ad esempio le risposte dei governi, le linee di contagio, la mancanza di test da sottoporre alla popolazione.

In un recente post, Marc Lipsitch, direttore del Center for Communicable Disease Dynamics presso la Harvard School of Public Health, ha fatto eco a questa analisi: «Anche se possiamo aspettarci modesti ribassi nella contagiosità di SARS-CoV-2 in condizioni climatiche più calde e umide, non è ragionevole aspettarsi che questi ribassi da soli rallentino la trasmissione abbastanza da creare l’abbassamento della curva». Anche gli scienziati inoltre sottolineano che tra l’11 e il 19 marzo si è osservato un aumento del numero di casi in regioni con temperatura> 18 ° C di almeno 10mila persone.

Non vi sono quindi chiare evidenze scientifiche, ma si tratta di ipotesi basate su diverse osservazioni. In ogni caso per l’emisfero settentrionale la strada da percorrere non cambia: isolamento e distanziamento sociale più la chiusura quasi totale, misure che sembrano funzionare al di là delle bizze del tempo. Peraltro non potremmo – noi in Italia – permetterci di non agire per aspettare l’estate. La buona notizia è che se il clima contasse, anche la natura sarà a nostro favore nei prossimi mesi.

Carlo Reina

Bibliografia

https://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/2003/2003.05003.pdf

https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3556998

 

Viaggio alla scoperta di Calcutta: tra luoghi e città d’Italia

Se parliamo di Calcutta pensiamo all’indie che è diventato fenomeno mainstream, pensiamo ai testi indecifrabili quasi quanto una poesia di Ungaretti ed illustrati sui social, ad un tipo di cantautore schivo e riservato un po’ alla Battisti. Ma soprattutto alle immagini e ai luoghi che le sue note sono in grado di evocare anche se le ascoltiamo stesi tra “i sospiri nel letto”.

Quante città e luoghi d’Italia sbucano nelle sue canzoni? Lasciate perdere “Milano” e “Frosinone”. Oggi che è il compleanno di Edoardo d’Erme, in arte Calcutta, vi trascineremo in un viaggio coinvolgente dentro cinque canzoni che saranno in grado di farvi partire, anche durante questa noiosa quarantena!

Edoardo d’Erme, in arte Calcutta, in concerto all’Arena di Verona. Fonte: news mtv italia.it

Gaetano

“E ho fatto una svastica in centro a Bologna ma era solo per litigare”

Un must della discografia di Calcutta è sicuramente la traccia che apre l‘album Mainstream ( 2015),  una ballata  tradizionale nella struttura ma che strizza l’occhio al synth-pop soprattutto nell’ultima parte. “Le fiamme in un campo rom” e “la svastica in centro a Bologna” sono immagini molto forti, che a una lettura superficiale sono state giudicate filonaziste. Ma al di là di singole parole e frasi quasi incomprensibili, emerge una dedica un po’ arrabbiata forse a un’ex troppo diversa che è bene lasciar andare. E poi la confessione esplode con dolcezza nel bridge: “Ma in verità ti vorrei accompagnare/ fare ancora quattro passi con te/ ma è difficile se vai veloce stare al passo con te…” “Come si fa?” si chiede l’autore. E ce lo chiediamo tutti con lui in un intermezzo strumentale sognante e a tratti beatlesiano.

“Mainstream”: cover. Fonte: amazon.it

Cosa mi manchi a fare

“Pesaro è una donna intelligente/ forse è vero ti eri fatta trasparente”

Ma che caspiterina significherà mai “Pesaro è una donna intelligente”? Inserire città a caso nei versi delle canzoni è forse la nuova moda dei cantanti indie? In ogni caso le canzoni di Calcutta sono così: inutile puntare a scovare il significato del singolo verso, ma farsi travolgere dal potere evocativo del suono.

E per suono non si intende solo quello delle note, ma anche e soprattutto quello delle parole. Arrangiamenti elettronici e versi schietti come “volevo solo scomparire in un abbraccio” sono gli ingredienti di questa ballata del 2015 tratta sempre da Mainstream e che ha segnato la nascita del fenomeno Calcutta. Il video-clip che ha per protagonista un bimbo come tanti testimonia ancora di più il carattere schivo e restio ad autocelebrarsi del suo autore. Notevole anche la cover acustica di Coez tratta dal suo From the rooftop (2016).

Chi non si è mai commosso su queste note mente!

Dal videoclip di “Cosa mi manchi a fare”. Fonte: listone mag.it

 

Sorriso

“Milano-Dateo sulla mappa è un neo”

Siamo ormai alla traccia più recente: “Sorriso” singolo pubblicato il 7 giugno 2019 e inserito poi nella ristampa di “Evergreen”.

Cos’ha ormai da raccontarci un cantante indie prestato al pop?

In “Sorriso” abbiamo sempre una città: Milano – già protagonista della canzone omonima (Mainstream) e di “Paracetamolo” (Evergreen)- con il suo caotico labirinto di strade e stazioni metro che sulla mappa spariscono quasi come nei. E in questa folla di persone che si incontrano, si perdono e non si baciano da due anni, il cantante strappa alla sua amica una promessa: “Ti prego amore mio promettimi/ che persa nei tuoi giri/ se qualcuno poi ti parla di me (parla di me)/ un sorriso ti spaccherà in tre.” Pare che l’ispirazione del nostro D’Erme sia stato l’abbagliante sorriso di Mia Martini appena le nominarono il suo amore di un tempo: Ivano Fossati. Un motivo in più per ascoltarla.

 “Sorriso”: cover. Fonte: Amazon.it

Hubner

“ Venezia è bella, ma non è il mio mare”

Questa è forse una delle canzoni meno conosciute del cantante di “Pesto”, ma sicuramente meritevole di ascolto al pari di tante altre. Settima traccia di “Evergreen” (2018), è forse una delle più intimiste, con arrangiamenti e coretti vintage ed un testo ermetico a dir poco: “ io certe volte dovrei fare come Dario Hubner/ e non lasciarti a casa mai a consumare le unghie” Dedica a un’amante insicura? Al di là dei soliti riferimenti geografici (compaiono Venezia e Fondi) spicca sicuramente la figura di Dario Hubner: per chi non lo sapesse, attaccante del Brescia negli anni ’90 ed “eroe romantico” in quanto esempio di calciatore coraggioso e ribelle. Che dire? La musica indie avvicina al calcio anche i profani!

“Evergreen”: cover. Fonte: genius.com

Del verde

“Preferirei una spiaggia di Sardegna”

Altra traccia di Evergreen su cui sono state fatte diverse congetture è “Del verde”. Stavolta non fa da sfondo nessun panorama urbano, ma spiagge di Sardegna e boschi imprecisati. Cos’è “quel verde tutto intorno” che il cantante preferirebbe anche alla “città più bella che abbia visto”, alle comodità della vita, al tanto decantato “posto fisso”? Le orecchie più maliziose sentono un riferimento alla droga. Gli animi romantici vedono una coppia di amanti che al di là delle ristrettezze economiche (“ti presterò i miei soldi per venirmi a trovare”) possono giocare ad essere per un po’ “Sandra” e “Raimondo”, perdersi nel bosco e prendersi “una notte per ricominciare”.

Calcutta in mezzo al “verde”. Fonte: mp3 cielo.it

Cos’altro aggiungere?

I nostalgici, per far conoscere l’Italia attraverso la musica, farebbero ascoltare ad uno straniero solo il grande cantautorato. De Andrè, Dalla, Battisti e tanti altri sono e devono rimanere mostri sacri e intoccabili, ma da un paio d’anni a questa parte l’indie-pop ha rappresentato una vera rinascita nel panorama musicale italiano. Non solo un fenomeno commerciale ed alla moda, ma un fiorire di testi profondi e originali. E tutto ciò non è da sottovalutare!

Angelica Rocca

Per quando torneremo: letteratura e solidarietà contro il Coronavirus

Può l’arte – e in particolar modo la letteratura – lanciare un messaggio di speranza in un periodo buio come questo?

Può trasmettere quel senso di coesione necessario in momenti di crisi, nei quali è facile lasciarsi andare alla caccia al capro espiatorio per reagire al senso di impotenza che ci accomuna?

Tra social challenge, catene di solidarietà via whatsapp, conversazioni su Skype e flash mob musicali capaci di far rivivere il deserto delle strade post-quarantena, l’essere umano, anche ai tempi del Covid- 19, ha dimostrato di non riuscire a mettere da parte un bisogno fondamentale: quello di esprimersi e comunicare!

Italia popolo di grandi tradizioni, Italia popolo di santi e navigatori, ma soprattutto Italia popolo di artisti e di poeti.

Quindi quale mezzo migliore della letteratura per comunicare oltre i muri delle nostre case dentro cui siamo trincerati da giorni?

È in questo spirito che si inserisce l’iniziativa lanciata da IL CLEB, book club molto dinamico nato a Prato nel 2019, grazie a Sara Ruperto e Arzachena Leporatti, con “l’intento di promuovere la scrittura femminile contemporanea“, rivolgendosi però a un pubblico che non sia solo di donne, in contrasto con il tipico pregiudizio “se lo scrive una donna lo legge solo una donna”.

In questa particolare situazione d’emergenza, IL CLEB ha postato sui social un’open call rivolta a scrittori famosi e non, uomini e donne, del Sud e del Nord, per realizzare un ambizioso progetto: Per quando torneremo, e-book scaricabile dal portale web.

 

“Per quando torneremo”, copertina dell’e-book.                     Fonte: perquandotorneremo.wixsite.com

L’intento, ovviamente, è quello di rendersi utili in modo creativo, non fermando le menti e le penne, mantenere accesi gli animi di chi scrive e di chi legge in attesa di quando torneremo appunto a riappropriarci della nostra quotidianità.

A tutti noi è infatti la dedica ripetuta nella prima pagina dell’e-book!

La dedica sull’e-book – Fonte: perquandotorneremo.wixsite.com

Ma quella che può sembrare un’astratta iniziativa letteraria si traduce in aiuto concreto: il ricavato della vendita online degli e-book sarà interamente destinato agli ospedali impegnati nella lotta contro il Coronavirus.

In particolar modo, l’80% dei fondi andrà all’ospedale di Prato, mentre un altro 20% sarà devoluto ad altre strutture ospedaliere della Toscana e a vari istituti di ricerca che operano nel campo delle malattie infettive.

Per quanto torneremo è un’originale raccolta di poesie e racconti che affrontano i più svariati temi con diversi stili, in cui compaiono nomi già affermati nel campo dell’editoria nazionale accanto a giovani penne. Il tutto corredato dalle “illustrazioni cariche di colori, pop e ironiche” di Martina Filippella (sua è la copertina e la maggior parte delle raffigurazioni) e di Francesca Bonazzi.

Illustrazione di Martina Filippella
Fonte: perquandotorneremo.wixsite.com

Un progetto solidale realizzato nello spazio di pochi giorni proprio per rispondere all’emergenza Covid-19.

Un libro collettivo che mi rende orgogliosa di averne preso parte con tre poesie che tenevo nel cassetto da diverso tempo e, un po’ per timidezza, un po’ per pigrizia, non avevo ancora pubblicato.

“Estremista”, poesia di Angelica Rocca a p. 98 dell’e-book.
Fonte: perquandotorneremo.wixsite.com

Ma, quando la nostra società là fuori sembra sgretolarsi sotto il peso di un nemico invisibile, allora arriva il momento di esporsi, di chiedersi cosa ognuno di noi può fare con quel poco di talento e capacità che si trova a disposizione per dare concretamente una mano.

Arriva il momento in cui restare a casa ci fa sentire eroi, ma allo stesso tempo impotenti soldati in congedo. Scatta perciò il bisogno di farsi sentire, di non lasciare solo chi combatte in prima linea 24 ore su 24 in una corsia d’ospedale dentro tute asettiche che permettono a malapena di respirare.

Ma è ovvio che pochi di noi sanno infilare un ago nella carne, pochi di noi sanno somministrare farmaci, pochi di noi sanno ridare il respiro a un malato in rianimazione. L’unica arma che personalmente possiedo sono le parole e mi sembrava giusto adoperarle – soprattutto in questo caso – per uno scopo umanitario.

Perché in situazioni come queste non si può rimanere letterati d’élite dietro scrittoio e calamaio, non si ci si può rinchiudere nella rassicurante torre d’avorio della cultura e lasciare il mondo andare a rotoli.

“Estranei”, poesia di Lavinia Barletta a p.79 dell’e-book. Fonte: perquandotorneremo.wixsite.com

In barba perciò a chi dice che arte, poesia e letteratura sono inutili perdite di tempo. Per quando torneremo dimostra che ciò non è vero. Rispondo agli increduli con le parole del professor Keating ne L’attimo fuggente: «Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo!»

Angelica Rocca

Ringraziamenti

Ringrazio Lavinia Barletta, amica e poetessa che mi ha “girato la call” permettendomi di partecipare al progetto, ringrazio ancora una volta IL CLEB e in particolar modo Sara che gentilmente ha risposto su Instagram alle mie curiosità: sue sono le parole tra virgolette disseminate nell’articolo.

Qui il link al sito in cui troverete tutte le informazioni per scaricare l’e-book e donare:

https://perquandotorneremo.wixsite.com/home

I disinfettanti ci proteggono davvero dal Coronavirus?

Coronavirus. La parola più ricercata sul web negli ultimi due mesi. Siamo tutti preoccupati del nuovo virus che sta colpendo sempre più persone. Partito dalla Cina è ad oggi arrivato in quasi tutto il mondo. Ma come fa un virus ad essere trasportato da un capo all’altro del mondo?

In questa dinamica il trasporto aereo gioca un ruolo fondamentale. Contribuisce giornalmente al contatto tra persone provenienti da tutto il mondo, alcune delle quali potrebbero trasportare con sé anche infezioni epidemiche dal Paese di origine. Inoltre, negli aeroporti sono presenti numerose superfici frequentemente toccate da passeggeri  (tavoli, banconi, maniglie) aventi un’alta contaminazione microbica.

Una ricerca pubblicata su Risk Analysis rivela che promuovere l’abitudine di lavarsi le mani negli aeroporti collegati alle zone colpite da infezioni virali rallenterebbe la propagazione dei patogeni.

Una delle prime raccomandazioni che il Ministero della Salute suggerisce per prevenire la diffusione del Covid-19 è proprio il lavaggio accurato delle mani. Questa semplicissima regola serve a ridurre la possibilità dell’ingresso dei virus e batteri all’interno del corpo attraverso naso, bocca, occhi, che tocchiamo con le mani.

Per alcuni, però, sembra che questa banale regola non basti a proteggerli dal virus; preferiscono utilizzare un disinfettante o un gel igienizzante. Guardandoci intorno possiamo affermare che la paura del Coronavirus ha incentivato la gente a prendere d’assalto farmacie e supermercati, facendo sparire l’Amuchina.

Amuchina è il nome commerciale dato ad una serie di prodotti disinfettanti, altro non è che un gel a base di alcol etilico. La ricetta che ci propone l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per questo tipo di prodotto contiene: 8333 ml di etanolo (alcol etilico) 96%, 417 ml di perossido di idrogeno 3%, 145 ml di glicerolo 98% e acqua distillata quanto basta per arrivare a 10 litri.

Ogni ingrediente ha un ruolo ben preciso in questa formulazione. L’etanolo ha la principale funzione del composto: uccidere i microrganismi. Trovandosi a contatto con i patogeni altera la struttura delle loro proteine, essenziali per la loro sopravvivenza, impedendo di svolgere le loro funzioni. La glicerina è un eccipiente umettante e che aumenta la densità del prodotto. Ed infine il perossido di idrogeno serve per eliminare eventuali spore batteriche che l’alcol non può eliminare.

Questo tipo di disinfettante è molto efficace sulla pelle, agisce infatti in pochi secondi, a patto che la percentuale di alcol etilico nell’intera preparazione sia tra 60% e 80%.  In altre parole una miscela di alcol etilico e acqua è più efficace dell’alcol puro, questo perché acqua e alcol denaturano più efficacemente le proteine.

L’utilizzo molto frequente di un gel disinfettante non fa certo bene! Tutti i prodotti a base di alcol hanno lo svantaggio di disidratare la pelle e il loro eccessivo utilizzo potrebbe causarne irritazioni e secchezza. Inoltre potrebbe anche favorire nei patogeni lo sviluppo di resistenze nei confronti di questo tipo di prodotto. L’utilizzo di gel disinfettanti in maniera inutile ed incondizionata è quindi sconsigliato.

Ma è veramente indispensabile questo tipo di prodotto per proteggersi dal Coronavirus ? Non sempre. Lo afferma anche il sito del Ministero della Salute. Basta lavarsi spesso e accuratamente le mani con acqua calda e sapone per almeno 60 secondi. Il disinfettante per mani entra in gioco quando non si ha la disponibilità di acqua e sapone.

È ancora in fase di studio la durata della sopravvivenza del Coronavirus sulle superfici, ma alcune informazioni suggeriscono che il virus possa resistere almeno alcune ore. A riguardo, sempre il sito del Ministero, suggerisce l’utilizzo di disinfettanti a base di cloro per le superfici. La banale candeggina in questo caso potrebbe essere utile. Contiene infatti l’ipoclorito di sodio che, per la sua azione ossidante, riesce a uccidere spore, funghi e virus.

L’efficacia dell’ipoclorito di sodio come disinfettante dipende da vari fattori come: la sua concentrazione, che deve essere all’1%, e il tempo di contatto, in quanto il prodotto va lasciato agire per circa 10 minuti. Proprio per questo motivo disinfettanti a base di cloro non vanno bene anche per le mani in quanto potrebbero causare severe irritazioni.

“Prevenire è meglio che curare” dice il proverbio, e si addice perfettamente a questa situazione. Prendere precauzioni per cercare di evitare l’espandersi del Coronavirus è la cosa migliore che possiamo fare. Lo afferma anche uno studio  pubblicato sul Journal of the American Medical Association (JAMA), il quale sostiene che un’attenta pulizia delle superfici è fondamentale per eliminare il virus.

Ognuno di noi deve essere coinvolto nel tentativo di ridurre l’espandersi di questo particolare virus. La conseguenza sta anche nelle nostre mani!

Georgiana Florea

Bryan Cranston, “una vita in parti”

Walter White, Hal , Lyndon B. Johnson e Dalton Trumbo sono solo alcuni dei caratteri affascinanti e complessi nei quali il leggendario Bryan Cranston, che oggi compie 64 anni, si è reincarnato.

Non è dunque un caso che l’attore, il quale sarebbe divenuto il professore di chimica più temibile del mondo, nasca nel 1956 proprio ad Hollywood (Los Angeles) culla della recitazione e dello show-business.

Ad inizio carriera, le attitudini attoriali di Bryan lo portano a prediligere sceneggiati comedy: infatti, il ruolo che gli conferisce una spolverata – seppur fugace – di notorietà è quello dei Hal Wilkerson nella sit-com televisiva Malcolm.

Fonte: Amazonphoto

Il ruolo di padre rimbecillito, ingenuo, distratto ed abbindolabile, mette in evidenzia il suo talento di fronte tutta l’America, che si appassiona velocemente alla serie.

La propensione per la recitazione comica viene certificata anche dalle prime candidature ai prestigiosi premi Emmy, che negli anni a seguire saranno letteralmente dominati.

Dopo il propulsivo successo comico maturano le prime esperienze drammatiche di rilievo nell’epico Salvate il soldato Ryan di Spielberg; seguono quelle in Drive di Refn, Contagion di Soderbergh, Rock of Ages di Shankman.

 

Nel 2008 scatta la scintilla che offre l’opportunità di accendere artisticamente la sua carriera: viene provinato e selezionato per ricoprire il ruolo di Walter White nella pluripremiata serie tv cult Breaking Bad.

Fonte: Wikisphoto

Come l’ha definita lo stesso Cranston, vestire i panni del professore di chimica malato di cancro è stata una “life-changing experience“, un’esperienza che gli ha cambiato la vita.

Cinque entusiasmanti stagioni (2008/2013), ormai consegnate ai posteri della settima arte, che gli hanno donato, il life-time role (ruolo della vita), concepito dalla penna e dalla mente geniali di Vince Gilligan, storico autore e produttore della serie.

Fonte: Fox

“Say my name”, “I am the one who knocks”, “Stay out of my territory”, “I won”, “I did it for me” sono solo alcune delle citazioni incastonate come diamanti in scene brillanti e mozzafiato hanno reso Breaking Bad la serie culto degli ultimi anni.

Walter White è uno dei personaggi più riusciti, complessi, affascinanti, emotivamente potenti, evoluti e profondi della storia della TV, per il quale l’interprete hollywoodiano ha ricevuto molteplici premi tra i quali quattro Emmy ed un Golden Globe.

Come Vince Gilligan spesso ha dichiarato nessuno sarebbe potuto “essere” W.White meglio di lui, nessuno sarebbe potuto essere un padre dolcissimo e premuroso nella sfera domestica e parallelamente divenire di stagione in stagione lo spietato re della metanfetamina (Blue Sky), meglio di lui.

Penserete legittimamente, solo se avete letto l’articolo con perspicacia, che possa essere difficile affrancare una carriera attoriale da un ruolo così ingombrante.

Non per Bryan Cranston, che presto mostra al mondo del cinema il suo talento camaleontico in Argo, pellicola diretta da B.Affleck vincitrice del miglior film agli Oscar del 2012. In The Infiltrator veste i panni di una spia-infiltrata nel mondo dei narcos. E ancora, interpreta magistralmente lo sceneggiatore baffuto Dalton Trumbo nell’omonimo biopic che gli vale la candidatura come miglior attore agli Oscar del 2016.

L’amore per la recitazione di Bryan Cranston non ha confini e lo spinge a modellare il suo talento artistico anche per i rinomati palcoscenici teatrali di Broadway nei quali si esibisce in All the way e Network, entrambe performance premiate con il Tony Award, celebre premio dedicato al mondo del teatro.

Chissà cosa avrà in serbo il futuro per l’attore americano, intanto gli auguriamo buon compleanno e mille altri intensi giorni da Walter White.

Caro Bryan, “You are the one who knocks”!

Antonio Mulone

Domani è un altro giorno

Il 30 ottobre 1938 lo sceneggiato radiofonico “La guerra dei mondi” di Orson Welles generò la fuga di un
discreto numero di cittadini e un notevole disordine cittadino. Cosa aveva di tanto spaventoso da provocare una  reazione tale?

L’adattamento del romanzo di H.G. Wells d’inizio secolo interruppe bruscamente il consueto programma di
musica serale con una serie di comunicati che ricalcavano i toni del giornale radio. Questi riportavano notizie in tempo reale di creature aliene appena atterrate in una fattoria del New Jersey, dando aggiornamenti continui circa la natura ostile della loro visita.

La guerra dei mondi. Wikipedia

La magistrale interpretazione di Welles stesso, mista al carattere di attendibilità e contemporaneità attribuita
all’informazione via radio dagli ascoltatori, ebbe conseguenze decisamente inaspettate anche per il suo
ideatore, il quale scrisse il giorno seguente all’amico Peter Bogdanovich: «Furono le dimensioni della reazione ad essere sbalorditive. Sei minuti dopo che eravamo andati in onda le case si svuotavano e le chiese si riempivano; da Nashville a Minneapolis la gente alzava invocazioni e si lacerava gli abiti per strada. Cominciammo a renderci conto, mentre stavamo distruggendo il New Jersey, che avevamo sottovalutato l’estensione della vena di follia della nostra America.»

Riportando questo episodio alla vostra attenzione non è mia intenzione avvalorare quelle teorie che propongono la comunicazione di massa come un “potentissimo mezzo per inoculare qualsiasi tipo di messaggio”. Il mio interesse scaturisce dalla diffusione, negli ultimi giorni, di alcune foto su Facebook che ritraggono supermercati lombardi letteralmente svuotati a seguito dell’annuncio di alcuni casi di coronavirus in Italia.  A questi si aggiungono i video personali pubblicati da molti utenti attivi ed i contenuti semplicemente ricondivisi da tutti, me compreso. Che essi abbiamo un contenuto sarcastico, divulgativo, politico poco importa, una volta postati entrano nello stesso sistema contribuendo ad alimentare le conoscenze della comunità intera.

Il Resto del carlino

Questi “atomi di cultura”, brevi e dal linguaggio informale, risultano sempre più interessanti per gli utenti rispetto alla trattazione tecnico-scientifica dei format televisivi o delle comunicazioni istituzionali, imponendosi come punto di partenza per un acceso dibattito online ed offline. Proprio in questi giorni, nella nostra città, possiamo assistere a qualcosa di simile grazie all’impatto che ha avuto il video dell’infermiere del policlinico, successivamente sospeso, o gli audio simil-istituzionali che descrivono le misure cautelari decise dal Sindaco De Luca (al momento non ancora approvate). Ne risulta una conoscenza superficiale e frammentata della materia che non aiuta il corretto “passaparola”, affascinati dai contenuti più apocalittici ritagliamo frasi di discorsi e le incolliamo decontestualizzate in giro per il web creando una notizia diversa dalla notizia che è destinata a subire altre modifiche.

Le affinità tra le reazioni al programma di Welles e l’allarme coronavirus mostrano la parte più debole
dell’essere umano che, nel momento in cui sente la sua vita a rischio, si abbandona al panico più irrazionale. La mancanza di un ascolto critico e della giusta voglia di analizzare la situazione generano spesso fraintendimenti che rendono sempre più difficile la diffusione del messaggio completo.

Così ho assistito negli ultimi giorni ad: un signore che ha acquistato ben 5 casse di Coca-Cola in un supermercato cittadino a seguito di un link ricevuto via whatsapp da sua nuora che descriveva la bevanda in questione come uno scudo impenetrabile per il virus, due anziani discutere animatamente di come servizi segreti mondiali (?) abbiano infettato la popolazione mondiale per prepararci ad una guerra batteriologica con i jihadisti ed infine un medico-chirurgo chiedere al suo agente di viaggio se fosse sicuro partire per una crociera nel Mediterraneo.

Insomma, il panico generale mi ha portato a scrivere questo articolo nell’umile intenzione di convincere, almeno una sola persona, di quanto sia importante accertarsi dei fatti ed avere una visione d’insieme lontana da quello che vorremmo fosse vero o temiamo possa essere vero (prendendo in prestito le parole di Bertrand Russell). Anche perché, se non fossero scappati, i radioascoltatori di Welles, avrebbero scoperto che alla fine gli alieni venivano sconfitti.

Davide Pedelì

Power You Digital – prorogati i termini di partecipazione

L’Università di Messina in collaborazione con ManpowerGroup ha avviato il progetto di orientamento al lavoro e allo sviluppo delle Soft Skills “Power YOU DigiTal”.

Possono partecipare gli studenti Unime regolarmente iscritti all’ultimo anno accademico di un corso magistrale o a ciclo unico e in regola con il pagamento delle tasse per l’A.A. 2019/20.

 

 

 

  • E’ previsto un numero massimo di 1000 partecipanti, scelti secondo l’ordine di presentazione delle candidature ed il possesso dei requisiti.
  • Il percorso prevede una giornata di formazione in aula tra febbraio e marzo 2020, e un’attività on-line a partire dal 1 aprile e entro il 31 luglio 2020.
  • L’obiettivo è fornire agli studenti una preparazione adeguata per la transizione e l’ingresso nel mondo del lavoro.

Il percorso permetterà infatti di mettere in evidenza i propri punti di forza e curare la propria immagine professionale,valorizzando le proprie capacità relative all’utilizzo professionale delle piattaforme social.

 

I primi tre classificati al Game “Power You DigiTal”, oltre a ricevere il diploma, parteciperanno a selezioni di personale presso le sedi Manpower e svolgeranno tirocinio extracurriculare retribuito presso aziende nazionali individuate da Manpower Group.

 

Inoltre, il portale www.powerudigital.com permetterà ai giovani studenti di imparare formandosi e apprendendo le 8 competenze chiave delineate dalla Commissione Europea per integrare la formazione scolastica con le competenze richieste dal lavoro.

 

Le 8 competenze saranno certificate attraverso un percorso a tappe con mini test per ciascuna delle competenze.

  • L’open badge consentirà ai partecipanti di condividere le certificazioni ottenute in rete, sui profili social e sul proprio cv digitale.
  • I termini di presentazione della propria candidatura (da effettuare collegandosi alla sezione Bandi della propria area personale ESSE3) sono stati prorogati al 21 febbraio 2020, ore 12,30.

 

Link bando: https://www.unime.it/it/node/126303

 

Antonio Mulone

Colapesce presenta ”crea la tua T-shirt”

Da sempre Colapesce, locale di ritrovo che fa del gusto e della cultura un binomio, è fucina di idee originali; l’iniziativa Crea la tua T-shirt ne è l’ennesima dimostrazione.

Un innovativo modo di intendere il riciclo attraverso il laboratorio creativo coordinato da Artica17 che trasformerà un’antipatica e noiosa (magari bucata) maglietta in disuso in un’estrosa opera d’arte personalizzata.

 

Colapesce coniuga meravigliosamente il rispetto dell’ambiente ed il piacere della condivisione di un pomeriggio spensierato, “colorato” da un piccolo ma importante sorriso alla natura.

 

Crea la tua T-shirt” tra un sorso di vino e l’altro significa armonia, creatività ed ingegno alla portata di tutti.

 

>Mercoledì 19 Febbraio dalle 17:30 presso i locali di Colapesce date colore alla vostra fantasia, aiutate il pianeta con un piccola ma importante pennellata.

 

 

 

Antonio Mulone