Per una tazzina di caffè: in libreria arriva “Ci vediamo per un caffè”

Una lettura fresca, come una coccola sotto i fiori di ciliegio primaverili, capace di trasportare il lettore attraverso le vite, le sfide e le conquiste di ogni personaggio, caratteristici ma specchi della realtà.– Voto UVM: 4/5

 

Dalla fortunatissima serie “Finchè il caffè è caldo”, di cui solo il primo romanzo ha totalizzato 100mila copie vendute, ritorna tra gli scaffali delle librerie italiane il 28 Febbraio con il quarto romanzo “Ci vediamo per un caffè“, edito da Garzanti per la collana Narratori moderni. Pubblicato in Giappone il 14 settembre 2021 col titolo “Prima che io possa dire addio”, Toshikazu Kawaguchi ritorna con il quarto capitolo della serie del cafè giapponese più amato dai lettori, pronto a far scoprire sempre nuove storie e nuovi viaggi da intraprendere.

“Finché il caffè è caldo”: la serie che ha conquistato l’Italia

L’autore, nato a Osaka nel 1971, inizia a lavorare come sceneggiatore e regista, per poi prendere la carriera da romanziere. Il suo romanzo d’esordio, Finché il caffè è caldo, ha venduto solo nel suo paese natale oltre 2 milioni di copie. Non solo in Giappone, anche l’Italia ha apprezzato la sua penna, diventando uno scrittore amato negli scaffali tra i romanzi di Haruki Murakami e di Banana Yoshimoto.

La serie non ha di per sé un nome ufficiale, nonostante i romanzi di Kawaguchi siano accumunati dalla stessa ambientazione e da alcuni personaggi ricorrenti. Proprio per questo, la serie prende il nome dal primo titolo pubblicato nel 2015 in Giappone, tradotto letteralmente “Prima che il caffè si raffreddi“, in Italia edito da Garzanti nel 2020 col titolo “Finché il caffè è caldo”. 

Nel 2017 viene pubblicato in Giappone il secondo volume della saga “Prima che questa bugia venga rivelata“, editato in Italia nel 2021 come “Basta un caffè per essere felici”.

Solo l’anno dopo esce il continuo “Prima che i ricordi scompaiano“, pubblicato in Italia l’anno scorso con il titolo “Il primo caffè della giornata”.

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Copertine dei quattro romanzi della serie “Finchè il caffè è caldo”, edito da Garzanti. Fonte: Garzanti.

Prima che il caffè si raffreddi

Siamo in Giappone, precisamente tra i vicoli di Tokyo, dove si trova una piccola caffetteria molto particolare, probabilmente aperta nel 1874, come ci suggerisce il suo aspetto antico e non molto curato, vicino alla stazione di Jinbocho. Il nome di questo piccolo locale è Funiculi Funicula, ed ha una curiosa caratteristica: per raggiungerlo, basta seguire l’aroma intenso del caffè, varcare la soglia della porta, dove si verrà accolti dai vecchi proprietari, sedersi in un preciso tavolino, e ordinare una tazza di caffè fumante.

Ha una peculiarità che la rende speciale: è possibile tornare indietro nel tempo, rivivendo eventi passati in cui si è, probabilmente, si è presa una scelta alla quale si continua a ripensare, in cui si è rimasto in silenzio quando si sarebbe voluto dire la verità, in cui si è dato la risposta sbagliata, con il rigido limite che non si potrà andare nel passato per cambiare il presente e il futuro. Tutto ciò, deve accadere ad una sola condizione: bisogna tornare prima che il caffè si raffreddi.

Tra di loro ci sono il professor Kadokura, che ha trascurato la famiglia per il lavoro; i coniugi Sunao e Mutsuo, addolorati per la scomparsa dell’amatissimo cane; Hikari, pentita di non aver accettato la proposta di matrimonio del fidanzato Yoji; e infine Michiko, che è tornata nel locale in cui aveva incontrato il padre. Ognuno ha una storia diversa, ma tutti hanno lo stesso sguardo rivolto all’indietro, verso il momento in cui avrebbero potuto agire diversamente.

Nella vita ci sono tanti bivi. Tutti i rimpianti derivano da ciò che è accaduto in un momento che non avremmo mai immaginato potesse accadere. Quando una nostra azione porta a un risultato inaspettato, come possiamo non provare un grande rimpianto? Dopotutto, quando mai capita di avere un’altra possibilità?

L’Italia d’ispirazione

La scelta di chiamare la caffetteria “Funiculi Funicula” è stata una decisione curiosa e particolare, che rimanda alla tradizionale canzone napoletana. Non è stato di certo, però, una casualità.

Infatti, lo scrittore, in un’intervista, dichiara che:

È una canzone che ho imparato durante le lezioni di musica quando ero alle elementari. Ed esiste una famosa parodia, che è la preferita di tutti i tempi dai bambini giapponesi, che, ovviamente, non ha nulla a che fare con il testo originale. Però, quando pensavo al nome del caffè, desideravo che fosse nostalgico, e Funiculì Funiculà è stata la risposta. Questa canzone è molto conosciuta e, se inizi a cantarla, potresti iniziare a ripensare ai ricordi d’infanzia

Inoltre, Toshikaze sembra essere anche molto legato al Bel Paese. Non solo per la canzone, ma sogna di viaggiare in Italia e visitare Napoli, fare un giro per le strade partenopee e, in particolare, scalare il Vesuvio.

Intervista dello scrittore Toshikazu Kawaguchi al salone internazionale del libro di Torino 2022. Fonte: La Stampa

La caffetteria che cambia la vita

Lasciando da parte questa chicca, possiamo dire con certezza che la penna di Kawaguchi potrebbe benissimo essere paragonata ad una carezza su un foglio. E’ un racconto di vita quotidiana, che parla di persone e non di personaggi, proprio perchè non sono tanto diversi dalla realtà. Ognuno ha la propria storia, i propri dolori e i propri dubbi, e l’autore ce li propone con gentilezza, con la delicatezza di chi non vuol far rumore ma, allo stesso tempo, irrompere con fermezza nella nostra realtà costruita piano piano a fatica e voler accompagnare tra i meandri dei nostri ricordi.

Kawaguchi racconta relazioni di amanti, coppie di fidanzati, di fratelli, coniugi, rapporti tra padri e figli; di situazioni difficili, di sensi di colpa, di malinconia, di fallimenti. Tornano indietro nel tempo, consapevoli di non poter fare la differenza, ma è anche un piccolo pretesto, un modo per riavvicinarsi agli altri anche quando ormai sono già andati via. La narrazione è secca, spontanea, ma allo stesso tempo dolce e commovente, con la capacità di poter affrontare con leggerezza, senza cadere nel banale, temi dolorosi e profondi, creando personaggi umani, sfaccettati, ricchi di vulnerabilità e difetti.

Ci si chiede a quale pro dover affrontare un viaggio nel proprio passato se poi non è possibile cambiarne il destino: una cosa è certa, è molto difficile rassegnarsi all’idea che il passato non possa cambiare. Quando ognuno affronta i problemi da solo, non si riesce ad accettare un possibile fallimento, magari causati da una parola di troppo, di qualcosa detta fuori posto, di sentimenti e pensieri nascosti nel proprio intimo. Proprio per questo, l’intervento e l’aiuto di altre persone nella vita sono la chiave per superare i rimpianti.

Kawaguchi è consapevole del fatto che è davvero difficile immaginare che siano gli altri la nostra ancora di salvezza, soprattutto in un periodo così attuale in cui è sempre più raro e difficile stare vicini. La vita è piena di fallimenti, battute d’arresto e rimpianti, ma è fermamente convinto che tutti possano essere salvati con l’aiuto degli altri.

Ci vediamo per un caffè è un romanzo di conquista, capace di catturare l’attenzione e tener ancorato il lettore alla scoperta di vite di tutti i giorni. Un viaggio che supera i confini della realtà, toccando le vette della magia, che trasmette serenità e spensieratezza, tipica dell’atmosfera narrativa giapponese nata sotto profumati fiori di ciliegio. Certo, una lettura perfetta per godersi la bellezza sfuggente della primavera appena inoltrata.

 

Victoria Calvo

Guerra ucraina: le due potenze ai conti con i “proiettili all’uranio impoverito”

La guerra in Ucraina procede e l’Occidente, determinato, protrae i suoi aiuti a Kiev. Il Regno Unito, in particolare, ha deciso per l’invio di un nuovo, letale tipo di equipaggiamento: i proiettili all’uranio impoverito. Vediamo ora le loro caratteristiche, quindi perché possono essere parecchio incisivi e pericolosi, tanto per chi li utilizza quanto per chi ne subisce l’impiego.

Le ambiguità dei proiettili “speciali”

Riporta le informazioni L’Indipendente. Il 20 marzo, durante un’audizione alla Camera dei Lord, la baronessa Annabel Goldie, viceministra della Difesa, ha dichiarato:

Assieme a uno squadrone di carri armati pesanti da combattimento Challenger 2 manderemo anche le relative munizioni, inclusi proiettili perforanti che contengono uranio impoverito poiché altamente efficaci per neutralizzare tank e blindati moderni russi

Un annuncio importante per tutto il mondo, che dal conflitto sovietico è preso in causa. Scioccante per chi conosce la natura di questi mezzi, provocante forse più sgomento che gioia. Perché c’è una cosa che la baronessa ha omesso; cioè che l’impatto delle pallottole genera la diffusione di microparticelle di uranio, sì impoverito, ma diversamente radioattivo, per le persone e le cose circostanti gli spari.

La storia dei proiettili all’uranio impoverito

La storia vede i proiettili all’uranio impoverito protagonisti degli assalti occidentali in Iraq, in Kuwait e nei Balcani. E fu proprio all’epoca dei fatti, nel 2001, che Carla del Ponte, allora procuratrice capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia, definì “crimine di guerra” l’utilizzo di quegli strumenti.

Invece oggi? Per il motivo succitato, il dibattito internazionale sulla fruizione delle armi all’uranio impoverito è più che mai vivo, e queste munizioni non sono ancora state messe al bando. Solo un ristretto numero di paesi, tra cui il Regno Unito, impiega questi mezzi senza considerare i danni ambientali e fisici che possono generare.

D’altronde, pochi studi riescono efficacemente a dimostrare il legame consequenziale tra proiettili e malattie da essi scaturite; perché pochi studi sono stati condotti in merito e la correlazione non è semplice da dimostrare. Dulcis in fundo: non esistono trattati restrittivi a proposito.

Proiettili. Fonte: PxHere

La notizia incattivisce il Cremlino

Alla luce di quanto scritto, si spiegano le reazioni di Putin e del suo ministro della Difesa Sergei Shoigu alle parole della Goldie. «La Russia sarà costretta a reagire alle forniture occidentali di munizioni all’uranio» ha affermato il Presidente, mentre il membro del governo ha definito oramai «a pochi passi» lo scontro nucleare.

Tutto questo è avvenuto nel momento in cui il Capo del Cremlino e il Presidente cinese Xi Jinping si trovavano a Mosca per un dialogo, bigotto, su “negoziati e piani per la pace”. Un dialogo basato su dodici punti redatti dall’amministrazione di Jinping.

I dodici obiettivi di Xi Jinping

Di seguito elencati i dodici obiettivi, qui concentrati in brevi frasi, contenuti nel piano “per la pace” del Presidente Xi Jinping:

  1. Rispettare la sovranità di tutti i paesi.
  2. Abbandonare la mentalità della guerra fredda.
  3. Cessare le ostilità.
  4. Riprendere i colloqui di pace.
  5. Risolvere la crisi umanitaria.
  6. Protezione dei civili e dei prigionieri di guerra (POW).
  7. Mantenere sicure le centrali nucleari.
  8. Riduzione dei rischi strategici.
  9. Facilitare le esportazioni di grano.
  10. Stop alle sanzioni unilaterali.
  11. Mantenere stabili le catene industriali e di approvvigionamento.
  12. Promuovere la ricostruzione postbellica.

Gabriele Nostro

Folgorite e quasicristalli, la nuova rarissima specie chimica

La folgorite, come suggerisce il nome stesso, è un ammasso vetroso generato da una folgore. È un fenomeno incredibilmente affascinante che modella delle vere e proprie sculture similari a dei fulmini. Non a caso, è chiamata anche fulmine pietrificato. Già di per sé, la formazione della folgorite è un evento sporadico, ma negli scavi eseguiti nelle Nebraska Sandhills, negli Stati Uniti, è stato recuperato un campione di composizione anomala, ancora più singolare della folgorite “comune”. Il suo ritrovamento ha portato alla luce uno dei materiali più rari al mondo.

Indice dei contenuti

  1. Cos’è e come si forma la folgorite
  2. Gli scavi delle Nebraska Sandhills
  3. Il nuovo quasicristallo

Cos’è e come si forma la folgorite

La formazione della folgorite avviene grazie all’elevatissima temperatura sviluppata dai fulmini (circa 30000°C), che permette di fondere il quarzo (SiO2) presente nella sabbia. La scarica elettrica altera lo stato molecolare del minerale colpito, fornendo una massa vetrosa con un assetto differente. Tale massa è classificata come  Lechatelierite, un mineraloide. Essendo un mineraloide, la sua struttura non è ordinata come quella di un solido cristallino. È amorfo, molecole e atomi sono distribuiti in modo disordinato.

La sua lunghezza va da qualche centimetro a diversi metri, è tubolare ed è cava all’interno.  Il fulmine compie il percorso a minor resistenza elettrica, fornendo la tipica struttura a folgore. Il colore, solitamente grigiastro, è dovuto alle impurità presenti nella sabbia.

La folgorite si forma maggiormente nei deserti e nelle dune costiere, a causa della bassa coesione della silice presente in questi terreni. Avendo una bassa coesione, ha anche una scarsa capacità di resistere alla rottura, favorendo la penetrazione dei fulmini nel sottosuolo.

Folgorite? No, non proprio – Query Online
Queryonline.it Folgorite

Scavi delle Nebraska Sandhills

Un gruppo di ricerca dell’Università di Princeton, guidato dal geologo Luca Bindi, docente di mineralogia e cristallografia presso l’Università di Firenze, nel 2008 entra in possesso di un frammento estremamente singolare di folgorite. Viene ritrovato durante gli scavi nelle Nebraska Sandhills, negli Stati Uniti. La sua genesi, non essendo stata osservata da nessuno, è incerta. Si pensa che possa essere dovuta ad un fulmine o alla scarica di una linea elettrica. Il frammento è di 2 metri e 8 centimetri e si è formato ad una temperatura di 1700°C circa. Tale frammento è così speciale perché nasconde al suo interno un quasicristallo  estremamente raro.

Wikipedia.org Luca Bindi

Il nuovo quasicristallo

A differenza dei solidi cristallini, che presentano una struttura ordinata e ripetitiva, i quasi cristalli dimostrano un certo ordine, ma senza nessun tipo di ripetizione. Questo pattern così raro è dovuto alla loro particolare simmetria. Vengono scoperti nel 1984 da Dan Shechtman, vincitore del Premio Nobel per la chimica nel 2011. Le ricerche vengono proseguite da Luca Bindi. «Quindici anni fa fui io a scoprire che tale materiale esisteva anche in natura, grazie all’individuazione del quasicristallo in un campione di meteorite conservato nel Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze. Dopo quello, abbiamo scoperto altri quasicristalli di natura extraterrestre e il primo di natura antropica, formatosi nel processo di detonazione del primo test nucleare condotto dagli Usa nel 1945: tutti prodotti in condizioni di pressioni e temperature estreme in nano-secondi».

Wikipedia.org Modello atomico di un quasi cristallo

 

Pressioni e temperature, raggiungibili con una scarica elettrica. La genesi del quasicristallo ritrovato negli scavi effettuati negli Stati Uniti è infatti similare. La sua formula molecolare è Mn72,3Si15,6Cr9,7Al1,8Ni0,6  e ha un’insolita simmetria a 12 (rispetto alla maggior parte dei quasicristalli che hanno una simmetria a 5). La sua composizione, per essere originato da una folgore, è anomala. Oltre alla silice sono presenti tracce di metalli. Luca Bindi e il suo gruppo, riconducono questa anomalia alla presenza di una linea elettrica nelle vicinanze, che può aver partecipato al processo. In particolare, i metalli derivanti dalla linea elettrica sono il manganese, il cromo, l’alluminio e il nichel.

La scoperta di questa specie così rara, è un prezioso traguardo per la ricerca inerente ai quasicristalli, parte integrante dei processi industriali per la produzione di utensili di tutti i giorni.

Asia Arezzio

 

 

Bibliografia

ilmeteo.net

wikipedia.org

lescienze.it

Attiva su Esse3 la procedura di prolungamento A.A. 2021/2022

Dal 14 Marzo 2023 l’Università degli Studi di Messina ha messo a disposizione su Esse3 la procedura per aderire al prolungamento anno accademico 2021/2022 per i laureandi di marzo e giugno 2023, per agevolare studentesse e studenti nel completare il proprio percorso accademico.

Gli studenti interessati dovranno comunicare la propria volontà esclusivamente tramite la propria Area riservata Esse3 accedendo e iscrivendosi all’iniziativaPROLUNGAMENTO ANNO ACCADEMICO 2021/2022 cd Decreto Milleproroghe”. Qualsiasi altra modalità di comunicazione per aderire al prolungamento dell’A.A. 2021/2022 NON saranno prese in considerazione.

Procedura prolungamento

Per poter aderire alla procedura, innanzitutto, bisogna accedere con le credenziali al portale web dedicato ai Servizi Esse3 per gli Studenti UniMe. Dunque, aprire il menù a tendina posizionato in alto a destra e selezionare la voce Iniziative / Bandi. Ecco qui un esempio.

menù a tendina esse3

Scegliere nella lista tra le iniziative/bandi disponibili “PROLUNGAMENTO ANNO ACCADEMICO 2021/2022 cd Decreto Milleproroghe” e cliccare, quindi, l’icona segnata in rosso.

bando procedura prolungamento anno accademico

 

Dopodiché, una volta aperta la pagina del Dettaglio Iniziative / Bandi riguardante la procedura, selezionare Iscrizione all’iniziativa/bando per confermare.

accettazione bando procedura prolungamento anno accademico

I destinatari della proroga

Potranno, quindi, usufruire della proroga anche le studentesse e gli studenti regolarmente iscritti all’anno accademico 2022/2023 che intendono laurearsi a MARZO/GIUGNO 2023 e hanno sostenuto esami e attività formative come previste dal proprio piano di studio tra gennaio e giugno 2023.

Pertanto, dopo il conseguimento del titolo, per coloro che avranno manifestato la volontà di beneficiare del prolungamento dell’A.A.2021/2022, verranno adottate opportune misure informatiche sul sistema Esse3 per effettuare la trasposizione all’A.A. 2021/2022 degli esami con voto e delle attività formative sostenute e superate nell’anno accademico 2022/2023. Altresì, si ricorda che i laureandi che hanno concluso tutte le attività formative (incluse idoneità e tirocini) entro il 31 dicembre 2022 sono direttamente abilitati a conseguire il titolo per l’A.A. 2021/2022 e non dovranno effettuare la procedura sopra descritta.

Per tutti coloro che sono stati ammessi alla fruizione della proroga dell’A.A. 2021/2022 e che risultino impossibilitati al conseguimento del titolo entro marzo/giugno 2023, per qualsiasi motivo, dovranno comunicare alla propria Segreteria Studenti la rinuncia alla laurea calendarizzata in proroga e saranno tenuti al pagamento della contribuzione dovuta per l’intero Anno Accademico 2022/2023.

Rimborso tasse universitarie 

Invece. per gli studenti già iscritti all’A.A. 2022/2023 che, per effetto del cd. Mille proroghe, conseguiranno il titolo per l’A.A. 2021/2022 e avvieranno le procedure per una nuova immatricolazione ad un Corso di Laurea UniMe di I o II livello, entro 30 giorni dal conseguimento del titolo, usufruiranno di una compensazione delle somme già versate all’Ateneo, senza aggravio di mora per immatricolazione oltre i termini e con la possibilità di presentare l’ISEE-U senza ulteriori oneri per tardiva sottoscrizione della DSU. Di conseguenza, le somme corrisposte all’Ateneo per l’A.A. 2022/2023 a titolo di contributo onnicomprensivo annuale calcolato al 50% non costituiranno in nessun caso oggetto di rimborso.

Victoria Calvo

Bresh: un “guasto” che non dispiace

Sarò con le braccia sempre in aria, con l’ultimo grido appesoPer distruggere il silenzio, per fare crollare il cieloCorro verso la tua stella fino a che non l’avrò presa

Per le strade di Genova, un giovane artista di nome Andrea Brasi, ma da tutti conosciuto con il pseudonimo di Bresh, ha mosso  i suoi primi passi nel mondo della musica, ma in fondo come non può ispirare la città portuale che ha cresciuto autori come Fabrizio De Andrè, Eugenio Montale, Gino Paoli e tanti altri che hanno lasciato una impronta nel cuore di tutti noi.

Bresh, classe 1996, inizia a intraprendere la sua carriera a soli  15 anni nel 2012, con il suo primo mixtape intitolato Cambiamenti, e nel 2013 pubblica un secondo progetto dal titolo Cosa vogliamo fare. In questi due primi lavori, Bresh si fa accompagnare da diversi artisti che come lui stanno cercando di affermarsi nel mondo della musica, tra cui il talentuoso Izi.

Ogni tanto, Bresh ci sorprende con l’uscita di qualche singolo, uno di questi è Guasto D’amore, un inno al Genoa, la squadra del cuore del rapper. Il brano si è posizionato fin da subito primo in classifica su alcuni servizi musicali.

Bresh
Bresh. Fonte: ticketmaster

Oro blu (2022)

Il secondo album di Bresh, pubblicato il 4 Marzo 2022, è composto da 12 canzoni, e tutte contengono la firma del nostro protagonista. L’album non contiene solo la voce del rapper genovese, ma anche di alcuni suoi colleghi come Rkomi, Psicologi, Izi, Massimo Pericolo, Tony Effe, Francesca Michielin.

  1. Ulisse
  2. Andrea
  3. Parli di me (feat. Rkomi)
  4. Come stai (feat. Izi)
  5. Angelina Jolie
  6. Alcool & acqua (feat. Psicologi)
  7. Svuotatasche
  8. Amore (feat. Greg Willen)
  9. Caffè
  10. Fottiti (feat. Tony Effe)
  11. Se rinasco (feat. Massimo Pericolo, Crookers)
  12. La presa b e la presa male

Il 22 luglio, Bresh regala ai suoi fan una traccia bonus: “Il meglio di te“, un brano molto interessante. L’artista, spiega che la canzone rappresenta la giornata “tipo” di tutti i ragazzi che non sanno cosa li aspetti “domani”.

Davanti agli altri non ti riesco a dire quello che voglio
Soltanto il meglio di te tutto per me

L’unica certezza per i millenial e la generazione Z sono i piccoli gesti, che fanno capire com’è realmente una persona, togliendo per un momento le paure di un futuro troppo incerto.

Bresh
Bresh. Fonte: billboarditalia

Che io mi aiuti (2020)

Primo album d’esordio di Bresh, Che io mi aiuti è stato pubblicato il 14 Febbraio 2020, e ristampato il 24 Luglio dello stesso anno col titolo Che io ci aiuti e con una aggiunta di 16 brani inediti. Nei due dischi troviamo dei featuing con Rkomi, Izi, Tedua, Vaz Tè, Giaime, Ketame 126, Garelli. Il tema principale di questo disco è l’amore, che come la nostra società è troppo sfuggente e difficile da raggiungere.

Non sai quanto darei per restare con te
Ma poi non lo farei perché ci tengo a meE ti direi fai il biglietto per teIo ho una tratta prenotata, Disoriental Express

Bresh non rientra nel concetto classico di “rapper”, la sua musica e i suoi testi si legano alla musica d’autore, scomparsa ultimamente in questo mondo ormai troppo ipervelocizzato. La penna di Bresh scappa dall’Hype e dalla fama. E immergendoci nel suo mondo, potremo ascoltare un mix di generi, tra cui elementi melodici. I testi sono profondi, versi della tipica poesia moderna ma con un tocco in più, che vanno a colpire i nostri cuori, – a differenza di altri suoi altri colleghi che oramai vanno a perdersi nel commerciale.
Bresh stesso, ha affermato di avere un legame artistico con Faber, chissà se anche lui, durante la sua adolescenza si è recato in via del campo a Genova, in cera di ispirazione per la sua arte.

 

Alessia Orsa

Francia, approvata la riforma delle pensioni senza il voto del parlamento

La prima ministra della Francia Elisabeth Borne, dopo aver partecipato alla quarta riunione in 24 ore insieme ai ministri del governo e al Presidente della Repubblica francese Macron, ha comunicato all’assemblea nazionale (la più importante dei due rami del parlamento francese) la volontà di voler usufruire del comma 3 art.49 della Costituzione, per forzare l’approvazione della riforma delle pensioni.

L’articolo permette a chi detiene la carica di primo ministro di far approvare un testo di legge in materia finanziaria o di finanziamento al welfare senza passare da una votazione parlamentare, tramite l’approvazione del Consiglio dei ministri.

Una scelta politica molto rischiosa

Proteste nell’assemblea nazionale. Fonte: Il Post / Thomas Padilla

La proposta di legge era passata senza problemi al Senato, dove il governo può contare su una maggioranza più solida, ma il risultato del voto nell’assemblea nazionale si proiettava come molto incerto. Fondamentale sarebbe stato l’appoggio del partito dei Repubblicani (centro-destra), che negli ultimi giorni non si era pronunciato compattamente e che si sarebbe potuto dividere.

Pochi minuti prima di prendere la decisione, Macron ha tenuto colloqui con importanti figure politiche del Parlamento, ma la situazione prospettatagli non dava nessuna garanzia sull’approvazione. Pare che lo stesso Macron avesse descritto, durante il Consiglio dei ministri, come «troppo importanti» i rischi finanziari ed economici nel caso in cui la legge fosse stata respinta.

Con questa mossa di Realpolitik, il Governo mette la sua esistenza nelle mani del Parlamento; nelle 24 ore successive i deputati possono presentare una mozione di sfiducia, che se dovesse ottenere la maggioranza determinerebbe la caduta del governo e il ritiro della legge. In caso contrario, la legge proseguirebbe il suo iter, passando dal Senato e successivamente dall’Assemblea nazionale, dove il governo applicherebbe di nuovo il meccanismo di cui all’articolo 49 della Costituzione.

Ad oggi, è prevista la presentazione di due mozioni di sfiducia, una proveniente dal Rassemblement National di Marine Le Pen e una da sinistra, dalla France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon; tuttavia, la stampa francese è molto scettica sulla possibilità che si arrivi ad una maggioranza in parlamento, visto che il partito dei Repubblicani (il più importante di centro-destra) ha già annunciato che non voterà le mozioni.

La madre di tutte le riforme

La legge in questione ha causato grandi proteste e scioperi all’interno del Paese sin da fine gennaio, per il punto principale che consiste nell’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni. L’aumento di 2 anni si verificherebbe progressivamente, con un incremento lavorativo di 3 mesi l’anno fino al 2030. Ad oggi, il sistema pensionistico della Francia è molto vantaggioso e in media permette di andare in pensione a 63 anni, ma a preoccupare il governo è la sua tenuta.

Durante i dibattiti tenuti in Parlamento negli ultimi mesi,  lo spettro della bancarotta del Paese è stato costantemente brandito dall’esecutivo, con il ministro delegato ai Conti pubblici Gabriel Attal che ha garantito l’aumento di 500 miliardi di debito aggiuntivo nel caso in cui la riforma non fosse stata approvata.

L’attuale Presidente della Repubblica Emmanuel Macron ha definito la riforma delle pensioni come «la madre di tutte le riforme» e sta tentando di legare la sua eredità politica all’esito di questa legge. Lo stesso presidente della Repubblica si è definito “riformatore” (Francia come start-up nation) con obiettivo di trasformare la nazione per renderla più anglosassone: al centro il lavoro e la produttività, considerati fondamentali per rendere la Francia competitiva a livello globale.

I giovani francesi contro la riforma per preservare il welfare state

Questa visione si scontra con l’importanza quasi identitaria che i francesi danno al welfare state. La società francese dà ontologicamente poco valore alla vita lavorativa. A questa caratteristica si è aggiunto il cambiamento che le nuove generazioni di tutto il mondo stanno portando nel rapporto con il lavoro, che è visto più come un ostacolo al benessere della persona. Giovani che hanno avuto un ruolo molto importante negli scioperi degli ultimi mesi, a sottolineare come lo stato sociale riguardi tutta la popolazione e non sia teatro di scontro generazionale.

Alla necessità di trovare fondi per garantirsi pensioni nel futuro, i giovani francesi propongono come soluzione una più aggressiva tassazione  verso i grandi patrimoni.

Giuseppe Calì

Salmo non sei Johnny Rotten!

Salmo
Le Carie non sono i Sex Pistols e Salmo non è Johnny Rotten ma tutto ciò merita un ascolto! – Voto UVM: 3/5

 

Prego, sedetevi comodi: Salmo ha iniziato un nuovo show! È uscito stanotte TRE – Vol. 1, il nuovo progetto di Salmo insieme alla sua band Le Carie.

Nei giorni scorsi, il rapper, aveva appeso in giro per Milano volantini e cartelloni che annunciavano l’apertura di un nuovo studio dentistico, Le Carie, situato in “Via Del Tutto Straordinaria”.

Tutto ciò altro non è che una trovata di Salmo per pubblicizzare questo su nuovo progetto. Ma allora perché tanto scalpore?

Salmo: originale o commerciale?

Il rapper, fin dall’inizio della sua carriera, ha sempre criticato un certo tipo di marketing musicale, – quello di Fedez per intenderci, – e adesso, “in via del tutto straordinaria” se ne esce con un espediente simile.

Proprio qualche anno fa in un’intervista, Lebonwski (alter ego di Salmo) aveva affermato che mai e poi mai avrebbe preso il lavoro di Fedez come punto di riferimento; ed invece eccoci qua.

L’eccentrico Salmo, dopo l’esperienza a Sanremo, dove ha partecipato come ospite e come producer, – sia per il brano “Egoista” di Shari, in gara al Festival, sia per Fedez, – ha deciso, dopo quasi un anno da BLOCCO 181, di lavorare ad un nuovo progetto insieme alla sua band, formata da Jacopo Volpe, Dade, Frenetik, Marco Azara, Verano, Carmine Iuvone e Damianito.

Punk, rock, metal…Sex Pistols!

Sono tre i singoli che Salmo ft. Le Carie hanno fatto uscire questa notte: TU X ME, BUGIARDO, UN ATTIMO; e se non brillano per il contenuto dei testi, sicuramente meritano almeno un ascolto per il sound, che ricorda molto i Sex Pistols ai tempi di Johnny Rotten.

Quasi dieci minuti di puro punk, in cui Salmo fa quello che gli riesce meglio: sfottere tutti e divertirsi nel farlo!

“Scegli tu per me, scegli che io di tempo non ne ho:
ho un importante aperitivo con gli amici del calcetto” (da Tu x Me)

Salmo ma che ci combini?

La versatilità stilistica del rapper ormai la conosciamo tutti, basti pensare ad Unplugged, dove l’artista, accompagnato proprio dai membri di Le Carie, ha lasciato tutti a bocca aperta, evidenziando ancora una volta il suo talento che oltrepassa i confini del rap.

Detto ciò, non ci resta che attendere e capire la forma che prenderà questo nuovo progetto del rapper. Nel mentre, buona pogata!

 

Domenico Leonello

 

Fallita la Silicon Valley Bank: le ripercussioni sul mercato mondiale

Venerdì scorso, la Federal Deposit Insurance Corporation, l’Agenzia americana che gestisce fondi del bilancio federale e fornisce assicurazioni sui depositi bancari, ha annunciato il fallimento della Silicon Valley Bank (SVB). I suoi clienti, spaventati dalle voci di possibili crolli, avevano iniziato a ritirare i propri soldi dai conti correnti, creando una reazione a catena.

Si tratta del secondo maggiore fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti dopo quello della Washington Mutual nel 2008. Proprio per l’entità del fallimento, si teme un effetto domino che può non solo coinvolgere l’intero settore bancario americano, ma anche avere ripercussioni sui mercati finanziari e sulle borse europee.

La banca di Silicon Valley

La Silicon Valley Bank è stata fondata nel 1983 da Bill Biggerstaff e Robert Medearis ed aveva sede nella zona della Silicon Valley, nella parte meridionale della California. Inserita nell’elenco delle maggiori banche degli Stati Uniti, era la più grande banca della Silicon Valley basata su depositi locali, con una quota di mercato del 25,9% nel 2016, ed era diventata la sedicesima banca americana per dimensioni: a fine 2022 contava 209 miliardi di dollari di asset e circa 175,4 miliardi di depositi.

La banca era specializzata nel finanziare startup del settore tecnologico e hi-tech, fornendo molteplici servizi a società di capitale di rischio, finanziamenti basati sui ricavi e società che investono in tecnologia e biotecnologia, e anche servizi di private banking per persone fisiche con un patrimonio netto elevato. La banca operava da 29 uffici negli Stati Uniti e nel resto del mondo.

Sede della Silicon Valley Bank. Fonte: pymnts.com

Il motivo del crack

Le cause del fallimento della Silicon Valley Bank derivano soprattutto dall’aumento dell’inflazione. La banca ricorreva generalmente alle obbligazioni per far fruttare il denaro depositato dagli investitori, come del resto è prassi per il settore. Tuttavia, per far fronte all’incremento dell’inflazione, la Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, ha applicato delle politiche monetarie restrittive.

Una delle ragioni della crisi risiede nel fatto che l’istituto di credito ha investito circa 91 miliardi di depositi in titoli legati ai titoli di Stato americani che sono stati svalutati, perdendo circa 15 miliardi.

Inoltre, l’aumento dei tassi ha spinto i clienti a investire i propri risparmi in prodotti finanziari che rendono di più rispetto ai conti correnti, mentre alcune società di venture capital hanno consigliato alle aziende di ritirare i propri soldi dall’istituto. Il tutto si è tramutato in un’ondata di prelievi, o come viene chiamato in economia “corsa agli sportelli”, che ha portato ad un fallimento avvenuto in meno di 48 ore.

L’ondata di prelievi che si è verificata la scorsa settimana ha causato il fallimento anche di altre due banche: la Signature Bank e la Silvergate Bank, più piccola ma nota per i suoi stretti legami con la comunità delle criptovalute. La Signature Bank di New York è la ventunesima banca degli Stati Uniti, con attività stimate a 110 miliardi di dollari alla fine del 2022 e 88 miliardi di dollari di depositi. Entrambi hanno chiuso volontariamente per evitare un effetto a catena su tutto il sistema bancario statunitense.

Anche il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si è pronunciato domenica 12 Marzo sulla questione.

Il popolo americano e le società americane possono essere sicuri che i loro depositi bancari sono a loro disposizione quando ne hanno bisogno. Sono fermamente impegnato a chiamati a rispondere a pieno i responsabili di questo disastro ed a continuare i nostri sforzi per rafforzare il controllo e il regolamento delle banche più grandi in modo che non siano più in questa posizione

Il Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden. Fonte: The Washington Post

Una nuova crisi finanziaria in Europa?

L’effetto della crisi bancaria americana ha contagiato anche in Europa. Un lunedì nero per le Borse europee ed anche per Milano, con il Ftse Mib che crolla del 3,2%, affossata dalle banche: Bper -7,2%, Banco Bpm -6,3%, Intesa Sanpaolo -5,4%.

Il Paese più coinvolto fuori dai confini americani resta la Gran Bretagna, che però si è mossa repentinamente per arginare i rischi. Il colosso londinese HSBC ha annunciato l’acquisto con effetto immediato della filiale inglese della SVB al prezzo simbolico di una sterlina. Secondo il Financial Times, la filiale gestiva depositi per quasi sette miliardi di sterline, servendo circa un terzo dell’economia delle imprese e dell’innovazione dell’intero Paese. Mentre le autorità statunitensi cercavano di contenere il crollo, il primo ministro britannico Rishi Sunak ha trovato un’ancora di salvezza per le centinaia di startup che dipendono dalla banca per i finanziamenti.

C’è davvero da preoccuparsi?

Oltreoceano non si assisteva a una simile concitazione dalla crisi del 2008, ma non sussiste paragone. Il terremoto che ha investito Silicon Valley Bank si inserisce in un perimetro ben definito e il suo epicentro è da ricercare alcuni anni addietro, all’epoca in cui la valle californiana del silicio stringeva un sodalizio di ferro tra gli istituti bancari e le startup attive nel settore tech.

Nonostante ciò, la maggior parte degli analisti finanziari al momento ritiene che non ci troviamo di fronte a una minaccia alla stabilità finanziaria paragonabile a quella, drammatica, di allora. I motivi sono diversi. Prima di tutto, pochissime banche hanno una così alta concentrazione di attività in un solo settore come SVB. Inoltre, in quanto banca regionale la SVB era regolamentata in modo meno rigoroso rispetto ad altre banche statunitensi delle sue dimensioni.

Victoria Calvo

Ficarra e Picone: “incastrati” un’altra volta

La seconda stagione di “Incastrati” svela tutti i misteri lasciati in sospeso dalla prima. – Voto UVM: 5/5

 

Sono tante le uscite previste per il mese di marzo, e tra queste non possiamo non annoverare il quarto capitolo della saga di John Wick al cinema, la terza stagione di The Mandalorian su Disney+ ma, soprattutto per gli amanti della commedia italiana, non possiamo dimenticare la seconda stagione della serie evento Incastrati, scritta, diretta e interpretata dal celebre duo comico Ficarra e Picone e trasmessa in streaming sulla piattaforma Netflix.

Ma prima di tuffarci nei meandri di questa nuova stagione ripercorriamo le vicende della prima, tanto acclamata dalla critica!

Dov’eravamo rimasti?

Salvo e Valentino, due tecnici della TV, dopo una serie di “piccoli equivoci senza importanza”, ed una serie di scelte sbagliate, saranno costretti ad abbandonare la loro tranquilla quotidianità e si ritroveranno a collaborare all’interno di una pericolosa cosca mafiosa. Con la morte costantemente alle spalle riusciranno, nonostante le mille difficoltà, a farsi proteggere dalla polizia e ad uscire sani e salvi dalla loro angosciante situazione di “incastrati”.

Ma già al termine di questa prima stagione, nonostante l’inevitabile lieto fine, si era da subito intuito che aria di mistero aleggiava ancora sui poveri protagonisti e che questi ultimi non fossero ancora del tutto al sicuro.

Ficarra e Picone
Ficarra e Picone in ostaggio in una delle prime scene della nuova stagione. Fonte: Netflix

Ficarra e Picone: un esperimento più che riuscito…

Il duo comico siciliano colpisce ancora! Fedeli al loro stile, dopo trent’anni di carriera, mettono già da subito le basi e l’entusiasmo per l’arrivo di una nuova intrigante stagione.

Incastrati è, infatti, frutto di un doppio esperimento effettuato da Ficarra e Picone che non solo li ha fatti approdare sul piccolo schermo ma che per di più gli ha fatto prediligere il mondo seriale al classico film, tra l’altro tramite l’ormai famosissima piattaforma Netflix.

Una nuova avventura che ha permesso a ben 190 Paesi di godere dell’ormai iconica e personale comicità del duo siciliano più famoso d’Italia, che come sempre sa far emozionare il suo pubblico, denunciando in maniera alquanto originale, quella “montagna di merda” che è la mafia; argomento trattato già diverse volte dai due in capolavori quali Nati stanchi e La Matassa.

Ficarra e Picone
Toni Sperandeo e Ficarra e Picone in una scena della seconda stagione di “Incastrati”. Fonte: Netflix

Il primo è sempre meglio? Non in questo caso

La seconda stagione di Incastrati svela tutti i misteri lasciati in sospeso dalla prima, e chiude ufficialmente questa nuova avventura di Ficarra e Picone.

Le vicende di questa nuova stagione sono anche più intense e lasciano infatti più spazio ai sentimentalismi e alle emozioni. Il fulcro della vicenda non è più esclusivamente il nuovo guaio in cui si ficcano Salvo e Valentino, nuovamente presi in ostaggio da quei mafiosi, ma sono i rapporti affettivi che legano i diversi personaggi: l’amore tra Valentino e la madre, o tra Valentino e Agata (Marianna Di Martino), la presenza del figlio piccolo di Agata e il riavvicinamento tra Salvo ed Ester (Anna Favella).

Addirittura, si assiste anche all’evoluzione di alcuni personaggi, come nel caso di Tonino (Tony Sperandeo), e all’approfondimento di altri, come nel caso della signora Antonietta (Mary Cipolla).
Ma soprattutto si assiste a svariati e inaspettati colpi di scena. Insomma, è proprio il caso di dire che le sorprese non mancano in questa nuova stagione che, a discapito di quello che spesso avviene con i sequel, si è dimostrata addirittura più emozionante della prima!

Ficarra e Picone: il duo comico siciliano che non delude mai!

Cos’altro aggiungere? Accompagnati da un cast d’eccezione, che ci fa ritrovare anche in questa stagione nomi come Mary Cipolla, Domenico Centamore, Tony Sperandeo, Maurizio Marchetti, Sergio Friscia, Filippo Luna, Leo Gullotta e la straordinaria ed esilarante partecipazione del duo Toti e Totino, Ficarra e Picone sono tornati: brillanti e inimitabili come sempre!

 

Marco Castiglia

Addio baby influencer? Dalla Francia una proposta a tutela dei più piccoli

Lo shareting, crasi tra sharing (condividere) e parenting (fare i genitori), è la pratica genitoriale di condividere sui social spezzoni di vita dei propri figli minorenni. Si pone alla base del fenomeno dei baby influencer: dei suoi vantaggi (like e profitti facili per chi condivide) e dei suoi svantaggi (disagi -in varietà e in varie età- per chi “è condiviso”). Vediamo ora, particolarmente, cosa di controverso rivelano gli studi scientifici sull’abitudine: quindi perché e in che misura, in Francia, un deputato ha proposto una stretta legale a proposito.

Baby influencer, i danni cerebrali

Riporta le informazioni Ultima Voce. Un bambino che è reso “personaggio pubblico” può subito soffrire di un disturbo identitario: psicologico e sociale. Passando molto tempo sotto le pressioni di uno smartphone, un piccolo rischia di confondere la dimensione reale e virtuale, creando per sé un mondo promiscuo.

In tale mondo promiscuo le difficoltà nei rapporti si possono moltiplicare. Le relazioni con lo spazio, il tempo e le altre persone possono diventare snervanti e ansiogene.

Ma probabilmente è un altro il guaio più grande dello shareting

Baby influencer come vittime pedopornografiche

Leah Plunkett, nel suo libro Sharenthood: Why We Should Think before We Talk about Our Kids Online, ha focalizzato, in merito al tema, il problema della diffusione di informazioni riservate.

Tutto ciò che viene pubblicato su un profilo aperto diventa di dominio comunitario. E la cessione della privacy, soprattutto se di un infante indifeso, lascia sempre a un’incognita il punto della sicurezza personale.

Gli hater acquisiscono la facoltà di attaccare verbalmente (o attraverso tastiera) il condividente e/o il condiviso. Ma assai più inquietante è l’ombra della pedopornografia; poiché, secondo uno studioil 50% delle foto che circolano sui forum pedopornografici sono state inizialmente condivise dai genitori.

Baby influencer
Baby influencer. Fonte: HealthDesk

In Francia una decisa presa di posizione

Riporta le informazioni Notizie.it. In Francia è stato Bruno Sruder, deputato di Renaissance, a lanciare la proposta di imporre un divieto per la pubblicazione di foto e video di minori sui social, dichiarando:

I primi due articoli stabiliscono che la protezione della vita privata è uno dei compiti dei genitori, che devono associare il figlio alle scelte che lo riguardano. Il messaggio per i genitori è che il loro compito sia anche quello di proteggere la privacy dei figli. In una società sempre più digitalizzata, il rispetto della privacy dei minori è ormai imprescindibile per la loro sicurezza, il loro benessere e il loro sviluppo

Sruder ha trovato solidarietà tra i colleghi. Infatti, il Parlamento francese ha approvato il disegno di legge adottato in prima letture dall’Assemblea nazionale lunedì 6 marzo. La Francia, d’altronde, è sempre stata in prima linea per la “difesa digitale” dei minori.

Nel Paese, pochi giorni fa, è stata accettata la proposta di alzare a 15 anni l’età minima per avere accesso ai social. Inoltre: dapprima di oggi i maggiorenni possono denunciare i genitori che hanno diffuso loro immagini senza consenso, abbonando loro sino a un anno di detenzione e 35mila euro di multa.

Dalla Francia all’Europa

Dalla Francia il moto potrebbe espandersi in Europa, coinvolgendo pure l’Italia. Perché, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, a novembre 2022 l’Autorità garante per i diritti dell’infanzia avrebbe posto la questione all’attenzione della premier Giorgia Meloni.

L’appello di Carla Garlatti, dal 2020 Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, è ancora “senza risposta”; ma chissà che non ne riceva una proprio in questi giorni, quando gli occhi sulla questione sono più concentrati.

Gabriele Nostro