You 4 – parte 1: l’attesa è finita!

Tra critica sociale e un omaggio al giallo classico, la serie assume nuove sfaccettature. Nonostante ciò, risulta forse essere troppo poco realistica e coinvolgente. Voto UVM: 3/5

 

A più di un anno di distanza dall’uscita della terza stagione, debutta ufficialmente su Netflix un nuovo ciclo di episodi di You, la serie TV thriller a sfondo psicologico ispirata all’omonimo romanzo e al suo seguito Hidden Bodies, scritti da Caroline Kepnes.

Creata da Greg Berlanti e Sera Gamble, la serie statunitense narra le vicissitudini di Joe Goldberg, un uomo all’apparenza schivo e riservato, che fa dell’ interesse per le donne di cui si invaghisce un attaccamento morboso, a tal punto da tramutarsi in uno stalker assassino, e sfogare la propria personalità maniacale in un romanticismo che sfocia in vera e propria ossessione, tormento e violenza.

Il protagonista, interpretato da Penn Badgley  (Dan Humphrey in Gossip Girl), ritorna sul piccolo schermo con una quarta stagione divisa in due parti, di cui la prima già disponibile sulla piattaforma di streaming dal 9 febbraio 2023. Anche questa volta, il controverso personaggio di Joe si ritroverà a dover fare i conti con gli spettri del passato, verrà coinvolto in una serie di situazioni criminali, dalle quali avrebbe invece preferito stare alla larga.

Nuova ambientazione, vecchie abitudini

Dopo aver chiuso tragicamente il capitolo del suo disastroso matrimonio con Love (Victoria Pedretti), Joe Goldberg è pronto a ricostruirsi una nuova vita e lasciarsi la California alle spalle. Si trasferisce a Londra, sotto la falsa identità di Jonathan Moorenei panni di un professore di letteratura di uno dei college più prestigiosi di Oxford. Qui, per mezzo del collega e vicino di casa Malcolm (Stephen Hagan), il protagonista viene catapultato all’interno di una cerchia di membri dell’alta società inglese, composta da una serie di personaggi estremamente sopra le righe. Questi si abbandonano ad una vita fatta di lusso, eccessi e ricchezze: una realtà molto lontana da quella a cui era abituato il nostro Joe.

Centrali per lo sviluppo della trama sono quindi i legami che Joe– alias Jonathan– instaurerà con queste figure, che incarnano la corruzione ed i peggiori vizi della società odierna. Tra quelle più rilevanti vi sono quella di Kate (Charlotte Ritchie), gallerista figlia di una top model; Simon (Aidan Cheng), l’apatico artista figlio di un miliardario; Gemma (Eve Austin), anche lei ereditiera, e Lady Phoebe Borehall-Blaxworth (Tilly Keeper), una svampita socialite.

Sembrerebbe quindi che non vi sia spazio per una nuova ossessione amorosa in questa storia. Ma nonostante il setting inedito, e la volontà di auto-redimersi del protagonista, persino questa volta Joe finirà per agire secondo il solito schema ben preciso: una donna dal passato tormentato come il suo istigherà in lui la necessità di riuscire a proteggerla. Si tratta però dello stesso istinto protettivo che lo condurrà a ripetere i medesimi errori commessi nelle stagioni precedenti, attribuendo così alla serie un andamento a tratti prevedibile e ripetitivo.

You: da killer a vittima

In questa quarta stagione, senza stravolgere la logica della serie, che continua ad essere narrata attraverso i dialoghi interiori del protagonista, gli autori sembrano voler mostrare Joe sotto una luce differente, proponendo una nuova formula in cui la componente del thriller psicologico si intreccia a quella del genere giallo della letteratura.

Viene infatti rivelato che vi è un altro assassino in giro per Londra, che prende di mira i ricchi, un “Eat The Rich Killer”, che cerca di incastrare Joe per i propri crimini commessi, mettendo a dura prova il contegno della natura omicida di quest’ultimo.

Si scoprirà che il misterioso assassino si cela proprio dietro il volto di uno dei personaggi che si muovono attorno al protagonista. E così, colui che finora si era comportato da angosciante stalker e serial killer, si ritrova invece a rivestire i panni di un detective alle prese con l’intreccio di un giallo tutto da risolvere. Intanto il nemico, episodio dopo episodio, uccide una ad una le figure dell’élite, con una dinamica simile a quella che avviene all’interno del celebre romanzo “And Then There Were None” di Agatha Christie.

Frame della serie televisiva You 4. Fonte: Netflix.

Cosa non convince?

Nonostante il tentativo di cambiare rotta e ridare una nuova immagine alla serie, il lento ritmo dei primi episodi rischia di non essere in grado di catturare nell’immediato l’attenzione dello spettatore, e persino il cliffhanger che lascia sospesa metà stagione non riesce ad ottenere il forte impatto sperato.

Inoltre, sebbene volutamente resi oltremodo eccentrici ed irritanti per offrire un’adeguata critica sociale alla parte di popolazione che possiede enormi poteri e ricchezze, i dialoghi e comportamenti dei personaggi finiscono forse per farsi troppo improbabili e sfociare nell’inverosimile.

Ma la particolarità di You sta anche nella capacità di riuscire a sorprenderci con un plot twist inaspettato, e pertanto non è da escludere la possibilità di un finale di stagione di gran lunga più avvincente ed intrigante. Non ci resta quindi che pazientare ed attendere fino al 9 Marzo 2023, data di uscita di You 4 – Parte 2. Intanto, qui il trailer della seconda parte della serie, che lascia presagire il ritorno inatteso di un noto personaggio. Da guardare solo una volta dopo aver visto la parte I!

 

Giulia Giaimo

 

Dagli studenti per gli studenti: Chiralità, la chimica allo specchio

Se ci si pone davanti ad uno specchio, l’immagine che verrà restituita, sarà una rappresentazione speculare di noi stesso. Così come il nostro riflesso, anche le molecole, possono dare luogo allo stesso fenomeno. Parliamo della Chiralità.

Indice dei contenuti

  1. Cosa significa speculare?
  2. La stereoisomeria
  3. E se una molecola è achirale anche con due centri chirali?
  4. Distinguere gli enantiomeri in laboratorio
  5. Conclusioni

 

Cosa significa speculare?

Un’immagine speculare non è altro che il riflesso di un oggetto. In base alla sua sovrapponibilità, è possibile distinguere le immagini speculari in chirali e achirali.

Se le immagini achirali, sono perfettamente sovrapponili alla loro immagine speculare, le immagini chirali al contrario, rendono impossibile tale operazione. Per comprendere al meglio la definizione di Chiralità, possiamo pensare ad un ipotetico piano immaginario, tra le nostre mani destra e sinistra. Noteremo che sono una lo specchio dell’altra, sono perciò speculari. Ma volendo sovrapporre queste due, noteremo che non sarà possibile. La nostra mano, dunque, è chirale (dal greco cheir, mano).

Rappresentazione della Chiralità nel corpo umano. Fonte

Così come molti oggetti di tutti i giorni, anche le molecole presentano le stesse proprietà. Per valutare la loro Achiralità, si ricercano degli elementi di simmetria. Uno di questi è il piano di simmetria, ovvero, un piano immaginario che divide un oggetto (o nel nostro caso una molecola) in modo che una metà sia l’immagine speculare dell’altra. Un ulteriore elemento da ricercare è il centro di simmetria, un punto situato in modo tale che sostituenti uguali si trovino su lati opposti equidistanti.

In assenza di questi, si procede con la ricerca dei centri chirali, i responsabili della Chiralità di una molecola. Essi sono un tipo particolare di stereocentro, un atomo attorno al quale uno scambio tra due gruppi da luogo a uno stereoisomero. Il centro chirale, nello specifico, è un atomo tetraedrico, legato a quattro gruppi differenti. Un’esempio potrebbe essere il carbonio in posizione due del 2-bromobutano. I sostituenti legati ad esso sono tutti diversi: -C2H5, -Br, -H e -C2H5.

La stereoisomeria

Le nozioni finora affrontate, ci permettono di comprendere la stereoisomeria. Quest’ultima si occupa dello studio degli stereoisomeri, isomeri con uguale formula molecolare, ma differente orientazione degli atomi nello spazio. Nel momento in cui abbiamo due configurazioni che sono immagini speculari ma non sovrapponibili (quindi chirali), siamo in presenza di due enantiomeri.

Per riuscire a distinguere i due enantiomeri, occorre analizzare i centri chirali della molecola attraverso le regole di priorità di Cahn-Ingold-Prelog. Numeriamo i quattro sostituenti del centro chirale, partendo dal gruppo con numero atomico maggiore. Se la numerazione procede in senso orario, è possibile che si tratti di un enantiomero R. In caso contrario, in presenza di una enumerazione antioraria, c’è la probabilità di ottenere l’enantiomero S.

Valutiamo in seguito l’orientazione degli atomi nello spazio. Se l’atomo a maggiore priorità viene verso di noi (presenta un cuneo pieno) la configurazione rimarrà quella assegnata in precedenza. Al contrario, nel caso in cui il cuneo del sostituente con numero atomico maggiore dovesse essere tratteggiato, quindi in direzione opposta alla nostra, occorrerà invertire il senso di enumerazione. Nel caso dell’esempio precedente, dove l’asterisco indica la presenza di un centro chirale, avremo un ordine di questo tipo: -Br, -C2H5, -C2H5 ,-H e potremo distinguere l’enantiomero S ed R.

E se una molecola è achirale anche con due centri chirali?

Può capitare che alcune molecole, all’apparenza, possano sembrare delle coppie di enantiomeri per la presenza di due o più centri chirali. Occorre prima verificare che non ci siano piani di simmetria o centri di simmetria che dividono in parti uguali la molecola. Lo stereoisomero che presenta questi elementi è detto composto meso. Quest’ultimo è un composto achirale con due o più centri chirali.

In questo caso le due molecole sono uguali e presentano entrambe un piano di simmetria che taglia perfettamente a metà la molecola.

Distinguere gli enantiomeri in laboratorio

Un enantiomero, può anche essere definito come levogiro o destrogiro. Per riuscire a distinguere le due tipologie, occorre l’utilizzo del polarimetro. Quest’ultimo è lo strumento che permette di misurare la capacità di un composto di ruotare il piano della luce polarizzata. È composto da una provetta porta campione davanti al quale sono posti due filtri: il filtro polarizzatore e il filtro analizzatore, la cui posizione è di 0°.

Esperimento per distinguere gli enantiomeri. Fonte

Quest’informazione ci permette di calcolare di quanto l’entantiomero fa variare l’angolazione del filtro analizzatore e soprattutto verso quale direzione. Se per ripristinare l’angolo di partenza il filtro analizzatore va ruotato verso destra, allora l’enantiomero è detto destrogiro. Conseguentemente, se viene ruotato verso sinistra, l’enantiomero è levogiro.

Monumento alla Chiralità di Paul Walden a Riga. Fonte

Conclusioni

L’argomento trattato, ci permette di distinguere una molecola da un’altra attraverso l’utilizzo di vari espedienti. Parte delle definizioni utilizzate, sono in realtà utilizzabili nella vita di tutti i giorni. La natura stessa presenta Chiralità in molte sue parti, a partire dalle corolle dei fiori, per finire agli alveari. È importante capire il ruolo della simmetria non solo per lo studio delle proprietà chimico-fisiche di una molecola, ma anche per comprendere certe dinamiche dell’ambiente che ci circonda.

                                                                                                                                                                                                                                                                      Asia Arezzio

 

 

Bibliografia
William H. Brown, Brent L. Iverson, Eric V. Anslyn, Chimica Organica, Edises, 2020

https://www.chimica-online.it/organica/stereoisomeria.htm

https://it.wikipedia.org/wiki/Polarimetro

Totò: 125 anni dalla nascita del principe della risata

Nel mondo del cinema italiano, c’è chi ha avuto il privilegio (e chi no) di poter assistere, sul grande schermo e a teatro, alle grandiose performances attoriali di note donne e uomini appartenenti al filone della commedia all’italiana, genere cinematografico affermatosi nel secondo Dopoguerra. Tra questi, uno in particolare lo ricordiamo affettuosamente e con grande stima: Totò! Al secolo Antonio de Curtis, l’attore napoletano è stato tra i più grandi della scena italiana e regionale per le sue doti sia come attore, ma anche come paroliere, poeta e filantropo.

L’esordio a teatro e l’approdo al cinema

Signori si nasce e io lo nacqui, modestamente! (frase tratta dal film Signori si nasce)

Nato nel 1898, Totò iniziò, in età giovanissima, a frequentare i teatrini periferici esibendosi – con lo pseudonimo di “Clerment“— in macchiette e imitazioni del repertorio di Gustavo De Marco, illustre interprete napoletano dalla grande mimica e dalle movenze snodate, simili a quelle di un burattino. Proprio su quei palcoscenici di periferia incontrò attori come Eduardo De Filippo e suo fratello Peppino.

Nel 1927 fu scritturato da Achille Maresca, titolare di due diverse compagnie. Due anni dopo, venne contattato dal barone Vincenzo Scala, titolare del botteghino del teatro Nuovo di Napoli per scritturarlo come “vedetta” in alcuni spettacoli di Mario Mangini e di Eduardo Scarpetta, tra cui Miseria e nobiltàMessalina e I tre moschettieri (dove impersonò d’Artagnan), accanto a Titina De Filippo, sorella di Eduardo e Peppino.

Debutta sul grande schermo con il film Fermo con le mani (1937), il quale però non riscuote grande successo. L’attore continua comunque la sua attività alternando teatro e cinema, producendo un repertorio molto vasto che lo ha portato al grande successo solo più tardi, negli anni ’50, recitando in compagnia di Aldo Fabrizi (celebre la pellicola Guardie e ladri) e di Peppino de Filippo (tra le più straordinarie pellicole ricordiamo Totò, Peppino e la malafimmina, La banda degli onesti, Totò, Peppino e i fuorilegge) , anche lui consacratosi al cinema dopo aver rotto con il fratello maggiore.

Totò, Peppino de Filippo e Giacomo Furia in una celebre scena del film La banda degli onesti (1956).

Totò interpretò dal 1937 fino alla morte (nel 1967) ben 97 film per il grande schermo, quasi sempre come attore protagonista, per una media di oltre 4 all’anno (numero che non tiene conto della sua pausa durante la guerra). Lavorò con 42 registi differenti, quelli con cui produsse maggiormente furono Mario Mattoli (16 film), Steno (14 film), Camillo Mastrocinque (11 film), Sergio Corbucci (7 film), Mario Monicelli (7 film) e Carlo Ludovico Bragaglia (6 film).

Il totoismo: aspetti della lingua di Totò

Oltre le abilità attoriali, risaltano anche quelle linguistiche, peculiarità non indifferente della figura dell’attore la quale è stata (e ancora lo è) oggetto di studio di noti linguisti e cinematografi. Citando alcuni passi del libro del prof. Fabio RossiLa lingua in gioco. Da Totò a lezione di retorica”, la lingua dei film con Totò è:

puro suono fine a sé stesso, malleabile, manipolabile all’infinito, spesso senza alcuna apparente utilità. […] l’ascoltatore-spettatore è perturbato nell’assistere al dissolvimento del codice di comunicazione ridotto a mero suono o a veicolo di significati lontanissimi. (pp. 18-19)

Sembra che emerga un tentativo di confondere il pubblico, ma in realtà l’operazione adottata da Totò è lungimirante:

l’importanza linguistica di Totò non è consistita tanto nell’invenzione o nell’abuso di singole forme, ma nell’aver portato il linguaggio al centro dei propri spettacoli, della propria riflessione, e nell’aver svolto un ruolo non marginale. (p. 24)

La sua lingua diventa, così, “iper parlata”, poiché è composta da un insieme di “gradazioni possibili a scopo ora ludico-deformante, ora ironico-satirico”(Lingua italiana e cinema, Fabio Rossi, p.81). Volendo scendere nel pratico, tra le formule più care ricordiamo che che, è (o fa) d’uopo, etiandio, quisquillie, bazzecole e pinzillacchere (“cosa da nulla” “reca proprio, come prima attestazione nota nei vocabolari, il 1930 ed è attribuita a Totò” cit.) Tutti i suoi film sono costruiti “sul gioco verbale”, servendosi di due figure retoriche: la paronomasia, per la quale si accostano due parole di suono simile o uguale ma di significato differente, e la polisemia, vale a dire “lo scambio tra significati diversi di una medesima parola”.

L’anima poetica

Fotografia in bianco e nero di Totò.

La livella è le escroveto che l’usa il muratore per nivelari il muro, dunqueOgn’anno, il due novembre, c’é l’usanzaPer i defunti andare al CimiteroOgnuno ll’adda fà chesta crianzaOgnuno adda tené chistu penzieroOgn’anno, puntualmente, in questo giornoDi questa triste e mesta ricorrenzaAnch’io ci vado, e con dei fiori adornoIl loculo marmoreo ‘e zi’ Vicenza

Tra le poesie più note, ‘A Livella rappresenta un unicum nella vita artistica di Totò. Composta nel 1964 e formata da 104 versi, la poesia affronta con ironia il tema della morte, dimostrando come al di là dello status che possediamo in vita, davanti all’ultimo passo siamo tutti uguali e umani, come se tutto si azzerasse:

‘Nu rre,’nu maggistrato,’nu grand’ommo,
trasenno stu canciello ha fatt’o punto
c’ha perzo tutto,’a vita e pure ‘o nomme:
tu nu t’hè fatto ancora chistu cunto?

Perciò, stamme a ssenti…nun fa”o restivo,
suppuorteme vicino-che te ‘mporta?

Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie…appartenimmo à morte!

Tra innumerevoli successi, – ma anche dispiaceri, come la morte del figlio e la malattia agli occhi, – Totò è stato l’attore napoletano che più di tutti, all’epoca, ha interpretato egregiamente i vizi e le caratteristiche tipiche dell’italiano medio, e anche del napoletano, omaggiando sempre la sua terra. Non è dato sapere se un altro come lui possa rinascere, quel che è certo è che ha ispirato generazioni di attori e commediografi napoletani e continua ancora, poiché il suo immaginario non si può mica dimenticare. Per dirla con una sua frase: “ma mi faccia il piacere!

 

Federico Ferrara

Attacco hacker: i pericoli e le risposte della Pubblica amministrazione

Nei giorni scorsi, un massiccio attacco cybernetico ha investito numerosi Paesi del mondo compromettendo migliaia di server. I più danneggiati sono stati Francia e Norvegia, ma nel mirino anche l’Italia.

All’origine degli attacchi hacker

Secondo l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), gli attacchi hacker provenivano da un ransomware già noto da tempo. Il ransomware è un tipo di virus che prende il controllo del computer di un utente ed esegue la crittografia dei dati, quindi chiede il pagamento di un riscatto (ransom) per poter tornare a utilizzarlo. Questo tipo di malware si diffonde mediante file di virus che devono essere installati come file con estensione .exe. Una volta entrato nella rete, è in grado di diffondersi su tutti i dispositivi sotto mentite spoglie di un worm.

La vulnerabilità sfruttata dagli hacker ha colpito, in particolare, i server VMware, un software di VMWAre Inc, sito a Palo Lato in California. Considerato anche come hypervisor, consente la produzione di una “macchina virtuale”, termine che sta ad indicare la creazione di uno o più ambienti virtuali in un unico computer. Su uno stesso hardware, condividendo le risorse, possono così girare diverse macchine virtuali.

Funge da intermediario tra l’hardware del computer e i sistemi operativi ospitati all’interno delle macchine virtuali: assegna ad esse le risorse hardware – come cpu, memoria e disco – in modo che ogni macchina virtuale possa eseguire il proprio sistema operativo e le applicazioni, come se fosse installata direttamente sul computer.

La vulnerabilità era già stata corretta nel passato dal produttore già due anni fa, a febbraio 2021, ma evidentemente gli amministratori di sistema non si sono preoccupati di fare il backup dei dati, che consente di cancellare i dati infetti e riformattare i dispositivi. La vulnerabilità, non corretta, ha permesso agli hacker di sferrare l’ondata di attacchi registrata nel weekend.

Richiesta di riscatto dopo infezione del PC di un ransomware. Fonte: swdcomputer.it

Migliaia di identità compromesse

Gli attacchi alla sicurezza informatica non si sono limitati solo a questo: ad essere stati rubati troviamo anche documenti di identità e dati personali.

Il furto d’identità può avvenire in tantissimi modi: sono sempre più frequenti i cyberattacchi che si infiltrano in server internazionali, dalle strutture più piccole come aziende commercianti fino alle grandi strutture sanitarie, e mirano al furto dei dati sensibili degli utenti.

Non solo: fra le truffe più pericolose che circolano in rete troviamo il phishing, realizzata ingannando l’utente e si concretizza principalmente attraverso messaggi di posta elettronica ingannevoli. La più diffusa è sempre il classico allegato al messaggio di posta elettronica; oltre i file con estensione .exe, i virus si diffondono celati da false fatture, contravvenzioni, avvisi di consegna pacchi, che giungono in formato .doc o .pdf .

Un’altra tipologia risulta l’email falsificata, che solo apparentemente proveniente da istituti finanziari o da siti web che richiedono la registrazione, nella quale richiede all’utente di cliccare su un apposito link, grazie al quale potrà risolvere una determinata tipologia di problematica, dove, spesso, risulta essere un mancato versamento di contributi previdenziali, la riscossione di un pagamento della dogana per una spedizione, una richiesta di aggiornamento dei propri dati (tra cui le coordinate bancarie).

Questo, il più delle volte, porta all’attivazione di un piccolo abbonamento, a carico della vittima, che toglie pochi soldi al mese sul conto. Piccole somme che nel suo insieme, vista la natura silenziosa dei prelievi, l’utente non si accorge immediatamente. Oppure capita anche il colpo grosso e dirottano a proprio vantaggio un corposo bonifico, nella maggior parte dei casi fino a ripulire del tutto un conto corrente.

Anche tramite i social network più utilizzati, come Instagram e Facebook per esempio, possono accadere furti d’identità: gli hacker iniziano così a scrivere sotto falsa identità, o a nome dell’account hackerato a tutti i contatti presenti in lista, cose molto lesive per la reputazione della vittima, salvo poi chiedere un riscatto, oppure convincere gli stessi contatti verso altre truffe certe, magari su piattaforme Bitcoin o piattaforme di trading on-line.

Per non farsi truffare bisogna controllare attentamente il nome del mittente della email (in alto, sopra all’oggetto) e verificare che questi corrisponda a quelli effettivamente appartenenti al mittente originale.

Messaggio di riscatto dopo l’attacco hacker avvenuto il 4 agosto 2021 alla Regione Lazio. Fonte: open.online

La pubblica amministrazione risponde

Con la pubblicazione del messaggio n. 535 del 3 febbraio 2023 l’INPS ha comunicato “l’attivazione di un controllo di verifica aggiuntivo dell’identità digitale quando si inseriscono le credenziali per effettuare l’accesso ai servizi online dell’Istituto“, un controllo aggiuntivo che interviene nei soli casi in cui si verifichi un tentativo di accesso ai servizi con identità digitali diverse da quelle utilizzate precedentemente dallo stesso utente.

Dopo ciò, il sistema invia sui recapiti telematici e -mail e cellulare già registrati dall’utente, un codice di conferma “usa e getta”, che l’utente stesso dovrà inserire per ottenere l’accesso. Contestualmente, il sistema invierà una notifica via e-mail o, in assenza, sul cellulare o via PEC, per informarlo dell’avvenuto accesso con nuove credenziali SPID, CNS o CIE a lui intestate, in modo da adottare le conseguenti azioni in caso di accesso indebito. La nuova funzionalità risulterà attiva per tutti coloro che abbiano validato i propri recapiti telematici

 

Victoria Calvo

USA, dubbi amari e tensioni sui “palloni-spia” cinesi

USA e Cina hanno ravvivato le tensioni reciproche. Le insolite “escursioni” di due “palloni-spia” di provenienza asiatica sul territorio statunitense, e nelle sue prossimità, hanno schiuso dubbi piuttosto amari. Per quale motivo degli strumenti d’analisi bellica hanno sorvolato i cieli americani? Perché il loro passaggio è stato così manifesto e spudorato? Che tutto sia propedeutico alla valutazione di uno sconfinamento cinese verso Taiwan? Di seguito una panoramica delle vicende con i loro dettagli controversi.

USA, il percorso dei “palloni-spia”

Riporta le informazioni Rainews. Il Pentagono ha annunciato di aver notato un primo “pallone-spia” (pallone aerostatico) sorvolare gli Stati Uniti lo scorso martedì, e che da allora ne ha monitorato gli spostamenti. Il suddetto oggetto avrebbe percorso le isole Aleutine (in Alaska), il Canada e infine il Montana.

Dato che in quest’ultimo spazio il governo statunitense possiede alcune delle sue centrali nucleari e dato che lo strumento è apparso attrezzato per raccogliere informazioni di genere militare, la presenza è stata immediatamente indagata con sospetto dalla parte violata. Così anche il Presidente Joe Biden si è interessato direttamente della questione.

Un secondo “pallone-spia” è stato ravvisato un giorno più tardi nei cieli sudamericani. Di questo si è detto che non fosse diretto verso il territorio statunitense, ma solo in transito su quello latinoamericano.

Pallone-spia
Pallone-spia. Fonte: Corriere della sera

Le (dure) reazioni di Washington

Il Presidente, apprese le notizie, ha richiesto l’abbattimento dei due palloni con veemenza. A primo impatto, valutando pericolosa la mossa, la Difesa ha deciso di attendere: i detriti dei palloni avrebbero potuto danneggiare i civili a terra. Il primo pallone è stato quindi distrutto una volta giunto sulle vie dell’Oceano Atlantico e ora i sui resti sono sotto l’analisi di alcuni esperti; il secondo pallone scorrazza ancora integro.

Parallelamente, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha deciso di rinviare la sua visita in Cina, prevista per ieri. Blinken ha posto una peso sulla questione affermando che la priorità fosse «allontanare il pallone-spia dai cieli Usa». Successivamente ha comunque rassicurato di aver rimandato il bilaterale a un momento in cui vi sarebbero state «le condizioni per una visita».

Il messaggio dell’amministrazione Biden è stato perentorio: nessuno crede che la sonda cinese sia stata inviata in buona fede.

La difesa-offesa di Pechino

La Cina si è dapprincipio difesa facendo trapelare che il presunto «pallone spia» avvistato fosse in verità un «aeromobile civile» usato per «ricerche meteorologiche e scientifiche». A detta del ministero degli Esteri di Pechino, tale “aeromobile civile” sarebbe giunto nell’estremo occidente a causa di forti venti imprevisti. Per questo, il ministero ha subito dichiarato rammaricazione «per il suo ingresso involontario nello spazio aereo statunitense per cause di forza maggiore».

Dopo le (dure) reazioni di Washington, però, anche Pechino ha scelto di cambiare il registro del dialogo.

La Cina ha alzato i toni, esprimendo «la sua forte insoddisfazione e protesta contro l’abbattimento del suo dirigibile civile senza pilota». Poi aggiungendo, tramite una nota del ministero degli Esteri, che la parte americana avrebbe insistito «nell’usare la forza, ovviamente reagendo in modo eccessivo e violando gravemente la prassi internazionale» malgrado non ci fossero i requisiti di pericolo e l’affermato “uso civile del dirigibile.

Ora la Cina «salvaguarderà risolutamente diritti e interessi legittimi delle società interessate, riservandosi il diritto di effettuare ulteriori reazioni necessarie». Una sigla guerrigliera che apre a scoraggianti scenari.

Bandiera della Cina
Bandiera della Cina. Fonte: Cina in Italia

USA e Cina, gli elementi di contesa

Il principale tema di tensione tra USA e Cina è probabilmente la questione dell’isola di Taiwan.
Gli equilibri hanno subito un brutto colpo lo scorso agosto, con la visita di Nancy Pelosi all’isola, attraverso cui gli USA hanno confermato il sostegno all’idea d’indipendenza taiwanese.

La visita è stata giudicata da Pechino come «una grave violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Cina», e ha portato a crescenti tensioni militari nei pressi di Taiwan.

Altro motivo rilevante di disputa è il rapporto indefinito che la Cina ha con la Russia. La plurivocità di Pechino infastidisce notevolmente l’alleanza Nato.

A fronte di tutto ciò, si può pensare che la Cina voglia scandagliare l’arsenale USA per avere migliore contezza del suo potenziale militare, o che voglia punzecchiare la Federazione per cambiare, inasprendoli, i rapporti. Un passo falso di Biden potrebbe diventare un espediente azionante Jinping, e chissà se addirittura l’occasione per aggredire una regione ideologicamente contesa.

 

Gabriele Nostro

Altri libertini: il romanzo ad episodi di Tondelli

Tondelli, visionario della letteratura contemporanea, per primo ha saputo raccontare il disagio giovanile. – Voto UVM: 5/5

È claustrofobico il contesto sociale e culturale che fa da scenario alle vite dei libertini descritti nell’opera prima di Pier Vittorio Tondelli.

Altri libertini è una raccolta di sei racconti o come direbbe l’autore, un vero e proprio romanzo ad episodi. Pubblicato nel 1980 fu dapprima sequestrato per oscenità e poi assolto dal tribunale, venendo giudicato dalla critica odierna come una delle opere migliori dell’ultimissimo decennio.

Ehi, ma ce l’hai, l’hai portata la mia “via di fuga”?

Siamo negli anni delle ribellioni giovanili alle impostazioni del “tardo capitalismo” e in un contesto del genere, governato dal rischio e dall’incertezza, se non hai vie di fuga devi essere in grado di crearle.

E il metodo prediletto dagli anti-eroi tondelliani è la droga: l’unica possibilità di evasione, capace di dilatare l’ormai “squallida” realtà.

“La droga prende bene e subito e comincia dalle gambe e poi sale sale e prende lo stomaco che ti senti come dopo un pranzo di famiglia e poi la testa e finalmente sballi e allora son tutte rose e fiori, davvero, no problem no cry”. (Senso contrario)

Quello descritto dal protagonista del “terzo episodio” del romanzo è un esempio di come il trip prodotto dalla droga, riesca a distorcere gli umori e la reale visione del mondo.

Ma è comunque il viaggio ad essere il vero protagonista di questo “film su carta”: è fuori casa che si realizza l’idillio tondelliano. In particolar modo l’Europa del Nord è la meta più ambita dai nostri personaggi.

“Scopriamo tutt’insieme la birra, il sesso, les trous”. (Viaggio)

Storie di un “verismo allucinato”

Tondelli con questo viaggio ha uno scopo ben preciso, quello di filmare gli altri. E non dimentica proprio nessuno: hippy, lesbiche, filosofi ed eroinomani, femministe, depressi, angosciati, nostalgici, dipendenti, studenti e figli. La sua intenzione è quella di raccontare le loro vite, i loro amori, le loro lacrime ed i loro sorrisi.

“E questi caromio, saranno i personaggi e le figure del nuovo cinema mio, il Rail Cinema, il DRUNK, very-drunk, CINEMA, ok?”. (Autoban)

E nel farlo cerca di immedesimarsi nella loro vita, un po’ come Verga ed altri esponenti del verismo fecero in passato.

Tondelli
Copertina “Altri libertini” di Pier Vittorio Tondelli. Casa editrice: Feltrinelli

Una ribelle umiliazione del corpo

Bisogna però evidenziare il fatto che Tondelli percepiva il corpo come un involucro, cosparso di vergognosa individuazione.

“Non ero proprio complessato ma terribilmente disturbato di avere un corpo”. (Pier Vittorio Tondelli)

E in tutta la raccolta ma ancora di più in Senso contrario, troviamo il tentativo da parte dell’autore di “fondere i corpi”, come ulteriore via di fuga dalla realtà.

In Altri libertini i personaggi vanno per tutto il tempo alla ricerca di loro stessi, utilizzando il loro corpo come un mero strumento: l’uso e il consumo del proprio corpo è una forma di conoscenza.

E lo fanno assumendo alcol e sostanze ma anche dando sfogo ai loro istinti sessuali. Tutti atti di violenza nei confronti di un io che a quanto pare non basta alla vita e che loro evidenziano disprezzando se stessi.

Tondelli: precursore di un espressionismo pop

Evidente è il richiamo che l’autore postmoderno fa alle altre arti, e in particolar modo non passa inosservato l’uso di esclamazioni onomatopeiche da fumetto.

Quindi non c’è da stupirsi se durante la lettura, ad un certo punto, iniziano a capitarci davanti scritte come: WoooWwww, aaaggghhh, BUUUUM!, scrash scrash; che pur non commentando l’azione ne diventano parte integrante.

Ma Tondelli, ideatore così di un espressionismo pop, lascia spazio anche ad un linguaggio più spinto. Così, proprio le bestemmie e il linguaggio grezzo dei protagonisti, diventano lo schiaffo più potente nei confronti di quella letteratura e quella poetica “elitaria” sconosciuta ai suoi libertini.

 

Domenico Leonello

“Concerti dell’Ateneo Messinese”: la 33° edizione

L’ateneo messinese è giunto alla trentatreesima edizione dello storico evento musicale: “I Concerti dell’Ateneo Messinese”. Quest’anno, per l’Ateneo, sarà un traguardo storico. Infatti, dall’anno della fondazione dell’Università, si è a ben 500 eventi. Un evento importantissimo e da sempre amato, se paragonato alla precarietà di molte altre iniziative. Con orgoglio la comunità messinese, invece, lo celebra ed è ancora molto affezionata a questo importante evento.

I concerti dell’Ateneo Messinese/ Gli spettacoli

L’Ateneo messinese, nel corso del programma, proporrà una serie di eventi di alto livello artistico organizzati in 12 appuntamenti affidati a musicisti di fama internazionale.

Dopo anni di forzate restrizioni, finalmente la città di Messina è pronta a riabbracciare lo storico evento che accompagna la città e la cittadinanza da oltre trent’anni. Infatti, oltre ai concerti che si svolgeranno nell’Aula Magna, si terranno, come di consueto, due eventi. Il primo di apertura e l’ultimo, di chiusura, presso l’Auditorium Polifunzionale del Polo Papardo.

Si tratterà rispettivamente di una serata dedicata alle Canzoni dei mitici Anni ’60 il 2 febbraio e di un Gran Galà della Lirica, con la partecipazione di affermati cantanti che calcano abitualmente i palcoscenici dei più importanti Teatri d’Opera nazionali ed esteri, il 4 maggio.

Inoltre, oltre a questi appuntamenti, ci saranno anche due concerti che vedranno, per la prima volta nelle nostre programmazioni, nonostante i tanti anni di attività, un coro Gospel, il 23 febbraio ed un gruppo di Ottoni il 30 marzo.  F

ra gli appuntamenti ci sarà, anche, un omaggio ad Ennio Morricone, condotto dall’attore Bruno Gambarotta il 2 marzo.

Ateneo messinese
Fonte: freepiks.com

La possibilità di ottenere CFU

Si ricorda a tutti gli studenti UniMe che si tratta di un’iniziativa che permetterà anche il riconoscimento dei Crediti Formativi Universitari extra. Sarà sufficiente assistere ai concerti, per poter ottenere,  fino a un massimo di 3 CFU. Si ricorda, inoltre, che tutti gli spettacoli avranno inizio alle ore 21 e sono completamente gratuiti.

Per ulteriori informazioni clicca qui

Di seguito il programma completo di tutta la stagione.

Alex Rozzato

3 videogiochi per chi non ha mai videogiocato

Oggi i videogiochi sono più popolari e vari che mai. Chi ha lasciato nel cassetto il controller o non ne ha mai toccato uno può trovarsi spiazzato. Com’è possibile, allora, oggi avvicinarsi per la prima volta al mondo dei videogiochi?
Esistono, in realtà, dei punti cardine nel mercato che hanno come filosofia la semplicità d’accesso. Dall’uscita della sua prima console, la Nintendo è rimasta il caposaldo dell’industria quando si è trattato di sviluppare giochi in grado di avvicinare chiunque. Il concept alla loro base è sempre stato ridotto all’osso e con al centro l’interazione tra il giocatore e l’ambiente che ha attorno.
I criteri che abbiamo usato per creare questa lista sono quindi i seguenti: semplicità d’accesso e qualità dei controlli; obiettivi chiari da completare durante il percorso; qualità degli incentivi dati al giocatore; struttura di gioco di base semplice alla base ma complessa all’apice.

It’s a me! Mario!

Il primo storico Super Mario Bros, uscito nel 1985, aveva un concept alla base minimale. Tutto era basato su pochissimi controlli: usa i tasti direzionali per muoverti a destra o a sinistra, il pulsante A per saltare e B per correre. Tutto qui. Nel mezzo, nemici e ostacoli da evitare e piattaforme su cui saltare col giusto tempismo.

Il motivo per cui un disegno cosi semplice è diventato la base per interi generi sta negli arricchimenti a questa base: ogni nemico sconfitto, invece che evitato, dona un punteggio, così come ogni moneta raccolta nel percorso; alcune piattaforme se colpite dal basso donano un potenziamento; alla fine di ogni livello un asta a cui aggrapparsi dona ancora più punteggio quanto più in alto si salta su di essa. Tutto questo viene poi arricchito ancora: ogni nemico abbattuto in sequenza aggiunge un moltiplicatore al punteggi; esistono altri bonus che permettono approcci ancora più vari; la varietà dei nemici aumenta ed ognuno di loro va sconfitto in maniera diversa.
Ma la scoperta più importante sono i segreti disseminati tra i livelli: esistono stanze segrete, nei livelli, per saltare intere sezioni del gioco o per ottenere immense quantità di monete. Tutti elementi che approfondiscono l’esperienza e premiano il giocatore. Il tutto usando solo sei tasti. Ed una macchina ad otto bit.

Primo livello di Super Mario Bros. Fonte: © Nintendo

 

Abbiamo descritto solo il primo capitolo perché su questi cardini si basano anche tutti gli altri videogiochi della serie: immediatezza, semplicità e ricompensa. Se volete giocare una delle miriadi avventure dell’idraulico italiano, vi consigliamo l’ultimo capitolo Odyssey, uscito su Nintendo Switch. Ma ogni Super Mario è un gioiello a se e anche andando a casaccio è impossibile sbagliare.

Link! Devi salvare la principessa Zelda!

La saga di The legend of Zelda basa tutto su una sensazione: la stessa che si prova da bambini entrando per la prima volta in una cantina polverosa o ammirando un nuovo paesaggio. Siamo un eroe senza nome, chiamato a salvare la principessa di un regno in rovina dalle grinfie di un oscuro demone.

Una premessa affidata nel primo gioco ad un testo che scorre dopo il titolo. Passato questo si viene catapultati nel mondo di gioco, senza una direzione e senza un aiuto se non il fidato manuale cartaceo. Vieni bloccato da un muro di nemici? Potrebbe non essere la strada giusta. Continui ad esplorare ed in una grotta trovi un personaggio: potrebbe darti indicazioni? Ad ovest si trova un grande albero cavo, e nelle sue profondità, dopo aver sconfitto il nemico a guardia ritrovi il primo pezzo della Triforza, reliquia leggendaria del regno, essenziale per sconfiggere Ganon. Il viaggio continua e le insidie aumentano e si diversificano, mentre tu avventuriero ti chiedi cosa si nasconda davvero dietro al cespuglio che hai appena trovato: l’ingresso segreto per una fonte fatata o un passaggio segreto per le montagne a Nord?
Il senso di scoperta è la colonna della saga di Zelda ed ogni capitolo lo ha declinato in ogni sua accezione, diventando caposaldo per tutti i videogiochi che abbia questi semplici elementi: una mappa, un personaggio ed un obiettivo enigmatico.

I primissimi minuti di The legend of Zelda. Fonte: © Nintendo

 

Il suo passaggio alla grafica 3D con Ocarina of Time nel 1998 ha portato all’evoluzione dell’intero medium anche in quel particolare periodo epocale. E recentemente Breath of the Wild uscito su Nintendo Switch ha portato a quello che noi consideriamo il coronamento di 30 anni di storia videoludica: mai una mappa è stata più esplorabile in ogni suo anfratto, mai l’esplorazione è stata più soddisfacente e mai un mondo è sembrato tanto reale per le possibilità date al giocatore di manipolarlo. È il capitolo che in assoluto consigliamo più della saga ed in questa lista. Se lo amerete, come crediamo farete, i classici vi faranno capire dove stanno le sue radici.

I migliori combattenti del mondo! Sono tutti qui!

Parliamo adesso di Super Smash Bros, il perfetto esempio di enciclopedia dei videogiochi. Si tratta di un platform fighter, sottogenere del picchiaduro. Diversamente da più giochi complessi come Tekken o Street fighter ha regole più basilari ed è più vicino al party game. Ha regole estremamente permissive e permette a chiunque di potersi divertire: vuoi fare giocare i cuginetti che vengono a trovarti per Natale? Buttali in arena impostando la casualità al massimo; vuoi divertirti da solo? Affronta la trama o sblocca tutti i personaggi e i segreti; vuoi sfidarti con un tuo amico in un incontro? Elimina tutti gli elementi di troppo e fa sì che siano i riflessi a comandare.
Qualunque approccio è consentito e per divertirsi è necessario solo capire con quale tasto muoversi e con quale tirare un destro.

Consigliamo questo titolo, però, in particolare per il lavoro di approfondimento fatto verso il medium. Il primo capitolo è nato per racchiudere le principali mascotte di Nintendo, ma presto i biglietti d’accesso al torneo sono arrivati a chiunque. Solid Snake di Metal Gear Solid che lotta contro Pikachu, Cloud di Final Fantasy che si scontra con Mario, o ancora R.O.B., periferica per le prime console Nintendo e Mr Game and Watch, basato sui proto-videogame degli anni ottanta, che diventano personaggi.
Ogni elemento di questo videogioco trasuda amore per il medium, dalle animazioni dei personaggi, alla raccolta degli oggetti collezionabili che spesso celano descrizioni degne di un manuale. È un vero diamante dell’industria e negli anni chiunque a fatto a gara per ricevere un invito.

Tutti i personaggi dentro a Smash Bros Ultimate. Fonte: © Nintendo / HAL Laboratory, Inc.

 

Il capitolo che consigliamo è l’ultimo uscito, ancora su Nintendo Switch: Super Smash Bros Ultimate. Contiene al suo interno più di un centinaio di personaggi giocabili, e una miriade di rimandi all’intero mondo dei videogiochi. È il più completo della saga, culmine di un lavoro enorme iniziato nel ’99.

 

Matteo Mangano

C’erano una volta i Maneskin: “RUSH!” sinonimo di esagerazione?

I Maneskin questa volta hanno osato troppo, facendo notare la loro mancanza di creatività. – Voto UVM: 2/5

 

Eccentrici, profondi, creativi e per nulla scontati: questi sono i Maneskin, o meglio, lo sono stati ai tempi dell’uscita del loro primo album, Il ballo della vita (2018).

All’epoca erano dei semplici kids from Rome appena usciti da X-Factor, con tante idee e con la voglia di “prendersi tutto”. Ora invece si sono presi tutto ma non hanno più idee. Dove sono finiti i nostri coatti e simpaticissimi Maneskin? A quanti, come me, mancano quei ragazzi?

“Se lo prendi con leggerezza, per quel che è, Rush! è un giro in una di quelle feste orgiastiche”. – (da un articolo di Rolling Stone)

È un po’ curioso il fatto che ascoltando RUSH! venga subito in mente Babylon, l’ultimo film di Damien Chazelle (qui la nostra eccentrica recensione). Quindi mi sono chiesto cosa mai possano avere in comune questi due prodotti, oltre a raccontare di orge intendo…

Capitolo 1: Marlena torna a casa…che il “brutto” qua si fa sentire!

Mi sorprende di come la band made in Rome sia passata dal fare canzoni come Torna a casa o Le parole lontane a pezzi tipo BLA BLA BLA (no, purtroppo non è quella di Gigi Dag)

“I wanna fuck, let’s go to my spot
But I’m too drunk and I can’t get hard”

Il brano altro non è che un imbarazzante susseguirsi di versi, di “fuck” e di “cock”. Insomma, siamo ormai lontani dai tempi in cui i Maneskin si facevano portavoce di sogni e di paure, d’amore e di libertà. Siamo lontani dai tempi in cui cantavano di Marlena.

E se dal punto di vista dei testi l’album è poco fantasioso anche musicalmente non rende. Detto ciò, mi trovo costretto a fare, nemmeno a metà recensione, un plauso all’assenza di creatività che è davvero di altissimo livello! L’unica canzone, forse, in grado di alzare l’asticella del disco poteva essere GOSSIP, che vanta il featuring di Tom Morello alla chitarra. Ma purtroppo, la collaborazione si limita ad un assolo di nemmeno 20 secondi.

Fa un po’ sorridere il fatto che l’unica sperimentazione forse mezza decente di tutto l’album sia stata KOOL KIDS. Una canzone dal retrogusto punk e con un intro di basso abbastanza convincente (brava Victoria), ma che purtroppo non è per niente in linea col resto dell’album!

Capitolo 2: Maneskin con o contro il sistema?

“Sarai qualcuno se resterai
diverso dagli altri”

Era il 2020 quando il fidanzato di Giorgia Soleri (ora sono pari) e la sua banda recitavano queste parole in VENT’ANNI, un altro dei loro successi inserito poi in Teatro d’ira – Vol. 1 (2021). Per molti l’album della ribalta, per me e pochi altri l’inizio del tracollo.

Damiano & Co, all’epoca usciti vittoriosi dal Festival di Sanremo e poi anche dall’Eurovision Song Contest, se le sarebbero dovute tatuare queste parole, dato che già ad un primo ascolto, la maggior parte delle canzoni di RUSH! danno la sensazione di essere un qualcosa di già sentito. E non me ne vogliate se ritengo che TIMEZONE sembri proprio la brutta copia di una canzone di Billie Eilish.

Sarà una conseguenza del fatto che ormai da tempo i Maneskin puntano al mercato internazionale, cercando di creare un nuovo tipo di pubblico. E non a caso la produzione dell’album è stata affidata proprio a Max Martin (già producer di Britney Spears, Taylor Swift, Lady Gaga, Katy Perry, ecc).

Capitolo 3: “RUSH!” è anche peggio di un film di Baz Luhrmann

Lo sapevate che i Maneskin si sono sposati? Ottima come strategia di marketing per l’album, – se solo ne fosse valsa la pena, – e ottimo anche per dimostrare a tutto il mondo (ancora?) quanto il look, quello esagerato, sia importante per loro.

Damiano e Thomas nella parte degli sposi, Victoria ed Ethan in quella delle mogliettine dall’abito bianco! Alla festa c’erano proprio tutti, dai Ferragnez a Paolo Sorrentino, e non poteva di certo mancare lui: Baz Luhrmann, che di recente se n’è uscito con un biopic su Elvis (se neanche questo è stato di vostro gradimento leggete qua), per cui i Maneskin hanno realizzato la canzone If I Can Dream.

E proprio come Luhrmann con i suoi film, i Maneskin con RUSH! hanno osato troppo. E anche IL DONO DELLA VITA, che dovrebbe essere la ballata per eccellenza dell’album, sulla falsa riga di Torna a casa e CORALINE, non convince abbastanza: troppo spinta per vestire i panni di una ballad.

Epilogo: siamo tutti (o quasi) troppo vecchi per i Maneskin… 

A differenza di molti altri artisti che presenziano l’odierna scena musicale, i Maneskin non devono dimostrare niente a nessuno, l’hanno già fatto in passato. Ora possono continuare a fare musica senza porsi nessun limite e soprattutto possono farlo a modo loro, divertendosi, come se fossero ad una festa di Damien Chazelle.

Anzi, abituatevi all’idea di ascoltare questi pezzi ovunque. Del resto, per le nuovissime generazioni i Maneskin continueranno ad essere rock e originali. Per il semplice fatto che questi giovani non hanno sperimentato il rock puro, non hanno nessun punto di riferimento. Questa per loro è vera musica perchè è l’unica che conoscono.

 

Domenico Leonello

Sbocciano nuovi artisti: l’esibizione al Messina Music contest è un concerto di passione

Meritata vittoria al “Messina Music Contest” per i tre finalisti: Arianna Nicita (prima classificata); Laura Celi (seconda classificata) e il gruppo Taurus Void (terzi classificati). La sera del 20 gennaio al Palacultura di Messina si sono esibiti all’insegna della musica dieci giovani artisti locali (Domenico Ieni, Laura Celi, Ludovico Parisi, Giuseppe Lo Presti, Ester Falzea, Skilla, Arianna Nicita, Paolo Muscarà, Fabio Porcino, Alex Fazio) e due gruppi (“AstriOpposti” e “Taurus Void”). Un divertimento a cielo aperto tra balli, scene teatrali, performance, imitazioni, giochi e sorprese.

Presentatori, giurie e pubblico. Tutti i protagonisti della serata

All’evento hanno partecipato come ospiti speciali Annalaura Princiotto (cantautrice) con Giorgio Alberti (chitarrista), e una giuria che, attraverso la propria valutazione, ha determinato la classifica grazie alla quale vari artisti hanno ricevuto un premio, una targa o premi in palio da parte degli sponsor (Greengea, il Bho, MyLillo, La Pineta Sport Club e molti altri). La giuria era composta da Paride Acacia, Sarah Lanza, Teresa Impollonia, Floriana Sicari e Nino Pipitò. L’evento è stato organizzato dall’associazione Crescendo Incubatore insieme alla collaborazione dei ragazzi facenti parte della Testata Multimediale UniVersoMe. Sono stati quest’ultimi a intrattenere il pubblico del Palacultura rendendolo non spettatore passivo bensì parte integrante della serata. I presenti hanno cantato la prima strofa del brano “La canzone del sole” scritta da Lucio Battisti, risolto degli indovinelli, ed infine fatto da giuria esprimendo la propria preferenza attraverso un link indicato dai presentatori. La platea si è dimostrata molto interessata, concentrata, attenta e divertita, pronta a battere le mani e a incoraggiare gli artisti.

 

Le interviste di UVM ai ragazzi in gara

Il team della redazione UniVersoMe ha inoltre effettuato delle interviste agli artisti in gara, i quali si sono dimostrati cordiali e soddisfatti delle domande insolite e curiose.

Ai quesiti “se dovessi andare a Sanremo di chi vorresti fare la cover? e con chi vorresti fare il duetto? puoi farci una lista di almeno cinque persone famose che vorresti fra il pubblico ad un tuo concerto? una canzone che avresti voluto scrivere tu?” gli artisti si sono sbizzarriti con l’immaginazione.
Paolo: se dovesse andare a Sanremo vorrebbe fare la cover dei Stills o dei Pink Floyd e duettare con Andy Timmons. Le persone famose che vorrebbe a un suo concerto sono: il suo maestro di chitarra, David Gilmour, Andy Timmons, Stills e i suoi genitori. Mentre la canzone che avrebbe voluto comporre lui è “Il Testamento di Tito” di Fabrizio De Andrè;
Ludo: se dovesse andare a Sanremo vorrebbe fare la cover di Lazza e duettare con Laura Pausini. Le persone famose che vorrebbe a un suo concerto sono: Sfera Ebbasta, Marracash, Guè Pequeno, Eros Ramazzotti, Tha Supreme. Mentre la canzone che avrebbe voluto scrivere lui è “Niente canzoni d’amore” di Marracash. Afferma inoltre che il posto più bello in cui ha cantato è stato in Puglia, ad un contest precedente alla live di Salmo;
Domenico: se dovesse andare a Sanremo vorrebbe fare la cover al piano “You are the Reason” di Calum Scott e duettare con una voce femminile leggera per accompagnare il piano. Le persone famose che vorrebbe a un suo concerto sono la sua famiglia e i suoi amici. Ha composto due inediti, di cui uno intitolato “Leggerezza”, ispirato alla falsa sensazione della vita frivola ma altrettanto difficile;
Manuel: Se dovesse andare a Sanremo vorrebbe fare la cover di Nirvana e duettare con Michael Jackson. Le persone famose che vorrebbe a un suo concerto sono la sua famiglia, i suoi amici e Jimi Hendrix. Mentre la canzone che avrebbe voluto scrivere lui è “I Don’t Want to Miss a Thing” di Aerosmith. Il posto più bello in cui ha cantato è stato il Teatro ABC di Catania;
Antonella: se dovesse andare a Sanremo vorrebbe fare la cover dei Green Day e duettare con Chester Bennington. Le persone famose che vorrebbe a un suo concerto sono lo stesso Chester Bennington, oltre alla sua famiglia e ai suoi amici. La canzone che avrebbe voluto comporre lei è “Numb” dei Linkin Park. L’emozione più bella per Antonella è stata al Duomo di Messina mentre si esibiva con i Taurus Void.
Andrea: se dovesse andare a Sanremo vorrebbe fare la cover e cantare con Phil Collins. Le persone famose che vorrebbe al suo concerto sono ovviamente Phil Collins, ma anche Robert Plant, John bohnam, e Gianni Morandi. La canzone che avrebbe voluto comporre lui è “Every Breath You Take” dei The Police;
Gabriele: vorrebbe duettare con Salmo. Le persone famose che vorrebbe al suo concerto sono: Travis Barker, Peter Steele, Tony Iommi, Danny De Vito. La canzone che avrebbe voluto comporre lui è “Bleed” dei Meshuggah;
Annalaura e Giorgio: se dovessero andare a Sanremo vorrebbero fare la cover di Claudio Baglioni “Questo piccolo grande amore”. Annalaura vorrebbe duettare con Ultimo. Le persone famose che vorrebbe a un suo concerto sono: un produttore della Sony, Giovanni Caccamo, Guns N’ Roses, Claudio Baglioni e Laura Pausini. Giorgio come persone famose al suo concerto vorrebbe Slash, Guns N’ Roses, Laura Pausini, Prince. La canzone che Annalaura avrebbe voluto scrivere è “I just died in your arms” di Cutting Crew; invece Giorgio avrebbe voluto scrivere lui “November Rain” di Guns N’ Roses. Anche Annalaura afferma che il posto più bello in cui ha cantato è stato Sanremo mentre Giorgio presume Militello Rosmarino e Piazza Duomo di Acireale.
Infine per concludere l’intervista è stata fatta la fatidica domanda “Pensate che con l’evento di questa sera potreste essere di ispirazione ai ragazzi di oggi? Tutti gli artisti intervistati hanno affermato che il loro obiettivo è essere di ispirazione a tutti i giovani che si cimentano in questa arte, scoprire nuovi talenti e accendere passioni.

 

 

 

Formica Myriam

Calandra Giulia