“Innamorato”: la probabile redenzione di Blanco

Dirompente, innovativo e malinconico, ma non ancora pienamente maturo. Voto UVM: 4/5

 

Venerdì scorso è uscito il nuovo album di Blanco (al secolo Riccardo Fabbriconi) Innamorato, un anno dopo l’album d’esordio Blu celeste che ha scalato le classifiche anche grazie ai singoli già noti Notti in bianco e Ladro di fiori, con cui è entrato in modo dirompente nella scena musicale italiana.

L’album, prodotto interamente dal suo fidato collaboratore Michelangelo e anticipato dal singolo L’isola delle rose, presenta delle sonorità inedite, spaziando dal pop alternative a parti rap tipiche del giovane artista (ricordiamo che è nato il 10 febbraio del 2003).

Fare un disco così a vent’anni non è mai un’operazione semplice poiché, è molto facile scadere nella banalità e nella ridondanza dei concetti. Blanco invece, riesce a ribaltare questa prospettiva poiché ogni canzone rappresenta molteplici sfumature del suo carattere forte e sognatore e ancora una volta, ha deciso di mettersi a nudo.

Il concept dietro al disco

Se in Blu Celeste abbiamo visto il lato più esuberante di Blanco (salvo la title track dai toni molto malinconici), in questo disco l’atmosfera tenta di farsi più immersiva, sviscerando quelli che sono i pensieri di un giovane innamorato per l’appunto.

Tra la delicatezza e la sfacciataggine, Blanco affronta il tema della paura in più tracce, in particolare in Anima Tormentata e La Mia Famiglia dove da sfogo a pensieri prettamente tipici di un ragazzo che, avviandosi verso l’età adulta, cerca lecitamente di darsi delle risposte, confidando di potersi rifugiare all’interno del proprio nido nonostante riconosca di essere cambiato.

Chi lo sa
A cosa serve essere ricchi se la fedeltà e l’amore non lo compri
Mi chiedo chi lo sa
Chiuso in una stanza d’albergo
Chi lo sa
Che non è quello che volevo
Chi lo sa
Se questa vita è vera oppure artificiale
Non è naturale
(Anima Tormentata)

 

E io forse son già morto
Ma Milano dicono “Non è mai troppo”
Ma per me è già troppo
Accettare un compromesso
Di essere cambiato adesso
Sul finale, sul più bello
(La Mia Famiglia)

E l’amore? Sembra essere un’ancora di salvezza, un punto fermo nella vita del giovane artista che gli da la forza per vivere, anche se le incertezze non lo lasciano andare.

Una tra le tracce più incisive è Giulia, probabilmente dedicata alla sua ex alla quale sono precedute diverse canzoni del suo repertorio (Ladro di fiori, Sai cosa c’è, Finché non mi seppelliscono). Nonostante sia finita, Blanco decide di chiudere il cerchio di un rapporto vissuto probabilmente con passione, accettandone la fine in maniera consapevole e matura.

E dividiamoci le colpe
Sennò è una storia folle
Finita quasi a botte
Tutto tranne che dolce
(Giulia)

Mina: una presenza inaspettata

“Non l’ho mai vista, ma per quanto sembri assurdo sono più contento perché il rischio, quando conosci i tuoi idoli, è che un po’ ti caschino, perché capisci che sono persone normali, invece lei non l’ho mai vista, quindi per me resta una persona che non esiste.” (Fonte: fanpage.it)

Il brano con Mina probabilmente rappresenta la vera punta di diamante del disco. La voce graffiante di Blanco unita alla profondità della regina della canzone italiana donano un’atmosfera estremamente immersiva, a metà tra sonorità tipicamente retrò e odierne.

Come silloge di ciò, vi è il videoclip ufficiale su YouTube, il quale si presenta come un breve film noir in bianco e nero che sembra ricordare le atmosfere “hitchcockiane”, dove Blanco insegue una donna misteriosa rappresentata proprio da Mina, la grande assente della scena.

Ciò nonostante, il suo ritorno in questa traccia si fa sentire in maniera non indifferente.

Se non è sincero
Se l’amore è vero muori dentro
Un sentimento puro
No, non ha futuro se ti perdo
Darei la mia vita
Che non è infinita
A un prezzo onesto.

Un disco romantico ma malinconico

Da come si esprime musicalmente, Blanco ha un carattere “difficile da digerire” come dice in Lacrime di piombo. Eppure, in virtù di ciò, questa canzone mostra coraggiosamente il cuore del giovane artista, il quale esprime un pensiero che vorrebbe non accadesse mai: la fine di una storia e il timore di perdere i momenti felici senza soffrire.

Sarà banale forse, ma quando si è giovani è comune trovarsi impreparati dinanzi al vuoto lasciato da una persona, specialmente se vi era un legame amoroso non indifferente. Si evince, dunque, il leitmotiv del disco che possiamo trovare anche in altre canzoni (Scusa, Fotocopia, la già citata Giulia e Raggi del sole).

Ogni anno, ogni giorno, ogni mese che passerà
Ricorderò ogni “fanculo” come se fosse un “ti amo”
Regalato, poi abusato come se fosse un boato
E sono lacrime di piombo, che scendon sotto i Ray-Ban
Le asciugo e le nascondo, sorridendo a mia mamma
Ma passerà
(Lacrime Di Piombo)

Non sarà probabilmente l’album della maturità, però è chiaro che il suo ritorno dopo la polemica durante il Festival di Sanremo non passerà inosservato. Il giovane artista ha fame di riscatto ed è “innamorato” della musica, oltre che della vita. Questo non glielo si può contestare, almeno si spera!

 

Federico Ferrara

Con UniVersoMe alla (ri)scoperta del grande cinema…al cinema!

Cosa sia il cinema se lo sono chiesti in tanti nel corso della storia. Dai fratelli Lumière alle sorelle Wachowski, passando per Woody Allen, Godard, Bertolucci e perché no, guardando al presente anche l’acclamato Quentin Tarantino che di recente ha pubblicato un libro sul suo “vizio”, Cinema Speculation, presentato a Milano dov’è stato acclamato da una folla di appassionati. Ognuno, ovviamente, dando una propria ed originale interpretazione.
Una cosa però, a mio parere, potrebbe mettere tutti d’accordo: la magia che da sempre l’arte cinematografica esercita sulla vita delle persone.
Il cinema, anzi, non è “semplicemente” un’arte; è quel compagno di viaggio di cui molti non possono fare a meno. Un film, un buon film, ha il potere di farci emozionare, di farci piangere, ridere, come nessun’altra espressione culturale e artistica riesce a fare. Forse perché questa le racchiude un po’ tutte?
Una cosa è certa, il cinema è una vera e propria esperienza, e solo dopo essere stati dentro una sala cinematografica potremo vantarci di averla vissuta per davvero. Questa mia affermazione, che per certi versi potrebbe pure sembrare scontata, contiene del vero ed è sempre più riscontrata dal grande pubblico. Al giorno d’oggi, noi, cittadini globali e al tempo stesso soli; figli di una società postmoderna, o “liquida” come direbbe il sociologo polacco Bauman, siamo costretti a fare i conti con molte (e forse troppe) esperienze mediali. E la cosa, forse più dolorosa, è che alcuni di noi ne sono totalmente inconsapevoli.
Mi riallaccio ad un discorso fatto dal professore Federico Vitella, ordinario di storia del cinema all’Università degli studi di Messina, che nel corso di una sua lezione ha evidenziato il fatto che ormai sempre meno persone, ed in particolar modo le nuove generazioni, risultano attratte dalla “magia” dell’esperienza vissuta in sala, preferendo piuttosto quel famoso “hic et nunc” (qui ed ora) e spesso meglio se nel mondo virtuale.
Abbiamo reso la nostra quotidianità sempre più “smart”. E guardare un film, scelto minuziosamente su una delle tante piattaforme, stando seduti comodamente sul nostro divano, può attirare maggiormente piuttosto che stare ore seduti su delle poltrone, – talvolta anche scomode – in attesa di un prodotto cinematografico che poi magari nemmeno ci piace. Ma non fa anche questo parte di un’esperienza?
E ancora, il cinema, non è come le altre arti fondamentale per la nostra crescita personale?
In questo mondo “frammentato”, forse, ciò di cui abbiamo bisogno è di alcune verità, e credo che il regista Jean-Luc Godard, esponente di rilievo della Nouvelle Vague, avesse ragione nell’affermare che se la fotografia è verità, il cinema lo è ventiquattro volte al secondo. E forse, per riscoprire certe verità urge entrare in una sala cinematografica, qualunque essa sia, per distaccarci da quei prodotti commerciali e mediali e andare alla riscoperta di quei capolavori che hanno fatto la storia del cinema. Proprio da questo è nata l’esigenza, da parte di UniVersoMe, in collaborazione col Cinema Lux di Messina, di dar vita ad un cineforum che avesse come scopo principale quello di riscoprire certi titoli. In primis, per un arricchimento personale ma senza tralasciare l’aspetto sociale, al giorno d’oggi più che fondamentale.
Si è tenuta così mercoledì 5 aprile la prima proiezione, “8½” di Federico Fellini, accompagnata dall’intervento del professore Federico Vitella, che nel fare un breve excursus sul regista e sulla sua arte ha comunque evidenziato, ancora una volta, l’importanza dell’arte cinematografica. Il progetto del cineforum continuerà fino al mese di maggio e prevede la proiezione di film come “Uccellini e uccellacci” di Pier Paolo Pasolini, “Effetto notte” di Truffaut, e “Mulholland Drive” di Lynch, tutti in versione restaurata dalla Cineteca di Bologna. Con l’obiettivo di ricordare a tutti l’importanza della settima arte!

Domenico Leonello
Caposervizio UniVersoMe

* Articolo pubblicato il 13/04/23 nell’inserto “Noi Magazine” di Gazzetta del Sud

Luigi Ghersi: il ricordo di un grande artista messinese

Il 13 aprile 2022 ci lasciò Luigi Ghersi, grande artista messinese che, grazie al suo stile originale e in grado di distinguersi, svolse una carriera ricca di importanti commissioni pubbliche e riconoscimenti da parte della critica e del pubblico.

Biografia

Nato a Messina nel 1932, si diploma all’Istituto d’Arte di Firenze e si laurea in Giurisprudenza a Palermo.

Per molti anni affianca l’attività artistica con quella giornalistica: nel 1957 fonda a Messina il giornale “La Città” con Eugenio Vitarelli e Giuseppe Loteta.

Trasferitosi a Roma nel 1960, diventa rettore di alcuni settimanali e frequenta alcuni corsi gratuiti dell’Accademia di Belle Arti.

Nel 1974, dopo aver esposto delle opere nella Galleria Due Mondi di Roma e aver ricevuto numerosi apprezzamenti, decise di dedicarsi esclusivamente all’arte. Svolge, quindi, la sua attività tra Messina (Itala) e la Capitale (via Cavour) e si fa conoscere in tutt’Italia e all’estero, esponendo anche a Parigi e a Madrid.

Dopo cinquant’anni torna nella sua città natale, dove muore a 89 anni  lasciando un enorme contributo culturale.

Rapporto con l’arte e con la città

Tramite degli appunti della moglie Linuccia, morta solo quattro mesi prima, è possibile conoscere meglio l’artista e le sue opere, infatti si legge:

Luigi si trova a suo agio nello spazio “illimite”… Secondo lui, i luoghi deputati all’arte non sono né i musei né le mostre: sono le città. La crisi dell’arte comincia quando le città smettono di raccontarsi dalle loro piazze e dai loro muri, quando il tessuto urbano non è più abitato dalle immagini della fantasia e del sogno, dai simboli che riflettono tutto ciò che si agita nel cuore dell’uomo: le sue speranze e il suo destino”.

Così Luigi Ghersi si fa promotore della land-art che caratterizza la Sicilia, proiettandola in un contesto di contraddizione tra l’antico e il moderno.

 

La battaglia sullo Stretto - Scilla
La battaglia sullo Stretto – Scilla. Aula Magna polo Papardo. © Salvatore Donato

Opere

Tra le sue opere più importanti:

La battaglia sullo Stretto- Scilla e La traversata notturna dello Stretto-Le sirene”, pitture murali situate nell’Aula Magna del dipartimento di Scienze Chimiche, Biologiche, Farmaceutiche ed Ambientali dell’Università di Messina (polo Papardo).

Centauromachia, grande bassorilievo in bronzo nell’ospedale Papardo di Messina.

Pegaso, scultura di bronzo per l’Università di Reggio Calabria, esposta nel 2003 all’Università Sapienza di Roma.

Ci sono poi opere non agibili, quali:

L’Agorà, gruppo di sculture per l’Aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo;

Le pitture murali all’interno della Cappella dell’ospedale di Patti.

I numerosi schizzi, studi e disegni preparatori mostrano il percorso dell’artista per arrivare alla propria perfezione stilistica.

La traversata notturna dello Stretto-Le sirene e La battaglia sullo Stretto-Scilla

Opera di oltre 80m, realizzata in circa tre anni di lavoro secondo la tecnica del muro a secco, divisa in due parti:

La prima si ispira al romanzo dell’amico Stefano D’Arrigo “Horcynus Orca”, rappresentando il protagonista  ‘Ndrja Cambrìa che attraversa lo Stretto sulla barca di Ciccina Circè (rappresentata con le sembianze della moglie Linuccia).

Lo stesso autore del romanzo commenta l’opera di Ghersi definendola “qualcosa destinata a durare nel tempo”;

La seconda parte raffigura una battaglia ispirandosi all’evento storico dei Vespri siciliani.

La parte inferiore dei dipinti vede come protagoniste delle figure che richiamano la mitologia classica.

 

La traversata notturna dello Stretto- Le sirene
La traversata notturna dello Stretto – Le sirene, Aula Magna polo Papardo. © Salvatore Donato

Stile

Il suo stile inconfondibile è dato dallo studio approfondito prima dell’arte classica e nello specifico di Michelangelo, e successivamente dei protagonisti delle avanguardie artistiche, primi tra tutti Picasso e Bacon.

Fu egli stesso a definirsi un artista “innaturale”, in grado di fondere la mitologia classica (raccontatagli dal padre e filosofo Guido Ghersi) alla realtà contemporanea.

Ritiene, inoltre, di essere decisamente lontano dalla pittura colta e accademica tipica del Neoclassicismo, in quanto essa è un’arte statica e poco creativa, al contrario il suo atteggiamento nei confronti dell’arte punta ad essere molto aperto ed espressivo.

Premi e riconoscimenti

Tra i vari premi: premio Antonello da Messina (Roma, 1998), premio Anassilaos (Reggio Calabria, 2000), premio Rotary Club di Messina (Messina,2001), premio Orione (Messina,2017).

 

Antonella Sauta

Fonti:

https://messina.gazzettadelsud.it/foto/cultura/2022/04/14/addio-al-messinese-luigi-ghersi-grande-artista-inattuale-32e9f9e5-fffa-46bd-aa69-c17b4f9d70d4/amp/

http://www.rai.tv/dl/sicilia/video/ContentItem-753f5a07-e5e1-4b89-bdf1-75069683c1f5.html

 

 

Shadow and Bone: torna con la sua seconda stagione

Per chi non ha letto i libri, la narrazione della serie tv, risulta frettolosa e confusionaria. Voto UVM 3/5

 

Shadow and Bone è una serie di genere fantasy, distribuita sulla piattaforma Netflix, scritta e creata da Eric Heisserer. Basata sui libri di Leigh Bardugo

La trama

La storia è ambientata a Ravka, una città ispirata alla Russia zarista dei primi anni del 1800. Ravka è divisa da una striscia di oscurità detta Faglia d’Ombra – una nube oscura abitata da mostri chiamati Volcra –

L’unica persona in grado di distruggere la Faglia è Alina Starkov (Jessie Mei Li) in quanto ella è un’evocaluce, il suo potere consiste nell’emanare un potente raggio di luce in grado di uccidere i Volcra.

Dove ci eravamo lasciati?

La prima stagione si conclude con l’apparente morte del generale Aleksander Kirigan (Ben Barnes), rivelatosi essere il creatore della Faglia, conosciuto anche come l’Oscuro, il suo obiettivo è espanderla.

Durante un’intervista con Deadline, Ben Barnes, ha rivelato che interpretare Aleksander Kirigan nella seconda stagione di “Shadow and Bone” sia stato molto più interessante rispetto alla prima.

Tenebre e ossa 2
Aleksander Kirigan interpretato da Ben Barnes. Casa di produzione 21 Laps Entertainment. Casa di distribuzione: Netflix

 

Nel mentre, una combattiva Alina accompagnata dale suo amico d’infanzia Mal (Archie Renaux) sono alla ricerca della frusta marina – un animale mitologico, che una volta catturato servirà da amplificatore, quindi in grado di intensificare i poteri dell’evocaluce – devono tenere un profilo basso in quanto i Grisha – persone in grado di manipolare gli elementi e il corpo umano a loro piacimento – sono ritenute persone pericolose e perseguitate in tutta Ravka. 

In questa loro impresa fanno la conoscenza del principe Nikolai Lantsov (Patrick Gibson), secondogenito del re, che in un primo momento si presenta loro come il corsaro Sturmhond. Nikolai è un personaggio che ha catturato da subito l’interesse, tanto che la Bardugo decise di dedicargli una dilogia. 

Nikolai e Alina decidono di stringere un’alleanza politica e il miglior modo per farlo è sposarsi.

Che fine hanno fatto i Corvi?

I “Sei di Corvi” un gruppo di malviventi formato da Kaz Brekker (Freddy Carter), Jesper Fahey (Kit Young) e Inej Ghafa (Amita Suman) dopo aver aiutato Alina tornano a Ketterdam, ad aspettarli però c’è Pekka Rollins – nemico di Kaz – il quale ha preso il comando e accusato i “Corvi” con una falsa accusa di omicidio. Kaz, deciso a vendicarsi di Pekka Rollins recluta Wylan (Jack Wolfe), in grado di realizzare ordigni esplosivi e una già nota al pubblico, la Spaccacuori Nina Zenik (Danielle Galligan) decisa a ritrovare il cacciatore di Grisha, Matthias Helvas (Calahan Skogman). Detenuto in carcere poiché Nina lo accusò di essere uno schiavista, solo per evitargli la cattura da parte degli uomini dell’Oscuro.

I “Corvi” in una scena della serie. Fonte Tvserial

Shadow and Bone: in conclusione?

La seconda stagione riprende la narrazione degli ultimi due libri della trilogia: “Assedio e Tempesta”, “Ascesa e Rovina” unendo alcuni passaggi della dilogia di “Sei di Corvi”.

Jessie Mei Li in un’intervista a Entertainment Weekly

Con la seconda stagione sapevamo che sarebbe stata molto diversa dai libri. Per me è stato eccitante perché è quello che più mi piace degli adattamenti: prendere ciò che piace nei libri e dargli nuova forma. Penso che ci sia stata un po’ di pressione per compiacere i fan, ma abbiamo anche mostrato loro qualcosa di nuovo, come una versione remixata di tutti i loro libri preferiti.

La storyline dei personaggi risulta priva di empatia. Chi guarda vuol capire i motivi che hanno portato a determinate scelte. Fatta eccezione per Kaz Brekker, viene alla luce il motivo per tanto odio nei confronti di Pekka Rollins.

Nonostante tutto, la serie ha riscosso successo e sebbene la terza stagione non sia stata ancora confermata, è altamente probabile si faccia.

 

Gabriella Pino

Immigrazione, il governo ha attivato lo “stato d’emergenza”. Che significa?

Dal giorno uno al giorno attuale di governo il tema dell’immigrazione s’è pian piano arroventato. Il “surriscaldamento” ha avuto inizio con i primi contenziosi Francia-Italia sulla gestione delle navi migranti, è proseguito con le particolari operazioni di distribuzione degli sbarchi operate dal Viminale e ha avuto il suo culmine nella triste tragedia di Cutro.

Quindi ora, dopo che ulteriori eventi “minori” hanno ricordato che nulla è stato risolto, l’amministrazione Meloni ha deciso di ufficializzare la questione come “un’emergenza”, aprendosi un fronte di nuove possibilità gestionali. Particolarmente, cosa comporterà la nuova definizione? Cos’è uno “stato d’emergenza”? E quante “emergenze” sono riconosciute tali nel panorama nazionale? Di seguito le risposte a ogni domanda.

 Immigrazione, mezzi speciali per “l’emergenza”

Riporta le informazioni Il Sole 24 Ore. Lo scorso martedì, in seno al Consiglio dei ministri, il governo ha deliberato lo stato di emergenza per l’intera Nazione a causa dell’incontrollabile incremento dei flussi di persone migranti attraverso le rotte del Mediterraneo. Almeno, questa è stata la motivazione formalmente concessa per attuare una modifica dello status quo, fondata principalmente su un dato: nel 2023 i migranti giunti in Italia sono 31.200, il +300% rispetto all’anno scorso.

La nuova definizione è stata voluta per sbloccare l’utilizzo di mezzi e poteri straordinari, utili ad affrontare la questione. L’atto amministrativo che la regola avrà valore almeno per sei mesi, oltre i quali potrà essere prorogato. L’effetto immediato della sua entrata in vigore è stata la liberazione di una tranche pari a cinque milioni di euro, subito disponibili per il contenimento della criticità.

La delibera stabilisce uno stanziamento di risorse finanziarie da destinare agli interventi urgenti. Istituisce inoltre, come fonte finanziaria da cui attingere, il Fondo per le emergenze nazionali, che può essere progressivamente incrementato nel corso della durata dello stato di emergenza. Il provvedimento può avere anche un rilievo solo locale o regionale. Quando è di tipo nazionale non può superare i dodici mesi ed è prorogabile per altri dodici mesi al massimo.

Dopo il primo stanziamento di cinque milioni, si prevede che l’esecutivo ne stanzierà altri quindici. Il totale sarà impiegato prevalentemente per creare nuovi posti d’accoglienza e favoreggiare azioni di rimpatrio.

Immigrazione
GNV Azzurra. Fonte: Giornale di Calabria

Storia delle “emergenze” in Italia, c’è un precedente sull’immigrazione

Riporta le informazioni Openpolis. In Italia al momento sono in vigore circa una ventina di provvedimenti di questo tipo. Ma, cosa più sconvolgente, dal 2013 ad oggi nel nostro Paese lo stato di emergenza è stato dichiarato ben 127 volte. In 102 casi si è trattato di danni causati da eventi meteorologici, in 8 di eventi sismici o di origine vulcanica, in 7 emergenze internazionali, in 6 di eventi ambientali e sanitari (tra cui l’emergenza Covid-19) e in 4 di emergenze non gestite direttamente dalla protezione civile.

Esiste anche un precedente in materia di migranti. Nel 2011, infatti, il governo Berlusconi aveva varato un piano di equa distribuzione nelle regioni dei profughi provenienti dal Nordafrica, fruendo della stessa base legislativa, allora leggermente diversa nella sostanza.

“Emergenze”: lo strumento normativo che le definisce

Lo stato d’emergenza nazionale è regolato dall’articolo 24 del Codice della Protezione civile sulla base di alcuni requisiti definiti nell’articolo 7:

Emergenze di rilievo nazionale connesse con eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo che in ragione della loro intensità o estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo“.

Gabriele Nostro

Super Mario Bros: tanto divertimento ma…

 

Super Mario Bros, è il primo film in grande scala con protagonista la mascotte Nintendo. Il film realizzato dallo studio di animazione Illumination, noto per altri lavori come Cattivissimo me e i film sui Minions.

Si è trattata di una scelta oculata per questa pellicola da parte di Nintendo che, vogliosa di dare una forte identità scenografica sul grande schermo ai suoi personaggi ha scelto autori che erano già capaci. Ed il film riesce in questo intento in maniera egregia, incantando lo spettatore con le sue immagini e soprattutto con le sue musiche.

Questi sono però gli unici veri pregi del film e si sente moltissimo l’influenza delle opere videoludiche: manca una trama consistente a sorreggere la pellicola ma come vedremo più avanti si è trattato di una probabile scelta considerata da parte di Nintendo stessa, che alla fine potrebbe aver giovato o meno.

Frame dal trailer di Super Mario Bros.

Da Brooklyn al regno dei funghi

Il film inizia con Mario e Luigi intenti a costruirsi una carriera da idraulici nella metropoli di New York, vessati da conoscenti e famiglia per i loro poveri risultati.

Questi nostri eroi ci vengono quindi presentati come più “inetti” rispetto a come siamo abituati a vederli, questo per garantire una maggiore immedesimazione, con aggiunto anche il fatto che i due fratelli non conoscono il mondo di Peach, Bowser e compagnia al seguito.

Frame dal trailer di Super Mario Bros.

Tutto ci viene quindi presentato nel suo funzionamento: le creature del mondo di Mario prendono vita in habitat rigogliosi o infernali, e in varie scene vediamo come vaghino per le loro strade usando quei famosi tubi verdi o camminando su mattoni fluttuanti.

Ogni cosa è coloratissima e il mondo è sempre pieno di dettagli da scoprire per lo spettatore.

Anche i personaggi risultano ben fatti, con un ottima caratterizzazione sia caratteriale che visiva. Mario e amici sono icone famosissime e cambiarne i connotati non avrebbe avuto senso, di conseguenza sono tuti rimasti quasi identici, ma con importanti differenze: il nuovo viso paffuto di Mario lo aiuta ad essere più patetico, mentre i dettagli più “appuntiti” e meno aggraziati di Peach la aiutano ad essere la vera figura trainante di questo film con la sua forte carica energetica.

Per non parlare di Bowser, che in maniera incredibile pur avendo tutto del re dei Koopa, rimane identico al suo doppiatore Jack Black.

Frame dal trailer di Super Mario Bros.

L’altro pregio fondamentale è poi la musica, che a partire dal ri-arrangiamento del classico tema di Mario in 8-bit riesce a riproporre le musiche dei giochi in maniera eccellente. È questo, forse, l’elemento che più di ogni altro trasporta nel Regno dei funghi.

Ancora troppo videogioco

Fin qui abbiamo parlato di ciò che il film fa bene. Un comparto grafico eccellente, una regia efficacie e un sonoro che colpisce le giuste note. Quello che manca è una trama veramente solida.

Capiamoci, siamo consapevoli che si tratti di un film poco complesso narrativamente e non ci saremmo aspettati altro, ma nel corso degli anni si è visto nell’industria come si possa anche creare qualcosa di più complesso, anche per i più piccoli.

I personaggi si muovono con pochissimi pretesti e le loro azioni hanno moventi insignificanti. Sembra quasi una trama pensata per un videogioco più che per un film da sala. Ciò ha impatto soprattutto su alcuni personaggi, uno su tutti Luigi, una vera occasione sprecata qui, costretto a fare la parte della damigella in pericolo.

Frame dal trailer di Super Mario Bros.

Non vogliamo cercare di andare oltre la lettura di questo film, ma vogliamo qui comunque criticare questa decisione.

Che sia stata una scelta di Nintendo a monte, da sempre intenzionata a mantenere i contesti in cui si muovono i suoi personaggi semplicissimi, o che sia stata Illumination a voler dare più risalto all’azione e al ritmo, poco importa. Ci saremmo potuti aspettare di più.

Frame dal trailer di Super Mario Bros

Un film mediocre ma ben fatto

Per tirare le somme su questo film possiamo dirci soddisfatti dell’esperienza che abbiamo avuto: abbiamo, da fan, avuto una ottima trasposizione strapiena di citazioni e divertimento; i più piccoli invece potrebbero aver avuto il loro film dell’infanzia, quello che noi fan di vecchia data avremmo potuto distruggere in videocassetta.

Oggi giorno però una seconda visione col filtro di un adulto potrebbe risultare noiosa per la mancanza, ahimè, della meraviglia infantile.

Alla fine questo film vuole essere apprezzato da chi è ancora un bambino o da chi, magari, ogni tanto lo vuole tornare ad essere.

 

Matteo Mangano

John Wick 4: la saga della vendetta e della libertà

 

John Wick è tornato! Ma sarà questa l’ultima apparizione di colui che uccide il fo***to uomo nero? – Voto UVM: 4/5

 

Una delle uscite, anche tra quelle più attese degli ultimi due anni, dopo il successo di ParaBellum, che dal 2014 a oggi fa scuola ai film di combattimento, è l’apparente ultimo capitolo di John Wick.

Vediamo se mi ricordo ancora come si fa!

Keanu Reeves all’età di 58 anni, riesce ancora a stupire il suo pubblico, facendo il 90% degli stunt, grazie anche alla preparazione fisica ottenuta nel giro di 12 settimane.

L’attore svela infatti la difficoltà avuta in particolar modo nei confronti di un’acrobazia automobilistica, in cui quest’ultimo corre attorno allo storico Arco di Trionfo a Parigi, dovendo quindi imparare a fare quella che è un’inversione di 180 gradi.

John
Keanu Reeves in un frame del film. Casa di produzione: Lionsgate. Casa di distribuzione: Eagle Pictures.

Il costo della libertà è caro

Il personaggio di John non è mai stato un tipo logorroico, lo sappiamo bene; anche perché, quello che è il suo di linguaggio non necessita di parole, ma di armi.

Un sicario, o meglio, ex sicario, ritiratosi per vivere insieme a sua moglie Helen, morta a causa di un male incurabile, tenta di trovare la pace in solitudine, ma il destino sembra continuare a mettere i bastoni tra le ruote al povero Babayaga.

Amici, amanti, Winston

Per il nostro protagonista, già dall’inizio della storia, ha vita il circolo vizioso da cui tenta di liberarsi; tra l’altro nel modo migliore che conosce: uccidere.

Molte sono le persone che proibiranno, in un certo senso, a John di vivere una vita all’insegna dell’ordinarietà, anche chi non ti aspetteresti.

Il finale del terzo film ha posizionato Winston (Ian McShan), direttore del Continental, come cattivo, entrando nel mirino di John; il trailer del sequel, però, mostra già un cambiamento…

Un personaggio di grande rilevanza ma difficile da inquadrare; sembra quasi essere dalla parte di John come fosse un amico, e questo lo si percepisce nel secondo capitolo della Saga, quando per esempio tenta di convincerlo a non commettere l’errore di farsi scomunicare uccidendo Santino D’Antonio (Riccardo Scamarcio) all’interno del Continental.

D’altra parte, Winston pare non essersi fatto molti scrupoli a sparare John facendolo sembrare un contorsionista mentre cadeva dal (indicare numero piano), per ottenere la benevolenza della Gran Tavola.

È tutta una questione di codici e regole da seguire, ma da quando in qua vengono rispettate?

Just do IT

L’ennesimo ostacolo e antagonista della vicenda in questa nuova sezione è il marchese Vincent de Gramont membro di spicco della Gran Tavola; interpretato da Bill Skarsgård (IT – 2017), e voi a questo punto direte “che pagliacciata” (si scherza!).

Quest’ultimo ha carta bianca su tutto e può cercare di uccidere il nostro ex sicario attraverso qualsiasi strategia.

Il marchese non sarà l’unico con cui John dovrà fare i conti per ottenere la libertà, ma vedremo personaggi come Caine (Donnie Yen), che è forse l’unico che in qualche modo può dargli filo da torcere, anche se noi ci fidiamo di chi viene mandato ad uccidere il fo***to uomo nero!

Scomunica ufficiale per la Saga?

Non sappiamo ancora se questa pellicola porti alla conclusione della storia ma al personaggio di John ci si affeziona quasi automaticamente.

Un uomo che, grazie all’amore trova l’urgenza di vivere ma in maniera diversa, spoglio di armi e dolcemente vulnerabile, e che lotta per ottenere tutto questo, non può far altro che appassionare, soprattutto chi ama questo genere di film.

Con certezza invece è stato annunciato uno spinn-off con Ana de Armas e arriverà nelle sale il 7 giugno del 2024.

Buoni propositi? Forse, ma chi mai li rispetta? Staremo a vedere!

 

Asia Origlia

 

Il primo Cineforum di UniVersoMe: La storia del cinema

Giorno 5 Aprile si è tenuta la prima proiezione del primo cineforum targato UniVersoMe (qui il nostro articolo sulla Gazzetta del Sud), in collaborazione col Cinema Lux. La prima proiezione è stata 8 1/2 di Federico Fellini, pellicola introdotta dalle parole del professore Federico Vitella, ordinario di Storia e Teorie del Cinema presso l’Università di Messina.

Le sue parole sono servite a noi del pubblico per dare una migliore contestualizzazione a quello da lui descritto come uno dei capolavori dell’arte cinematografica del ‘900, la cui influenza si continua a sentire ancora oggi.

Il professore Federico Vitella, ordinario di Storia del cinema, durante la sua introduzione al film. © Salvo Donato

 

Un’opera riflessiva e fortemente autocritica dell’autore Fellini in cui Marcello Mastroianni impersona un alter ego del regista, Guido Anselmi, regista in piena crisi creativa che si ritrova a dover affrontare una corte di spasimanti costituita dall’intera produzione del suo prossimo film. Guido è, quindi, circondato per l’intera durata del film da questi personaggi e dalle sue incertezze che noi spettatori vediamo attraverso continue sequenze sognanti. In queste tutti i personaggi del film che il regista Anselmi ha in mente interagiscono tra loro e si mescolano alle persone che egli stesso ha incontrato nel corso della sua vita, fin da bambino.

Domenico Leonello, Caposervizio della rubrica Recensioni e Segretario Generale di UniVersoMe presenta il progetto del cineforum al pubblico. © Salvo Donato

 

È un opera nata da un’idea mai nata di Fellini, che dopo essersi dimenticato quale fosse l’idea vincente per il suo prossimo film decide di parlare proprio di quello: un regista senza un’idea.

Dopo questa prima proiezione il nostro Cineforum continuerà con la seguenti date:
– il 19 Aprile ore 18:00, Uccellacci e Uccellini di Pier Paolo Pasolini
– il 3 Maggio ore 18:00, Effetto Notte di Francois Truffaut
– il 17 Maggio ore 18:00, Mulholland Drive di David Lynch

Team di UniVersoMe, insieme al professore Federico Vitella e all’esercente del Cinema Lux, Francesco Torre. © Salvo Donato

 

Ringraziamo anche Francesco Torre, esercente del Cinema Lux, per l’opportunità che ha dato a noi e a tutti quelli presenti tra il pubblico di riscoprire una perla del cinema italiano ed internazionale.

Il Cinema Lux ha, in contemporanea, dato inizio al suo cineforum: “La valigia dei sogni”.
Le pellicole proiettate saranno:
Psyco, il 14 Aprile alle 20:30;
Strade perdute, il 28 Aprile alle 20:30;
The General e One week, il 12 Maggio alle 20:30;
Cantando sotto la pioggia, il 26 Maggio alle 20:30.

Matteo Mangano

Tatuaggi blu e verdi, sono stati vietati?

Se in passato i tatuaggi non erano visti di buon occhio, ora la situazione si è totalmente ribaltata. È diventato un modo comune per esprimere la propria personalità e gusto estetico, soprattutto tra i giovani. In merito a questo fenomeno, proprio quest’anno sono state aggiunte nuove norme, in particolare riguardo l’inchiostro verde e blu. Dal 4 gennaio è stato limitato il loro utilizzo, scopriamo il perché.

Indice dei contenuti

  1. La composizione dell’inchiostro
  2. Il regolamento REACH
  3. È vietato utilizzare il colore verde o blu nei tatuaggi?

La composizione dell’inchiostro

Le sostanze utilizzate per la produzione degli inchiostri sono molteplici. Ogni inchiostro per dare un determinato colore necessita di specifici composti chimici.

I due elementi principali sono i coloranti e il solvente, seguiti poi dai conservanti (che prolungano la vita dell’inchiostro) e gli agenti tixotropici, utili per mantenerlo liquido. Lo scopo di questa formula, non è solo quello di preservare il pigmento nel tempo, ma anche di evitare la formazione di microrganismi.

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I solventi, tra cui acqua, alcol isopropilico ed etanolo, permettono la penetrazione del colore al di sotto della pelle. I coloranti invece sono un insieme di sostanze inorganiche e organiche, che conferiscono le diverse colorazioni agli inchiostri. Un esempio di coloranti sono le ftalocianine, composti chimici che vanno dal blu al verde, adoperate anche nella produzione di vernici. Altre specie che conferiscono colori molto accesi agli inchiostri sono metalli come il rame, il cadmio, ma soprattutto il ferro. Il ferro infatti è responsabile del colore nero e del rosso. La maggior parte degli inchiostri sono composti azoici, che vanno incontro a decomposizione al contatto con la luce e per questo pericolosi per la salute.

Il regolamento REACH

Non è una novità, quindi, che l’inchiostro utilizzato possa scatenare delle allergie o peggio, che la sua tossicità si manifesti tramite diverse malattie anche gravi. I pigmenti sono in grado di viaggiare nel nostro corpo in forma di nanoparticelle, con il rischio che possano intaccare i nostri organi, nonché i linfonodi. Proprio per questo motivo, le ricerche riguardo la loro composizione sono in continuo sviluppo, in modo da poter garantire un’esperienza più sicura possibile.

Già nel 2022 entrò in vigore il nuovo regolamento REACH (1907/2006), che regola e monitora le sostanze chimiche da utilizzare negli inchiostri per tattoo. La necessità di cambiare la formulazione, deriva da delle analisi del 2015 dell’ECHA, la Commissione europea per le sostanze chimiche. Le analisi riportano la presenza di alcune ammine aromatiche tra cui l’anisidina, tossica per via cutanea e orale. Le norme applicate prevedevano anche l’eliminazione dei coloranti a base di isopropanolo, utilizzato nella loro sterilizzazione. Quest’ultimo, a contatto con il corpo, può provocare gravi irritazioni, secchezza della pelle, causare danni al sistema nervoso e soprattutto rivelarsi cancerogeno. Al tal proposito nel 2022 erano già stati tolti dal mercato gli inchiostri gialli e rossi per cosmesi e tatuaggi in favore di sostituiti più sicuri.

Gli ultimi due inchiostri colorati rimasti fino ai primi giorni di quest’anno sono stati il Pigment Blue 15:3 e il Pigment Green 7. Per questi due coloranti infatti, non essendo facilmente replicabili, era stata concessa una deroga fino al 4 gennaio.

Under Fire: Blue and Green Tattoo Pigments • Tattoodo
Pigment Blue 15:3 www.tattoodo.com

È vietato il colore verde o blu nei tatuaggi?

Nonostante, le nuove norme possano trarre in inganno, la risposta è no. Non sono stati banditi i colori in sé, ma la loro composizione. Grazie alle ricerche svolte durante la deroga è stata trovata una formula con concentrazione minore di sostanze nocive, rendendo gli inchiostri verde e blu più biocompatibili. L’unico disagio riscontrabile è la posticipazione degli appuntamenti con i tatuatori che ancora attendono l’arrivo dei nuovi pigmenti.

Questo non vuol dire che i coloranti precedenti non fossero sicuri, anzi, anch’essi erano stati approvati dall’Unione Europea. Le nuove norme mirano soltanto ad una maggiore salvaguardia di questa pratica, in modo da poter far esprimere al meglio e in modo sicuro chi è amante di quest’arte.

Asia Arezzio

Bibliografia

www.products.pcc.eu

www.cna.it

www.mbamutua.org

Ed Sheeran: aspettando “Substract”

Il cantante, autore e polistrumentista britannico Ed Sheeran, classe 1991, è una delle star più ascoltate di sempre a livello globale. Artista pop dai capelli rossi con un look ordinario, capace di unire al genere folk, elementi della tradizione musicale irlandese. Conosciuto per canzoni come Thinking Out Loud, Shape of You e Perfect (famosa anche la versione con Andrea Bocelli, in cui Ed canta in italiano) che su Youtube vantano miliardi di visualizzazioni ciascuna.

Nel corso della sua carriera, l’artista ha venduto più di 20 milioni di dischi in tutto il mondo. Nell’aprile del 2017 il settimanale newyorkese Time lo ha inserito tra le 100 personalità più influenti del pianeta. Fra i numerosi premi vinti, vi sono 4 Grammy Award e 6 BRIT Award.

Il vero significato di Substract

Il suo ultimo singolo Eyes closed, anticipa il nuovo album Substract (Sottrazione) in uscita il prossimo 5 maggio, ed è una dedica ad una persona a lui cara che non c’è più, strappata alla vita troppo presto:

«Per la prima volta, non sto cercando di creare un album che piaccia alla gente, sto semplicemente pubblicando qualcosa che sia onesto e fedele a dove sono nella mia vita adulta. Questo è il mio diario dello scorso febbraio e il mio modo di dargli un senso. Questo è Substract»

Dello stesso brano ha poi composto una struggente versione live, accompagnato dalla sua immancabile chitarra acustica.

Il suo omaggio ai Pokémon, un ricordo d’infanzia

Risale invece allo scorso anno Celestial, in collaborazione con The Pokémon Company, canzone che sarebbe infatti comparsa poi il 18 novembre 2022 negli attesi giochi Pokémon Scarlatto e Pokémon Violetto per Nintendo Switch.

La canzone si riferisce all’azione salvifica esercitata dalla persona di cui si è innamorati che risolleva l’anima quando tutto sembra andare male:

«Mi fai sentire come se il mio cuore tormentato fosse a un milione di miglia di distanza».  

Mentre il videoclip vuole omaggiare la serie che Ed amava fin dall’infanzia e include alcuni dei suoi Pokémon preferiti tra cui Pikachu, Squirtle e Snorlax.

Cosa è successo lo scorso anno nella sua vita?

Nel 2022 è diventato papà bis di una bambina, Jupiter, ovvero Giove, con riferimento al pianeta più grande del sistema solare (oltre a voler significare coraggio e audacia), annunciandolo a sorpresa sui social. Mentre nel settembre 2020 Ed e la moglie Cherry Seaborn avevano avuto la loro prima figlia Lyra Antarcticta (concepita durante una vacanza in Antartide), alla quale il cantante dedicò il brano Tides nel quale canta:

«Sono adulto, sono un papà adesso, tutto è cambiato»

Tuttavia, il 2022 è stato un anno che ha messo a dura prova la popstar, che ha dovuto sostenere la moglie dopo la scoperta di un tumore, ciò ha portato il cantante a dover vivere uno dei periodi più difficili della sua vita, come egli stesso ha raccontato:

«Nel giro di un mese, mia moglie incinta si è sentita dire di avere un tumore, senza possibilità di cura fino a dopo il parto»

Ed Sheeran contro il “binge eating disorder”

In una recente intervista a Rolling Stone, l’artista ha inoltre raccontato della sua battaglia con il cibo, che lo ha portato a soffrire di “binge eating disorder” o “disturbo da alimentazione incontrollata”.

Esattamente come successe ad Elton John, lo stesso Sheeran ha affermato:

«Mi sono ritrovato a fare esattamente ciò di cui parla Elton nel suo libro memoir, ossia rimpinzarmi fino allo sfinimento».

Oggi fortunatamente il suo disturbo è sotto controllo e pratica anche sport.

In attesa del suo imminente album, siamo curiosi di ascoltare i suoi prossimi singoli e guardare i suoi futuri videoclip, sicuri che lo vedremo svettare nelle posizioni più alte delle classifiche mondiali, come sempre. Buona fortuna Ed!

 

                                                                                                                                            Carmen Nicolino