Napoleon: l’uomo oltre l’Imperatore


Napoleon
Napoleon è un film che emoziona, dettagliato nonostante qualche imprecisione storica e che senza alcun dubbio lascerà il segno- Voto UVM: 5/5

 

La stagione invernale si è ufficialmente aperta! Ad accogliere calorosamente questo mese di novembre sono state infatti una lunga serie di grandi uscite nelle sale cinematografiche a cominciare col gran successo di Paola Cortellesi al suo esordio alla regia con C’è ancora domani a finire con uno straordinario Pierfrancesco Favino nei panni del messinese Salvatore Todaro in Comandante .E’ certamente il grande ritorno alla regia di Ridley Scott ad aver prodotto il titolo destinato ad essere tra i più attesi dell’anno. Di puro stampo storico e con decise pennellate dall’agro dolce sapore romanzato, Napoleon è riuscito perfettamente ad incollare gli occhi sullo schermo a migliaia di spettatori. Uscito nelle sale il 23 novembre, l’ascesa al potere e la caduta del grande Imperatore di Francia Napoleone Bonaparte non potevano essere riportati con una resa più epica.

Un tuffo nella vita dell’Impero napoleonico

Ci troviamo al capolinea della sanguinolenta Rivoluzione Francese e nel pieno dei tumulti che segnarono pesantemente il territorio francese un giovane uomo d’armi Napoleone Bonaparte, interpretato da uno straordinario Joaquin Phoenix, comincia intrepido la sua lenta scalata al potere che lo porterà nel 1804 a divenire il più potente Imperatore di Francia che la Storia ricordi.

Ciò che ha affascinato maggiormente il pubblico però, che già dal primo giorno ha affollato le sale, è stata certamente la resa scenica dell’opera filmica. Riesce perfettamente a catapultarci nel vivo di quell’atmosfera tanto frizzante quanto cupa della Rivoluzione Francese prima e dell’Impero napoleonico dopo. Ci consente di vivere un vero e proprio viaggio nel tempo, permettendoci di avere l’impressione di trovarci proprio lì, tra le strade affollate delle città francesi o nel boato delle grandi battaglie al fianco di Napoleone. Si tratta di un viaggio nel pieno di uno dei momenti più significativi che le pagine della Storia raccontano.

Ad aumentare il tenore delle suggestioni ci pensa anche la colonna sonora di Martin Phipps, con melodie che sono riuscite a pieno a incorniciare ogni momento del film e a renderlo profondamente emozionante e talvolta anche realmente epico. La componente scenografica è anch’essa riuscita a lasciare profondamente il segno, con la direzione di Arthur Max (già scenografo del capolavoro della regia di Scott Il gladiatore). Qui si presentano allo spettatore una serie di immagini che sono chiari e palesi riferimenti ai grandi dipinti degli innumerevoli artisti che nel tempo hanno immortalato la grandezza dell’Imperatore, primo tra tutti Jacques-Louis David.

Napoleone nella scena dell’incoronazione
Napoleone nella scena dell’incoronazione. Fonte: en-vols.com

L’animo intimo dell’Imperatore

Come in ogni biopic che si rispetti, il cuore pulsante del film non sta tanto nel racconto di un uomo che “è uscito dal nulla per governare tutto” come lo stesso Ridley Scott affermerà. Il vero fulcro non sta nella storia della sua ascesa al potere o della sua caduta, sta bensì nello scoprire chi era l’uomo oltre l’Imperatore e dunque spiare il lato più intimo della sua vita: le ansie, le paure, le ambizioni, ma soprattutto il suo più grande amore, Giuseppina di Beauharnais, l’unica donna che Napoleone amò davvero. È così dunque che l’uomo Napoleone viene rappresentato, mostrandoci anche e soprattutto la sua sensibilità ed emotività, rendendoci testimoni oculari dei momenti più bui e burrascosi della sua vita.

Imprecisioni e mancanze tra Storia e Romanzo

È certamente risaputo che, quando si parla di film di stampo storico, l’aggiunta di una componente romanzata sia necessaria per puntare a raccontare qualcosa di nuovo in merito al periodo o alla figura di cui si intende parlare. Nessun buon film di stampo storico sarà mai dunque incentrato esclusivamente sulle vicende storiche avvenute e qui ci troviamo di fronte all’ennesimo esempio di eccellente film di stampo storico. Ciononostante la critica si è seriamente divisa e gli storici non hanno esitato a storcere il naso.

Il giovane Napoleone in una scena del film
Napoleone in una scena del film. Fonte: 42mag.fr

E’ da riconoscere che il film presenti qualche notevole imprecisione a livello storico così come qualche mancanza. Il film ci mostra con estrema fedeltà il legame che Napoleone aveva con i suoi cavalli che traspare già dalle prime scene di battagli. Ci racconta minuziosamente le Campagne Napoleoniche o le grandi battaglie, dalla gloriosa Austerlitz alla tragedia della spedizione a Mosca e dell’ultimo scontro a Waterloo. Ci vengono mostrati i personaggi che sono entrati nella vita dell’Imperatore: riconosciamo Maximilien de Robespierre e addirittura lo stesso pittore Jacques-Louis David nel momento in cui lo sta per immortalare in uno dei suoi dipinti.

Parlando di imprecisioni, prima tra tutte è la più totale trascuratezza dell’Italia dal contesto delle Campagne Napoleoniche. Si tratta di una grande défaillance considerando che la figura di Napoleone in Italia fu ben nota per aver portato molte novità soprattutto nel campo dell’istruzione.

Altro dato che gli storici non sono riusciti a digerire è stata la totale assenza della figura di  Paolina Bonaparte, sorella dell’Imperatore alla quale egli, sembra sia sempre stato molto legato.  Ultimo fattore è la presenza di un uomo d’arme di colore, inserito nel contesto filmico per questioni di inclusività:  purtroppo una scelta incoerente con il periodo storico che il film racconta.

L’amore tra Napoleone e Giuseppina

Parte della critica negativa si è poi spostata sull’evidente grande calibro che è stato dato all’interno delle vicende filmiche alla situazione sentimentale tra Napoleone e la sua Giuseppina, certamente giustificato non solo dalla necessità di una componente romanzata, ma anche dalla straordinaria esigenza di mostrare il lato più intimo dell’Imperatore. Ad ogni modo è effettivamente da riconoscere che, la trama sentimentale che funge da romanzo rischia notevolmente di sopraffare tutta la componente storica.

Napoleone incita la sua Grande Armata in una scena del film
Napoleone incita la sua Grande Armata in una scena del film. Fonte: sonypictures.ca

Un personaggio illustre raccontato da un film illustre

Inutile negare il fatto che ci troviamo di fronte ad un grande film che lascerà senza alcun dubbio il segno, che ha portato per la prima volta una produzione Apple Studios sul grande schermo. Un film evento lavorato con cura e dedizione da un Ridley Scott che si dichiarerà da sempre profondamente attratto dalla figura di Napoleone. Ciò l’ha spinto  alla realizzazione di un film tanto lungo quanto scorrevole, che racconta di una delle più iconiche e illustri figure che la Storia ricordi e che dunque, nonostante tutto, merita assolutamente di essere visto!

Marco Castiglia 

Cineforum UniVersoMe: procedura e modulo per il riconoscimento CFU

La partecipazione alle singole proiezioni dei cineforum organizzati da UniVersoMe garantisce il conferimento di 0,25 CFU per incontro.

Per coloro che hanno già partecipato alle prime due proiezioni del cineforum Cinema Perturbante, ovvero Profondo Rosso di Dario Argento il 31 ottobre e Psycho di Alfred Hitchcock il 14 novembre, sarà necessario compilare l’apposito modulo per il riconoscimento dei CFU.

ATTENZIONE! E’ opportuno fare richiesta per i CFU delle proiezioni solamente ove ci sia stata una reale ed effettiva presenza; ci si appella al buon senso ed all’onestà degli studenti nel mandare la richiesta solo ove ci sia stata la partecipazione.

Come deve essere compilato il modulo per i CFU?

Al seguente link troverete il modulo per il riconoscimento dei CFU. Tale modulo deve essere compilato con i propri dati personali nella parte iniziale: nome e cognome, numero di matricola, codice fiscale, telefono, mail ISTITUZIONALE, anno accademico e corso di studi.

A questa prima parte seguirà una tabella dove potranno essere riportate le attività svolte. Nella prima colonna, denominata Titolo evento dovrà essere inserita la denominazione del cineforum ed il film visto (es. Cineforum Cinema Perturbante, Psycho). L’iniziativa del cineforum UVM è approvata dal Senato accademico, quindi nella seconda parte della tabella si dovrà semplicemente segnare nella colonna Senato accademico nella riga corrispondente.

Nelle ultime due colonne, denominate Data e Quota CFU, dovranno intuibilmente essere inserite la data della proiezione a cui si è tenuto parte ed il quantitativo di CFU che devono essere convalidati per la singola attività, ovvero 0,25.

Nell’ultima parte del documento sarà necessario segnalare il numero totale di CFU da convalidare e per quale tipologia di attività: attività a scelta dello studente (CFU liberi), ulteriori attività formative o crediti extra-curriculari.

È importante segnalare che tale modulo NON va compilato e mandato per una singola attività (es. per convalidare 0,25 CFU di una singola proiezione), bensì quando i CFU di più attività devono essere convalidati (es. per una partecipazione continua a tutte le proiezioni si chiede di compilare il modulo a fine cineforum). Nel caso di una partecipazione ad un singolo film, è consigliato richiedere la convalida insieme ad altre attività.

Cosa fare dopo aver compilato il modulo?

Una volta compilato ed ultimato, il modulo, insieme ad una copia fronte/retro del documento di identità, deve essere mandato all’indirizzo e-mail protocollo@unime.it. La procedura verrà infine ultimata dalla segreteria dell’università che ultimerà la convalida dei CFU.

In caso di dubbi o problemi UniVersoMe si mantiene disponibile per qualsiasi chiarimento a questo proposito attraverso i nostri vari canali social e mail.

Modulo CFU Cineforum UVM - Cinema Perturbante
Programma Cineforum UVM: “Cinema Perturbante”

Fantasmi

Nella mente
la malinconia,
a dover rimarginarsi
è rimasta la ferita.
Il nostro legame
l’ha portato via
il vento improvviso.
Hai colpito il mio cuore
e ne hai fatto polvere,
hai frantumato i ricordi
e li hai resi schegge.
Il lieto fine ormai
svanisce nell’oblio.
Non c’è più amore,
solo silenzio
e tanto rancore.
Siam due fantasmi
che hanno vissuto
un sentimento parallelo
che non s’incontra mai.

Alda Sgroi

immagine in evidenza: Illustrazione di Marco Castiglia

Comandante, il nuovo successo di Pierfrancesco Favino

Comandante
Comandante racconta le gesta di Salvatore Todaro, che qui è interpretato da Pierfrancesco Favino ed anche qui, ha fatto centro. Voto UVM: 4/5

Comandante è un film italiano del 2023 diretto da Edoardo De Angelis. È stato presentato in anteprima alla 80° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ed è stato anche il film d’apertura del Festival. L’attore protagonista è Pierfrancesco Favino.

Comandante: trama

Il film si svolge nel 1940, durante la Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista è Salvatore Todaro, un uomo nato a Messina nel 1908 e comandante del sommergibile Cappellini. Durante una missione, il sommergibile viene attaccato dai Belgi, ma Todaro e i suoi uomini rispondono al fuoco ed affondano la nave. Dopo la battaglia, Todaro decide di salvare i naufraghi e di portarli in salvo. Per lui, la legge del mare è più importante della legge della guerra.

Comandante
Pierfrancesco Favino in una scena del film. Fonte: Cineuropa.org

Il  miglior film di Edoardo De Angelis?

Più che il miglior film, è più giusto dire che uno dei pilastri più importanti della carriera di Edoardo De Angelis: è senza dubbio il film più ambizioso che abbia mai fatto. La regia qui è piuttosto ben strutturata e le inquadrature mettono a fuoco i vari step della missione di Todaro.

Quando si parla di biopic, si tende sempre a romanzare la vicenda ma ciò che conta non è la vicenda raccontata, ma il modus operandi adottato per la narrazione. Spesso, ci si prende anche una leggera libertà ed a mostrare una visione autoriale, ma Comandante ha un comparto tecnico ben consolidato e permette di raggiungere lo scopo del regista.

Lo stile adottato consiste in un ritmo un po’ prolisso, che non arriva subito ad un punto ben preciso. La lentezza percepita è “necessaria” perché l’obiettivo è quello di coinvolgere lo spettatore e fargli capire bene la psicologia di Todaro e tutte le sfumature della missione, all’interno del sommergibile Cappellini. De Angelis chiede pazienza ed infatti, il vero fulcro della storia emerge durante la seconda parte del film, dopo aver presentato adeguatamente il protagonista e la missione che sta sostenendo.

Tutto questo è accompagnato da una fotografia straordinaria: mette a fuoco le varie situazioni, sia all’interno che all’esterno del sommergibile, con uno stile pittoresco. Nel cercare qualche difetto nel film, si possono notare alcuni stereotipi mostrati.

Comandante
Fonte: Larepubblica.it

Comandante è un film di propaganda?

Oltre a raccontare le gesta di Salvatore Todaro e capire la sua psicologia, Comandante ha anche un altro scopo. Il movente di Comandante è piuttosto chiaro, ma non è forzato perché arriva al momento giusto e senza risultare ingombrante. Anzi, questo è uno dei casi piuttosto contestualizzati e piano piano il messaggio arriva per colpire lo spettatore in un punto preciso, mentre si ritrova coinvolto, insieme ai personaggi, nella missione.

Il film racconta una storia vera per mostrare la rivendicazione del valore del soccorso e portare ad una riflessione su una tematica piuttosto attuale ed abbastanza dibattuta. La visione del film può portare a vedere la tematica del soccorso in mare da un’altra angolazione. Todaro è la storia giusta, perché qui viene presentato come un uomo che vive un dissidio interno, tra il mantenimento di certi principi politici e l’essere un uomo di valori, pronto ad aiutare il prossimo. Oltre tutto, è stato interpretato da un fantastico Pierfrancesco Favino.

Favino ha fatto centro ?

«Una volta c’erano i ruoli, per gli attori. Adesso li fa tutti Favino» diceva l’attore Martellone – sconsolato – nella serie tv «Boris».

 

C’è della verità forse in questa frase satirica, però il fatto che Favino sia quasi ovunque (quest’anno si è già visto ne L’Ultima Notte Di Amore ed ora a Dicembre, sarà presente anche in Adagio) non nasconde il fatto che sia un bravissimo attore. Sì, Favino è bravo, ma bravo ad alti livelli ed è difficile che ne sbagli una. Basta pensare ad alcuni ruoli iconici della sua carriera (Il Traditore, Nostalgia, L’Ultima Notte Di Amore, Hammamet, Gli Anni Più Belli, Corro Da Te) in cui ha avuto modo di interpretare personaggi di ogni tipo ed ogni volta dimostra di essere perfettamente capaci di ricoprire qualsiasi ruolo.

In Comandante interpreta un uomo che va contro certi principi, per abbracciare poi il valore più importante. Ricorda che, al di là di tutto, lui è pur sempre un uomo e lo sono anche i naufraghi e i suoi nemici.

Giorgio Maria Aloi

Kennedy moriva 60 anni fa: uno zoom sul politico

John Fitzgerald Kennedy nasce il 29 maggio del 1917 a Brookline nel Massachusetts. La sua famiglia aveva origini irlandesi; suo padre Joseph Kennedy era il presidente della commissione Borsa e Finanze a Wall Street.

Nel 1937 John Kennedy si laurea ad Harvard e durante la Seconda Guerra Mondiale partecipa come volontario in Marina. Congedato con onore, decise di intraprendere la carriera politica in parte anche per compensare il vuoto lasciato dal popolare fratello Joseph Jr., deceduto in guerra. Si confronta con il candidato repubblicano Richard Nixon nel primo dibattito presidenziale trasmesso alla televisione.

Qui Kennedy trasmise al pubblico un’immagine sicura e composta a differenza del suo rivale. Nel novembre del 1960  il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America divenne proprio Kennedy. E’ stato il primo Presidente ad essere nato nel XX secolo ed il più giovane a morire mentre era in carica.

“Non chiedete cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete cosa potete fare voi per il vostro Paese”.

Vita privata di Kennedy

Il 12 settembre 1953 John Kennedy sposa Jacqueline Bouvier detta Jackie:  con lei ha avuto ben quattro figli. Le morti premature dei suoi figli, gli omicidi dello stesso John (assassinato nel 1963) e del fratello Robert (assassinato nel 1968), oltre alla lobotomia per un ritardo mentale alla sorella Rosemary (che la danneggiò a livello sia fisico che mentale) hanno diffuso la credenza della maledizione dei Kennedy.

Kennedy
Kennedy con la moglie. Fonte: Toda Matéria

Sono state molte le amanti di John negli anni, tra queste anche personaggi di spicco di Hollywood come l’attrice Marilyn Monroe (Blonde): le note di Happy Birthday Mr. President” sembrano risuonare ancora oggi tra le mura del Madison Square Garden di New York. La performance, avvenuta dieci giorni prima dell’effettivo compleanno di Kennedy, è ancora oggi ricordata. Marilyn Monroe indossava il suo famoso abito color carne, impreziosito da una cascata di duemilacinquecento perline luccicanti cucite a mano. A cause delle voci in merito alla liason amorosa tra Marilyn Monroe e il presidente, i servizi segreti si erano occupati di distruggere tutte le prove di quell’incontro.

Politica interna e riforme sociali

John ha promosso leggi a favore dell’istruzione e contro la discriminazione razziale nei luoghi pubblici e nelle scuole. Con la sua ‘’Nuova Frontiera’’ infatti, Kennedy sostenne l’integrazione razziale e i diritti civili. Chiamò inoltre a sé durante la campagna elettorale del 1960 la moglie dell’imprigionato reverendo Martin Luther King, guadagnandosi il consenso della popolazione nera alla sua candidatura.

Kennedy fece  pressione affinché gli Stati Uniti guidassero l’esplorazione dello spazio. Chiese al Congresso di finanziare il Programma Apollo per oltre 22 miliardi di dollari, con lo scopo di portare un uomo statunitense sulla Luna entro la fine del decennio.

“nessuna nazione che aspiri a essere alla guida delle altre può attendersi di rimanere indietro nella corsa per lo spazio, abbiamo scelto di andare sulla Luna e di fare altre cose, non perché sono facili, ma perché sono difficili”.

Politica estera: i rapporti con l’Unione Sovietica

John Kennedy, in piena Guerra Fredda, si disse favorevole al disarmo nucleare e una politica distensiva nei confronti del blocco sovietico. Kennedy considerava Berlino parte della Germania Federale, mentre i tedeschi la volevano libera. La costruzione del Muro di Berlino fu allora la risposta che rendeva impossibili le fughe.

Il confronto più drammatico tra le due potenze ebbe luogo a Cuba: Kennedy cercò subito di soffocare il regime di Fidel Castro. Lo sbarco alla Baia dei Porci (Bahìa de Cochinos), l’avventuroso tentativo di invasione effettuato il 17 aprile 1961 si risolse in un insuccesso completo. Il giorno seguente gli assalitori si resero conto della situazione insostenibile e fu ordinato il ritiro.

La celebre frase «Ich bin ein Berliner», pronunciata il 26 giugno 1963 a Berlino Ovest dal Presidente Kennedy, aveva l’intento di comunicare alla città di Berlino e alla Germania stessa, seppur entrambe divise, una sorta di vicinanza e amicizia degli Stati Uniti.

Kennedy
Kennedy in auto. Fonte: National Geographic

22/11/63: l’assassinio

Il 22 novembre 1963 Kennedy fu ucciso a Dallas in un attentato il cui colpevole non fu mai realmente identificato. Kennedy si trovava in visita ufficiale nel Texas. Mentre il Presidente e sua moglie Jacqueline salutavano la folla, diversi colpi di arma da fuoco furono esplosi da un fucile in direzione della vettura: uno di essi colpì JFK alla testa. Responsabile dell’assassinio venne ritenuto Lee Harvey Oswald, un impiegato. Dopo la morte di Kennedy, venne immediatamente eletto nuovo presidente Lyndon Johnson.

John Kennedy non è stato soltanto un personaggio storico e un uomo di potere, ma è entrato nell’immaginario collettivo, insieme alla sua famiglia, come un vero e proprio mito. Oggi ricorrono i 60 anni dal suo assassinio: i proiettili che quel giorno lo assassinarono colpirono al cuore la sua nazione e sconvolsero anche tutto il mondo intero.

Kennedy nella cultura contemporanea

Il mistero dell’assassinio del presidente Kennedy affascina ancora il grande pubblico. Questo è uno dei motivi per cui sono presenti così tanti esempi di adattamento cinematografico o letterario a questo singolo avvenimento. Si pensi già solamente al noto romanzo di Stephen King 22/11/63: il libro, portato anche sul grande schermo con una serie adattamento con James Franco e George McKay (1917), racconta il viaggio nel tempo di Jake per evitare l’uccisione del presidente.

La morte di Kennedy viene analizzata nel cinema da vari punti di vista: il dramma Jackie con Natalie Portman nel ruolo di Jacqueline Kennedy ne è un esempio. Il film, diretto dal regista Pablo Larrain (Spencer), analizza l’avvenimento con un focus sulla first lady.

Sarebbero moltissimi gli altri esempi da ricordare. Qui ci limiteremo a sottolineare come questo evento abbia colpito nel profondo la comunità mondiale e come ancora oggi la morte di un grande presidente come Kennedy venga ricordata in tutto il mondo.

 

Carmen Nicolino

#NextGenerationMe: The Whistling Heads tra rock e punk

Altro giro, altra corsa, stavolta per il ciclo di #NextGenerationMe passano dai microfoni di UniVersoMe i The Whistling Heads. Figli artistici del Retronouveau, Giuseppe Arnao (batteria), Samuele Costa (basso), Santino Mondello (chitarra) e Alberto Zaccaro (voce e chitarra) hanno fatto uscire il loro primo album rock punk l’1 settembre scorso, Dull Boy, uscito per Disasters By Choice, ma la loro storia comincia più lontano.

The Whistling Heads: «Siamo nati nel 2020 presso le sale prove di Messina»

«I primi due membri – dice Alberto – siamo stati io e Santino. All’inizio avevamo un altro bassista, ma quando è andato via è entrato Samuele, io e lui ci conosciamo da quando siamo piccoli. Dopo un po’ è arrivato un batterista con cui abbiamo fatto il primo concerto, ma quando è andato via è arrivato Ziffo. (Giuseppe Arnao)»

Ma come si capisce di essere una band, di voler fare le cose sul serio? La risposta dei ragazzi è che, nel loro caso, è avvenuto tutto velocemente e per caso subito dopo aver incontrato l’attuale batterista. È da quel momento, infatti, che hanno cominciato a scrivere i brani che sono stati raccolti in Dull Boy (eccetto Peaceful Warning, scritta prima) e il 5 agosto 2021 hanno debuttato al Retronouveau.

“What if we believe in something
that is not true”
(Peaceful Warning)

La chitarra di Alberto Zaccaro ©Giulia Cavallaro

Teste che fischiano a Messina

Alla domanda sulle ragioni del loro nome, la risposta è inattesa: «All’inizio l’idea del fischio era relativo alle chitarre – dice Giuseppe – ma poi per caso si è creata una connotazione molto più specifica nel nome. The Whistling Heads, letteralmente “teste che fischiano”, si rifà all’insulto messinese testa che frisca”.»

È conflittuale, però, il rapporto della band con la loro città, a tal punto da scegliere di trarre forza da un insulto prettamente locale. Alla domanda “Messina è un terreno fertile?“, infatti, le risposte fanno emergere una certa aridità della città. L’unico porto salvo – per la band – è proprio il Retronouveau, in cui li abbiamo seguiti durante una sessione di prove in preparazione al tour che hanno fatto dal 16 al 19 novembre tra Bologna, Genova, Milano e Rimini. 

Tra i primi a credere in loro c’è, infatti, proprio il direttore artistico del locale, Davide Patania: «Io lavoravo al Retro – dice Alberto – e ho detto a Davide che avevo una band, chiedendogli di farmi suonare. Lui ha stranamente accettato solo avendo ascoltato delle demo molto brutte, evidentemente ci aveva visto qualcosa

Cosa aspettarsi dai The Whistling Heads?

«Abbiamo un nuovo singolo – dice Samuele – che ha delle sonorità diverse dal disco, è già registrato e uscirà. I nostri piani, però, sono di andare all’estero, non di restare qua.»

Sembra non si fermino mai e, anche se appena tornati, sono già pronti a ripartire e far tremare tutti i locali d’Italia. Dove trovarli? Il 2 dicembre al Fanfulla di Roma, il 9 dicembre a Ragusa al The Globe e, per finire, proprio dietro casa, a Catania al Mono il 16 dicembre.

Non solo serietà: tra una chiacchiera e l’altra, ci raccontano anche un aneddoto direttamente da una data a Ragusa: «Stava cominciando il concerto, un momento di massima concentrazione, stavamo sistemando tutto. Si avvicina un signore – dice Alberto – e mi fa “Puoi fare gli auguri a mio cugino Stefano?”. Già gli altri stavano cominciando l’intro, io ero concentrato, ho detto di sì ma alla fine non ho fatto gli auguri.»

“I’m living the teenage cliché
Too young to understand all the
things you said”
(Teenage Cliché)

Da sinistra: Alberto Zaccaro e Santino Mondello ©Giulia Cavallaro

 

In conclusione, auguri Stefano, anche se in ritardo! E attenti a via Crocerossa, 33, sono arrivati i The Whistling Heads a rompere la monotonia!

 

Giulia Cavallaro

Una domenica pensante

Questa domenica
mi sento nemica
di me stessa
persa in un’essenza
di pensieri
negativi
ora e ieri
diventano il futuro
di un muro davanti a me
di felicità sempre a metà

Questa domenica
in una casa spenta
di anime ubriache
da utopiche realtà
di un troppo che si desidera
e di un poco che si detesta
il denaro sempre
resta la priorità
nella loro testa

Questa domenica
non cambia
il peso di un cuore appeso
in un sogno arreso
la mia domanda è lecita
un sole esiste
In un buio che persiste?

Questa domenica
pesco sogni
ma trovo sempre fallimenti
di sbagli ripetuti
e delusioni inevitabili
non cambia niente
in questa mente
che tutto crede
E niente sente

Miriana Postiglione

*Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

Prematurità: la forza travestita da fragilità

Il 17 novembre, non celebriamo la prematurità in se, ma l’immensità di un bambino microscopico che, nonostante tutto, si aggrappa alla vita. Diamo voce alle famiglie.

Quando parliamo di prematurità? 

Prematuro

Parliamo di prematurità quando un feto nasce prima delle 37 settimane di gestazione. I neonati prematuri sono suddivisi in:

  • Estremamente pretermine: prima delle 28 settimane
  • Molto pretermine: tra 28 e 31+6 settimane
  • Moderamente pretermine: tra 32 e 33+6 settimane
  • Tardo pretermine: tra 34 e 36+6 settimane

In base al loro peso alla nascita, i neonati pretermine possono essere ulteriormente classificati in:

  • Neonati di peso basso (LBW), con peso inferiore ai 2.500 grammi.
  • Neonati di peso molto basso (VLBW), con peso inferiore ai 1.500 grammi.
  • Neonati di peso estremamente basso (ELBW), con peso inferiore ai 1.000 grammi.

Fattori che possono condurre ad un parto prematuro

Rischio

I fattori che possono condurre ad un parto prematuro sono svariati. L’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) raccomanda il parto elettivo a partire da 32 settimane in casi selezionati che comportano complicazioni materne gravi e/o fetali. Nel caso del parto spontaneo, le cause possono  riguardare l’anamnesi personale, tra cui:

  • Precendenti parti prematuri (principale fattore di rischio)
  • Precedenti gravidanze multiple
  • Precedenti aborti terapeutici multipli e/o aborti spontanei

Oppure, problemi insorti o dovuti all’attuale gravidanza, come: Fecondazione in vitro, fumo di sigaretta, età materna giovane o avanzata (< 16 anni, > 35 anni), gravidanza gemellare, distacco di placenta, preeclampsia, tra le più comuni.

Rischi di un neonato pretermine

I rischi principali per un neonato pretermine sono strettamente correlati alla settimana di gestazione. Più precoce è la nascita, maggiore sarà il grado di immaturità fetale e ridotto il peso:

  • Gli estremamente pretermine risultano essere i più fragili. Presentano maggiore rischio di problematiche cardiovascolari e respiratorie. Risulta fondamentale  monitorare e valutare costantemente le funzioni e l’attività cerebrale.
  • Per i nati tra le 28 e le 31 settimane, i rischi neurologici risultano essere ridotti, ma risulta ancora aumentato il rischio di problematiche respiratorie e la suscettibilità alle infezioni.
  • Superate le 32 settimane, i rischi si riducono ma potrebbe essere posizionato, preventivamente, nei primi giorni di vita, un supporto respiratorio e nutrizionale, perché spesso in questa fase le funzioni di suzione e deglutizione non sono perfettamente sviluppate.
  • I nati tra le 34 e le 36 settimane rappresentano circa il 70% dei prematuri, e pur essendo stabili dal punto di vista cardiovascolare e respiratorio sono molto delicati sotto l’aspetto neuroevolutivo e immunitario.

Problematiche più comuni

neonato

Le condizioni patologiche riscontrabili in un prematuro, possono essere diverse, sia per gravità che per trattabilità. Viene prestata molta attenzione alle funzioni respiratorie, soggette alle maggiori problematiche a breve termine in caso di prematurità. Altre condizioni caratterizzanti il prematuro, possono essere:

  • Sindrome da distress respiratorio e displasia broncopolmonare
  • Entero-colite necrotizzante
  • Sepsi
  • Condizioni neurologiche
  • Difficoltà di alimentazione
  • Problemi cardiaci
  • Problemi visivi e uditivi

Complicazioni e sequele a lungo termine

Un Neonato prematuro avrà bisogno di cure mediche e controlli regolari; i medici, di solito, effettuano dei monitoragi a lungo termine per evitare complicazioni in futuro. Alcune delle complicazioni a lungo termine che un bambino prematuro può avere sono:

  1. Sequele neurologiche: lo stress a cui sono sottoposti i bambini prematuri può causare alterazioni nel cervello. I sintomi del danno cerebrale possono apparire nel tempo.
  2. Problemi di vista e udito: la mancanza di ossigeno nel cervello può danneggiare la retina, dato che è la parte dell’occhio che si collega con il cervello. L’eccesso di ossigeno che, può verificarsi a causa della respirazione artificiale, può anche generare alterazioni come la retinopatia. I bambini prematuri hanno un alto rischio di perdita dell’udito.
  3. Problemi di sviluppo e di comportamento: la prematurità e il basso peso aumentano il rischio di problemi di attenzione o di iperattività. La stimolazione precoce dei bambini prematuri aiuta a prevenire i problemi di apprendimento legati alla prematurità.

Prendersi cura dei genitori, per curare i bambini

coppia

Ben noto, come il divenire genitori richieda sempre nuovi apprendimenti, ma diventare genitori di un bambino nato pretermine amplifica ancora di più questa sfida. Uno studio ha indicato come lo stress dei genitori dei nati pretermine si riduca sensibilmente se, messi nelle condizioni di poter agire per la loro cura e di ricevere informazioni e istruzioni da parte degli operatori sanitari.

Ciò che si consiglia è il coinvolgimento dei gentori nei primi approcci al gavage (alimentazione tramite sondino gastrico) e poi all’allattamento vero e proprio, nel tenere in braccio, lavare e cambiare il loro bambino. Tutte azioni che tendono a ridurre i livelli di stress e ansia. Per un bambino prematuro i genitori sono come farmaci naturali, prendersi cura di loro significa prendersi cura del piccolo.

Un neonato prematuro, verrà sottoposto, ancora prima della nascita, ad una serie di trattamenti farmacologici; come per esempio la somministrazione di glucocorticoidi per la maturità polmonare. Tuttavia la sensibilizzazione va effettuata sulle procedure assistenziali svolti proprio dai genitori, piuttosto che sulla somministrazione farmaceutica.

Un affare di famiglia

genitori

La marsupio terapia; modalità di assistenza in cui il bambino, svestito, viene posto in posizione verticale sul petto nudo del genitore in modo che si crei un contatto pelle a pelle continuo e prolungato. L’orecchio del bambino poggia sul cuore del genitore, e lo riporta ai suoni della vita intrauterina. È stata dimostrata la sua efficacia nell’aumentare la capacità di termoregolazione, nel prolungare il sonno, nel migliorare i parametri respiratori e nello stabilizzare la funzione cardiaca.  Oltre a rinsaldare il legame genitore-bambino, il contatto col neonato attiva una serie di risposte neuro-ormonali (tra cui l’incremento dei livelli di ossitocina e prolattina) che aumentano la produzione di latte. Ne deriva una maggiore fiducia, autostima e senso di realizzazione per le madri, che si associa al fatto di poter fare qualcosa di positivo per i loro bambini.

La possibilità di accesso prolungato delle madri in reparto coi loro bambini, permette di stimolare l’allattamento al seno, grazie al contatto fisico e alla correlata riduzione dello stress in entrambi. Occorre sostenere le madri nell’allattamento prima, durante e dopo il parto, coinvolgendo attivamente anche la figura del partner. Egli può sostenere la compagna sedendosi accanto a lei durante le poppate o l’estrazione di latte, massaggiandola, valorizzando le occasioni in cui riesce a tirare anche solo poche gocce, comunque preziose per il neonato. Siccome l’immaturità neurologica, respiratoria e orogastroenterica del bambino ne ostacolano, in un primo momento, la suzione al seno, le madri andrebbero incoraggiate all’estrazione manuale di latte o con tiralatte, possibilmente in un luogo in cui possono vedere e toccare il figlio. È sulla base di queste evidenze che la presenza dei genitori in TIN andrebbe considerata, più che come una possibilità, un diritto fondato su dati scientifici.

Mortalità in Italia e nel mondo

Secondo la neonatologa María Isabel de las Cuevas, i progressi in neonatologia hanno ridotto drasticamente la mortalità e le conseguenze nei prematuri. Lei crede che il “rischio zero” non esista mai, nemmeno con un bambino nato a termine.

L’Italia oggi è uno dei Paesi con il più basso tasso di mortalità al mondo per neonati di peso inferiore a 1500 grammi con il 13,8% rispetto al 15% a livello mondiale (negli anni ‘70 era il 60%)”.  Risulta essere fondamentale, che questi piccoli nascano in Ospedali dotati di Terapie Intensive Neonatali (TIN) con attrezzature moderne e personale altamente specializzato, per garantire loro un’assistenza adeguata.

Miglioramenti per la salute dei piccoli

Tin

Dovrebbero consentire l’accesso dei genitori 24 ore su 24, con il loro coinvolgimento diretto e favorendo il contatto pelle a pelle, anche allo scopo di facilitare l’avvio dell’allattamento materno. Sarebbe fondamentale, inoltre, attivare presso questi reparti percorsi di sostegno psicologico, per i genitori che si accingono ad affrontare la prematurità del proprio figlio, attualmente presenti in non tutti i reparti e non sempre ben strutturati. I progressi scientifici hanno migliorato molto la sopravvivenza e la prognosi a breve termine dei neonati prematuri, ma alcuni di questi bambini sono a rischio di sviluppare problemi durante la crescita.

“Per migliorare la prognosi a lungo termine di questi neonati e sostenere attivamente le loro famiglie, dovrebbero essere tenuti sotto osservazione costante per valutarne i parametri vitali e di sviluppo, con accertamenti ripetuti nel tempo fino all’inizio dell’età scolare.”

Per la Società Italiana di Neonatologia è fondamentale che il Follow-up del Neonato Pretermine venga ufficialmente riconosciuto dal nostro Sistema Sanitario, in modo da garantire risorse umane ed economiche che lo configurino come una Rete di Servizi specifica e multidisciplinare per soddisfare le complesse esigenze post-dimissione del neonato a rischio evolutivo e della sua famiglia.

Conclusioni

La prematurità è un filo sottile tra il non illudersi e il non abbattersi; Dove ogni grammo in più è un traguardo e ogni goccia di latte è importante. Un enorme senso di impotenza di fronte alle loro  sofferenze e fatiche, è paura, rabbia ma anche speranza.

Dalla pagina instagram “Tincoraggio”

Alice Pantano

www.msdmanuals.com

www.salute.gov.it

www.quotidianosanita.it

simri.it

 

Mare


Mare

inizio e fine di tutte le cose.

Culla della civiltà.

Da te, leggenda narra,

nacque la Dea Afrodite,

dea della bellezza

e dell’amore,

a testimoniare

la tua magnificenza

e grandezza.

Sei al centro delle

storie più grandi.

I tuoi fondali

nascondono

i più antichi segreti.

In te nasciamo,

in te vogliamo morire.

Chiara Fedele

*Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

Perchè dopo 101 anni parliamo ancora di José Saramago?

101 anni fa, il 16 novembre 1922, nasceva José Saramago. Numerosi sono i capolavori che ha prodotto, dal celebre Cecità alla monumentale opera de Il Vangelo secondo Gesù Cristo passando però anche per opere minori che si rivelano veri e propri gioielli. Ma perché ancora lo leggiamo e perché con buona probabilità potrebbe finire tra qualche tempo nei libri di letteratura?

1998: storia di un premio Nobel

Nato in Portogallo da una famiglia umile, è costretto sin da subito a rimboccarsi le maniche per poter contribuire alla vita familiare. Scrive il suo primo romanzo nel 1947, Terra del peccato, ma ne sarà dopo poco insoddisfatto. Nonostante ciò, non si arrende e continua a scrivere, riuscendo a farsi strada anche nel mondo della critica letteraria e lavorando come traduttore.

“Con parabole, sostenute dall’immaginazione, dalla compassione e dall’ironia ci permette continuamente di conoscere realtà difficili da interpretare

Con queste parole nel 1998 viene insignito del Premio Nobel per la Letteratura. Sebbene l’autore già godesse di un discreto successo, trovò il riconoscimento internazionale solo negli anni Novanta, con la pubblicazione in primis dei suoi due capolavori, Cecità Il Vangelo secondo Gesù Cristo, ma anche di Storia dell’assedio di Lisbona (che, al contrario di come pare far intendere il titolo, non ha l’intento di fare cronaca quanto più di raccontare il meccanismo che sta dietro la scrittura).

José Saramago il 10 dicembre 1998 dopo avere ricevuto il Premio Nobel. Fonte: eremodicelestino.home.blog

Sono degne di nota anche altre opere canonicamente definibili minori: è il caso de Il racconto dell’isola sconosciuta, che con appena 43 pagine riesce a restituire delle atmosfere al confine tra realtà e tradizione favolistica. I personaggi non vengono presentati con i loro nomi, ma soltanto con il loro “ruolo” nella storia: sembra quasi che lo scrittore voglia chiedere al lettore di scegliere il proprio posto, quello che ritiene più comodo, e indossare i panni di quei personaggi di cui sta leggendo.

“Tutte le isole, anche quelle conosciute, sono sconosciute finché non vi si sbarca” (Il racconto dell’isola sconosciuta, Feltrinelli, 2015)

Saramago al tempo dei social

Chi l’avrebbe mai potuto dire che il racconto di un’epidemia di cecità bianca avrebbe potuto restituire emozioni e sensazioni quanto più attuali? Successe più o meno questo nel 2020, quando, allo scoppiare della pandemia di Covid-19, molti lettori riscoprirono romanzi come La peste scarlatta di Jack LondonLa Peste di Albert Camus o proprio Cecità di Saramago.

Pubblicato nel 1995, il romanzo parte con un evento al limite tra il realistico e l’assurdo: un automobilista fermo al semaforo non riesce a proseguire perché si accorge di essere diventato improvvisamente cieco. Un protagonista senza nome in una città senza nome soccorso da paladini senza nome in un periodo fuori dal tempo. Sebbene il racconto possa sembrare surreale, lo stile unico di Saramago – che ha un modo tutto suo di utilizzare la punteggiatura – e la storia catastrofica riescono ad attrarre ancora oggi lettori.

“La cecità stava dilagando, non come una marea repentina che tutto inondasse e spingesse avanti, ma come un’infiltrazione insidiosa di mille e uno rigagnoli inquietanti che, dopo aver inzuppato lentamente la terra, all’improvviso la sommergono completamente.” (Cecità, Feltrinelli, 2013)

Cecità, edizione speciale realizzata per il centenario dalla nascita dello scrittore.

Il mondo dagli occhi di Saramago

José Saramago crea i suoi protagonisti con un gioco di luci e ombre che porta il lettore a non patteggiare nè per una parte nè per l’altra, bensì a osservare semplicemente il dramma esistenziale della vita. In un’intervista del 2001 per Rainews dichiara:

“Credo che sebbene qualche volta nei miei romanzi ci sia la preoccupazione di vedere, rendersi conto, osservare, in fondo, sebbene a volte ci sia una relazione diretta con la vista, c’è sempre un aspetto oggettivo. Quando dico “vedere” intendo “comprendere”, ma per comprendere non basta vedere, è solo un mezzo. Quando mi chiedono perchè scrivo, oggi mi limito a dire che lo faccio per comprendere” (Intervista di Luciano Minerva per Rainews, marzo 2001)

Lo continuiamo ancora a leggere dopo decenni per la grandezza delle sue opere e per la trasversalità delle sue storie. Ed è nella stessa intervista sopracitata che Saramago parla della sete di conoscenza, che prescinde da qualsiasi tipo di sovrastruttura sociale. Come disse lui stesso riferendosi al nonno, “l’uomo più saggio ch’io abbia mai conosciuto non era in grado né di leggere né di scrivere”.

Giulia Cavallaro