Tao Film Fest 69: Abel Ferrara si racconta e racconta il suo rapporto con l’Italia

– Quanto della tua vita metti nei film che fai?
Infinito!

È stata questa la risposta data dal grande regista Abel Ferrara alla domanda di un giornalista, durante la sua masterclass al Taormina Film Festival 69 (qui le nostre recensioni).

Durante l’incontro, Abel si è messo a proprio agio, scherzando col pubblico, rispondendo ai messaggi di James Franco e dando consigli ai fotografi su dove posizionarsi. Insomma, si è sentito subito a casa!

E non c’è da meravigliarsi se si pensa che da ben dieci anni, Abel Ferrara ha spostato la sua residenza in Italia, e più precisamente a Roma, città di cui è innamorato.

“In Italia si mangia ad orari precisi, ci si siede con un piatto di pasta. In America non lo capiscono, loro mangiano un panino senza smettere di lavorare. Ora che vivo da dieci anni qui, capisco che lo stile di vita italiano è molto più sano e naturale”.

Del resto, nel momento probabilmente più intimo di tutto l’incontro, Abel “si racconta”, affermando che l’Italia è il paese che lo ha salvato dall’alcolismo e dalla tossicodipendenza. Parlandoci poi del suo periodo a Napoli, dov’è rinato in una piccola comunità, e del rapporto con il nonno paterno, di origine italiana:

“Ero molto legato a lui mentre crescevo nel Bronx, è stata una figura importante per me. Mio nonno è nato vicino Napoli. C’è una sorta di connessione spirituale con quel luogo.”

Abel Ferrara
Abel Ferrara, con Barrett Wissman (direttore esecutivo del Taormina Film Festival 69) durante la masterclass a Casa Cuseni. @ Nando Purrometo

Senza tralasciare il modo in cui ha scoperto la figura di Padre Pio, a cui ha dedicato il suo ultimo film con Shia LaBeouf, presentato al Festival del Cinema di Venezia:

“A Napoli ho scoperto che Padre Pio e Maradona sono i santi patroni dei malavitosi e degli spacciatori. Ogni volta che andavo a comprare droga, c’era una statua di Padre Pio e mi chiedevo chi fosse”.

Pasolini, il vero maestro di Abel Ferrara

Ed è immediato il focus su Pasolini, considerato da Ferrara il suo maestro:

“Pasolini era un personaggio complesso: era contro il consumismo ma poi lo praticava. Sapeva che si può combattere contro il fascismo ma non contro il capitalismo, ed è vero. Lui lo aveva già capito cinquant’anni fa”.

Non si può dare torto a Mr. Ferrara, Pasolini fu un vero e proprio visionario. Era lui a dire, cinquant’anni fa, che l’avvento del consumismo capitalistico avrebbe rovinato il mondo. Sapeva che da quel momento in poi la popolazione, schiava della globalizzazione, non sarebbe stata più felice, perché alla continua ricerca di quel “sogno frustrato” che mai avrebbe potuto raggiungere.

Ed era sempre Pasolini a contestare il nuovo sistema educativo, anch’esso vittima di quel consumismo capitalistico, che avrebbe spogliato le nuove generazioni del pensiero creativo, dello spirito critico e d’osservazione. Per lui, il sistema educativo fallimentare sarebbe stato l’inizio della tragedia!

Abel Ferrara: Pasolini (2014)
Un frame del film “Pasolini” (2014) del regista Abel Ferrara. In proiezione durante il Taormina Film Fest 69.

Abel utilizza una metafora per spiegare il linguaggio di Pasolini: “È luce del sole che attraversa la polvere”. E nel suo film “Pasolini” (2014), fa pronunciare a Pier Paolo, interpretato magistralmente da Willem Dafoe, testuali parole:

“Narrative art, as you well know, is dead.”

Che sia il cinema, dunque, la nuova arte narrativa? Per Abel Ferrara lo è, in particolar modo in Europa:

“In America si aspettano sempre qualcosa di perfettamente dritto. In Europa mi posso esprimere meglio. Qui posso fare rock ‘n’ roll”.

Non poteva di certo mancare qualche parola per il suo amico e attore meticcio, Willem Dafoe, che al momento, stando alle parole del regista, sta girando un film segreto, di cui nessuno sa niente. E che lo stesso Abel ha paragonato, scherzando, a Marco Polo:

“Lui viaggia tantissimo, lavora con la Marvel, gira film indipendenti, ma poi torna sempre.”

Il regista si sofferma, infine, sul processo di realizzazione del film, definito come un continuo divenire, come il Panta rei di Eraclito:

“Ci sono dei film che prima odi e poi, dopo 15 anni arrivi a scoprirne il senso. Ma il film non cambia, siamo noi a cambiare!”

 

Domenico Leonello

Tao Film Fest 69: Bella Thorne e Khaby Lame

La quinta serata della kermesse taorminese ha visto all’opera una serie di registi emergenti, presentati dall’illustre ospite Bella Thorne. Sono stati proiettati dieci cortometraggi dai temi e dalla tecnica più disparati che hanno dato mostra a diversi talenti. Nel pomeriggio del giorno dopo, abbiamo avuto l’opportunità di assistere ad una masterclass tenuta da Khaby Lame, influencer italiano che vanta milioni di follower sui social.

Influential Shorts di Bella Thorne

Il primo corto che abbiamo visto era FIFA: a love letter to Rwanda diretto da Adriana Lima. Si tratta di una produzione legata al grande ente calcistico che mette in correlazione molte realtà locali legate al calcio, nate grazie al patrocinio di Gianni Infantino, il Presidente della FIFA, presente anche durante l’evento. Il film si è concentrato anche sulla realtà del Rwanda, situato in Africa. Infatti, ci sono molte scene dove viene spiegato e descritto l’immaginario simbolico, elemento importante che fortifica il senso di appartenenza degli abitanti.

Bella Thorne sulla passerella a Taormina. ©Federico Ferrara

I corti:

Good Intentions tratta la storia vera di un assassinio avvenuto tra le strade di Londra, diretto da Yasen Atour, famoso per la partecipazione in The Witcher e The Rings Of Power; cerca di raccontare al pubblico la storia di un ragazzo e una ragazza, appartenenti a due culture diverse, lui senegalese e lei indiana. Il tema centrale è proprio questo, la differenza, lo scontro e gli ideali di entrambe le famiglie.

The One tratta di una normale giornata madre-figlio nel parco, e si rivela una storia tutt’altro che tipica. Tuttavia, alla fine si svela (turning point) un thriller psicologico di alto livello che esplora il tentativo di interpretare Dio nell’era della tecnologia, con un incredibile plot twist finale. Peccato per la messa in scena un po’ troppo lenta all’inizio e precipitosa nel finale. Diretto da Nina Dobrev, famosa per il suo ruolo in The Vampire Diares, e interpretato da Madeline Brewer, Indya Moore e Ryan-Kiera Armstrong.

Paint Her Red è stato diretto da Bella Thorne, con il quale fa il suo ingresso nel mondo della regia. Interpretato anche da lei e Juliet Sterner, il corto rappresenta l’allegoria grottesca della crescita, fin dalla più tenera età, all’interno dello show business. Risulta dominante, dunque, l’alterità dell’immagine come pretesto per mostrare cosa si nasconde dietro le immagini auliche delle star.

Citiamo anche gli altri corti della rassegna di ieri sera: Sis di Miranda Haymon, I Am Khabane di Khaby Lame, Burrow di Leaf Lieber, Serpentine di Eva Vik, Don’t Go Too Far di Maram Taibah e Paint Her Red di Bella Thorne.

Adriana Lima sulla passerella. ©Federico Ferrara

Khaby Lame: il ruolo dei social media

Alle 13 di oggi, abbiamo ascoltato le parole dell’influencer riguardo la gestione e l’utilizzo dei social media, in particolare Tik Tok. Ha esordito raccontando la sua storia personale, la quale è ampiamente rappresentata nel suo cortometraggio sopracitato. Tra discorsi motivazionali dove incita i giovani a farsi avanti senza paura nella vita, ha condiviso delle riflessioni che hanno suscitato una certa emozione nel pubblico presente. Gli stessi presentatori, si sono congratulati per la sua tenacia e umiltà.

Khaby Lame. ©Federico Ferrara

Ha risposto anche a delle domande del pubblico, tra cui molti giovanissimi. Tra queste, una gliela abbiamo fatta noi riguardante la possibilità di partecipare a un film della Marvel, vista la sua partecipazione (cameo) al film Wakanda Forever. Ci ha risposto che vorrebbe vedere se stesso come un eroe che riesce sempre a trovare la soluzione a tutti i problemi all’interno della trama, che riesca anche a controllare i poteri della natura intorno a sé.

Federico Ferrara
Gabriele Galletta
Matteo Mangano
Asia Origlia

Tao Film Fest 69: A Thousand and One

 

A Thousand and One
A Thousand and One: una pellicola tanto drammatica ed avvincente da far commuovere il pubblico. – Voto UVM: 4/5

 

La quarta serata della sessantanovesima edizione del Taormina Film Festival (qui parliamo di un’altra premiere) è stata incentrata su una pellicola tanto drammatica ed avvincente da far commuovere il pubblico: A Thousand and One. La pellicola, diretta dalla regista americana A.V. Rockwell.

A Thousand and One racconta il dramma di Inez, e la dolorosa separazione dal figlio Terry; uscita di prigione, Inez è costretta a visitare il proprio bambino in pochi brevi momenti, fin quando non decide di portarlo con sé. Rapisce il bambino per poterlo crescere ad Harlem, quartiere di origine di Inez. Terry diventa grande, ma la realtà è destinata a venire fuori.

Nel cast ritroviamo l’attrice e cantante americana (nata ad Harlem) Teyana Taylor nel ruolo di Inez, il giovanissimo Aaron Kingsley Adetola nei panni del piccolo Terry e William Catlett come Lucky.

A Thousand and One: la realtà di Harlem

Elemento interessante di A Thousand and One è il modo in cui la regista fa emergere la realtà sociale di quartieri poveri e con molta criminalità come la Harlem nei primi anni 2000, prima della crisi economica del 2007/2008. In una città ricca come lo era e lo è New York, vengono mostrati gli invisibili, coloro che lottano per la sopravvivenza a pochi isolati da uno dei quartieri finanziari più ricchi del mondo. La città finisce per essere, dal punto di vista della regista, un terzo protagonista.

L’aspetto dei cambiamenti sociali viene reso chiaro allo spettatore attraverso estratti di telegiornali, di discorsi di due sindaci della città: Rudolph Giuliani, sindaco dal 1994 al 2001, e Michael Bloomberg, sindaco dal 2001 al 2013. Queste due figure hanno contribuito a modificare la realtà di questi quartieri, non sempre però a vantaggio della povera gente.

Il periodo di grande espansione del mercato immobiliare nei primi 2000 ha avuto le sue ripercussioni in quartieri come Harlem, dove si è puntato ad una riqualificazione della zona, con rinnovamenti edilizi. Questo fattore è mostrato in A thousand and one, dove nel 2005 molti edifici della zona vengono comprati e ricostruiti, e le famiglie, tra cui anche gli stessi Inez e Terry, vengono messi in condizione di dover lasciare obbligatoriamente la loro casa.

Il miglioramento della zona è continuato, ad avviso della regista A.V. Rockwell e dell’attrice Teyana Taylor, fino al presente. Al giorno d’oggi Harlem non è più il quartiere governato dalla criminalità ed in cui la gente viveva di precarietà, ma in questa riqualificazione le persone della zona, i neri specialmente, non sono stati considerati ed inclusi in questo processo di cambiamento.

Il montaggio “intimo” di A. V. Rockwell: nostalgia da cinepresa

Il film riprende, stilisticamente parlando, il genere del cinema underground, merito anche del direttore della fotografia Eric Yue e dei due addetti al montaggio: Sabine Hoffman e Kristan Sprague.

La regista A. V. Rockwell è stata capace, tramite primi campi molto “intimi”, a rappresentare la condizione dei singoli personaggi, in particolar modo della protagonista, Teyana Taylor.

A Thousand and One ricorda molto quei “vecchi” film girati con macchina da presa e pellicole da 35 mm. (o meglio, super 35 mm.). Anche se, la regista stessa ha affermato, durante la sua masterclass al Taormina Film Festival 69, di aver girato tutto con una videocamera ALEXA Mini LF.

La durata media delle inquadrature (o average shot length, ASL), è invece di 3 secondi circa, arrivando a 7/8 secondi, per le scene più struggenti. Innovativo per un film di genere drammatico, soprattutto perché gli conferisce una velocità maggiore e non fa perdere l’attenzione allo spettatore.

A Thousand and One
Da sinistra: Teyana Taylor e A. V. Rockwell, rispettivamente protagonista e regista di “A Thousand and One” al Taormina Film Fest 69, durante prima europea del film. @ Nando Purrometo

Inez: una figura guida per la stessa regista

La protagonista femminile Inez è costruita come una figura forte, determinata. La stessa regista Rockwell, alla masterclass tenutasi al Taormina Film Fest, afferma di ispirarsi molto al personaggio di Inez, di vederla come una figura importante per l’empowerment femminile. Inez riesce a lottare per il proprio figlio e per rialzarsi ad ogni problema ed avversità.

L’impatto del personaggio di Inez è chiaro per il pubblico specialmente per il suo ruolo di madre, quindi nel rapporto con Terry. Lei lotta per poter crescere il proprio figlio, per potergli dare una vera famiglia e proteggerlo dall’infanzia che lei ha dovuto vivere. Inez arriva ad andare contro la legge, contro il sistema di affidamento per il suo bambino.

Una figura così tenace e disposta a qualsiasi sacrificio per il proprio figlio non può che generare empatia nel pubblico.

“No matter where you come from, you have the strength to find Inez in you” – A.V. Rockwell durante il Festival

 

Ilaria Denaro
Domenico Leonello

Abbronzatura: come funziona?

È iniziata l’estate e con lei la voglia di sole, mare e di abbronzarsi! Ma come avviene questo fenomeno così affascinante? Esaminiamo con un approccio scientifico quali sono le reazioni che avvengono sulla nostra pelle e le ripercussioni.

Indice dei contenuti

  1. Radiazione solare
  2. Cosa succede alla nostra pelle?
  3. Il Fattore di Protezione Solare (SPF)

Radiazione solare

La radiazione solare è l’energia che il sole emette e che la terra riceve in forma di onde elettromagnetiche. In particolare le radiazioni solari hanno una lunghezza d’onda tra compresa tra i 230 e 4000 nm. La maggior parte dell’energia solare giunge sulla terra con lunghezza d’onda tra i 400 e 760 nm (banda del visibile o luce). L’altra metà arriva in forma di radiazioni infrarosse, responsabili dell’azione termica dell’energia solare (760 e 4000 nm). L’ultimo tipo di radiazioni (dai 230 ai 400 nm) sono le radiazioni UV, ovvero le radiazioni ultraviolette. Di esse sulla terra ne arriva una minima parte essendo confinate maggiormente nell’alta atmosfera, in corrispondenza dell’ozonosfera. Anche se in piccole quantità rispetto alle radiazioni descritte precedentemente, anch’esse apportano benefici, e a volte purtroppo, danni al corpo umano. Distinguiamo 3 tipi di radiazioni ultraviolette: UV-A (400-315 nm), UV-B (315-280 nm) e UV-C (280-100 nm).

 

Comportamento delle radiazioni UV in presenza dell’ozonosfera Fonte: Okpedia

Il tipo di radiazione che penetra maggiormente l’atmosfera è l’UV-A seguita dall’UV-B, ovvero la radiazione responsabile della nostra abbronzatura!

Cosa succede alla nostra pelle?

È risaputo che stare a contatto con la luce del sole può apportare miglioramenti significativi per la salute. L’esposizione ai raggi UV permette infatti la sintesi organica di vitamina D, essenziale nell’assorbimento di calcio da parte dell’organismo. È consequenziale la minore probabilità di sviluppare patologie ossee quali l’osteomalacia e l’osteoporosi, ma anche di problematiche legate al sistema nervoso centrale e periferico e nella coagulazione.

L’epidermide, oltre a produrre vitamina D, si occupa della nostra protezione dai raggi UV per mezzo dei melanociti. Questi sono delle cellule dentritiche appartenenti allo strato basale dell’epidermide, dove al loro interno troviamo organuli come i melanosomi, i produttori della melanina. Fin che la melanina si trova all’interno dei melanociti non colora la pelle. Solo quando essa sarà fagocitata dai cheratinociti sarà in grado di donare all’epidermide la tipica colorazione ambrata.

Melanocita
Melanocita Fonte: Wikipedia

L’abbronzatura che noi osserviamo dopo alcune ore di sole, dunque, non è altro che un filtro solare naturale generato dalla pelle per protegge il DNA prevenire l’invecchiamento cutaneo contrastando la produzione di radicali liberi.

La melanina prodotta dai melanociti continua a degradarsi e ossidarsi all’interno dei cheratinociti fornendo ulteriore melanina fino a raggiungimento della quantità massima prevista dal nostro corredo genetico e dai melanosomi posseduti. Distinguiamo in base ai melanosomi tre tipi di popolazione:

  • Carnagione scura o nera: i melanosomi sono grandi.
  • Caucasica: i melanosomi sono di dimensioni minori.
  • Celtica: i melanosmi sono acora più piccoli.

Maggiori sono le dimensioni dei melanosomi, più sarà abbondante la quantità di melanina prodotta e di conseguenza più efficiente l’azione protettiva nei confronti del sole.

Il fattore di protezione solare (SPF)

La protezione effettiva generata dalla melanina in realtà risulta essere molto bassa e insufficiente per proteggere l’organismo da eventuali danni. Per questo motivo risulta d’obbligo l’utilizzo di prodotti solari specifici scelti in base al fototipo che si possiede.

Classifica dei fototipi Fonte: Facebook

Una volta individuato il fototipo, si scelgono i prodotti solari in base al Sun Protection Factor (SPF). Quest’ultimo indica la capacità di un prodotto di proteggere la pelle dai raggi solari. Maggiore è l’SPF maggiore sarà il grado di protezione solare.

La pelle chiara del fototipo 1 e 2 è più delicata e richiede una protezione molto alta, con indice 50. Il fototipo 3 necessita un fattore 30. La scala decresce fino all’ultimo fototipo che richiede attenzioni minori rispetto ai primi.

La composizione dei solari viene disciplinata dal regolamento cosmetico europeo 1223/2009. I filtri fisici sono dati da componenti chimiche schermanti, ovvero sostanze opache in grado di riflettere le radiazioni come il biossido di titanio e l’ossido di zinco. Lo ZnO riflette sia i raggi UVB che gli UVA ed esercita inoltre un’azione lenitiva e antibatterica. Giustifica la presenza della patina biancastra lasciata dai prodotti solari, che risulta essere quanto schermante tanto dannosa per l’ambiente marino (viene infatti spesso sostituito dall’equivalente ecologico, l’idrossiapatite).

Oltre a dei filtri fisici, le creme solari presentano dei filtri chimici dati da molecole organiche complesse come l’oxibenzone, il fenilbenzilimidazolo, l’acido sulfonico, il butil metoxidibenzoilmetano e l’etilexil metoxicinnamato. Ognuna di queste molecole assorbe l’energia delle radiazioni a lunghezze d’onda diverse e le rilascia sotto forma di calore minimizzando i danni.

Nonostante i possibili effetti collaterali collegati ad un’esposizione prolungata al sole, con le giuste accortezze e prevenzione, è possibile minimizzare le ripercussioni sulla salute al minimo, ottenere una bella pelle dorata e tutti i benefici che ne derivano!

Asia Arezzio

 

Bibliografia

 

 

 

Falene

-Se dovessi essere un animale, che animale saresti ?

– Mio nonno diceva sempre che noi siamo delle falene.

– Falene? Come mai?

– Perché le falene, quando tutto è buio, sono attirate verso l’unica fonte di luce che si fa strada nella notte. Il loro obiettivo è raggiungere quella luce, che sia una lanterna, una torcia, una candela o la luna . E quando questa luce si spegne, loro rimangano nel profondo dell’oscurità, sono disorientate, vanno a sbattere all’impazzata perché non hanno più il loro punto di riferimento, la luce che da un senso alla loro vita. E noi siamo così, siamo falene e facciamo degli altri e delle abitudini la nostra luce. Ma proprio come delle lanterne anche gli altri possono spegnersi e abbandonarci; come anche le abitudini possono cambiare e crollare. Facciamo della nostra fonte di luce una certezza, ma la verità è che non esiste niente di certo e proprio come la falena ci troviamo a brancolare nel buio, nella nostra oscurità, perché fino a quel momento eravamo convinti che quella persona o quella cosa fosse la nostra luce, senza accorgerci che la nostra luce siamo noi. Siamo noi soltanto .

Carla Mascianà

Egitto: morti e feriti dopo il crollo di un palazzo di 13 piani

Paura e disperazione. Sono questi i sentimenti che nella tarda mattinata di ieri hanno scosso gli abitanti di Alessandria d’Egitto quando un palazzo di 13 piani è crollato su sé stesso intrappolando decine di persone che si trovavano al suo interno.

Il crollo

Il tragico evento è accaduto nel distretto di El-Montazah, precisamente nella zona di Sidi Bishr, nella parte orientale della città. Il crollo improvviso ha coinvolto anche le auto parcheggiate nelle vicinanze e quelle di passaggio. Alcune sono rimaste schiacciate dalle macerie; inoltre, alcuni detriti che hanno colpito degli oggetti infiammabili vicini hanno provocato un incendio che fortunatamente è stato domato in poco tempo dai pompieri. Molti palazzi vicini a cui era collegato l’immobile sono stati danneggiati e di conseguenza fatti evacuare.

Come si legge dalle informazioni riportate sul sito Youm 7 al piano terra del palazzo si trovava un supermercato, mentre gli altri piani erano abitati da residenti locali e alcuni appartamenti venivano utilizzati come case vacanza e affittati ai turisti durante la stagione estiva, quindi con molta probabilità ci sarebbero vittime straniere.

Soccorritori – fonte: skytg24.it
Le dichiarazioni

L’ultimo piano dell’edificio aveva un ordine di demolizione e l’intera proprietà era stata esaminata dal comitato incaricato di ispezionare gli edifici a rischio crollo.

Secondo le autorità locali, l’immobile costruito negli anni ’70 era già noto per via di alcune sopraelevazioni non a norma e, di conseguenza, si sarebbe dovuto abbattere e rimuovere l’ultimo piano. 
Il governatore locale Muhammad al-Sharif, tramite un comunicato stampa, ha inoltre confermato la presenza di vittime sotto le macerie del palazzo. I soccorritori e le forze dell’ordine sono già in stato d’allerta per individuare possibili sopravvissuti e trasportarli agli ospedali più vicini.

La sottosegretaria del ministero della Salute, Amira Tahio, ha confermato in un’intervista telefonica con il canale Al-Hadath la presenza certa di quattro feriti. Si tratta di persone di passaggio colpite dai detriti e già ricoverati in ospedale. Il più grave ha riportato la rottura di una gamba, mentre gli altri presenterebbero solo lievi escoriazioni.

Secondo il sito egiziano di informazione online Al-ahram, la Decent Life Foundation ha annunciato che fornirà un risarcimento finanziario di 25.000 EGP (lira egiziana) alle famiglie delle vittime del disastro.

Le indagini

Una squadra della pubblica accusa ha ispezionato la scena e ha incaricato la protezione civile e i funzionari municipali di mettere in sicurezza l’area e le proprietà adiacenti, se necessario,

Intanto, il pubblico ministero ha sequestrato l’edificio e avviato un’indagine per determinare la causa dell’incidente ed esaminare il fascicolo relativo alle precedenti prescrizioni per il palazzo. Le prime indiscrezioni parlano di una “spaccatura verticale” della struttura prima del definitivo crollo.

Soccorritori Alessandria d’Egitto – fonte: skytg24.it

I precedenti

Non è la prima volta che un evento del genere si verifica nella nazione egiziana. Due anni fa, nel 2021, nella capitale Il Cairo un palazzo di 10 piani crollò su sé stesso causando la morte di 25 persone e più di 70 feriti. Anche in quel caso era stato segnalato un abuso edilizio, visto che al palazzo erano stati aggiunti illegalmente ben quattro piani.

Sviluppi

Le ricerche che si sono protratte per tutta la notte hanno permesso ai soccorritori di estrarre il primo corpo senza vita che si trovava sotto i cumuli di macerie. Altre due persone, invece, sono state individuate ed estratte vive.

Ci vorrà molto tempo per individuare la presenza di altri corpi o sopravvissuti sotto i resti del palazzo. Per questo, squadre di volontari e soccorritori professionisti sono arrivati anche dalle provincie limitrofe, in quella che ormai è diventata una corsa contro il tempo tra la vita e la morte.

Giuseppe Cannistrà

Tao Film Fest 69: Indiana Jones ed il quadrante del destino

Indiana Jones
Indiana Jones è sempre un personaggio caro al pubblico, ma la pellicola in se non presenta una grande originalità nella trama, non rispettando a pieno le aspettative del pubblico. – Voto UVM: 3/5

 

La terza serata della sessantanovesima edizione del Taormina Film Fest riporta sul grande schermo italiano una figura riconoscibile già da soli semplici accessori: una frusta ed un cappello. Ebbene si Harrison Ford è ritornato nei panni del professore/avventuriero Indiana Jones! Dopo tanti anni dall’uscita del precedente capitolo della saga, Indiana Jones ed il regno del teschio di cristallo (2008), in questa pellicola viene raccontato un Indy diverso, più grande e provato dal tempo passato.

A fianco del grande Harrison Ford sono presenti tante altre note figure del cinema Hollywoodiano ed internazionale. Interessante elemento di Indiana Jones ed il quadrante del destino è la presenza di una giovane figura femminile che affianca il noto avventuriero, interpretata da una carismatica Phoebe Waller Bridge (Fleabag). Nel cast ritroviamo anche Antonio Banderas ed il danese Mads Mikkelsen.

Indiana Jones
Parte del cast di “Indiana Jones 5” alla conferenza stampa al Taormina Film Festival 69.

Il ritorno dell’avventuriero

Indiana Jones ed il quadrante del destino si apre con un lungo flashback: l’archeologo si trova su un treno nazista durante la Seconda guerra mondiale per salvare l’amico e collega Basil Shaw, intrepretato da Toby Jones (Harry potter). Qui i due riusciranno eroicamente a sfuggire insieme ad un antico artefatto, l’Antikythera, rubato allo studioso nazista Voller. Si tratta di un meccanismo creato da Archimede che unito ad un secondo pezzo mancante, avrebbe permesso di controllare anche il tempo, di aprire dei varchi temporali. Negli anni, Basil resta così affascinato dall’oggetto da tramutarlo nella sua ossessione.

L’anno è il 1969, l’avventuriero Indiana Jones è divenuto un triste professore di archeologia prossimo alla pensione, con tanti acciacchi fisici ed un triste carico emotivo dal passato che porta con sé. L’incontro con Helena (Phoebe Waller Bridge), figlia del defunto Shaw, modificherà momentaneamente i suoi piani per una vecchiaia tranquilla; la ragazza si rivolge a Jones per recuperare l’Antikythera e poterlo vendere ad un’asta clandestina.

Nella corsa per riprendere l’antico oggetto rubato, Jones si imbatterà nuovamente nell’antico proprietario dell’Antikithera: il nazista Voller, ora professore Schmidt. Quest’ultimo, dopo aver conquistato lo spazio lavorando per la NASA, vuole nuovamente controllare il tempo con il meccanismo di Archimede.

Parte la corsa per Indiana Jones ed Helena, insieme, per recuperare il secondo oggetto, mai ritrovato fino ad allora.

Indiana Jones
Premiere italiana del film al Teatro antico di Taormina durante il Taormina Film Festival 69. @ Nando Purrometo

Un’Indiana Jones fuori tempo

Elemento interessante in Indiana Jones ed il quadrante del destino, che salta subito all’occhio per lo spettatore, è il passare degli anni per l’eroe con frusta e cappello.

Nel passaggio dal flashback al presente del 1969 la contrapposizione è fin troppo chiara per lo spettatore: se un minuto prima vediamo un Indiana Jones ringiovanito che salta da un treno in corsa, il momento dopo siamo di fronte ad un uomo, provato dagli anni di avventure.

Molto d’impatto è la scelta di mostrare come prima scena dell’archeologo nel presente il personaggio a torso nudo, in tutta la sua fragilità fisica. Il vecchio Indiana Jones si ritrova a vivere in un corpo che non è più il suo, ed in una realtà che non sente più sua.

Un cambio di testimone?

Indiana Jones ed il quadrante del destino presenta una nuova figura femminile: Helena. Si tratta di un personaggio avventuriero e senza paura come Jones, ma con una mente calcolatrice. Mentre il vecchio avventuriero è sempre legato ai valori e lotta per essi, Helena sembra avere un carattere più razionale.

Helena diviene un prototipo di eroina femminista: indipendente ed intraprendente, fa risse, sfugge dalla mafia in Marocco e si dà a degli inseguimenti in sella ad una moto rubata! L’attrice Phoebe Waller Bridge, nell’interpretare la giovane, porta molta della sua sottile ironia, dando vita ad una co protagonista che porta un certo brio comico al film.

Indiana Jones
Phoebe Waller Bridge alla conferenza stampa del Taormina Film Fest 69.

Il solito Indiana Jones

Indiana Jones ed il quadrante del destino presenta molti elementi tecnico narrativi classici del franchise: l’indimenticabile colonna sonora di John Williams (The Fabelmans), le scene d’azione e di inseguimenti e l’immancabile look dell’avventuriero Jones. La presenza di questi elementi era necessaria per il film, altrimenti che Indiana Jones sarebbe stato!

Ad ogni modo però la presenza di una trama molto simile a quella degli altri film precedenti può dare al film un non so che di già visto, di ripetitivo. L’unico elemento narrativo di differenza è la presenza dei viaggi nei varchi temporali: tale tematica non solo non è appartenente al genere d’avventura, ma soprattutto non è affrontata in maniera adeguatamente precisa.

Indiana Jones ed il quadrante del destino non è una pellicola perfetta e probabilmente non ha rispettato le tante attese del pubblico, ma ci ha comunque regalato un ritorno sullo schermo di una figura molto amata dagli spettatori. Il risultato è un film molto piacevole da vedere, che ci riporta il perfetto mix di azione, avventura e lieto fine che solo un Indiana Jones può regalare!

 

Ilaria Denaro

Tao Film Fest 69: In The Fire

 

In The Fire
“In The Fire” pecca di originalità ma va riconosciuto come prodotto cinematografico (quasi) italiano – Voto UVM: 2/5

 

In The Fire, diretto da Conor Allyn, è stato presentato alla prima serata del Taormina Film Fest 69 e segna il ritorno sulle scene di Amber Heard. Quest’ultima, accompagnata dal resto del cast, è stata presente il 24 giugno alla presentazione ufficiale del film, dialogando col direttore esecutivo del Taormina Film Fest 69: Barrett Wissman.

Ambientato a fine Ottocento, il film, racconta di una psichiatra trentottenne americana (Amber Heard), chiamata a risolvere il caso di un bambino autistico, creduto indemoniato. Al suo arrivo la dottoressa scopre che la madre del ragazzino è morta e che il padre stesso ha iniziato a credere alla possibile possessione del piccolo.

La donna tenta una psicoanalisi del bambino (ci troviamo, infatti, agli inizi degli studi freudiani sulla psicanalisi) ma gli eventi nefasti si intensificano e la sua “cura” diventa una corsa per salvare il piccolo dalla furia dei concittadini e, forse, anche da se stesso!

In The Fire
Amber Heard durante la prima ufficiale di “In The Fire” al Taormina Film Festival 69. @ Nando Purrometo

Quanto c’è di originale?

A leggere la trama, il film sembra qualcosa di già visto e sentito. Ed effettivamente sono molti i prodotti filmici e seriali che in passato hanno proposto trame simili, per non dire identiche!

Volete qualche esempio? Di sicuro, il recente Il prodigio (2022) è l’esempio più lampante: ritroviamo, infatti la figura di una donna a cui è stata affidata una bambina. E anche in questo caso la donna sarà costretta a lottare con della gente bigotta e irrazionale.

Come non citare poi Freud (2020), la serie tv che fin da subito si è presentata come “un porno dell’orrore” e che a sua volta è un plagio della precedente L’alienista (2018). Insomma, una cosa è certa: In The Fire pecca di originalità!

In The Fire: and the winner is…

È da riconoscere l’impegno messo da parte di Conor per la realizzazione del film. Anche se con un montaggio un po’ lento, rientra perfettamente nei canoni del genere a cui appartiene: il thriller psicologico.

Un plauso meritatissimo anche a tutto il resto del cast e soprattutto a Eduardo Noriega, che nel film interpreta il ruolo del padre del bambino, e a Luca Calvani, che dopo Beautiful (1987) riveste nuovamente i panni di un sacerdote.

In The Fire
Da sinistra a destra: Lady Monika Bacardi e Andrea Iervolino (produttori cinematografici di “In The Fire”. @ Nando Purrometo

E non può mancare, a questo punto, il feedback dei produttori del film:

“In the Fire sintetizza bene il nostro business model e ci conferma la validità della strada intrapresa in questi anni: produzioni 100% italiane e di qualità rivolte al mercato globale, che vedono la partecipazione di star hollywoodiane e l’impiego di maestranze nostrane”

Hanno dichiarato i produttori Andrea Iervolino e Lady Monika Bacardi, fondatori di ILBE, ad un’intervista durante il Taormina Film Festival (qui una parte dell’intervista).

Amber Heard volto del nuovo cinema italiano?

Il film segna il ritorno di Amber Heard nel cinema indie, nelle vesti di protagonista e di produttrice esecutiva. Ma, l’ex moglie di Johnny Depp, in questo film ha dovuto fare un passo indietro di fronte alla bravura del resto del cast. Partendo da quella di Eduardo Noriega e del piccolo Lorenzo McGovern Zaini, volto di molti film “made in ILBE”, fino ad arrivare agli italianissimi Luca Calvani (To Rome with Love, Sex and the City, Beautiful) e Yari Gugliucci, due sacerdoti molto diversi ma ugualmente enigmatici.

Una pellicola che non può vantare né la sua originalità né un buon montaggio. Va presa per quello che è: un prodotto “made in Italy” con un ottimo cast!

 

Domenico Leonello

Gli amanti

Secondo me la scrittura ha un bellissimo potenziale. Puoi rendere speciale la vita di chiunque e rendere indimenticabile la più piccola delle cose. Ora devi solo immaginare.

Sotto l’acqua di una cascata, immersa nella natura nel silenzio più assoluto una donna si lava.
L’acqua scorre sulla sua pelle, attraversa tutte le sue curve.
Sebbene sia giugno, l’acqua è fredda e le fa venire la pelle d’oca dappertutto.
La donna sembra pensierosa e l’acqua sembra lavare via ogni pensiero, anche quello più sporco, anche quello più triste.
Un uomo la vede, si nasconde e inizia ad osservarla… lei è rivolta di schiena, sposta i lunghi capelli neri da un lato, gira un po’ il viso dal lato opposto e inizia a sorridere gioiosamente perché l’acqua che scorre le provoca un piccolo solletichio, si sposta e lascia che l’acqua scorra sui seni.
I seni sono piccoli e sodi, l’acqua quasi gelida le fa diventare i capezzoli duri, lei continua a sorridere come se avesse spezzato la tristezza.
L’uomo è ancora là, la osserva… come si fa a non guardare tanta bellezza? La pelle candida della donna lo ha letteralmente abbagliato. Ma non solo: il sorriso, la schiena, la vite sottile, i larghi fianchi dove le gocce d’acqua che scorrevano sembravano tante piccole carezze, fecero venire sete all’uomo. Per qualche strana ragione lei si girò e lo vide, aveva uno sguardo un po’ perplesso mentre lui si era preso di imbarazzo, stava per andare via quando lei lo chiamò.
L’uomo senza neanche riflettere tolse i vestiti ed entrò in acqua. Si avvicinó delicatamente, come se sapesse che un gesto brusco l’avrebbe fatta andare via. Non appena l’uomo le fu vicino, iniziò ad osservarla meglio: gli occhi neri della donna lo avevano incantato. Le giró attorno quasi scrutandola, lei rimase immobile.
Lui si fermò dietro la donna, si prese di coraggio, e molto dolcemente posó le labbra sulla spalla di lei. Lei divenne immobile, il respiro le si era bloccato, e lui che se ne rese conto, l’avvolse tra le braccia. E dalla spalla spostò le labbra al collo ed iniziò a baciarlo, di colpo voltò la donna e la strinse forte a lui. Osservava gli occhi grandi e cercava di scoprire qualcosa, ma quello che vide fu solo un ardente fuoco. Lei si abbandonò a quell’abbraccio e i due si fecero sempre più vicini fino a quando avevano la distanza di un respiro. Iniziarono a baciarsi. Lei mise le sue braccia attorno al collo di lui e lasciò scivolare una mano sulla schiena di lui, mentre l’uomo curioso scopriva il corpo di lei con mani e bocca.
Dalle labbra scende al collo, e dal collo ai seni, e mentre la bacia lascia le mani ad esplorare e scoprire quel corpo.
Lei trema: non aveva mai provato niente del genere mentre lui, lui non aveva mai trovato il sapore dell’acqua così dolce.
Questo è il gioco degli amanti.

Rachele Salvà

*Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

Tao Film Fest 69: Lo Sposo Indeciso

A metà tra commedia e paradosso, Lo Sposo Indeciso, da un insegnamento su come riflettere ai piccoli dilemmi della vita. Voto UVM: 4/5

La seconda serata della sessantanovesima edizione del Taormina Film Festival si è aperta con la prima assoluta di Lo sposo indeciso che non poteva, o forse non voleva, uscire dal bagno. Diretto dal regista Giorgio Amato, il film è una commedia dai tratti drammatici e tendenti al paradossale. La trama, molto statica, racconta le infinite peripezie di Samantha e di Gianni Buridano, noto professore di filosofia morale.

Dopo i drammi vissuti dalla sposa, lo sposo viene colpito da un incontrollabile bisogno del bagno e, dopo essere entrato nella toilette presente nella chiesa, non riesce più ad uscire da lì.

Protagonisti de Lo Sposo Indeciso sono Gianmarco Tognazzi nel ruolo del professore ed Ilenia Pastorelli come Samantha. Nel cast sono presenti altre note figure del cinema italiano, quali Claudia Gerini (Hammamet), Ornella Muti e Francesco Pannofino (Boris). La tragicommedia italiana arriverà nei cinema il 29 giugno.

Lo sposo indeciso
Il regista Giorgio Amato sul Blue Carpet di Taormina. ©Ferdinando Purrometo

Lo sposo indeciso: il fenomeno del classismo

La pellicola si sviluppa sulla contrapposizione tra la figura di Samantha, ignorante, di poche maniere e fortemente legata alle credenze superstiziose ed alla religione, ed il professore, ateo uomo di pensiero molto colto. Fin dall’inizio si nota anche la diffidenza da parte delle famiglie dello sposo e della sposa verso il futuro consorte: il padre della sposa, interpretato da Francesco Pannofino, spinge affinché la figlia cambi idea, per tornare da Jonathan, il figlio del macellaio più simile a loro come retaggio sociale.

Allo stesso modo, Edo, testimone ed amico dello sposo, cerca di convincere il professore a riflettere sul grande passo che sta facendo e sulla follia di unirsi con una ragazza così diversa da lui, con cui non ha nulla in comune. Lo spettatore comprende come, a prescindere dalla classe sociale, i simili tendono a stare con i propri simili e si ha sempre diffidenza verso ciò che è diverso.

Lo Sposo Indeciso: la scienza contro la superstizione

Un’altra dicotomia interessante che viene sviluppata ne Lo Sposo Indeciso è la contrapposizione tra la realtà scientifica e la sfera delle credenze e superstizioni umane. Il professore Buridano è la personificazione della conoscenza basata sul pensiero razionale, mentre Samantha e gli avvenimenti in sé mostrano la forza del paradosso irrazionale.

Il professore si ritrova a lottare contro una realtà a cui non trova spiegazione, venendo catapultato in un vortice di malocchio ed incantesimi. Lo sposo lotterà per mantenere ferma la sua linea di pensiero atea e contro ogni credenza.

Si ritroverà dinanzi ad un dilemma: dover rinnegare la propria razionalità, accettando l’esistenza delle superstizioni, o andarsene con la sua integrità di pensiero!

Lo sposo indeciso
Samantha prima del matrimonio. © Ilaria Denaro

L’omaggio a Francesco Nuti più che riuscito

Il film è tra l’altro un gentile omaggio all’ormai scomparso Francesco Nuti nel film Madonna che silenzio c’è stasera, dove lui inizia questa giornata rimanendo bloccato in bagno (per una quindicina di minuti) non riuscendo più a smettere di fare pipì. Ed effettivamente è questa scena che ha dato al regista, Giorgio Amato, lo slancio narrativo per la stesura della sceneggiatura.

Con una differenza, il nostro protagonista, interpretato da Gianmarco Tognazzi, resterà “bloccato” in bagno non solo per 15 minuti ma per tutta la durata del film.

Un film sul paradosso intriso d’esistenzialismo da taverna

Il problema che fa da collante a tutta la pellicola di Giorgio Amato è l’incapacità di prendere delle decisioni. Nel film si fa, più di una volta, riferimento al paradosso dell’asino di Buridano (nome scelto proprio per il protagonista), che narra di un asino affamato, seduto tra due mucchi di fieno perfettamente uguali e che nell’incapacità di scegliere se mangiare quello a destra o a sinistra morirà, purtroppo, di fame.

E la stessa cosa succederà al nostro protagonista Buridano, professore di filosofia morale, che nell’incapacità di scegliere se continuare a sostenere le tesi per cui ha lottato un’intera vita e quella di smentirle, a favore di una via d’uscita un po’ più “soprannaturale”, finirà per “morire di paradosso”.

E proprio il paradosso avrà un ruolo fondamentale nella trama e, soprattutto, nella costruzione del protagonista del film. Quest’ultimo, infatti, non riuscirà a svincolarsi dai suoi studi sulla morale, restando “incastrato” in una serie di citazionismi filosofici e paradossali.

Lo Sposo Indeciso è una “quasi commedia” d’altri tempi!

Lo Sposo Indeciso alla fine si presenta come un film più che riuscito. La funzione narrativa, pur se minimale e a tratti statica, funziona, facendo restare lo spettatore incollato (o quasi) allo schermo. Probabilmente questo è dovuto anche al cambio di toni dalla prima alla seconda parte del film che lo fanno diventare un dramedy d’altri tempi:

“Questa storia mi ha colpito da subito. Io ci ho subito rivisto quelle ispirazioni che avevo visto in Il Ministro, di un certo tipo di commedia che avevo visto fare ai tempi di mio padre, dove Ferreri prendeva degli argomenti apparentemente grotteschi e sopra le righe e li faceva diventare delle storie che si dividevano tra la commedia e il dramma” (Gianmarco Tognazzi alla prima durante il Tao Film Fest 69)

 

Ilaria Denaro
Domenico Leonello