Prenotazione e accesso in UniMe: ecco le linee guida

La Covid-19 ha messo in difficoltà tutta l’Italia, compreso il comparto universitario. UniMe, sempre dalla parte dello studente, si aggiorna informatizzandosi, permettendo così la ripresa delle attività in presenza e nel rispetto delle dovute precauzioni, con relativo plauso del Ministro dell’Istruzione e della Ricerca Gaetano Manfredi.

Nell’attesa della famosa app Student Booking, sono state predisposte le piattaforme per:

  • la prenotazione del posto in aula,
  • l’accesso alle sedi universitarie,
  • la rilevazione frequenza in aula.

Di seguito la guida dettagliata.

Prenotazione posto in aula – Student Booking

Link alla piattaforma: https://unime.sbk.cineca.it

Accesso alla piattaforma:

Utilizzate le vostre credenziali di Esse3 per accedere:

Esempio:

Nome utente: TNTSMP95H28F158G
Password: passwordesempioESSE3

  1. Richiesta di partecipazione alla materia

    Nella sezione “Richieste” è possibile effettuare una richiesta per partecipare alle lezioni di vostro interesse. Basterà cercare il nome della materia da seguire, oppure cliccare sul bottone “Cerca solo nel mio corso di studi” e successivamente su “Cerca” per visualizzare tutte le materie disponibili per il proprio Corso di Laurea. Cliccare dunque sulla materia di interesse e poi su “Invia richiesta”

  2. Prenotazioni alle lezioni delle materie

    Possiamo prenotare la nostra presenza alle lezioni in aula in due modi:
    Prenota per materia:
    Selezionando una materia troveremo i giorni e gli orari delle lezioni della settimana corrente
    Prenota per data:
    Selezionando un giorno sul calendario, troveremo le materie e gli orari delle lezioni che si terranno in quella data.
    Attenzione: Alcune materie che riportano la dicitura “Evento online” non sono prenotabili in quanto le lezioni non si terranno in aula.

  3. Stato delle prenotazioni

    Nella sezione “Le mie prenotazioni” possiamo visualizzare le prenotazioni effettuate per le varie materie ed i relativi stati: Accettata, In attesa, Rifiutata.

Accesso alle sedi universitarie – Unime Pass

Link alla piattaforma: https://accessi.unime.it
Per accedere ai locali dell’Università, ogni studente dovrà mostrare il QRCode al personale in modo da tener traccia della propria presenza nelle sedi universitarie.

  1. Accesso alla piattaforma:
    Utilizzare le credenziali dei servizi Microsoft (es. Microsoft Teams, Office 365)
  2. QRCode:
    Cliccando sul pulsante verde verrà generato un QRCode giornaliero.
  3. Lista degli accessi
    Cliccando su “Mostra lista accessi” potremo visualizzare lo storico delle nostre visite alle sedi universitarie.

Rilevazione frequenza in aula

Link alla piattaforma: https://unime.appmobile.cineca.it

  1. Accesso alla piattaforma:
    Utilizzare le credenziali di ESSE3 per accedere
  2. Segnala presenza:
    Nella sezione “Marcatura” inserire il codice comunicato dal docente e cliccare sul bottone “Segui”
  3. Stato marcatura
    Nella Home dell’App verrà visualizzata la materia con il relativo stato della marcatura.

Ricordiamo cheprenotare il proprio posto in aula equivale a dichiarare di aver preso piena conoscenza e di accettare di rispettare le norme contenute all’interno dei protocolli anticontagio adottati dall’Università di Messina, consultabili anche online all’indirizzo https://www.unime.it/it/ateneo/sapp/ disposizioni-materia-di-emergenza-covid e di impegnarsi a rispettare tutte le disposizioni contenute nei protocolli adottati dall’Università, relativi all’accesso e alla permanenza nei locali, ed in particolare al rispetto delle norme igienico-sanitarie, all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI) e al rispetto delle distanze di sicurezza. Inoltre si dichiara ai sensi degli artt. 46 e 47 DPR 445/2000, di:

  • NON provenire da zone ritenute a rischio epidemiologico come identificate dall’OMS:
  • NON aver avuto contatti, nei 14 giorni precedenti all’accesso, con soggetti risultati positivi al COVID-19;
  • NON aver riscontrato, prima dell’accesso, una temperatura corporea superiore a 37,5°C, altri sintomi influenzali o COVID correlabili.

In caso di presenza di sintomi di infezioni respiratorie acute, cioè febbre, tosse o raffreddore, o se si è in attesa dei risultati di un eventuale tampone, è necessario disdire la prenotazione e non recarsi in Ateneo o in altri luoghi pubblici.”

In attesa dell’app definitiva, siamo a vostra disposizione per chiarimenti!

Livio Milazzo, Gianluca Carbone

Per link utili clicca qui.

L’Ospedale pediatrico a Messina: sinergia UniMe, Policlinico e Gaslini

Si è tenuto lunedì 28 settembre nell’Aula Magna del Rettorato l’incontro presenziato dal dott. Paolo Petralia, Direttore Generale dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova e Presidente dell’Associazione Ospedali Pediatrici Italiani  (AOPI), in cui si è discusso il tema: “Una opportunità in più per il futuro: l’Ospedale pediatrico a Messina”. Hanno partecipato il dott. Gianpiero Bonaccorsi, Commissario Straordinario AOU “G. Martino”, il prof. Carmelo Romeo, Direttore Dip. Materno-Infantile del Policlinico di Messina  e il moderatore: il prof. Claudio Romano, docente di Pediatria.

Protagonista dell’incontro il “neonato” DAI Materno Infantile del Policlinico Universitario, che recentemente è entrato a far parte dell’Associazione Ospedali Pediatrici Italiani (AOPI). L’associazione si pone l’obbiettivo di promuovere lo sviluppo culturale, scientifico e gestionale delle strutture assistenziali dedicate alla cura del bambino e del soggetto in età evolutiva. Non solo, rappresenta anche punto di riferimento per le Istituzioni nella pianificazione, programmazione ed organizzazione delle politiche sanitarie pediatriche.

Il DAI Materno Infantile del Policlinico è stato riconosciuto come “Ospedale Pediatrico”, all’interno di una Azienda Ospedaliera Universitaria, e diventerà un punto di riferimento per il territorio, ed in particolare per la Sicilia Occidentale, per quanto riguarda l’assistenza pediatrica specialistica.

In occasione dell’incontro, il Rettore Prof. Salvatore Cuzzocrea, che ha presieduto l’evento, ha affermato:

Il miglioramento di Didattica, Ricerca ed Assistenza ci consentirà di fare sempre più squadra e contribuirà, inoltre, a rendere il nostro Polo pediatrico il punto di riferimento per la Sicilia e la Calabria, ponendo fine a interminabili viaggi della speranza“.

Da sinistra: Dott. Paolo Petralia, il Rettore Prof. Salvatore Cuzzocrea, Dott. Gianpiero Bonaccorsi. – Fonte: Unime.it

La sinergia fra l’Ospedale pediatrico messinese, l’AOPI ed il “Gaslini” consentirà di avere risposte specifiche e veloci per i piccoli pazienti. Con esse anche una struttura a misura di bambino costituita da professionisti competenti, specialisti in pediatria ed in tutte le discipline connesse e strumenti adeguati per le esigenze dei bambini e delle loro famiglie” – ha detto il dott. Petralia.

Lo stesso ha poi sottolineato come l’obiettivo sarà quello di offrire non soltanto le “migliori cure”, ma anche il “modo migliore per essere curati”, ricordando che esiste già una valida collaborazione tra il Gaslini e il Policlinico che vede impegnati in prima linea i medici della Chirurgia Pediatrica.

Si prospettano dunque ulteriori possibilità per accrescere il bagaglio di tecniche e competenze utili a formare le nuove generazioni di medici, potendo assicurare anche continuità nella cura ospedaliera ai piccoli pazienti.

Insomma, si tratta di un traguardo ricco di orgoglio per tutta la comunità accademica, oltre che per la città di Messina tutta.

Georgiana Florea

UniMe e ATM: rinnovata la convenzione

Anche per l’a.a. 2020/2021 è stata stipulata una nuova convenzione tra l’Università e l’Azienda Trasporti Messina.

L’obiettivo previsto è quello di aumentare la mobilità sostenibile ed incentivare all’utilizzo dei mezzi pubblici da parte di tutto il mondo universitario.

La Convenzione

I punti principali delineati dalla nuova Convenzione sono:

  • il rilascio e l’utilizzo degli abbonamenti su tutte le linee urbane (bus e tram)
  • l’utilizzo degli abbonamenti sarà possibile tutti i giorni dell’anno, per tutto il giorno (festivi inclusi)
  • rafforzare i collegamenti da e verso i vari poli universitari tramite mezzi a basso impatto ambientale o a emissioni zero
  • l’uso gratuito dei parcheggi (di interscambio) presenti ai capolinea: Zaera Sud, Terminal ZIR, Annunziata Est, per tutti i soggetti abbonati
  • tutti gli abbonamenti saranno rilasciati attraverso un’apposita applicazione che ciascun abbonato dovrà scaricare sul proprio smartphone (in sperimentazione fino al 31 dicembre 2020)
  • UniMe rilascerà ai soggetti che acquisteranno l’abbonamento, un badge virtuale, che verrà inviato all’indirizzo di posta elettronica istituzionale dei soggetti richiedenti, con le relative istruzioni di utilizzo
  • il costo degli abbonamenti per gli studenti è pari € 30,00
  • la validità degli stessi sarà a decorrere dal 01/10/2020 fino al 30/09/2021.

Beneficiari della Convenzione

  • 1 – per gli abbonamenti studenti: studenti, specializzandi, assegnisti, dottorandi, tirocinanti e borsisti regolarmente iscritti all’Università di Messina

Tutti gli studenti che volessero usufruire dell’abbonamento, potranno accedere al portale Esse3 a partire dal 01/10/2020 e generare il bollettino per il pagamento.

  • 2 – per gli abbonamenti a prezzo convenzionato: personale docente e tecnico amministrativo dell’Università di Messina

I docenti e il personale tecnico amministrativo potranno acquistare gli abbonamenti a tariffe agevolate.

Si ricorda che tutti gli abbonamenti sono personali e non sono cedibili.

Giuseppina Simona Della Valle

Malèna: cronaca di una morte

Malèna (2000), regia di Giuseppe Tornatore, è una pellicola carica di crudezza ed apatia. Un film che grida alla denuncia di una mentalità chiusa e corrotta che, se esisteva nei lontani anni Quaranta del Novecento, non è sicuramente cambiata – almeno in determinati contesti –  ai giorni nostri. Una denuncia, dunque, che risulta più che attuale, specie se proveniente da una donna.

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Monica Bellucci nei panni di Malèna – Fonte: spietati.it

Sinossi

La protagonista è Malèna (Maddalena) Scordia (Monica Bellucci): un nomen loquens, potremmo dire. Co-protagonista e voce narrante è invece il giovane Renato Amoroso (il nostro concittadino Giuseppe Sulfaro), un ragazzino nel pieno della pubertà che inizia a provare una passione struggente per la statuaria Malèna, innamorandosene al primo sguardo.

Tramite le sue parole, ma ancor più i suoi gesti, ci viene raccontata la parabola di una donnada santa a puttan*“:l’ascesa e poi il declino. Guardandola tramite gli occhi languidi del ragazzino, ci accorgiamo che il realismo magico delle scene erotiche non lascia spazio al romanticismo, a tratti inquietando lo spettatore, con l’incredibile effetto di sottoporci continuamente allo stress di quella situazione verosimile.

I personaggi

Seguendo i protagonisti nel loro percorso sentiremo chiaramente ogni sensazione da loro provata (e voluta dal maestro Tornatore): disagio, angoscia, rabbia, rassegnazione. Ed in effetti, la bellissima Maddalena è una donna rassegnata: a non vedere più il volto del marito, ad essere sola nella gabbia dei leoni. Disprezzata e rumoreggiata da tutti, passeggia per le strade della piccola cittadina siciliana quasi senza una meta.

Dopotutto, quale meta dovrebbe avere un personaggio spogliato di ogni dinamismo, cristallizzato nell’essere la valvola di sfogo dell’intero mondo costruitogli attorno?

Se notiamo bene, i personaggi secondari che ci vengono presentati sono della peggiore fattispecie e vili: una popolazione che sconcerta, raccapriccia, ma che descrive con incredibile finezza la mentalità bislacca della Sicilia d’altri tempi; mentalità, peraltro, talvolta ancora radicata nella nostra isola. In mezzo al questa accozzaglia di gente, si elevano le Erinni della donna. Il paragone non è casuale: la giovane viene perseguitata dalle altre signore del suo paese per un motivo semplice quanto banale: l’invidia.

Ma il male è sempre banale.

Fonte: webpage.pace.edu

L’urlo

E allora, dalle prime scene d’innocenti bisbigli, si passa alla scena più dura, intrisa di cattiveria del film: il linciaggio pubblico. Malèna – ormai divenuta la “prostituta del paese” – viene picchiata in pubblica piazza al cospetto di tutti gli uomini. Quegli stessi uomini che le facevano la corte, che facevano a gara per accenderle la sigaretta, che abusavano della sua dignità.

Chiave del film è il momento in cui la donna, malmenata, si rivolge agli omuncoli che erano rimasti a guardarla con ripugnanza. Nessuno di loro si fa avanti per offrire una mano a lei che striscia e cerca aiuto. Anche Renato, profondamente innamorato di lei, rimane a guardare come paralizzato. Ed allora un urlo: tutto il dolore accumulato negli anni, la rabbia, la depressione. Un urlo che mira a risvegliare le coscienze, non solo quelle della folla indisturbata, ma anche degli spettatori.

“Voi che mi avete derisa ed usata per il vostro intrattenimento, vedete come mi avete ridotta? Siete soddisfatti?”: suona così, tradotta in parole, la mia mia interpretazione della scena.

Ed ho capito anche che Tornatore ha svolto un lavoro incredibile nel momento in cui, anche solo per un secondo, mi sono sentita parte di quelle Erinni.

La cruda realtà

Malèna è un film che, nel suo asettico silenzio, parla di una morte spirituale con lucidità e cinismo e ci fa realizzare come siamo tutti aguzzini: lo siamo ogni volta che ignoriamo il grido d’aiuto di una persona bisognosa e lo siamo ancor di più quando giustifichiamo le violenze con la “disinvoltura dei costumi”.

Se da un lato è vero che la donna aveva effettivamente abbracciato la vita che non meritava, dall’altro dobbiamo renderci conto che tale scelta è stata spinta da un climax di sciagure di cui è la vittima inerme, inserita nella scena col solo fine di dimostrare quali livelli paradossali di malvagità si possano raggiungere.  E la strepitosa Bellucci impersona Malèna con preoccupante naturalezza.

Fonte: cineturismo.it

D’altro canto le rimane solo un ragazzino. Un ragazzino un po’ codardo, sì, ma che dal proprio errore (non aver prestato soccorso alla donna che, per due ore di film, ci ha ribadito di amare) ha attraversato un percorso di maturazione, mentre il resto delle grottesche figure tornerà a ricoprire, a fine film, il ruolo che aveva all’inizio, come se la vicenda si svolgesse dentro un carillon destinato a ripartire ogni volta che se ne gira la manovella.

Tutti tornano al loro posto, compresa Malèna (che a quel principio non è poi così estranea), ma non Renato. Lui, sin dal primo momento una voce fuori dal coro, si distinguerà per essere stato l’unico di quel paesello disgraziato ad aver conosciuto gli effetti devastanti della passione amorosa. Una passione che rimarrà impressa a vita, racchiusa in un nome maledetto ed abusato, ma che nei pensieri del ragazzo sarà sempre sinonimo di “amore”: Malèna.

Valeria Bonaccorso

I misteri della pioggia extraterrestre tra diamanti, rubini e zaffiri

Si avvicina la stagione autunnale e come ben sappiamo le piogge insieme a essa. Diamo per scontato ciò che abbiamo ma bramiamo ciò che ci manca. Nel nostro pianeta piove acqua, in base alle zone è un evento eccezionale o meno, ma comunque un evento a cui siamo abituati e al quale quasi non facciamo più caso. Ma cosa succederebbe se al posto di acqua piovesse ferro o meglio ancora diamanti? Impossibile direte voi, ma come scopriremo, questi eventi non sono poi così lontani dalla realtà in altri pianeti.

Cosa piove sugli altri pianeti?

Come vedremo in base alla composizione dell’atmosfera di ogni pianeta cambia la tipologia di pioggia.

Venere (Acido solforico)

Venere è il secondo pianeta dal Sole e, per molti versi, è proprio come la Terra. È simile per dimensioni, massa, composizione e persino vicinanza al Sole, ma è qui che finiscono le somiglianze. L’atmosfera di Venere è composta per il 96,5% da anidride carbonica, mentre la maggior parte del restante 3,5% è azoto.

La sua atmosfera è estremamente densa e si stima che la massa atmosferica sia 93 volte quella dell’atmosfera terrestre, mentre la pressione sulla superficie del pianeta è circa 92 volte quella sulla superficie terrestre. Le prime prove indicavano il contenuto di acido solforico nell’atmosfera, ma ora sappiamo che si tratta di un costituente piuttosto minore (sebbene ancora significativo) dell’atmosfera.

Poiché la CO2 è un gas serra e Venere ne ha così tanto, le temperature sul pianeta raggiungono i 462 °C, molto più alte di quelle di Mercurio, che è molto più vicino al Sole.

L’atmosfera venusiana sostiene nuvole opache di acido solforico, che si estendono da circa 50 a 70 km. Sotto le nuvole c’è uno strato di foschia fino a circa 30 km e al di sotto è chiaro. Al di sopra del denso strato di CO2 vi sono spesse nubi costituite principalmente da anidride solforosa e goccioline di acido solforico.

Composizione dell’atmosfera di Venere

Il fatto è che non piove sulla superficie di Venere, mentre la pioggia di acido solforico cade nell’atmosfera superiore, evapora a circa 25 km sopra la superficie.

HD 189733 b (Vetro)

HD 189733 b è un pianeta extrasolare a circa 63 anni luce dal Sistema Solare. Il pianeta è stato scoperto nel 2005.

Con una massa del 13% superiore a quella di Giove, HD 189733 b orbita attorno alla sua stella ospite una volta ogni 2,2 giorni, rendendolo un cosiddetto Giove caldo. I Giove caldi sono una classe di pianeti extrasolari le cui caratteristiche sono simili a Giove, ma che hanno temperature superficiali elevate perché orbitano molto vicino alla loro stella.

Il pianeta è stato scoperto utilizzando la spettroscopia Doppler, un metodo indiretto per rilevare pianeti extrasolari. Fondamentalmente, non osservi il pianeta stesso, studi le sue stelle e noti piccole oscillazioni in esso con spostamenti Doppler. Nel 2008, un team di astrofisici è riuscito a rilevare e monitorare la luce visibile del pianeta, il primo successo di questo tipo nella storia. Questo risultato è stato ulteriormente migliorato dallo stesso team nel 2011. Hanno scoperto che l’albedo planetario è significativamente più grande nella luce blu che nel rosso. Ma il blu non proviene da un oceano o da qualche superficie acquosa, proviene da un’atmosfera nebulosa e turbolenta che si crede sia intrisa di particelle di silicato, la materia di cui è fatto il vetro naturale.

Il pianeta ha venti incredibilmente veloci e una temperatura stimata di oltre 1000 °C, quindi la pioggia è probabilmente più orizzontale che verticale.

Ricostruzione di HD 189733 b della Nasa

Nettuno (Diamanti)

Nettuno è l’ottavo pianeta del Sistema Solare. La composizione di Nettuno è simile a quella di Urano e diversa da quella dei giganti gassosi come Saturno e Giove.

L’atmosfera di Nettuno è composta principalmente da idrogeno ed elio, insieme a tracce di idrocarburi e forse azoto; tuttavia, contiene una percentuale maggiore di “ghiacci” come acqua, ammoniaca e metano.

Il tempo di Nettuno è caratterizzato da sistemi di tempeste estremamente dinamici, con venti che raggiungono velocità di quasi 600 m/s (2160 km/h). L’abbondanza di metano, etano ed etino all’equatore di Nettuno è 10-100 volte maggiore che ai poli. È stato teorizzato che Urano e Nettuno frantumino effettivamente il metano in diamanti e gli esperimenti di laboratorio sembrano confermare che ciò è possibile. Tuttavia, hai bisogno di pressioni significative per farlo, e devi percorrere circa 7000 km all’interno del pianeta, ma il pianeta è fatto di gas (grosso modo l’80% di idrogeno, il 19% di elio e l’1% di metano).

Si stima che ad una profondità di 7000 km le condizioni possano essere tali che il metano si decomponga in cristalli di diamante che piovono verso il basso come chicchi di grandine.

I diamanti possono essere molto rari sulla Terra, ma gli astronomi ritengono che siano molto comuni nell’universo. Diamanti di dimensioni molecolari sono stati trovati nei meteoriti e recenti esperimenti suggeriscono che grandi quantità di diamanti si formano dal metano sui pianeti giganti del ghiaccio come Urano e Nettuno. Alcuni pianeti in altri sistemi solari possono essere costituiti da un diamante quasi puro.

Nettuno e Urano non sono unici in questo senso. C’è una buona possibilità che molti altri giganti gassosi nella nostra galassia abbiano atmosfere simili. In effetti, uno studio recente ha scoperto che un particolare pianeta chiamato 55 Cancri E ha un mantello che potrebbe essere principalmente diamante. Questo perché la composizione del pianeta contiene alti livelli di atomi di carbonio che, a temperature e pressioni previste, verrebbero compressi in diamanti.

OGLE-TR-56b (Ferro)

Gli astronomi dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (CfA) di Cambridge lo rilevarono nel 2003. All’epoca era il pianeta più lontano mai scoperto e, sebbene quel record sia stato battuto da tempo, non abbiamo davvero imparato molto a proposito.

OGLE-TR-56b è anche un Giove caldo, con una temperatura superficiale stimata di 2000 °C, che è abbastanza calda da formare nuvole fatte di atomi di ferro. Non abbiamo informazioni dirette per confermarlo, sebbene gli astronomi abbiano riportato prove della pioggia di ferro sulle nane brune, le cosiddette “stelle fallite“, oggetti troppo grandi per essere un pianeta ma troppo piccoli per essere una stella.

Le dimensioni di Ogle-tr-56b messe a confronto con quelle di Giove

Titano (Metano)

Titano è la più grande luna di Saturno. È l’unico satellite naturale noto per avere un’atmosfera densa e l’unico oggetto diverso dalla Terra in cui è stata trovata una chiara evidenza di corpi stabili di liquido superficiale. Titano ha mari liquidi fatti di idrocarburi, laghi, montagne, nebbia, oceani sotterranei e sì, piove metano su Titano. In effetti, la Terra e Titano sono gli unici mondi del Sistema Solare in cui piove liquido su una superficie solida. Anche in questo caso, la pioggia è metano e non acqua.

HAT-P-7b (Rubini e Zaffiri)

I diamanti non sono abbastanza? Segnali di potenti venti mutevoli sono stati rilevati su un pianeta 16 volte più grande della Terra chiamato HAT-P-7b, ma non è certo la cosa più impressionante di questo pianeta. Sebbene sia difficile confermarlo, gli astronomi ritengono che le nuvole su questo pianeta sarebbero fatte di corindone, una forma cristallina di ossido di alluminio che forma rubini e zaffiri.

Anche se uno spettacolo del genere sarebbe senza dubbio visivamente sbalorditivo, è anche un posto infernale. A parte queste nuvole insolite, HAT-P-7b rimane molto importante come primo rilevamento del tempo su un pianeta gigante gassoso al di fuori del sistema solare.

Questi casi sono solo l’inizio della conversazione sulla pioggia su altri pianeti. Non siamo nemmeno entrati nella neve di ghiaccio secco su Marte, pioggia di elio liquido su Giove o della pioggia di plasma sul Sole.

L’universo è un luogo grande e selvaggio e stiamo appena iniziando a graffiarne la superficie. Sebbene possa piovere acqua sulla Terra, questa non è assolutamente la regola: su molti pianeti diversi, può piovere molte cose diverse. Chissà cosa scopriremo in futuro?

Gabriele Galletta

 

Indiegeno day 2: la musica non si ferma

Elodie, Indiegeno 2020

Come ormai consuetudine nella stagione estiva, anche quest’anno noi di UniVersoMe abbiamo seguito l’Indigeno Fest, scegliendo di sostenere un settore – quello musicale – che ad oggi fa ancora fatica ad uscire dalla crisi scaturita dall’emergenza sanitaria, in qualità di spettatori.

Elodie, Indiegeno 2020 

Ma eccoci qua pronti a raccontarvi ancora una volta la serata del 5 agosto 2020, svoltasi in una location d’eccezione, il Teatro Greco di Tindari, preceduta dalla nottata di apertura che ha visto esibirsi il vincitore dello scorso festival di Sanremo, Diodato. Nonostante la minaccia di pioggia – concretizzatasi solo in parte – lo show parte subito con il nome più noto: Elodie. Reduce dalla pubblicazione del suo ultimo album  “This is Elodie” (2020), l’artista romana mette in scena uno spettacolo coinvolgente, supportata anche dalle sue bravissime coriste. Tantissimi i successi portati sul palco, da pezzi recentissimi, come la hit dell’estate Guaranà, ai grandi tormentoni che hanno animato la bella stagione negli anni precedenti, come Nero Bali e Margarita. 

Ciclone il pezzo più apprezzato e ballato dal pubblico, che ha richiesto anche un bis a gran voce. Nonostante il clima non propriamente estivo, con la sua voce poderosa – anche se lievemente sottotono – è riuscita a scaldare gli spettatori con tanti cavalli di battaglia ma anche cover e pezzi meno conosciuti. Molto divertenti alcuni siparietti con in membri del suo entourage: Elodie ha ammesso candidamente di non ricordare spesso gli “attacchi” delle canzoni e ha chiesto l’aiuto della DJ alle sue spalle, suscitando l’ilarità degli spettatori e contribuendo a creare un clima quasi amichevole con il pubblico.

Elodie e le coriste, Indiegeno 2020 

Dalla sua uscita di scena in poi la serata si “normalizza”: in tanti lasciano il Teatro nonostante i ripetuti appelli degli

organizzatori.

Davide Shorty, Indiegeno 2020

Noi non demordiamo ascoltiamo piacevolmente il secondo artista in programma, Davide Shorty. Un mix di sonorità rap, hip-hop e testi quasi “cantautorali”: il cantante siciliano è a proprio agio sul palco e riesce a coinvolgere il pubblico. Degna di nota una riflessione sul razzismo e i recenti fatti accaduti negli USA, tutta in rima ed a cappella. Prima di lasciare il palco regala anche qualche inedito, scritto e ideato durante il lungo periodo di quarantena, oltre a brani tratti da Straniero (2017) e Terapia di Gruppo (2018, in collaborazione con Funk Shui Project).

Blank, Indiegeno 2020

A chiudere la serata Blank, giovanissima ragazza di origine messinese e artista emergente della scena indie: emozionantissima di cantare nella sua città natale, ci regala anche l’inedito Pare, tra le canzoni che più ci hanno convinto.

È stato sicuramente un Indiegeno diverso dal solito: molto più “posato” per necessità, con gli spettatori seduti per gran parte del tempo. Ma, ad ogni modo, tutte le difficoltà per organizzare in questo anno particolarmente complesso un evento del genere sono state ripagate dalle esibizioni degli artisti.

Forse poco oculata la scelta di invertire la scaletta originaria, facendo esibire Elodie per prima.

E probabilmente le stesse difficoltà, menzionate qualche riga sopra, sono state sofferte sia dagli artisti che dagli organizzatori e messe in scena un po’ troppo: smorzare gli animi a uno spettacolo musicale che, per definizione, ha un animo leggero, ha fatto sì che il pubblico fosse un po’ frenato. Possiamo e dobbiamo tuttavia comprendere lo stato d’animo di tutti gli addetti ai lavori e dei cantanti stessi, che abbiamo visto tenere tanto alla riuscita dell’evento. L’Indiegeno ha comunque dimostrato che è possibile ripartire in sicurezza anche nel settore musicale e che un nuovo modo di concepire i festival, sfruttando magari le splendide location all’aperto di cui siamo ricchi in Sicilia (come in tutta Italia), può far sì che il mondo della musica non rimanga bloccato, e con lei le nostre emozioni.

Emanuele Chiara, Antonio Nuccio

Foto di Martina Galletta

Incremento casi di Coronavirus in Italia: un terzo in Veneto

Dopo settimane di stabilità , il trend in aumento dei casi di Coronavirus si manifesta anche in Italia nelle ultime ore. Dati che suscitano preoccupazione di fronte ai 112 nuovi positivi in Veneto causati dal focolaio nel centro per migranti di Casier, in provincia di Treviso. Infatti, sono 386 i nuovi casi rilevati di cui un terzo solo in Veneto. I dati del monitoraggio indipendente Gimbe rivelano la  crescita del numero dei ricoverati con sintomi, rispetto al mese di aprile; sono 748 i pazienti negli ospedali che presentano sintomi e 47 quelli in terapia intensiva. Al contrario si osserva un calo netto del numero dei morti, solamente tre nelle ultime ore (dato record registrato da febbraio). Dati che invitano alla prudenza, come sottolineato da fonti del Comitato tecnico scientifico dopo la diffusione degli ultimi numeri “i dati degli ultimi giorni destano preoccupazione e richiedono la massima attenzione da parte di tutti”.Brockton Neighborhood Health Center, Massachusetts © EPA

Quadro regionale

Si assiste ad una variazione del quadro epidemiologico nelle regioni. Se quelle a quota zero contagi nella giornata di ieri erano solamente due, adesso Umbria, Sardegna, Valle D’Aosta, Molise e Basilicata fanno parte delle cinque regioni che al momento presentano zero contagi. Di pari passo con il calo dei contagi in alcune regioni, si osserva un tendenziale incremento in altre, in particolare nel Veneto.  Sono 112 i nuovi casi individuati a causa del focolaio che si è creato nel centro migranti di Casier, per un  totale complessivo di 129 positivi. Stessa tendenza in Lombardia dove si registrano 88 nuovi casi rispetto ai 46 di ieri (6.678 complessivi )

I casi di importazione

I cosiddetti casi di importazione non finiscono qui , accanto al Veneto la Sicilia, la Toscana e il Lazio presentano un aumento del numero dei contagiati di covid-19. La Sicilia a differenza delle altre regioni del meridione, conta 39 nuovi casi di cui 28 migranti, come sottolineato dall’assessorato regionale alla Salute. In Toscana 11 nuovi casi, per un totale di 22 positivi e 360 persone in isolamento nel Mugello. Da un’indagine epidemiologica a dare via al cluster sarebbe stato un ragazzo albanese, che era tornato in Patria con la famiglia a fine giugno per un funerale. E ancora nel Lazio assistiamo ad un clima di preoccupazione, in seguito dei 18 contagiati di cui 6  provenienti dall’estero ( Capoverde, Moldavia, India,Turchia e Belgio)Coronavirus – I dati, impennata di nuovi casi: 386 in un giorno (un terzo in Veneto), tre i morti. Cts: “Preoccupati da evoluzione curva”

Il virus continua a circolare

Dati che richiedono attenzione e maggior responsabilità, onde evitare un nuovo boom pandemico e le conseguenze correlate. «Davanti a numeri in rialzo rispetto alle settimane precedenti – conclude il Presidente Cartabellotta – la comunicazione della politica e delle Istituzioni deve essere oggettiva, equilibrata e coerente. La pandemia è ancora in corso, il virus è vivo e vegeto e vanno mantenuti tutti i comportamenti individuali raccomandati da mesi, oltre che le misure di sorveglianza epidemiologica. Non è più accettabile disorientare i cittadini strumentalizzando la pandemia per fini esclusivamente politici, contrapponendo posizioni estreme: da un lato negazionismo, minimizzazioni del fenomeno e deplorevoli comportamenti individuali, dall’altro la proroga dello stato di emergenza nazionale»

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Eleonora Genovese

La caserma degli orrori: torture, abusi, droghe e lesioni a Piacenza

Dopo mesi di indagini condotte dalla guardia di finanza per conto della procura della repubblica della cittá emiliana, é stato possibile ricostruire passo dopo passo l’esistenza di una vera e propria organizzazione criminale di cui facevano parte Giuseppe Montella, Salvatore Cappellano, Angelo Esposito, Giacomo Falanga, Daniele Spagnolo, Marco Orlando e Stefano Bezzeccheri. L’operazione denominata Odysseus ha portato alla luce all’interno della caserma Levante di via Caccialupo a Piacenza un sistema di corruzione, dallo spaccio di droga all’estorsione e lesioni personali. Sistema andato avanti nella vendita di droga anche durante la pandemia covid-19, nonostante la città di Piacenza fosse uno dei  centri più colpiti .FLASH Ndrangheta, 14 arresti tra Corsico e Reggio Calabria per ...

Operazione Odysseus

L’operazione Odysseus è nata a seguito del racconto di un militare, il quale durante una testimonianza alla polizia per un’altra inchiesta, si era ricollegato ad alcuni avvenimenti brutali della caserma Levante, raccontati da un uomo che li aveva subiti in prima persona. Le indagini durate sei mesi avevano riconosciuto tra le altre cose uno dei sei carabinieri accusati, a bordo di un auto con dei spacciatori al casello di Milano sud durante l’emergenza coronavirus. Questo è stato solo uno dei campanelli di allarme che hanno condotto la guardia di finanza a una maxi investigazione attraverso intercettazioni telefoniche.

Le intercettazioni

Un sistema di corruzione svelato grazie alle opere di intercettazione telefoniche e telematiche. Un captatore informatico installato sui dispositivi degli indagati, in modo da garantire l’accesso segretamente alle foto e alle conversazioni audio di quest’ultimi. Una rete di corruzione ruotante intorno allo spaccio di droga. Era Montanella stesso che si preoccupava di rifornire direttamente i pusher alle sue “dipendenze”acquistando ingenti quantitativi di stupefacente, chili in alcune occasioni, trasportati anche a bordo della sua auto fino all’abitazione degli spacciatori o in alternativa la droga sequestrata veniva presa dai carabinieri e data in parte all’informatore per compensarlo della soffiata e in parte agli spacciatori con i quali poi dividere i guadagni della vendita in piazza . Tra le intercettazioni si vede:

“Ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi (…) in poche parole abbiamo fatto una piramide (…) noi siamo irraggiungibili”, aggiungendo: “Abbiamo trovato un’altra persona che sta sotto di noi. Questa persona qua va tutti da questi gli spacciatori e gli dice: “Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba vendi questa qua, altrimenti non lavori” e la roba gliela diamo noi!”.

Riferimenti chiari che non lasciano spazio ad interpretazioni; è questo il quadro che si evince a seguito della maxi inchiesta ad opera della guardia di finanza.

carabinieri-arrestati-piacenza

Modus operandi

Un modus operandi senza scrupoli che si conforma a ciò che dovrebbe reprimere, in virtù della divisa che si porta. Ed ecco che chi dovrebbe farci sentire al sicuro, far credere nelle istituzioni, ci lascia ancora una volta con l’amaro in bocca. Una lista lunga di reati, che non tiene conto di niente e nessuno, neppure una pandemia, che ha portato oltre un milione di morti; è riuscita a fermare i carabinieri di Piacenza. Mentre l’Italia era completamente bloccata quella che sarà denominata come la caserma degli orrori agiva liberamente fornendo autorizzazioni per gli spostamenti ai  fornitori, permettendo di raggiungere la piazza di Milano per comprare la droga. Droga che veniva depositata in un garage stando alle intercettazioni su Montanella. “Vabbè senti a me ascolta me, tu prendi questo, tanto v’ho messo il timbro”, dice il carabiniere. Era il 17 marzo quando l’autocertificazione è stata consegnata davanti alla stazione dei carabinieri di Piacenza Levante e il 19 marzo il galoppino è tornato con 3 chili di marijuana trasportati con la stessa auto con cui era partito.

Gli abusi di potere

Nell’ordinanza di arresto sono emersi oltre allo spaccio di droga, torture e lesioni all’interno della caserma. In particolare il pestaggio di un cittadino accusato e arrestato ingiustamente di spaccio di droga mediante prove false, organizzate appositamente per giustificare l’arresto. Emerse anche foto contenenti dei selfie con le persone che venivano maltrattate, oltre intercettazioni in cui si sente un carabiniere dare ordine agli altri di ripulire dopo un pestaggio. Sulle brutalità commesse dalla caserma emiliana è intervenuto anche il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, assumendo tutti i provvedimenti necessari e consentiti dalla legge nei confronti del personale  in questione.

 

Eleonora Genovese

Biblioteche UniMe: riapertura delle sale studio

Riaperte le sale lettura di alcune Biblioteche agli utenti istituzionali, accessibili esclusivamente tramite prenotazione giornaliera.

Le sale di lettura e multimediali

Si potrà usufruire del servizio nelle sale e nelle giornate qui sotto elencate:

  • Biblioteca del Polo centrale – Area delle Scienze Economiche (dal lunedì al venerdì);
  • Biblioteca del Polo Annunziata (primo piano) – Sezione umanistica (lunedì e giovedì);
  • Biblioteca del Polo Papardo – Area di Ingegneria (lunedì e mercoledì);
  • Giurisprudenza con accesso lato Rettorato (dal lunedì al venerdì).

Ogni sala sarà aperta dalle 8:30 alle 13:30.

La prenotazione del proprio posto a sedere avverrà tramite l’apposito modulo online.

Norme da seguire per poter usufruire del servizio

Per l’ingresso in biblioteca gli utenti dovranno:

  • essere muniti di mascherina facciale ad uso medico;
  • esibire il modulo di autocertificazione precedentemente compilato, il documento d’identità e la mail di conferma di prenotazione rilasciata dall’App.

I servizi disponibili

Rimane sospeso il servizio di consultazione in sede ma continuano ad essere erogati tutti i servizi digitali e a distanza che possono essere richiesti attraverso il Team SBAServizio di Orientamento e Consulenza bibliografica.

Continuano ad essere disponibili i servizi di prestito e richiesta di articoli cartacei (ne abbiamo già parlato in questo precedente articolo)

Nelle sedi per le quali viene effettuata la richiesta sono presenti postazioni di front office per la consegna e la restituzione dei libri.

La durata del prestito:

  • 1 settimana (senza possibilità di rinnovo) per le opere di consultazione e i testi d’esame.
  • 4 settimane (con possibilità di rinnovo) per le altre pubblicazioni (eccetto i materiali esclusi dal prestito secondo Regolamento).

Link utili: www.unime.it/it/informa/notizie/biblioteche-riaprono-le-sale-lettura

https://www.unime.it/sites/default/files/scheda_individuale_Anamnestica.doc_-_Copia.pdf

Ornella Venuti

Recovery fund: c’è l’accordo UE. E l’Italia porta a casa una vittoria

Settimane fa scrivevamo, in riferimento al Recovery Fund:

Il progetto […] è ancora lontano dall’essere totalmente definito nella sua interezza, ma l’opinione comune dei Paesi è potersi rialzare grazie a strumenti solidi e duraturi in un’ottica di lungo periodo.”

Il fondo di recupero tanto dibattuto dai Paesi europei fin dai primi devastanti passi del Covid-19 è arrivato al verdetto finale. Dopo giorni di trattative al tavolo del Consiglio europeo, all’alba di martedì 21 luglio è stato siglato l’accordo sul Recovery Fund. Il sorgere del sole di una calda giornata d’estate ha visto 67 pagine di cifre, dichiarazioni e condizioni per i Paesi interessati.

Il presidente del Consiglio Europeo Michel e la presidente della Commissione europea von der Leyen hanno tenuto una conferenza stampa dopo l’intesa, ponendo un accento particolare all’importanza storica dell’accordo raggiunto. Questo sarà ratificato dai vari Paesi con una nuova clausola d’indebitamento della Commissione, e sarà approvato dal Parlamento europeo.

Si parla di Next Generation EU o Recovery Fund da 750 miliardi di euro, utilizzati per aiutare gli Stati colpiti dalla crisi economica del Coronavirus. Era una cifra già enunciata dal vertice UE mesi fa, ma finalmente la cifra è stata definita con certezza: di questo ammontare, ben 390 miliardi saranno erogati a fondo perduto e 360 miliardi prenderanno la forma di prestiti. Inoltre, il bilancio per i prossimi 7 anni avrà un valore di 1074 miliardi di euro.

Per la prima volta i Paesi membri danno mandato alla Commissione UE di indebitarsi a loro nome per somme consistenti.

Qual è il verdetto per l’Italia?

L’Italia vede un sorriso stampato sullo stivale: nonostante l’incertezza del premier Conte sull’esito positivo delle trattative per il nostro Paese, all’Italia spetteranno 209 miliardi di euro, distribuiti tra 82 miliardi di sussidi e 127 di prestiti.

I Paesi “frugali” (Olanda, Danimarca, Svezia, Finlandia), che volevano limitare il denaro a fondo perduto, hanno dovuto accettare un compromesso a favore dei Paesi in ginocchio, tra cui l’Italia.

Infatti, i sussidi non ammonteranno a 500 miliardi, ma a 390 miliardi. I prestiti invece aumentano da 250 a 360. La nuova proporzione è soprattutto volta a soddisfare i leader più influenti che volevano limitare i contributi a fondo perduto.

Per ottenere il loro accordo vi è stato anche un forte aumento (in alcuni casi un raddoppio) dello sconto di cui godono in primi quattro paesi appena elencati.Si è notato, tra l’altro, un cammino comune percorso da Francia e Germania, testimoniato anche dalle parole del leader francese Macron:

Abbiamo adottato un massiccio piano a favore della ripresa: un prestito in comune per rispondere alla crisi in modo unito e investire nel nostro futuro. Non l’abbiamo mai fatto!”

Come verrà finanziato il Recovery Fund?

Si parla per la prima volta, in modo concreto, di condivisione del debito. La Commissione UE può emettere titoli comuni sui mercati finanziari. Gli Stati membri non erogheranno denaro, ma dovranno garantire che nel caso di necessità sosterranno titoli per un certo ammontare. Per il rimborso si pensa alla creazione di nuove tasse europee.

Il Recovery Fund distribuirà risorse tra il 2021 e il 2023, svolgendo il suo compito fino al 2026, per aprire poi le porte al rimborso del denaro preso a prestito dal 2027.

Non mancano, però, delle condizionalità (tanto nominate in ambito di MES ma, a quanto pare, poco contrastate in riferimento al Recovery Fund). Innanzitutto, la Commissione europea dovrà presentare entro il Consiglio europeo di ottobre le sue raccomandazioni ai governi sul potenziamento dell’efficienza nell’approvazione ed esecuzione di lavori pubblici. Sicuramente è un campanello d’allarme verso l’Italia, maggior beneficiario del Recovery ma allo stesso tempo con un alto livello di inefficienza amministrativa: non è possibile ignorare le decisioni europee, pena il congelamento dei finanziamenti.

Il Paese che vorrà richiedere fondi, dovrà presentare un piano di ripresa e di resilienza coerente con obiettivi di varia natura, ad esempio difesa del clima e digitalizzazione, oltre ovviamente al rispetto delle raccomandazioni della Commissione. Per l’Italia, in particolare, si richiede amministrazione e giustizia civile più efficienti. La Commissione UE dovrà, entro due mesi, approvare o respingere il progetto presentato.

Per ciò che riguarda l’approvazione degli esborsi delle tranche del Recovery fund, la Commissione chiede l’opinione del Comitato economico e finanziario. Se un Paese non autorizza l’esborso, può chiedere che il versamento sia sospeso fino a quando si pronuncerà il Consiglio europeo, con un tempo di discussione massimo di tre mesi. La decisione finale, però, spetta alla Commissione UE.

Contenuto realizzato in collaborazione con Starting Finance

Marco Amato

Rossana Arcano