Disturbi da social

Facebook, Instagram, Snapchat e chi più ne usa, più ne metta: storie momentanee, di vita quotidiana, la vita reale che diventa virtuale… o viceversa?

Con la testa abbassata, ora, si attraversa la strada, si pranza, si discute con gli amici; la ‘’storia ’’ in discoteca e il selfie a casa, al mare (sembra quasi di cantare la canzone di Rovazzi ) sono un must e, attenzione, non solo fra i più giovani ma anche fra i celebri cinquantenni che iniziano dalle sette del mattino a postare i loro ‘’ buongiornissimo ’’ , per poi terminare la sera con il loro dolce ed immancabile messaggio della buonanotte.

Ma ancora più degli antipatici asociali nella vita reale e sociali in quella virtuale, sono i disturbi che causano questi nuovi portali, che ormai rappresentano una vera e propria dipendenza per tutti.

Dalle ricerche di alcuni team universitari, infatti, è stato affermato che i social network possano portare ad essere tristi e depressi, trascinando gli utenti che li utilizzano in vortici di ansia. Una delle ultime indagini condotte è quella dell’Università di Glasgow, che ha analizzato un campione di circa quattrocento ragazzi compresi nella fascia d’età che va dagli undici ai diciassette anni, osservandone il comportamento giornaliero e notturno sui social. Cosa è venuto a galla? Chi li utilizza più frequentemente è maggiormente predisposto a sviluppare affezioni come stati di insonnia, ansia e depressione.

Ma da cosa dipende effettivamente lo svilupparsi di patologie relative all’utilizzo di queste piattaforme virtuali? Sembra quasi semplice trovare una risposta: come nella vita reale, anche in quella virtuale, possono esistere fenomeni di emarginazione ed indifferenza, così come una prodigalità di popolarità. La pubblicazione di un post, infatti, riscontra una reazione da parte di quelli che sono gli ‘’amici ’’ del web che, dopo la divulgazione, possono apprezzare e commentare ciò che viene pubblicato; potrebbe anche succedere, però, di non riscontrare alcun ‘’successo’’, nonostante l’ingente quantità di followers che si ha. E così chi cerca di socializzare in questo mondo, finisce con il languire nell’attesa di un feedback positivo.

Accanto alla depressione da ‘’impopolarità ’’, emerge anche un disturbo narcisistico della personalità legato alla vetrina dei social: ogni giorno, miliardi di persone pubblicano foto e innalzano il proprio ego ad ogni like.

E se nel lontano 1968, Andy Warhol ha parlato di ‘’quarto d’ora di fama’’, adesso sosterrebbe una celebrità continua, un flusso di narcisisti bulimici di attenzione altrui.

La lunga lista dei malesseri da ambienti virtuali, si arricchisce, poi, con il rischio di anoressia per le donne. Uno studio condotto dalla ricercatrice A. Carter ha preso in esame tremila ragazze tra i dodici ed i ventinove anni, che usano abitualmente i social: è emerso che queste risultano non contente del proprio fisico rispetto alle coetanee; risultato che rivela la tendenza a sviluppare forme depressive e disturbi alimentari o, addirittura, anche a fare sport in maniera compulsiva nel tentativo di migliorare la propria forma fisica.

L’incremento di questi disturbi è indice, dunque, di allarme: urge un avere e propria disintossicazione dai social che si appropriano delle menti e dell’armonia di un qualsiasi essere umano.

Inconsciamente, ci si ritrova a ricercare notorietà, approvazione; si brama sempre di più l’elogio altrui, quando l’unico encomio, l’assoluto apprezzamento, dovrebbe venire prima da se stessi.

La sfera virtuale non è la vita reale, è solo una piattaforma in cui si cerca di apparire senza alcun valore: riflettiamo prima di diventare una vittima della nostra era tecnologica.

Jessica Cardullo

Star Wars 40 : un tributo a Carrie Fisher

Qualche giorno fa si sono svolte le celebrazioni per i 40 anni dall’uscita del primo Star Wars
Durante le quali è  stato mostrato questo video tributo a Carrie Fisher: l’eterna principessa Leila deceduta lo scorso dicembre.

Dal video si comprende il tipo che era: una Jedi non una principessa.
Lei e il suo femminismo galattico e la costante lotta , sullo schermo e nella vita reale, con il Lato oscuro della forza.

Come cantava Meryl Streep in “Postcards from the edge” adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo della Fisher : “I’m checking out of this heartbreak hotel…”
Di nuovo arrivederci Carrie.

“Ora, credo che questa cosa diventerebbe un fantastico necrologio, e allora dico a tutti i miei amici più giovani di me che non importa come morirò: voglio che sia detto che sono affogata nella luce lunare, strangolata dal mio reggiseno.”

Arianna De Arcangelis

NMUN 2017

Si è conclusa la simulazione dell’assemblea generale dell’ONU.

Il NMUN (National Model United Nations) è un progetto indirizzato a studenti universitari di tutto il mondo il cui scopo è quello di consentire loro di confrontarsi su tematiche attuali di diritto internazionale, rispettando le regole di procedura che disciplinano le riunioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

La finalità di questo progetto è quello di promuove il rispetto reciproco e il lavoro di squadra. Affinché gli studenti possano immergersi nella complessità di far coincidere i divergenti e spesso contrastanti interessi degli Stati, sviluppando le capacità di mediazione e dibattito essenziali per la risoluzione di ogni controversia internazionale.

La delegazione dell’Università di Messina quest’anno rappresentava la Repubblica di Nauru , stato insulare dell’Oceania, indipendente dal 1968.

I complimenti vanno a tutta la delegazione. Gli studenti Giuseppe Parisi e Simone Greco si sono distinti e sono stati premiati per il loro position paper. Eccoli qui felici e sorridenti: 

 

Ad maiora e alla prossima simulazione!

Arianna De Arcangelis

Ghost in the Shell: un remake come tanti o qualcosa di più?

L’idea di un remake live action di Ghost in the Shell (in sala dal 30 marzo), manga e poi anime tra i più riusciti degli anni 90, rappresenta, a film ancora non visto, una sfida quasi arrogante nei confronti di un’opera d’arte conclamata.
Il rischio tangibile che la profondità dell’anime di Mamoru Oshii potesse svanire dietro i seni di Scarlett Johansson (su cui pure torneremo) non si esaurisce di fronte alla resa grandiosa di un’animazione che è stata magnificamente ri-tradotta sul grande schermo.

Se da un lato persino il Titanic di Cameron deve molto del suo stile visivo al film di Oshii, dall’altro questo GITS chiude di fatto un cerchio, portando al cinema qualcosa che finora vi era rimasto essenzialmente escluso e che eppure così tanto aveva influenzato registi come i Wachowski ed il già citato Cameron. Per realizzare l’impresa, i tecnici della Dreamworks hanno attinto dagli autori di cui sopra, oltre che dall’illustre predecessore Ridley Scott e non solo: sin dalle primissime inquadrature appare chiaro come GITS sia un film che propone in veste commerciale colori delle più recenti avanguardie cinematografiche d’autore, Noé e Winding Refn in primis.

Eccellente il lavoro del direttore della fotografia Jess Hall, già sul set di Wally Pfister (ex cinematographer di Christopher Nolan) per Transcendence e frutto di una ricerca apposita per una mdp in grado di avvicinarsi il più possibile alla cel animation di Oshii.

Nonostante la relativa esperienza del regista Rupert Sanders, ci troviamo di fronte ad una sapiente ricostruzione del mondo di Oshii, mondo in cui è bello vedere qualcosa di più che semplici ricostruzioni delle scene più celebri dell’anime come il salto nel vuoto iniziale, l’inseguimento del camion della spazzatura o la scena della barca. E di questo siamo grati, perché il qualcosa in più arriva e non senza nuovi significati suoi precipui, con effetti speciali finalmente in grado di trasmettere emozioni e livelli di interpretazione, oltre il mero intrattenimento.

La cultura orientale viene stritolata, ingollata e digerita in forma nuova dalla tecnologia futuribile mostrata nel film. La vita quotidiana è arricchita da streaming cerebrali, enormi sistemi olografici alti quanto e più dei grattacieli e una certa estetica anni 80, umido riferimento a vicoli e veicoli di Blade Runner, che però combacia armoniosamente con la palpitante CGI contemporanea.

Impossibile sentirsi soli in un ambiente simile, tranne per il maggiore Mira Killian (Johansson): un prototipo di cyborg costituito da un corpo interamente artificiale in cui è stata installata una mente umana, un ghost e che promette di aprire le porte verso una nuova frontiera dell’umanità. Contro tale prospettiva un misterioso terrorista (Michael Pitt) sta scagliandosi con inaudita ferocia e abilità.
Compito della Sezione 9, servizio di sicurezza capeggiato da Daisuke Aramaki (Takeshi Kitano), è fermare il terrorista con l’aiuto del maggiore e dell’agente Batou (Pilou Asbæk).

Si complica la trama rispetto all’originale, che preferiva un intreccio semplificato con dialoghi dalla maggior pregnanza filosofica ed esistenziale alle numerose scene d’azione e ai dialoghi didascalici marcatamente occidentali che riempiono il film di Sanders, oltre al pastiche che è stato composto prendendo elementi anche dal sequel (sempre diretto da Oshii nel 2004), Innocence.
Fuggendo la mania della fedeltà, la trama di GITS riesce a catturare lo spettatore, a patto che si sforzi appunto di dimenticare l’originale. La pellicola si presenta radicalmente divisa in due partinella prima riesce ad accrescere sequenza dopo sequenza l’interesse di chi osserva per la bellezza del grande Waste Land futuribile, dove i fantasmi culturali del passato aleggiano insieme a spot pubblicitari e ai fumi della metropoli.
Dal momento in cui il villain di Pitt si rivela, invece, inizia lo straniamento rispetto al film di Oshii, che qui non si vuole criticare per l’eccessiva libertà nelle direzioni fatte prendere al plot in sé, quanto per quella che è la conclusione filosofica, esasperata dal finale manieristico, che tradisce la natura stessa di Ghost in the Shell.
Alla fusione tra un’intelligenza artificiale che vuole farsi umana e dunque mortale con un’umana che ha fatto di tutto per non essere più tale, Sanders preferisce omettere la fusione e relegare l’identità del maggiore alla nostalgia di un passato perduto. Passato umano e luddista. Reazionaria rivolta contro il mondo moderno che schifa la tecnologia vista esclusivamente come opprimente tecnocrazia e celebra l’identità umana, mancando quell’appuntamento con la rete, assoluto informatico – hegeliano delle coscienze già in veste industrial nel Tetsuo di Tsukamoto, cui così magistralmente il film di Oshii consegnava la propria chiusura, aprendo ad interrogativi, paure e opinioni tanto discutibili quanto prolifiche. La necessità di rendere GITS un prodotto hollywoodiano rovina così tutto il potenziale dibattito che la cultura nipponica, di posizione storicamente progressista per quel che riguarda l’etica (fanta)scientifica, aveva trasmesso ai fan dell’anime: il ruolo della tecnologia viene ridotto considerevolmente e limitato allo scopo di un abbraccio tra una madre e la figlia perduta.


La scelta di Scarlett Johansson, paventata da molti e accusata di white washing (polemica inutile che sta, almeno secondo la Paramount, causando il flop al botteghino), risulta in realtà vincente dal punto di vista recitativo e coreografico, ma l’implicita attenzione pubblicitaria verso la bellezza della diva, poi censurata da Sanders con una banale tuta di latex che sostituisce squallidamente il nudo integrale mostrato da Oshii, fagocita l’insensatezza del corpo umano trasmessa originariamente, togliendo a quel gesto così espressivo della spoliazione del maggiore la sua fredda estemporaneità.
Il “non visto”, secondo il classico meccanismo di oggettivazione del corpo femminile che Hollywood attua da sempre, ha come è noto l’effetto opposto, focalizza cioè l’attenzione sulla sensualità. Nel caso di GITS ciò è fuori luogo, data la netta sensazione di asessualità che trasmetteva il cyborg di Oshii e la controparte villain, cui viene peraltro dato un aspetto maschile (nell’originale era femminile), col risultato di recuperare un’identità di genere puramente finalizzata allo stereotipo. Insomma, Scarlett Johansson l’avremmo preferita davvero nuda, chi per un motivo chi per un altro.

All’insegna dello stereotipo anche il ruolo di Juliette Binoche, nei panni della creatrice del maggiore con una stima viscerale verso la propria creatura e una forma di venerazione per il superomismo cibernetico.

Da notare invece il ruolo di Kitano, che al momento di entrare in azione sfodera un enorme revolver “old school”, con buona pace di mitra compattabili e pelli sintetiche in grado di rendere invisibili. Cocktail d’azione incredibilmente credibile, sporcato di noir e gradevolmente vicino al personaggio di un altro celebre anime, Toshimi Konakawa in Paprika del compianto Satoshi Kon. Ma il richiamo principale è ovviamente alla filmografia dello stesso Kitano.
Tirando le somme, Ghost in the Shell di Rupert Sanders è un remake che merita di essere visto nonostante difetti, fanservice ed eccessi che paiono ad un esame più attento come il canto del cigno non solo dei suoi personaggi cupi ed alla ricerca di un sé perduto, ma di un’industria cinematografica tutta (Hollywood) in piena crisi creativa se non ancora economica, furto maldestro da un Oriente che avanza sotto il punto di vista artistico ed espressivo, rinnovandosi a discapito di un Occidente granitico e sterile che perde la capacità di fondere arte e popolarità – dovendo spesso sacrificare una delle due – e quindi di intendere il cinema per ciò che sempre è stato: arte popolare.

Andrea Donato

Ai tempi dell’università (a)Social: Facebook

“Ma io uso di più Facebook… Non ti preoccupare, caro lettore. Arriverà anche il tuo momento, basta che aspetti la prossima settimana.”

 

Ci siamo lasciati la scorsa settimana con questa frase che FINALEDISTAGIONEBYSHONDARHIMESLEVATE, lasciandovi sospesi in un limbo di curiosità incontrollabile (leggi: non gliene frega un c***o a nessuno).

 

Prima di Instagram, prima di Snapchat, prima anche di Twitter ma dopo MSN, Dio ha creato il sole, il mare, il cielo e MARK ZUCKENBERG che, contro il volere del serpente, ha inventato FACEBOOK.

 

TA TA TAAAAAAAN. Il più potente mezzo di tentazione al mondo, è a lui che si devono addebitare tutti i 18 e i 4 degli studenti universitari e non.

 

E tu, sì TU, lettore di UniVersoMe… che tipo di studente sei?

Lo Studente su Facebook:

  • Il condivisore compulsivo di link ‘’amo il mio indirizzo universitario e non parlo d’altro’’

 

Qui, lo scenario è diverso. Ci stiamo spostando sul social che ha fatto di Zuckerberg l’uomo più odiato del pianeta (cazzo ci metti le storie? Coglione. Cazzo mi togli l’elenco di persone attualmente in linea? Crudele)

 

Su Facebook la situazione è un po’ diversa nella forma, ma non nella sostanza. Il Condivisore compulsivo di link, infatti, nella maggior parte dei casi non è esattamente un estimatore di selfie ed autoscatti. Diciamo che potremmo immaginarlo come un ufficio pubblicitario/ufficio stampa del proprio indirizzo di laurea.

 

Condivide con la stessa frequenza in cui un incontinente sente il bisogno di fare pipì (spero di aver azzeccato il paragone). Con una media di 10/15 condivisioni giornaliere, il condivisore compulsivo non perde un colpo.

 

Convegno scientifico da 0,5 CFU? Postato. Colombo è vivo ed ha fondato una nuova Università intitolata ad Amerigo Vespucci? Postato. Gli alieni credono che frequentare l’Università nuoccia gravemente all’equilibrio dell’Universo? Postato.

 

Insomma, più che personale e privato, il suo profilo sembra l’ufficio informazioni…. INUTILI. Nessuna foto in costume a Formentera dunque, solo saggi filosofici e ricerche sull’ultima pubblicazione di Einstein prima di esalare l’ultimo respiro.

 

Un consiglio, amico mio, prova a comprare uno strumento musicale; una TROMBA, magari…

 

  • L’invisibile

Houdini diceva “nella magia il trucco c’è ma non si vede”.

Ecco, l’utente definito ‘’l’invisibile’’ su Facebook, c’è ma non si vede. È iscritto, ha un mucchio di amici, ha messo mi piace a varie pagine, fa parte di vari gruppi… Ma non si vede. Non fa nulla. È una re- interpretazione moderna del fantasma formaggino.

Lui usa Facebook solo per controllare il gruppo universitario del suo anno. Infatti è sempre informatissimo su tutto. Qualche volta fa un giro pure sulla sua home quindi, caratteristica terribile, sa anche cosa fate voi ma voi non sapete cosa fa lui.

Una tantum, pubblica qualcosa. E là scatta la valanga di mi piace. 100, 200, 300 (che il decadente può pubblicare quante poesie struggenti vuole, otterrà solo il mi piace di sua mamma). Anche se il post è su una scimmia su un monociclo su un filo da equilibristi mentre mangia una banana (post al quale metterei mi piace pure io).

E poi scompare. Latita nell’internet.

C’è, ma non si vede.

  • Il decadente

Ve li ricordate, no? D’Annunzio, Pascoli, Pirandello e Svevo. Ognuno con vicissitudini e poetiche strane, con traumi infantili o  problemi col nido o gli uccelli.. Tutti, però,  accomunati da un enorme, immenso, infinito MAL DI VIVERE che Leopardi hai creato dei mostri (e fanculo li dobbiamo pure studiare..)

 

Il decadente è così, ha il mal di vivere e vuole lasciarne indelebile traccia come prima di lui fecero i suoi illustri predecessori sopracitati. E quale mezzo migliore se non il caro diario di Facebook?

 

Il decadente posta e condivide i suoi personali “Mai Na Gioia – University Edition”. Ogni cosa, sulla sua bacheca, racconta della disperazione di un esame andato male, di un pomeriggio di sole passato in casa a studiare, di una multa presa sul tram perché ha lasciato a casa il MAV (so che sapete di cosa sto parlando) “E come lo fa?” Vi starete sicuramente chiedendo.

 

Pubblica canzoni che Lana Del Rey SCELGO TE e frasi che Bukowski dammi un assist per lo stato.

Ragazzi miei belli, non per stroncare le vostre carriere da poeti degli anni duemila e più, ma a noi, che cazzo ce ne importa a noi?

 

 

 

  • Quelli di UniVersoMe

E poi ci siamo noi. Che ci vorreste cancellare un minuto sì e l’altro pure. Che pure io mi cancellerei, pure io mi sto sulle palle. Siamo degli spammatori accaniti. Non solo: siamo pure degli stalker che ogni due e tre vanno nei profili dei colleghi a controllare se è presente la condivisione.

I redattori e referenti del giornale e gallery/social, condividono ogni proprio articolo o post anche 6 volte al giorno. Prima o poi, per stanchezza, lo leggerai o metterai mi piace. Prendiamo le persone per sfinimento.

Gli speakers del canale radio, però, forse sono ancora peggio. Loro condividono tutto, a profusione: il post la mattina delle rubriche, i video delle dirette, il link della puntata, la foto fatta il giorno della puntata con il link del post-della diretta- della puntata.

La cosa peggiore è che siamo almeno 4 al giorno. Quindi bisogna moltiplicare tutte queste condivisione per 4, con rispettivi compagni taggati come se non ci fosse un domani. Un incubo.

Ah, poi arriva il lunedì. Il lunedì non importa che tu sia nell’area grafica, nella redazione, nella radio o sia Valeria Ruggeri: il lunedì si condivide l’editoriale. PUNTO.

E se non lo condividi, via, subito spedito ad Azkaban.

Come minimo.

Elena Anna Andronico

Vanessa Munaò

Eventi del fine settimana

VENERDÌ 7

  • ATELIER DI SCRITTURA

DOVE: Libreria FioriGialli ecospiritualshop – Via Dei Verdi 38

QUANDO: dalle ore 18:30 alle ore 20:00

COSA: l’Atelier di scrittura è un luogo in cui si gioca e si sperimenra con le parole; è uno spazio aperto a tutti coloro che amano scrivere e non è necessario avere particolare esperianza.

Si rivolge a tutti coloro che coltivano il desiderio di migliorare la forma della scrittura ma anche a chi non ha mai intrapreso la scrittura creativa.

Gli Atelier si articoleranno in 4 incontri (venerdì e lunedì) a tematiche diverse, al costo di €100, mentre per il singolo incomtro è di €30.

Per info e prenotazioni: 090/9432068 – 347/6207866

  • FIRMA COPIA ” VULCANO” CON CLEMENTINO

DOVE: La Feltrinelli Point – Via Ghibellina, 32

QUANDO: dalle ore 14:00 alle ore 16:00

COSA: Clementino firmerà le copie del suo nuovo album “Vulcano”! Acquistane una copia, al modico prezzo di € 14,99 presso la feltrinelle Point e avrai diritto ad un pass per il firma copie con il cantante.

  • IURIS PARTY

DOVE: Cosmopolitan Discoclub – Via Don Blasco

QUANDO: dalle ore 23:00

COSA: I rappresentati degli studenti di Giurisprudenza sono lieti di invitarvi alla festa universitaria più attesa!

In consolle, suoneranno Miko Branca e Dj Alefio accompagnati dalla voce del Profeta.

Le modalità di ingresso ed i prezzi sono le seguenti:

• invito comprensivo di consumazione alcolica €10;

• tavoli con postazione nel privè, bottiglia superalcolico e bottiglia di prosecco €120 con 8 exit .

Gli inviti possono essere acquistati e i tavoli prenotati dai vostri rappresentati o organizzatori di fiducia.

(La direzione si riserva il diritto di selezione all’ingresso)

  • MOSTRA “STREET FLOWERS”

DOVE: Salone degli specchi di Palazzo dei Leoni – Corso Cavour

QUANDO: inaugurazione alle ore 18

COSA: Daniele Falanga è un artista ben consolidato nel panorama dell’ arte contemporanea e i suoi 25 lavori inediti vogliono essere un dono per la sua terra. La mostra è curata da Mosè Previti con la direzione artistica di Marcello Bottari.

  

 

SABATO 8

  • CORSO IN PROGGETTAZIONE INTEGRATA E PARTECIPATA – II EDIZIONE

DOVE: Eira “ Centro di Salute Integrata” – Via geraci 23, Is. 78, Pal.D Angolo Viale San Martino.

QUANDO: dalle ore 9:00

COSA: il corso, accreditato all’ordine degli Assistenti sociali, con il riconoscimento di 25 CFU e la concessione del gratuito patrocinio, fornisce le competenze di base per individuare un metodo di lavoro che consentirà di attraversare le diverse fasi del ciclo di vita del progetto, partendo dal disegno dell’idea iniziale,alla determinazione delle risorse, allo sviluppo per avviarsi poi alla conclusione.

Durata: 5 incontri articolati in lezioni frontali ed esercitazioni pratiche che si svolgeranno dalle 9 alle 14 c.a. e un venerdì dalle 15 alle 19; le date sono: 8 – 21 e 29 Aprile e 13 e 20 Maggio.

Il corso ha un costo di €100 + iva, comprensivo di materiale didattico e rilascio di attestato di frequenza.

  • PULI-AMO IL GIARDINO DI MONTALTO- ATTO IV

DOVE: Santuario della Madonna di montalto – via Dina e Clarenza, 16

QUANDO: dalle ore 9:30

COSA: Proseguono i lavori di pulizia del giardino di Montalto, lo splendido polmone verde del centro della città che domina il colle della Caperrina.

Anche questo quarto intervento vedrà la preziosa collaborazione di ATO3 che metterà a disposizione due scarrabili per il riciclo e la trasformazione del verde in risorsa. Per partecipare all’evento, non è necessario iscriversi ma presentarsi all’ingresso del giardino in data e ora prefissate.

 

  • NIENTE SESSO SIAMO INGLESI

DOVE: Teatro Annibale Maria di Francia – Piazza Spirito Santo, 5

QUANDO: dalle ore 17:30 alle ore 21:00

COSA: una macchina comica perfetta costruita su scambi di battute, campanelli trepidanti, porte rumorose e bizzarri personaggi.

Il costo del biglietto è di €12 euro al botteghino e €10 in prevendita.

Domenica 9

  • CAMMINO DELLO JEDI

DOVE: Via Consolare Pompea

QUANDO: dalle ore 13:00 alle ore 18:00

COSA: workshop di spada laser e tecniche di combattimento ispirato a Starwars.

Costo di € 10  a persona ed indispensabile la prenotazione.

Codice abbigliamento: maglietta nera o a tema Starwars e pantaloni scuri.

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

 

CUS fermo al palo

Non va oltre lo 0-0 un buon Cus Unime in una delle trasferte più impegnative del campionato di Terza Categoria di Messina. Dinnanzi a una calorosa cornice di pubblico, a Gaggi (ME), alle 16,00 di sabato 1 aprile, il Sig. Garzo dà il via alla diciottesima giornata che vede affrontarsi Kaggi e Cus Unime.

Primo tempo: primi 45 minuti caratterizzati da tanta intensità a centrocampo ed equilibrio. Entrambe le compagini appaiono concentrate e determinate nell’attenzione sin dall’inizio. Il Kaggi prova a fare qualcosa in più del Cus Unime nella prima mezz’ora, ma senza mai riuscire a impensierire alcuna volta l’estremo difensore ospite. Nell’ultimo quarto d’ora della prima frazione di gara il Cus va vicino al vantaggio prima con Vinci che viene fermato sul più bello negli ultimi dieci metri dopo una prodigiosa serpentina e poi con Papale su punizione dal limite, ma la palla termina fuori, per pochi centimetri sopra la traversa.

Secondo tempo: il copione non cambia, anzi è praticamente lo stesso. Il Cus detta i tempi di gioco e il Kaggi prova qualche ripartenza, ma nessuna delle due squadre riesce a concretizzare le azioni create, merito soprattutto di un’elevata attenzione dei reparti difensivi.

Tuttavia il Cus ha da rammaricare con la sfortuna le più nitide occasioni; ci prova prima Creazzo dalla sinistra, ma il suo mancino viene salvato sulla linea da un difensore del Kaggi con un colpo di testa quasi d’istinto. La più grande palla-gol della partita capita sul destro di Di Bella, il bomber universitario, infatti, si procura un interessante calcio di punizione ai limiti dell’area di rigore avversaria e s’incarica lui stesso della battuta, ma il suo missile terra-aria centra in pieno il palo per poi spegnersi sul fondo.

Dopo le rituali sostituzioni e 4 minuti di recupero, arriva il triplice fischio arbitrale. Un pari che non serve a nessuna delle due squadre, ma che forse è il risultato più giusto.

Importante prova di carattere della squadra di Mister Smedile, che in qualche modo ha ben figurato dopo lo scivolone interno dello scorso match. Questa volta a mancare è stata la fortuna e non la prestazione dei giocatori in campo.

Così il Cus muove leggermente la classifica nelle zone alte della classifica, visto che tutte le altre squadre che stanno in testa non hanno disputato le rispettive gare a causa dell’impraticabilità dei terreni di gioco vittime del maltempo.

Domenica prossima, al Bonanno, alle ore 12,00, il Cus Unime ospiterà lo Stromboli, ultima partita prima della lunga sosta di tre settimane.

FORMAZIONE CUS (4-5-1): 1 Zito; 2 Rodà, 4 Iacopino, 5 Monterosso, 3 Insana; 11 Papale, 7 Vinci, 6 Fiorello, 8 Lombardo, 10 Creazzo; 9 Di Bella.

Panchina: 12 Faranda, 13 Costa, 14 Smedile, 15 Cardella, 16 Tiano, 17 Oliva, 18 Russo.

Allenatore: Smedile.

CLASSIFICA:

Ludica Lipari* 34

Cus Unime 33

Sc Sicilia* 33

Real Zancle 33

Arci Grazia 31

Fasport 29

Kaggi 25

Casalvecchio* 24

Stromboli* 23

Città di Antillo 13

Cariddi* 11

Malfa* 10

*una partita in meno

PAGELLE:

Zito 6: Dalle sue parti circolano pochi pericoli, quei palloni che arrivano nel suo territorio li disinnesca senza grossi problemi. Giornata tutto sommato tranquilla nella quale si fa notare per degli occhiali da vista bizzarri. RAY CHARLES

Roda 6: Il solito GMR che gioca senza fronzoli. Dalle sue parti si soffre poco ma difficilmente riparte l’azione in maniera pulita. Leggermente appannato nella ripresa dove soffre leggermente di più ma nel compenso una prestazione sufficiente. SOLDATINO

Iacopino 6.5: Non la sua migliore prestazione e ad essere sinceri qualche buco lo fa anche, ma giocare con una caviglia delle dimensioni di una noce di cocco è un alibi più che sacrosanta. SURVIVOR

Monterosso 7: Migliore in campo in assoluto, gioca con ordine al centro della difesa sbagliando praticamente nulla. Forse siamo arrivati ad una certezza, il suo nuovo ruolo è quello di libero vecchio stampo. BEPPE BERGOMI

Insana 6.5: Un moto perpetuo a sinistra. A inizio partita il mister gli raccomanda di contenere gli avversari dal suo lato e Pipo non se lo fa dire due volte. Tutti gli attacchi avversari si sbattono contro un muro, talvolta potrebbe osare anche di più in sovrapposizione ma per il resto una partita da incorniciare. PICCOLO GRANDE PIPO

Creazzo 6+:Grande, grandissima corsa ma talvolta un po confusionario. Nel primo tempo è sicuramente il più pericoloso del Cus con le sue sgroppate che mettono in apprensione la retroguardia avversaria. In riserva nella ripresa dove commette qualche errore prima del cambio. STREMATO

Papale 5.5: Per caratteristiche potrebbe essere un’arma devastante, anche grazie alle praterie che i suoi avversari lasciano sulla sua corsia. Papo però si limita al compitino quando forse avrebbe potuto osare un po’ di più. Alterna momenti in cui sembra in partita ad altri in cui scompare. SVOGLIATO

Fiorello 6.5: Dopo uno stop di tanti mesi, rieccolo al centro del campo. Paga ogni tanto la condizione fisica approssimativa, commettendo qualche errore (anche gravi) di lucidità ma è quello che dà ordine in mezzo al campo in un primo tempo in cui il Cus sembra padrone. Crollo giustificato nella ripresa prima del cambio. BENTORNATO APU

Lombardo 6-: Gioca un buonissimo primo tempo, con spunti interessanti quando si fa vedere tra le linee. Pecca di cattiveria negli ultimi 20 metri con qualche tiro degno dello 0-0 finale. Anche per lui crollo fisico nella ripresa. PIEDI DI BAMBOLA

Vinci 6.5: Anche per lui rientro dopo uno stop forzato. Primo tempo di ottimo livello con inserimenti costanti e grande grinta. Poco cattivo sotto porta in una circostanza che poteva dare il vantaggio ai cussini. Nonostante il calo fisico comprensibile è tra i pochi che conferma la buona prestazione nel secondo tempo. BENTORNATO MANU

Di Bella 6.5: Atteso a Gaggi come il tacchino nel giorno del ringraziamento, Fafo disputa una partita coraggiosa. Picchiato dal primo minuto, non si risparmia mai ed è sempre pronto a dettare il passaggio ai compagni nonostante i continui falli dei centrali difensivi. Grida vendetta quel palo preso su punizione che avrebbe ammutolito tutta Gaggi. NO FEAR

Tiano 6-: Sostituisce Fiorello ma fatica a trovare la posizione in campo con conseguente sofferenza in fase di non possesso. Periodo un po’ di appannamento, ha bisogno di ritrovare un pizzico di tranquillità. CICLO MESTRUALE

Oliva 6: Entrato forse troppo tardi per dare una mano a Fausto lì davanti, non incide come dovrebbe e non riesce a dare la scossa sperata.

Mister Smedile 6: Le idee ci sono ma un po’ la sfortuna (vedi forfait di Iamonte) e un po’ la settimana storta, finiscono per portare un pareggio a casa che sa più di beffa. TARANTOLATO

Mirko Burrascano 

Eppur si smuove…

Dopo quasi dieci anni, alla Casa dello Studente partiranno i lavori di adeguamento alle normative post terremoto dell’Aquila, che ne avevano decretato la chiusura nel 2008. Non appena terminate le festività pasquali, il presidente dell’ERSU Messina Fabio D’amore incontrerà gli operai a cui sono stati assegnati i lavori. Si stima che questi porteranno a termine la messa in sicurezza e l’adeguamento in 8 mesi.

Nella centralissima via Cesare Battisti, ad appena 350 metri dalla facoltà di Giurisprudenza, si erge la Casa dello Studente, una struttura di quattro piani che conta 240 posti letto ripartiti in 120 stanze doppie. Nel 1927 il Comune di Messina delibera e concede all’Università il terreno della Maddalena per la costruzione di un dormitorio universitario. L’ingegnere Salvadore, per conto del Rettore Rizzo, in pochi anni progetta e costruisce una struttura di tre piani sul terreno dove prima sorgeva l’Orto della Maddalena, luogo di interesse storico nei moti antiborbonici.

S.A.R. il Duca di Genova alla casa dello studente con i “Goliardi”

Visitata anche da Sua Altezza reale il Duca di Genova nel 1939, la Casa dello Studente diviene punto di aggregazione del corpo studentesco, e negli anni oltre i comuni lavori di ristrutturazione, si contano anche importanti ammodernamenti. Nel 1973 viene ristruttura tutta la casa, costruito il 3° piano aggiunti altri posti letto, biblioteca, sala per riunioni e due nuove mense efficienti e moderne. Il Rettore era Pugliatti e pensando sempre agli studenti, specialmente ai fuori sede, si utilizzano alcune delle stanze per creare un Centro Medico completo di laboratori di analisi cliniche, di oculistica, di radiografia e di medicina generale, con medici della facoltà di medicina. Questi servizi, gratuiti per tutti gli studenti, furono affidati al Prof. Diego Cuzzocrea, che ne fu il Direttore per anni.

 

Purtroppo negli anni questi fasti vanno scemando fino alla chiusura nel 2008 per inagibilità, passando per i traffici illeciti segnalati nelle dichiarazioni riportate dal procuratore Croce nella sua relazione sull’andamento del fenomeno mafioso a cavallo tra gli anni ’80 e ‘90, secondo cui la Casa dello Studente di Messina veniva utilizzata come deposito dalle associazioni mafiose e «la pistola era cosa normale come la penna stilografica».

 

Dunque chiusa dal 2008, potrebbe tornare ad aprire nei primi mesi del 2018. Con il denaro recuperato saranno anche acquistati gli arredi interni andati distrutti in questi anni. Insomma, nel dormitorio dove molti volevano collocare il secondo Palagiustizia, c’è stata anche una lunga occupazione da parte del Collettivo Unime e del Teatro Pinelli occupato, i cui effetti sugli interni della struttura sollevarono non poche polemiche.

“Che questa possa essere la volta buona”, forse l’unico auspicio che come studenti siamo portati a dire, in un momento in cui più che mai si riscontra quel bisogno di sentirsi presi in considerazione nella realtà locale. Una realtà questa che troppo spesso emargina coloro i quali, destreggiandosi tra un esame e l’altro, sperano un giorno di affermarsi come professionisti e classe dirigente di questa ed altre città.

Foto crimea-sicilia.it

Alessio Gugliotta

IT di Stephen King

Il 1986 è l’anno in cui il terrore ha fatto la conoscenza della carta stampata.
L’anno in cui gli incubi di ogni persona hanno avuto un contatto diretto con la realtà.
L’anno in cui viene pubblicato il capolavoro dell’orrore di Stephen King “It”.

“E una volta andato non puoi più tornare indietro

Quando di punto in bianco sei nel buio”

Queste sono le parole di “My My, Hey Hey (Out Of The Blue)” storico pezzo di Neil Young, che perfettamente sintetizzano la sensazione che questo libro regala ad ogni lettore sin dalle prime pagine. Una volta iniziato non ci si può più fermare, non c’è scampo, veniamo immersi nella realtà tetra, umida e stantia dove vive la paura mascherata da clown, dove il male si nutre e prolifera. Nella dimora di It!

Tutto inizia nel 1957 nella cittadina, fittizia, di Derry dove da parecchi giorni imperversano forti temporali che stanno allagando la città e causando non pochi problemi a tutta la popolazione. Qui facciamo la conoscenza del piccolo George Denbrough che, nonostante il diluvio, si trova nelle strade della città a giocare nei piccoli canali che si sono formati ai bordi della strada con una barchetta di carta fabbricatagli dal fratello Bill.
Il cielo è grigio ed il vento soffia forte spingendo la barca sempre più veloce lungo il marciapiede di Witcham Street, tanto forte che Georgie quasi non riesce a stargli dietro. Ma le acque in cui la barchetta naviga sono troppo mosse per permetterle di resistere a lungo nel suo tragitto ed in poco tempo finisce per affondare ed essere trasportata dalla corrente in uno dei canali di scolo presenti lungo la strada. Li è dove si nasconde il pagliaccio Pennywise con il suo sorriso sgargiante ed il coloratissimo mazzo di palloncini, ma, come in ogni sogno che ci fa risvegliare sudati e sconvolti, ciò che può sembrare innocuo e sicuro in realtà rappresenta la più oscura delle paure. In un attimo il demone si palesa e uccide brutalmente il piccolo Georgie seminando il panico a Derry…

Dopo questo terribile avvenimento, un gruppo di bambini guidati proprio dal fratello maggiore di George, Bill Denbrough, decidono di formare una squadra, o meglio un club, “il Club dei Perdenti”, per riuscire a stanare il mostro e fermare la sua sete di sangue.

La storia si muove su due piani temporali diversi, uno parallelo alla morte del piccolo Denbrough (1957-1958) ed uno futuro in cui i membri del club sono ormai grandi e vivono la propria esistenza lontani da Derry (1985), ma si mantiene sempre lineare, semplice, grazie soprattutto alla capacità dello Scrittore di miscelare alla perfezione i momenti di riflessione dei vari personaggi con corposi flashback che ci permettono di vivere a cavallo di tre decadi senza mai sentirci spaesati nel testo. La scrittura di King è dinamica, fluente, introduce il lettore nelle scene e gli permette di viverle nella realtà, di immaginarsele alla perfezione nella mente, non in maniera grezza o approssimativa, ma estremamente particolareggiata.
Ogni personaggio ha una sua specifica immagine, un suo carattere ben delineato, una sua personale e profonda paura e questo consente di creare legami stretti con ognuno di loro, di viverne le avventure e non di osservarle da lontano come spettatori asettici.

Il genere horror vive in perfetto equilibrio sul filo sottile che separa la magia dalla realtà, la mera falsità dal puro terrore umano, e con questo libro Stephen King si dimostra il migliore tra i funamboli riuscendo a rendere vere e carnali le sensazioni che questa storia immaginaria ci incide nella mente. Mai una volta ci ritroveremo a pensare che una delle scene narrate sia troppo esagerata o falsa, appunto. Ogni particolare è sapientemente inserito tassello per tassello in un mosaico che ci permette di arrivare ad un’unica conclusione: la magia esiste!

Abbiate timore di leggere questo libro, non quel timore che congela il pensiero e costringe ad un vigliacco dietrofront, ma quello che ci incuriosisce, che ci spinge ad avvicinarci al burrone ed a guardare giù anche quando chiunque sarebbe pronto a dirci di non farlo, perché, in fondo, chi non ha mai provato a rapportarsi con la propria paura, ad avvicinarsi solo per sfiorarla in una profonda introspezione.            Abbiate quindi il coraggio di avere paura, di allontanarvi dalla luce chiara e sicura del sole, per trovarvi cosi, di punto in bianco, nel buio…

Giorgio Muzzupappa

 

(nda di seguito il trailer del remake cinematografico del libro che uscirà l’8 settembre)
https://youtu.be/w7Zv5nPLDqw

 

Alfano in visita all’UniMe: “Il governo abbatterà le tasse universitarie”

Si è svolto presso l’Aula Magna del Rettorato l’incontro intitolato “60 anni di Europa con un futuro da disegnare”, organizzato dall’Università degli Studi di Messina in occasione delle celebrazioni per 60° anniversario dei Trattati di Roma ed a cui ha partecipato anche il Ministro agli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano….

….E pure voi che ci credete. Buon pesce d’aprile dalla redazione di UniVersoMe.