La Commissione Giovani SIEDP si arricchisce con un giovane dottorando UniMe

Il Dott. Domenico Corica è il nuovo membro della commissione giovani SIEDP

Il Dottor Domenico Corica – Fonte: unime.it

Eccellenza tra i dottorandi UniMe

Grande riconoscimento per il Dott. Domenico Corica,  specialista in Pediatria e Dottorando di Ricerca in Biotecnologie Mediche e Chirurgiche (coordinato dal Prof. G. Squadrito, tutor Prof.ssa M. Wasniewska). È stato infatti recentemente nominato componente della Commissione Giovani della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP) per il prossimo biennio.

Il Dott. Corica lavora presso l’ambulatorio di Endocrinologia Pediatrica dell’U.O.C. di Pediatria (diretta dal Prof. G.B. Pajno) presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria “G. Martino” di Messina.

La nomina è frutto di una selezione sulla base dei titoli scientifici, sull’esperienza clinica maturata in campo endocrinologico e diabetologico, sulla partecipazione alla Diabetes, Obesity and Metabolism School della Società Europea di Endocrinologia Pediatrica (ESPE) nel 2017, alla Scuola di Perfezionamento in Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica della SIEDP nel 2018 ed alla ESPE Summer School del 2019.

Prossimi impegni della Commissione

Nel prossimo biennio la Commissione Giovani SIEDP, formata da sei giovani ricercatori italiani, si occuperà dell’attivazione di un network tra i centri di endocrinologia e diabetologia pediatrica, dell’organizzazione di un grant per Young Investigators di giovani di età inferiore ai 40 anni  e dell’implementazione di un osservatorio delle pubblicazioni scientifiche sul Journal Club a servizio della SIEDP, di cui il Dott. Corica sarà il responsabile.

Il fine dell’associazione è quello di migliorare la formazione e le conoscenze dei futuri specialisti e dei giovani specialisti pediatri endocrinologi e diabetologi Italiani, potendo così contribuire al costante miglioramento della salute e della qualità di vita dei bambini.

Al Dottor Corica i nostri miglior auguri, ad maiora.

Giuseppina Simona Della Valle 

Esami in presenza: previsto il rientro presso le residenze ERSU

In seguito all’autorizzazione da parte dell’Ateneo a svolgere gli esami anche in presenza (qui tutte informazioni del caso), le porte delle residenze universitarie ERSU sono nuovamente aperte agli studenti.

Quando rientrare

Gli studenti che dovranno sostenere esami in sede, possono rientrare presso le rispettive residenze a partire dal 6 Luglio. L’ingresso sarà consentito in presenza del personale ERSU dal lunedì al venerdì (festività escluse) dalle ore 8:00 alle 13:30.

I moduli da presentare per il rientro

Lo studente dovrà essere in possesso di tre moduli che dovranno essere consegnati all’ingresso ai collaboratori. Nei tre moduli (che potete trovare qui) bisogna dichiarare:

  • la data di rientro
  • la facoltà
  • l’esame da svolgere
  • la data dell’esame 
  • il docente che svolgerà l’esame
  • informazioni sanitarie

Maggiori dettagli sul sito www.ersumessina.it

Georgiana Florea

MES e SURE. Ecco cosa sono, come funzionano e le criticità che hanno fatto discutere

Dopo aver discusso nel dettaglio la scorsa settimana le caratteristiche dell’intervento effettuato dalla BCE in risposta alla crisi causata dal Covid-19, la linea temporale degli interventi posti in essere dalle istituzioni europee suggerisce come passi successivi il SURE e il MES.

Il 2 aprile Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha annunciato ai microfoni lo strumento SURE (“Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency”), appunto, letteralmente, “supporto per mitigare i rischi di disoccupazione dovuti all’emergenza”.

Considerato come uno strumento con carattere temporaneo, dovrebbe terminare alla conclusione dell’anno 2022, con una dotazione per il periodo considerato di 100 miliardi di euro.

Come funziona?

E’ prevista la creazione di un fondo ad hoc di cui i paesi europei saranno i “soci” e verseranno una garanzia di €25 miliardi; la quota della garanzia versata da un Paese sarà proporzionale alla percentuale del suo PIL rispetto a quello dell’UE – ad esempio l’Italia verserà il 13% di questi 25 miliardi.
Lo stesso fondo, che poggia le sue basi sulla garanzia dei paesi europei, emetterà dei bond per raccogliere i 100 miliardi necessari alla propria capitalizzazione che verranno prestati agli stati che ne presenteranno richiesta.

Invece, il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) è un’organizzazione intergovernativa, istituito grazie alle modifiche apportate al Trattato di Lisbona dal consiglio UE nel marzo 2011. Predisposto ad un’entrata in vigore nel 2013, questa fu anticipata al 2012 a causa della crisi dei debiti sovrani.

Normalmente il MES, anche Fondo Salva-Stati, presta denaro ai Paesi che non riescono più a finanziarsi sul mercato emettendo bond, poiché i mercati finanziari nutrono scarsa fiducia sulla loro solidità economica (come già accaduto alla Grecia). Il prestito può essere effettuato attraverso una delle due linee di credito (precauzionale o rafforzata) e può comportare delle condizionalità, concordate attraverso un Memorandum d’intesa.

Nel 2017 era stata proposta una riforma del MES, ma dopo tante riprese la riforma è stata rimandata causa COVID-19.

Il 9 aprile scorso è stato proposto il Pandemic Crisis Support, una linea di credito speciale, in cui i paesi possono richiedere somme fino al 2% del proprio PIL (per l’Italia sarebbero fino a 36 miliardi), con la condizione che i fondi siano utilizzati solo per finanziamenti diretti o indiretti dei costi sanitari dovuti alla crisi Covid-19. Questi fondi potranno essere richiesti fino al 2022 e nessuno Stato è obbligato a richiedere il prestito, ma è assolutamente libero di scegliere se attivarlo e quanto richiedere.

Il modo con cui il MES reperirà i fondi da prestare ai paesi che ne faranno richiesta sarà lo stesso utilizzato dal fondo SURE, emettendo dei propri bond.

I due strumenti appaiono carichi di supporto per fronteggiare la crisi Covid-19 che ha messo in ginocchio i Paesi dell’Eurozona, tuttavia, al loro interno, presentano degli aspetti da analizzare con cura.

Le critiche

In riferimento al MES, la principale critica rilevata è stato l’accordo approvato nell’Eurogruppo di aprile, quando il Consiglio europeo ha proposto come requisito per accedere al fondo senza condizioni, avendo così opportunità di accesso al credito, l’obbligo di utilizzare le risorse ottenute per finanziare le spese sanitarie (mascherine, guanti, respiratori, dispositivi medici, personale, etc.).

Qualche settimana fa Paolo Savona, presidente della CONSOB, ha dato il suo parere riguardo il MES:

Il nodo cruciale è il rapporto tra debito pubblico e Pil: se il rapporto salirà nelle dimensioni previste, il mercato reagirà. Così come reagiranno i cosiddetti Paesi frugali”.

In riferimento a questo, ci sono degli aspetti che non possono essere sottovalutati: tra le tante critiche, una di queste è mossa dai vertici politici italiani: la dotazione è insufficiente, insieme al vincolo di destinazione della spesa, questi risultano essere, infatti, dei paletti alla libera decisione.

Riguardo lo SURE, quali potrebbero essere gli effetti per il futuro date le criticità? Tra queste vi è una probabile insufficienza di capacità finanziaria per rispondere all’emergenza e, anche qui, si parla sempre di prestiti da dover rimborsare. In più, ancora non è stata data piena operatività al sistema: si dovrà aspettare a lungo?

Tuttavia, secondo il professore Carlo Cottarelli, utilizzando questi strumenti, in particolare il MES, “il risparmio sarebbe 9 volte più grande (per 10 anni) di quanto avverrebbe col taglio dei parlamentari, tanto voluto da chi non vuole il MES“.

Nonostante gli accesi dibattiti tra le leadership politiche d’Europa, questi, tra i tanti strumenti eretti nell’area Euro, risultano essere la corda a cui i Paesi in difficoltà si aggrappano, speranzosi che l’Europa possa rivelarsi così come si presentò alla sua nascita: garante e promotrice di continuità allo sviluppo dei Paesi.

Contenuto in collaborazione con Starting Finance:

Marco Amato
Rossana Arcano

Fellini realista visionario: l’uomo che rubò le scene ai nostri sogni

Su Fellini si è detto e scritto tanto, si è cercato di scandagliare scena per scena i suoi film alla ricerca di significati allegorici, si è tentato anche all’estero di copiarlo – ora con successo, ora con esiti incerti – tentando di ricreare quell’universo grottesco e sublime ricco di simboli meravigliosi, ma anche di donne giunoniche e affascinanti latin lovers che per anni hanno incarnato la dolce vita italiana.

A cent’anni dalla sua nascita e a 60 dalla  Palma d’Oro a La dolce vita, Rai Movie sta trasmettendo dal 20 maggio, ogni mercoledì in prima serata, il ciclo di film e documentari intitolato “Fellini realista visionario”. Un ossimoro sta ad indicare uno dei più celebri registi, una definizione che possiamo spiegare allacciandoci a un altro grande genio italiano: Dante Alighieri.

Il realismo non sta in cosa si racconta, ma in come lo si racconta. Lo sapeva bene il poeta della Divina Commedia quando utilizzò le parole più crude per far parlare le creature dell’Inferno. Lo sapeva Fellini, fumettista prestato al cinema, che faceva dialogare i personaggi dei suoi film ciascuno con il proprio dialetto e insieme al sogno portava in scena vizi e ipocrisie della società italiana del tempo.

Se è abitudine consolidata studiare Dante al liceo, perché allora non far conoscere alle giovani generazioni anche Fellini?

La scelta di Rai Movie  si rivela perciò azzeccata e noi di UniVersoMe non possiamo fare a meno di segnalarvela con i dovuti approfondimenti.

 Ad inaugurare la rassegna è stata La dolce Vita (1960)

Uno dei primi capolavori del grande maestro, la pellicola che l’ha consacrato alla fama internazionale capace di imprimersi con scene celebri, modi di dire (ma anche di vestire) nella memoria collettiva italiana e del mondo intero.

La celebre scena della fontana di Trevi ne La dolce vita. Fonte: turismo.it

La fontana di Trevi con Anita Ekberg, archetipo della donna divina che grida “Marcello come here ” a un avvenente Mastroianni, “Paparazzo”, il fotoreporter che affianca il protagonista e che è diventato per antonomasia il nome di qualsiasi “avvoltoio” che vive di scatti scandalosi delle star, il maglioncino a collo alto indossato dai personaggi chiamato da allora in poi “dolce vita”: sono tutte immagini in miniatura dell’Italia mondana del boom economico.

È l’Italia di Via Veneto, crocevia di stelle del cinema, borghesi, intellettuali, artisti e giornalisti in cerca di scoop. Fellini rappresenta con spiccato realismo questo mondo di luci abbaglianti e flash fotografici attraverso la storia del giornalista Marcello Anselmi (Marcello Mastroianni), provinciale dalle aspirazioni letterarie emigrato a Roma per far fortuna.

Il 27 maggio è stata la volta di 8 ½ (1963)

Vincitore di 2 premi Oscar e ben 6 nastri d’argento, 8 ½  è la trasposizione in cellulosa di ciò che in letteratura hanno fatto geni come Joyce e Pirandello. Abbiamo sempre Marcello Mastroianni nei panni di Guido Anselmi, regista in preda a una crisi creativa ed esistenziale che gli impedisce di portare a termine il suo ultimo film. Memorie, allucinazioni e sogni (celebre la scena in cui il protagonista si alza in volo) si fondono assieme alla realtà in un flusso di coscienza continuo in cui lo spettatore può ammirare la realizzazione di un film in fieri.

Il sogno di Guido con cui si apre il film. Fonte: 180 gradi.org

8 ½ è stato salutato non a caso come l’esempio più brillante di metacinema: arte e vita si mescolano e il protagonista cerca come tutti noi l’ordine e la pulizia nel caos della vita. Guido non sa scegliere: conteso tra l’amore coniugale di Luisa (Anouk Aimée) e la passione  carnale per l’amante Carla (Sandra Milo), vagheggia un harem in cui può far convivere pacificamente tutte le donne della sua vita, coccolato e vezzeggiato come un bimbo, ma desidera essere salvato dalla tipica donna-angelo: qui entra in scena Claudia Cardinale che sembra condannarlo: “un tipo così non fa mica tanta pena”, “non sa voler bene”.

Mastroianni e Cardinale a confronto in uno dei più bei dialoghi del film. Fonte:pinterest.com

Fellini che invece vede in Guido il suo alter ego non condanna, ma racconta come pochi sanno fare!

Stasera alle 21: 10 non perdetevi I Vitelloni (1953).

Ambientazione nella natia Rimini per questo film di stampo neorealista del primo Fellini, in cui il suo stile magico è meno riconoscibile. I Vitelloni è la storia di cinque giovani perdigiorno restii ad assumersi le responsabilità della vita: a fare da sfondo una provincia stagnante e arretrata, in cui l’unico dinamismo è dato dal vento (elemento onnipresente nei film di Fellini) che soffia con forza in diverse scene.

Fausto (Franco Fabrizi), costretto a sposare la giovane Sandra ( Leonora Ruffo) perché rimasta incinta, rimane ancora un playboy; Riccardo (Riccardo Fellini, fratello del regista) si diletta a fare il tenore; Leopoldo (Leopoldo Trieste), l’intellettuale, tenta di sfondare come commediografo e Alberto (il grande Sordi che vinse il Nastro d’Argento), il più ridanciano, trova il proprio lato più maturo ergendosi a figura morale della sorella, che col suo lavoro in realtà sostiene madre e fratello nullafacente.

In questo spaccato si riscontra il maschilismo dell’epoca cui Fellini accenna senza tanta insistenza. Nel gruppo spicca però Moraldo (Franco Interlenghi), il più taciturno. Sarà lui l’unico capace di quella scelta drastica in grado di far decollare la propria vita.

Come continuerà il ciclo su Fellini

Il ciclo di Rai Movie proseguirà con La città delle donne (mercoledì 10 giugno in prima serata) e poi tutte le mattine alle 10: 30, da domenica 14  a sabato 20 con altri capolavori, tra cui Lo sceicco bianco e Ginger e Fred. Dal 24 si sposterà invece in seconda e terza serata. Scelta piuttosto discutibile: solo i “notturni” potranno assistere a capolavori come La voce della luna (con Benigni e Villaggio) o il meno conosciuto Prova d’Orchestra (1979).

Fonte: mymovies. com

È quest’ultima un’opera minore del maestro, modesta anche nella durata (70 min), che inscena la rivolta di un’orchestra nei confronti del proprio direttore autoritario. Che fosse il tentativo di Fellini di dire la sua sugli anni di Piombo?

Stupisce però in questa rassegna Rai l’assenza di titoli come Amarcord (1970).

 Fonte: amazon.it

Affresco magico della Rimini dell’infanzia in cui hanno trovato posto personaggi esemplari: la tabaccaia (Maria Antonietta Beluzzi), la sensuale Gradisca ( Magali Noel), lo zio matto interpretato da un grande Ciccio Ingrassia, il giovane protagonista Titta (Bruno Zanin) in preda ai primi risvegli sessuali e ai sensi di colpa dettati dalla cultura cattolica e arretrata in cui è immerso e dall’imperante mentalità fascista. Se amate i racconti corali alla Nuovo Cinema Paradiso, i ritratti dei borghi che non esistono più con i loro personaggi bizzarri, rimediate guardando questo degno antecedente.

Perché guardare ancora oggi Fellini?

Sicuramente la fine del lock- down sarà un’ottima scusa per uscire di casa e andare a gustarvi quella dolce vita che Fellini amava “sentire e non capire” e lasciar perdere la rassegna di RaiMovie. Ma quando avete un po’ di tempo, correte a recuperare questi film. Scoprirete forse che Fellini è un ladro: le sue immagini sembrano arraffate dai nostri sogni più stravaganti . Ma forse sta proprio in questo la grandezza di un genio: trovare il modo di dire ciò che ognuno di noi ha dentro di sé e non sa narrare.

L’apparizione di un pavone in mezzo alla neve in Amarcord. Fonte: movietravel.org

 

Angelica Rocca

Polemica dopo le dichiarazioni di Zangrillo: ” Il Coronavirus clinicamente non esiste più”

È aspra polemica dopo le parole del direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo. Il medico, intervenuto in collegamento durante un programma tv, aveva affermato che

“In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più, questo lo dice l’università Vita e Salute San Raffaele, lo dice uno studio del direttore dell’Istituto di virologia Clementi, lo dice il professor Silvestri della Emory University di Atlanta”.

Parole dal peso specifico sicuramente rilevante, soprattutto in questa fase di ripresa zoppicante ed incerta, dalle quali sia il ministero della Salute che il Comitato tecnico scientifico hanno subito preso le distanze, affermando con rigore scientifico che “il virus circola ancora”.

Anche il viceministro Sileri ha commentato l’intervento, seppur in modo molto più cauto:

“Zangrillo ha detto che chi è sul campo non vede più malati gravi in terapia intensiva. Ma dobbiamo continuare a usare prudenza”

Massimo Clementi – chiamato in causa come direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele e professore all’Università Vita-Salute – ha voluto però precisare che lo studio da lui coordinato avesse evidenziato il fatto che la capacità replicativa del virus a Maggio sia fortemente indebolita rispetto a quella che rilevata a Marzo nei pazienti ricoverati affetti da Covid-19.

Più che una malattia diversa, un cambiamento della carica virale che non implica necessariamente la mutazione patogena del virus.

“Possiamo dire, in base ai risultati dell’indagine e a quello che vediamo in ospedale, che è cambiata la manifestazione clinica forse anche grazie alle condizioni ambientali più favorevoli”, ha precisato Clementi.

Una tesi quella di Zangrillo subito considerata fuorviante e pericolosa dallo pneumologo Richeldi, componente del Comitato tecnico-scientifico, il quale ha accusato il direttore di diffondere messaggi che potrebbero confondere gli italiani e che non invitano alla prudenza, necessaria come non mai in questi primi giorni di ponderato rilancio.

Ha espresso durezza e dissenso anche il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità Locatelli, che si è detto sorpreso e sconcertato per le dichiarazioni rese dal professor Zangrillo, gravi perchè provenienti da un rappresentante della comunità medico-scientifica.

Zangrillo, durante l’intervista, aveva anche sostenuto che ci sono tutte le dimostranze affinché l’Italia potesse tornare a condurre una vita normale.

Dunque secondo il direttore della terapia intensiva del San Raffaele continuare inutilmente a “terrorizzare” il Paese è da irresponsabili. Ciò non vuol dire – ha precisato- avere espresso consenso ad assembramenti e piena normalità, ma che il “terrore” promosso dalla comunità scientifica va bene solo per un determinato periodo di tempo.

E’ indubbiamente vero e rassicurante il fatto che la pressione sugli ospedali si sia drasticamente ridotta nelle ultime settimane, non va però assolutamente scordato che questo è il risultato delle decisive misure di contenimento della circolazione virale adottate con coraggio dall’Esecutivo guidato da Conte.

Confondere le idee e conseguentemente gli atteggiamenti degli italiani, potrebbe risultare rischioso per la nostra salute ed inoltre potrebbe minare gli sforzi compiuti finora.

E’ chiaro, anche a occhi non esperti, che la gestione clinica dei malati oggi è certamente facilitata dal minor numero di casi rispetto a quelli osservati nei giorni di picco e dal maggiore numero di posti di terapia intensiva.

La parola chiave rimane, dunque, prudenza, nell’attesa che la comunità scientifica produca la soluzione vaccinica.

Antonio Mulone

 

Regione Calabria per gli studenti: contributi economici straordinari Covid-19

comune-diamante.it

Buone notizie per gli studenti UniMe dell’oltre stretto! La Regione Calabria ha indetto un bando per l’assegnazione di contributi economici straordinari per l’emergenza Covid-19.

Tale aiuto è finalizzato a far fronte alle spese, già sostenute o da sostenere (dal 1 Febbraio al 31 Luglio 2020) connesse alla frequenza di corsi universitari da parte di studenti fuori sede.

Sono così destinati:

  • 700 € per gli studenti calabresi che studiano fuori regione, ad esempio nell’Ateneo Peloritano.
  • 500 € per gli studenti calabresi che studiano nel territorio calabrese.

Chi può partecipare?

  • Studenti fuori sede, residenti in Calabria iscritti per l’anno accademico 19/20;
  • Provvisti di attestazione ISEE non superiore a 30000 € in corso di validità e/o quella presentata al momento dell’iscrizione 19/20;
  • Non è possibile partecipare se si è già beneficiato di altri contributi abitativi erogati da altri enti (contributo alloggio o posto letto).

Come presentare la domanda?

  • accedere alla piattaforma web dedicata e compilare online la richiesta a partire 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗼𝗿𝗲 𝟵:𝟬𝟬 𝗱𝗲𝗹 𝟮𝟴 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝟮𝟬𝟮𝟬 𝗲𝗱 entro le ore 14:00 del 18 giugno 2020;
  • stampare e sottoscrivere l’istanza di concessione del contributo,  redatta secondo il modello “Allegato A – ISTANZA”, contenente l’autodichiarazione del possesso dei requisiti previsti, sottoscritta dall’interessato con firma autografa o digitale;
  • caricare l’istanza sottoscritta, in formato file pdf, includendo copia di un documento d’identità in corso di validità e corredata della documentazione prevista entro le ore 14:00 del 18 giugno 2020, pena inammissibilità.

Ulteriore documentazione:

  • Documentazione attestante il requisito di iscrizione per l’anno accademico 2019/2020 ad uno dei corsi di studio, reperibile scaricando l’autocertificazione dell’iscrizione all’ A.A 2019/2020, sezione segreteria – autocertificazione carriera sul portale ESSE3.
  • Documentazione attestante requisito del domicilio documentabile con regolare contratto di locazione validamente registrato.
  • Documentazione ISEE (non superiore a 30000 € in corso di validità e/o quelle presentate al momento dell’iscrizione 19/20);
  • Documentazione attestante la titolarità del conto corrente o della carta prepagata sul quale verrà accreditato l’importo (non sono ammessi libretti postali), per ottenerla rivolgiti al tuo istituto bancario.

MODULO ISTANZA

AVVISO SOSTEGNO FUORI SEDE

Avete difficoltà? Non preoccupatevi! L’assistenza tecnico-informatica verrà fornita on-line, all’interno della piattaforma e a seguito di registrazione utente e log-in. Inoltre se avete ulteriori domande e/o dubbi, UniVersoMe è sempre quì con te!

Livio Milazzo

Spostamenti fra regioni dal 3 Giugno: linee guida e criticità

Il 3 Giugno è una data chiave nella calendarizzazione e nell’organizzazione della Fase 2 che prevederà, se tutto andrà bene, la riapertura dei confini tra le Regioni.

È un traguardo importante ed allo stesso tempo delicato, che allarma il governo ed i governatori delle regioni.

Il margine d’errore è davvero minimo, bisognerà arrivare preparati e con tutti i dati del monitoraggio in ordine.

I presidenti delle Regioni continuano ad esprimere preoccupazione per le riaperture, disposte dal 18 maggio, che potrebbero innalzare tragicamente la curva dei contagi.

Le linee guida per le regioni sono state approvate all’unanimità nella Conferenza della Regioni e ponderate insieme al premier Giuseppe Conte e ai ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia.

L’obiettivo prefissato e tanto auspicato da governo e cittadini è la libera circolazione inter-regionale prevista da lunedì 3 giugno, cruciale per il rilancio dell’economia e del turismo.

In queste ore vige l’assoluto riserbo, nessun Ministro infatti si è sbilanciato nel confermare il “liberi-tutti”.

Affinché la ripresa degli spostamenti tra confini regionali possa essere ristabilita senza rischi è indispensabile che l’indice di contagio rimanga controllato e stabile in tutte le zone d’Italia, ovvero che il livello Rt – non salga sopra lo 0,8.

L’indice di trasmissibilità (RT) rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto dopo l’applicazione delle misure di contenimento della pandemia di Covid-19.

ome ha confermato il Ministro agli Affari Regionali Boccia:

Il criterio per la riapertura sarà il numero dei contagi.  Finora stiamo ottenendo risultati straordinari grazie ai sacrifici fatti dagli italiani. Noi ci auguriamo che ci sia un basso rischio in tutta Italia altrimenti sarà inevitabile prendere il tempo che serve. Mercoledì, giovedì e venerdì il ministro Speranza farà le sue valutazioni e poi ci sarà un Cdm per un’ultima valutazione sulla mobilità tra le regioni.

L’Esecutivo guidato dal Premier Conte continua a valutare l’andamento dei dati, forniti dalle aziende sanitarie, per intervenire tempestivamente ed evitare di creare squilibri importanti fra regioni.

Si rinnovano gli appelli volti ad evitare assembramenti o comunque contesti sociali che possano far nuovamente aumentare i contagi.

In relazione all’evoluzione dello scenario epidemiologico le misure prescrittive potranno essere rimodulate, anche in senso restrittivo; a comunicarlo è stato il Comitato tecnico scientifico che dovrà analizzare e valutare quanto accaduto sino ad ora, esaminare i dati relativi ai vari settori commerciali che hanno riaperto e stabilire se ci siano «correzioni» da fare.

La giornata decisiva in termini decisionali ed organizzativi sarà Venerdì 29 Maggio, quando arriveranno i dati sui contagi e sullo stato delle strutture regione per regione elaborati dal Ministero della Salute.

Tre le opzioni che Conte e i Ministri stanno vagliando: aprire su scala nazionale mediante un’azione programmatica; differenziare la riapertura fra regioni; qualora dovesse essere necessario, creare delle “zone rosse”; oppure impedire l’ingresso a chi transita da Regioni che non hanno livello di contagio pari o consentirlo solo a quelle confinanti.

L’ipotesi di consentire spostamenti  solo tra regioni con lo stesso livello di contagio (indice Rt) appare  probabilmente la più complessa da mettere in piedi.

Un puzzle complicato da incastrare se, ipotizziamo, da una regione a rischio alto o moderato, per esempio, non ci si potrà spostare in una a rischio basso.

Le criticità nel caso di una scelta del genere sono dietro l’angolo e peraltro il numero di forze dell’ordine da mettere in campo sui confini regionali per i controlli stradali in tal caso sarebbe eccessivo.

Insomma pare che la Fase 2 si stia rivelando ben più complessa, nell’approccio e nella conseguente gestione, rispetto alla Fase 1 sicuramente dura, ma facile da interpretare.
 
Antonio Mulone
 

Perché il cielo di notte è buio nonostante le stelle siano infinite?

Il paradosso di Olbers, proposto dall’astronomo tedesco a cui deve il nome nel 1826, ci pone davanti a una delle, apparentemente banali, domande che tutti ci siamo fatti almeno una volta, magari in una calda notte di mezza estate passata a guardare le stelle. 

Di cosa parla questo paradosso?

Heinrich Wilhelm Olbers propose il paradosso nel XIX secolo sotto condizioni particolari di natura ipotetica. L’universo era considerato come infinito, esistente da tempo infinito, immutabile, omogeneo e isotropo (le stelle sono disposte in modo uniforme nello spazio).

Mettendo tutte queste condizioni insieme abbiamo che:

  • se l’universo fosse infinito, dovrebbero esistere un numero infinito di stelle;
  • se esistesse da tempo infinito, la luce di tutte le stelle esistenti dovrebbe essere visibile da tutti i punti dell’universo;
  • se fosse omogeneo e isotropo sarebbero distribuite uniformemente in ogni punto dello spazio.

Quindi, con queste condizioni di universo statico, noi dovremmo vedere nel cielo una luce continua in ogni direzione dell’universo, il cielo dovrebbe essere infinitamente luminoso in ogni direzione.

Animazione che raffigura il paradosso

E allora perché il cielo è buio?

Nonostante le affermazioni di prima, sull’impossibilità di stabilire perché il cielo sia buio, furono proposte tante soluzioni tutte molto valide. Tuttavia, l’unica vera risposta, per quanto ancora discussa, si trova nella teoria del Big Bang formulata da Alexander Friedmann nel 1929 e completata da George Gamow nel 1940. La teoria ci dice che l’universo non è infinito ed esiste da un tempo finito. Non esistono infinite stelle e nemmeno da tempo infinito. L’Universo esisterebbe da circa 13 miliardi di anni e, secondo le teoria, ha avuto inizio con un esplosione di una luminosità elevatissima che ha ricoperto tutto lo spazio esistente (tutto lo spazio esistente in quel momento era un singolo punto), fino a espandersi insieme all’universo stesso. Quindi la luce dovrebbe essere visibile in tutto l’universo, visto che si muove insieme all’espansione fin dall’inizio;

Allora perché non la vediamo?

In realtà è ben visibile solo che l’occhio umano non è in grado di di vederla, perché con l’espansione anche la luce si è ‘stirata’, passando dallo spettro visibile a quello delle microonde; questa traccia è chiamata radiazione cosmica di fondo e fu misurata per la prima volta nel 1965 da Arno Penzias e Robert Wilson, che nel 1978 vinsero il Nobel per la scoperta.

Immagine della radiazione cosmica di fondo

A oggi le migliori osservazioni sono dovute al progetto WMAP (Wilkinson Microwave Anisotropy Probe) della NASA conosciuto anche come sonda spaziale per l’anisotropia (proprietà per cui in una sostanza il valore di una grandezza fisica come la velocità di accrescimento, indice di rifrazione, conducibilità elettrica e termica ecc. dipende dalla direzione che si considera) delle microonde, Microwave Anisotropy Probe (MAP).

Questa era solo una delle tante teorie che prova a risolvere il paradosso, spero di avervi stimolato ad osservare il cielo notturno con occhi diversi!

Gabriele Galletta

Il ricordo di UniMe a 28 anni dalla strage di Capaci

Sabato 23 maggio, in occasione del XXVIII anniversario della strage di Capaci, l’Università degli Studi di Messina ricorderà il giudice Giovanni Falcone, la moglie e magistrato Francesca Morvillo ed i tre agenti della scorta che viaggiavano con loro: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Sarà possibile seguire l’evento, intitolato “23 maggio 2020. Che le cose siano così non vuole dire che debbano andare così”, in diretta sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/messinauniversity e sul canale Rtp dalle ore 12:30.

Il programma prevede:

Saluti

 Salvatore Cuzzocrea, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Messina

 Maria Carmela Libbrizzi, Prefetto di Messina

Interventi

Maurizio De Lucia, Procuratore della Repubblica di Messina

Michele Prestipino Giarritta, Procuratore della Repubblica di Roma

Contributi

Emanuele Crescenti, Procuratore della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto

Enrico Bellavia, Giornalista

Modera

 Nuccio Anselmo, Giornalista

I 5 drive-in più cult della storia del cinema

La pandemia da COVID-19 ha costretto a chiudere molte attività, tra le quali inevitabilmente anche i cinema. Il coronavirus ci ha sottratto la nostra quotidianità,  ma ci ha anche fatto ritornare al passato, almeno in qualche caso.

Parlando di cinema, infatti, è tornata di moda l’idea del drive-in. Questa appare oggi una soluzione ideale: un locale all’aperto in cui si può assistere alla proiezione di film rimanendo nella propria macchina, mantenendo le distanze e senza creare assembramenti.

Il primo ristorante drive-in aprì a Dallas nel 1921: veniva servito cibo da fast-food  ed era frequentato prevalentemente da giovani. Un luogo che permetteva di distaccare la mente dalla realtà e immergerla nell’arte cinematografica.

Sono molti i film nei quali sono presenti riferimenti espliciti al drive-in, ma oggi noi ve ne presentiamo cinque.

Partiremo dagli anni ’50 per arrivare ai giorni nostri, quindi mettetevi comodi e lasciatevi trasportare in questo viaggio nel tempo!

1)Grease di Ranald Kleiser (1978)

Sì, questo è il mio nome ma non lo sciupare.

Chi non conosce Grease-Brillantina? Chi non ha mai sognato di uscire con Danny Zuko (interpretato da John Travolta) o avere la giacca delle Pink Ladies?

Grease è ambientato negli anni ’50 negli Stati-Uniti ed è considerato come uno dei più grandi musical di sempre.

I protagonisti sono Sanndy (Oliva Newton John) e Danny Zuko, due giovani innamorati che si sono conosciuti un giorno d’estate ma costretti a separarsi per via della fine delle vacanze, il classico “amore estivo”. Ci sarà una sorpresa per il nostro bad-boy: infatti, la dolce e ingenua Sandy si traferirà nella città di Danny e anche nella sua stessa scuola: ma per giungere al “vissero per sempre felici e contenti”, i due dovranno affrontare varie difficoltà legate non solo all’arroganza del protagonista ma anche ai loro amici.

In questo film c’è una famosa scena ambientata in un drive-in, nella quale Danny invita Sandy per riconquistarla, ma per via della sua frettolosità la ragazza scappa via piangendo. Così Danny, disperato e dispiaciuto, comincia a vagare per il drive-in cantando la canzone “Sandy”, dimostrando che è realmente innamorato.

Abbandonato al drive-in, definito un idiota, cosa diranno lunedì a scuola? Sandy, non lo vedi, sono in miseria. Avevamo iniziato, ora siamo divisi, non è rimasto niente per me.

Fonte: pinterest

2)The Founder di John Lee Hancock (2017)

So che cosa vi chiedete. Come fa uno di 52 anni, attempato, che vende frullatori per milkshake, a diventare il fondatore di un impero del fast food con 1600 ristoranti e un fatturato di 700 milioni di dollari? Una sola parola: perseveranza.

The Founder è un film che racconta la vera storia dell’imprenditore Ray Kroc (interpretato da Micheal Keaton) e di come sia riuscito a impossessarsi il marchio McDonald’s dai due fratelli McDonald. Il film si apre proprio con una scena ambienta in un drive-in, nella quale vediamo il nostro protagonista intento di vendere al proprietario un frullatore per il suo locale: ma gli affari per Kroc non vanno come sperato ed è costretto a girare con la sua macchina finché non si imbatte in un chiosco gestito dai i due fratelli. È proprio qui che Ray Kroc elabora il suo piano per rendere quel semplice fast-food il McDonald che tutti noi conosciamo.

Fonte: Comingsoon

3) American Graffiti di George Lucas ( 1973)

Siamo sempre in America, ma non un’America qualsiasi… È quella favolosa dell’ american dream, delle rock’n’roll hits, l’America ingenua e spavalda delle corse in auto alla James Dean, quella dove basta abbassare il finestrino di una splendida auto laccata per gustare hamburger e patatine fritte. È l’America di Grease, ma non proprio.

American Graffiti: poster. Fonte: posteritati.com

Cult diretto da George Lucas,  prodotto niente meno che da Francis Ford Coppola e interpretato da stelle come Harrison Ford (Bob Falfa) e Ron Howard (Steve Bolander), American Graffiti racconta l’ultima notte da liceali di quattro ragazzi pronti a spiccare il volo verso il college e l’età adulta.

Tra dilemmi adolescenziali e note strategie di rimorchio, Lucas affronta un periodo di passaggio fondamentale alle soglie di una nuova epoca. È il 1962 e come dice John Milner (Paul Le Mat), il più scapestrato dei quattro, «il rock’n’roll, dopo la morte di Buddy Holly non è più lo stesso».

Ma presto neppure l’America sarà più la stessa: l’assassinio di Kennedy, la guerra in Vietnam, le contestazioni giovanili porranno fine a quel sogno americano che il film coglie al suo tramonto.

Il Mel’s drive in. Fonte: wereporter.com

Non è un caso se il Mel’s drive-in – con la sua attraente insegna al neon –  è solo un locale sullo sfondo delle prime scena. I ragazzi, a differenza di Grease, non assisteranno a nessuna proiezione: ordineranno qualcosa da sgranocchiare per poi sfrecciare per le strade della città in cerca di qualcosa che forse è solo un’illusione.

4) La leggenda di Al, John e Jack di Massimo Venier (2002)

Non è la prima volta che in un film del trio assistiamo alla magia del cinema dentro il cinema (vedi Così è la vita del 1997).

Questo film del 2002, parodia mai scadente del genere gangster, si apre proprio in un drive-in. Siamo a New York, nel 1958 e sullo schermo viene proiettato Vertigo (meglio conosciuto in Italia come La donna che visse due volte).

Al,John e Jack al drive-in. Fonte: justwatch.com

Alla tensione della pellicola hitchcockiana fa da contraltare quella più comica dei tre impacciati malavitosi Al Caruso (Aldo Baglio) Johnny Gresko (Giovanni Storti) e Jack Amoruso (Giacomo Poretti), accorsi alla proiezione per cogliere il boss Sam Genovese (Aldo Maccione) in flagrante di reato e venderlo all’FBI.

L’espediente sarà un vecchio registratore a cassette che comporterà non pochi problemi, dando risvolti divertenti alla vicenda.

Insomma, se in un vicino futuro l’ipotesi drive-in diventerà concreta realtà, speriamo di non rimanere invischiati in simili intrighi criminali. Anzi, speriamo di trovare a fianco della nostra auto tre spioni così simpatici come Aldo, Giovanni e Giacomo.

5) Nuovo cinema paradiso di Giuseppe Tornatore (1988)

Chi non conosce Nuovo Cinema Paradiso?

L’amore per il cinema raccontato dal cinema stesso, attraverso la storia del piccolo Salvatore detto Totò (Salvatore Cascio) che troverà nel proiezionista Alfredo (Philippe Noiret) il proprio mentore e padre in un paesino siciliano del dopoguerra.

A partire da una vita che “è più difficile di quella vista al cinematografo“, ma che trova il proprio riscatto proprio grazie a quest’ultimo, Nuovo Cinema Paradiso rivela la propria potenza non solo nel messaggio ricco di profondità, ma nelle immagini iconiche e attuali… fino alla profezia! Pensate alla celebre scena in cui Alfredo proietta la pellicola I pompieri di Viggiù (1949) sul palazzo di fronte davanti alla folla sbalordita.

Nuova Cinema Paradiso: la proiezione sul palazzo.Fonte: farodiroma.it

Oppure a quella in cui il pubblico di Giancaldo, per sfuggire all’afa estiva, si trova ad assistere all’aperto all’Ulisse del ‘54 con Kirk Douglas e accorrono i pescatori dal mare sulle proprie barche, pronti anche loro a farsi suggestionare dalla magia del cinema.

Le barche che si accostano per guardare il film in Nuovo Cinema Paradiso. Fonte: El heraldo.hn

In tempi di pandemia qualcuno sembra aver fatto tesoro dei suggerimenti geniali di Tornatore.

Film cult come Pulp Fiction, Tempi moderni o Forrest Gump sono già stati proiettati sulle palazzine di città quali Roma, Bologna, Firenze e Bari nel mese di marzo, in piena quarantena.

Il “cinema da casa” a Roma. Fonte: donnemagazine.it

E chissà se, passati alla fase 2 e con le dovute distanze di sicurezza, un boat-in come quello che si vede in Nuovo Cinema Paradiso non potrà essere una soluzione tutta italiana di far ripartire l’industria cinematografica e il turismo sulle nostre belle coste!

Un’idea forse poco pratica, ma sicuramente originale.

Angelica Rocca, Alessia Orsa