Riaperti i termini per il corso “L’Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile”

Riaprono le iscrizioni, sulla piattaforma E-learning UniMe, al corso di formazione “L’Agenda 2030 e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, realizzato dall’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile).

Fonte: asvis.it

L’Università di Messina, che partecipa alla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS), ha creato questo corso al fine di promuovere gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile previsti dall’Agenda 2030 dell’ONU.

Il corso durerà dal 10 novembre al 31 gennaio e sarà rivolto a studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo.

Como sono gestiti i singoli incontri

Il percorso sarà suddiviso in 20 moduli della durata di circa 5 minuti ciascuno con un registro linguistico accessibile anche ai non addetti ai lavori.

Verranno trattati i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile approvati nel settembre 2015 dalle Nazioni Unite e di cui se ne prevede la realizzazione a livello globale entro il 2030.

I primi tre moduli verteranno in generale sull’Agenda 2030, sulle strategie di implementazione e sulle misurazione degli Obiettivi, i restanti sono dedicati a ognuno dei 17 Obiettivi.

La professoressa Salomone, Protettrice ai “Servizi agli Studenti” e Presidente del COP UniMe, ha spiegato che il percorso ha come obiettivo: “aumentare la sensibilità ambientale dell’Ateneo e la consapevolezza della insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo economico, stimolando momenti di riflessione, promuovendo un cambiamento culturale e fornendo elementi utili per scelte di studio e professionali che tengano conto delle tematiche della sostenibilità economica, sociale ed ambientale”.

Come iscriversi

Per partecipare bisogna iscriversi attraverso il link: https://moodle2.unime.it/go/cop, utilizzando preferibilmente il browser Google Chrome.

Al termine del percorso sarà rilasciato regolare attestato di partecipazione.

Garantiti 0,25 CFU

Il Corso sullo Sviluppo sostenibile riconosce, in forza della Delibera del Senato Accademico Repertorio n.157/2020 Prot. n. 45117 del 18/05/2020, un numero di crediti universitari pari a n. 0,25, come da delibera del Senato Accademico del 23 dicembre 2013.

Come avere il riconoscimento dei CFU

La richiesta può essere fatta dallo stesso studente e indirizzata a:

  • Coordinatore del proprio corso di Laurea,
  • Segreteria studenti.

Ricordiamo che sarà necessario allegare l’attestato scaricato dalla piattaforma.

Per maggiori informazioni clicca qui.

Giuseppina Simona Della Valle

Intervista al fumettista Lelio Bonaccorso: quando il disegno diventa attivismo

Lelio Bonaccorso è un fumettista e illustratore di Messina, classe 1982. La passione per il disegno e – più nello specifico – per il fumetto nasce in lui sin dall’infanzia. Così, dopo aver conseguito il diploma presso l’istituto d’arte Ernesto Basile di Messina, si sposta nel 2004 a Palermo, dove frequenta la Scuola del Fumetto, tappa obbligatoria per la sua crescita e formazione. Lelio è un siciliano DOC, sentimentalmente legato alla sua terra: non perde occasione per descriverne le bellezze anche nelle sue opere, allo stesso tempo cosciente e attento alle molte contraddizioni che la Sicilia porta con sé. Non a caso una delle sue prime opere, dal titolo ‘’ Peppino Impastato. Un giullare contro la mafia’’, racconta la storia dell’attivista di Cinisi ucciso dalla mafia per ordine del Boss Tano Badalamenti, il 9 maggio del 1978. La volontà di conoscere e di raccontare lo spingono nel 2017 a bordo della nave Aquarius, impiegata dalla ONG SOS Méditerranée nel soccorso ai migranti che tentano di attraversare il canale di Sicilia. Da questa esperienza nasce Salvezza, opera pubblicata da Feltrinelli nel 2018, che ha suscitato l’interesse anche di molti quotidiani nazionali. Ho avuto il piacere di scambiare con Lelio un’interessante chiacchierata: ecco tutti gli spunti e le curiosità che mi ha raccontato.

Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

 

Pur vivendo nella stessa città siamo costretti a vederci l’uno nello schermo dell’altro . Battute a parte, è banale ma altrettanto necessario iniziare chiedendoti come l’emergenza Covid19 abbia influenzato il tuo 2020 dal punto di vista professionale.

A livello strettamente professionale e tecnico per me è cambiato poco, diciamo che noi siamo sempre in smart working. Naturalmente il lockdown di marzo ha rallentato tanti progetti, la chiusura delle librerie ha portato gravi perdite anche per le case editrici e tutto il settore in generale ne ha risentito… un bel guaio.

Facciamo un salto nel passato: quando nasce la passione per il disegno? Quando hai deciso che sarebbe stata la tua strada?

La passione per il disegno nasce nell’infanzia, dai primi scarabocchi. Contestualmente ho sempre avuto l’esigenza di raccontare qualcosa, esigenza che si è costantemente manifestata durante il corso della mia carriera e formazione. Ho sempre voluto fare questo nella vita, non avevo un piano B. Inizialmente mi sono iscritto al liceo artistico; a quei tempi però il fumettista quasi non veniva considerato un lavoro. A Messina non c’era una scuola adatta al tipo di formazione che cercavo. Per questo sono stato costretto a spostarmi a Palermo per frequentare La Scuola Del Fumetto: da lì le prime collaborazioni ed esperienze fino ad oggi. Ho qui in mano la mia copia dell’ultimo numero di “Dylan Dog Color Fest”, in una delle 3 storie di questo numero ci sono i miei disegni e la storia è scritta dal mio collega ed amico Marco Rizzo, con il quale ho scritto i fumetti più importanti della mia carriera. Devo ammettere che leggere il mio nome nei credits di uno dei miei fumetti preferiti mi ha emozionato.

Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

Molti dei tuoi lavori raccontano argomenti di rilevanza collettiva e di attualità. Penso al fumetto su Peppino impastato, a quello sulla storia del ciclista Marco Pantani, a Salvezza, il più famoso, che riguarda il fenomeno dell’immigrazione dall’Africa verso l’Europa. Come se in te coesistessero 2 anime: quella da fumettista ed illustratore e quella da giornalista. Mi sbaglio?

No, non ti sbagli. Il fumetto per me è stato un mezzo per sfogare l’esigenza di conoscere prima e raccontare poi che ho sempre avuto. Questo mi ha permesso di vivere esperienze fortissime anche dal punto di vista umano: conoscere i familiari e gli amici di Peppino impastato e sentirli raccontare la sua storia mi ha lasciato il segno. Ultimamente si parla sempre meno di mafia, come se con la fine della fase stragista fosse stata sconfitta e sappiamo bene che non è così… ha solo cambiato forma.

 

Illustrazione di Peppino Impastato – Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

Nel 2017 con Marco Rizzo sali sulla Aquarius, nave impiegata da una ONG per la ricerca e il soccorso in mare nelle acque internazionali tra Libia, Italia e Malta: da questa esperienza nascerà il fumetto “Salvezza”. Ci racconti qualcosa a riguardo?

Credo che per raccontare una storia sia importante viverla in prima persona. Da questo nasce la volontà di salire a bordo dell’Aquarius, usare gli occhi come telecamere provando ad immagazzinare quante più scene possibile. Essere lì mi ha permesso di cogliere delle sfaccettature che noti solo provando sulla tua pelle determinate sensazioni. Ho ricordi incredibili di quei momenti, nel bene e nel male, gli occhi di queste persone spaventate ma felici di essere scampate dalla morte, la disperazione di chi ha appena perso un caro in mare ma anche la speranza di trovare un posto migliore una volta arrivati a terra. Magari le loro aspettative sono superiori spesso rispetto a quello che realmente troveranno una volta sbarcati in Europa, ma mi sento di dire che in ogni caso è meglio di ciò da cui scappano.

Fonte: profilo Facebook di Lelio Bonaccorso

Parlaci un po’ di Messina: cosa provi per la tua città?

Il solo fatto che io abbia deciso di non andare via la dice lunga, sono innamorato della mia terra e della mia città. Certo, non è il periodo migliore per Messina, ma sono convinto che prima o dopo qualcosa cambierà, arriverà il momento giusto e contestualmente la cittadinanza sarà pronta a compiere un passo in avanti, ne sono certo. Quello che non so invece, è quando questo accadrà, potrebbe essere tra un anno come tra 100. Siamo abituati naturalmente ad avere come orizzonte temporale il periodo che trascorriamo in vita, ma la storia va avanti anche quando il nostro ciclo personale finisce. Messina vive di dualismi e di contrasti, Messina ha il bianco ed il nero. Dovremmo essere capaci di far coesistere entrambi i colori e prendere il buono che esce da questo incontro: invece, spesso più che incontro diventa scontro e rimaniamo immobili.

Un ultima domanda: oggi il dibattito pubblico si è spostato sulle piattaforma social e i toni si sono incredibilmente inaspriti. Da comunicatore, che idea ti sei fatto a riguardo?

Secondo me abbiamo spesso l’impressione che la maggioranza della popolazione sia quella che commenta in modo verbalmente violento o che non ha rispetto per l’interlocutore, ma credo sia solo un’impressione. Banalmente il trambusto, le urla, si sentono di più di chi resta in silenzio o non alza i toni. C’è sicuramente una parte di popolazione preparata e informata, anche se magari fa meno chiasso.
Pochi giorni fa Parlavo con Marco (Rizzo, n.d.r.) di fake news. Lui è favorevole all’introduzione di norme che gestiscano questo problema, io no. Ho il timore che cercando di risolvere un problema ne vai a creare altri: formi una commissione? Chi gestisce questa commissione? Chi traccia la sottile linea di demarcazione tra una tesi alternativa – ma plausibile – ed una invece totalmente falsa? È complicato.
La falsa informazione oggi è un problema concreto ma dovrebbe essere combattuta dallo Stato mettendo i cittadini nella condizione di poter scegliere cosa leggere, su cosa informarsi e allo stesso tempo riconoscere una notizia inventata. Se risali alla fonte del problema trovi l’ignoranza e la rabbia sociale, fattori sui quali mi concentrerei.

 

Ringraziando Lelio, gli auguro in bocca al lupo per tutti i progetti in cantiere, nella convinzione che la chiacchierata di oggi possa dare molti spunti di riflessione ai nostri lettori.

 Emanuele Paleologo

Foto di copertina: siciliando.org

Vaccino Pfizer: arriva la firma UE per 300 milioni di dosi, 27 all’Italia. Borse in rialzo e Trump all’attacco

Una luce in fondo al tunnel si è accesa con l’annuncio dell’efficacia al 90% del vaccino prodotto dall’industria farmaceutica americana Pfizer in collaborazione con la società tedesca Biontech.

Sarebbe semplicistico pensare di essere giunti alla resa dei conti nella lotta contro la pandemia. Troppe sono le incertezze intorno all’efficacia e alla possibilità di distribuzione del nuovo vaccino che rendono la soluzione al problema ancora lontana.

Si tratta di un vaccino innovativo, che stimola la risposta genetica nella lotta al virus sfruttando il MRNA. Per tutti i dettagli sulle caratteristiche tecniche del vaccino Pfizer e degli altri vaccini anticovid in via di sperimentazione vi rimandiamo a questo articolo.

Al momento si parla solo di una speranza che, comunque, non ha tardato a suscitare entusiasmo e fervore.
La prima a rispondere positivamente? La borsa.

L’impatto economico dell’annuncio di Pfizer

L’annuncio dell’efficacia del vaccino ha avuto una forte incidenza sui mercati azionari di tutto il mondo: le principali borse hanno registrato un rialzo.
I guadagni, superiori al 5%, hanno coinvolto in particolare il settore del turismo, il settore aereo e quello petrolifero, i grandi sacrificati dal Covid. Si apre invece una fase di discesa per i colossi che hanno trainato l’economia durante tutta la pandemia: a Piazza Affari è il caso di Diasorin, società leader nella produzione di test sul Covid e tamponi; una battuta d’arresto si ripercuote anche su Amazon e Netflix. Lo conferma Equita:

Riteniamo che la notizia abbia risvolti positivi per alcuni settori come petroliferi, finanziari e consumi discrezionali e negativi per healthcare e consumer staples”.

Il Ftse Mib negli ultimi 12 mesi, Borsa Italiana – Fonte: it.businessinsider.com

Secondo gli esperti di Barclays, la banca internazionale britannica, l’eliminazione dei due fattori principali di incertezza, cioè l’elezione del presidente americano e la ricerca di un vaccino, potrebbe provocare una “rotazione settoriale”, dalle obbligazioni e dai beni di rifugio, come l’oro, verso investimenti più rischiosi.

La teoria del complotto di Donald Trump

L’impatto si è fatto sentire, in particolare, negli Stati Uniti d’America, dove l’annuncio ha innescato, all’indomani delle elezioni presidenziali, forti polemiche. Protagonista della scena è Donald Trump che non ha esitato ad utilizzare la notizia del vaccino come un’ulteriore arma di contestazione dell’esito delle elezioni.

Trump sostiene la teoria del complotto su Twitter – Fonte: www.express.co.uk

Il presidente ancora in carica ha accusato la casa farmaceutica statunitense di aver aspettato il risultato delle elezioni per dichiarare l’efficacia di un vaccino che, come confermato dal vicepresidente Mike Pence, sarebbe stato finanziato da lui stesso.
Trump si dichiarerebbe vittima di una cospirazione pianificata da Pfizer: se la notizia fosse stata divulgata prima del tre novembre, Joe Biden non avrebbe avuto alcuna possibilità di conquistare la Casa Bianca. Ne è sicuro Trump Jr., il quale definisce la tempistica dell’annuncio “nefarious”.

Il figlio di Trump sostiene la teoria del complotto – Fonte: www.dailymail.co.uk

Non è la prima volta che la Pfizer si distacca dall’azione del quasi ex presidente. Adesso respinge le accuse e nega di aver ricevuto dei fondi pubblici. A quanto detto dalla casa farmaceutica, la sperimentazione del suo vaccino non avrebbe niente a che fare con l’operazione Warp Speed, l’iniziativa statunitense di collaborazione tra pubblico e privato per lo sviluppo di vaccini, terapie e test diagnostici contro il coronavirus. Lo ha chiarito Kathrin Jensen:

Non siamo mai stati parte di Warp Speed. Non abbiamo mai preso denaro né dal governo Usa né da nessuno”.

Gli unici fondi pubblici utilizzati sarebbero quelli tedeschi versati a Biontech. Pfizer avrebbe invece attinto esclusivamente a fondi privati.

Del resto, sarebbe difficile immaginare una collaborazione tra Trump e la casa farmaceutica: i rapporti erano già da tempo in rotta di collisione, soprattutto dopo la battaglia intrapresa dal presidente, nel luglio del 2018, contro l’aumento del prezzo dei farmaci sostenuto da Pfizer. Di certo all’azienda farmaceutica non mancava una ragione per provare astio nei confronti di Trump: l’annuncio avvenuto dopo le elezioni potrebbe essere, come sostenuto dal presidente, la vendetta di Pfizer? Non abbiamo alcun dato certo né per confermarlo né per smentirlo. Certa e innegabile è però la slealtà di Trump che, pur di portare acqua al suo mulino, sarebbe capace di inventare qualsiasi menzogna: un dato che sembra far crollare la teoria del complotto.

Il vaccino Pfizer in Europa

Nessuna teoria e congettura, invece, in Europa dove, come affermato da Eric Mamer, portavoce dell’esecutivo comunitario, in queste ore l’Ue dovrebbe firmare con Pfizer un contratto per avere 300 milioni di dosi. Il collegio dei commissari dell’Ue ha dato già il via libera a sottoscrivere il contratto.

La distribuzione del vaccino, come spiegato dalla Commissione Ue

avviene sulla base della popolazione di ciascun Stato membro rispetto al totale degli abitanti dell’Ue”.

L’Italia dovrebbe ottenere il 13,5 % della prima tranche di dosi, cioè 27 milioni di dosi, già disponibili fra fine dicembre e inizio gennaio, previsione confermata anche dall’approvazione dell’Ema, l’agenzia europea per i medicinali.

Rassicuranti questi dati che danno l’immagine di una speranza che ha intrapreso la strada della realtà.

Chiara Vita

Convenzione di Faro: l’Italia va verso la multiculturalità, ma la destra si oppone. Ecco cosa prevede

Il 24 settembre 2020 l’Italia ha compiuto un grande passo avanti: il Parlamento ha ratificato la Convenzione di Faro. La strada verso un nuovo concetto di eredità culturale, in cui si intrecciano identità, democrazia e multiculturalismo, può dirsi aperta.

Fare della cultura la protagonista di una discussione in Parlamento, in una società fondata sempre più sul dio denaro e sulla burocrazia, è sicuramente singolare e, per tale ragione, da mettere sotto i riflettori.

Che cos’è la Convenzione di Faro

Si tratta di una convenzione emanata dal Consiglio Europeo che riconosce il diritto alla partecipazione al patrimonio culturale. Sostiene l’articolo 4:

“Chiunque, da solo o collettivamente, ha diritto a trarre beneficio dall’eredità culturale e a contribuire al suo arricchimento”.

Il ponte di Mostar ricostruito – Fonte: www.dagospia.com

Venne approvata nel 2005 nella città portoghese di Faro con l’intenzione di fare della cultura uno strumento di pace in linea di pensiero con le Convenzioni UNESCO del 2003 sulla protezione del patrimonio culturale immateriale e la promozione della diversità delle espressioni culturali.

Il retroterra storico è rappresentato dalla guerra combattuta tra i paesi dell’ex Jugoslavia dal 1991 al 2001, durante la quale ricchezze del patrimonio culturale, come il ponte di Mostar o la Biblioteca di Sarajevo, vennero distrutte, in quanto simbolo della storia e dell’identità dell’etnia da debellare.

I cambiamenti determinati dalla Convenzione di Faro

Il valore della cultura, con la Convenzione, non fa ingresso per la prima volta nei documenti istituzionali dello Stato italiano. Lo stesso articolo 9 della Costituzione dichiarava già che

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica; tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Dunque, per quale ragione la Convenzione è da considerare un testo rivoluzionario? La rivoluzione è insita nel concetto di eredità culturale affermato:

“L’eredità culturale è un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione”.

Patrimonio di uno Stato non sono più le risorse materiali considerate come ricchezze aventi valore in sé, piuttosto come lo specchio in cui i cittadini vedono riflessi la loro identità, i loro valori e la loro storia. Si tratta di una vera e propria rivoluzione copernicana che muta il perno sul quale ruota il concetto di cultura: dal bene storico all’uomo e alle sue possibilità d’uso di tale bene. Come ha spiegato Massimo Montanella, direttore della rivista Il Capitale Culturale, siamo di fronte

ad un profondo rovesciamento complessivo: dell’autorità, spostata dal vertice alla base; dell’oggetto, dall’eccezionale al tutto; del valore, dal valore in sé al valore d’uso e, dunque, dei fini: dalla museificazione alla valorizzazione.

Fare dell’individuo il fondamento della cultura non è cosa di poco conto: significa democratizzarla. La Convenzione si impegna infatti a facilitare l’accesso alla fruizione delle ricchezze culturali. Questo emerge chiaramente dall’articolo 12:

Le Parti si impegnano ad incoraggiare ciascuno a partecipare al processo di identificazione, studio, interpretazione, protezione, conservazione e presentazione dell’eredità culturale

e dall’articolo 13:

 “Le Parti si impegnano a facilitare l’inserimento della dimensione dell’eredità culturale in tutti i livelli di formazione, non necessariamente come argomento di studi specifico, ma come fonte feconda anche per altri ambiti di studio”.

La Convenzione di Faro e le polemiche della destra

L’iter verso la ratifica non è stato privo di ostacoli. In testa all’opposizione si sono posti la Lega e Fratelli d’Italia.

Le destre, subito dopo l’approvazione, hanno fatto sentire la loro voce, definendo la Convenzione una resa per l’Italia, il “Caporetto di una civiltà”, “una svendita del nostro patrimonio artistico all’Islam”, una limitazione alla fruizione delle nostre ricchezze culturali.

Il principale oggetto di contestazione è stato l’articolo 4, secondo il quale

l’esercizio del diritto all’eredità culturale può essere soggetto soltanto a quelle limitazioni che sono necessarie in una società democratica, per la protezione dell’interesse pubblico e degli altrui diritti e libertà”.

Agli occhi delle destre, questo provvedimento rappresenterebbe un ostacolo al libero esercizio della cultura, dando agli altri Stati la possibilità di interferire con l’uso del nostro patrimonio artistico.

Hassan Rouhani e Sergio Mattarella – Fonte: www.mosaico-cem.it

A sostegno della loro tesi, alcuni degli oppositori, tra i quali Vittorio Sgarbi, hanno portato come esempio un avvenimento risalente al 2016 quando, in occasione della visita in Italia del presidente iraniano Hassan Rouhani, Palazzo Chigi ha deciso di coprire i nudi dei Musei Capitolini. La legge morale iraniana sciita, infatti, proibisce il nudo femminile.

Tale scelta, sicuramente per alcuni aspetti contestabile, non ha niente a che vedere con la Convenzione di Faro, il cui articolo 4 non fa altro che ribadire, come già affermato in diversi articoli della Costituzione italiana, che la libertà del singolo individuo può essere limitata nel momento in cui lede l’interesse pubblico e la libertà dell’altro. Un esempio potrebbe essere la chiusura dei musei a causa dell’emergenza Covid.

L’Islam non viene minimamente menzionato dalla Convenzione. Non è menzionata la coercizione. Non è menzionata alcun tipo di resa culturale. L’obiezione della destra sembra far acqua da tutte le parti, sembra essere priva di fondamento. L’ennesimo esempio di come la politica, in vista del consenso, strumentalizzi le differenze culturali portando avanti sterili polemiche.

Basta leggere il testo, soprattutto l’articolo 7, per comprendere che la Convenzione non vuole porre limiti alla libertà culturale, piuttosto promuovere, in una società composita e variegata, la comunicazione tra i diversi valori e le diverse comunità espressione della medesima eredità culturale.

 Il multiculturalismo nell’enciclica di Papa Francesco

Papa Francesco – Fonte: www.vocetempo.it

Una risposta forte alla contestazione delle destre, in linea di pensiero con quanto espresso dalla Convenzione, sembra provenire dall’ enciclica Fratelli tutti, firmata da Papa Francesco il 3 ottobre, soltanto qualche giorno dopo la ratifica della Convenzione di Faro. Un testo attualissimo che ribadisce la necessaria universalità di ogni identità culturale, che è nata, si arricchisce ed è alimentata dalla continua interrelazione delle diverse culture.

Una sana apertura non si pone mai in contrasto con l’identità. Infatti, arricchendosi con elementi di diversa provenienza, una cultura viva non ne realizza una copia o una mera ripetizione, bensì integra le novità secondo modalità proprie. Questo provoca la nascita di una nuova sintesi che alla fine va a beneficio di tutti”.

Le parole incisive del papa zittiscono le destre affermando la necessità del multiculturalismo e l’unità di tutto il genere umano:

“Ci sono narcisismi localistici che non esprimono un sano amore per il proprio popolo e la propria cultura. Nascondono uno spirito chiuso che, per una certa insicurezza e un certo timore verso l’altro, preferisce creare mura difensive per preservare se stesso. Ma non è possibile essere locali in maniera sana senza una sincera e cordiale apertura all’universale, senza lasciarsi interpellare da ciò che succede altrove, senza lasciarsi arricchire da altre culture e senza solidarizzare con i drammi degli altri popoli. […] Ogni cultura sana è per natura aperta e accogliente, così che una cultura senza valori universali non è una vera cultura”.

Chiara Vita

La Scienza di Star Trek tra Teletrasporto e Viaggio Interstellare

Le avventure di Star Trek sono davvero uno spettacolo di scienza o soltanto un mix di fantascienza senza senso? Sarà possibile arrivare a realizzare le fantastiche innovazioni che abbiamo ammirato sia nella serie originale che nei programmi successivi, o si tratta di fantasie hi-tech ideate per trascendere la realtà

In Star Trek la scienza fa spesso da fondamento alla trama: la tecnologia è essenziale per i membri dell’equipaggio della “USS Enterprise”, affinché riescano a svolgere il loro compito. “Star Trek è scritto in modo abbastanza intelligente ed è più fedele alla scienza di qualsiasi altra serie di fantascienza mai mostrata in televisione“, ha dichiarato il fisico David A. Batchelor.

Un delicato equilibrio tra l’accuratezza scientifica e il rischio di commettere imprecisioni è costante nello spettacolo, aspetto caratterizzante di tutti gli episodi. Ecco spiegate alcune delle tecnologie standard di Star Trek, più o meno in ordine crescente di “incredibilità scientifica”.

Dispositivi di occultamento (Invisibilità)

Ad oggi esistono dispositivi di occultamento rozzi, che consistono in ingombranti strati di meta-materiali i quali possono nascondere solo piccoli oggetti dalla visibilità, in una gamma limitata di colori. Nuove varietà di meta-materiali produrranno senza dubbio effetti migliori, ma allo stato attuale non sembrano in grado di fornire una completa invisibilità.

Una foto di come appaino i meta-materiali Fonte:coscienza-universale.com

Trasportatore (Teletrasporto)

Non abbiamo ancora la minima idea di come costruire un trasportatore simile a quello che osserviamo in azione durante gli episodi di Star Trek. Questo dispositivo sfrutta un raggio che viene irradiato da un punto A a un punto B, dove si ferma precisamente e ricostruisce il soggetto trasportato. Tutti gli atomi e le molecole rimaterializzati appaiono così nella posizione corretta e adesi tra loro, come se non fosse avvenuta alcuna smaterializzazione.
Ma, nel rimaterializzarsi, come mai tutto rimane integro quando una folata di vento, così come la costante forza di gravità, dovrebbero disturbare i singoli atomi? Nessuna legge fisica dà oggi un indizio su come ciò potrebbe essere anche solo pensabile. Il massimo che è stato ottenuto finora è teletrasportare un piccolo numero di atomi e fotoni, al fine di sviluppare i computer quantistici.

Propulsione a curvatura

La capacità di manipolare lo spazio è il concetto più importante della velocità di curvatura. Nell’universo di Star Trek, essa è ottenuta tramite l’uso di una trasmissione a curvatura. Questa reazione crea del plasma altamente energetico (elettro-plasma), dotato di un proprio campo magnetico e che reagisce con le bobine di curvatura dell’astronave. Le bobine di curvatura sono tipicamente racchiuse in una navicella di curvatura. Il tutto genera un “campo di curvatura” o “bolla” attorno all’Enterprise, consentendo alla nave e al suo equipaggio di rimanere al sicuro mentre lo spazio si manipola.

Questo modello di viaggio spaziale implica l’allungamento del tessuto dello spazio-tempo in un’onda che fa contrarre lo spazio davanti a un oggetto, mentre quello dietro di esso si espande. E’ un po’ come se tale oggetto tirasse la sua destinazione verso di sé, mentre spinge indietro il suo punto di partenza. L’oggetto dovrebbe quindi essere in grado di “cavalcare” questa regione di spazio piatto.

Schema propulsione a curvatura Fonte: How Staff Works

La Metrica di Alcubierre

Questo modello rientra nella “Metrica di Alcubierre”, la quale, interpretata nel contesto della Relatività Generale, prevede che una bolla di curvatura possa formarsi in una regione precedentemente piatta dello spazio-tempo e allontanarsi a delle velocità che superano quella della luce. L’interno della bolla costituisce il sistema di riferimento inerziale per qualsiasi oggetto che la abita.

Sostanzialmente la nave non si muove all’interno di questa bolla, ma viene trasportata mentre la regione stessa si muove. Gli effetti relativistici convenzionali, come la dilatazione del tempo, non si applicherebbero. Quindi, le regole dello spazio-tempo e le leggi della relatività non sarebbero violate nel senso convenzionale.

Questo metodo non si basa su un movimento più veloce della luce in senso stretto, poiché un raggio di luce all’interno di questa bolla si muoverebbe sempre più velocemente della nave. È invece “più veloce della luce” nel senso che la nave raggiunge la sua destinazione più velocemente di un raggio di luce che viaggia fuori dalla bolla di curvatura.

Metrica di Alcubierre Fonte: Çetin BAL

Ma è davvero possibile costruire un’astronave del genere?

Il fisico Miguel Alcubierre ha suggerito l’uso della cosiddetta “materia esotica“, un tipo teorico di materia con energia negativa. Se potesse essere scoperta o creata, la materia esotica potrebbe respingere lo spazio e il tempo e creare un campo gravitazionale.

Le difficoltà

Per prima cosa, non esistono metodi noti per creare una bolla di curvatura di questo tipo in una regione dello spazio che non ne contenga già una. In secondo luogo, supponendo che ci sia un modo per generare tale bolla, non esiste ancora alcun modo noto per abbandonarla una volta entratici. Di conseguenza, la “Metrica di Alcubierrerimane, almeno fino a questo momento, solo una teoria.

Nel 2012 l’Advanced Propulsion Physics Laboratory della NASA (Eagleworks) ha annunciato di aver iniziato a condurre esperimenti per capire se un “motore a curvatura” fosse effettivamente realizzabile. Durante il progetto è stato sviluppato un interferometro per rilevare le distorsioni spaziali prodotte dall’espansione e dalla contrazione dello spazio-tempo della Metrica. Nel 2013 sono stati pubblicati i risultati del loro test sul campo di curvatura, durato 19,6 secondi in condizioni di vuoto, ma tali risultati sono stati inconcludenti.

Attualmente una tecnologia del genere sembra ancora possibile e i tentativi di provare il contrario sono stati finora infruttuosi. Come possiamo però ambire a diventare una specie interstellare, quando tutte le sperimentazioni necessarie richiederebbero secoli?
Per fortuna, come la storia ci ha insegnato, ciò che è considerato impossibile cambia nel tempo.

Conclusione

Star Trek è una divertente combinazione di scienza reale e scienza immaginaria. La scienza reale rappresenta lo sforzo di omaggiare le più grandi conquiste dell’umanità, mentre la scienza immaginaria è un campo di gioco che espande e stimola la mente.
Si tratta senz’altro dell’unica serie di fantascienza realizzata con un grande rispetto per la vera scienza e per la scrittura intelligente.

 

Live long and prosper 🖖

Gabriele Galletta

Collaborazione Italia-Cina: linee guida per la nutrizione dei bambini con paralisi cerebrale

La nutrizione in età pediatrica, in particolare la malnutrizione, è oggetto di studi a livello mondiale in tutti i suoi possibili aspetti: basti pensare al problema dell’obesità nel mondo occidentale e a chi soffre la fame nei paesi del terzo mondo.

All’attenzione del Prof. Claudio Romano e di un team di ricerca cinese ci sono, questa volta, i problemi di malnutrizione che affliggono i pazienti in età pediatrica con paralisi cerebrale.

Professore e direttore della Gastroenterologia Pediatrica e dell’Unità Fibrosi Cistica del Dipartimento di Scienze Pediatriche Mediche e Chirurgiche “G. Barresi” dell’Università di Messina, il Prof. Romano dirige una collaborazione scientifica Italia-Cina per la formazione di linee guida a supporto della gestione dei suddetti pazienti, insieme con Nestlè Health Science.

Il Prof. Claudio Romano – Fonte: unime.it

Incidenza del problema

Nel mondo, infatti, i bambini affetti da paralisi cerebrale a vari livelli superano il milione, in Italia toccano quota 250.000. Si tratta di piccoli pazienti spesso soggetti a complicanze tra cui, appunto, la carenza di un apporto nutritivo adeguato. Tra i fattori di rischio gioca senza dubbio un ruolo fondamentale il parto pretermine , in particolare tra le 18 e le 20 settimane in cui il rischio di sviluppare danni neurologici rimane parecchio alto. In Cina l’incidenza è molto simile a quella europea ed è proprio per la carenza di supporti  necessari per sviluppare cure appropriate e la difficile gestione dei pazienti a rendere necessaria la ricerca.

Le linee guida

Oggi le linee guida utilizzate dai centri ospedalieri sono quelle europee ESPGHAN (European Society for Paediatric Gastroenterology Hepatology and Nutrition) con cui si è cercato di standardizzare le procedure di intervento chirurgico e terapeutico migliorando decisamente le aspettative di vita dei piccoli pazienti. Ed è proprio il prof. dell’Ateneo Peloritano ad essere il primo autore e coordinatore delle suddette linee guida ed egli stesso, ultimamente, ospite del Nutritional forum cinese, ha suscitato interesse nel paese orientale il quale ha dato il via alla ricerca clinica coinvolgendo ben 6 centri cinesi di eccellenza.

Lo studio

L’obiettivo è di educare e sensibilizzare la comunità medico-scientifica alla necessità di avere punti di riferimento standardizzati nella gestione del paziente con paralisi cerebrale e sviluppare e adattare nuove linee guida affinché possano essere implementate correttamente dal personale medico cinese.

Lo studio consterà di due fasi: una fase retrospettiva ed una prospettica.

  1. La prima, a breve termine, in cui vengono illustrati i punti di forza delle linee guida italiane ed europee nella gestione dei pazienti, includendo l’organizzazione di sessioni educazionali con specialisti medici in Cina per valutare lo stato attuale delle conoscenze e la possibile condivisione di strumenti di supporto, utili in questa gestione.
  2. La seconda fase, invece, promuoverà nuove modalità di nutrizione specifiche per i soggetti con follow-up sull’attuazione di queste tecniche nei vari centri.

Il Prof. Claudio Romano ha così dichiarato:

Sono profondamente onorato e orgoglioso del progetto che stiamo sviluppando a livello internazionale. Questo è il primo passo di un’apertura verso l’area asiatica che va nella direzione di unire le forze e creare una sinergia, soprattutto nell’area della nutrizione. Fornire alimenti completi e dispositivi di nutrizione enterale all’avanguardia, garantisce al paziente di migliorare la qualità e l’aspettativa di vita. La nostra ambizione è quella di partire dall’ambito pediatrico, per arrivare ad avere gli stessi livelli di efficacia anche nell’adulto.

Giovanni Alizzi

 

Una giornata con il FAI: il “restauro conservativo” dell’agriturismo Fontanelle

Ultimo appuntamento alla scoperta del nostro territorio con il FAI, nell’ambito delle giornate d’autunno: la visita del 24 ottobre all’Agriturismo Fontanelle di San Filippo del Mela (ME). Dopo il primo evento, anche questa volta non abbiamo perso l’occasione di recarci sul posto e far scoprire ai lettori luoghi spesso poco noti di Messina e provincia.

Perché un agriturismo?

Non siamo di fronte ad antiche rovine, palazzi o monumenti, ma ad un agriturismo – all’apparenza – come tanti, in cui si possono degustare prodotti tipici immersi nel verde della natura circostante. In realtà l’agriturismo Fontanelle è diretto erede di una tradizione agricola che affonda radici nella storia dei baroni Ryolo, famiglia nobiliare di origini palermitane trasferitasi nel messinese nel XVIII secolo in seguito alla concessione da parte del viceré delle due Sicilie del baronato di Fontanelle. Qui, tra Sette e Ottocento, approfittando della ricchezza del suolo (il nome Fontanelle deriva infatti dai tanti rivoli d’acqua che scorrevano nel territorio) i baroni Ryolo hanno dato vita a un’azienda fruttuosa famosa in tutta la Sicilia – e non solo – per l’olio e il vino pregiati (olio D.O.P. Valdemone, Mamertino D.O.P.). L’edificio centrale è stato infatti restaurato dalla proprietaria, l’architetto Giuseppina Marullo, seguendo il canone originale della villa settecentesca con l’intento di preservare la memoria di attività agricole cadute ormai in disuso.

Area sotterranea un tempo destinata a parte del processo di vinificazione – Cristina Lucà © San Filippo del Mela 2020

Proprio per questo motivo il FAI ha deciso di premiare il “restauro conservativo”  della struttura e l’impegno concettuale ed economico che l’hanno reso possibile, conducendoci – in una soleggiata mattina d’autunno – alla scoperta di tecniche perdute e memorie di vita contadina.

All’ingresso dell’agriturismo siamo accolti da Benedetta e Andrea, studentesse del Liceo Artistico Renato Guttuso di Milazzo e volontarie FAI: saranno loro a farci da cicerone durante la visita, in compagnia di un gruppetto di dieci persone, muniti di mascherine e alla dovuta distanza di sicurezza.

La stanza del vino

Iniziamo dalla prima grande stanza, la hall dell’intera struttura. Adibita un tempo alla produzione del vino, è oggi un ambiente ampio che – con i comuni comfort e arredi moderni – presenta ancora un torchio dell’epoca utilizzato per la spremitura, il processo più difficile e dispendioso dell’intera vinificazione. Ma fare il vino all’epoca dei nostri avi era anche un momento di festa e convivialità generale. Avete mai visto Il profumo del mosto selvatico con Antony Quinn, Keanu Reeves e Giancarlo Giannini? Contadini e baroni si radunavano e – dopo aver gettato tonnellate di uva raccolta a mano in grandi vasche – vi “ballavano” su a piedi nudi, un po’ come in quella bellissima danza dionisiaca che possiamo ammirare in una famosa scena del film. Ci viene svelato, infatti, che i comodi sedili ricoperti da cuscini sono in realtà i bordi rimasti intatti di una vasca di epoca ottocentesca usata proprio per la pigiatura.

Hall dell’agriturismo. Si possono osservare gli affreschi (non originali) e il muro (originale) dalla caratteristica tonalità violacea, oltre ai sedili – Cristina Lucà © San Filippo del Mela (ME) 2020

Il Frantoio

Entriamo nella seconda stanza, l’ambiente che un tempo costituiva il frantoio. Tra i tavoli in cui vengono serviti i clienti (ci viene spiegato che attualmente la struttura è chiusa per scelta della proprietaria, vista la complessa situazione epidemiologica), è infatti ancora conservata una macina in pietra originale con la quale veniva eseguita la spremitura delle olive, il primo step della lavorazione dell’olio. I nostri ciceroni ci raccontano che la macina veniva fatta girare per due ore grazie alla forza di un bue, fino all’ottenimento della pasta d’olive: questa veniva poi conservata in delle sacche dette bruscole, che troviamo appese alle pareti. Il nostro occhio attento ai piccoli dettagli non si lascia sfuggire u cafisu: una piccola tazza in alluminio utilizzata proprio come unità di misura dell’olio durante la lavorazione (corrisponde a 11,5 litri ca.) L’etimologia della parola risale a qafiz, misura di volume ancora oggi presente nel mondo arabo.

Antica macina nella moderna sala da pranzo – Cristina Lucà © San Filippo del Mela 2020

Proseguiamo nel giro e virtualmente anche nella storia dell’olio. Ultimo step della lavorazione: l’olio veniva versato in giare, poi interrate nel pavimento. È la volta quindi della stanza più piccola, un tempo la stanza delle giare, oggi anch’essa destinata alla ristorazione. Anche qui è possibile ammirare quella commistione particolare tra cimeli originali e arredi moderni, con parte del soffitto in legno originale e parte ristrutturato, a causa dello stato in cui riversava il tetto stesso. Discorso analogo per i muri, rifatti per rispettare le norme antisismiche.

Esempio di antica giara originale – Cristina Lucà © San Filippo del Mela 2020

La visita volge alla conclusione, ma la villa ha ancora le sue chicche da rivelarci: le nostre guide ci conducono negli ambienti minori, inquadrati un tempo come case coloniali. Ci viene mostrato un atto della camera di commercio del 1867 che testimonia come il vino dei baroni Ryolo approdò quell’anno all’esposizione universale di Parigi per rappresentare le delizie dell’Italia. Sorridiamo al pensiero che oggi preferiamo importare vini francesi e scopriamo il motivo dell’interesse nell’esportazione: dalla prima spremitura era ottenuto un vino dalla gradazione alcolica maggiore, spedito in Francia per “tagliare” i vini locali molto più leggeri; dalla seconda si ricavava l’acquerello, molto meno alcolico e veduto a basso prezzo in Sicilia.

Vari oggetti nella stanza delle botti – Cristina Lucà © San Filippo del Mela 2020

Ma la meraviglia finale e forse più nascosta della villa è sicuramente la stanza delle botti, l’unico ambiente in cui il presente sembra quasi non essere ancora entrato. In questa sorta di piccolo museo agricolo dai toni grigi e marroni troviamo gli oggetti più disparati: aratri, bilance, bruscole perfino antichi infissi, ma anche del filo spinato, un tempo utilizzato per segnare i confini della tenuta. Le ragazze spiegano che è stato lasciato dai soldati – insieme ad armi e munizioni – durante la Seconda Guerra Mondiale e la proprietaria ha deciso di conservarlo proprio in memoria delle atrocità della guerra.

La nostra giornata d’autunno in compagnia del FAI volge al termine: scambiamo due parole con la proprietaria, con le organizzatrici e ci rendiamo conto di come le iniziative FAI rimangono forse una delle poche occasioni per scoprire la cultura del nostro territorio.

 

 Angelica Rocca, Emanuele Chiara

 

Immagine in evidenza: Agriturismo Fontanelle, Azienda Agricola Barone Ryolo dal 1824 – Cristina Lucà ©, San Filippo del Mela 2020

I rap-conti della buonanotte del professor Murubutu

Da oggi si dorme un’ora in più; mettere indietro di 60 minuti l’orologio renderà la notte più lunga e il nostro risveglio con la luce.

Ed è proprio la notte, spaventosa e affascinante che da sempre fa da ispiratrice ai grandi artisti; ai giorni nostri nessuno meglio del Rapper-Prof Alessio Mariani, in arte Murubutu ne capisce l’essenza e ce la sa descrivere.

Il suo disco Tenebra è la notte ed altri racconti di buio e crepuscoli, racchiude con delicatezza e realismo tutto ciò che notte rappresenta. Da solo o con dei featuring d’eccezione, il professore riuscirà a pieno nel suo intento; noi abbiamo scelto solo cinque delle sue canzoni-poesie, il resto sta a voi.

1) Eh, qua è tutto uguale, per questo è perfetto – La notte di San Lorenzo

La notte di San Lorenzo è un brano che racconta una storia d’amore finita; ma, dietro questa apparente banalità, riesce ad incastrare magistralmente i temi del desiderio, della meraviglia e della nostalgia. 

La capacità di meravigliarsi, di provare un sentimento stupore inatteso e straordinario è senza dubbio fondamentale per essere felici.  Questa capacità così importante viene appresa durante l’infanzia; sono proprio le esperienze precoci e l’amore dei genitori a permetterci di diventare adulti capaci di meravigliarsi.

In questa canzone, Murubutu ci fa viaggiare attraverso il cielo stellato di una notte estiva in Sila vista proprio dagli occhi di un bambino. Cosi un « grappolo di case appese sul tirreno» diventa «un mondo intero» dove i protagonisti crescono felici.

Fonte: pagina Facebook Ernesto Anderle – la notte e la spensieratezza

Io sto ancora qui scalzo, felice come in quei giorni
Fra i monti, io ho sempre quella stessa età

con questo verso si conclude l’ultima strofa; e il protagonista – divenuto ormai adulto – guarda il mondo con occhi diversi ma conservando ancora intatta quella capacita così intima di sentire la magia della vita.

2) Uno scrittore accende il lume e inizia la bugia – Occhiali da luna

Occhiali da luna ci trasporta in un’atmosfera cittadina notturna in cui tutti intorno dormono e uno scrittore trova la propria dimensione esistenziale. Così l’artista, libero dalle pressioni e dalle costrizioni che la vita in società impone, si «gode questo limbo in cui non serviranno trucchi».

Di notte riesce ad entrare in contatto con se stesso, con le proprie emozioni ed è cosi che il buio diventa una guida perché «Quando c’è buio vedo tutto più chiaro».

Fonte: pagina Facebook Ernesto Anderle – Lo scrittore durante la notte 

Questo pezzo è quasi un’autobiografia; Murubutu ha affermato di  riuscire a scrivere tra le due e le tre del mattino e tramite questo brano riesce a spiegarci come il suo problema nel prendere sonno viene convertito in arte.

3) Per sentirla vicina, occorre averne un poco dentro – Wordsworth

Wordsworth è una poesia dedicata alla luna. Lei «regina del firmamento», che con la sua luce ha illuminato le notti dell’umanità ben prima dell’invenzione delle lampadine o della scoperta del fuoco, diventa musa di Murubutu e di Caparezza.

Il titolo del pezzo fa riferimento a William Wordsworth, poeta ottocentesco inglese che ha dedicato diverse poesie alla luna (tra cui la famosa Paesaggio Lunare). In realtà non si rifà semplicemente all’autore ma all’intero periodo romantico, richiamandone diverse tematiche trattate anche da altri scrittori come Leopardi o Foscolo ma anche da pittori come Friederich o dai filosofi Schelling e Fichte, tutti citati nella canzone.

Fonte: pagina Facebook Ernesto Anderle – vari autori del passato e del presente (tra i quali Caparezza a destra)

I temi chiave del brano sono: la meraviglia davanti all’infinito, la sensazione di piccolezza nei confronti della grandezza della natura, la contrapposizione tra io finito e natura, non solo come opposti ma come parti dello stesso infinito. La canzone si dirama tra citazioni passate ed immagini nuove, in un brano che diventa un ottimo connubio tra sonorità moderne e temi letterari intramontabili.

4) Il sole non c’è, là fuori è notte e il buio impera – La vita dopo la notte

In La vita dopo la notte, Murubutu racconta una storia d’amore senza tempo e senza fine.

Con la sua capacità di storytelling ci porta ad immaginare una giovane coppia che dopo la grande guerra si innamora e prova a costruire – in modo molto tradizionale – la propria vita: «lui con le sue mani, ne eresse le basi poi i piani, le travi» per la sua «sposa vestita a festa; radiosa, pudica e fresca».

Fonte: pagina Facebook Ernesto Anderle – Vittorio e Donata in via Pascal

La loro vita diventerà poesia, di cui il professore riuscirà a cogliere i dettagli più belli così come quelli più cupi e in soli quattro minuti ci farà rivivere l’amore dei nonni, il calore del loro abbraccio e il freddo del loro abbandono.

Sai non temo anche se tremo
Sai che credo che staremo sempre insieme senza avere età

5) Maremoto sensoriale – Le notti bianche

Citando Dostoevskij e rappando con Claver Gold, il Prof riesce ad esprimere la superiorità del sogno rispetto alla realtà.

Le notti bianche – così come il celebre e omonimo libro russo – racchiude l’ebrezza del sogno e sottolinea come questo sia il motore delle nostre emozioni e delle nostre azioni durante il giorno.

Racconta la storia di un incontro; il desiderio si veste da donna e il sognatore non è altro che un uomo che la cerca e se ne innamora senza mai averla vista. Lui, come tutti noi,  ha il pensiero fisso di conoscere ciò che c’è di più nascosto e sconosciuto.

Con la consapevolezza che «sarebbe rimasto d’incanto dopo tanta ricerca», l’uomo sceglie la luce della luna per cercarla e «dopo averla cercata tutte le notti, dopo quel giorno» si accorge che «non esiste realtà che resti all’altezza del sogno».

Tutto d’un tratto le sensazioni vengono interrotte
Più che svanite direi lenite o del tutto ridotte

 

Quindi, qualunque sia il nostro modo di vivere la notte, Murubutu riesce a descriverlo e lo rende poesia. Storie in versi che ci sembra di aver vissuto o di aver immaginato almeno una volta e, per quanto possa fare paura, un’ora in più del 2020 non sarà tanto brutta; soprattutto se trascorsa ad ascoltare questo disco.

Che dire Prof, ci ha insegnato la realtà e lo ha fatto con grande stile.

Barbara Granata e Lorenzo La Scala

Sospensione attività didattiche al Policlinico

È appena stata resa nota, con relativo comunicato stampa, la sospensione delle attività didattiche in presenza, comprese le esercitazioni, laboratori e tirocini, programmate nelle aule ubicate presso l’A.O.U. Policlinico “G. Martino”.

La decisione nasce a seguito delle mutevoli condizioni epidemiologiche in atto a livello nazionale e locale e in virtù del fatto che la maggior parte delle attività didattiche dei corsi di studio triennali, magistrali e a ciclo unico di area medica si svolgono all’interno del nosocomio “G. Martino”, individuata dalla Regione Siciliana quale Azienda di riferimento per i malati Covid-19 della provincia di Messina.

La sospensione è limitata al primo semestre 2020/2021.

Lezioni

  • A decorrere dal 16 ottobre 2020, tutte le lezioni programmate nelle aule all’interno dell’A.O.U. Policlinico “G. Martino” dovranno essere erogate esclusivamente in modalità telematica.
  • Le lezioni relative ai corsi di studio di area medica programmate presso i locali del Dipartimento di Ingegneria continueranno a svolgersi in modalità blended.

Esami

Gli esami di profitto relativi ai corsi di studio di area medica continueranno a svolgersi in modalità blended e dovranno tenersi presso altre strutture didattiche dell’Ateneo, ubicate all’esterno dell’A.O.U. Policlinico “G. Martino”.

Lauree

Gli esami di laurea relativi ai corsi di studio di area medica dovranno svolgersi presso altre strutture didattiche dell’Ateneo, ubicate all’esterno dell’A.O.U. Policlinico “G. Martino”.

Tirocini

  • I tirocini e le esercitazioni previsti in tutti i corsi di studio di area medica dovranno svolgersi in modalità telematica.
  • I tirocini e le esercitazioni del corso di laurea triennale in Scienze Motorie, sport e salute (L-22) e del corso di laurea magistrale in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate (LM-67) dovranno svolgersi in modalità telematica.
L’accesso alle strutture dell’Ateneo sarà consentito esclusivamente al personale docente, al personale tecnico-amministrativo e agli studenti. I soggetti diversi da quelli indicati potranno accedere previa autorizzazione dei responsabili apicali e/o loro delegati delle singole strutture.

Claudia Di Mento

Erasmus+ Traineeship: ecco la seconda Call

Al via la II CALL dell’Erasmus+ mobilità per tirocinio.

Fonte: corriereuniv.it

Il bando è aperto alla partecipazione di:

  1. Studenti,
  2. Laureandi (studenti che partecipano al Bando prima del conseguimento del titolo, ma effettuano la mobilità da “neolaureati”),
  3. Dottorandi che intendono svolgere un tirocinio della durata minima di due mesi presso un Ente straniero.

Cosa intendiamo per Erasmus+?

Il programma Erasmus+ è un progetto europeo che si rivolge a diversi soggetti, tra cui atleti, personale docente e non e, in generale, gli studenti universitari, nonché i neolaurati.

Per gli studenti l’Erasmus+ prevede due diverse modalità:

  • la mobilità ai fini di studio (KA1)
  • la mobilità ai fini di traineeship (KA2).

Per entrambe prerequisito necessario è la conoscenza della lingua del paese di destinazione e/o dell’inglese; per alcune di queste la Commissione Europea offre dei corsi di lingua on-line (per maggior informazioni: www.erasmusplusols.eu).

Quando partecipare?

È possibile candidarsi entro e non oltre il 16 novembre 2020 ore 13:00 tramite la piattaforma Esse3.

Quali sono i requisiti per la partecipazione al Bando?

  1. Presentazione del LAT – Learning Agreement for Traineeship (contenente il piano di lavoro che si intende svolgere all’estero) già compilato e firmato anche dalla Sede ospitante (ma si che sarà mai ottenerlo il soli due giorni da un sede estera che risponde h24);
  2. Attestazione della propria Conoscenza linguistica secondo le modalità:
  • Certificazioni internazionali
  • Test di verifica presso il Centro linguistico di Ateneo – CLAM (così come specificato nell’art. 6 del Bando).

Maggiori informazioni sull’iscrizione ai test CLAM saranno riportate al link: http://clam.unime.it/

Come individuare la sede e il possibile alloggio?

UniMe mette a disposizione degli studenti una serie di strumenti per facilitare la ricerca autonoma della “sede ospitante” e la presentazione della candidatura:

  • Database UniMe Enti Ospitanti Studenti Erasmus + Traineeship  contenente l’elenco degli Atenei/Enti stranieri;
  • Consultare le piattaforme sponsorizzate dalla Commissione europea Drop’pin@EURES e ErasmusIntern nelle quali sono elencate le posizioni di tirocinio disponibili presso Enti ed Organizzazioni europee;
  • Una lista di Link utili per la ricerca  in cui sono riportati siti web specializzati indicanti posizioni di tirocinio presso Enti ed Organizzazioni europee;
  • Avvalersi del supporto del docente referente per la mobilità internazionale del Corso di Studio.

I Paesi europei aderenti sono stati divisi in tre fasce:

  • Gruppo 1: Costo della vita alto. Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Norvegia, Svezia e Regno Unito;
  • Gruppo 2: Costo della vita medio. Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Cipro, Germania, Grecia, Islanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia, Spagna e Turchia;
  • Gruppo 3: Costo della vita basso. Bulgaria, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Repubblica Slovacca ed Ex Repubblica Iugoslava di Macedonia.

UniVersoME vi consiglia l’utilizzo della piattaforma Erasmus nella quale troverete molteplici opzioni con relative informazioni dettagliate sugli affitti.

Quali tipi di contributi possono essere ottenuti?

  • L‘importo mensile del contributo europeo è stabilito in base al costo vita del Paese di destinazione e varia tra € 350/mese (per i Gruppo 2 e 3) e € 400/mese (per il Gruppo 1).
  • Un contributo integrativo fino a € 500 al mese verrà corrisposto sulla base del Valore ISEE dichiarato dallo studente per a.a. 2019/20 se l’attività svolta all’estero comporta il riconoscimento in carriera di CFU utili per il conseguimento del titolo finale.
  • Gli studenti che svolgono un Traineeship senza riconoscimento di CFU curriculari (ad es. in caso di mobilità che comporta mobilità con riconoscimento di CFU extracurriculari o mobilità post-lauream) e che presentano un’attestazione ISEE fino a 13.000 euro per l’anno 2019/20, potranno ricevere un contributo aggiuntivo “per condizioni economiche svantaggiate” di €  100 al mese, per ogni mese finanziato.

Non vi resta che presentare la domanda e… PARTIRE!

Per qualsiasi dubbio o domanda, UniVersoMe resta a vostra disposizione!

Livio Milazzo