Flop: Salmo ritorna con il “disco peggiore”

 

L’album di cui avevamo bisogno, senza saperlo – Voto UVM: 5/5

Venerdì primo Ottobre alle ore 2:00 è uscito il nuovo album del rapper Salmo. Un disco che va a rompere la patina della società perbenista che vive solo all’interno dei social e potrebbe deludere – anzi pungere per i temi affrontati.

Dopo le polemiche dell’ultimo concerto tenuto ad Olbia, con migliaia di persone senza mascherine e green pass – un “ritorno al 2019” che ha scatenato la rabbia sui social – il rapper ritorna più forte di prima, fregandosene delle critiche dei perbenisti.

Il rapper Salmo. Fonte: rapologia,it

Salmo ritorna dopo il successo di Playlist ( 2018) che ha scalato le classiche e ottenuto cifre da record, affermandosi come uno dei dischi migliori italiani degli ultimi anni.

Flop è composto da 17 tracce e vi troviamo quattro featuring: La chiave con Marracash, Ghigliottina con Noyz Narcos, Yhwh con Guè Pequeno e, ultima ma non meno importante, la collaborazione con Shari in L’angelo Caduto.

Tematiche

Sì, penso sia inutile guardare un film o una serie TV
Quando mi basta il TG
Immagino te con un drink che sorridi
Perché tanto nella tasca hai tre

Dentro Flop, troviamo canzoni di riscatto che si allacciano al mondo reale, un mondo fatto di ingiustizie in cui chi non è nato con la “camicia” deve farsi strada da solo, ma anche canzoni polemiche nei confronti del materialismo. Nelle parole vediamo la rabbia che cresce piano piano, brano dopo brano: l’ascoltatore si ritrova proprio perché Flop descrive la nostra società attuale, quella “liquida”: una comunità fatta di immagine in cui “il senso” va a perdersi. Salmo ci parla della paura del fallimento, il terrore più grande dell’artista e di ognuno di noi, della paura di non essere abbastanza e la caduta dentro un tunnel in cui la luce è sempre più debole. 

Ogni brano ha una propria “personalità” che racconta una storia. In Flop, sedicesima traccia, Salmo rivendica il diritto di sbagliare e ammette come sia facile fare “flop”, anche nella musica e nell’arte.

È ok che ti ho deluso, è ok, ti faccio pena
È ok, sono un venduto, è ok, chi se ne frega

Interessante anche la traccia Marla: la protagonista rappresenta qualcosa che se ne va e ci fa sentire vuoti. Un punto in più va poi per le basi: Salmo spazia dal rap vecchia scuola all’indie rock e alla ballad romantica che sorprende il pubblico. Diciamocelo: pochi artisti riescono ad amalgamare tanti stili diversi in un solo disco senza sporcare il sound!

Titolo e copertina

Porta la musica e il vino e facciamo un’opera d’arte

Salmo sorprende tutti non solo musicalmente, ma anche artisticamente. La copertina del nuovo album è ispirata niente di meno che all’opera L’angelo Caduto del pittore francese Alexander Cabanel. Salmo interpreta Lucifero e assieme all’angelo caduto, il rapper sembra provare rancore e odio: lo sguardo ci trapassa e ci sentiamo giudicati, ma Lucifero/Salmo si  addossa un carico emotivo che a volte l’essere umano non riesce ad affrontare: la caduta e il timore di non essere abbastanza.

Salmo ci ha rivelato un lato che finora era stato nascosto; ci mostra una persona vera, fatta di emozioni e di debolezze. Sarà solo una strategia di marketing? Se così fosse, il rapper contraddirebbe il messaggio lanciato dal disco stesso che si rivolta contro la società dell’immagine e del successo a tutti i costi. 

Salmo in “caduta libera”. Fonte: rebelmag.it

Ed è proprio L’angelo caduto feat. Shari –  quattordicesima traccia – uno dei brani più struggenti e romantici del disco e della carriera di Salmo. Il brano è accompagnato dalla voce dolce di Shari, che dà quel tocco in più in una traccia in cui Salmo svela il suo lato più umano.

Volevo farti sapere che non sei sola
quando hai il cuore in gola
lo sarò al tuo fianco come una pistola
Copriti bene che fuori nevica ancora

Tu sei la canzone che non so scrivere, ricordati di me per sorridere

Perso nell’ignoto, dormo sopra un’altalena sospesa nel vuoto, hai
Visto un angelo nel mare, ma, eh
Devi scolpirlo se vuoi liberarlo

Flop, è questo è il titolo dell’ultimo “quadro” dell’artista. Un titolo strano ma che si va ad allacciare alle tematiche presenti nell’album, richiama l’attenzione dei fan e di certo non delude. 

                                                                                                                                             Alessia Orsa

Corsi liberi: guida all’iscrizione

Ripartono per l’a.a. 2021-2022 i Corsi liberi (o corsi extra-curriculari) che l’Università degli Studi di Messina mette a disposizione degli studenti.
Si tratta dell’opportunità di seguire lezioni inerenti alcuni insegnamenti specifici attivati presso altri Corsi di Studio dello stesso Ateneo e sostenere poi i relativi esami di profitto con conseguente attestazione dei crediti formativi.

Da ricordare

  • Il limite massimo di insegnamenti per anno accademico è pari a due.
  • Gli studenti interessati dovranno presentare domanda al Coordinatore del corso di Studio in cui risultano iscritti, compilando l’apposito modulo.
  • Una volta ultimata questa procedura, l’ammissione ai Corsi liberi è deliberata dal Consiglio del proprio Corso di Studio, sulla base di valutazioni di carattere organizzativo, gestionale e culturale.
  • Previa formale richiesta, gli studenti che avranno superato gli insegnamenti indicati nell’elenco specifico, otterranno il riconoscimento dei relativi esami/crediti, in caso di successiva ammissione al Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico in Medicina e Chirurgia.

Scadenze

Il termine ultimo di presentazione della richiesta di partecipazione ai Corsi liberi è schematizzato in base al Corso di Studi a cui afferiscono:

  1. per i Corsi di studio a numero programmato
    • per gli insegnamenti presenti nel primo semestre: entro il 30 ottobre 2021
    • per insegnamenti attivi nel secondo semestre: entro il 1 febbraio 2022
  2. per i Corsi di studio ad accesso libero:
    • le istanze possono essere presentate in qualsiasi momento dell’anno.

 

Giovanni Alizzi

Dune: un’epopea fantascientifica

Dune, pellicola fantascientifica in grande stile, sugli schermi italiani dal 16 settembre, delude – in parte – le aspettative della comunità cinefila internazionale. Film visivamente bellissimo: effetti speciali molto curati e spettacolari, ma scarno l’approfondimento dei personaggi che animano lo storytelling.

Il regista canadese Villeneuve (autore di tredici lungometraggi), in un film di 2 ore e 36 minuti, preferisce infatti dare spazio alle immagini con riprese di paesaggi, inquadrature magniloquenti e riferimenti artistici.

Dune si ispira alla serie omonima di romanzi dello scrittore americano Frank Herbert: un pilastro della letteratura fantascientifica che ha visto un precedente tentativo sul grande schermo nel 1984 ad opera del regista Lynch.

La trama

Siamo nel 26.000 d.C, anno più anno meno: l’umanità ha ormai colonizzato l’universo conosciuto. I viaggi interstellari sono resi possibili grazie all’avanzamento tecnologico e al “melange“, una spezia (unica nel suo genere) che si trova sul pianeta desertico di Dune. La spezia è un potentissimo propellente ed ha effetti psicoattivi sugli umani.

L’universo di Dune è governato da un sistema semi-feudale, con a capo un imperatore, ma in realtà il potere è gestito dietro le quinte dall’organizzazione “Bene Gesserit”, un ordine monastico-iniziatico di sole donne. L’ordine politico sembra molto simile al Sacro Romano Impero o all’Impero Ottomano, con a capo un imperatore-sultano che teme di essere detronizzato e provoca guerre fra le casate.

I vassalli dell’imperatore governano interi pianeti o settori. Nel film conosciamo la saggia e potente casata degli Atreides, a cui l’imperatore decide di affidare il pianeta Arrakis. Appartiene all’antica casata di chiare origini greche il giovane protagonista Paul (Timothée Chalamet), figlio del duca Leto (Oscar Isaac).

Oscar Isaac nei panni del duca Leto. Fonte: Warner Bros.

Il controllo di questo pianeta deserto è stato revocato dal monarca alla casata antagonista degli Harkonnen, uomini dalla pelle chiarissima, una casata brutale e violenta differente dalla prima che fa capo al malvagio e sadico Barone Vladimir Harkonnen (Shellan Sharsgard).

Il duca Leto, più che alla spezia, è tuttavia interessato a stringere un’alleanza con i “fremen”, popolazione autoctona di Dune, famosa per le sue doti guerriere. I nuovi governanti dovranno comunque occuparsi della raccolta della spezia su un pianeta dal clima inospitale, abitato dai vermi del deserto: animali simili a giganteschi lombrichi lunghi 300 metri.

Soltanto dopo poche settimane dall’insediamento, il barone attaccherà la famiglia rivale per riprendere il controllo del pianeta e per motivi di pura rivalità. Da qui iniziano le peripezie del protagonista Paul che tenta di salvare la propria vita sul pianeta Dune.

Pregi e difetti

rappresenatazione del pianeta deserto di Arrakis con le sue due lune
Un’immagine del pianeta deserto di Arrakis. Fonte: Warner Bros.

Le bellissime e ammalianti immagini del deserto e delle battaglie cercano di sopperire alla sceneggiatura povera e alla mancanza di approfondimento di tutti i personaggi in una pellicola a metà strada tra l’azione e la fotografia politica. Il regista vuole raccontare la complessa struttura – non solo di un mondo – ma di un intero universo con un film che vuole essere preparatorio per i successivi.

La trama si scioglie molto, troppo lentamente: il film sarebbe potuto durare anche meno per affascinare e catturare di più l’attenzione dello spettatore.

Gli attori sono tutti eccezionali nell’interpretazione, la fotografia eccellente, artistica e Dune è comunque un film che merita di essere visto dagli appassionati del genere anche solo per gli effetti speciali, le musiche e le scene di battaglia . Non è un flop per quanto riguarda gli incassi, non è un flop dal punto di vista della la qualità, ma la speranza in un sequel con maggiore dinamismo e un approfondimento dei  personaggi renderebbe sicuramente un’eventuale saga più appassionante e intensa.

Fonte: comingsoon.it

Marco Prestipino

UniMe-ATM: le novità da ottobre

A decorrere da giorno 1 ottobre 2021, tutti gli studenti ed il personale UniMe in possesso dell’abbonamento acquistato per l’a.a. 2020/2021 potranno usufruire del servizio di trasporto ATM, semplicemente esibendolo.

Per quanto riguarda invece i nuovi immatricolati sarà sufficiente esibire la ricevuta di pagamento della tassa di iscrizione per l’a.a. 2021/2022.

Potenziamento verso Papardo ed Annunziata

Inoltre UniMe ha concordato con ATM S.p.A. un potenziamento verso i Poli universitari di Papardo ed Annunziata in concomitanza degli orari più trafficati quali quelli di inizio e fine lezioni.

“Sussidio Back to School”

Prenderà invece piede dall’11 ottobre 2021 il sussidio in epigrafe che prevede ulteriori corse che saranno integrate rispettivamente sulla linea 23 (dal Terminal Museo verso l’Annunziata  e viceversa) e sulla linea 24 (dal terminal Museo verso Polo Papardo e viceversa).

Ecco cosa prevede per:

Linee disponibili ed orari

Cliccando sui seguenti link potrai scaricare gli orari aggiornati per i Poli di tuo interesse:

Informazioni aggiornate sulle corse

Per avere tutte le informazioni sulle corse è possibile:

  • visitare il sito www.atmmessinaspa.it;
  • scaricare la nuova applicazione “ATMMovUp”;
  • e ti consigliamo inoltre di iscriverti al canale Telegram ATM Messina (clicca qui per accedere) dove potrai ricevere tutti gli avvisi sui mezzi in tempo reale.

 

Giovanni Alizzi

Fuorisede: arriva il contributo affitti 2021

Buone notizie per gli studenti fuorisede di UniMe, è stato infatti appena pubblicato il bando per la presentazione delle istanze di rimborso dei canoni dei contratti di locazione corrisposti per l’anno 2021. (Applicazione del Decreto MUR-MEF n°1013 del 30 luglio 2021 “Contributi per le spese di locazione abitativa sostenute dagli studenti fuori sede”- Art 1, commi 526 e 527 legge di bilancio 30 dicembre n.178 ).

A chi è rivolto?

La selezione è riservata agli studenti fuorisede iscritti all’a.a. 2020/2021 che soddisfano i seguenti requisiti:

  • appartenere ad un nucleo familiare con un ISEE non superiore a 20.000 euro;
  • avere una certificazione ISEE in corso di validità;
  • non usufruire di altri contributi pubblici per l’alloggio, con ciò si intende in generale anche sussidi erogati sotto forma di servizio abitativo, non solo sotto forma di contributo economico.

Come presentare la domanda

La richiesta in carta semplice dovrà essere inviata all’indirizzo email protocollo@unime.it entro il 30 ottobre 2021, utilizzando il modello di domanda allegato al  bando (pagine 3 e 4 del bando).

Oltre al modulo adeguatamente compilato, dovranno essere allegati i seguenti documenti:

  • copia di un documento di identità valido;
  • copia del contratto di locazione regolarmente registrato – ricevuta della registrazione rilasciata dall’Agenzia delle Entrate – le quietanze di pagamento dei canoni corrisposti (ricevute fiscali o bonifico delle spese di affitto sostenute);
  • copia modello ISEE corrente.

In caso di mancata presentazione della suddetta documentazione o la presentazione di un documento irregolare si avrà la perdita del diritto al rimborso.

Contatti utili e supporto

In caso di dubbi o difficoltà, l’Unità Operativa Agevolazioni e Premialità Studenti garantisce puntuale assistenza via email al seguente indirizzo: agevolazionipremistudenti@unime.it
Claudia Di Mento

Grazia Deledda: la donna che scalò l’Olimpo della letteratura

Innumerevoli sono i nomi e i volti di uomini e donne che hanno fatto dell’Italia un esempio nel panorama della letteratura mondiale, tanti da non riuscire ad elencarli tutti.

Oggi più che mai spicca un nome insolito, il ricordo dei 150 anni dalla nascita di una donna: Grazia Deledda.

La Deledda, scrittrice di origini sarde, fu la prima donna italiana a salire sulla cima dell’Olimpo sacro della letteratura con il premio Nobel assegnatole nel 1926.

La scrittrice Grazia Deledda. Fonte: parchiletterari.com

La vita di una donna rivoluzionaria

Grazia Deledda nacque nel cuore della Sardegna rurale, nella piccola cittadina di Nuoro il 28 settembre 1871, in una famiglia agiata. Il padre, Giovanni Antonio Deledda era un noto imprenditore interessato alla poesia, egli stesso componeva versi in sardo; fu anche fondatore di una tipografia. La madre, Francesca Cambosu, era una donna di rigidissimi costumi, dedita alla casa, perfetta rappresentazione della chiusa mentalità patriarcale nuorese, che successivamente porterà la stessa Grazia a ribellarsi a tali dettami culturali. Formatasi in maniera privata sotto la guida del professore Pietro Ganga, proseguì i suoi studi completamente da autodidatta.

Importante per la formazione dei primi anni della sua carriera da scrittrice di Grazia, fu l’amicizia con lo scrittore e storico sassarese Enrico Costa, che per primo ne comprese il talento. Successivamente coltivò per lungo tempo uno scambio epistolare con lo scrittore calabrese Giovanni De Nava, che vantava il talento della giovane scrittrice, relazione che sfociò successivamente in missive amorose e che terminò bruscamente con l’allontanamento da parte del poeta reggino.

Nel 1899 si trasferì a Cagliari, dove conobbe Palmiro Madesani, funzionario del Ministero delle Finanze, lavoro che successivamente lasciò per dedicarsi all’attività di agente letterario della scrittrice, ormai divenuta sua moglie. La coppia si traferì a Roma l’anno successivo, conducendo una vita appartata. Ebbero due figli: Franz e Sardus.

Nel 1903, dopo una serie di pubblicazioni minori, arrivò per Grazia la consacrazione come scrittrice attraverso la pubblicazione del romanzo Elias Portolu, il primo di una serie di fortunati romanzi e opere teatrali: Cenere (1904), L’edera (1908), Sino al confine (1910), Colombi e sparvieri (1912), Canne al vento (1913), L’incendio nell’oliveto (1918), Il Dio dei venti (1922).

Le opere della Deledda furono apprezzate da tanti illustri letterati, tra cui Giovanni Verga. Fu riconosciuta e stimata anche all’estero: David H. Lawrence scrisse la prefazione in inglese della traduzione de La Madre, ed ella stessa fu traduttrice (è sua la traduzione italiana di Eugénie Grandet di Honoré de Balzac).

Il Nobel per la letteratura e la fine di una vita

Arriva il 10 dicembre 1926: nella cornice della magnifica Stoccolma, Grazia Deledda viene insignita del più alto riconoscimento letterario, il Premio Nobel, così motivato dalla prestigiosa giuria:

“Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano.”

Divenne così la prima e unica donna italiana e la seconda nel mondo, a raggiungere la vetta dell’Olimpo della letteratura.

Grazia Deledda riceve a Stoccolma il prestigioso premio Nobel. Fonte: eco di Pavia

Dieci anni dopo il premio arrivò per Grazia la fine della sua vita: si spense il 15 agosto 1936 così come aveva sempre vissuto, con l’odore di rivoluzione e sempre pronta a rompere ogni schema.

 Tre grandi capolavori di Grazia Deledda

1) Canne al vento (1913)

“L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante.”

(Blaise Pascal, Pensieri)

Il romanzo capolavoro della scrittrice sarda affronta senza filtri tematiche dal sapore dolce-amaro: all’amore e all’onore vengono contrapposte la fragilità umana e la povertà, il ricordo della consapevolezza di un destino già segnato e impossibile da cambiare.

Riprendendo diversi spunti filosofici-letterari già trattati, la Deledda abbina sapientemente la metafora dell’uomo paragonato alla canna di Blaise Pascal, adattandolo perfettamente al protagonista, un eroe semplice quasi primitivo, sul modello del pastore errante leopardiano.

2) Elias Portolu (1903)

Amor, ch’a nullo amato amar perdona

(Dante, La Divina Commedia, Inferno, canto V)

Un romanzo dai tratti “lussuriosi”, in pieno stile dantesco: la Deledda racconta, con sapiente maestria, il ritratto dell’amore impossibile e tormentato tra due cognati attraverso il loro conflitto interiore per non cedere alla passione e quindi al peccato.

3) Cenere (1904)

   Possibile che non si possa vivere senza far male agli innocenti?

(Grazia Deledda,  La chiesa della solitudine)

Il romanzo narra la storia di una madre – o meglio – l’assenza di una madre persa dietro alla passione per un uomo e di un figlio abbandonato, cresciuto dalla matrigna benevola.

La trama percorre tutta la vita del protagonista, tra aspirazioni personali e il decadimento di un paese fino al suicidio, l’unica soluzione che pone fine alle sofferenze del protagonista e alla ricerca ossessiva della madre.

La scrittrice in un’illustrazione di Gef Sanna. Fonte: lanuovasardegna.it

 

La Deledda dovette affrontare un lungo percorso per poter dare spazio alle sue aspirazioni più profonde, alla voce interiore che la chiamava a dedicare la propria esistenza alla scrittura, soprattutto contro la società di Nuoro in cui l’unico destino delle donne non poteva oltrepassare il limite di «figli e casa, casa e figli». Grazia reagì, rivelando da protagonista la crisi epocale del mondo patriarcale (e pastorale), incapace di contenere le istanze delle nuove generazioni. Seguì una strada esemplare, facendo emergere le contraddizioni di una società in declino, senza tradirne la radice identitaria profonda che la contraddistinse.

Gaetano Aspa

V: Il viaggio apocalittico di Mannarino

Mannarino torna a galla più prepotente che mai in un disco curioso, stimolante, potente. – Voto UVM: 4/5

 

A quattro anni di distanza dal precedente album, il cantautore romano Mannarino torna con un nuovo disco dal titolo “V”, disponibile dal 17 settembre.

Prodotto dallo stesso artista e registrato tra New York, Los Angeles, Città del Messico, Rio De Janeiro, Amazzonia e Italia con il coinvolgimento di produttori internazionali, l’album è un invito ad appellarsi alla saggezza ancestrale degli esseri umani. Un disco che parla le lingue del mondo, intriso di suoni di foresta e voci indigene. Mannarino va alla ricerca della sorgente tribale dell’umanità, proposta come unico e potente antidoto contemporaneo alla brutalità del disumano.

Cover: la Donna Guerriera di Mannarino

La cover del disco raffigura una donna combattente, guerriera. L’immagine è l’unione di due elementi: la donna e la resistenza indigena fusi insieme in un’azione: quella di calarsi il passamontagna, o forse di toglierlo, immagine evocativa di un’entrata in azione, un’azione che è difesa non violenta, poetica e ispiratrice. Calarsi il passamontagna per andare in guerra o toglierlo per mostrare e difendere la propria identità? Un’immagine contemporanea che trova la sua forza in una nuova tribalità, allo stesso tempo antica e futura.

La voce delle canzoni

Ad anticipare l’album è stato il singolo Africa, con un arrangiamento ricco di strumenti etnici e cori dal gusto africano. Mannarino canta quasi sussurrando le parole che si rivolgono in maniera diretta a quella che lo stesso artista definisce un “richiamo all’irrazionalità misteriosa”.

In Congo, invece, la poesia si fa irriverente e affilata. Con i tratti di una favola moderna, l’artista romano racconta della paura dell’altro, dell’ultimo ricercato e dell’ultima principessa, in un paesino fotografato alla vigilia di Natale. Attraverso un sound tribale alternato ad alcuni accordi di chitarra, si crea una visione apocalittica, a tratti biblica che parte dai bassifondi per arrivare al cielo a smascherare la bugia di Dio.

Vengono nell’oblio e, mentre vengono, chiamano Dio
E Dio è solo un pezzo di carne legata allo spago
Fra la bocca dell’affamato e la mano del mago.

Canti di rabbia, di rivolta, di resistenza, d’amore sono lo strumento per superare l’idea di impossibilità, ingiustizia e delusione. La voce debole e isolata trova la forza di trasformarsi in grido di battaglia, di riscatto e speranza. È questo il significato di Cantaré: un inno alla voce per chi non ha voce!

Fiume Nero è una dichiarazione d’amore “alternativa”. Qui, ci si addentra nella giungla, nella carne viva dell’album: un luogo al di fuori delle leggi dello spazio e del tempo, dove l’umano si fa Dio e mischia l’acqua con la lava. Due corpi, due esistenze, due mondi si uniscono nell’infinito, fuori da qualsiasi tipo di convenzione.

In Agua e Amazònica, entrambe registrate nella regione del Tapajos, la voce delle donne indigene combattenti “As Karuanas” accompagna quella di Mannarino. La canzone è un grido calmo, bagnato di pianto, che vuole essere una chiamata al mondo ad aprire gli occhi, ricordando che l’attacco alla terra indigena e alle risorse naturali dell’Amazzonia si sta trasformando in un vero e proprio genocidio.

Mannarino: giocoliere di parole

Chiunque ascolti il cantautore romano è sicuramente a conoscenza della sua versatilità e del suo modo di giocare con le canzoni. Questa volta lo fa con Banca De New York, un esperimento ironico e allucinato, registrata tra Roma e Città del Messico. In questo pezzo l’artista è riuscito ad unire il registro più romanesco e radicale con un mondo sonoro acido e “trippy”, ispirato al Mississippi e ai campi di cotone. Originale anche se purtroppo, per tutta la durata della canzone – a tratti ridondante – ci si aspetta un exploit che sembra non arrivare mai.

Man mano che il disco scorre, si sente serpeggiare la crisi di un uomo e simultaneamente apparire l’immagine di una donna: la Dea ipnotica. In Vagabunda questa immagine esce fuori in maniera potente. Parla di un uomo che cerca rifugio e salvezza dalle sbarre del logos occidentale in una donna, personificazione dell’“eros”.

Romantica, Eretica, Erotica

È una giungla carnosa e ipnotica questa, dove la salvezza passa per il corpo e la sensualità viene dalla ribellione.

Cantare è una mossa politica!

Il viaggio continua con la canzone cosmopolita Ballabylonia, la storia di una donna Iracema, contemporanea e futura, che dalla giungla viene attirata dalle luci della grande città, della metropoli immersa in un nuovo villaggio: quello “globale”, come direbbe il sociologo McLuhan. Si accorge così di essere in un altro tipo di giungla, ma molto più pericolosa. Musicalmente Mannarino abbandona quasi del tutto i suoni ancestrali della natura, dando più spazio all’elettronica, rafforzando l’idea del passaggio della donna Iracema dal suo tranquillo villaggio alla nostra giungla post-moderna.

Con Bandida, ereditiera della patchanka di Manu Chao, ci ritroviamo davanti alla Donna indigena, ancestrale, forte, guerriera per natura, e ribelle per cultura. Questa immagine di donna è un’immagine umana che trova la sua corrispondenza più intima nel mistero della giungla: sono crollati i monoteismi, resta il mistero, l’animismo e la spinta vitale che ci porta tutti avanti. In testa, a guidare questa folla, c’è lei, colorata e furiosa.

La libertà che guida il popolo…

Lei è la fine del viaggio, l’epilogo ideale del disco. La crisi di un uomo di fronte all’immagine della donna rappresenta una crisi storica e sociale e la lotta di lei diventa un messaggio alle generazioni future.

Lei lasciò solo una scritta sul muro:                                                                                              “pagheranno caro, pagheranno tutto”                                                                                                voi picchiate duro                                                                                                                                aprite una breccia e vedrete il futuro

Adesso che il viaggio è finito e “Lei” non c’è più, ci restano i titoli di coda: Luna, una ballata struggente sulla separazione, sulla solitudine, e Paura, che rappresenta la presa di coscienza e il ritorno alla realtà. Due brani completamente in acustico, di estrema semplicità ma pieni di emotività, dalla voce calda, sicura e sussurrata.

Che io non ho paura alcuna, che io non ho paura.

È con queste semplici e struggenti parole che l’in-cantautore romano chiude il suo Viaggio. Un viaggio alla riscoperta della semplicità, della natura, della riconnessione con il proprio io, quello primordiale. Un viaggio fatto di storie: di battaglie babiloniche, fughe rivoluzionarie e amori fuorilegge, alla riscoperta di che cos’è davvero la paura.

Domenico Leonello

Qui rido io: l’esistenza come teatro


Martone dipinge magistralmente “miserie e nobiltà” di uno dei più grandi autori teatrali di sempre. Voto UVM: 4/5

 

Che la vita è un teatro è  massima proclamata dalle penne di poeti come William Shakespeare, dalle bocche di saggi di ogni tempo e luogo, ma anche verità sottintesa nei detti dei comuni mortali, incisa nel DNA di ciascuno di noi perché – come diceva Marlon Brando– ogni uomo in fondo è attore. Poi a seconda di gusti e inclinazioni personali, c’è chi intende l’esistenza come un’immane tragedia, chi come un dramma dell’assurdo senza capo né coda e altri ancora come una commedia o ancor meglio un’esilarante farsa in cui gli sforzi dell’attore sono ripagati dalla ricompensa più preziosa del suo pubblico: la risata.

Affamato dell’amore del pubblico e incapace di dividere farsa e vita vera era Eduardo Scarpetta, nome non nuovo per tanti cresciuti a pane, Miseria e nobiltà, nel mito di quel Felice Sciosciammocca con la pasta int’a sacca immortalato dal genio di Totò nella trasposizione cinematografica del ’54.  Affamato di vita e di teatro – come lo era la sua macchietta Sciosciammocca di pane – è soprattutto lo Scarpetta dipinto da Mario Martone in Qui rido io, film presentato alla 78esima Mostra di Venezia, con un magistrale Toni Servillo.

 Show must og on

Siamo agli inizi del Novecento, Eduardo Scarpetta (Toni Servillo) è l’attore e commediografo più famoso di Napoli, una personalità imponente e arrogante, un vero e proprio divo ante litteram acclamato dal pubblico e chiacchierato da tutti, prima ancora dell’avvento di Hollywood e Cinecittà.   Ma Scarpetta è prima di tutto padre, un padre sui generis: padre affezionato di Sciosciammocca, macchietta comica che soppianta a fine Ottocento la maschera di Pulcinella, padre prolifico di celebri commedie (Miseria e nobiltà, O miedeco d’e pazze, Nu turco napulitano, Na Santarella) così come di una famiglia difficile e ingarbugliata stile tribù da patriarca biblico, un’intera dinastia di talenti che incarneranno la teatralità napoletana.

Eduardo Scarpetta, discendente reale del noto Scarpetta, impersona Vincenzo, figlio legittimo del commediografo. Accanto Alessandro Manna nei panni di un piccolo Eduardo De Filippo. Fonte. amica.it

Tra tutti i De Filippo (Titina, Eduardo, Peppino), concepiti con Luisa, nipote della moglie, che non ereditano il cognome, ma sicuramente l’amore per il teatro, trasmesso quasi come un mestiere artigianale di padre in figlio, come quel Peppiniello che tutti i piccoli della famiglia – figli illegittimi compresi – a turno impersoneranno in una sorta di rito di iniziazione sancito da quel «Vincenzo m’è patre a me!». Proprio in quella battuta è condensato l’intreccio tra vita e teatro che è il focus dell’opera di Martone; nelle luci calde della fotografia di Renato Berta i due palchi – quello dell’esistenza e della commedia- si confondono : quello del povero scrivano Sciosciammocca che si finge Principe di Casador e quello del padre padrone Scarpetta che si fa chiamare zio dai piccoli De Filippo; le quinte dietro cui si nasconde all’incipit lo sguardo attento del piccolo Edoardo e la sua condizione di figlio nascosto del genio.

Toni Servillo e il bravissimo Alessandro Manna in una delle scene più toccanti del film. Fonte: madmass.it

Inizia nel teatro, nel mezzo di quella Miseria e nobiltà che è l’apoteosi di Scarpetta- e finisce sempre nel teatro inconsueto del tribunale, Qui rido io: il perno è quel palco da cui Eduardo Scarpetta non vuole proprio saperne di scendere, di rinunciare a ridere e a far ridere.

Martone scosta il sipario e inquadra solo un piccolo scorcio della vita del commediografo: il periodo difficile del contenzioso con D’Annunzio per aver parodiato il dramma La figlia di Iorio, l’avvento dei cabaret e del cinematografo che sembrano soppiantare la commedia napoletana. Certo si poteva raccontare molto di più per arricchire la trama: nella biografia di Scarpetta e della sua tribù si poteva persino pescare a piene mani per un’avvincente saga familiare (e magari qualcuno lo farà in futuro). Non era questo tuttavia l’intento di regista e sceneggiatori che hanno preferito puntare i riflettori sul teatro che è vita e sulla vita che è teatro, sul rapporto più palpabile e difficile attore teatrale/pubblico, così come padre/figlio, sullo spettacolo che continua mai uguale a sé stesso e va avanti nonostante tutto, nonostante “u scuornu” che una famiglia di teatranti come quella di Scarpetta non sa cos’è.

Felice Sciosciammocca diletta il suo pubblico. Fonte: labiennale.org

Giullare nato

«Volevo essere il re delle feste» afferma un Servillo da dolce vita ne La grande bellezza. Edonista nato, ma decisamente meno malinconico è anche l’Eduardo Scarpetta di Qui rido io, incapace di prendere sul serio persino un processo, farsesco e arrogante, prepotente persino coi suoi figli , non meno diverso per certi aspetti dal Berlusconi mondano di Loro. Insomma Servillo si rivela ancora una volta adatto a vestire i panni di personalità eccentriche e discutibili, ma c’è qualcosa in questo Scarpetta che ce lo fa amare – nonostante tutto- più degli altri personaggi ed è quella napoletanità che ha nel sangue e in questo film può far sprizzare da tutti i pori. Mentre parla con una cadenza partenopea pronunciata, mentre gesticola anche fuori dal palco, Servillo si sente a casa e si vede!

Scarpetta e Servillo a confronto. Fonte: notizie.it

Un film per tutti?

Bisogna essere amanti di Napoli, del suo teatro, dei suoi colori e della sua storia, della sua musica che suona anche nel dialetto, per apprezzare davvero il film di Martone. Bisogna conoscere una grande commedia come Miseria e nobiltà, i De Filippo e la loro storia paradossale: loro non riconoscuti dal padre – a differenza di quanto avviene nella finzione per il piccolo Peppiniello – diverranno per assurdo i figli più famosi del grande Scarpetta, segnando profondamente teatro e cinema del XX secolo.

Bisogna collegare tutti questi fili della matassa per sentire i brividi sulla pelle quando il piccolo Eduardo indicando il palco a un indisciplinato Peppino dice: «a libertà nostra sta là!». E forse tanti giovani purtroppo non conoscono questi personaggi, la loro storia, sono digiuni di teatro. O forse non serve: magari guardando il film, possono avvicinarsi a questo mondo perchè – ad ogni modo – anche i giovani sanno cos’è la vita e il teatro, in fondo, è la stessa cosa.

Angelica Rocca

 

 

Venezia 2021: il festival delle novità

1 settembre 2021: si apre uno dei festival del cinema più attesi: stiamo parlando della Mostra del cinema di Venezia! Ciò che rende questa premiazione così affascinante è prima di tutto la location: ogni anno possiamo ammirare le star che arrivano in barca al lido di Venezia- con scintillanti abiti firmati dai più grandi stilisti – portando con sé le grandi novità del cinema italiano ed internazionale. Anche questo festival, come altri, ha simboleggiato la rinascita del cinema e dello spettacolo, così fortemente danneggiato dalla pandemia.

Ma ora non dilunghiamoci oltre: andiamo a scoprire quali sono le grandi pellicole presentate e premiate alla mostra del cinema di Venezia 2021.

Film e attori premiati

Questo festival ha visto splendere prima di tutto nuovi talenti emergenti, in diversi settori. Grande rivelazione è stata senza dubbio il francese L’evenement di Audrey Diwan, Leone d’oro al miglior film, che tratta il tema dell’aborto, il cui diritto, anche se fondamentale , non è ancora tutelato al 100% in molti Stati, anche quelli più industrializzati e tecnologicamente avanzati come gli USA. La pellicola è tratta dal romanzo omonimo di Annie Ernaux.

Audrey Diwan con il suo Leone d’oro; fonte: globalist.it

Per un festival tutto in rosa, vediamo altre due donne premiate con il Leone d’argento per la miglior regia e il Premio Osella per la miglior sceneggiatura: si tratta di Jane Champion per Il potere del cane (premio inaspettato in quanto il film non era stato molto apprezzato) e Maggie Gyllenhaal,  sorella del noto attore americano Jake Gyllenhaal, per The lost daughter, il suo primo lavoro da regista e sceneggiatrice.

Maggie Gyllenhaal con il suo premio Osella; fonte: sugarpulp.it

Infine immancabile è naturalmente la coppia Sorrentino – Servillo, presente quest’anno con E’ stata la mano di Dio.  Il film, premiato con il Leone d’argento gran premio dalla giuria, ha tra l’altro fatto emergere un nuovo talento: il giovane attore Filippo Scotti, insignito del  premio Marcello Mastroianni.

Leone d’oro alla carriera

Durante quest’edizione del festival, hanno poi ricevuto il Leone d’oro alla carriera due importanti figure del cinema internazionale: Roberto Benigni e  Jamie Lee Curtis.

 Il premio non posso dedicarlo alla persona che imparadisce la mia mente – come dice Dante-  alla mia attrice prediletta Nicoletta Braschi: questo premio è suo, per cui sarai tu a dedicarlo. Abbiamo fatto tutto insieme per 40 anni, io conosco solo un modo per misurare il tempo, con o senza di te. Ce lo dividiamo questo Leone, io mi prendo la coda e a te lascio le ali. Se qualcosa di buono ho fatto è grazie alla tua luce.

Con queste poche parole, il noto attore Roberto Benigni è riuscito a far emozionare non solo tutti i presenti ma l’Italia intera, mostrando un amore sincero e profondo nei confronti di Nicoletta Braschi, moglie e compagna nella vita e nel lavoro.

Roberto Benigni con il leone d’oro alla carriera; fonte: Veneziatoday.it

Altrettanto commovente il discorso pronunciato dall’attrice Jamie Lee Curtis, nota per la sua performance nella saga di Halloween e in famosissime commedie quali Una poltrona per due e Un pesce di nome Wanda. La Curtis è da sempre stata molto impegnata socialmente per la difesa dei diritti della comunità LGBTQIA+ e delle vittime di violenza; infatti, è proprio a loro che dedica questo suo prestigioso premio. Un ringraziamento speciale è andato anche ai genitori, gli attori Tony Curtis (interprete indimenticabile di tante commedie hollywoodiane anni ’50) e Janet Leigh (nota per il suo ruolo nel film Psyco), che le hanno permesso di essere a sua volta una brava madre sempre vicina ai propri figli.

Jamie Lee Curtis con il suo leone d’oro; fonte: Luxgallery.it

La nuova coppia del momento

Tante sono state le coppie di attori, attrici e registi che hanno sfilato sul red carpet di questo festival, ma una in particolar modo ha attirato l’attenzione di tutti: stiamo parlando di Ben Affleck e Jennifer Lopez. I due erano già stati insieme in passato: dopo una relazione terminata bruscamente nel 2004, si erano allontanati per poi riavvicinarsi quest’estate. Il bacio sul red carpet di Venezia ha reso ufficialmente nota la “reunion”.

Ben Affleck e Jennifer Lopez sul red carpet; fonte: corriere.it

Un festival diverso e speciale

La mostra del cinema di Venezia di quest’anno è stata senza dubbio una premiazione un po’ diversa: anche se, da un lato, sono state mantenute delle specifiche linee anti- Covid19 , dall’altro è emersa un’ energica ripartenza del cinema accompagnata da una ventata di novità. Protagonisti della premiazione sono stati registi, attori e attrici emergenti che preannunciano una grande rinascita del settore cinematografico nell’era post- pandemica.

Ilaria Denaro

UniMe: tutto quello che devi sapere sul ritorno in aula e non solo

Un nuovo anno accademico si prospetta all’orizzonte e sono tante le novità che UniMe ha in servo per i suoi studenti. In questo articolo vedremo come sarà organizzato il rientro in aula (secondo quanto previsto dal decreto rettorale) nel rispetto della normativa vigente anti Covid-19 e tutte le opportunità che l’Ateneo offre ai suoi studenti!

Cominciamo ricordando che dal 1° settembre 2021 e fino al 31 dicembre 2021, tutto il personale universitario e gli studenti universitari, per accedere alle strutture universitarie devono essere in possesso e devono esibire la certificazione verde COVID-19 nota anche come “Green Pass”.

Inoltre, si rammenta all’intera collettività universitaria il rigoroso rispetto delle norme generali di prevenzione: distanziamento sociale, norme igieniche, nonché il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI).

Lezioni

Le attività didattiche nei poli messinesi e presso le sedi decentrate saranno svolte con le stesse modalità di seguito riportate:

  • Finalmente le lezioni potranno tornare a svolgersi in presenza.
  • Fanno eccezione i corsi di studio in cui il numero degli iscritti per ciascun anno non è compatibile con le dimensioni delle aule, di conseguenza sarà adottata la modalità blended, per garantire il distanziamento interpersonale previsto dalle normative in vigore.
    • Gli studenti dovranno dunque prenotare il posto in aula tramite l’apposita piattaforma fino al raggiungimento dei posti massimi disponibili (clicca qui per accedere alla nostra guida prenotazione e accesso in aula) e
    • scaricare l’applicazione del sistema di rilevazione presenze (“Rilevazione frequenze UniMe” disponibile sia per dispostivi Android che IOS).
    • Nel caso in cui la capienza dell’85% venga raggiunta, i restanti studenti potranno, in contemporanea, seguire la lezione tramite la piattaforma Microsoft Teams. In quest’ultimo caso sarà necessario accedere alla stanza del corso integrato da seguire (Come posso seguire le lezioni su Teams?).

Nota Bene: In ogni caso lo svolgimento delle lezioni in presenza sarà garantito per:

  1. i corsi che si tengono al primo anno,
  2.  i corsi a frequenza obbligatoria.
  • Si ricorda che per gli studenti fragili (ai sensi dell’articolo 26 del DL n. 18 del 17/03/2020, convertito con modifiche dal DL 27 del 24/04/2021) di tutti i corsi le lezioni saranno disponibili in modalità sincrona su piattaforma Teams.

Esami di profitto

  • Gli esami si terranno esclusivamente in presenza.
  • Anche in questo caso si ricorda che per i soli studenti fragili (ai sensi dell’articolo 26 del DL n. 18 del 17/03/2020, convertito con modifiche dal DL 27 del 24/04/2021) di tutti i corsi, gli esami potranno essere svolti in modalità a distanza su piattaforma Teams. Clicca qui per leggere un nostro vecchio articolo e scoprire come richiedere la modalità telematica.

Focus Microsoft Teams

Non conosci la piattaforma Microsoft Teams e non sai come utilizzarla? Le FAQs #helpME ti aiuteranno!

(clicca qui per visualizzare tutte le altre FAQs)!!

Sedute di laurea

  • Le lauree si svolgeranno in presenza con la previsione di un numero contingentato di accompagnatori.

Se le modalità di registrazione degli accompagnatori rimarranno uguali a quelle adottate per le ultime lauree in presenza (e cioè 5 accompagnatori per ciascun candidato), ecco come procedere:

Ricevimento docenti-studenti

  • I ricevimenti avverranno in presenza o da remoto, secondo le modalità concordate con il docente.

Laboratori didattici

  • Le attività relative si svolgeranno in presenza nel rispetto delle normative anti Covid-19.

Biblioteche

  • Le sedi bibliotecarie e le aule studio saranno fruibili in presenza nel rispetto delle normative anti Covid-19.
  • Il Servizio di prestito libri sarà su prenotazione dal lunedì al venerdì.

Scopri qui il servizio di prenotazione.

Tirocini e TFA

  • tirocini curricolari ed extracurricolari potranno svolgersi in presenza nel rispetto delle normative anti-contagio e delle regole e disponibilità della struttura ospitante.
  • I  tirocini  di  area  medica  all’interno  della  struttura  sanitaria,  ivi  inclusi  i  laboratori assistenziali, si svolgeranno in presenza. Le attività di dottorandi, tesisti e specializzandi di area medica e non medica si svolgeranno in presenza.
  • Per i TFA sostegno e per il Corso di Laurea in Scienze della Formazione primaria, i tirocini si  terranno  secondo  le  modalità  stabilite  dai  coordinatori  in  funzione  principalmente:  della capacità delle singole scuole di attivare la modalità blended per lo svolgimento di tale attività; della disponibilità dei singoli istituti scolastici di accogliere tirocinanti in presenza; potranno essere attivate altre modalità ritenute utili allo scopo.

Mobilità Erasmus

  • Gli spostamenti relativi al programma Erasmus per studenti, docenti e personale T.A. proseguiranno, previa sottoscrizione di apposita liberatoria, in funzione delle disponibilità e regole Covid dell’Università ospitante.
  • Gli uffici di Ateneo competenti supporteranno ciascun assegnatario di borsa per la valutazione dello specifico programma.

Riunioni organi collegiali, Convegni, Congressi e Seminari

  • Le riunioni degli organi collegiali di ogni ordine e grado si svolgeranno in presenza.
  • Le attività in merito a convegni, congressi e seminari potranno svolgersi in presenza secondo le indicazioni fornite dal decreto n. 52 del 22/04/2021.

Ripresa attività sportive ad UniMe

Accesso gratuito per gli studenti

Ottime notizie per gli amanti  dello sport! È stato infatti disposto l’accesso gratuito a tutti gli studenti dell’Ateneo Peloritano a tutti gli impianti sportivi UniMe presso la nuova palestra di Palazzo Mariani e presso la Cittadella Universitaria dell’Annunziata.

 

Il Rettore Prof. Salvatore Cuzzocrea e la paratleta messinese Carolina Costa, medaglia di bronzo nel Judo ipovedenti alle olimpiadi di Tokyo 2020, durante l’inaugurazione della nuova palestra di Palazzo Mariani. – Fonte: unime.it

Come ottenere l’accesso gratuito?

È molto semplice! Per potere aderire all’iniziativa basterà compilare il seguente modulo: Attività gratuita per studenti – Modulo per l’adesione, disponibile anche sull’App UniMe ed inviato sulla mail istituzionale o personale di ciascuno studente.

Iscrizioni “Scuola di Sport”

Sei interessato ad uno o più sport in particolare? Sono riprese le attività alla Cittadella sportiva universitaria targate SSD UniMe (Società Sportiva Dilettantistica dell’Università di Messina). Il tutto nel pieno rispetto della normativa vigente anti Covid-19.

Da lunedì 6 settembre, infatti, è ripartita la “Scuola di Sport” con l’apertura delle iscrizioni alle varie discipline sportive. Bambini, ragazzi, studenti potranno scegliere fra:

  • Baseball,
  • Basket,
  • Calcio,
  • Equitazione,
  • Ginnastica Artistica,
  • Hockey,
  • Judo,
  • Nuoto,
  • Pallanuoto,
  • Softball,
  • Tennis.

A partire dallo stesso giorno sarà possibile iscriversi anche alle attività connesse alla palestra ed ai vari corsi di Fitness, Acquafitness e Hidrobike.
Per avere maggiori informazioni e per prenotare è possibile contattare:

Giovanni Alizzi

Claudia Di Mento