Buon compleanno alla voce dei Negramaro, Giuliano Sangiorgi

Giuliano Sangiorgi nasce il 24 Gennaio del 1979 a Nardò da mamma Carmelina e papà Gianfranco. Trascorre per un paio di anni la sua vita a Copertino e subito dopo il diploma nel 2000 fonda i Negramaro. Si tuffa immediatamente nel mondo della musica e nel 2005 decide con l’intero gruppo di partecipare al Festival di Sanremo. Da quel momento in poi la band riuscirà a segnare la propria storia all’interno della musica italiana, insieme a grandi successi.

In occasione del suo compleanno, ripercorreremo insieme le canzoni più belle della band salentina.
A voi lettori, buona immersione!

Giuliano Sangiorgi insieme ai Negramaro, fonte: fanpage.it

Mentre tutto scorre (2005)

Grazie a questo brano “senza tempo” i Negramaro inaugurano il proprio successo al Festival di Sanremo nel 2005, facendosi conoscere e amare dal grande pubblico. Nonostante siano stati eliminati già alla terza serata riuscirono ad ottenere il disco di platino per le oltre 50.000 copie vendute. Inoltre, la canzone si fa spazio anche nel film comico La Febbre (2005) di Alessandro D’Alatri.

“tanto poi tu lo sai riuscirei sempre a convincermi che tutto scorre”

 

Mentre tutto scorre: cover. Fonte: youtube.com

Estate (2005)

Quello dei Negramaro, in questo caso, somiglia ad un vero e proprio inno alla libertà dei sentimenti e delle emozioni. Pubblicata nell’estate del 2005, precisamente il 30 giugno, vuole raccontare quei momenti di vita interiore spesso contrastanti che caratterizzano la stagione estiva, quel momento dell’anno che tutti vorremmo non finisse mai. La canzone si è aggiudicata per due mesi il primo posto in classifica, oltre al riconoscimento di rivelazione italiana al Festivalbar.

“in bilico tra tutti i miei vorrei non sento più quell’insensata voglia di equilibrio”

In bilico tra quella voglia di equilibrio e la voglia di lasciarsi andare. Il cantautore si sente intrappolato tra due opposti che non gli permettono di esprimersi e di uscire dalla propria zona comfort. Ma successivamente, lungo il brano, decide di liberarsi e di non mascherare più l’allegria per paura di perderla. Rinuncerà a qualsiasi tipo di insicurezza per lasciarsi andare ad un’estate senza rimpianti, permettendosi di vivere emozioni e sentimenti che prima reprimeva.

I Negramaro. Fonte: newsic.it

Parlami d’amore (2007)

Nata nell’anno 2007 e contenuta nell’album La finestra, alla canzone in riferimento viene attribuita la vittoria del Festivalbar nello stesso anno di pubblicazione diventando anche uno dei tormentoni estivi. Il quarto disco in generale contiene 14 tracce importanti, passate alla storia della musica italiana come dei veri capolavori.

“Fra tutte, quale alternativa sei? Amore…”

La finestra:cover. Fonte: youtube.com

Sei (2012)

L’enigmatica canzone è contenuta nell’album Storia semplice. Il disco ha ottenuto ben tre dischi di platino e oltre 180,000 copie vendute. Misteriosa ed affascinante perché si adatta a diversi contesti e scenari. Alcune volte sembra raccontare una bella storia d’amore, altre volte una relazione che inciampa e non riesce ad andare avanti ed altre ancora la storia di un amore clandestino tra due amici che si innamorano e dopo tanto tempo non si riconoscono più.

Seppur comunque sia difficile decifrare il suo significato a pieno, è altrettanto semplice assaporare il lieto fine delle ultime battute.

“E ho capito che se mi rifletto guardandomi il viso non mi riconosco ma poi un bel sorriso mi taglia la faccia e mi dico sono identico a te. Ehi vuoi cambiarmi…”

Una storia semplice:cover. Fonte: youtube.com

Attenta (2015)

La canzone proviene direttamente dall’album La rivoluzione sta arrivando, in cui i Negramaro mostrano la propria evoluzione e la propria voglia di attuare ogni giorno quella sorta di rivoluzione interna che spinge tutti a reagire nei momenti bui e a mettere la vita al centro di ogni cosa.
Quello che viene raccontato è un bacio che lega i due amanti ad attimi in cui non potranno più ritornare indietro. Un leggero sfiorarsi le labbra in cui l’attrazione e la chimica padroneggia.

Giuliano riprende quindi uno dei momenti più intensi che si possa vivere in una storia d’amore rivelata o segretamente accudita, con una poetica raffinata e continue note vibranti che indagano segrete emozioni.

“Ricordati degli angoli di bocca son l’ultimo regalo in cui ti ho persa, stai attenta, stai attenta almeno a te”

Giuliano Sangiorgi nel videoclip di “Attenta”. Fonte: soundsblog.it

Per uno come me (2018)

Tratto dall’album Amore che torni, il brano racconta la storia di due naufraghi che desiderano far capo alla promessa più bella che si possa fare alla persona amata: invecchiare insieme.

È un atto di fede, un testo molto delicato che tende al futuro e mostra una romantica dichiarazione d’amore.

“Amami, anche se non mi conosci, ti prego amami, anche se siamo nascosti. Amami senza dovermi cercare senza sapere da che parte stare”

Amore che torni:cover. Fonte: youtube.com

Avremmo potuto proseguire raccontando ogni singolo brano, continuando anche ad emozionarci e a varcare ancora di più il confine. Avremmo potuto cantare ancora insieme e tingere di rock questa pagina di giornale, continuando ad apprezzare i testi e la voce di Giuliano Sangiorgi, insieme alla musica di tutta la band.

Ma non ci resta che dire Buon compleanno e buona musica Giuliano!

Annina Monteleone

Little Miss Sunshine: viaggio tra uno dei più recenti road movie

 

Little Miss Sunshine: una commedia drammatica senza troppe pretese – Voto UVM: 3/5

 

Quante di noi hanno desiderato da piccole di essere incoronate reginette di bellezza? Così come lo ha sognato la nostra Olive Hoover (Abigail Breslin), protagonista del film Little Miss Sunshine, scelto dall’associazione universitaria Aegee per la maratona del cineforum #methalhealth e di cui noi di Universome vi proponiamo una recensione.

Trama

La piccola Olive Hoover vive ad Albuquerque, città del New Mexico, con la sua famiglia composta dalla madre Sheryl (Toni Collette), il padre Richard (Greg Kinnear), il fratello Dwayne (Paul Dano), il nonno cocainomane Edwin (Alan Arkin) e a cui presto si aggiungerà lo zio Frank (Steve Carell). Quest’ultimo apparirà come un uomo frustrato sia dal punto di vista sentimentale – in seguito ad una relazione con un collega finita male – che dal punto di vista lavorativo: è stato “sbattuto fuori” dall’università in cui svolgeva il ruolo di ricercatore; egli stesso si definirà nel corso del film «lo studioso numero uno di Proust di tutta l’America».

Fonte: Prime Video – la famiglia Hoover

L’elemento centrale della pellicola è la partecipazione della piccola Olive al concorso di bellezza per bambine Little Miss California per il quale la bimba preparerà un numero con l’aiuto dell’eccentrico nonno, ma l’unico mezzo a disposizione per raggiungere l’albergo – in cui si terrà lo show – è un pullmino vintage giallo della Volkswagen e così tutta la famiglia partirà alla volta di Little Miss California.

Ne viene fuori un road movie, senza troppe pretese di esserlo, con tanto di peripezie e di intoppi lungo la via, che più volte tenteranno di far desistere i protagonisti dal continuare il loro viaggio verso la California.

Fonte: Cinematographe.it – gli Hoover durante il viaggio

Caratterizzazione o stereotipizzazione

I protagonisti sono dei personaggi ben caratterizzati se non quasi stereotipati.

Abbiamo l’ossessivo compulsivo Richard Hoover, al limite della sopportazione dello spettatore, che tiene corsi motivazionali per raggiungere il successo ed è anche il motore propulsore delle sane ambizioni della famiglia. Richard divide il mondo tra vincenti e perdenti; a lui sono sconosciute entità quali la fortuna, vista come un alibi per chi “non ce la fa” e il sarcasmo che viene interpretato come un espediente utilizzato dal perdente per demoralizzare il vincente. Poi dalla saggia e realistica moglie Sheryl si passa al cinico ed eccentrico nonno Edwin al quale la piccola Olive è molto legata. Non potevano di certo mancare i “casi umani” all’interno dell’albero genealogico degli Hoover: Dwayne, classico adolescente problematico che odia tutti e che ha fatto il voto del silenzio e infine lo zio Frank da poco uscito da una clinica psichiatrica.

Fonte: The Take – zio Frank e Dwayne

Ma chi è la piccola Olive? Una ragazzina che dall’aspetto esteriore non sembrerebbe avere le sembianze (canoniche e richieste) di una reginetta di bellezza. Porta occhialoni con delle lenti spesse e possiede delle  movenze proprie delle bambine della sua etá, come è giusto che sia, e non di una baby top model; insomma sarà diversa rispetto alle mini Naomi Campbell o Claudia Schiffer che si vedranno nel film.

Fonte: Exibart – la piccola Olive al concorso

Casi umani ma non troppo

Abbiamo parlato di “casi umani” riferendoci ad alcuni di questi personaggi, ma in fondo tutti i protagonisti di Little Miss Sunshine lo sono. In realtà lo siamo un po’ tutti noi con le nostre miserie così come l’intera famiglia Hoover. Nel corso del viaggio e fino alla meta verranno fuori le debolezze di ognuno e salteranno via le corazze di tutti, persino quella del presunto vincente Richard. Non ci sono corsi motivazionali, strategie o schemi mentali che tengano.

La vita, così come il viaggio degli Hoover, è fatta di circostanze e imprevisti. Inutile il dualismo tra vincenti e perdenti. Forse è proprio questo che Little Miss Sunshine vuole insegnarci, nato dall’idea dello sceneggiatore Micheal Arndt di sfatare la logica del perdente.

Ilenia Rocca

Giovedì 28 il webinar “Giornalismo d’inchiesta e studenti: la stampa universitaria sulle spalle dei giganti”

Il giornalismo di ieri e di domani si incontrano nell’oggi e più precisamente giovedì 28 gennaio alle 10.30, nel corso del webinar organizzato da UniVersoMe, insieme all’Università di Messina, con “Noi Magazine” nell’ambito del progetto di partecipazione all’inserto di Gazzetta del Sud; l’evento sarà accessibile tramite la piattaforma Microsoft Teams e visibile in contemporanea sulle pagine Facebook ufficiali dei partner dell’evento.

Durante il seminario si ripercorreranno le gloriose orme del passato del giornalismo d’inchiesta e si riattualizzeranno, cercando un punto di incontro tra le ondate del mondo dell’informazione che in certi ambiti risultano discordanti e distanti.

Dov’è finito il giornalismo investigativo? Quali sono i suoi prototipi per il futuro prossimo? In che modo il giornalista del presente – e del futuro – può ritrovarsi nel suo ruolo democratico e riemergere dalle ceneri del sensazionalismo e dell’omogeneità?

L’incontro vedrà come ospite Giulio Francese, presidente del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti Sicilia, e come relatori il prof Giovanni Moschella, prorettore vicario UniMe e Presidente del Centro Studi sulle Mafie, Alessandro Notarstefano, Direttore responsabile di Gazzetta del Sud e Vincenzo Ciraolo, Segretario dell’Organismo Congressuale Forense. I lavori saranno introdotti dai saluti del Rettore Salvatore Cuzzocrea e del Presidente della Società Editrice Sud (SES) Lino Morgante; la diretta sarà poi moderata moderata dal Coordinatore generale di UniVersoMe, Emanuele Chiara e dalla giornalista di Gazzetta del Sud Natalia La Rosa, responsabile dell’inserto “Noi Magazine”; l’evento online si svilupperà anche attraverso gli interventi della responsabile Unit creativa e rubrica Eventi di UVM, Cristina Geraci e della responsabile della rubrica di Attualità, dott.ssa Martina Galletta.

Un carnet di ospiti e relatori che analizzeranno storicamente, sociologicamente e giuridicamente il giornalismo d’inchiesta, prezioso quanto raro alleato della società democratica e lo metteranno a confronto con le sue espressioni del presente.

La storia conta straordinari padri del giornalismo investigativo, uno fra tutti Mario Francese, “Il giornalista con la schiena dritta” – come recitava il titolo del primo convegno in suo onore organizzato da UVM nel 2019 –  di cui la testata universitaria vuole onorare ancora una volta il ricordo organizzando un nuovo incontro – questa volta online – con il figlio Giulio, in una data vicina al 26 gennaio, giorno in cui si ricorda la sua scomparsa.

Locandina dell'evento

Nella ricerca degli esempi da seguire si approfondirà il ruolo del giornalismo universitario – anch’esso raro e straordinario- il quale oggi assurge a un ruolo di avanguardia nella lotta alla disinformazione che affligge le nuove generazioni. Una sfida che anche UniVersoMe si impegna a vincere controbilanciando lo scetticismo e l’apatia informativa dei più giovani con una spinta verso l’impegno attivo negli ambiti dell’informazione, sia da redattori che da lettori.

L’evento darà accesso al riconoscimento di 0,25 CFU per gli studenti iscritti all’Università di Messina previa compilazione in entrata e uscita dell’apposito format che verrà fornito nel corso dell’incontro.

Martina Galletta

Progetto UniMe “CADUCEO” – Pediatria: la svolta digitale

Cloud platform for intelligent prevention and diagnosis supported by artificial intelligence solutions” (CADUCEO) è un progetto innovativo che vede l’interazione di Intelligenza artificiale, Big Data e Machine Learning in Medicina. Nell’ambito degli Incentivi Fondo crescita sostenibile – Settore applicativo “Scienze della Vita”, dell’Università di Messina con il partenariato di Nexera (Capofila), TIM, l’Università La Sapienza di Roma e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, il progetto ha ottenuto un finanziamento dal MISE di cinque milioni e cinquecentomila euro.

L’Intelligenza Artificiale (AI)

L’Intelligenza Artificiale è utilizzata dalle grandi aziende fino a far parte della nostra vita quotidiana. Dall’azienda Tesla produttrice di auto elettriche agli assistenti vocali come Siri, Alexa, Google. Le AI sono algoritmi intelligenti in grado di auto-apprendere, agire umanamente, pensare umanamente, pensare razionalmente, agire razionalmente in modo da analizzare i molteplici dati per elaborarli e migliorare le proprie reti neurali artificiali (modello computazionale composto di “neuroni” artificiali, ispirato alla rete neurale biologica e realizzata sia da programmi software che da hardware dedicato).

Il Prof. Claudio Romano e l’importanza del progetto

Il Progetto è stato ideato e coordinato dal Prof. Claudio Romano, Docente Associato di Pediatria presso l’Università di Messina, è basato proprio sull’AI e sul machine learning. L’obiettivo è quello di implementare una piattaforma in grado di analizzare dati in molteplici formati, partendo dalle immagini e dai dati biomedici, includendo anche i dati clinici ricorrenti, e riconoscere così le caratteristiche principali delle malattie in modo da tracciare dei percorsi diagnostici predittivi specifici per ogni singolo paziente.

Dopo oltre 3 anni di lavoro siamo riusciti a completare questo percorso, in un momento molto difficile anche per la ricerca in Italia, e metteremo a disposizione della nostra Università e del Policlinico, una piattaforma di Intelligenza Artificiale, che consentirà di accelerare il passaggio culturale verso la medicina delle 4P, prevenzione, predizione, personalizzazione e partecipazione, per cui non solo “cura della malattia”, ma anche “gestione complessiva del benessere degli individui”.

Apprezzamento anche da parte del Rettore, Prof. Salvatore Cuzzocrea, che ha così commentato:

Questo prestigioso riconoscimento pone l’Università di Messina in prima fila in Europa nella ricerca anche in questo ambito, considerando inoltre che per la prima volta viene individuato un sistema applicativo di Intelligenza Artificiale per le patologie complesse nel bambino. L’apprendimento automatico attraverso questi sistemi è uno strumento prezioso per il sistema sanitario moderno.

Noi di UniVersoMe siamo orgogliosi di riportare questa notizia e di far parte dell’università di Messina che si impegna costantemente nel migliorarsi ogni giorno, siamo altresì fiduciosi che il progetto CADUCEO possa ottenere risultati positivi in modo da portare benefici alla scienza ed ai piccoli pazienti.

Per ulteriori informazioni visita Innovazione e Ricerca

Livio Milazzo

UniMe: laboratori di orientamento e formazione

Sono aperte le iscrizioni per i laboratori di orientamento e formazione per studenti; si rinnova, infatti, l’impegno da parte dell’Ateneo messinese nel promuovere ed incentivare l’occupabilità di studenti e laureati.

A tal fine, il COP UniMe, in collaborazione con i Dipartimenti dell’Ateneo, ha organizzato un nuovo ciclo di appuntamenti che aiuteranno lo studente, ma anche i neolaureati, nell’acquisizione di quelle soft skills (competenze trasversali) che sappiamo tutti essere indispensabili ed oggi sempre più richieste nel mondo del lavoro.

L’Università di Messina è vicina a tutti gli studenti e nonostante i disagi provocati dall’emergenza sanitaria, i servizi di orientamento agli studi e al lavoro del COP Unime non si sono fermati e, al contrario, sono stati potenziati ulteriormente per stare al fianco, nel modo più efficace possibile, di ogni giovane impegnato a riflettere sul proprio futuro.

Date, scadenze e modalità d’iscrizione

Gli incontri per i prossimi laboratori di orientamento e formazione si terranno nei giorni 18, 19 e 22 Gennaio, sulla piattaforma Microsoft Teams,  basterà accedervi tramite le credenziali istituzionali in possesso ad ogni studente dell’Ateneo peloritano. Ognuno degli appuntamenti, prevede una data di scadenza ed un link di accesso al team che troverete, di seguito, nella descrizione del programma di questa iniziativa.

Programma dei laboratori di orientamento

Il programma prevede tre incontri, tutti della durata di 2 ore. Gli argomenti trattati saranno svariati e prevedono la partecipazione di diversi docenti, promotori dei vari appuntamenti:

Titolo Webinar Data

Soggetto promotore

Link e scadenza iscrizioni
Haters, cyber-bullismo, sexting:
odiatori e odio sui social network
22/01/2021
Ore 15.00 – 17-00
DICAM
Prof. F. Pira
DIP.
GIURISPRUDENZA
Prof. S. Agosta
Prof.ssa M. T. Collica
Link Iscrizione
Entro il 17/01/2021
Ragionevole durata del processo e
ragionevolezza del processo
18/01/2021
Ore 15.00 – 17-00
DIP.
GIURISPRUDENZA
Prof. G.Basilico
Prof. S.Agosta
Link Iscrizione
Entro il 16/01/2021
Quali sfide per il futuro
dell’Europa
19/01/2021
Ore 15,30 – 17,30
DIP. SCIPOG –
CENTRO
DOCUMENTAZIONE
EUROPEA
Link Iscrizione
Entro il 16/01/2021

Riconoscimento CFU

Con la partecipazione a questi laboratori di orientamento, è previsto in aggiunta il riconoscimento di crediti formativi, esclusivamente in favore degli studenti che sono prossimi al conseguimento del titolo accademico; visto, infatti, il persistere dell’emergenza pandemica da COVID-19, questi crediti serviranno, in parte, a colmare la formazione prevista per il tirocinio.

Ulteriori informazioni

Nel caso si desiderassero ulteriori informazioni, è possibile rivolgersi al personale del Career Service dell’Ateneo, inviando un’e-mail all’indirizzo jobplacement@unime.it o telefonando, dalle ore 9.00 alle ore 12.00, ai numeri: 090 – 676 8272 – 8274 – 6065.

Andrea Valenti

Ma che razza di isola è? Alla scoperta del nuovo film di Sibilia

Voto UVM 4/5: Una delle migliori commedie degli ultimi tempi. Diverte e fa riflettere senza annoiare

Sbarcato da più di un mese su Netflix, L’incredibile storia dell’isola delle rose ha raccolto parecchie lodi, ma anche diverse critiche. Noi di UniVersoMe non potevamo perdere l’occasione di svelarvi i segreti del suo successo e dirvi cosa ne pensiamo dell’ultimo film di Sidney Sibilia.

Tra realtà e finzione: l’incredibile trama

Bologna, anni ’60. L’ingegner Giorgio Rosa (Elio Germano), appena laureatosi è un ragazzo inventivo e stravagante che sembra vivere in un mondo a parte e ai limiti della legalità. Proprio perché incapace ad adattarsi, decide di fondare una nazione tutta sua servendosi di un’idea geniale: costruire una piattaforma a 12 km dalla costa di Rimini, fuori dalle acque territoriali italiane. Il suo progetto incontrerà le ire del presidente del consiglio Giovanni Leone (Luca Zingaretti) e del ministro degli interni Franco Restivo (Fabrizio Bentivoglio).

L’incredibile storia dell’isola delle Rose: locandina. Fonte: eHabitat.it

Il film di Sibilia prende spunto da una storia vera: quella della Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose, micronazione durata meno di un anno (dal maggio ’68 al febbraio ’69), dotata di propria bandiera, valuta e governo, fondata dall’ingegner Rosa.

Tuttavia anziché dare una ricostruzione fedele dei fatti, il regista preferisce ispirarsi al romanzo di Walter Veltroni: L’isola e le rose;  infatti ritrae la piattaforma di Rosa come una piccola Woodstock dell’Adriatico  laddove nella realtà storica l’ingegnere, sebbene ostacolato dallo Stato, era mosso più da fini commerciali che politici e il suo intento non era quello di dar vita a una sorta di esperimento utopico. Chi si aspetta una lezione di storia degna di un docu-film rimarrà perciò deluso. Resta invece piacevolmente colpito chi vuole ridere, ma anche riflettere su un’avventura breve ma ancora oggi suggestiva.

La vera Isola delle Rose in una foto d’epoca. Fonte: living.corriere.it

Il film pone diversi interrogativi allo spettatore: perchè le autorità sono state così poco tolleranti nei confronti di questa impresa? Era forse il periodo storico particolarmente caldo a giustificare la bocciatura di ogni iniziativa che inneggiasse alla libertà? 

In effetti la pellicola lascia lo spettatore un po’ con l’amaro in bocca e il rimpianto di non aver passato – neanche un giorno – su quella piattaforma che è ignorata da tanti libri di storia. Discoteca balneare o paradiso utopico, non si doveva star poi così male sull’Isola delle Rose. 

Perché ci piace così tanto l’Isola delle Rose?

Nessun uomo è un’isola, ma ognuno di noi in cuor suo lo desidera. In un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, in cui il più piccolo errore di un individuo ricade inevitabilmente su tutti gli altri – in una sorta di catena infinita da fiera dell’est – quale rifugio migliore di un’isola-Stato costruita a misura dei nostri desideri? Tanto più adesso che una malattia contagiosa quale il Covid-19 ci mostra come la società umana sia una grande rete che protegge anche se a volte finisce per soffocare.

L’isola colma di turisti in festa. Fonte: agi.it

Ecco perché simpatizziamo con il protagonista, una sorta di moderno Peter Pan pronto a costruirsi da sé la mitica isola che non c’è. Ancora di più si immedesimano tutti quelli più volte riportati sulla retta via perché troppo eccentrici e sbadati e perciò accusati di “vivere in un mondo tutto loro”. Insomma nel protagonista si ritrovano tutti coloro che sono come strumenti incapaci di andare a tempo col ritmo dell’intera orchestra, a cui non resta che la fuga felice – o peggio – il naufragio.

Perché convince il film di Sibilia?

Resta a galla, a differenza del progetto di Rosa, la commedia scritta e diretta da Sibilia: un mix perfetto di realtà storica romanzata, comicità e riflessione politica solo accennata e quel goccio di nostalgia che non manca mai in un film ambientato nei mitici anni ’60. La colonna sonora accompagna degnamente quel vento di libertà che il film fa respirare: il nostro protagonista ha l’illuminazione di costruire una piattaforma sul ruggente sottofondo di Hey Joe di Jimi Hendrix.

Cast del film. Fonte: viaggicorriere.it

Convince anche il cast: su tutti Elio Germano si rivela ancora una volta perfetto nei panni del diverso, dell’ingenuo visionario; anche qui sarà un giovane favoloso che sa credere alle proprie aspirazioni pur di cambiare il mondo o «almeno di provarci». La sua performance vanta poi un bolognese impeccabile. A questo proposito anche la scelta di enfatizzare i dialetti rende lo script ancora più divertente.

Forse possiamo storcere il naso (ma anche ridere) davanti al siciliano – per alcuni caricaturale – del bravissimo Fabrizio Bentivoglio: in alcune scene più gangster che uomo di stato. Ma in ogni caso le diverse parlate dei protagonisti creano un mosaico ancor più vivace e variegato.

Nella squadra dello stravagante ingegnere, desta meno simpatia l’amico Orlandini (Leonardo Lidi), viziato figlio di papà che ruba dalle casse dell’azienda di famiglia e fa ricadere la colpa sugli operai calabresi; qui saranno complici i pregiudizi dell’epoca. Tuttavia anche dietro questo personaggio moralmente discutibile si intravede il tocco di Sibilia (già evidente nella trilogia Smetto quando voglio) che ritrae con pregi e difetti personalità a tutto tondo, allontanandosi dal riduttivo schema buoni vs cattivi da happy-ending comedy.

Sicuramente più simpatico e sui generis invece Rudy Neumann (Tom Wlaschiha): apolide rigettato dalla Germania, perché disertore durante la Seconda Guerra Mondiale, sarà accolto a braccia aperte sull’Isola . Di personaggi tedeschi abbondano le commedie di tutti i tempi, ma raramente si esce dallo stereotipo del rigido intellettuale o del generale super severo pronto a impartire ordini di nazista memoria.

Rudy Neumann (Tom Wlaschiha) anima le feste dell’Isola. Fonte: avgmagazine.it

Chi si aspetterebbe invece un PR ante-litteram, un animatore che grida con accento germanico «Benvenuti sull’isola delle rose!»? Neumann è proprio questo e perciò incarna alla perfezione lo spirito di una commedia che non pretende di essere un film storico o ideologico, ma rimane comunque un inno a tutti i diversi, ai senza patria, ai fuori posto, a coloro al di là di tutte le convenzioni e aspettative altrui.

  Angelica Rocca

La Sicilia potrebbe ospitare depositi dei rifiuti nucleari. Sindaci e Nello Musumeci in protesta. Ecco cosa sta succedendo

Accanto alla proposta del Cts, arrivata nelle ultime ore, di fare della Sicilia zona rossa per tre settimane, a preoccupare la nostra isola è la Cnapi, la carta pubblicata da Sogin, dopo il nullaosta del Governo, nella notte tra il 4 e il 5 gennaio, che indica le 67 aree idonee ad ospitare infrastrutture per lo smaltimento dei rifiuti nucleari. Tra queste, 4 sono siciliane: Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana e Butera.

Mappa dei luoghi selezionati da Sogin – Fonte: www.blitzquotidiano.it

Il “no” dei sindaci e di Musumeci

La notizia è stata accolta con dissensi e proteste dei sindaci e del presidente della regione Nello Musumeci. Ha affermato il sindaco di Petralia-Sottana, Leonardo Neglia:

Sono rimasto di stucco e anche un po’ contrariato apprendendo la notizia. Ci lascia sgomenti: noi siamo anche sede dell’ente parco delle Madonie, da un lato si vuole la protezione della zona, dall’altro si vogliono seppellire scorie nucleari”.

Per il governatore della regione la selezione delle aree siciliane è da mettere in discussione:

Abbiamo elementi tecnici inoppugnabili per contestare questa scelta, in contrasto con tutti gli indicatori fisici, sociali, economici e culturali dell’Isola e lo faremo anche con il coinvolgimento dei Comuni interessati, che condividono le nostre preoccupazioni. La Sicilia, anche per la sua alta vulnerabilità sismica e per la disastrosa condizione della viabilità interna, su cui la Regione non ha competenza diretta, non può permettersi né di ospitare né di trasportare rifiuti nucleari”.

L’associazione di Calatafimi-Segesta “Amunì Calatafimi” ha lanciato una petizione contro il deposito delle scorie nucleari che ha già raccolto circa 600 firme. Scrive l’Associazione:

Con questa petizione miriamo, sin da subito, a bloccare questa possibile follia. Chiediamo a tutte le realtà territoriali di unirsi a noi prima della scadenza della consultazione pubblica. Anche solo l’aver inserito queste zone nella lista dei siti idonei a ospitare un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani, è pura follia. Territori ad alto rischio sismico, con risorse agricole, paesaggistiche, turistiche ed archeologiche. Territori logisticamente remoti, come possono essere valutati idonei a tal fine?

I criteri di selezione dei luoghi

Le critiche fanno sembrare la scelta delle aree in Sicilia totalmente in contraddizione con i criteri di selezione stabiliti dall’Ispra nel 2014. Secondo l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, i luoghi atti ad ospitare depositi nucleari sarebbero quelli con pochi abitanti, non a quote troppo elevate, non su pendenze eccessive, non troppo vicini al mare, con una sismicità modesta, senza vulcani né rischi di frane e alluvioni. Criteri che certamente generano dei dubbi intorno all’idoneità della Sicilia, territorio a rischio idrogeologico, noto per l’attività sismica e vulcanica, votato all’agricoltura e al turismo.

Perplessità relative alla scelta delle aree sono sorte anche in altre regioni selezionate per accogliere i depositi. Forti critiche sono giunte in particolare dalla Sardegna e dalla Puglia. Alessio Valente, sindaco di Gravina in Puglia, scrive: “La vocazione di queste nostre aree è agricola e turistica, e non permetteremo che ci trasformino in un cimitero di scorie nucleari. Mai”.

Una questione rimandata da molto tempo

D’altronde, se si pensa all’intero territorio italiano, sembra difficile trovare delle zone idonee al 100%, capaci di rispecchiare tutti i criteri stabiliti. Eppure, la questione dei rifiuti nucleari, rimandata già da troppo tempo, necessitava di una soluzione.

Era la stessa Unione Europea a reclamarlo. Infatti, secondo l’articolo 4 della Direttiva 2011/70 la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi deve avvenire nello Stato membro in cui sono stati generati. Al momento, in Italia sono presenti una ventina di siti provvisori, non idonei allo smaltimento definitivo. La Cnapi, scritta nel 2010, rinviata di anno in anno, doveva essere pubblicata già nel 2015. Il ritardo, dovuto sia ad accertamenti tecnici della Sogin e dell’Ispra sia a vicissitudini politiche, dalle regionali del 2015 al referendum costituzionale del 2016, fino alle elezioni del 2018, è costato all’Italia una procedura di infrazione aperta dall’UE nell’ottobre del 2019.

Insomma, si tratta di una questione non più rimandabile. L’ha detto anche il sottosegretario all’ambiente Roberto Morassut, il quale ha garantito trasparenza e collaborazione con le associazioni ambientaliste:

“È un provvedimento da tempo atteso e sollecitato anche dalle associazioni ambientaliste, che consentirà di dare avvio ad un processo partecipativo pubblico e trasparente al termine del quale sarà definita la localizzazione dell’opera. Un impegno che questo Governo assume anche in ottemperanza agli indirizzi comunitari e nel rispetto della piena partecipazione delle comunità alle decisioni”.

Roberto Morassut – Fonte: www.italiaincammino.it

Il progetto

Il progetto del deposito nazionale per lo smaltimento dei rifiuti nucleari non riguarda, per fortuna, le scorie più pericolose, ma quelle con media e bassa attività radioattiva, in totale circa 78000 metri cubi di rifiuti che si producono ogni giorno: reagenti farmaceutici, mezzi radiodiagnostici degli ospedali, guanti e le tute dei tecnici ospedalieri, il torio luminescente dei vecchi quadranti degli orologi, i marker biochimici e i biomarcatori, i parafulmini e i rilevatori di fumo. 33000 metri cubi di rifiuti sono già stati prodotti, i restanti 45000 metri cubi si prevede che verranno prodotti nei prossimi 50 anni.

Cosa accadrà adesso?

Dopo il nulla osta alla pubblicazione della Cnapi, arrivato il 30 dicembre da parte dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, si è aperta una fase di 60 giorni durante la quale le Regioni e gli enti locali sono tenuti ad avanzare critiche e proposte. Allo scadere di questo periodo, si terrà un seminario nazionale di 4 mesi che farà del deposito di rifiuti nucleari l’oggetto di un dibattito tra sindacati, università, enti locali, enti di ricerca. In base a quanto emergerà nel seminario nazionale, la Cnapi verrà rivista, modificata e poi sottoposta ai ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente e delle Infrastrutture e dei Trasporti che dovranno convalidarla.

Chiara Vita

 

 

A partire dall’1 gennaio 2021 in vigore il nuovo accordo su Brexit. Ecco cosa cambierà

Il 24 dicembre, a pochi i giorni dall’ 1 gennaio, è arrivato l’accordo sulla Brexit con Bruxelles.

Questo sancisce definitivamente che la Gran Bretagna si separerà dall’Unione Europea.

Facciamo un passo indietro. Come si è arrivati alla Brexit?

La storia del divorzio amichevole, così come è stato definito dal Financial Times, tra Regno Unito e Unione Europea ha avuto inizio il 23 giugno 2016 con il voto popolare del referendum che approvò l’uscita del Regno Unito dall’UE. In realtà, potremmo tornare più indietro nel tempo per rintracciare i primi segnali di questa separazione. Non è un mistero che la Gran Bretagna è sempre stata euroscettica. Lo prova il fatto che aderì alla CEE soltanto nel 1973, dopo la creazione nel ’60 di un’area di scambio alternativa; lo prova la mancata adozione dell’euro; lo prova la decisione di non aderire all’ area Schengen. La Brexit, dunque, non ha colto di sorpresa l’Europa.

All’euroscetticismo, negli anni 2000, si sono aggiunti il crollo finanziario, la preoccupazione dell’opinione pubblica sull’immigrazione e la minaccia politica del partito antieuropeista di destra guidato da Nigel Farage. Tutti fattori che hanno portato il conservatore David Cameron, nel 2015, a promettere, se avesse vinto le elezioni, un referendum sulla Brexit.

David Cameron – Fonte: www.independent.co.uk

Sono seguiti difficili anni di negoziati che hanno visto impegnata anche l’ex premier Theresa May e che si sono conclusi con la vittoria alle elezioni di Boris Johnson e il via libera del Parlamento britannico alla Brexit, la cui realizzazione è avvenuta il 31 gennaio del 2020.

Il difficile cammino verso l’accordo

A partire dall’ 1 febbraio 2020 si è aperta una fase di transizione di 11 mesi per cercare un accordo che regolasse la nuova relazione con l’UE. Mesi difficili, in cui le due parti coinvolte hanno dovuto mediare tra la difesa dei propri interessi e la necessità di scendere a compromessi.

Più volte si è prospettato lo scenario del “no deal”, cioè la possibilità di arrivare all’1 gennaio 2021 senza aver raggiunto un’intesa. Il mancato accordo, prima di tutto, avrebbe messo in pericolo l’economia sia dei paesi dell’Unione sia della Gran Bretagna. L’immediata conseguenza sarebbe stata l’introduzione di dazi e tariffe nello scambio delle merci, il che avrebbe implicato un aumento del loro prezzo per i consumatori. Mark Carney, il governatore della banca d’Inghilterra, aveva affermato che l’ipotesi del no deal avrebbe causato “uno shock istantaneo” all’economia britannica, facendo schizzare i prezzi alle stelle e diminuendo il potere d’acquisto delle famiglie. Ma sarebbero stati in pericolo anche i paesi esportatori, come l’Italia.

Theresa May – Fonte: www.independent.co.uk

A livello politico, il no deal avrebbe compromesso la carriera di Boris Johnson, salito al potere, dopo il fallimento di Theresa May, con l’impegno di realizzare la Brexit ad ogni costo e già messo in cattiva luce dalla gestione della pandemia. Non è un caso, forse, che l’accordo sia arrivato pochi giorni dopo la diffusione della notizia della nuova variante del Covid, che in Gran Bretagna ha fatto salire alle stelle il numero di vittime e ha provocato la sospensione dei voli aerei da più di 40 paesi.

Cosa prevede l’accordo

Cerchiamo adesso di capire come cambierà, in base all’accordo, la relazione tra Gran Bretagna e Unione Europea.

Il patto prevede la liberalizzazione degli scambi commerciali, grazie alla rimozione di dazi e quote. Questo, tuttavia, non implica la caduta di ogni barriera: sono previsti alla dogana controlli di merci e di persone. Gli scambi saranno più difficili e più lunghi.

Per visitare il Regno Unito sarà necessario il passaporto. Se si permane per turismo e per meno di sei mesi non sarà obbligatorio il visto, indispensabile invece se ci si trasferisce nel Paese per motivo di lavoro o per più di sei mesi.

Con l’accordo, arriva anche una nota dolente per gli studenti universitari: il governo britannico non prenderà più parte al progetto Erasmus, aderendo invece al Turing Scheme, programma che permetterà agli studenti britannici di studiare non solo nelle università europee ma anche nelle migliori del mondo.

Il patto regolamenta anche la pesca, una questione controversa che più volte ha rischiato di far precipitare i negoziati. Fino al giugno 2026, i pescherecci UE potranno accedere alle acque territoriali britanniche ma dovranno ridurre il pescato del 25%. Dopo questa data, l’accesso e le quote saranno ristabilite ogni anno.

Un’altra questione disciplinata è quella della concorrenza sleale tra aziende europee e aziende britanniche: è stato stabilito un minimo standard ambientale, sociale e dei diritti dei lavoratori al di sotto del quale nessuno potrà scendere, con la possibilità di intervenire nel caso in cui si ritenga che l’altra parte stia facendo concorrenza sleale.

Una vittoria importante per Johnson riguarda la Corte di Giustizia, che cesserà di avere potere giuridico sul Regno Unito e sarà sostituita da un arbitrato indipendente.

Una conquista importante per l’UE è stata invece l’introduzione di una clausola per regolare l’eventuale violazione del patto, che prevede l’imposizione di dazi su alcuni beni.

Non è presente, invece, nessuna norma relativa al settore dei servizi finanziari. Una grave perdita per la Gran Bretagna, la cui economia attinge enormemente dall’esportazione dei servizi verso l’UE. La City di Londra, l’importante centro finanziario che comprende la Banca d’Inghilterra, la Borsa, le Corti di Giustizia e molte banche e società assicurative internazionali, cesserà di far parte del mercato finanziario unico europeo.

L’entusiasmo per l’accordo

L’accordo è stato accolto con entusiasmo da Boris Johnson:

“Per la prima volta dal 1973 il Regno Unito sarà uno stato costiero indipendente con il pieno controllo delle nostre acque di pesca”.

Rassicuranti le parole di Ursula von der Leyen che precisa come si tratti di un accordo bilanciato che rispetta gli interessi di entrambe le parti.

Soddisfatto dell’intesa anche il premier Conte, sicuro che l’accordo garantisca gli interessi e i diritti di imprese e cittadini europei. Si dimostra entusiasta anche il ministro per gli affari europei Enzo Amendola:

“Deal, accordo raggiunto in extremis tra Ue e Uk. Un buon compromesso che tutela innanzitutto gli interessi di cittadini e aziende europee. Da oggi la Brexit è il passato, il futuro è l’Europa”.

Il ministro Enzo Amendola – Fonte: www.statoquotidiano.it

Sentiremo ancora parlare di Brexit?

Non possiamo, però, come il ministro Amendola essere certi che la Brexit appartenga ormai al passato. Si pensi, ad esempio, alla questione della pesca che dal 2026 riaprirà nuove trattative. Per non parlare del fatto che l’applicazione dell’accordo aprirà, di certo, in futuro delle controversie che faranno riemergere l’argomento Brexit.

Non è un capitolo chiuso né per la Gran Bretagna che sarà impegnata nei prossimi mesi ad affrontare le difficoltà implicate nell’applicazione dell’accordo né per l’Unione Europea che ne esce moralmente sconfitta. Ne è consapevole la stessa Ursula Von der Leyen:

“Questo, fino ad oggi, era il gruppo a cui tutti volevano unirsi, non andarsene”.

Chiara Vita

L’amore proibito che diede origine al mito di Wonder Woman

(La locandina del film – themarysue.com)

Ultimo appuntamento per il cineforum #socialequity in collaborazione con AEGEE-Messina: film della serata sarà Professor Marston and the Wonder Women; pellicola del 2017 diretta da Angela Robinson e basata su una storia vera.

In tema di diritti civili, questo film drammatico-biografico si colloca come “punto di arrivo” di un percorso iniziato settimane fa, ed abbraccia alcuni degli argomenti più dibattuti degli ultimi anni. Inoltre, tratta con estrema delicatezza questioni che – ad oggi – rappresentano motivo di scandalo per la società occidentale.

Voto UVM: 4/5 – film interessante e scorrevole, ma pecca in alcuni punti

La sinossi e i temi trattati

Dominanza, seduzione, sottomissione e condiscendenza. Queste sono le quattro parole che riassumono l’intera carriera – se non la vita – del dottore in psicologia William Moulton Marston (Luke Evans), studioso della teoria DISC, seguace della neo-corrente del femminismo liberale ed intento a creare la prima macchina della verità. È il 1928 quando quest’ultimo, assieme alla moglie e ricercatrice Elizabeth Marston (Rebecca Hall), inizia una relazione poliamorosa con una studentessa che frequenta il suo corso d’insegnamento ad Harvard, Olive Byrne (Bella Heathcote).

Tale rapporto, connotato da un amore vero e sincero, lo avvicinerà presto al mondo del bondage, al punto che ne approfondirà gli aspetti psicologici trasponendoli al contempo all’interno del proprio fumetto: nascerà così la celebre eroina Wonder Woman e la sua immensa eredità.

Le complessità di questo dramma sono molte: innanzitutto vi è il sentimento poliamoroso, perno dell’intero lungometraggio; poi abbiamo l’interesse alla pratica bondage. Accanto ai temi appena citati si pone infine quello della discriminazione subita dai protagonisti e dai figli, i quali tuttavia vivevano quella realtà con normalità e felicità. Dalla paura, dalla vergogna, dal tormento subìto per via di tali persecuzioni, nascerà l’intento del protagonista di creare qualcosa che dia un nuovo vigore alla figura della donna e che inviti ciascuna a lottare per i propri diritti: l’opera di Marston si pone così all’interno di un’ottica femminista che ben si conforma agli ideali del creatore.

Due argomenti che meritano di essere trattati con delicatezza, senza toni scandalistici o paternalistici: in tal senso, la Robinson è riuscita a non sfociare nella banalità, mostrando un affetto puro e degno da parte di tutti e tre i personaggi. Un affetto che, dopotutto, si condenserà nel personaggio di Wonder Woman, che rappresenta una fusione delle due donne amate da Marston.

(C’è da notare come il professore nutrisse un profondo rispetto per il mondo femminile, essendo vicino agli ideali di femminismo, nota assolutamente progressista per i tempi in cui la vicenda è ambientata).

(In una scena del film, il professore illustra lo studio della DISC ai propri studenti – newswise.com)

La nascita di Wonder Woman e il rapporto tra i personaggi

Wonder Woman è effettivamente ispirata alla forza d’animo di Elizabeth ed Olive, due caratteri agli antipodi ma che si temperano ed attraggono a vicenda. Da un lato la signora Marston, incarnazione della donna in carriera anni ’20; dall’altro Olive, dolce, ingenua ma determinata. A fare “da ponte” tra le due vi è sicuramente il mite ed ambizioso Bill. Il personaggio risulta abilmente lavorato: dall’interpretazione di Luke Evans si nota la smania di grandezza, la voglia di “strafare” sempre e costantemente tenuta a freno dalla disillusione della moglie.

È proprio quest’ultima a mostrarsi inizialmente indecisa verso il rapporto che si andava creando, nutrendo una gelosia nei confronti del marito che tuttavia non passerà mai. E sarà sempre lei a non volersi “cedere” psicologicamente fino all’ultimo, fin quando non si sarà fatta palese la necessità di stabilità nella loro vita: una stabilità che solo Olive è capace di offrirgli.

Inutile però voler negare l’azzardo della regista nel trattare così tanti temi in soli 90 minuti di film: un approfondimento della loro intesa (soprattutto del momento della nascita di essa) avrebbe garantito una maggiore comprensione dei meccanismi del loro amore, anche ai più restii. Rimane invece in dubbio, osservando il complesso, se fosse vero amore o semplice necessità; necessità di alimentare il fuoco di un matrimonio che andava a spegnersi, forse.

Tuttavia, il pathos delle ultime battute del film lascia intendere che durante gli anni il rapporto sia andato fortemente consolidandosi; questo prospetta effettivamente la possibilità che la relazione fosse quanto più che sincera.

La passione e l’affetto che animano i Marston-Byrne si basano sulle quattro parole sopracitate, così come anche lo stesso personaggio di Wonder Woman. Infatti, sin dai primi capitoli del fumetto, l’eroina è ritratta a dominare, sedurre, sottomettere i propri nemici con sfumature erotiche che suscitarono un enorme scandalo.

(I protagonisti in una scena del film – theguardian.com)

Conclusioni

In ultima analisi, il film rimane intrigante sotto molti punti di vista e senza dubbio è piacevole; tuttavia fallisce in alcuni punti, come se la forte drammaticità non riuscisse a trasmettere l’intensità del sentimento provato dai tre. Da guardare se si cerca qualcosa di scorrevole e se ci si vuole avvicinare a tematiche diverse dal solito.

Valeria Bonaccorso

Enrico “Chico” Forti torna in Italia dopo vent’anni

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio annuncia il ritorno, quasi inaspettato, di Chico Forti in Italia. Il governatore della Florida ha accolto l’istanza. L’ex imprenditore, campione di windsurf, detenuto da 20 anni in America, stava scontando l’ergastolo per il delitto di un giovane americano a Miami.

Il ministro degli esteri Luigi Di Maio e l'imprenditore Chico Forti
( Fonte: il fatto quotidiano )

Un uomo, molte vite

Prima della vicenda giudiziaria che l’ha bloccato in una cella, Chico Forti ha avuto molte vite: quella di pioniere del surf, praticato ai massimi livelli tanto da partecipare ad una coppa del mondo nel 1985; quella di campione di quiz televisivi, con una vincita milionaria a Telemike, grazie alla quale si è trasferito in America dove si è sposato e ha avuto tre figli;quella di produttore di documentari dedicati allo sport. Adesso, a 61 anni, potrà forse iniziarne un’altra in Italia.

L’arresto: l’inizio di tutto

Forti fu arrestato nel 1998 con l’accusa di omicidio premeditato. Gli investigatori erano convinti che lui avesse assassinato l’australiano Dale Pike, trovato il 16 febbraio dello stesso anno, su una spiaggia di Miami senza vestiti, ucciso dai colpi di una pistola calibro 22.

Dale era il figlio di Antony Pike, proprietario di un noto hotel di Ibiza, per il quale da diverso tempo, Forti stava trattando per la cessione.

Il 5 febbraio, Dale arrivò all’aeroporto di Fort Lauderdale, in Florida, dove proprio Forti lo stava aspettando.

L’accusa poi passò al vaglio le ultime ore Chico passò proprio insieme al padre del ragazzo, Anthony.

La vicenda iniziò a destare sospetti. L’arresto di Forti fu eseguito sulla base di indizi considerati labili dalla difesa. Il Pubblico ministero sigillò la requisitoria al processo con queste parole:

“Non è necessario stabilire che sia stato lui a sparare per concludere che è colpevole.”.

Da allora, Chico ha condotto una lunga battaglia giudiziaria per ottenere la riapertura del processo, mai concessa.

Un anno fa, la lettera invata a Di Maio:

Onorevole Di Maio, anzi Luigi, visto che già ti considero un amico, tu hai già diritto di richiedere la commutazione di sentenza perché l’Italia è a credito. Abbiamo rilasciato vari cittadini americani reclusi in Italia con sentenze equiparate alla mia. (…) Perché io non posso ricevere lo stesso trattamento? Ho passato vent’anni in catene per un delitto che non ho commesso. Voglio tornare in Italia e vivere il resto della mia vita da libero cittadino.

Tuttavia, negli anni i governi italiani hanno intensificato gli sforzi per chiedere che venisse graziato dai vari Presidenti americani. La svolta è arrivata solo negli ultimi mesi.

L’avvocato di Forti, Joe Tacopina, aveva presentato istanza al governatore della Florida per sollecitare l’applicazione della Convenzione di Strasburgo del 1983, la quale permette di scontare una pena nel proprio Paese.

Vent’anni senza smettere di proclamarsi innocente

Sono stati ben venti gli anni che Chico Forti ha trascorso nel carcere di massima sicurezza di Everglades in  Florida, Miami.

Forti da giovane
( Fonte: il fatto quotidiano )

Dichiaratosi vittima di un errore giudiziario, dopo la pena all’ergastolo nel 2000, ha iniziato una lunga battaglia legale per cercare di tornare nel suo Paese. Con il passare del tempo la sua battaglia è diventata anche una battaglia politica.

In suo favore si sono susseguiti appelli e messaggi di solidarietà di personaggi dello spettacolo, molte sono state le inchieste televisive volte a dimostrare la sua innocenza.

Il Governo italiano ha sempre portato la vicenda all’attenzione degli Stati Uniti, coinvolgendo anche il Segretario di Stato americano. Accanto a quello politico, il lavoro diplomatico è stato portato avanti negli ultimi anni dall’ambasciatore italiano Armando Varricchio a Washington.

Ora, grazie alla concessione tanto attesa per l’applicazione della convenzione di Strasburgo, ratificata dagli Stati Uniti, Forti potrà tornare in Italia, dove, la magistratura dovrebbe riaprire il dossier e decidere del futuro di questa vicenda. In ogni caso, nessuno pensa che l’ex velista potrebbe tornare dietro le sbarre.

Una notizia, questa, che il titolare della Farnesina ha immediatamente comunicato alla famiglia Forti, al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio.

Si chiude, così, uno dei casi giudiziari e poi politico-diplomatici, più controversi nelle relazioni tra Italia e Stati Uniti.

Maria Cotugno