Una nuova legge in Norvegia obbliga a segnalare l’uso del fotoritocco

Il Parlamento norvegese ha votato una legge che obbliga influencer e aziende a segnalare il fotoritocco nelle immagini pubblicate sui social. L’obiettivo? Combattere la kroppspress (la pressione corporea).

Erna Solberg, primo ministro norvegese – Fonte: www.ansa.it

Le immagini come questione politica

Le immagini non sono soltanto immagini. Sarebbe un’illusione pensarlo. Le foto sui social network non riproducono semplicemente la nostra vita ma la plasmano.  Sono veicolo di un “dover essere” che esercita una certa influenza, seppur inconsciamente, anche sui più restii.

Le immagini, oggi, non sono soltanto la rappresentazione della realtà, piuttosto la stessa realtà in cui viviamo.  Riconoscere che la modalità dell’esistenza sociale è quella delle immagini, significa ammettere che quella delle foto è ormai una questione politica.

E il fatto che in Norvegia le foto siano state protagoniste di un dibattito in Parlamento è da attenzionare perché dice qualcosa di importante: le immagini hanno una tale rilevanza sociale da necessitare una seria riflessione e un’azione politica.

La kroppspress

A muovere i politici norvegesi è stata la tematica della “kroppspress”, la pressione corporea, cioè il senso di inadeguatezza e la bassa autostima  di fronte agli standard di bellezza proposti dalle foto sui social network che, talvolta, possono sfociare in gravi disturbi psicologici.  “La pressione del corpo è sempre presente, spesso impercettibile, ed è difficile da combattere”, ha affermato il ministero in una nota.

Nel mirino le foto ritoccate che diffondono ideali di bellezza irreali e irraggiungibili.  L’obiettivo, ha spiegato il ministro della famiglia del Paese scandinavo, è fare in modo che bambini e giovani

«si accettino per come sono, perché le foto ritoccate producono un’immagine distorta del corpo».

La legge e la reazione degli influencer

La legge, approvata lo scorso 2 giugno e che entrerà in vigore dall’estate del 2022, obbliga aziende e influencer a segnalare le immagini con corpi ritoccati da filtri, app e programmi grafici tramite un apposito logo fornito dal ministero della Famiglia. La nuova normativa riguarderà qualsiasi alterazione che influisca sull’aspetto delle dimensioni del corpo, della forma o del colore della pelle, compreso anche l’uso di semplici filtri di Instagram. Ogni modifica dovrà essere resa esplicita. Le violazioni della legge saranno punite con multe salatissime.

Nonostante possa rappresentare un limite all’attività degli influencer, è stata accolta con largo favore dal mondo degli influencer norvegesi, per esempio da Janka Polliani e Kristin Gjelsvik, due tra le più seguite in Norvegia. Non solo. Alcuni influencer, attraverso i media locali, hanno chiesto di estendere i controlli alle immagini in generale.

Janka Polliani – Fonte: www.vixen.no
Kristin Gjelsvik – Fonte: www.kk.no

La bassa autostima è una male sociale

Non è una norma di facile applicazione; necessita di un ulteriore dibattito per superare alcune difficoltà e rispondere agli interrogativi che essa pone: le regolazioni dell’illuminazione o della saturazione nelle foto saranno considerate violazioni? Come rendere il controllo concretamente operativo? Sarà sempre facile capire se una foto è stata ritoccata?

Tuttavia, si tratta di una legge rivoluzionaria non solo perché, come già detto, fa delle immagini una questione politica ma anche perché diffonde una consapevolezza nuova: la bassa autostima, nella società delle immagini, non è un problema individuale, è piuttosto un male sociale che rischia di compromettere la qualità della vita e, in quanto tale, deve essere affrontato collettivamente attraverso azioni politiche.

Influencer contro la perfezione ideale

Sulla stessa questione, in febbraio, si era già pronunciata l’ASA, advertising standard authority, che gestitsce l’industria pubblicitaria nel Regno Unito, vietando l’uso, nelle pubblicità sui social media, di filtri che esagerano l’effetto dei prodotti. Da quel momento è diventato obbligatorio per le influencer in UK dichiarare quando utilizzano un filtro beauty per promuovere skincare e cosmetici in generale, pena l’esclusione dai social media.

L’azione dell’ASA rispondeva  alla campagna #filterdrop, lanciata da Sasha Pallari, attivista beauty, make-up artist e modella di 29 anni che già dal 2019 ha smesso di usare filtri mostrando la sua pelle al naturale e che nel 2020 ha coniato l’hashtag #filterdrop postando un video di se stessa senza filtri e invitando i suoi followers a fare lo stesso.

Dal profilo instagram dell’influencer Sasha Pallari

In Italia ClioMakeUp si è pronunciata sul pericolo dell’uso dei filtri soprattutto per i più giovani. In un post dello scorso 13 aprile che la ritraeva al naturale ha scritto:

“Mai come oggi con i social il paragone diventa così facile e può portare a delle ossessioni o forme di depressione. A volte la leggerezza con la quale si usano i filtri per migliorarsi il viso, e anche in generale la vita, mi fa paura”.

Di recente, a farsi paladine della bellezza al naturale sono state anche l’attrice Matilda De Angelis e l’influencer Aurora Ramazzotti che sui social non hanno nascosto la loro acne.

Matilda De Angelis al naturale su instagram – Fonte: www.tg24.sky.it

 

 

 

 

Chiara Vita

Ma vissero davvero felici e contenti? Ecco Honeymood, candidato al 67esimo Festival del Cinema di Taormina

Il film non è ambizioso e non mira a raggiungere vette, ma rimane piuttosto godibile pur nella sua semplicità – Voto UVM: 3/5

Le fiabe ci hanno insegnato sin da bambini a credere nel lieto fine, quel momento in cui i problemi dei protagonisti innamorati si risolvono quasi per magia e possono finalmente convolare a nozze lasciandosi dietro il tormentato passato. Ma è proprio così? E se dopo il lieto fine ci fossero altri problemi?

Honeymood (2020), commedia romantica targata Spiro Films e diretta dall’israeliana Talya Lavie, si chiede proprio questo. La pellicola – che, tra l’altro, è in concorso al 67esimo Taormina Film Festival – racconta l’odissea vissuta da due neosposi: Eleanor (Avigail Harari) e Noam (Ran Danker). Ma nel loro piccolo universo, che si apre in una stanza d’albergo, si staglieranno molto presto numerose altre figure pronte a metterli alla prova. Ed allora la prima notte di nozze si trasformerà in una missione: riconsegnare un anello alla misteriosa ex dello sposo. Lo sfondo è quello della città di Gerusalemme, di notte, e delle strade in penombra che contribuiscono a realizzare l’intento della regista di presentare una Gerusalemme romantica, prima ancora che città sacra.

L’occhio fedele della telecamera ci renderà partecipi delle loro peripezie senza lasciarli nemmeno per un secondo, anzi, per giunta seguendoli stando loro alcuni passi dietro. Effettivamente, la sensazione che lascia questo film è proprio quello di non riuscire a stare dietro all’imponente climax di eventi presentati dalla trama: non appena si pensa di aver sfiorato il ridicolo, ecco che si sprofonda ancor di più.

Ciò si deve all’impronta umoristica che la Lavie ha voluto dare, assieme ad un tocco di nonsense che in una commedia non fa mai troppo male. Un’opera che se la gioca ben bene dal punto di vista della regia (la regista ha studiato cinematografia a Gerusalemme negli anni della giovinezza), ma che lascia un po’ a desiderare circa la scrittura – specialmente quella dei personaggi. La stessa ha ammesso, durante una conferenza stampa tenuta a Taormina, che il film non intende essere prettamente realistico.

I protagonisti Eleanor (Havigail Harari) e Noam (Ran Danker) – Fonte: asianmoviepulse.com

I personaggi

Il vero cuore della pellicola non è caratterizzato né dalla trama né dalla regia: sono i personaggi. È proprio per questo che una maggiore cura dei loro profili psicologici avrebbe, magari, reso il film ancor più godibile. Ma andiamo per ordine.

Eleanor (Avigail Harari) è la protagonista in assoluto. Frenetica, eccessivamente attiva, un’anima drammatica con molti difetti (non pecca di capacità manipolative) ma che, per qualche motivo, piace a tutti quelli che incontra. Soprattutto alle guardie di Netanyahu. La prima impressione che se ne potrebbe avere è quella di una Jess di New Girl. Il suo tratto distintivo è l’essere tremendamente capricciosa, cosa che fa infuriare il marito ma che, allo stesso tempo, la rende adorabile agli occhi di lui. Oltre ad essere infantile, Eleanor si dimostra anche molto ingenua nei confronti degli altri, tendendo a non distinguere le buone intenzioni da quelle cattive.

Noam (Ran Danker) è il classico tipo privo di energia la cui anima gemella è – quasi per caso – una persona con fin troppa energia. Anche lui è un personaggio che presenta moltissimi difetti: dall’essere irascibile al dipendere ancora dai genitori pur essendo in età adulta; dall’incapacità di opporsi alle prevaricazioni della gente all’inettitudine nei confronti della moglie. Anche quando sembra che il personaggio ottenga finalmente un’evoluzione, si finisce per tornare nei medesimi schemi: ne viene fuori che la sua era solo una ribellione verso i genitori.

Vi sono poi un ex ragazzo, un’ex ragazza, varie guardie dell’esercito, un gruppetto di ragazzetti ingrati, un’infermiera, i genitori dello sposo e tutta una galassia costruita attorno alle due stelle polari. La regista ha rivelato di essersi immedesimata in entrambi al momento della costruzione della storia: prima nella sposa, poi una nuova riscrittura dal punto di vista dello sposo. Un tratto che accomuna i due – si può dire – è quello di essere l’una l’opposto dell’altro e ciò ne scatena un’incredibile chimica, resa anche grazie al talento degli interpreti.

Eleanor e Noam in una scena del film – Fonte: flipscreened.com

Il cinema israeliano al TAO Film Fest

Il cinema israeliano è ancora un astro in ascesa che inizia a dare i suoi frutti, ma che si prospetta senza dubbio promettente. L’opera in questione è un prodotto italo-israeliano, difatti l’italiana Marika Stocchi è stata scelta come coproduttrice ed il contributo italiano si è avuto anche in postproduzione, colore e mixing (realizzati nei laboratori di Roma prima della pandemia).

Al festival di Taormina la regista ed Elisha Banai (Michael, ex ragazzo di Eleanor) si sono presentati con profilo basso e grande ottimismo, ritenendosi onorati di aver avuto l’occasione di proiettare la propria pellicola. All’attore è stata poi posta una domanda riguardante il tema del matrimonio a cui ha risposto – in pieno stile Honeymood – con un secco: «Non saprei, al momento sto divorziando».

Valeria Bonaccorso

Turismo in allarme: mancano migliaia di lavoratori stagionali

Nel vivo della stagione turistica, sono molti gli imprenditori del turismo che, nelle ultime settimane, si sono lamentati della mancanza dei lavoratori stagionali, come baristi, camerieri, cuochi, addetti alle pulizie, bagnini.

Gli imprenditori in allarme

L’allarme corre un po’ per tutta la penisola. Come riportato dal quotidiano La Repubblica, il presidente pugliese e vicepresidente nazionale di Federalberghi Francesco Caizzi ha affermato: “Nel settore alberghiero pugliese mancano almeno seimila persone, ossia il trenta per cento del fabbisogno totale che è di circa 25mila lavoratori”.

Lo stesso Emanuele Frongia, presidente di Confcommercio Sud Sardegna, ha espresso la sua preoccupazione per la mancanza, in Sardegna, di diverse migliaia di persone fra lavapiatti, addetti di sala e alla reception, camerieri, sommelier.

Difficoltà anche in Toscana, come emerge dalle parole di Stefano Gazzoli, presidente dei balneari della Toscana di Confesercenti: “Nelle chat degli operatori toscani c’è una ricerca frenetica, specie per i lavoratori dei servizi accessori di bar e cucina”.

La situazione è difficile anche in Emilia-Romagna dove mancano, secondo l’associazione Albergatori di Rimini e Confcommercio, 7mila lavoratori stagionali, 5mila nel settore ricettivo, balneare e negli alberghi, 2mila nella ristorazione.

Colpa del reddito di cittadinanza?

Tutto questo sembra essere un paradosso se si pensa all‘aumento di disoccupati registrato dall’ Istat: molti non hanno un lavoro, eppure mancano i lavoratori.

Massimo Gravaglia – Fonte: www.initalianews.it

La ragione maggiormente plausibile per spiegare questa situazione è che sembrerebbe che gli italiani preferiscano percepire il reddito di cittadinanza, piuttosto che finire in balia del mondo del lavoro italiano, da sempre e ora ancor più problematico. A puntare il dito contro gli aiuti erogati da parte dello Stato è lo stesso ministro del Turismo, Massimo Garavaglia:

uno dei temi è certamente il reddito di cittadinanza, su cui si deve intervenire. Perché un intervento dello Stato deve essere temporaneo, se si dà l’idea che sia strutturale distorce il mercato“.

La pensano allo stesso modo gran parte degli imprenditori:

molti stagionali godono del reddito di cittadinanza o di altri sistemi di sostegno legati al Covid: legittimo, ma c’è una gran fetta di persone che accontentandosi di questa situazione non si dedica più al lavoro stagionale“, ha affermato Stefano Gazzoli.

Però, non si può semplicisticamente accettare questa spiegazione. Infatti, se il reddito di cittadinanza, che in media ha un valore mensile inferiore ai 500 euro al mese, può entrare in competizione con uno stipendio reale, è perché, evidentemente, lo stipendio proposto ai lavoratori di questo settore è inadeguato rispetto alle ore e alle condizioni di lavoro.

Il vero problema è che nel turismo vengono offerti posti di lavoro di scarsissima qualità, con salari da fame“, ha detto  Christian Ferrari, segretario regionale della Cgil in Veneto.

Le inchieste del Fatto Quotidiano

Le inchieste realizzate dal Fatto Quotidiano, che ha provato a fare colloqui con albergatori e titolari di stabilimenti balneari della Riviera Romagnola, riprendendoli con telecamera nascosta, mostrano perfettamente le assurde condizioni di lavoro offerte nel settore del turismo.

Sette giorni su sette senza alcun giorno di pausa nei tre mesi estivi e “se uno non è abituato a questi ritmi, si deve abituare”, dice il gestore di un hotel. Lo stipendio? 1500 euro al mese, ovvero 4 euro l’ora. C’è poi il gestore di un lido che cerca un addetto spiaggia anche senza brevetto da bagnino, disposto a svolgere diverse mansioni: mettere a posto le sdraio, richiudere gli ombrelloni, pulire la spiaggia. Il tutto sotto il sole dell’estate romagnola, dalle sette del mattino fino alla sera alle ventidue, con due ore di pausa al pomeriggio. “E se sto male?” chiede il presunto dipendente, “ma nel caso uno viene al lavoro lo stesso, ti metti nella casetta a riposare sperando che ti ripigli”, risponde l’imprenditore. Per 11 ore di lavoro al giorno la paga è di 1300 euro al mese. “Ma sulla busta paga ti segniamo sei ore e quaranta al giorno, anche se tu poi ne farai di più”, specifica il titolare.

Dopo le assurde offerte di lavoro, alcuni imprenditori spiegano, addirittura, come comportarsi nel caso di controlli:

se viene un controllo, devi dire che fai sei ore e quaranta e che hai il giorno libero. Sai che devi fare il giorno libero, ma che non sai quando lo farai perché cambia sempre in base ai turni. Questo è quello che devi dire, ma poi la realtà è un’altra. Lo sappiamo noi, ma la sanno anche loro“.

Non solo reddito di cittadinanza e pessime condizioni lavorative

In realtà, la questione è complessa e non può essere ricondotta ad un’unica ragione. Sicuramente i ridicoli contratti di lavoro offerti nel settore influiscono. Sicuramente influiscono anche i sussidi offerti dallo Stato, non solo il reddito di cittadinanza, ma anche il reddito di emergenza, i bonus concessi alle categorie interessate dagli effetti dell’epidemia, tra cui gli stagionali. Da considerare anche  il sussidio di disoccupazione, per accedere al quale sono cambiate le regole da marzo 2021: non è più necessario aver lavorato almeno trenta giornate nell’anno precedente e allo stesso tempo è stata sospesa la riduzione del 3% mensile del sussidio dopo il quarto mese dalla prima erogazione.

Ci sono anche altre motivazioni, più strettamente legate al Covid. A causa delle chiusure, delle incertezze sulle date e sulle modalità di riapertura, i titolari si sono trovati impreparati e si sono occupati delle assunzioni all’ultimo minuto: “La cautela dei titolari delle attività  non ha permesso la programmazione delle assunzioni che sono arrivate all’ultimo minuto in attesa di sicurezze su una ripartenza vera. Questo ovviamente richiede di trovare personale già formato, una persona non può imparare questo lavoro in 15 giorni”, ha spiegato Carlo Scrivano, il direttore dell’Unione Provinciale Albergatori di Savona.

C’è anche da considerare che, quest’anno, la stagione è partita più tardi ed è dunque più breve: alcuni dipendenti probabilmente hanno preferito attività con tempi di assunzione più lunghi piuttosto che 70 giorni di lavoro. “Ovvio che lavorare per 3 mesi o 6 è diverso che lavorarne poco più che due”, ha dichiarato sempre Scrivano.

La pandemia può aver influito sui lavori di stagione anche in altri modi:  probabilmente alcune persone, per preoccupazioni sanitarie, hanno evitato di scegliere lavori che prevedono un costante contatto col pubblico. Si pensi, poi, che una parte dei lavoratori stagionali sono studenti universitari fuorisede, che in molti casi nell’ultimo anno non hanno vissuto nelle città dei loro atenei, dove pagavano un affitto lavorando per esempio nei bar o nei ristoranti.

Chiara Vita

Test numero programmato: pubblicato il bando

Sono stati pubblicati i bandi per l’ammissione ai corsi di laurea a ciclo unico a numero programmato a livello nazionale per l’anno accademico 2021/2022. Tra le possibilità di scelta abbiamo: Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria, Medicina e Chirurgia in lingua Inglese, Medicina Veterinaria.

Come iscriversi?

  • Medicina Veterinaria, Medicina e Chirurgia e Odontoiatria e Protesi Dentaria:

Dal 30 giugno al 22 luglio 2021 ore 15 italiana, iscriviti sul portale Universitaly e su Esse3 e paga il contributo di partecipazione.

  • Medicine and Surgery:

Dal 30 giugno al 22 luglio 2021 ore 15 italiana, iscriviti sul portale Universitaly pagando il contributo indicato sul portale.

Posti disponibili

Posti disponibili suddivisi per test e tipologia – Fonte: bando unime

Quando si terrà la prova di ammissione?

  • Medicina e chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria: 3 settembre 2021
  • Medicina in lingua inglese: 9 settembre 2021
  • Medicina Veterinaria: 1 settembre 2021

Modalità di svolgimento della prova

La prova consiste nella soluzione di 60 quesiti a risposta multipla (cinque opzioni di risposta), tra cui il candidato deve individuarne una soltanto. I quesiti sono divisi in cultura generale, ragionamento logico, biologia, chimica, fisica e matematica.  Ha una durata complessiva di 100 minuti, al termine dei quali la prova dovrà essere consegnata. Il punteggio massimo è di 90 (novanta) punti. Il punteggio per ogni domanda si divide in:

  • 1,5 punti per ogni risposta esatta;
  • -0,4 punti per ogni risposta errata;
  • 0 punti per ogni risposta omessa.

Per essere idonei all’ammissione in graduatoria è necessario ottenere un punteggio minimo pari a 20 punti.

Quando verranno pubblicati il punteggio e la graduatoria?

  • Medicina e chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria:
    • Potrai visualizzare il tuo risultato in forma anonima il 15/09,
    • potrai prendere visione del tuo test giorno 24/09,
    • la graduatoria sarà invece disponibile dal 28/09.
  • Medicina in lingua inglese:
    • Potrai visualizzare il tuo risultato in forma anonima il 23/09,
    • potrai prendere visione del tuo test giorno 01/10,
    • la graduatoria sarà invece disponibile dal 06/10.

Cosa aspetti? Iscriviti ad UniMe, sei il benvenuto!

Per ulteriori informazioni

Bando Medicina, Odontoiatria e Medicina Veterinaria

Bando Medicina in lingua inglese

Livio Milazzo

Sant’Eustochia Calafato

Il centro storico di Messina lodava tesori di varie epoche, molti dei quali erano istituti religiosi spazzati via dal terremoto del 1908 che ha ridotto drasticamente il patrimonio storico e architettonico che era possibile contemplare. Il sisma risparmiò però gran parte della chiesa dove è conservato il corpo incorrotto di Santa Eustochia, una venerata santa messinese, il cui culto viene celebrato annualmente nel Monastero di Montevergine .

 

NASCITA ED EDUCAZIONE

Suor Eustochia, nata col nome di Smeralda Calafato, nacque in una famiglia agiata. Figlia di Bernardo, un ricco mercante messinese, e di Mascalda Romano Colonna, venne al mondo il giovedì santo del 1434 nel villaggio Annunziata, a Messina. La madre, indotta da Matteo di Agrigento, si era affiliata al Terz’Ordine di S. Francesco e trascorreva una perfetta vita cristiana; così Smeralda fu indirizzata verso la pratica religiosa, alla quale lei si sentiva molto attratta. Ma di quest’opinione non era il padre che, all’età di undici anni, la fece fidanzare con un mercante molto più grande di lei; questo morì il giorno precedente della cerimonia nuziale. Il padre, irremovibile, dopo due anni la promise in sposa ad un altro giovane che trapassò ancor prima di conoscerla.

S. EUSTOCHIA SMERALDA CALAFATO COMPATRONA DI MESSINA  Fonte:www.odigitria.org

LA CONVERSIONE

All’età di quindici anni, la giovane Smeralda decise, contro la volontà del padre, di prendere i voti. Entrò in monastero di Basicò e vi rimase per dieci anni con il nome di Suor Eustochia. Una sua preghiera al Crocifisso dimostrava da quale desiderio di soffrire fosse animata: “O dolcissimo mio Signore, vorría morire per lo tuo santo amore, cosí come Tu moristi per me! Forami il cuore con la lancia e con i chiodi de la tua amarissima Passione; le piaghe che tu avesti nel tuo santo corpo, che io le abbia nel cuore. Ti domando piaghe, perché mi è grande vergogna e mancamento vedere Te, Signore mio, piagato, che io non sia piagata con Te”.

 

LA VITA MONASTICA

Decise allora di intraprendere il suo percorso in totale povertà e scelse un sottoscala come cella; viveva in penitenza, dormiva sul pavimento e portava il cilicio. Suor Eustochia era molto risoluta e supponeva che nel convento non si seguisse alla lettera il principio delle Clarisse. Questo la portò ad avere molte divergenze con le consorelle e la badessa; Eustochia decise quindi di progettare una riforma, accolta con un decreto da Papa Callisto III. Grazie agli aiuti economici della madre riuscì a trasferirsi nel nuovo convento di S. Maria Accomandata; insieme a lei si trasferirono la madre, la sorella Mita, la nipote Paola, suor Lisa Rizzo e suor Jacopa Pollicino. Anche in questo convento Suor Eustochia ebbe da ridire nei confronti della badessa e di tutto il clero, e solo Pio II riuscì ad obbligare i frati minori osservanti a seguire la vita spirituale delle suore del monastero.

Montastero di Monevergine  Fonte : www.metemitimeteoriti.myblog.it

 

UN NUOVO MONASTERO

Il numero delle suore si ampliava velocemente e i locali del monastero diventarono inadeguati; grazie così alla generosità di Bartolomeo Ansalone, nel 1463, le Clarisse Riformate si poterono stabilire a Montevergine, in un nuovo monastero tuttora esistente. La beata, per esortare le consorelle alla virtù e all’amore del Crocifisso, scrisse un libro sulla Passione che andò perduto e fu recuperato grazie ad appunti nella sua agenda. Il 20 gennaio 1485 suor Eustochia morì lasciando la sua ultima raccomandazione: “Prendete, figlie mie, il Crocifisso per Padre, ed Egli vi ammaestrerà in ogni cosa” Durante la vita, ed ancor più dopo la morte, si attribuirono alla suora vari miracoli. Il due luglio 1777 il senato della città promise di recarsi ogni anno a Montevergine. Il 20 gennaio e il 22 agosto, nel 1782, infine, la Calafato fu beatificata da Pio VI.

Il corpo della beata oggi Fonte: www.messinareligiosa.it

 

SANT’EUSTOCHIA NELLA CULTURA DI MASSA

L’arcivescovo di Messina, nel 1690, scriveva alla S. Congregazione dei Riti: “Il suo corpo, da me diligentemente veduto e osservato, è integro, intatto e incorrotto ed è tale che si può mettere in piedi, poggiando sulle piante di essi. Il naso è bellissimo, la bocca socchiusa, i denti bianchi e forti, gli occhi non sembra affatto che siano corrotti, perché sono alquanto prominenti e duri, anzi nell’occhio sinistro si vede quasi la pupilla trasparente. Inalterate le unghie delle mani e dei piedi. Il capo conserva dei capelli e, quello che reca maggiore meraviglia, si è che due dita della mano destra sono distese in atto di benedire, mentre le altre sono contratte verso la palma della mano -accenno ad una benedizione che la beata avrebbe dato con quella mano, dopo la sua morte, ad una suora-. Le braccia si piegano sia sollevandole che abbassandole. Tutto il corpo è ricoperto dalla pelle, ma la carne sotto di essa, si rileva al tatto disseccata”.

Ancora oggi si può vedere intatto il corpo della beata ed in piedi nell’abside della Chiesa di Montevergine, esposto alla venerazione del popolo, che in folla vi accorre il 20 gennaio. L’iconografia rappresenta la beata in ginocchio dinanzi al Sacramento e, più frequentemente, con la Croce nelle mani. Il culto per Santa Eustochia è celebrato annualmente nel Monastero di Montevergine il 22 agosto, durante il quale le autorità messinesi offrono 38 libbre di cera lavorata. Infine, secondo alcuni storici dell’arte, lo stesso Antonello da Messina scelse presumibilmente il volto della beata per dipingere la sua “Annunziata”.

Marika Costantino

 

Fonti:

http://wikipedia.org

https://www.facebook.com/SANTA-EUSTOCHIA-SMERALDA-CALAFATO-Clarissa-Messinese-1434-1485-118729339211/

Taormina Film Festival: un esordio in sordina?

Tra ferventi attese e scetticismi è partito ieri il Taormina Film Fest: ospiti d’eccezione hanno calcato il palco del Teatro Antico durante la cerimonia di apertura di questa 67esima edizione tenutasi alle 21: 30 e condotta dall’attrice Anna Ferzetti, nota alle cronache per essere compagna del più celebre Pierfrancesco Favino. L’occhio disincantato dei frequentatori abituali della rassegna non si sarà lasciato sfuggire sicuramente l’assenza di ospiti internazionali, l’esiguo numero di attori e registi presenti o i tanti posti vuoti in tribuna.

Pochi ma buoni invece a nostro parere i protagonisti della serata: dall’elegante presenza di Massimo Ghini, insignito del Premio Manfredi da Luca Manfredi, figlio del grande Nino, fino all’inaspettato cast del film fuori concorso Boys (nelle sale dal 1 luglio).

Un emozionato Massimo Ghini riceve dalle mani di Luca Manfredi il premio in onore del grande Nino.

Chi si aspettava di trovare sullo stesso palco – e ancor di più nella stessa pellicola – Giorgio Tirabassi, Marco Paolini, un disinvolto Neri Marcorè, in collegamento dall’isola d’Elba, e un divertentissimo Giovanni Storti senza i suoi compari del trio? Chi si aspettava di vederli cantare tutti assieme sulle note del maestro Mauro Pagani, anche lui presente, che ha firmato la soundtrack del film? Eppure sono i prodigi di un regista come Davide Ferrario che ha firmato questo lavoro, del mixer della commedia italiana, genere oggi tanto bistrattato perché magari incapace di elevarsi ai livelli di quella commedia all’ italiana che ha portato alto il nostro nome nel mondo, ma comunque capace di strapparci ancora qualche emozione e qualche risata.

Da sinistra a destra: l’attrice Linda Messerklinger, Anna Ferzetti e Mauro Pagani. © Gianluca Carbone

Un cinema fatto per divertire, ma anche divertendosi: nonostante non avevamo mai visto questi attori coinvolti in un progetto comune, non si può fare a meno di notare la loro sintonia, la complicità vibrante. Proprio come la voce tremante del maestro Pagani mentre canta Regola 3, canzone che aveva nel cassetto dai tempi in cui negli anni ’70 collaborava con Faber, assieme a tante altre che sono andate a comporre la colonna sonora della pellicola di Ferrario. Sempre all’interno di questa parentesi musicale, davanti alla scenografia suggestiva del teatro antico, si esibisce poi con tanto di chitarra acustica Neri Marcoré in collegamento sul maxischermo e conclude l’intera band di attori/ cantanti di Boys, prima della premiere del film.

Il cast del film “Boys” assieme al maestro Marco Pagani durante l’esibizione musicale.© Gianluca Carbone 

Poche celebrazioni, pochi momenti decisivi, poca solennità insomma, ma tanta nostalgia a cominciare dalla proiezione di alcuni spezzoni di Nino Manfredi, in occasione del centenario della sua nascita, fino al ricordo del figlio e di Massimo Ghini che hanno decantato la capacità quasi “americana” dell’attore ciociaro di immedesimarsi «come un camaleonte» nei personaggi che andava ad interpretare, ricordo accolto con una commossa standing ovation del pubblico.

Sempre legata al fil rouge della nostalgia è la trama dell’esordiente Boys che ruota attorno alle vincende di una band anni ’70 ormai in decadenza, un film che mostra come il modo di fare musica e di trasmetterla sia davvero cambiato da quelli che erano gli anni d’oro del vinile, di Woodstock, del rock nudo e crudo. Forse anche il modo di produrre cinema è di certo cambiato: non si scrivono più le stesse storie, non si ride alle stesse battute, non esistono più i “Nino Manfredi”, ma il pubblico riesce sempre ad emozionarsi, a caricare premiere ed eventi come questi di alte aspettative e a trasmettere il proprio calore ai protagonisti: a fine serata non sono mancati infatti i fan accaniti che hanno approfittato per strappare una foto ai loro beniamini.

Angelica Rocca

 

 

 

 

Rino Gaetano: piccole istantanee di un cantautore anarchico

A 40 anni dalla sua morte, il cantautore calabrese Rino Gaetano viene celebrato con Istantanee e tabù: una prestigiosa collezione realizzata in collaborazione con la figlia Anna e il nipote Alessandro Gaetano.

La tracklist ricostruisce un percorso musicale ponderato delle canzoni più rappresentative estratte dai sei album in studio (Ingresso libero; Mio fratello è figlio unico; Aida; Nuntereggae più; Resta vile maschio, dove vai?; E io ci sto) pubblicati da Rino Gaetano nella sua breve ma intensa carriera.

La collezione è inoltre impreziosita da materiale tratto da nastri emersi nel tempo: troviamo l’inedito Io con lei, oltre a demo mai pubblicate prima e versioni originali di sue canzoni (che qui differiscono per testo o arrangiamento). Sono piccole istantanee immortalate nel tempo, a testimoniare il talento ingiustamente poco considerato in vita del nostro cantastorie metropolitano per eccellenza.

Le intime istantanee di Rino

Dopo tutto questo tempo i suoi testi riecheggiano fra le urla della gente, le sue parole vengono cantate a squarciagola dai giovani ai falò.

Rino, l’esule del Sud che col suo stile graffiante, ironico e tagliente affrontava la società, la politica, puntava il dito senza paura, senza nascondersi dietro alcuna maschera. Un artista che non ha mai avuto maestri e che non ha mai fatto parte di correnti già precostituite. Era lui stesso l’onda di una nuova corrente della musica italiana. Negli anni ’70 la canzone d’autore era politicamente impegnata, e Rino, col suo sguardo sensibile e a tratti disincantato, ha affrontato gran parte delle problematiche sociali.

Ne è un esempio la canzone Agapito Malteni il ferroviere, in cui l’autore racconta la storia di un ferroviere che ha negli occhi il dramma dell’emigrazione: intere famiglie che lasciano le proprie case per trovare fortuna in altri Paesi.

La gente che abbandona
spesso il suo paesello
lasciando la sua falce
in cambio di un martello
È gente che ricorda
nel suo cuore errante
il misero guadagno di un bracciante

La canzone fa parte del suo primo album, praticamente ignorato: Ingresso libero (1974). Un album sospeso fra un folk solare di acustiche e testi malinconici.

A questo seguirà Mio fratello è figlio unico (1976), un LP che si basa proprio sul concetto dell’emarginato e dell’escluso:

Penso al cane, chi meglio del cane può incarnare la solitudine per eccellenza? Noi siamo come il cane, e cioè abbastanza avulsi dall’incontro umano, abbastanza soli, messi da parte. (Rino Gaetano ad “Adesso Musica” nel ‘76)

Da Aida a Gianna: Donne simbolo di libertà

Sono gli anni di Fantozzi, degli impiegati poveri e arrivisti quelli che ritroviamo nella titletrack dell’album: una ballata idealistica di emarginazione e denuncia sociale.

Nella tracklist c’è anche la famosa Berta filava, che nel suo testo ha un significato radicato nella politica degli anni ’70. C’è chi ha visto in Berta Bert il soprannome di Robert E. Gross, il fondatore della Lockheed, al centro di un grosso giro di tangenti internazionali. E c’è chi invece ha puntato il dito su Aldo Moro che tramava alleanze con i partiti d’opposizione.

Nel 1977 esce Aida, album contenente l’omonima canzone con cui Rino si proponeva di raccontare la storia dell’Italia del ‘900 associandola alla vita di una donna meravigliosa, la sua Aida (riferimento all’opera del compositore italiano Giuseppe Verdi). L’Italia, ovvero la donna che sfogliava i suoi ricordi”; ritrova “il gran conflitto”, “marce e svastiche”, “la povertà, i salari bassi”. Ma è proprio per questa sua storia che nel ritornello, l’autore si fa portavoce del popolo nel dire “Aida, come sei bella”!

Ma Aida non è la sola Donna presente nella discografia di Rino. A distanza di un anno infatti cede il testimone ad una lei altrettanto importante: Gianna. A differenza dalla precedente si presenta come una filastrocca pop, colorata da una satira sociale e da un’ironia esibizionistica (come quella che porterà al Festival di Sanremo) che segneranno il percorso artistico dell’autore: da outsider per pochi a cantautore più “pop”. La sua Gianna gli farà ottenere il terzo posto alla kermesse musicale con un grande successo di vendite. Successo che purtroppo Gaetano vivrà tutt’altro che bene.

L’inizio della crisi

A 28 anni e in piena crisi, pubblica Resta vile maschio, dove vai? (1979) considerato il semi-flop della sua carriera per la presenza di tematiche trite e ritrite, cantate da un Rino Gaetano ormai “stanco” e “distante”.

Nel 1980 esce il suo ultimo disco E io ci sto. L’artista aveva ritrovato la giusta rotta, e con occhi diversi era tornato a raccontare le sue storie, come solo lui sapeva fare.

Mi alzo al mattino con una nuova illusione
Prendo il 109 per la rivoluzione
E sono soddisfatto un poco saggio un poco matto
Penso che fra vent’anni finiranno i miei affanni

ilsussidiario.net

Istantanee e tabù è proprio un viaggio attraverso tutta la discografia dell’autore. Da Ingresso libero ad E io ci sto, fra successi e insuccessi; per provare a ricordare “l’irriverente menestrello” della musica italiana come forse anche lui avrebbe voluto: cantando le sue canzoni!

Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera! Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale!

Domenico Leonello

Nuovo colpo di scena sulle origini del Covid: l’indagine di Jesse Bloom

Si aggiunge un nuovo tassello nel mosaico delle origini del Covid-19 grazie allo studio condotto dallo scienziato statunitense Jesse Bloom.

L’indagine di Jesse Bloom

In arancione le particelle del virus SarsCoV2 – Fonte: www.ansa.it

Il virologo Jesse Bloom, del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, ha condotto un’indagine che potrebbe gettare una nuova luce sulle origini della pandemia. Come riportato su Biorxiv (che raccoglie gli articoli non ancora vagliati dalla comunità scientifica), il ricercatore americano ha ritrovato sequenze del virus che risalgono all’inizio della pandemia, che sarebbero state pubblicate da un team di ricercatori cinesi nell’archivio del National Institute of Health (NIH) americano e poi, pochi mesi dopo, rimosse per oscurarne l’esistenza. Bloom, come si legge nel documento, sarebbe riuscito a recuperare i file cancellati da Google Cloud e a ricostruire le sequenze parziali di 13 campioni di virus raccolti da pazienti ricoverati tra gennaio e febbraio 2020 a Wuhan.

Bloom dice di aver contattato i ricercatori cinesi per chiedere perché hanno rimosso i dati senza ricevere alcuna risposta. Dettagli in merito arrivano dal NIH che ha affermato di aver rimosso le sequenze su richiesta del ricercatore che ha presentato i dati e che, quindi, detiene i diritti sugli stessi. Secondo quanto detto dallo scienziato cinese all’istituto americano, le informazioni sulle sequenze, dopo essere state aggiornate, sarebbero state poi pubblicate su un’altra banca dati. Bloom ha invece detto di non aver trovato le sequenze in nessun altro database di virologia che conosce.

C’è ancora molto da sapere sulle origini del Covid

Per alcuni scienziati le affermazioni rafforzano i sospetti che la Cina abbia qualcosa da nascondere sulle origini della pandemia, per altri il lavoro investigativo di Bloom è molto rumore per nulla, perché gli scienziati cinesi hanno poi pubblicato le informazioni virali in una forma diversa, e le sequenze recuperate aggiungono poco a ciò che si sa sulle origini della SARS-CoV-2.

Se da una parte è vero che questa scoperta non cambia il quadro scientifico sulle prime settimane della diffusione del virus, dall’altra parte mette in luce sia la carenza di trasparenza da parte di Pechino, sia che ancora agli scienziati potrebbero mancare molti tasselli per trarre conclusioni accurate sulle origini del covid. “Penso che fornisca ulteriori prove che questo virus era probabilmente in circolazione a Wuhan prima di dicembre, certamente, e che probabilmente, abbiamo un quadro meno che completo delle sequenze dei primi virus”, ha affermato Jesse Bloom.

L’ipotesi della fuga dal laboratorio di 18 scienziati

La scoperta di Bloom rafforza quel clima di sospetti e dubbi alimentato da politici e scienziati. Ne è espressione la lettera di 18 scienziati, pubblicata circa un mese fa su Science, in cui si legge che l’ipotesi secondo cui un coronavirus del pipistrello avrebbe contaminato l’uomo attraverso un animale intermedio non è ancora l’unica da considerare attendibile. “L’obiettivo di questa lettera è fornire un sostegno scientifico alle persone che hanno il potere di lanciare un’inchiesta internazionale Potranno evocarla per dire che scienziati di alto livello, in una serie di campi pertinenti, pensano che sia necessaria un’inchiesta rigorosa sull’ipotesi dell’incidente di laboratorio”, ha detto la biologa molecolare Alina Chan, una delle coautrici dell’articolo.

Laboratorio a Wuhan – Fonte: www.ansa.it

A mettere in discussione le posizioni ufficiali rilasciate dall’autorità cinesi, c’è poi Le Monde. Nel giorno in cui la lettera veniva pubblicata su Science, infatti, sul quotidiano francese è apparso un articolo riguardante uno studio universitario condotto nei laboratori dell’Istituto di virologia di Wuhan sul virus RaTG13. Si tratterebbe di un virus prelevato nel 2013 in una miniera abbandonata a Mojiang, nella provincia dello Yunan, dove vivevano pipistrelli che nella primavera del 2012 hanno contagiato sei operai. Stando allo studio, tre di questi operai sono morti per le conseguenze di una malattia polmonare che presentava sintomi molto simili a quelli da Covid-19. Da questo lavoro universitario sembra emergere il fatto che gli scienziati, non solo fossero a conoscenza, ma anzi avessero avuto modo di studiare questi coronavirus ben più di quanto non abbiano fatto intendere a partire dal momento in cui è scoppiata la pandemia.

La richiesta di nuove indagini di Biden e del G7

Il presidente Joe Biden – Fonte: www.ansa.it

Lo stesso Biden a fine maggio ha chiesto all’intelligence americana un rapporto sulle origini del Covid-19 entro 90 giorni, cioè entro fine agosto. La Casa Bianca non esclude nulla, neppure una diffusione deliberata del Covid-19.

Anche i leader del G7, dopo il vertice di tre giorni in Cornovaglia, hanno chiesto all’Oms una tempestiva e trasparente indagine sulle origini del Covid. “Chiediamo progressi su una fase due di uno studio dell’Oms sulle origini del Covid-19 che sia libero da interferenze”.

Chiara Vita

Sfacciato e ribelle: BLANCO

Blanco, giovane artista della Universal Music, classe 2003, definito da Billboard Italia “sfacciato, ruvido, irriverente” sta conquistando le classifiche delle principali piattaforme musicali. In meno di un mese è riuscito a superare le 130 mila visualizzazioni su Youtube, diventando virale anche su Spotify, con Notti in Bianco.

Da SoundCloud al suo primo singolo ufficiale Belladonna (Adieu), sperimenta nuovi sound che lo porteranno successivamente al pieno avvio della sua carriera musicale con La Canzone Nostra di Mace.

A metà tra raccontare il suo modo di vedere ciò che lo circonda e creare il proprio equilibrio interiore, in un’intervista rilasciata non molto tempo fa, Blanco ci dice

Ci sono casi in cui scrivere mi fa stare bene perché mi aiuta a tirare fuori quello che a voce non riuscivo a dire.

Blanco, Classe 2003. Fonte: Genius

Notti in bianco

A poco più di un mese dall’esordio di Belladonna (Adieu) in cui Blanco riflette sui rapporti malati e ossessivi in amore, tradotti in una scrittura d’impulso e un sound deciso, è ora la volta di Notti in bianco in cui racconta una storia durata 92 notti trascorsi a scrivere testi dedicati ad una ragazza.

Ancora qua, in camera, a scrivere fino all’alba

Ed è proprio così che Blanco si affaccia al mondo della scrittura: per caso – racconta su bellacanzone.it – scrivendo un brano da dedicare ad una ragazza.
In Notti in bianco, la sua musica sembra andare oltre il rap avvicinarsi molto di più al punk in un contrasto ribelle, esagerato e irrazionale. Quella raccontata nel suo testo è una storia d’amore che sembra quasi indelebile, da raccontare, urlare, esorcizzare in pochi minuti.

Sopra quel balcone ci ho passato l’estate, eh
E ho strappato mille pagine

La stessa storia che lo fa sentire spaesato, senza riferimenti ma con un bagaglio di sensazioni da cantare senza mezzi termini e senza seguire una logica ben precisa.

Capita a tutti di voler dire qualcosa, non trovare le parole giuste ma comunque provarci senza far testo. Se il messaggio arriva, diretto o meno, non è importante. L’importante è inviarlo.

Notti in Bianco. Fonte: eclecticmusic.it

LA CANZONE NOSTRA – Mace, Blanco, Salmo

Chi ha amato e perso una persona, sa esattamente cosa significhi vivere l’assenza di qualcuno. Tra frustrazione, bottiglie di whisky e mille tentativi per correre via lontano da quella situazione, il tempo sembra essere l’unico a decidere. Se è vero che il destino ha la chiave, allora è anche vero che bisogna tentare tutte le chiavi del mazzo prima di capire che la serratura non si aprirà subito.

“E sono in bilico fra impazzire e morire”

Stati d’animo di questo genere non sono mai semplici da gestire. È normale desiderare l’equilibrio quando stai per cadere.

Quando senti che è la fine
ciò che unisce è più sottile

Capita spesso di aver bisogno di una mappa per affrontare il simbolico viaggio dentro e fuori di noi. Qualcosa, un dispositivo, un foglio, che ci indichi con precisione l’esatto punto in cui ci troviamo, gli spostamenti e la via d’uscita. Tra un’immaginaria segnaletica e un passante troppo distratto, scatta qualcosa e il mondo comune si sbriciola lasciando spazio ad una specie di terremoto emotivo.

“Diventa una gara ma in stato di ebrezza”

Alcune cose accadono semplicemente perché devono accadere, volute o no, scelte o no.

La Canzone Nostra/ Blanco,Salmo,Mace. Fonte: instrumentalst.com

MI FAI IMPAZZIRE – Blanco, Sfera

“Anche se mi fai male, senza non ci so stare”

«La prossima è tosta», tempo fa esordirono così su Instagram Blanco e Sfera, lasciando intuire ai propri fan un nuovo progetto. Poco dopo la conferma: ufficializzata la collaborazione, Mi fai impazzire è fuori un’ora dopo, dalla mezzanotte del 18 Giugno. Prodotta da Michelangelo e Greg Willen, dal sound caldo e pronta a sfondare le classifiche estive, è ora disponibile su Spotify e Youtube.

Ho i tuoi baci sul collo, sono come ferite
tu mi sai fare male, sì, tu mi fai impazzire
Ma se non ci sei attorno, qua mi va tutto storto

Quello a cui assistiamo è uno scontro tra due mondi opposti: la fama ormai constatata di Sfera e il modo di fare ancora grezzo ma spontaneo di Blanco.
Il testo sembra raccontare una relazione fatta di scontri, porte in faccia e mille litigi che si celano dietro un ennesimo ritorno. Racconta la tenacia di chi sa che nonostante i mille conflitti continuerà a sbattere la testa contro lo stesso muro ancora una volta.

Quante volte hai detto: “Stase’ è meglio se te ne vai”
perché sapevi che non me ne sarei andato mai

Perché in fondo, lo sappiamo tutti, ci sono storie che ci hanno fatto impazzire, fatto stare male, ma nonostante tutto sono state belle da morire.  

Annina Monteleone

Erasmus+ ICM: pubblicato il bando

Come sempre l’Università degli Studi di Messina si fa promotrice dell’internalizzazione e della ripresa delle attività di studenti e docenti, pubblicando il bando “Erasmus + ICM” per mobilità studenti UniMe.

Cos’è l’Erasmus+ ICM?

L’Erasmus ICM (International Credit Mobility) è un progetto dell’Unione Europea che prevede l’assegnazione di borse di mobilità per studio e tirocinio verso paesi Extra-Europei partner del programma. Prevede 42 borse di mobilità per studio e 4 mobilità per tirocinio, borsa di mobilità mensile pari a € 700,  contributo una tantum a parziale copertura delle spese di viaggio (70% dell’importo totale all’inizio della mobilità considerando la distanza raggiunta, il 30% calcolato in base ai giorni di permanenza).

Quali sono le sedi?

La scelta è molto ampia, ben 12 sedi fra Albania, Argentina, Armenia, Cile, Cina, Georgia, Giordania, Israele, Malesia, Marocco, Palestina e Ucraina. Ciascun candidato potrà scegliere una sola sede in funzione del Corso di Studio di appartenenza e sulla base dell’offerta didattica disponibile (consulta il bando per scoprire per quale sede sei idoneo).

Chi può partecipare?

Sono ammessi gli studenti in possesso dei seguenti requisiti:

  • essere regolarmente iscritti a tempo pieno ad un Corso di Laurea di I ciclo, II o III ciclo, al momento della candidatura (A.A. 2020-21) e per tutta la durata del soggiorno all’estero (A.A. 2021-22);
  • competenza linguistica richiesta dalle Università partner in cui si intende effettuare il periodo di mobilità;
  • non aver già usufruito del numero massimo di mesi di mobilità consentito dal Programma
    Erasmus+ nel proprio ciclo di studio (massimo 12 mesi per ciascun ciclo di studio (massimo 24 mesi per la Laurea Magistrale a Ciclo Unico).

Come partecipare?

Gli studenti interessati dovranno compilare la candidatura tramite il portale ESSE3, indicando le competenze linguistiche, l’eventuale partecipazione pregressa ad altri periodi del programma Erasmus+, learning agreement ed eventuali esigenze speciali. Troverete la documentazione sul sito UniMe.

Entro quando si potrà partecipare?

La candidatura dovrà essere presentata entro le ore 23:59 del 16 luglio 2021, pena l’esclusione.

Maggiori informazioni

Consultate di seguito il bando per la scelta della sede ed ulteriori delucidazioni – Bando Erasmus+ ICM

Unità Organizzativa Programmi Internazionali tel: 090 676 8539 8533, mail: progetti.erasmusicm@unime.it

Livio Milazzo