Nicola Sturgeon sotto arresto, l’ex primo ministro scozzese è accusata di corruzione

Nicola Sturgeon è stata la prima donna a occupare le cariche di Primo ministro della Scozia e leader del Partito Nazionale Scozzese dal 2014 al 2023. Nel 2021 e nel 2023, è stata classificata da Politico Europe tra le 28 personalità europee più potenti d’Europa.

Le dimissioni

A febbraio, dopo otto anni in carica, ha annunciato le dimissioni per motivi personali. 

Sostiene di essere diventata una figura troppo divisiva, sia nel suo partito, che nella politica scozzese e solo con le sue dimissioni si potrebbe riprendere un dialogo più civile. 

Ho lottato con questa decisione per diverse settimane, ho capito che la natura della politica moderna è molto brutale, ben più di quando io ho iniziato a fare politica. Per trent’anni sono stata Nicola Sturgeon la politica, ora vorrei essere Nicola Sturgeon essere umano

Ha affermato inoltre che il suo è «il miglior lavoro del mondo, ma è importante sapere quasi istintivamente quando è il momento giusto per far posto a qualcun altro».

Seppur lo abbia negato, i motivi che hanno spinto Sturgeon a prendere questa decisione potrebbero essere stati la bocciatura da parte della Corte Suprema del Regno Unito di riproporre un referendum per l’indipendenza della Scozia, un tema a cui il partito della Sturgeon tiene molto.

Inoltre, l’ex premier è da sempre a sostegno dei diritti LGBTQ+, tanto da promulgare la legge sull’autodeterminazione di genere “Gender Recognition Reform Bill”.

In cosa consiste?

Questa legge renderà più semplice alle persone trans di 16 anni, quindi non solo chi ha già raggiunto la maggiore età, poter richiedere il cambio di genere sui documenti.

La Scozia è l’unico paese del Regno Unito ad aver approvato una riforma simile, considerata fino ad oggi di competenza esclusiva del Parlamento del Regno Unito. Il governo ha già dichiarato che si opporrà con un veto alla promulgazione, se non verranno modificati determinati punti.

Shona Robison, Ministra della Giustizia Sociale, ha definito «un passo importante per una Scozia più equa, dove le persone trans siano validate, incluse, ed emancipate».

Queste le parole di Nicola Sturgeon:

Una voce per l’inclusione, l’uguaglianza, i diritti umani e la dignità. Sono stata e sarò sempre una femminista. Combatterò per i diritti delle donne e mi opporrò a chi minaccia tali diritti ogni giorno che avrò fiato in corpo. Ma difenderò anche qualsiasi gruppo stigmatizzato, discriminato, emarginato e vulnerabile nella società. Chiamatemi ottimista, ma credo che queste cose debbano, in qualsiasi società progressista, liberale e inclusiva, trovare il modo di coesistere. Qualunque sia il ruolo che svolgerà in politica nel prossimo futuro, cercherò sempre di fare tutto il possibile per trasformarlo in realtà.

Adesso si pensa che chiunque prenda il posto dell’ex premier possa abbandonare i diritti delle persone transgender, per evitare lo scontro con il governo del Regno Unito.

Operazione Branchform

Si tratta di un’indagine della polizia scozzese su accuse e sospetti di corruzione che va avanti da mesi e che continua a destabilizzare lo Scottish National Party (partito leader di Nicola Sturgeon).

Sturgeon è stata accusa di aver speso in modo improprio oltre 600mila sterline donate al Partito Indipendentista scozzese. Tramite il suo account Twitter ha dichiarato la sua innocenza.

Sturgeon non è l’unica ad essere stata arrestata. Il 5 aprile è stato preso in custodia il marito, Peter Murrell per 24 anni è stato amministratore dello Scottish National Party – rilasciato dopo 12 ore di interrogatorio.

Nicola Sturgeon a fianco del marito Peter Murrell. Fonte: The Independent

Anche Colin Beattie, tesoriere del partito è stato interrogato per gli stessi motivi il 18 aprile e successivamente rilasciato. Si è dimesso dal suo incarico il giorno successivo.

Sono stati tutti e tre rilasciati, senza accusa, in attesa di indagini.

Gabriella Pino

Catena di lana

Viaggia
Coperto dal vento il tuo ricordo,
Ed io non so
Se mi è compagno
Se mi è nemico
Perché mi sorregge
E al contempo mi intrappola,
Mi fa vivere il presente
Ma mi àncora al passato.
Ed io non so
Se ciò che mi avvolge
È una coperta di lana
O una catena d’acciaio.

Francesco Pullella

*Immagine in evidenza: illustrazione di Giovanni Pullella

Luci ed ombre di un Genio al tramonto dei suoi tempi

Uno straordinario e suggestivo viaggio tra gli eccessi e le follie del più grande artista del Novecento nel momento del suo declino- Voto UVM: 5/5

Il nuovo mese di giugno si apre con un infinità di straordinarie sorprese nel mondo del cinema e dell’intrattenimento, a cominciare dall’uscita nelle sale dell’attesissimo live action de La Sirenetta a proseguire con il lancio su Netflix della nuova stagione di Zerocalcare (Questo mondo non mi renderà cattivo), ma uno dei titoli più eccentrici e originali è senza alcun dubbio Dalíland il biopic sulla vita del grande artista Salvador Dalí con la regia di Mary Harron.

L’Artista e i suoi ultimi folli colpi di coda

Uscito nelle sale il 25 maggio, il film è riuscito in pieno nell’intento di stravolgere il pubblico, così come ci riuscì il suo protagonista nel corso della sua lunga e stravagante vita artistica.

Uno straordinario Ben Kingsley (Shutter Island) interpreta alla perfezione i panni di un decadente ma sempre follemente eccentrico Salvador Dalí. La storia racconta di quello che fu il buio e insidioso tramonto di una delle figure più irriverenti della Storia dell’arte.

Siamo a New York e nell’aria si respira quell’atmosfera frizzante che contraddistingue gli anni ’70 nella frenetica “Grande Mela” e nel contesto di questo clima euforico tra le stanze del Hotel Ritz si nasconde un vecchio Salvador Dalí nel pieno della sua “parabola ascendente”, nel tentativo di realizzare la sua prossima mostra, costantemente spronato e ispirato dalla sua Gala (Barbara Sukowa). La nascita forzata di nuovi dipinti sembra limitare la creazione del pittore andaluso, quand’è che ad un certo punto James (Christopher Briney), un giovane ragazzo preso come assistente da Dalí, avrà da quel momento la fortuna di entrare nel suo folle mondo conoscendo a fondo la figura di uno degli artisti più influenti del Novecento e non solo.

Plaion Pictures
Dalí in una delle sue folli feste in una scena del film. Fonte: magnolia pictures, plaion pictures.

Dalí: l’uomo oltre l’artista 

Ecco quello che questa pellicola ci vuole mostrare: ciò che fu l’uomo oltre l’artista, i segreti più oscuri negli ultimi anni di vita di un artista fuori dalle righe, sempre più ossessionato dalla morte che secondo le sue parole angosciate continua a girargli intorno. Il tutto è visto dai giovani occhi di un ragazzo che si sente catapultato in un altro universo, strano, folle, ma al tempo stesso intrigante, colorato e festoso. Al fianco di un Dalí pressoché distrutto e consumato sia economicamente che emotivamente.

Mary Harron riesce dunque nella difficile impresa di offrirci un quadro perfettamente delineato di un personaggio talmente complesso da aver fatto del suo stesso genio artistico un prodotto del suo caos. E’ riuscito a scandagliare le due facce dell’artista fondendo la figura di Dalí come personaggio con quella di Dalí come uomo, la figura a tutti nota con il suo lato più torbido e oscuro.

Tra luci ed ombre, genio e sregolatezza, al pubblico si mostra un grande straordinario visionario al crepuscolo dei suoi tempi. Egli compulsivamente si aggrappa alla vita, che trova nel suo mondo, il Dalíland, il suo harem, il luogo della sua ispirazione che porterà avanti imperterrito fino alla fine, quando ormai attorno a lui non vi sarà altro che il vuoto.

Plaion Pictures
Dalí e Gala in una scena del film. Fonte: magnolia pictures, plaion pictures.

Dalíland: non il solito biopic

Sono tanti gli straordinari biopic che si sono susseguiti nel corso della Storia del cinema degli ultimi anni, tra questi si annoverano, Bohemian Rhapsody dedicato al frontman dei Queen Freddie Mercury, Elvis dedicato alla rivoluzionaria figura di Elvis Presley e tanti altri.

Ciò nonostante però, Daliland si distacca dal coro. Ciò che lo rende un biopic di nuovo respiro non è ovviamente soltanto l’eccentrica figura del suo protagonista, bensì la struttura del racconto. Si tratta dell’ultimo arco di vita dell’immenso e sempre più decadente Dalí; con i suoi eccessi e le sue follie è visto, e in qualche modo raccontato, dagli occhi di un semplice ragazzo (James, nella realtà mai esistito) che entra timidamente nella sua fantasmagorica vita, nel suo travolgente mondo fatto di feste, colori e ossessioni. E’ proprio questo piccolo dettaglio che riesce incredibilmente a fare la differenza.

Cos’altro aggiungere, il tocco registico di Mary Harron, illuminato dal genio indiscusso del grande Dalí, ha dato vita a quello che possiamo tranquillamente definire un grande capolavoro ispirato ad una storia vera che tutti gli appassionati dell’arte, tutti gli amanti di Dalí ma non solo, non possono assolutamente perdere!

Marco Castiglia 

 

Frammenti di quotidianità

I miei occhi, nomadi, ingoiano raggi di luna,
andati di traverso per la gola
e si incastrano nella pupilla dell’infinito.

Un uomo, trascinandosi il cielo in spalla,
si nasconde dietro il sole in silenzio,
inventa passi di luna e mi strizza l’anima dal pianto.

Vene rotte mi cadono a terra, brontolano le mani,
strappo le viscere del cielo e me le infilo in tasca,
mi brucia la pelle, sento le stelle battermi nelle vene.

Sbircio dentro: ho lo stomaco pallido e l’universo in subbuglio.

Domenico Leonello

Buon Compleanno, Capitan Johnny Depp!

Johnny Depp, classe 1963, è un attore, regista, produttore cinematografico e musicista statunitense del Kentucky. Nel corso della sua carriera camaleontica ha vinto un Golden Globe per Sweeney Todd e ha ottenuto tre candidature al premio Oscar per La maledizione della prima luna, Neverland e Sweeney Todd. Depp è, secondo la rivista Forbes, tra gli attori più pagati di Hollywood e, infatti, tra il giugno 2009 e il giugno 2010, ha guadagnato ben 75 milioni di dollari, raggiungendo la medesima cifra nel 2012.

Il 9 giugno 2023 spegne ben 60 candeline…!

Johnny depp
Johnny depp in la fabbrica di cioccolato. Fonte: konbini.com, Warner Bros. Pictures

Johnny Depp: l’ascesa ad Hollywood

I suoi primi piccoli ruoli arrivarono negli anni 80’ tra cui Platoon di Oliver Stone, dopo che Depp ha già fondato la sua prima rock band, The Kids, chiamata ad aprire i concerti di star come i Talking Heads e Iggy Pop.

I primi veri successi importanti sono arrivati, però, nel decennio successivo grazie al sodalizio con  Tim Burton (Johnny è il padrino dei due figli del regista Tim Burton e dell’attrice Helena Bonham Carter). Il regista lo ha diretto in film come Edward mani di forbice, una vera favola in cui manca soltanto il lieto fine, ma per il resto ha proprio tutto: poesia e divertimento, magia e tristezza (Johnny ha ammesso di aver pianto come un bambino quando ha letto per la prima volta la sceneggiatura). Edward è una creatura fantastica che ha delle forbici al posto delle mani, nata nel laboratorio di uno scienziato geniale che s’innamora della bellissima Kim, interpretata da Winona Ryder ; Johnny ebbe una relazione con l’attrice e si era anche tatuato “Winona Forever’’, trasformandolo poi in ‘’Wino Forever’’, ossia “Ubriaco per sempre”.

 “Come fai a sapere che lui è ancora vivo?”
“Non lo so, non ne sono sicura ma io credo che lo sia. Vedi, prima che lui venisse in questa città la neve non era mai caduta, ma dopo il suo arrivo è caduta. Se ora lui non fosse lassù, non credo che nevicherebbe così. A volte può vedermi ancora ballare tra quei fiocchi”. (Kim)

Qual è la rotta Capitano?

Dal 1998 al 2012 è stato sentimentalmente impegnato con l’attrice e cantante francese Vanessa Paradis, con cui diventa padre di Lily-Rose e Jack John Depp ed ha interpretato uno dei personaggi più famosi del cinema: Jack Sparrow.

Il problema non è il problema. Il problema è il tuo atteggiamento rispetto al problema. -Jack Sparrow.

La saga fantasy de “I pirati dei Caraibi”, composta da 5 film (2003 – 2017), narra le vicende dell’affascinante, leggendario quanto eccentrico pirata nobile dei Caraibi e dei sette mari capitan Jack Sparrow . Un capitano di dubbia moralità sobrietà ma scaltro, brillante ed intelligente oltre che imprevedibile e attento solo al raggiungimento dei propri interessi personali. La ciurma della sua amata Perla Nera è composta  dall’eroico Will Tuner (Orlando Bloom), dalla coraggiosa Elizabeth Swann (Keira Knightley), dal Hector Barbossa (Geoffrey Rush) e dal fedele Joshamee Gibbs (Kevin McNally).

La trama è un mix perfetto di storia e leggenda, mito e fantasia che prende spunto da un parco di divertimenti e dai cartoon che Johnny guardava insieme a sua figlia Lily-Rose: lo stesso Johnny Depp ha affermato di essere molto legato al suo personaggio, tant’è che ne ha risentito (in meglio) in suo look “quotidiano”, perché gli ha permesso di divertirsi come faceva da bambino.

Johnny depp
Jack Sparrow che scappa dagli indigeni. Fonte: cinema.everyeye.it, buena vista international, walt disney pictures

Tutti i migliori sono matti

Nell’ultimo decennio indossa i panni del Cappellaio Matto ( nell’Inghilterra vittoriana c’era il modo di dire ‘’mad as a hatter’’, ‘’ossia matto come un cappellaio’’, per gli effetti del mercurio usati nella lavorazione dei tessuti) nella saga dark fantasy di “Alice in Wonderland” (2010) e ‘’Alice attraverso lo specchio’’ (2016). Riprendendo la favola sull’omonimo romanzo di Lewis Carroll e dell’omonimo classico d’animazione del 1951 della Disney, i due film raccontano del ritorno dell’ormai diciannovenne Alice (Mia Wasikowska) nel Paese delle Meraviglie. Quegli stessi luoghi dove da bambina ha vissuto le incredibili avventure e conosciuto i magici personaggi di cui, a differenza nostra, non ricorda più nulla. Luoghi che purtroppo il nostro Johnny Depp non ha “fisicamente” conosciuto perché ha interpretato il suo personaggio (creato in 3D) da solo davanti a un green screen

Alcuni degli insegnamenti che possiamo trarre dalla storia di Alice sono: imparare a crescere e gestire gli alti e bassi della vita (Alice impara a poco a poco a  gestirli e a non trovarsi troppo in balia degli aventi) e che ogni lato che ci caratterizza è speciale, e ognuno ha le sue stranezze e debolezze che rendono ogni essere umano unico!

-Cappellaio Matto: sono diventato matto?

-Alice: Temo di si, sei assolutamente svitato. Ma ti rivelo un segreto: tutti i migliori sono matti!

Sessant’anni di fascino e successo

Sex-symbol dal fascino irresistibile e attore di talento indiscusso, Johnny Depp è da un quarantennio (e lo rimarrà, con ogni probabilità, per i prossimi 40 anni e più) una stella hollywoodiana, una di quelle che fanno parlare di sé nel bene e nel male, di quelle che dopo i flop al botteghino realizzano film che il botteghino lo svuotano, di quelle che suscitano la stima – e un po’ l’invidia – dei colleghi e dei fan (e le fan, nel suo caso…) di tutto il mondo.

Johnny Depps star on Hollywood Walk of Fame https://creativecommons.org/publicdomain/zero/1.0/ https://www.rawpixel.com/image/6113765 Autore: rawpixel.com Ringraziamenti: rawpixel.com

Caro Capitan Johnny, buon compleanno!

Che tu possa avere, sempre, il vento in poppa, che il sole ti risplenda in viso e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle

 

Carmen Nicolino

Angelica Terranova

Approvato il DDL contro violenza sulle donne: cosa prevedono le misure

Nel pomeriggio di mercoledì 7 Giugno il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo disegno di legge che introduce misure più dure per contrastare la violenza sulle donne. Tra le nuove misure: priorità nei processi, arresti in “flagranza differita“, braccialetto elettronico applicato di norma e obbligo di rispettare la distanza minima di avvicinamento di 500 metri dalla vittima. Non solo, anche un ampliamento delle fattispecie di reato per cui si possono applicare le misure cautelari, tra cui anche revenge porn e sfregio del viso con l’acido.

Il tema della violenza sulle donne in Parlamento

Già nell’agenda politica di governo da qualche mese, le misure volte a contrastare la violenza sulle donne diventano disegno di legge. Ad averne velocizzato l’approvazione il caso di Giulia Tramontano, uccisa a 29 anni dal fidanzato quando era incinta di sette mesi, una fra le quasi 129 donne che nei primi sei mesi del 2023 sono state uccise in Italia.

Il disegno di legge non entrerà subito in vigore, che sarà presto consegnata al Parlamento, per poterla discutere e successivamente approvare. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio dichiara, per quanto riguardano le tempistiche, che:

Il governo chiederà al Parlamento la procedura urgenza per l’approvazione del disegno di legge sulla violenza contro le donne, procederemo nel modo più rapido possibile. Sappiamo che queste cose non possono essere regolate con decreto legge, però vi sarà una corsia preferenziale, una dichiarazione di urgenza. Si tratta di provvedimenti che devono avere l’attuazione più rapida possibile, soprattutto per l’aspetto procedurale

A sostegno del ministro Nordio, la ministra per le pari opportunità e della Famiglia Eugenia Roccella afferma che «queste misure sono utili, ma non bastano: serve un cambiamento culturale. Per questo, con il ministero dell’Istruzione faremo una campagna di informazione, sia sulle nuove norme, sia portando nelle scuole le vittime di violenza per raccontare la loro esperienza».

panchina rossa violenza sulle donne
Una panchina rossa per ricordare tutte le donne vittime di violenza, iniziativa per la sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, sito davanti al Palazzo Chigi Zondadari, San Quirico d’orcia (SI). Fonte: wikipedia

  • Rafforzamento delle misure di ammonimento

L’articolo 1 del ddl prevede il “rafforzamento delle misure in tema di ammonimento da parte del questore”, una misura di prevenzione prevista per tutelare le vittime di atti di violenza domestica, cyberbullismo o stalking. Lo scopo è quello di garantire una tutela rapida e anticipata rispetto alla definizione dei processi penali tipici. Ad oggi, si estendono i casi in cui si può applicare l’ammonimento, tra cui i cosiddetti reati-spia, che avvengono nel contesto delle relazioni familiari ed affettive: percosse; lesione personale; violenza sessuale; violenza privata; minaccia grave; atti persecutori; diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti; violazione di domicilio; danneggiamento.

  • Arresto in flagranza differita

Per flagranza differita si considera “sulla base di documentazione video fotografica dalla quale emerga inequivocabilmente il fatto, ne risulta autore, sempre che l’arresto sia compiuto non oltre il tempo necessario alla sua identificazione e, comunque, entro le quarantotto ore dal fatto” [Fonte: Gazzetta Ufficiale]

In virtù di ciò, l’articolo 9 del DLL disciplina l’arresto in flagranza differita prevedendo che anche i video e le foto possano essere utilizzati per far scattare l’arresto in flagranza differita nei casi di maltrattamenti in famiglia.

  • L’uso del braccialetto elettronico

Previsto nel disegno di legge anche l’utilizzo del braccialetto elettronico e al divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Mentre prima il braccialetto elettronico veniva applicato solo su richiesta del magistrato, ora lo sarà di norma tranne che il magistrato ritenga che non vi sia una reale necessità, e comunque con il consenso della persona interessata.

In particolare, si disciplina l’utilizzo del braccialetto elettronico con la prescrizione di ”mantenere una determinata distanza comunque non inferiore a 500 metri dalla casa familiare e da altri luoghi determinati abitualmente frequentati dalla persona offesa, salvo che la frequentazione sia necessaria per motivi di lavoro”. Si prevede, inoltre, l’applicazione della misura cautelare in carcere non solo nel caso di trasgressione alle prescrizioni degli arresti domiciliari ma anche nel caso di manomissione dei mezzi elettronici e degli strumenti di controllo disposti, e per il delitto di lesioni personali.

  • Velocizzazione dei processi

Si assicura, d’altronde, il rapido svolgimento dei processi in materia di violenza sulle donne, ampliando le fattispecie per le quali è assicurata priorità, includendo: costrizione o induzione al matrimonio; deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso; violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa; diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti; stato di incapacità procurato mediante violenza; lesione personale. Sarà assicurata priorità anche alla richiesta e trattazione delle richieste di misura cautelare personale.

Non solo: c’è anche l’intenzione di formare dei magistrati che si occupino di violenza sulle donne con continuità. Inizialmente, si cercherà di affidare sempre agli stessi giudici i casi di violenza domestica. In più, è previsto che le donne che subiscono violenza ricevano tempestivamente tutte le informazioni sui centri antiviolenza presenti sul territorio.

Si inserisce, nel Codice di procedura penale, un nuovo articolo, con la previsione che il pubblico ministero abbia un massimo di 30 giorni dall’iscrizione della persona indagata nell’apposito registro per valutare se richiedere l’applicazione delle misure cautelari. Ulteriori 30 giorni al massimo saranno a disposizione del giudice per la decisione sull’istanza. Anche qualora il pubblico ministero non ravvisi i presupposti per la richiesta delle misure cautelari, dovrà proseguire le indagini preliminari.

Victoria Calvo

Noel Gallagher mostra se stesso in “Council Skies”

Il disco più maturo e più curato della carriera di Noel Gallagher. – Voto UVM: 5/5

 

Se si potesse tornare indietro nel tempo, sceglieremmo una data: 1995. Sono gli ultimi anni del ventesimo secolo, vanno ancora di moda i jeans Levi’s a gamba lunga, l’Ajax batte il Milan in finale di Champions (ci scuseranno i tifosi accaniti), e altri eventi particolari.

In ambito musicale, si affermano due band britanniche che daranno vita al movimento Britpop: i Blur (che torneranno con un nuovo album) e gli Oasis. La band, formata dai fratelli Liam e Noel Gallagher, ha coltivato una serie di successi finché non si è sciolta nel 2009.

Da lì, ognuno ha intrapreso una strada da solista. Liam è stato poco fortunato, al contrario Noel ha avuto maggior successo. Con la sua band High Flying Birds, il cantante ha pubblicato venerdì 2 giugno il suo quarto album in studio Council Skies, lontano dallo stile di Who Built The Moon (2017) che risulta essere il meno riuscito della sua carriera.

Struttura

L’album che vuole essere un omaggio a Manchester, sua città natale, è composto da 11 tracce (l’ultima è una bonus track, ma non troppo) e ruotano intorno ad un concetto cardine: la nostalgia.

L’artista ha dichiarato, in diverse interviste, di averlo scritto nel 2020, durante il periodo della pandemia in piena solitudine (in quel periodo si è anche separato dalla moglie Sarah MacDonald). Ha un tono molto riflessivo — quasi richiamando i toni di Chasing Yesterday (2015) — e cupo. Lo si evince non soltanto dalle chitarre leggere (che a volte regalano assoli decisi come in Easy Now e Pretty Boy), ma anche dalla scelta di inserire strumenti ad archi, trombe e vari. Risulta decisiva, dunque, la presenza del co-produttore Paul Stacey, collaboratore storico che è stato determinante per fare in modo che le tracce suonassero in modo lineare.

Non si può dire che sia un pandemic album (ci abbiamo fatto il tarlo), né tantomeno un disco rock pesante da digerire, tutt’altro. I continui richiami al passato e la profonda introspezione dei testi, mostrano un Noel Gallagher che spera di ritornare al mondo di prima, anche se è consapevole che niente sarà come prima:

I can lend you a dream
‘Til we meet again
I’m dead to the world
I don’t know where I’ve been (Dead To The World)

Noel Gallagher
Noel Gallagher. Fonte: 1057thepoint.com

Uno sguardo nostalgico

Nonostante la forza prorompente in I’m Not Giving Up Tonight, il coraggio di affrontare sé stesso in Open The Door, See What You Find (che probabilmente è la seconda parte di The Ballad Of The Mighty I in Chasing Yesterday), la malinconia si fa sentire molto. In Dead To The World, Noel affronta il tema della fine di una relazione ponendosi un passo indietro, come se cercasse di accettarla con la riserva di poter rimediare, consapevole che se decide di lasciare andare via tutto, potrebbe cadere in un sonno dogmatico abbandonando il mondo.

Questo senso ritorna in Trying To Find A World That’s Been And Gone Pt.1, la più significativa probabilmente del disco, dove si avverte la voglia di ritornare all’età dell’oro della musica e, probabilmente, della sua stessa vita:

You give me the will to carry on
In a place where I belong
As we try to find a world that’s been and gone
(Trying To Find A World That’s Been And Gone Pt.1)

La chitarra accompagna fino alla fine la canzone, e nel momento in cui irrompe la batteria, una nuova coscienza prende vita in Easy Now, posta non a caso al centro del disco. Le difficoltà, si sa, arrivano quando meno ce lo aspettiamo. Solo bisogna avere fiducia nel corso delle cose e trovare il coraggio di andare avanti, cavalcando la tempesta per arrivare alla destinazione, probabilmente la redenzione.

Quest’ultima, traspare maggiormente in We’re Gonna Get There In The End, le cui sonorità omaggiano lo stile dei Beatles (grande fonte di ispirazione per Noel).

La forza di andare avanti mostrando sé stessi

Noel Gallagher
Cover del dico “Council Skies”. Casa discografica: Gallagher Sour Mash Records.

La formula segreta che probabilmente rende la personalità dell’artista britannico e la sua musica così originale, di album in album, è quella di rimanere sé stesso.

Se già nell’album omonimo (Noel Gallagher’s High Flying Birds, 2011) e nel successivo Chasing Yesterday abbiamo visto una personalità esuberante e riflessiva, Who Built The Moon è stato una sorta di intervallo poiché ha voluto sperimentare nuovi sound, non ottenendo forse il risultato che si aspettava. Council Skies invece, sembra davvero il suo capolavoro non solo come artista, ma anche e soprattutto come uomo. Non è sempre facile, considerando che è rimasto radicato in un genere. Ciò nonostante, ha scelto di riattraversare le sue origini dalle quali è impossibile prendere le distanze, rimanendo coerente alla sua poetica.

Il rock non è ancora morto, e forse Noel Gallagher non ha intenzione di abbandonare la scena britannica, portando ancora avanti lo stile degli Oasis al di là delle spiacevoli vicende. Magari tornano, chissà. Nel frattempo, godiamoci questo viaggio introspettivo.

 

Federico Ferrara

India: catastrofe ferroviaria. Deraglia un treno, centinaia i morti e feriti

288 morti e oltre 1000 feriti. È questo il tragico bilancio dell’incidente ferroviario che lo scorso venerdì, 2 giugno, ha sconvolto l’India e tutto il mondo.

Un disastro senza precedenti, verificatosi nello Stato di Orissa, quello che ha coinvolto un treno passeggeri che deragliando ha investito altri due convogli ferroviari, provocando questa immane tragedia nei pressi della città di Balasore.

Incidente ferroviario India – fonte: La Stampa

La tragedia

Secondo le prime ricostruzioni, poco dopo le ore 19, un treno passeggeri, il Coromandel Express con a bordo 1.250 persone, in viaggio tra le città di Shalimar a Chennai ha colpito un treno merci fermo in una stazione nella quale il Coromandel non doveva fermarsi. La violenza dell’impatto – oltre 130 km/h – ha fatto sì che quest’ultimo uscisse dai binari per scontrarsi, sfortunatamente, con un altro treno che viaggiava da Yeswanthpur verso Howrah e che sopraggiungeva, quindi, nella direzione opposta: l’Howrah Superfast Express che trasportava ben 1039 passeggeri.

I soccorsi

Lo scontro è stato devastante”.

Queste le parole di alcuni testimoni che si trovavano nei pressi dell’incidente e che hanno letteralmente visto volare e poi ribaltarsi le carrozze dei treni in questione. Uno scenario a dir poco apocalittico quello che si sono trovati davanti gli oltre due mila soccorritori che sono accorsi sul posto nelle ore successive l’impatto.

Detriti ovunque e corpi senza vita che adesso dovranno essere riconosciuti e riportati alle famiglie affinché venga data loro una degna sepoltura. Per capire la drammaticità dell’evento basti pensare che per trasportare questi ultimi, e anche i feriti, sono state mobilitate non solo tutte le ambulanze ma anche moltissimi autobus della zona.

Le parole del Premier

In seguito all’incidente, il primo ministro indiano Narendra Modi si è subito recato sul luogo e, successivamente, ha rilasciato le prime dichiarazioni tramite un tweet:

Le parole non possono catturare il mio profondo dolore. Ci impegniamo a fornire tutta l’assistenza possibile alle persone colpite. Lodo tutti coloro che lavorano 24 ore su 24, sul campo e aiutano nel lavoro di soccorso”.

Tweet Narendra Modi – fonte: Twitter

Modi ha anche affermato che le indagini saranno portate avanti dal Central Bureau of Investigation, la principale agenzia pubblica indiana di investigazioni che ha subito mobilitato i propri ispettori per verificare come siano andati realmente i fatti.

L’ipotesi dell’errore umano

Tuttavia, nelle ultime ore il The Times of India, citando un rapporto investigativo preliminare, ha riportato che alla base della collisione vi sia un “errore umano” nel sistema di segnaletica. Infatti, secondo il quotidiano indiano il Coromandel era stato autorizzato a circolare sul binario principale ma, successivamente, è stato deviato sulle rotaie dove si trovava il treno merci, andando così a scontrarsi con lo stesso.

Anche Ashwini Vaishnaw, il ministro indiano dei trasporti ferroviari, si è esposto rilasciando una dichiarazione all’Agenzia di stampa Ani:

Abbiamo identificato la causa dell’incidente e le persone responsabili“.

Soccorsi incidente ferroviario India – fonte: Il Post

I precedenti

Non è il primo incidente del genere che si verifica nel paese; la triste lista, purtroppo, è molto lunga.
Prima di questo, l’ultimo disastro ferroviario risale al novembre del 2016, in quell’occasione 147 persone morirono nel deragliamento di un treno nello Stato dell’Uttar Pradesh. Ancor prima nel 1999 due convogli si scontrarono vicino a Kolkata provocando la morte di almeno 285 persone; altre 350 morirono nel 1995 in seguito a un altro scontro a Nuova Delhi. Mentre nel 1981, in quello che viene ricordato come il “disastro ferroviario del Bihar”, sette carrozze di un treno che stava attraversando il ponte sul fiume Bagmanti caddero in acqua a causa di un ciclone, causando oltre 500 vittime.

La speranza non muore mai

In mezzo alle lacrime e alla disperazione di coloro che hanno perso un parente o un amico, tuttavia, c’è spazio anche per un piccolo miracolo. The Times of India, infatti, ha riportato la storia di Helaram Malik, padre di Biswajit Malik, un giovane ventiquattrenne che si trovava a bordo del Coromandel Express al momento dell’impatto. Appena appresa la notizia dell’incidente l’uomo ha viaggiato per ore fino ad arrivare sul luogo del disastro, ma una volta giunto a destinazione non ha trovato nessuna traccia del figlio, neanche all’ospedale. Affranto dalla disperazione si è recato così in obitorio per cercare la salma del giovane. Qui la sorpresa: nonostante le numerose ferite, il ragazzo – creduto deceduto – era ancora vivo pur se privo di sensi. Portato subito in rianimazione, dopo due giorni di cure le sue condizioni sono state dichiarate gravi ma stabili.

Giuseppe Cannistrà

Un Picasso sopra le righe

“Scrivi una pagina di diario di un personaggio storicamente esistito tralasciando ciò che le biografie dicono già.”

Parigi, 8 marzo 1916

Caro diario, giusto?

Credo si faccia così, no? Trovo sciocco dare del tu a un quaderno, come se potesse ascoltarmi. Per questo motivo spero di non offendere i tuoi sentimenti da mero oggetto privo di vita dicendoti che probabilmente, quando non mi servirai più, verrai bruciato. Sarebbe davvero disdicevole se un giorno, dopo la mia dipartita, queste pagine finissero nelle mani di un biografo. Cosa penserebbe il mondo se venisse fuori che passavo le notti solitarie a piagnucolare? Imbarazzante. Non che mi interessi un granché del parere altrui, ma è questione di orgoglio personale: senza offesa, ma sono largamente superiore a queste fragilità d’animo… Di solito… Oggi però ho bisogno che qualcuno mi ascolti e non che mi compatisca inquinando l’aria con parole a vanvera. Non ho necessità neppure di consigli distratti (soprattutto quelli). Ammetto quindi che in certi casi è più proficuo rifugiarsi in un angolo di foglio che con amici che sanno solo metterti nei guai! Come quel fesso di Apollinaire che un paio di anni fa era stato accusato di aver rubato la Gioconda e fece scaltramente il mio nome in tribunale. Io, chiamato in causa, dichiarai di non aver mai visto quella carogna!

Ma veniamo a noi. Stamattina nel mio atelier due signori ben vestiti si sono fermati a lungo di fronte a una delle mie ultime creazioni: Eva sul suo letto di morte. Quei minuti interminabili hanno creato un’atmosfera tale da portarmi a rivivere la gravosa perdita. Non ero capace di prendere ampio respiro e un chiodo in fiamme penetrava la mia gola a ogni apprezzamento stilistico. Strano. I miei quadri rivelano sempre squarci di vita vera costellata da intimità di donne possedute… Potrebbe sembrare un’arma a doppio taglio… Ma in realtà quando vengono poste sotto attento esame estraneo, provo solo un immenso compiacimento.

Condividere le mie dee e permettere a questo mondo fatto di inetti- incapaci anche solo di guardare donne di questo calibro – di assaggiare le loro curve tramite l’arte, è un atto di generosità. Meglio, carità.

Per me la crème francese: donne dai musetti squisiti e gambe lunghe.

Per loro, squallidi zerbini. Donnacce. Volgari prostituèe.

Puoi forse tu giudicarmi? Ho solo un gran fiuto per tutte le avventure esotiche che si nascondono per le strade di Parigi, apparentemente fredda cittadina europea, ma ardente nelle passioni come me.

In ogni caso uno dei due, decisamente il più insipido, ha tentato a un certo punto di comunicare con me chiedendomi quale fosse il male che affliggeva la fanciulla dipinta e la mia risposta è stata coincisa: L’Enfer. Non credo esista parola più azzeccata per identificare la malattia che ha portato via Eva, la prima tra tutte le donne, mia quasi sposa e la mia dolce sorellina di soli sette anni, Conchita. L’Enfer è la bastarda tubercolosi. Ogni volta che osservo quel quadro io, tra quei lineamenti esangui, intravedo anche quelli di Conchita. Durante gli ultimi giorni della sua misera vita, io avevo tredici anni e mi sono messo in ginocchio facendo un solenne patto con Dio: se davvero voleva prendermi qualcosa, doveva portare via la mia arte e lasciarmi lei. Se l’avesse risparmiata, io non avrei più toccato un pennello.

Per vostra fortuna, l’ha uccisa.

Tengo a quella tela in quanto bravo fratello maggiore, oltre che fedele vedovo.

In ogni caso, cacciati via i due intrusi che non avevano alcuna intenzione, o possibilità, di aprire i portafogli, come non potresti mai immaginare io… sono piombato nell’appartamento di Irene. L’ho presa impetuoso appena mi ha aperto, vedendola maledetta con addosso una blusa bianca e delle civettuole mutandine camì e… Abbiamo fatto l’amore per due ore. Questo non significa che non ami più o non sia in lutto per la mia quasi moglie deceduta. Anzi. Sopperisco la mancanza con abbondanti pasti.

Infatti tengo a precisare: Irene la odio. Irene Lagut, la bestia. Volubile. Frivola. Capricciosa. Scapestrata di dubbia moralità. Buffa, anche, come i pagliacci che scarabocchia su tela. Ho un’idea per un nuovo quadro…

Dopo l’atto, allora ho preso le sue pantofole e le ho gettate dalla finestra per confinarla a letto con me tutto il giorno (simbolicamente sì, perché lei camminerebbe scalza pure sul fango). La sua reazione? Una grossa e grassa risata. Ha riso di me, parecchio, raccontandomi poi con un inverosimile nonchalance dei seni di una signorina conosciuta la sera prima a teatro. Su tutte le furie ho ragionato di ucciderla col revolver. Sai… è sempre con me. Fuori dalla rabbia le ho dato un secco schiaffo e ho sputato per terra, congedandomi.

Durante tutto il tragitto fino a casa ho pensato a come io abbia passato questi ultimi mesi tra le gambe di una donna dissoluta quando vorrei essere tra le braccia della tenera e mansueta Eva mia.

Lei che si prendeva cura di me. La prima donna. I love Eva. Colei che non ha conosciuto né il mio disamore né il mio disprezzo. Io che continuo a dipingerla con colori più vivi che mai nonostante mi abbia lasciato solo e con tanta voglia di amare.

Così io nel lusso di una passeggiata infinita ho riflettuto che ogni giorno mi aspetta la sconfinata lunghezza di una notte senza richiamo, senza torpore, ma soprattutto senza senso di spogliarsi in fretta non riposando più addosso a un corpo innamorato che mi aspetta.

E quindi, je t’aime Eva- ovunque tu sia- je t’aime.

Jem’Eva. Io sono Eva.

E caro diario forse tu sei me e non posso evitare di apprezzarti almeno per questa notte.

Un abbraccio.

 

Isabel Pancaldo


Immagine in evidenza: Illustrazione di Isabel Pancaldo e Marco Castiglia

Perché usiamo Instagram?

Perché usiamo Instagram? Nel corso degli anni sono numerose le insidie dovute alla spietata concorrenza, eppure l’applicazione di proprietà del gruppo Meta sembra essere riuscita a superarle tutte.

Le origini e lo sviluppo, è giusto prendere spunto?

É un normale pomeriggio, hai appena finito di pranzare, decidi di sederti sul tuo comodo divano e, prendendo lo smartphone, apri Instagram e inizi a visualizzare i vari post del tuo feed. Noti che ci sono 5 nuove pubblicazioni di persone che segui: 2 foto del tramonto del giorno prima, 2 foto scattate con la fotocamera anteriore e una foto del cane di un tuo amico. No, non hai sbagliato applicazione, sei su Instagram ma nel 2015.

Logo di Meta
Fonte: Facebook

La piattaforma appena descritta paradossalmente rappresenta qualcosa di molto vicino all’idea che sta alla base di Instagram ma contemporaneamente un social totalmente differente da quello attualmente utilizzabile. Se ci trovassimo a vivere un’esperienza utente come questa ci apparrebbe come un vero e proprio anacronismo. Ad oggi l’utente medio di Instagram la prima cosa che fa una volta aperta l’applicazione non è guardare i post bensì le storie. Il cambiamento infatti ha inizio nell’agosto del 2016 quando per la prima volta ci si è potuti interfacciare con questo tipo di contenuti: foto o video dalla durata massima di 15 secondi che come caratteristica peculiare possedevano la totale e automatica cancellazione dopo 24 ore dalla pubblicazione. In realtà non si trattava di un’idea totalmente nuova ed inedita. I gestori di Instagram avevano semplicemente “preso spunto” dal progetto promosso in quegli anni da un’altra piattaforma: Snapchat. Quest’ultima stava vivendo il periodo di massima espansione in quegli anni e stava per diventare il social più amato e utilizzato dai giovani. Se questo scenario non si è verificato è merito di Instagram e della sua capacità di intercettare il trend del momento e di adattare la piattaforma ad esso.

Le novità:

Proprio questa capacità ha fatto si che il social di Meta nel tempo rimanesse il più gradito dalle nuove generazioni nonostante le numerose insidie di questi ultimi anni.

Sono stati creati i Reels per inseguire TikTok ed è stata aggiunta la funzione “fotocamera bilaterale” per imitare i post di BeReal. Ecco perché ad oggi ci sono realmente pochi motivi per utilizzare Instagram. Aprendo l’applicazione trovi tutto ma non vivi quell’esperienza unica che ti spinge a preferirla rispetto alla concorrenza.

Pensateci, cosa manca? Una bella zona di dibattito simultaneo. Un limite di caratteri, dei post testuali che lasciano spazio agli utenti per dire ciò che gli passa per la mente. Elon, io te lo dico, guardati le spalle.

Loghi di Snapchat, TikTok, Instagram
Fonte: Bemainstream.com

Siamo al sicuro su Instagram?

In realtà dovremmo tutti guardarci le spalle dal momento in cui utilizziamo un’applicazione di proprietà del colosso Meta. Senza rendercene conto infatti ogni volta che clicchiamo su quell’icona diciamo addio alla riservatezza, al nostro right to be alone, ma soprattutto all’idea che i nostri gusti, le nostre tendenze, i nostri dati siano davvero Nostri. Lo sa bene chi si è ritrovato coinvolto nel celebre scandalo di “Cambridge Analytica”: nel 2018 è stato rivelato che molti dei dati di ben 87 milioni di account Facebook erano stati ceduti alla società di consulenza politica Cambridge Analytica che li aveva sfruttati per influenzare le elezioni presidenziali americane del 2016 e anche quelle nel Regno Unito. Conseguenze? Per Meta quasi nessuna, è diventata talmente grande da essere intoccabile. Talmente grande che negli Stati Uniti sono tutti preoccupati da eventuali furti di dati da parte di TikTok, ma nessuno osa far domande sul caro Zuckerberg.

Perché usiamo instagram?
Mark Zuckerberg.
Fonte: Corrierecomunicazioni.it

Cosa ci spinge ad utilizzarlo?

Detto ciò l’utente dei social network comunque continua ad utilizzare l’app di Metà, perché? Una banale – ma nemmeno troppo – ragione sociologica: l’essere umano che vive in società necessità di visibilità. Ad oggi non sei nessuno se non sei su Instagram. La tua riconoscibilità, e molto spesso la grandezza del tuo ego, risulta essere direttamente proporzionale al numero di followers che hai. Inoltre ultimamente sta prendendo piede un altro tipo di convinzione: tramite i social ci si può arricchire, i social possono diventare un lavoro. Da quando questa idea contagia, anche solo in minima parte, la mente di qualsiasi utilizzatore di Instagram, diviene sempre più difficile separarsi da questa possibilità.

Saremo famosi?

Non vorrei necessariamente infrangere i sogni di tutti ma credo ci sia bisogno di un po’ di dati, non statistiche indecifrabili ma un qualcosa di semplice da cui si possa ricavare una conclusione altrettanto banale ma spesso di così ardua capibilità.
Numeri alla mano, tra i 20 account più seguiti su Instagram ben 7 sono cantanti, 6 personaggi tv, 3 calciatori, 1 magazine, 1 giocatore di cricket, 1 marchio di moda e infine, come account più seguito, il social stesso, Instagram. Qual è la conclusione alla quale desidero arrivare? Instagram è un mezzo che raramente ti permette di arrivare in alto da zero. Instagram serve? Si, ma al massimo come amplificatore, smontiamo l’idea che senza fare nulla tramite i social si possa arrivare a guadagnare e ad avere visibilità.

Nonostante ciò, nonostante i motivi citati in apertura, probabilmente questo articolo verrà in qualche modo spammato sui social – soprattutto su Instagram – io lo ricondivideró sul mio profilo personale e tutto andrà come sempre, dal 2015 ad oggi. Perché la verità – per certi versi amara – è che non possiamo separarci da questo, che Instagram non è entrato solo a far parte della nostra realtà ma addirittura la sorregge.

È il 2023 e senza Instagram il mondo non sarebbe lo stesso.

Francesco Pullella