Baldur’s Gate 3: perché è una meraviglia?

A più di due mesi dall’uscita, Baldur’s Gate 3 continua ad essere uno dei giochi più seguiti e cercati sui social.
La cosa strana è che non si è trattato di un colossal con dietro un’impressionante macchina del marketing, né di un gioco che cercasse di creare un’esperienza diluita ed annacquata per le masse.

Baldur’s Gate 3 è infatti un’opera complessa in cui decine di sistemi interagiscono tra di loro ed in cui ogni giocatore può decidere di creare la propria storia in ogni dettaglio.
Ciò che ha stupito i videogiocatori è la quantità di dettagli, le migliaia di possibili diramazioni che può prendere la trama e il controllo che si ha su tutta la propria esperienza di gioco.

“Crea il tuo personaggio”. Fonte: wotpack.ru

Baldur’s Gate 3 è il seguito di due giochi usciti tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000 che, già da allora, avevano ridefinito il genere. Per decenni sono rimasti imbattuti, fino ad un azzardo da parte di Larian nel 2015.

Il genere dei giochi di ruolo complessi sembrava non interessare più le grandi produzioni che si dedicavano a progetti cinematografici dediti all’azione. Molti appassionati tornavano ad opere del passato o a piccole produzioni del panorama indie.

Swen Vincke, fondatore e CEO di Larian, era convinto di non essere l’unico sul mercato a volere il ritorno di un certo tipo di esperienza e, nel 2015, pubblica Divinity: original sin. Si innescò, così, una reazione a catena che avrebbe dato origine al ritorno in auge dei GDR complessi e stratificati.

Larian bussò poi alle porte di Wizards of the Coast, i detentori dei diritti di Dungeons & Dragons, il più famoso gioco di ruolo del mondo, presentando loro il loro progetto più ambizioso di sempre: un nuovo gioco di ruolo, più vicino che mai alla vera esperienza da tavolo di D&D.

Tirate un D20!

Baldur’s Gate 3 è un gioco di ruolo con visuale dall’alto e combattimento a turni. Riporta in maniera fedelissima le regole dei manuali ufficiali della quinta edizione di Dungeons & Dragons, ed è ambientato nello stesso mondo.

L’esperienza prevede (come al tavolo da gioco) la creazione di un personaggio a partire dalla scelta tra 13 razze e 12 classi. Ogni azione significativa viene decisa dal tiro di un dado a 20 facce, che determina successi o fallimenti. A partire da questi pochi elementi si viene a creare una storia interattiva, in cui l’interazione del giocatore con mondo e personaggi determina la progressione.

La grandiosità di Baldur’s Gate 3 sta nel fatto che queste poche regole, a cui viene aggiunta l’immaginazione quando si gioca al tavolo con gli amici, vengono usate alla stessa maniera anche in questo contesto virtuale, dando comunque la sensazione di avere le stesse immense possibilità sia nel videogioco che al tavolo.

Per tutta la durata del gioco si ha la sensazione di poter procedere seguendo una semplice regola:

“Se voglio tentare qualcosa basta trovare una maniera per realizzarla, sfruttando improvvisazione e spirito d’iniziativa”.

Ruba, corrompi, combatti, scava il tuo cammino con le parole invece che con la violenza. Basta solo usare la propria immaginazione e flettere le regole a proprio piacimento!

Combatti contro svariati nemici…

Caos e controllo: un racconto a rete

Lo stesso concetto di flessibilità è valido non solo per la generale interazione con il mondo di gioco, ma anche per la narrativa.

L’avventura presenta migliaia di snodi narrativi che arricchiscono e plasmano l’esperienza creando una incredibile ragnatela di eventi. Il risultato che si viene a creare è quello di una trama che non risulta mai uguale per ogni singolo giocatore. Gli svariati obiettivi sono inoltre collegati tra di loro e le varie missioni si ricollegano tra di loro in base alle azioni compiute. Ogni personaggio che incontriamo durante l’avventura può essere incrociato in svariate maniere, con decine di opzioni di dialogo e risultati per quasi ogni incontro o snodo narrativo. Ogni atto rappresenta una rete più intricata del precedente. Solo sul finale questa ragnatela enorme si restringe su alcune scelte che fanno perdere l’illusione della scelta, ma si tratta degli ultimissimi atti di un’avventura lunga quasi un centinaio di ore.

Abbiamo già parlato di come Larian abbia riportato in auge questo genere di giochi. Ma non abbiamo ancora parlato di come sia riuscito a venderlo, senza snaturarlo, al grande pubblico di massa!

Ogni scena è animata a partire dal lavoro di attori in carne ed ossa, le cui prove sono state riportate in maniera ottima sui volti nel mondo virtuale. Ogni personaggio trasmette se stesso attraverso micro-espressioni e anche il doppiaggio è uno dei migliori che abbiamo ascoltato in un videogioco, a livello delle produzioni del cinema. Non lo preciseremmo se non per un particolare: sono presenti più di 150 ore di dialoghi cinematici, animati tutti con la stessa cura e tutti interamente doppiati.

Un capolavoro che rimarrà negli annali

Prima di concludere parliamo però dei difetti: il più grande è sicuramente la gestione dell’inventario, confusionaria e asfissiante per chiunque. Ci stupisce che ancora sussista, essendo un problema risalente ai vecchi lavori di Larian e, secondo molti giocatori, anche facilmente risolvibile.

L’altro grande problema è la gestione di alcuni dei finali del gioco, che danno l’impressione di essere stati realizzati frettolosamente e di non avere una risoluzione soddisfacente.

Nonostante ciò, Baldur’s Gate 3 è sicuramente tra i giochi di ruolo più ambiziosi di sempre e una delle produzioni più importanti del medium. Consigliamo a chiunque di giocarci, anche senza una precedente esperienza nel genere, e soprattutto a chi ha intenzione di imparare le regole di Dungeons & Dragons.

 

Matteo Mangano

Goccia nera

Ora è tardi, lo ammetto
sono stanco anch’io,
mentre guardo la finestra
con la pioggia che trema
in fondo a quella strada.

In piedi sul pendio
scorgo la luce che mi attraversa
e vorrei poter avere
quell’ultima carezza,
mentre scivolo giù insieme a te.

In questo limbo penso a cosa è giusto,
forse è giusto buttarsi
senza pensare più a niente,
neanche un pezzo di me
dentro ad una goccia nera.
Cade e non fa rumore.

Benedetto Lardo

Immagine in evidenza: illustrazione di Benedetto Lardo

Al via l’Unime Recruiting Day Lidl

Dopo il Recruiting Day Decathlon, l’Università degli Studi di Messina – attraverso il Career Service – organizzerà un nuovo evento di selezione dedicato a LIDL – famosa catena europea di supermercati della Schwarz Gruppe – in cerca di profili da inserire in azienda. L’appuntamento prenderà il via nella tarda mattinata del 18 ottobre, presso la sede Polo Centrale in Piazza Pugliatti 1 (Aula Cannizzaro).

Come si svolgerà l’evento

L’evento si suddividerà in due tronconi:

  • Dalle 10.30 alle 11.30 verrà presentata l’azienda LIDL, partendo dalle sue origini tedesche fino ad arrivare alla sua progressiva ascesa in Europa e in Italia.
  • A partire dalle ore 12:00 inizieranno i colloqui di selezione. L’azienda si confronterà con i candidati ritenuti interessanti, seguendo l’ordine degli appuntamenti fissati dai selezionatori. Fra i requisiti più ricercati, ci sono studenti laureati e/o laureandi.

Come prenotarsi al colloquio

Per potersi prenotare ai colloqui bisogna innanzitutto accedere al seguente link, controllare ed eventualmente aggiornare il proprio Curriculum Vitae AlmaLaurea e procedere infine con la registrazione. Per ogni informazione sulla selezione è possibile rivolgersi al Career Service di Ateneo.

Fonte: Wikimedia Commons

Le opportunità lavorative offerte da LIDL e punti vendita

La proposta lavorativa della LIDL non si limita solo alla vendita di prodotti. L’azienda richiede infatti competenze in ambito ingegneristico, giuridico, economico e comunicativo. Questo fa sì che qualsiasi studente universitario diventi un potenziale candidato per la scelta finale.

Il territorio messinese, inoltre, offre al momento due punti vendita LIDL:

  • Contrada Masseria, snc, 98044 Milazzo-ME*
  • Strada Statale 114, km 4+400, 98145 Messina-ME*

Per quel che concerne il territorio reggino, infine, abbiamo cinque punti vendita LIDL:

  • Via Cappelleri snc, 89135 Reggio Calabria (RC)*
  • Traversa Via Padova snc, 89129 Reggio Calabria (RC)*
  • Superstrada Jonica 14, 89131 Reggio Calabria (RC)*
  • Viale Della Libertà, snc, 89063 Melito di Porto Salvo (RC)*
  • Via La Resta, 1, 89029 Taurianova (RC) – Via Giuseppe Impastato, 1, 89024 Polistena (RC)*.

*Fonte: Lidl.it

Antonino Nicolò

Alessio Morganti

Disney Studios: 100 anni di magia

 

«Spero che non ci si dimentichi mai di una cosa: tutto è cominciato con un topo» (Walt Disney)

Ebbene, quale miglior modo di iniziare a parlare di quest’evento, se non ricordando una semplice frase che rappresenta l’inizio di un secolo di magia per grandi e piccini? Dopo il centenario della Warner Bros celebrato lo scorso aprile, il 16 ottobre 2023 anche la Walt Disney Company festeggia i suoi 100 anni e ricorda quanta strada ha fatto ed in quanti cuori è riuscita ad entrare.

È incredibile che un uomo sia riuscito a dar vita a tutto questo, cominciando dal disegno di un semplice topolino: Mickey Mouse.

Ma prima di parlare del centesimo anniversario, è doveroso fare un salto temporale all’indietro e narrare l’incredibile storia che ha portato a questo.

Come è nata la Walt Disney Company?

Nel 1923, Walt Disney, dopo i primi esperimenti di animazione, si trasferì a Hollywood ed assieme al fratello Roy e fondò i Disney Brothers Studios, rinominati in Walt Disney Studios.  Iniziò così il periodo di successo, grazie a titoli come: Alice Comedies e Oswald The Lucky Rabbit. Ma la vera svolta fu la creazione di un nuovo personaggio: Mortimer Mouse, poi rinominato in Mickey Mouse, Topolino. Nel 1928 a Topolino si aggiunse Minnie, fidanzata di topolino, e poi a seguire Paperino, Pippo e tanti altri.

Disney
Walt Disney con i suoi Mickey Mouse. Fonte: D23.com

Biancaneve: il primo lungometraggio

Ma la vera sfida di Walt fu la realizzazione del primo lungometraggio Disney: Biancaneve E I Sette Anni. Qui, oltre al prolungamento del minutaggio, Walt cambiò totalmente il modus operandi adottato in precedenza. Qui lo scopo era far commuovere il pubblico e trasmettere un messaggio; si scelse la favola dei fratelli Grimm cambiando alcune cose, per rendere la storia più magica ed a lieto fine.

Questo funzionò e il film riscosse un incredibile successo: Walt Disney vinse grazie al suo primo capolavoro d’animazione un oscar speciale nella premiazione del 1939, per l’importante innovazione portata sullo schermo. Biancaneve ebbe un impatto non indifferente sulla storia stessa del cinema: ha dato inizio allo sviluppo dei lungometraggi animati.

I personaggi vennero disegnati con la tecnica del rodovetro: le figure sono disegnate su un foglio di cellulosa e qui dipinti. La stessa Biancaneve divenne poi un modello per tutte le principesse Disney disegnate e rappresentate nei decenni successivi.

Disney
Frame di “Biancaneve e i sette nani” (1937). Casa di produzione: Walt Disney Productions. Distribuzione: Generalcine. Fonte: cinevagabondo.it

Il Rinascimento Disney: Chi ha incastrato Roger Rabbit?

Tratto dal romanzo di Gary Wolf, Chi ha incastrato Roger Rabbit è il cult a tecnica mista, vincitore di quattro premi oscar, alla guida del Rinascimento Disney. Considerato “rivoluzionario” dalla critica del tempo, il film di Robert Zemeckis (regista della trilogia di Ritorno al futuro), ci parla di quei temi che ogni uomo è costretto ad affrontare nel corso della propria vita: amore, morte, amicizia e avidità.

Senza mai rinunciare a quel dissacrante humor che lo caratterizza, Chi ha incastrato Roger Rabbit, vuole dimostrarci come la risata leggera, a volte, sia l’unico mezzo capace di combattere le bruttezze e le ingiustizie del mondo in cui viviamo. Basterebbe una sola risata, sincera, per ritrovare dentro noi quella spensieratezza di un tempo, di quando tutto sembrava ancora così bello, come a Cartoonia. E noi eravamo semplicemente bambini!

Disney
Frame del film: “Chi ha incastrato Roger Rabbit” (1988). Distribuzione: Warner Bros. Italia

Quanto ha influenzato le nostre vite? La Disney è rimasta la stessa?

La Disney è riuscita ad entrare nelle nostre vite, tramite il merchandising, i parchi a tema e con l’avvento della piattaforma Disney Plus, che è riuscita a concorrere con i colossi dello streaming: Netflix e Prime Video.

Ma ha influenzato anche interiormente le nostre vite, tramite le sue storie ed i personaggi, in cui ognuno di noi si rispecchia. Anche se, in questi cento anni, Disney non è rimasta di certo la stessa. Provando sempre più ad adattarsi alla società in continuo divenire, è finita per strizzare l’occhio alle più odierne e controverse tematiche, quali l’inclusività e il politically correct.

Dopotutto, Disney fa comunque parte delle nostre vite e per il 16 ottobre, il mondo è lieto di festeggiare questo secolo pieno di magia!

Giorgio Maria Aloi
Ilaria Denaro
Domenico Leonello

Calvino: cent’anni dalla nascita dello scrittore rampante

Il 15 ottobre di quest’anno ricorrerà il centenario dalla nascita di uno degli scrittori che maggiormente hanno fatto la storia della letteratura italiana contemporanea: si tratta di Italo Calvino. Sono tantissimi gli eventi programmati in tante città italiane per commemorare l’autore: primo fra tutti, la Zecca e il Poligrafo di Stato hanno prodotto delle monete in argento in suo onore, rappresentanti due personaggi de Il barone rampante, Cosimo e Violante.

Un tale colosso della letteratura italiana non può certamente passare inosservato: qui si ripercorrerà la vita dello scrittore e la sua crescita artistica attraverso alcuni dei suoi romanzi più noti: Il visconte dimezzato e Se una notte d’inverno un viaggiatore.

Calvino: dall’impegno politico alla crescita letteraria

Italo Calvino nasco il 15 ottobre del 1923 a Santiago de Las Vegas, a Cuba: il padre, originario di Sanremo, vi si era trasferito per questioni di lavoro. Lo scrittore stesso afferma di non avere alcun ricordo degli anni passati a Cuba: la famiglia, infatti, farà ritorno a Sanremo nel 1925. Dopo una fanciullezza trascorsa nella spensieratezza, estraneo al nascente fascismo, Calvino fa emergere dai primi anni dell’università la sua passione per il cinema e la letteratura: fa pubblicare alcune recensioni e scrive i primi racconti respinti dalle Einaudi a Torino, città dove lo scrittore proseguiva i suoi studi. Trasferitosi all’università di Firenze nel 1943, qui Calvino inizia a forgiare maggiormente le proprie idee politiche antifasciste; queste lo accompagneranno anche nel periodo successivo alla fine del secondo conflitto mondiale. Si iscrive al PCI e vi partecipa attivamente per anni.

Questi sono gli anni in cui Calvino da vita alla trilogia I nostri antenati. Si tratta di tre dei suoi romanzi più noti: Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957) ed Il cavaliere inesistente (1958). Dagli anni 60 in poi lo scrittore modifica il suo stile, abbracciando il post-modernismo: di questi anni è Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979).

Calvino muore improvvisamente il 6 settembre 1985 all’età di soli sessantun anni.

Calvino
Italo Calvino. Fonte: ilfattoquotidiano.it

Il visconte dimezzato: uno sguardo alla contemporaneità

È ai primi anni ’50, periodo della più sincera e contrastata adesione di Calvino agli ideali marxisti, che risale la sua propensione ad una scrittura leggera. Esperimento che lo scrittore abbandona dopo non pochi tentativi. Invece, negli stessi anni trova facilmente compimento il racconto comico-fantastico Il visconte dimezzato (1952), in cui il protagonista, Medardo di Terralba, viene diviso da una palla di cannone in due parti, una buona e una malvagia.

Grazie ad una costruzione narrativa basata sui contrasti e su una serie di effetti a sorpresa, Calvino ci regala una storia divertente e significativa al tempo stesso. Invece del visconte intero fa ritornare al paese un visconte a metà, quella crudele e solo dopo, tramite una narrazione perfettamente simmetrica e dal ritmo incalzante, fa scoprire al lettore l’esistenza della metà buona del visconte.

“L’importante in una cosa del genere è fare una storia che funzioni proprio come tecnica narrativa, come presa sul lettore”. (Parte dell’intervista con gli studenti di Pesaro dell’11 maggio 1983, trascritta e pubblicata in «Il gusto dei contemporanei»)

Ma la storia del visconte ha un significato allegorico molto più profondo e soprattutto molto più vicino a noi. Calvino si è da sempre fatto portavoce dei “problemi dell’ uomo contemporaneo” (dell’intellettuale in particolar modo), e del suo sentirsi “alienato” nei confronti di una società che lo faceva sentire emarginato e, dunque, incompleto.

Se una notte d’inverno un viaggiatore: un romanzo sperimentale

Con Se una notte d’inverno un viaggiatore Calvino stupisce il lettore proponendogli una trama tutt’altro che banale, accompagnata da una strutturazione del romanzo originale ed accattivante. La narrazione si svolge su due livelli: le vicende che riguardano il Lettore ed i dieci differenti incipit. Il Lettore, protagonista del romanzo di cui non si conosce l’identità, si dedica alla lettura di un libro, quando si rende conto che la trama non corrisponde al manoscritto da lui comperato: la copertina e l’interno del libro non corrispondono!

Questa è solo la prima delle varie peripezie che porteranno il Lettore, successivamente insieme a Ludmilla, la lettrice, a iniziare ben dieci libri differenti, senza riuscire a concluderne nessuno. Ogni capitolo permette ai lettori di iniziare, insieme al Lettore, tanti romanzi diversi, tante storie lasciate poi in sospeso. La struttura, per quanto possa sembrare frustrante (ogni storia ha bisogno del suo gran finale!), mantiene salda l’attenzione del suo pubblico, permettendogli anche di immedesimarsi alla perfezione nella figura del Lettore.

Il linguaggio utilizzato è molto semplice e scorrevole: questo, insieme alla particolarità dell’intreccio narrativo, rende possibile una lettura molto rapida del romanzo, di base già abbastanza breve.

Calvino
Graphic Design: “Cent’anni di Italo Calvino”. Fonte: radiocittafujiko.it

Eccessivamente e per sempre, Italo Calvino!

È molto vasta la produzione lasciataci dallo scrittore, e altrettanto vasto è il polverone che la critica letteraria ha innalzato su di lui, soprattutto negli ultimi anni. Da molti accusato di rendere la letteratura eccessivamente intellettualistica e astratta, da altri ritenuto già un “cult” nella storia della letteratura italiana contemporanea poiché capace, come pochi, di attraversare e di interpretare acutamente fasi culturali diverse: dal neorealismo al postmoderno.

Ma una cosa è certa: nessuno potrà mai scordare Calvino dopo aver letto una sua opera. Qualunque essa sia. Dal Visconte dimezzato a Se una notte d’inverno un viaggiatore, senza scordare le cinque Lezioni (di vita) americane, Calvino era capace di arrivare a tutti con estrema leggerezza e “semplicità”. E a tutti noi ha lasciato un’importantissima eredità culturale.

 

Ilaria Denaro
Domenico Leonello

La sperimentazione di Annalisa: “E poi siamo finiti nel vortice”

Divertente nel complesso, il nuovo album di Annalisa prende ispirazioni da dive come Carrà e Rettore. Ma vorremmo sentire testi meno banali e più impegnati! – Voto UVM: 3/5

 

Nonostante la voce di Annalisa Scarrone non ci abbia mai lasciato in astinenza nelle ultime estati, la famosa cantante savonese non rilasciava un album da 2 anni. La sua ultima fatica E poi siamo finiti nel vortice (pubblicata lo scorso 29 settembre), sembra voler stabilire dei nuovi traguardi sulla sua figura di cantante pop semplice ma ricca di influenze. Dopo pezzi come Non so ballare e Alice e il blu, Annalisa sembrava essersi avvicinata all’hip hop più in voga nell’ultimo quinquennio (vedasi il mood dell’album Bye Bye).

Esattamente come questi ultimi prodotti musicali, questa nuova Annalisa vuole proporre qualcosa che va fuori dalla sua zona di comfort. Frutto di una musica ispirata al synthwave (o retrowave come alcuni vorranno), questo album punta tutto sulla sperimentazione. Escludendo alcuni brani come Mon Amour, tutte le canzoni si ispirano alla musica elettronica degli anni ’80, tornata in voga nell’ultimo decennio.

A rappresentare al meglio questo vortice servivano le vibes della musica wave? Andiamo a scoprire le tracce in maniera più dettagliata, così da dare ordine al tutto!

Cavalcando l’onda del successo

Come ha dichiarato la stessa cantautrice

“Per vortice intendo tutto l’insieme di emozioni che salgono e scendono e ti fanno sentire come dentro un vortice”

Sebbene le prime tracce dell’album (Ragazza sola, Mon Amour e Bellissima), siano già notoriamente conosciute al grande pubblico; il tema del nuovo lavoro di Annalisa, E poi siamo finiti nel vortice, si presenta abbastanza coerente in molti momenti delle altre sue tracce.

La copertina dell’album e i testi delle canzoni evocano più volte alcuni degli elementi chiave che hanno ispirato Annalisa durante l’elaborazione del suo nuovo progetto musicale. Da lei definito come:

“Una parte di sé che rivede in molte altre persone”

Il colore Indaco viene menzionato nel titolo della traccia in coda all’album. Questo, prodotto dell’unione tra blu e viola, viene associato alla spiritualità e alla meditazione, oltre che all’intuizione. Infatti, la traccia che chiude perfettamente il cerchio vuole ripercorrere quelle fasi dell’esistenza che comprendono l’ascesa di qualcuno che ha deciso di riprendere in mano la sua vita.

Viola, colore che ritroviamo nella copertina, si riferisce alla nuova carica di creatività e immaginazione che evidentemente ci restituisce una Annalisa rinnovata dal punto di vista artistico e forse anche personale (vedasi il suo profilo Instagram dove dichiara di aver trovato l’amore della sua vita e di averlo consolidato con il matrimonio).

Infine, viene citata più volte la dea Venere come riferimento alla forza motrice scaturita dall’amore che tutto muove, compreso l’evoluzione del proprio ego.

Il vortice come un loop di emozioni

Analizzando i testi possiamo distinguere 3 fasi: Bellissima e Indaco violento coincidono esattamente con la fine di una fase e l’inizio della rinascita che porterà a un turbinìo di emozioni ed esperienze atte a una maggiore consapevolezza di se stessi e l’apertura a nuovi cambiamenti. I momenti introspettivi aiutano a conoscersi meglio (come si evince da Ragazza sola), e di conseguenza nasce una curiosità verso il nuovo come se fossimo anime infantili (Bollicine).

La terza fase è quella soggetta alla vera tempesta che ognuno di noi può sentire dentro: la voglia di sperimentare e provare nuove sensazioni (come cantato in Euforia e Mon Amour) ci porta ad essere contraddittori (La crisi a Saint-Tropez), eppure, alla fine, quando si inizia a mettere a fuoco un pensiero o un’idea è lì che si riesce a dare il meglio di se (Gommapiuma, Aria, Stelle).

Annalisa si applica, ma potrebbe dare di più!

Questo album vuole non solo ribadire il talento della nostra cantante savonese ma ci auspichiamo che sia l’inizio di una florida linea artistica fatta di sonorità differenti dalla media italiana.

Ciò che un po’ stona è la banalità dei testi che irrompono in questa innovazione musicale e ciò lascia meno spazio alla sperimentazione. I testi sessualmente liberi, sebbene siano autoironici e divertenti nel complesso, scoraggiano ciò che per noi sarebbe potuto essere il riscatto del genere pop nel grande parco dell’industria musicale italiana.

In conclusione, il voto finale della redazione non vuole scoraggiare l’operato della nostra cara Annalisa ma vorrebbe spronarla: proprio come certi professori fanno dopo aver notato le potenzialità dei singoli studenti (cosa che la nostra Annalisa, laureata in fisica, dovrebbe sicuramente ricordare)!

 

Salvatore Donato

Asteroid City: il sogno lucido di Wes Anderson (e di tutti noi)!

 

Lento ed elegante all’inizio, romantico e incomprensibile alla fine. Ma c’è dell’altro! – Voto UVM: 4/5

 

Dimenticate per un momento i vecchi film di Wes Anderson, quelli pieni di auto che si fermano e si allontanano e di primi piani sui caffè. Ogni scatto qui ha il suo giusto peso.

L’inquadratura geometrica e la messa in scena di Anderson possono racchiudersi in un flusso di piccoli dettagli. Momento dopo momento dobbiamo cogliere i dialoghi rapidi, la segnaletica enigmatica, i non sequitur, i gesti e gli sguardi abbreviati e i guizzi di espressioni facciali.

Asteroid City, in bilico tra amore e morte, racconta due storie: una finisce più o meno bene, l’altra finisce più o meno male.

Alieni e sentimenti sono i veri protagonisti del film!

La prima, girata in widescreen anamorfico e con colori brillanti, è ambientata in una minuscola città resa famosa dal cratere di un asteroide. Qui, cinque giovani “cervelloni”, finalisti del premio Junior Stargazer, si riuniscono con le rispettive famiglie per prendere parte alla premiazione. Proprio questa sarà interrotta dall’arrivo di un visitatore del tutto inaspettato, un alieno, che in maniera sorprendentemente educata si limiterà a rubare l’asteroide, spingendo tutto il pubblico a riconsiderare le proprie opzioni di vita e, in particolar modo, i propri sentimenti (se così vogliamo definirli).

La seconda storia, intrecciata alla prima, è girata in 4:3 in bianco e nero. Presentata come se fosse un programma televisivo che ha il fine di documentare la produzione di una tipica commedia americana. Ma il conduttore, un generico annunciatore onnisciente (anche troppo), ci dice che la commedia “Asteroid City” non esiste, non è mai stata rappresentata e a detta sua:

“ha solo un’esistenza apocrifa, qualunque cosa significhi”.

Scena del film “Asteroid City”. Regia: Wes Anderson. Casa di produzione: American Empirical Pictures, Indian Paintbrush, Studio Babelsberg. Distribuzione in italiano: Universal Pictures. Fotografia: Robert D. Yeoman

Asteroid City non deve piacere, dev’essere compreso

L’ultimo lavoro di Wes Anderson, presentato in concorso al Festival di Cannes 2023, detiene attualmente il titolo di “miglior film dell’anno ad aver nettamente diviso la critica”. A detta di molti, Wes Anderson si è fatto parodia di se stesso. La peggiore, considerando l’infinità di reel sui social in cui tutti i suoi fan (e non), testimoniano come sia facile e divertente fare delle riprese in #WesAndersonStyle.

Ma se Asteroid City fosse, invece, un buon film? Magari, l’ultimo lavoro di Wes Anderson si prefigge un solo ed unico obiettivo: raccontare quella grande eccentricità della vita quotidiana!

Un po’ come se il suo “film nel film” non sia altro che una “parodia della parodia”. Un modo per raccontare gli eccessi della società contemporanea, sottolineando poi il nostro più grande difetto: l’incomunicabilità nei rapporti umani.

D’altronde, questo film è stato scritto in uno dei momenti più “folli” del nostro tempo: la pandemia del Covid-19. Per noi tutti questo è solo un lontano ricordo ma di sicuro nessuno negherà che proprio in quel momento ci siamo resi conto della vera importanza delle relazioni.

Asteroid City
Jason Schwartzman in una scena del film “Asteroid City”. Regia: Wes Anderson. Casa di produzione: American Empirical Pictures, Indian Paintbrush, Studio Babelsberg. Distribuzione in italiano: Universal Pictures. Fotografia: Robert D. Yeoman

Tra inquadrature simmetriche…c’est l’amour!

Wes Anderson, meglio di chiunque altro, è stato capace di raccontare, con tanta leggerezza, uno dei momenti più tristi di questi ultimi anni, mantenendo il focus sul tema della comunicazione o, meglio, dell’incomunicabilità.

Caratteristica, questa, che contraddistingue in modi diversi tutti i personaggi del film: dal timido cervellone Woodrow (Jake Ryan), a Clifford (Aristou Meehan) che scommette su qualsiasi cosa solo per farsi ascoltare e vedere dagli altri. Passando per la giovane maestra June Douglas (Maya Hawke) che si ritrova in difficoltà nel dover dare una risposta alle tante e indiscrete domande dei suoi piccoli alunni e finisce poi per perdere credibilità di fronte a Montana (Rupert Friend) che, inaspettatamente, riesce a trovare una risposta ad ogni domanda.

Ma sono solo i due protagonisti di Asteroid City, Augie Steenbeck (Jason Schwartzman) e Midge Campbell (Scarlett Johansson) a dare davvero un volto al sentimento. Il primo, fotografo di guerra e neovedono, l’altra, attrice e mamma di quattro figli che vede nella tossicità delle relazioni la sua unica via di fuga. È solo grazie alle loro conversazioni a distanza (da finestra a finestra) che i due riescono a trovare un loro equilibrio e, finalmente, a stare bene con se stessi.

La quarantena è finita, tutto è tornato ad essere come prima. Quasi tutto. Nessuno spoiler, ma ecco un suggerimento: c’è di mezzo l’amore!

 

Domenico Leonello

Si da inizio agli Unime Games!

L’attesa è ormai quasi finita! Domani avrà inizio la seconda edizione degli Unime Games: dopo la cerimonia di apertura che si terrà alle 9 presso la Cittadella sportiva universitaria con i saluti istituzionali del rettore prof. Salvatore Cuzzocrea e della rappresentanza di 12 dipartimenti, alle 11 si darà inizio ai giochi. Gli Unime Games dureranno poi fino a giorno 8 ottobre, quando si terrà la cerimonia di premiazione alle 19 e l’imperdibile festa di chiusura al parcheggio polivalente alle 21, con il supporto di Redbull.

Le discipline sportive in gara quest’anno sono le stesse del 2022: calcio a 11, basket, pallavolo, tennis doppio e staffetta nuoto 4×50. A queste si aggiunge la staffetta podismo. Sono tantissime le squadre che si sono formate e che parteciperanno all’evento rappresentando il proprio dipartimento: dipartimenti come patologia umana, chibiofarm, mift e medicina hanno creato più squadre anche per gli stessi sport.

Sport e sensibilizzazione

Saranno organizzate anche altre attività di intrattenimento e di sensibilizzazione: ci sarà un importante appuntamento con la DECATHLON, durante il quale tutti potranno conoscere più da vicino l’azienda sportiva! È, infatti, previsto un momento dedicato alla presentazione aziendale: il 6 ottobre dalle 11:00 alle 13:00. Gli interessati poi potranno, invece, partecipare a dei colloqui di selezione, tenuti il 7 ottobre alle ore 10:00.

A proposito delle attività di sensibilizzazione è stato pianificato, quest’anno, un evento chiamato ‘Try This Ability’, grazie all’aiuto dell’atleta Antonella Rigano e di una rappresentanza di giocatori professionisti della Mediterranea Eventi. A seguire, un breve elenco delle attività previste per l’occasione:

6 ottobre alle 16:00BLIND TENNIS
6 ottobre alle 17:00CALCIO BALILLA PARALIMPICO (l’evento sarà disponibile anche il 7)
7 ottobre nelle pause tra partiteSHOWDOWN
7 ottobre dalle 17:40 alle 18:40SITTING VOLLEY / BASKET IN CARROZZINA

Anche noi di UniVersoMe saremo presenti a quest’edizione degli Unime Games. Super attivi e pronti ad intrattenere il pubblico, gli studenti e gli atleti Unime con la nostra postazione radio, e i nostri inviati che si impegneranno ad aggiornare istantaneamente i nostri ascoltatori riguardo tutte le partite.

Inoltre, non perdete d’occhio i nostri canali social, poiché ci impegneremo ad aggiornare tempestivamente tutti sui risultati delle varie partite!

A seguire, il programma delle giornate degli Unime Games:

6 OTTOBRE

Tennis 

06/10: Quarti di Finale

11:00= Mift vs Pat 2

15:00= Dimed vs Ing

17:00= Pat 1 vs Pat 3

19:00= Chibio 1 vs Chibio 2

 

Pallacanestro

11:00= Pat 1 vs Pat 2

12:00= Chibio vs Ing

13:00= Bio 1 vs Bio 2

 

Pallavolo

15:00= Ing 2 vs Ing 3

15:40= Bio 1 vs Bio 2

16:20= Dimed 1 vs Dimed 2

17:00= Mift 1 vs Mift 2

17:40= Chibio 1 vs Chibio 2

18:20= Pat 5 vs Giuri

19:00= Vet vs Scipog

19:40= Pat 3 vs Pat 4

20:20= Pat 1 vs Pat 2

 

Calcio 

11:00= Dimed 1 vs Dimed 2

12:30= Pat 1 vs Pat 2

15:00= Bio 1 vs Bio 2

16:30=Mift vs Scipog

18:00= Vet vs Chibio

19:30=Eco vs Giuri

 

 Ilaria Denaro
Domenico Leonello

The Palace: che fine ha fatto il genio registico di Polański?

The Palace è satirico, ma tremendamente troppo. Voto UVM: 2/5

 

Presentato in anteprima alla 80° edizione della Mostra del cinema di Venezia, The Palace segna il ritorno (nonostante la veneranda età del regista, 90 anni) sul grande schermo di Roman Polański , a quattro anni di distanza da L’ufficiale e la spia.

Quando si legge il nome del celebre regista polacco, vengono in mente due cose: le vicende giudiziarie che ha dovuto affrontare (è noto per essere stato accusato di molestie sessuali), e alcune pellicole che hanno riscosso un grande successo (per citarne alcune: Il pianista, Oliver Twist e Carnage).

Quest’ultima fatica, invece, non ha ricevuto un’accoglienza granché positiva, giudicata come una commedia stucchevole e priva di morale.

The Palace: trama

Ambientato il 31 dicembre1999, al Palace Hotel di Gstaad, in Svizzera, il film segue le vicende di un eccentrico gruppo di personaggi durante il giorno che porterà, al rintocco della mezzanotte, all’inizio di un nuovo millennio. La narrazione trova il suo centro nel soggiorno del lussuoso hotel, dove la clientela arriva per passare appunto un ultimo dell’anno indimenticabile. Tra la paura del millennium bug tanto paventato dai media e le assurde e pedanti richieste, Hansueli (Oliver Masucci), il manager dell’hotel, cerca di rimediare costantemente ad una serie di inconvenienti, con la speranza che tutti gli ospiti della struttura possano passare la miglior serata della loro vita.

Per sfruttare la carica satirica della pellicola, il regista ha scelto un cast che, ad eccezione di Mickey Rourke (un po’ in affanno), non è molto noto nel cinema. Tuttavia, spicca il nome di Luca Barbareschi (in veste anche di produttore) nei panni di un ex attore molto goffo e rincretinito dalla convinzione di essere ancora ricordato per le sue performance attoriali, e altri nomi come Fanny Ardant e John Cleese.

The palace
Parte del cast

Estetica del ridiculousness

La quasi totalità dei protagonisti fa dell’eccesso e del ridicolo la loro ragion d’essere. Tra qualche volto di plastica e rimandi continui al consumismo sfrenato, il regista lancia una forte invettiva contro quel tipo di modello dominante di una cultura capitalistica che ha fatto dell’ossessione per la giovinezza, per il fisico e dell’apparenza omologata ai canoni glamour e sovversivi, l’ideologia dominante di una classe sociale considerata altolocata. Tuttavia, i personaggi vengono messi costantemente in ridicolo, forse forzando un po’ troppo la mano.

Una satira che non convince

The palace
Scena tratta dal film

Bisogna ammetterlo: fare satira al giorno d’oggi non è un’operazione semplice. Non semplicemente per via del ridondante politically correct, ma anche e soprattutto per la sua costruzione filmica. In questo film (e duole dirlo), l’umorismo anziché lasciare spazi di riflessione produce un vuoto dal quale sembra impossibile uscirne.

L’albergo trabocca di gente ricca elitaria, rappresentata in maniera eccessiva. Giocando con il grottesco, le situazioni risultano esasperate poiché vengono messi a tutti i vizi insensati, le paure inguaribili e le richieste quasi “odiose”.

Tutto mette in mostra la miseria borghese, ma a guardar bene, emerge una visione troppo morbida, a tratti davvero vetusta ed antiquata di un gruppo sociale “semplicemente” stupido che alla fine non fa poi tanto male a nessuno.

Ciò che manca a The Palace è probabilmente quella mordacità ben calibrata e soprattutto moralistica che da sempre caratterizza la black comedy. Nonostante qualche risata l’abbia strappata, non sembra che traspaia (neanche nelle scene vuote) una morale che lasci il segno, una possibilità di riflettere.

 

Federico Ferrara

The Legend of Zelda: un racconto

Il fuoco bruciava davanti ai suoi occhi e il calore che emanava cominciava a conciliargli il sonno.
La foresta in cui si trovava era a nord del castello del regno, al confine con le terre innevate ad ovest. Era arrivato lì dopo aver attraversato tutta piana delle terre centrali: chilometri di prateria e piccoli boschetti di mele. Si era procurato un po’ di carne dai cervi che abitavano lì, ma ora era quasi finita e rimanevano ancora tante terre dove ricercare indizi.

Forse è meglio partire all’alba, i mostri spawnano di notte
(A)BIVACCA?    (A)SI      ALBA?   (A)SI

Si disse che forse sarebbe stato meglio aspettare la notte davanti al fuoco e non affrontare i pericoli notturni. La mattina dopo si alzò e camminò fino alla cima della collina su cui si trovava: gli alberi non crescevano lì ed aveva una visione chiara di quello che aveva davanti. Ad ovest le montagne da cui arrivava il freddo vento d’inverno, ad est il vulcano, da cui avevano smesso di uscire i fumi: una nebbia scura copriva tutta la cima, la stessa che era eruttata da sotto il castello mesi prima.
Doveva rimettersi in cammino, ma gli serviva una pista da seguire. I suoi occhi cominciarono a scandagliare il paesaggio più a fondo.

La mappa mi dice che da qualche parte qui vicino dovrebbe trovarsi una grotta. Ma come cavolo ci arrivo?
Mi servono altri due indizi prima di sapere dove sta la principessa.

Alla sua sinistra verso il basso la foresta si apriva verso una piccola rientranza in una parete rocciosa. Decise di andare a vedere.

Devo calarmi con la paravela, in linea d’aria il percorso è più veloce.
AVANTI                               (X)SALTA             (X)PARAVELA   

Prese la rincorsa e cominciò a correre verso il vuoto. Si lanciò. I suoi piedi persero contatto col terreno e l’aria cominciò a fargli lacrimare gli occhi. Con un rapido gesto aprì il piccolo paracadute che conservava sulla schiena e cominciò a librarsi nell’aria. Il vento gli sbatteva in viso e doveva fare parecchia forza con le braccia per tenere fermo il telo che la faceva planare.
Arrivato nei pressi della parete che aveva notato cominciò a calare verso il suolo, e ad addentarsi tra gli alberi. Notò una piccola apertura coperta da rampicanti.

Lo sapevo! C’era per forza qualcosa qui, ce l’avevano messo sicuro. Guarda che ora solo per intuito riesco a risolvere un enigma. Vediamo un po’ che cosa trovo dentro a questa grotta

Si addentrò verso l’apertura.

NUOVO SITO SCOPERTO: GROTTINO DEL BOSCO REALE

Da dentro giungeva uno strano suono, come un sussurro: avrebbe fatto leggermente accapponare la pelle a chiunque, ma lui estrasse la spada e tagliò via le piante che stavano ad ostacolo.
Entrando il buio lo accerchiò.

Fammi prendere un seme che non si vede nulla qua dentro
(+)MENÙ            SEME     (A)SELEZIONA

Tirò fuori dallo zaino che aveva sulle spalle un seme luminoso, gli diede una forte botta e questo sbocciò in un fiore illuminandosi. Lo alzò in aria per fare luce. La grotta continuava senza fine.

Scusa, ma come fa a continuare così tanto? Dove cavolo arrivo adesso?

Continuando ad esplorare trovò covi di pipistrelli di cui dovette disfarsi e rocce enormi che bloccavano il cammino. Continuò ad andare avanti, il sussurro adesso era diventato una flebile voce.
Più andava avanti e più sentiva vicino l’obiettivo: forse qui non si trovava solo un altro indizio, forse qui era nascosto qualcosa d’importante. Doveva continuare ad andare avanti.

Mamma mia, non finisce più questa grotta. Dove cavolo sono finito. Guarda che c’hanno messo qualcosa di grosso qui, me lo sento.

Spostò un altro masso, con ancora più fatica dopo essere arrivato così in fondo e si trovò davanti una lastra di pietra perfettamente rettangolare con un buco al centro. Sembrava quasi…

Ci sta una serratura qua, è una porta! Fammi pensare, fammi pensare. Finora qui non mi hanno dato niente per aprirla. Non riesco a capire come fare.

La voce si fece ancora più intensa e proveniva da oltre la parete. Appoggiò una mano sulla roccia e la voce si innalzò scuotendo leggermente le mura. Questa volta non fu qualcosa di intellegibile, ma solo il rimbombo di una voce profonda che parlava in una strana lingua.
La spada dell’avventuriero cominciò a vibrare leggermente nell’elsa. La estrasse e la vide illuminarsi di una flebile luce blu.

Ho capito!

La spada rientrava perfettamente nel buco dentro la roccia. La inserì e la lastra sembrò svanire come nebbia facendolo passare attraverso.
Dopo un piccolo corridoio, arrivò in una stanza dal soffitto basso con uno scrigno al suo interno. Appoggiò il fiore luminoso per terra e aprì lo scrigno: una singola collana e un biglietto.
Sulla piccola pergamena un messaggio.

NUOVO OBIETTIVO: RITROVA IL DIARIO DELLA PRINCIPESSA

Lo sapevo che dentro c’era qualcosa d’importante, lo sapevo! Ora toccherà vedere dove staranno le altre pagine, magari ce ne sta uno nei sobborghi del castello…

Prese l’amuleto e se lo mise al collo, sentendo un impulso guida che gli mostrava immagini di altri luoghi del regno. Prese la mappa dallo zaino e la mise per terra sotto la luce del fiore: segnò alcuni luoghi che potessero corrispondere alle immagini e richiuse la pergamena. Riprese tutto addosso e si incamminò di nuovo fuori dalla grotta.

All’aria aperta il vento gli soffiava sul viso ed una brezza frizzante gli diede l’impulso a rimettersi in cammino.

Vediamo dove andare adesso.

Matteo Mangano

*Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia