Matricole, istruzioni per l’uso

461042. Non è il mio numero di cellulare (un po’ troppo corto in effetti anche se lo ricorda abbastanza) e neanche il mio CAP; né il codice dell’ultimo rossetto Red Wine che ho comprato da Wycon o i giorni che mancano all’estate. Nulla di tutto ciò. È il mio numero di matricola.

Quarantaseidieciquarantadue. Ma che vuol dire? Sono la quattrocesessantunomilaquarantaduesima iscritta? No, veramente. Spiegatemelo! È un dubbio che mi tormenta da anni, anzi mi ATTANAGLIA.

Giusto per farmi un po’ la secchioncella acculturata di turno. E sfigata aggiungerei, perché mentre vago alla ricerca di un ascensore al mio terzo anno di università, mi vedo inondata da una mandria di giovani altissime, levissime, purissime studentesse, che io, col mio metro e cinquantacinque portato pure male, posso solo levare i tacchi – che non indosso – e filarmela.

– Quelle sono sicuro matricole!
Già, perché le matricole le riconosci subito! Innanzitutto le vedi vestite di tutto punto (maschietti e donzelle) che la Milano Fashion Week a confronto diventa la sagra della melanzana di un qualche paese sperduto dell’entroterra catanzarese.
Secondo, si fanno accompagnare in segreteria dai loro genitori. Non ridete. L’abbiamo fatto tutti. L’ho fatto anch’io. Era il primo giorno del primo anno di università. Città nuova, vita nuova, la tremarella alle ginocchia e tanti quesiti a cui non sapevo dare risposta. “Risulterò iscritta?” “Ma gli esami come funzionano?” “I CFU cosa sono? Si mangiano?”. In merito a quest’ultima domanda, nei miei quasi tre anni da universitaria, mi sono resa conto che in effetti i CFU non si mangiano, si conquistano! E così, tra corsi, tirocini, palestra, conferenze, incontri case libri auto viaggi fogli di giornale, ho imparato a vivere “un quarto di CFU alla volta”.

Ma ritorniamo a noi. Cioè a voi. Cioè a loro, la combo matricola + genitore in segreteria. La coppia si apposta battagliera davanti agli sportelli ad orari improbabili, importunando lo stremato malcapitato di turno col quizzone “e tu, quando ti laurei?” (regola di sopravvivenza numero 1: mai porre questa domanda ad uno studente universitario!) e soprattutto passandoti avanti perché <<Ho la pasta sul fuoco, scusaci gioia, dobbiamo giusto capire due cosette. Saremo veloci, promesso>>. E lo sai tu e lo sanno loro che quel “saremo veloci” è più falso di tua mamma quando da piccolo cadevi e ti diceva “vieni qui, non ti faccio niente”.

Infine, ma non per importanza, le matricole sono sempre effervescenti e sorridenti.
Ora, effervescente solo se sei un’aspirina. Poi, a meno che non abbiate vinto al lotto o ereditato un bel po’ di quattrini da qualche sconosciuto e lontano parente morto chissadove e chissapercosa, io non capisco davvero cosa ci sia di così divertente nelle lezioni delle 09:00 del mattino.
Gli stessi geni caricano poi foto e boomerang nelle proprie Instagram Stories in diretta dalle proprie aule studio, accompagnati dagli originalissimi hashtag #machimelhafattofare e/o #nonnepossopiù al quarto giorno di lezione. Ma, esattamente, di cosa “non ne potete più” se avete passato la metà del tempo a ricercare la luce giusta per i vostri selfie o a fumare nei cortili per tentare di abbordare qualcuno/a? Vi dico solo una cosa, anzi due: SESSIONE INVERNALE e SESSIONE ESTIVA. E non penso di dover aggiungere altro.

Benvenuti all’università, care gioiose matricole, una selva oscura di pentiti e peccatori. L’unico luogo in cui sai quando entri ma non sai quando e se esci. Una camera a gas ricolma di ingenui condannati a morte.

Quarantaseidieciquarantadue, quarantaseidieciquarantadue… forse ora inizio a capirci qualcosa.

Elisa Iacovo

L’UniVerso che cercavo dentro ME

 

Che fatica, amici miei. Scrivere questo articolo è una cosa difficilissima. Sarò sincera con voi: solo il dovermi mettere davanti a questa pagina di Word è stato un parto. È da almeno 2 mesi che so che lo devo fare, che non volevo ridurmi all’ultimo, che rimando ‘’a domani’’.

Oggi non posso. Oggi è l’ultimo giorno a mia disposizione in quanto ‘’domani’’ è il tempo durante il quale voi mi state leggendo. L’articolo è pubblicato. Fine.

Fine.

Sapete, tra tutti i corsi universitari il mio è davvero particolare. Non sono 3, non sono 5, sono 6 anni. Sei anni sono tantissimi. È così strano pensare che tra 4 giorni il traguardo sarà stato raggiunto. The End.

Non giriamo troppo intorno, quindi. Sono qua per porvi i miei saluti, il mio arrivederci.

Questo progetto è entrato nella mia vita nel 2015. Non dimenticherò facilmente la prima volta in quello che è diventato il nostro ufficio. Non mi dimenticherò facilmente quel colloquio: ero l’unica ragazza, in mezzo ad un branco di ragazzi! Non solo: ero l’unica ragazza che scriveva per gioco, per distrazione, sicuramente non per mestiere.

Eppure, dopo quel primo “che ci faccio qui?”, tutto ha iniziato ad andare in maniera assolutamente naturale. Fin dalla prima riunione c’è stata passione ma anche tanto divertimento. Immaginateci: noi 8, in un’aula X, che non sapevamo assolutamente cosa stavamo facendo. Man mano, però, in quella confusione, sono uscite fuori le prime idee, le prime bozze di scalette e poi le scalette vere e proprie, i primi format, le prime categorie.

E poi, lui: il nome. UniVersoMe. Non potrò mai dimenticare quando Gugliotta lo ha scritto sulla lavagna, spiegandoci il gioco di parole, il significato che c’era dietro.

Io, Alessio, Paolo, Bonjo, Daniele, Valerio e Salvo lo abbiamo approvato fin dal primo momento. Università verso Me. Me, Messina. Me, cioè io. Me stesso. E sicuramente, questo universo, non solo è arrivato fin da me, ma è diventato parte di me, ha preso una parte di me.

Questo nostro progetto è stato il motivo per cui, lo dirò sempre, non ho più fatto la domanda di trasferimento. È stato il motivo per cui ho deciso di dare una seconda possibilità a questa università e a questa città, scoprendo che ci sono tantissimi ragazzi che si spaccano il culo (scusate il francesismo) per questa nostra Messina, completamente abbandonata a sé stessa.

Sono cresciuta, insieme ad UniVersoMe: ho imparato la diplomazia, il sacrificio, i compressi, il gioco di squadra. Ho imparato a contenere meglio la rabbia quando sei frustata, perché le cose vanno male, perché la gente non recepisce… Chissà per quale motivo.

UniVersoMe è un percorso che consiglio ad ognuno di voi: è una palestra per il futuro, per i futuri speakers, per i futuri giornalisti, per chi vuole trovare degli amici che lo saranno per sempre. Certo, un po’ di censura bisogna metterla in conto, ma ne vale la pena. E, anche quando verrete criticati, perché la verità fa male e non tutti la accettano, potrete dire che Voi, la Voce dell’Università, avete portato a galla i problemi che ci sono, per aiutare l’università stessa. Non vi crederanno? Non fa niente. L’importante è credere nei propri ideali.

Ed è quello che ho fatto io. Ho creduto e portato avanti i miei ideali fino alla fine, sono stata, anche io, la voce (sgarbata e acida, direi) dell’università. Ed oggi, con questo punto finale, non posso fare altro che esserne fiera.

Arrivederci, UniVersoMe.

Grazie per ogni singolo articolo scritto, corretto, pubblicato; per ogni editoriale con cui ho potuto esprimere la mia scrittura, per le mie amate rubriche di Tempo Libero, Abbatti lo Stereotipo, Recensioni e Scienze&Ricerca.

Ciao, a tutti i miei colleghi, compagni, amici.

A Micalizzi, la nostra carotina autistica, il nostro primo referente generale, l’amico con cui ho passato un anno intero a piangere sui malloppi che ci trascinavamo in biblioteca quando andavamo a “studiare”.

A Giorgino, Bonjo, Pragma, Valerio, Barba; i miei ragazzi, la squadra migliore che potessi desiderare. Ognuno di loro, in un modo diverso ma assolutamente perfetto, mi hanno fatta sentire a casa, protetta e coccolata (questa unica piccola donnina) e, soprattutto, mai inferiore a loro. Loro sono stati la mia spalla su cui piangere, il mio mandare a fanculo le persone e rimetterle in riga senza contestare, gli amici che tutt’ora sono con me, che tra 4 giorni saranno con me in uno dei giorni più importanti.

A Gugliotta, il nuovo referente, che si ammazza giorno e notte per aumentare il livello (e che c’è Super Mario Bros?) della piattaforma nelle sue varie componenti, accettando il cambiamento a cui essa può e deve andare incontro ma senza mai mancare di rispetto a nessuno dei membri che ne fanno parte o agli ideali su cui è stata fondata. Lo fa per quanto il tempo, ed io ne so qualcosa, sia poco. Perché UniVersoMe è anche questo: tanto tempo da ‘’perdere’’, con il piacere di ‘’perderlo’’.

Noi 8: il consiglio fondatore. Questi sette stronzi qua sopra citati, credetemi, non ho parole per ringraziarli abbastanza per ciò che ho provato e che non dimenticherò mai. Per aver creato, insieme, chissà per quale assurdo motivo, un qualcosa per cui, qualsiasi sarà la sua storia, andrò per sempre fiera.

Ai nuovi ragazzi, il nuovo consiglio: Jessica, Arianna, Gianpaolo, Vincenzo e a chi prenderà il mio posto. È stato un piacere vedere come quella passione, che era stampata sulla faccia di noi “vecchi” (nerd), esiste anche nel cuore (e sulla faccia) di qualcun altro. E con certezza posso dire, non solo di aver trovato anche in loro degli amici ed una squadra, che faranno un ottimo lavoro, riuscendo ad arrivare sempre più alto.

A Claudio, referente radio, con cui, come cane e gatto, mi sono acchiappata svariate volte in scontri creativi (a dir poco) ma sicuramente costruttivi. Che dire, lui ha già lasciato il posto ai giovani, ma senza noi due, possiamo dirlo senza alcuna modestia, Radio UniVersoMe non sarebbe stata il canale di successo quale è.

A Giulia, referente grafica, che, vabbè, è diventata una sorella con cui condivido il sonno, i sogni, lo sport ed i nostri mondi un po’ sbilenchi ma così strapieni di… Oddio, di cose troppo complicate ma assolutamente stupende. Attraverso i suoi occhi, guarda dentro l’obiettivo della macchina fotografica e fa vedere il mondo come mai riuscireste a rappresentarvelo. Con la professionalità che poche persone hanno, io la ringrazio perché ha conquistato la mia stima ed il mio rispetto fino, addirittura, una parte del mio cuore.

A tutti i ragazzi della Radio (che ho già salutato un mesetto fa durante la mia ultima puntata), a tutti i ragazzi della Redazione, a chi si occupa dei Social con una puntualità disarmante, a chi arriva e se ne va, a chi arriva e rimane. Grazie a tutti.

E grazie a voi: che nel vostro piccolo mi avete letta ed ascoltata. Grazie se vi ho fatto ridere, se vi ho fatto commuovere, se vi ho fatto incazzare, se mi sono fatta odiare o apprezzare. Grazie perché siete voi le persone per cui abbiamo lavorato ogni giorno e siete il più grande premio che potessimo mai desiderare.

Grazie, perché ho il cuore pieno di emozione.

Elena Anna Andronico

Gaetano Martino: missione europeista di un siciliano

Gaetano Martino in una foto del 1954

Questo articolo della rubrica “Personaggi” lo dedicheremo a colui che rappresenta uno dei tasselli più importanti della storia di Messina, dell’Italia e dell’Italia all’estero: Gaetano Martino. 

Il nome non vi sarà sicuramente nuovo, e scommetto che la prima cosa a cui lo collegate è proprio il Policlinico Universitario G. Martino. Mentre qualcuno che si interessa di politica, vivendo con enfasi quella dello Stretto, potrebbe invece collegarlo ad Alberta Stagno D’Alcontres e Antonio Martino, suoi genitori: a suo padre, sindaco di Messina prima e dopo il terremoto del 1908, si deve la rimessa in piedi della città. È proprio dal padre che Gaetano eredita la vena politica che lo porterà a ricoprire cariche importanti. Tuttavia, prima di addentrarci negli affari pubblici, voglio parlare della sua carriera da fisiologo e del suo importante contributo alla medicina. 

Laureatosi in medicina all’Università di Roma, nella quale ricoprirà le cariche di professore alla cattedra di Fisiologia umana e di Magnifico Rettore, Martino si dedica alla ricerca scientifica tra Berlino e Parigi, e allAteneo peloritano, sarà professore di Fisiologia umana e Chimica biologica, e Rettore per ben 13 anni. Sulle orme del maestro Amantea, viene considerato il maggiore fisiologo al mondo, grazie anche al suo “Trattato di fisiologia umana”. Subito dopo la pubblicazione di quest’ultimo, ha inizio l’intensa e proficua attività politica del Martino che, nelle file del Partito Liberale Italiano, viene eletto Deputato e poi Presidente alla camera. Il primo passo mosso in politica, e prima della nomina a Presidente del partito Liberale, è da percepire nella gestione del dibattito, da lui tenuta, per l’annessione dell’Italia al Patto Atlantico.

Nel ’54 e per appena sette mesi, sarà Ministro della pubblica istruzione e precursore di importanti provvedimenti legislativi quali la nota “Legge Martino-Romita”. A questo periodo risale anche la carica a Ministro degli Esteri: In meno di due anni, Martino riuscì a liberare l’Italia dal pesante carico ereditario del Fascimo, guidando la delegazione italiana alla firma dei Trattati di Roma, riuscendo a far riannettere Trieste all’Italia e facendo ammettere quest’ultima all’ONU. Il nome di Gaetano Martino sarà infatti ricordato per il primo discorso di un ministro italiano all’Assemblea ONU, e per il suo farsi precursore dell’integrazione economico-politica dell’Europa. Dopo il fallimentare tentativo di istituzione della Comunità Europea di Difesa ( C.E.D) nasce per mano sua la Unione Europea Occidentale ( U.E.O), sicuramente meno compiuta e perfetta della precedente, ma rappresentante la prima tappa di una nuova politica europeistica. Martino aveva compreso, infatti, che l’unità politica si sarebbe raggiunta tramite una manovra fortemente economica, ed al fine di inculcare la sua idea agli altri cinque paesi, indisse la  Conferenza di Messina, tenutasi a Messina nel ’55, al fine di impartire forte segnale di ripresa dell’integrazione, soprattutto economica, riuscendo ad ottenere l’assenso di massima al suo piano.

Dalla Conferenza di Messina, la missione europeista di Martino è proseguita con slancio ed impegni crescenti, anche nelle vesti di Presidente del Parlamento Europeo, Capo della delegazione parlamentare e di Presidente Generale del Corpo Nazionale dei Giovani Esploratori.

Rimarrà impegnato in politica fino alla morte, datata il 21 Luglio 1967. 

Oggi, nei pressi del Municipio di Messina, è a lui dedicata una statua.

Erika Santoddì

Image credits:

By Unknown – Italian magazine Epoca, N. 214, year V, page 73, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=49869541

Il Signore degli Anelli: La compagnia dello Studente

 

Rappresentazione di un Professore e un Segretario all’inizio di ogni nuovo anno accademico

Avete presente l’Italiano Medio? Quello che preferisce la margherita piuttosto che la capricciosa, quello che tifa Juve anziché Inter, quello che beve il vino rosso invece del bianco.

ECCO.

Immaginate ora l’Italiano NERD Medio. Ognuno di voi ne conosce uno, ognuno di voi lo è stato nell’arco della propria vita, anche se solo per i 30 minuti davanti a BIM BUM BAM.

Il Nerd preferisce i Pokemon ai Digimon, o One Piece a Dragon Ball. Il Nerd si azzuffa se dici WITCH piuttosto che WINX, FINAL FANTASY piuttosto che KINGDOM HEARTS o ZELDA. Le uniche cose che abbiamo in comune con l’essere umano medio è IL VINO (rosso, bianco, tavernello, basta che ci faccia dimenticare per 3 orette delle nostre futili vite).

DUNQUE. Tutto questo per dirvi cosa?! Che non sapevamo di cosa cazzo scrivere e ci siamo inventate tutto questo per confondervi.  SCHERZO.

Tutto questo per dirvi che, ogni Nerd che si rispetti, amante di Harry Potter, avrà un arcinemico che gli dirà ‘’VUOI METTERE CON IL SIGNORE DEGLI ANELLI?!’’. E, ALLORA, se il nostro HARRY POTTER (cioè, ma voi pensate a quel povero cristo del professore Silente, quante volte al giorno ha pensato ”DITEMI CHE NON E’ VERO” di fronte alla boiate del maghetto) doveva affrontare le segreterie, i professori e, per giunta, VOLDERMORT…

FRODO COSA MAI DOVRA’ FARE? Non c’è Avada Kedavra che tenga. FRODO dovrà affrontare proprio te. TE che ci leggi da anni; TE che abbiamo vendicato per anni; TE che ora tocca A TE.

FRODO è il professore/ segretario/ tizio x che per sbaglio si è azzardato ad entrare al rettorato e che si trova davanti al più infimo, infame, infingardo (ma che ne so, l’ho messa la sul momento) cattivo della storia: LO STUDENTE.

Ah sì. Perché ognuno di noi custodisce un’anima malvagia, la più malvagia di tutti.

Ed ora, alla stregua della laurea è forse il caso di ammettere quanto POSSIAMO ESSERE ROMPI COGLIONI. Non tanto per fare likeS e followed e CONDIVIDETION. Quanto meno per un po’ di karma positivo, che non guasta mai.

N.B: Ovviamente, le persone vittime dei nostri squilibri ormonali e mentali sarebbero molte di più. Ci tocca stringere il campo poiché A) non vogliamo essere lapidate come Maddalena, B) NON POSSIAMO DI CERTO SCRIVERE LA DIVINA COMMEDIA. Grazie per l’attenzione.

  • I PROFESSORI

‘’Ma chi ci ficiru a sti figghi propia non sa capisce’’

È questa la frase che è stata per me spunto di riflessione. Detta da un professoretto buono, di quelli mezzi ciechi e mezzi nonni (nulla contro i ciechi e contro i nonni, solo che i miei nonni erano mezzi ciechi e quindi… niente la smetto), che stanno ancora là a fare esami e tu non capisci secondo quale articolo della legge italiana a 92 anni possono ancora essere in carica.

In realtà non lo sono, però dai, touché, ci tengono. CAPITE CI TENGONO A NOI. CI TENGONO AD INSEGNARE. GIURO.

E non deve essere facile. Cioè, una classe composta da 80, 90 alunni da tenere a bada. Con le urla:’’ MA CHE SIETE ANCORA A SCUOLA’’. SI’, PROF, SI’. FINCHE’ CI TIENI SEDUTI IN UN AULA SI CHIACCHIERA, SI FANNO I BIGLIETTINI E SI SMUTANDANO I COMPAGNI.

E noi lo capiamo. Giurin giurello. Però CAZZO PURE NOI. A 24 anni suonati, un po’ di dignità. Va bene che torniamo a casa e ‘’Mammiiiiiiina’’, ma dovremmo pur essere capaci di stare seduti in silenzio. O di stare seduti in silenzio a concentrarci su quelle cavolo di slide, piuttosto che giocare a FARMVILLE. O arrivare alle 9 invece che alle 10. Quello si sente l’ultimo scopino di turno. DAJE RIGA’, MA PERCHE’?

Sapete cosa altro non sappiamo fare? Vestirci adeguatamente. Mia madre potrebbe scriverci un trattato. Ci sono state sessioni d’esami in cui ho visto professori trasformarsi in MOJO JOJO (per chi non lo sapesse, mojo jojo è la scimmia delle superchicche con il cervello fuori dalla testa e un caschetto trasparente per proteggerlo dalle intemperie) perché ci si è presentati in infradito, costume lungo e camicia bianca.

MA SEI SCEMO. VEDI CHE TE LE GUARDA LE GAMBE RINCOGLIONITO. NON È CHE LE TUE GAMBE SONO VISIBILI SOLO AD ALCUNI ESSERI.

Altra cosa per farli incazzare come bestie? Presentarsi agli esami e, dopo un corso a ciclo unico di OTTO ANNI, dire che 2+2 fa 5. Li manda fuori di testa. Iniziano con il lancio del libretto, della scrivania, si lanciano loro stessi fuori dalla finestra.

Ok, sono un poco esagerati. Però pure noi… Potremmo anche solo ripassare le basi prima di buttarci kamikaze e rischiare un collasso polmonare di questi poveretti.

E, a proposito di esami, altra cosa indegna: guardarli con aria di sfida. NO. A parte l’aneurisma che li fa morire dissanguati, hanno loro il coltello dalla parte del manico. Ma noi no, come Icaro che appi a volare per forza accanto il sole, dobbiamo guardarli come se avessero loro torto e noi ragione. E via di vene pulsanti sulle tempie.

Cioè, dai. Noi facciamo le vittime addolorate martiri del sistema. Ma sono quasi sicura che i professori non sono tanto contenti nel vedere le nostre facce di merda da viziati so tutto io, sempre in giro.

Dai, non è vero che siete così stronzi. Vabbè, questa è una paraculata. SIETE STRONZI. Anche noi lo siamo. Facciamo un patto: noi non andiamo in giro a dire che, a parte stronzi, siete strabici, puzzate, non fate zum zum da 2940 anni, se voi provate l’accenno di un sorriso. Ok?

DAI PROF X CHE STAI LEGGENDO, le vogliamo bene.

(già che sono qui, MAGNIFICO SUPER RETTORE, lei è u megghiu, caso mai pensasse che l’abbiamo dimenticata)

 

  • I SEGRETARI

 

Ci siamo riuscite, in queste ultime settimane abbiamo preso contatti con la CIA e ci siamo arruolate; e dopo aver condotto un lungo e rigido addestramento ed aver imparato la meticolosa arte del camuffamento, siamo scesi in mezzo a loro e li abbiamo studiati, scoprendo dure realtà delle quali non potevamo che mettervi al corrente: ANCHE I SEGRETARI SONO ESSERI UMANI e anche i segretari hanno un cuore. Sisi, un cuore pulsante. Non ve lo aspettavate vero? Anche io sono ancora turbata, prendetevi il giusto tempo per metabolizzare dai.

Avete fatto? No, perché potreste sentirvi ulteriormente turbati dal fatto che respirino, mangino, camminino e imprechino proprio come noi per la finale di champions persa dalla Juve o il doloroso tradimento di Donnarumma ai danni del Milan (scusate ma sono questi i topic del mese suggeritimi da Facebook)

Ma non è questa la scoperta che più di tutte ci ha fatto “rizzare le canne” (a pagina 777 del vocabolario di Giostra troverete la definizione esatta).

Dopo aver visionato le segretissime registrazioni video realizzate grazie alla collaborazione coi nostri simpatici amici immaginari della CIA ,(ok, forse mi sto inventando una storia troppo complessa da mandare avanti…) abbiamo scoperto una amara verità:

Ma che cazzo ci passa per la testa a noi studentelli disperati ed esauriti che non siamo altro? E’ vero, il fatto di avere gli ormoni impazziti non ci aiuta; siamo euforici ed estremamente drammatici di fronte a qualsiasi ostacolo. Piangiamo davanti ai drammi di Grey’s Anatomy e poi malediciamo la vecchia col parkinson che non parte al semaforo. Che creature disadatte e squilibrate, insane di mente siamo diventate dentro questa Università?

Dai che è vero, con un po’ di autocritica ci riuscirete anche voi ad ammetterlo: le nostre vittime preferite sono forse proprio i segretari. Sfogo di qualsiasi frustrazione universitaria e non (qualcuno riversa agli sportelli di piazza Antonello anche i suoi problemini con le droghe leggere)

Altro che sedute dallo psicologo, i segretari ricevono lunedì, mercoledì e venerdì dalle 8.30 alle 12.30 ed il martedì e il giovedì dalle 14.30 alle 16.00 e non dovete pagare la consulenza eh, è tutto compreso nel Mav di iscrizione. Quindi, caro studentello esaurito che non sai dove sbattere la testa perché pensi che a dividere te dalla laurea ci siano i bollini rossi di esse3 che non si accendono e i telefoni della segreteria che non smettono di squillare a vuoto, fermati e pensa: (Innanzitutto che fra te e la laurea c’è solo la tua voglia di andare al mare, e poi che i telefoni in questione potrebbero essere guasti, CHE NE SAI?) Di fronte a te potrebbe esserci una segretaria col ciclo ed un segretario con le emorroidi: Sii gentile, SEMPRE.

Siamo qui dunque, per fare un mea culpa. Forza, tutti in piedi, mano destra sul petto e recitiamo in coro: “Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa” (Papa Francesco si scherza eh…) da domani ci impegniamo anche noi a mandare giù una bustina di Gaviscon.

 

Ebbene sì, anche il momento di addossarci qualche responsabilità doveva arrivare. In fin dei conti nessuno è perfetto (tranne Brad Pitt, lui si che è perfetto) e noi, che personalmente, siamo alla chiusura di uno dei capitoli più travagliati e faticosi della nostra vita ci siamo dette che sarebbe stato troppo facile uscire di scena senza guardarci allo specchio. Che poi, siamo pure carine, lasciateci pavoneggiare un attimo.

Okok, mi rifocalizzo sulla conclusione di questo articolo: ci sono momenti, nella vita, in cui a volte, solo per un attimo, bisogna essere così intelligenti da guardare oltre a chi ci è di fronte. E no, non stiamo facendovi la predichella giusto noi che siamo due bulle di periferia. Vogliamo solo dire, a tutti i nostri amici lettori: studenti, professori, segretari, dirigenti, direttori e direttori senza “di” quindi rettori (che freddura…) che al di là di ruoli, di contesti, di cariche, e di “gerarchie”, siamo tutti tasselli di un grande, e a volte confuso, mosaico: L’UniMe.

Elena Anna Andronico, matricola 426981

Vanessa Munaò, matricola 447282

Amicizia & altri rimedi

Chi trova un amico trova un tesoro. Chi trova il tesoro se ne frega dell’amico. Amici e vadditi. Se voi peddiri l’amico o si marita o si fa zitu. Trentatrè trentini entrano tutti e trentatrè a trento trotterellando.

Insomma, l’antifona si è capita. Tra una presa a male, un consiglio, una bottiglia di vino su cui piangere e delle minchiate fatte a caso perché ‘’ non potrei farlo con nessun altro se non con te’’, l’amicizia ti salva la vita.

E NIENTE, QUESTI SONO I VOSTRI 10 AMICI DI MERDA DI CUI NON POTETE FARE A MENO CAZO.

 

  1. Cicci coccò.

Premessa: voi che vivete di moine, baci, abbracci e sorrisoni continui NON mi state simpatici. Ok, dopo avervi fatto questa importante premessa procediamo col descrivere la categoria.

L’amicizia ciccì-coccò è quel tipo di amicizia smielata ed appiccicosa; quasi soffocante. L’uno non può fare a meno dell’altro nemmeno nei momenti di privacy assoluta, sempre lì a ripetersi quanto bene ci si vuole, quanto si è perfetti l’uno per l’altra, vita, cuore, battito, aria della mia aria, respiro del mio respiro. Vuoi buttarti a mare? Facciamolo insieme. Vuoi fare la pipì fuori dal vasino? Facciamolo insieme.

Non esiste uno spazio vitale privato entro il quale poter semplicemente buttare un peto in santa pace perchè il tuo amico è lì, a due centrimetri dal tuo culo, solo per dimostrarti il bene che prova per te. Vi lascio con un dubbio amletico (Si, come quello di Gabbani) siete proprio sicuri che sia questo il modo giusto di manifestare amicizia? STALKER.

 

  1. La distanza non ci cambia.

‘’Mille o più kilometri, non potranno scioglierci!’’ e parte un concerto anni ’90 nella mia testa che One Direction chi?, spostateve che noi avevamo i FINLEY.

L’amicizia a distanza è difficile da gestire: appuntamenti telefonici, risposte in differita a quel messaggio che ‘’RISPONDI QUANDO PUOI MA DEVO RACCONTARTI TUTTO”, telefonate di 3 ore per riassumere gli ultimi 4 mesi di assenza fisica. Ma se dura, dura. L’IMPORTANTE È AVERLO DURO (ok, la smetto.)

C’è poco da fare. La distanza viene colmata dall’amicizia. Queste amicizie, che durano sebbene i mille o più kilometri, sono vere. E anche se i metri sono 10: ci si rivede dopo 8 anni ma, non si sa come, la scintilla, l’amore è sempre lo stesso. Voto: 10

  1. I’M A BARBIE GIRL.

Noi femmine abbiamo una fortuna, che poi potrebbe anche essere una disgrazia eh, dipende dai punti di vista. Ebbene sì, non conosciamo le mezze misure e no, nemmeno le mezze stagioni tant’è che il giorno prima ci trovi col maglione e quello dopo in costume, ma questa è un’altra storia.

Fra noi femmine, dunque, non possiamo che avere due semplici alternative: Odiarci a morte, fino alla psicosi, alla malattia e all’omicidio colposo, cose che se hai comprato un paio di scarpe senza dirmelo potrebbero volare i coltelli di Carlo Cracco.

Oppure amarci follemente come due novelli sposi in viaggio di nozze, e vivere tenendo l’una la porta del bagno all’altra, prestandoci metà dell’armadio, sorseggiando champagne sotto la tour eiffel. I coltelli, però, sono sempre in borsa. PSYCO.

 

 

  1. Verde come…

Quando si faceva una cosa sbagliata, mia nonna esclamava: ‘’VEDI CHE GESU’ LO SA E TI MANDA ALL’INFERNO’’. Tale cosa penso sia alla base di tutti i miei problemi mentali. In ogni caso, spesso e volentieri, mi verrebbe da dirlo ad alcune persone… Ma poi sarebbero TSO come se non ci fosse un domani.

Comunque, nell’elenco di mia nonna ‘’Le cose che ti mandano all’inferno’’, c’erano ovviamente i peccati capitali. Uno in particolare, spesso è cardine di alcune (in)amicizie: L’ INVIDIA.

Che Dante LEVATE, mi faccio accompagnare in quel girone da Virgilio in persona.

Queste amicizie sono piuttosto… Discutibili. Un po’ un Amo et odio, tricche e ballacche (ma era così, nei libri di latino?)

Da una parte l’invidia: quando va bene una cosa, quando si trova il fidanzato, quando prendi 30… QUANDO SI RICEVONO PIU’ LIKE. Stanno là, con la faccia da ‘’mi è morto il gatto sventrato davanti gli occhi’’. Accennano un sorriso che signore degli inferi vienimi a prendere. E a questa subentra la gelosia: se io ti cago di meno (per ovvi motivi…) NO, TU SEI SOLO MIO/A. Estenuante. Però gli vuoi bi, c’è poco da fare.

 

  1. #FRIENDSHIP

Dai, l’hasthag non vi ha illuminato la mente? Ebbene sì, i social. Siamo nel 2017 no? È finita l’era dell’amico di penna e adesso chi di voi non ha un “amico di social”? Persone conosciute in modo improbabile su uno dei mille social network che ci bombardano la vita. Faccine, foto, tag, link, sono gli ingredienti principali.

Facile, direte voi, mandare avanti baracca e burattini. Ed in effetti se qualcosa non funziona, se i “mi piace” non sono abbastanza o sono poco graditi la soluzione è semplicissima: TI BLOCCO. Fine amicizia. DISLIKE.

  1. BRO.

Due maschi, due peni. Non c’è altro da dire. L’amicizia tra due maschi è un patto di sangue e fratellanza che, se viene rotto, finisce a pugni belli forti. E poi, con ogni probabilità, amici come prima. È un rapporto semplice: si parla poco, si cazzeggia forte.

Serve a staccare la spina dalle rotture di coglioni (leggi: donne). NO. Ragazze: NO. Non parliamo di voi, non parliamo delle nostre litigate, non parliamo di ‘’e quindi, come va tra voi?’’. NO. Stacchiamo il cervello quando siamo insieme. La massima profondità delle nostre conversazioni è ‘’tutto ok?’’ ‘’sì’’. STOP. Nessun film in 3d della Universal. Solo tante bestemmie e calcio. Il top.

 

  1. Amici- Nemici.

“L’amore non è bello se non è litigarello?” No, ma solo l’amore? DAVVERO? Ho visto drammi in amicizia così drammi da poterci fare un dramma cinematografico (capite che DRAMMA?)

In amicizia, più che in amore forse, i guai sono sempre dietro l’angolo: Scene di panico senza motivo (cit.) Questo tipo di amicizia è un tira e molla continuo e straziante. Un continuo oscillare fra il volersi bene e il prendersela a male per qualsiasi cosa. Ho visto amici litigare per un presunto amore, altri litigare per una bottiglia di vino, altri ancora per un congiuntivo sbagliato (Si dai, se sbagli i congiuntivi nessuno vuole più esserti amico) Ma forse, senza troppi eccessi, una litigarella ogni tanto fa anche bene. Com’è che si dice? Accende il fuoco.

 

  1. C’era una volta…

Un’amicizia nata millemila anni fa. Quell’amicizia che nemmeno nomini più di tanto ma quando appare non puoi che dire ‘’con tizio? MA SIAMO AMICI DA UNA VITA’’.

Ma di quelle amicizie che mi ricordo ancora l’odore della tua pupù dentro il pannolino. Che hai vissuto tutte le fasi della mia vita, tutte le mie trasformazioni. Sai tutti i miei segreti, le mie figure di merda. Le cazzate più grandi che potevo fare. Sai tutto, mi conosci meglio di chiunque altro. Sei pericoloso. Se smettiamo di essere amici… Dovrò ucciderti.

 

  1. QUI CONVIENE.

No, non volevo cambiare discorso all’improvviso e suggerirvi un posto in cui andare a fare la spesa, volevo solo descrivere tutte quelle amicizie, che di amicizia non hanno nulla, e che si basano sul mero concetto della convenienza.

Non ti cerco, non ti scrivo, non ci vediamo. Ogni tanto ti butto lì un “se hai bisogno io ci sono” e TU PUNTUALMENTE NON CI SEI MAI. Ma proprio mai, nemmeno se ti chiamano dal reparto “traumi della vita”. Eppure, magicamente, proprio quando la situazione si rovescia, e quello ad avere bisogno non sono più io ma tu, riappari magicamente come la persona più amorevole del mondo.

Una cosa ti vorrei dire: “Dove ti sei fatto l’estate, fatti pure l’inverno”, e se questa metafora non è sufficiente: Vaffanculo; Così è senza dubbio più esplicito.

 

 

 

10. Maschi Vs Femmine

‘’Ma l’amicizia maschio- femmina NON ESISTE’’

Bentornati su Abbatti lo Stereotipo, torniamo in poppa magna con il nostro hashtag #FCV ovvero FATTI UNA CULTURA O VILLICO. Ragazzi miei, nel 2017 posso capire che ci sono ancora persone idiote che pensano che i vaccini sono fatti con embrioni di foca, posso capire che esistono ancora i matrimoni combinati, posso capire che ci sono persone che ancora guardano Uomini&Donne e Barbara D’urso… Ma che si continui, ancora, a credere che una donna e un uomo non possano essere amici è incredibile!

Dai, non è che tutti i rapporti debbano sfociare nel sesso… Mica ci si presenta stringendosi i genitali. Poi se voi lo fate, oh, moglie e buoi dei paesi tuoi.

Anzi, vi dirò di più: un uomo e una donna che diventano amici dopo un po’ si faranno senso a toccarsi. L’unica coppia mista che continuerà ad avere un affetto fisico sarà la coppia amico gay- donna. Che, tra le altre cose, è l’apoteosi, l’Eden, la punta di diamante dell’amicizia.

Noi votiamo sì: sì, all’amicizia maschio femmina. Perché a tutti gli uomini serve una donna che consigli loro quando smetterla di fare i cretini, di spegnere il pene e accendere il cervello; perché a tutte le donne serve un uomo che urli loro in faccia ‘’HAI ROTTO IL CAZZO’’, senza rischiare un muso lungo 9 anni.

È l’opposto che controbilancia. È la sincerità nuda e cruda, le risate, la protezione, l’affetto. È qualcosa che resta, nonostante tutto.

 

Elena Anna Andronico (Santi, 11 anni di amicizia)

Vanessa Munaò (Alessandro, 9 anni di amicizia)

Harry Potter e il Mistero della Segreteria dell’UniMe

Harry Potter dopo aver visto la fila alla Segreteria di Piazza Antonello

Che piaccia o meno, chiunque al mondo conosce Harry Potter, il maghetto più famoso dei nostri tempi, e sa che ha dovuto affrontare tantissime peripezie per sconfiggere il grande Signore Oscuro.

Harry, più di una volta, stava per rimetterci le penne. Ma si sa: il bene trionfa sempre sul male.

Però, c’è sempre un però, se Harry Potter si fosse trovato ad affrontare, o si fosse dovuto affidare, alla Segreteria UniME… Probabilmente sarebbe morto.

 

Il lato positivo? Noi, studenti UniME, siamo più in gamba di Harry Potter. O, forse, siamo già morti.

 

Ecco per voi quindi, di modo da prepararvi come veri eroi, i 7 modi attraverso cui la Segreteria UniME vi istigherà al suicidio:

 

 

 

  • IN FILA PER TRE COL RESTO DI DUE.

 

Peggio della coda alle Caronti il 15 di Agosto, peggio della fila alla cassa da Zara quando ha tutto a metà prezzo, peggio dell’attesa al concerto di Ed Sheeran (credetemi, era davvero tanta fila).

 

Peggio di tutte queste cose appena elencate c’è lei: La segreteria UniMe. Scene apocalittiche che per poter ottenere l’ingresso dentro quello che sembra un luogo mistico ed invalicabile, devi fare prima un corso di addestramento per imparare a piantare la tenda ed allenarti a dormire sopra un freddo marciapiede del centro città.

 

E non è tutto.

 

Munitevi di un manuale guida che vi spieghi come ottenere il bigliettino corrispondente alla fila per lo sportello del vostro dipartimento. Potreste aver fatto 4 ore e mezzo di coda allo sportello giusto ma col bigliettino sbagliato (e lì son cazzi..) o magari aver preso il biglietto giusto ma aver fatto la fila allo sportello sbagliato.

 

In fin dei conti, chi ci capisce mai niente qua dentro!? E soprattutto, perché decidiamo di andare sempre tutti insieme in segreteria? Ma tutti eh, tutto l’ateneo; Conga.

 

 

  • ED IO CHE NE SO.

Quando a casa mia un oggetto è improvvisamente disperso, alla frase ‘’ MAMMAAAAA, DOV’E’ FINITO OGGETTO XXXXX?!’’ seguono due possibili risposte: A) Là. Non fare venire me che se lo trovo ti ammazzo.

B) ED IO CHE NE SO.

 

Di solito la risposta B mi viene data quando l’oggetto è stato, come dire, BUTTATO, con coscienza e volontà dalla Signora Madre.

 

Ecco, in una classifica di persone omertose che usano la frase ED IO CHE NE SO, l’ordine sarebbe questo: mia madre, il/la segretario/a dell’UniMe, tizio siciliano negli anni ’90 sulla mafia.

 

PER LA BARBA DI MERLINO, segretario dei miei stivali, se io ti chiedo, supplicandoti in ginocchio sui ceci come una povera monaca, quale sia il fottuto modulo che mi serve per la fottuta tesi e quale sia il fottuto giorno di scadenza, COME CAZZO FAI A RISPONDERE: ED IO CHE NE SO?!

 

MA COME E TU CHE NE SAI. MA SCUSA. Lo dovrei sapere io? Sono così deficiente da venirti a chiedere una cosa che so e tu invece no? CHE COSA TI DEVO VENIRE A CHIEDERE? COSA INTENDI TU PER ‘’ SALE QB’’ NELLE RICETTE? COME TRADUCI TU IL “QUANTO BASTA” DELLA PARODI?

 

 

 

  • LA TARTARUGA E LA LEPRE.

 

La favoletta la conosciamo tutti: la lepre è veloce, così veloce che, per bullizzare la povera tartaruga, si ferma a prendere il sole sfottendola. Si addormenta (o muore, non ricordo). La super tarta arriva al traguardo. Chi va piano va sano e lontano, morale, lezione da imparare, tante care cose arrivederci e grazie.

 

ORA. Io sono molto contenta che certe lezioni uno le impara quando era piccolo e faceva oooh, e non se le dimentica più. MA DIO MI PERDONI. Possiamo, gentilmente, non fosse altro per le altre 3942 persone che aspettano dagli anni ’30 in fila, velocizzare solo un pochino?!

 

Perché, sono quasi sicura, che quella cavolo di tartaruga un cavolo di fotocopia la riesce a fare in 3 nano secondi come ogni essere normale e non in OTTO ORE E 4 LUNGHI MINUTI. Chi va piano va sano e lontano, INCONTRO ALLA MORTE (ed io preferirei non morire a piazza Antonello).

 

Considerando che il turno di lavoro dura DUE ORE, quei 49 caffè che prendete e le chiacchiere con il collega dentro il gabbiotto, e il messaggino su whatsapp, non le si possono fare DOPO il proprio turno, nelle restanti 22 ore della giornata?!

 

PER FAVORE. ABBIATE PIETA’.

 

 

  • GAVISCON.

Cari i miei amici segretari, ma perchè mi chiedo io, siete sempre così di pessimo umore? Un sorriso, una gentilezza, un abbraccio?

 

Qui le vittime del sistema siamo noi, quelli che non ci capiscono niente di esse3 siamo noi, quelli che non sanno quali scartoffie compilare per la laurea siamo noi, quelli che non si ritrovano i voti sul libretto siamo noi, quelli che hanno preso la mora perchè non hanno ricevuto il mav siamo noi, quelli che Isee, Iseu, Inps, giro giro tondo, siamo noi.

 

Quelli esauriti sclerotici fuori di testa che se non mi risolvete i guai vi denuncio al telefono azzurro SIAMO NOI.

 

Voi, miei cari amici segretari, non dovreste far altro che sedere alla vostra postazione con aria condizionata, wifi e angolo bar e sorriderci amorevolmente mentre con una mano fuori dalla sbarra sussurrate ” andrà tutto bene caro studente, andrà tutto bene”.

 

 

  • TELEFONO SENZA FILI.

Oggi mi sento proprio nostalgica. Tra una favoletta e un urlo della mammina e il giro giro tondo del punto sopra… Ecco un altro giochino dell’infanzia: il telefono senza fili.

 

Ve lo ricordate? Tutti in cerchio, il primo pensava una parola e la si passava, di compagnetto in compagnetto, fino all’ultimo bimbo che doveva indovinarla. Pena? LA MORTE. No, scherzo. Solo l’esilio, escluso per sempre da tutti i giochi.

 

Ovviamente, la parola non riusciva mai ad arrivare integra. Si partiva con ‘’cacca’’ e si finiva con ‘’ARISTODEMO’’.

 

E, ovviamente, non c’era un telefono. Il telefono eri tu, le manine a coppa intorno all’orecchiuccio del compagnetto erano la cornetta. E poi c’era la fantasia.

 

Quella che adesso hai in abbondanza, smisurata, se pensi che qualcuno risponderà mai al numero di telefono indicato nel sito UniME accanto alla dicitura SEGRETERIA.

 

Ma se lo credi, se riesci ad immaginarti mentre fai una conversazione al telefono con un segretario, chi sono io per infrangere i tuoi sogni. ‘Ché non si sa come mai, ancora, non risponda il messaggio registrato della Telecom Italia di avvertenza ‘’il numero digitato non è esistente’’.

 

No perché, il numero sarà pure esistente, ma per quanto riguarda telefono, fili e il segretario dietro che risponda, pura fantasia.

 

  • ORANGE IS THE NEW BLACK.

 

Dai che lo so che lo avete visto tutti, specie da quando Netflix ha deciso di entrare nelle nostre vite per stroncare qualsiasi possibilità di conseguire la laurea. Per chi non sapesse cosa sia Orange is the new black, vi basti sapere che è ambientato in un CARCERE.

 

Proprio così, ed il riferimento è del tutto intenzionale. Per quale assurdo ed insensato motivo avete deciso di barricarvi dentro quella sottospecie di gabbia, manco aveste a che fare con i peggiori Pablo Escobar dell’Università? (Narcos… ndr)

 

Dico, non è già abbastanza difficile raggiungere un livello di comunicazione efficace ai fini della risoluzione di qualsiasi tipo di problema? E invece no, a separarci ci sono 3 kilomentri e mezzo di balconcino in marmo, una finestra in ferro battuto, un vetro blindato a prova di bomba e le sedie sulle quali siete seduti, sono al piano di sotto.

 

Oh Romeo, Romeo io sono in punta di piedi, ma tu perchè cazzo non ti alzi in piedi invece di continuare a dirmi “scusi, può ripetere? non ho sentito bene”.

 

Ce la possiamo fare sì, ce la possiamo fare.

 

  • WHATSAPP

Questa proprio ve la devo riconoscere, pochi giorni fa sono venuta a trovarvi e mi è sembrato, per un attimo, di essere in uno di quei college americani super tecnologicamente avanzati.

 

No dai, sul serio. Come diamine vi è venuto in mente di mettere a disposizione di noi studenti uno strumento così potente tramite il quale poterci vendicare di quanto sopra?

Per chi non fosse andato di recente nel luogo mistico di Piazza Antonello, spiego brevemente di che si tratta: davanti ad ogni sportello è stato posizionato un aggeggio che chiameremo tablet, (non so se lo sia realmente ma ci somiglia parecchio) sulla schermata del quale compaiono tre simpatiche facce: una verde (felice), una arancione (libera l’incrocio se lo hai già impegnato) ed una rossa (estremamente triste ed arrabbiata).

Lo scopo, è quello di fornire allo studente uno strumento in grado di valutare i servizi offerti dallo sportello in questione.

ORA, miei cari amici segretari, vi svelo un segreto: mentre con lo sguardo puntiamo le vostre vite da prigionieri di Azkaban, con le dita abbiamo già sfondato di tap la faccetta rossa da averla rincoglionita al punto di chiedere pietà. Ma vi vogliamo bene però, magari un sorrisetto ce lo scambiamo su whatsapp, a fine carriera. Se ce la famo.

 

Elena Anna Andronico ☹ ☹ ☹

Vanessa Munaò ☹ ☹ ☹

Eventi del fine settimana

Venerdì 19

  • ALBERO DELLA PACE

Dove: Piazza Duomo

Quando: dalle ore 9:30

Cosa: la pace inizia, mettendo un punto alla guerra contro il nostro stesso pianeta; è ormai uso comune gettare qualsiasi tipo di rifiuto in ogni dove, senza pensare al suo potenziale inespresso o senza riflettere sulle enormi ripercussioni che quel gesto avrà per gli anni futuri. In questa triste ottica del presente, Puli-AMO Messina intende far “pace” con l’ambiente, tributandogli un albero interamente realizzato con materiale di riciclo, liberando (sia pure idealmente) la Madre Terra dal greve compito di smaltire le enormi quantità di rifiuti che ogni giorno le doniamo.

L’installazione è un’iniziativa legata alla manifestazione “La tenda della Pace“, che avrà luogo a Piazza Duomo dal 19 al 21 maggio.

  • VERSO IL G 7 DI TAORMINA: DIBATTITO SU GUERRA E MIGRAZIONI

Dove: Via XXIV Maggio

Quando: dalle ore 17:30 alle ore 20:00

Cosa: l’imminente G7 di Taormina, affronterà alcuni dei conflitti più sanguinosi scatenati nell’area mediterranea e mediorientale e l’immancabile “lotta al terrorismo (islamico)”. Altro tema “caldo” sarà quello delle relazioni-pressing sulla Russia e, per la prima volta in ambito G7, verrà presentato il tema delle “emergenze” prodotte dalle migrazioni mondiali.

Il vertice di Taormina avrà  lo scopo di rafforzare le alleanze politico-militari nel quadro dell’escalation bellica globale e il contrasto con l’uso della forza delle migrazioni e della fuga di milioni di persone dalle guerre e dai crimini socio-ambientali.
Introduce Antonio Mazzeo, comitato No G7 – Messina.

  • THE HATEFUL TARANTINO TRIBUTE

Dove: Beer Garden, Falcone – Via G. Falcone 4/6 – Cotignola

Quando: dalle ore 22:30

Cosa: i The Hateful Tarantino tribute band ripercorreranno le colonne sonore dei film di Quentin Tarantino con uno show unico nel suo genere.
A fine concerto, la serata prosegue con il Radar Rock Party, una selezione musicale di Dj Piro (Massimo Solaroli).

Ingresso gratuito con possibilità di prenotazione tavoli per cena al numero 3801025449.

Sabato 20

  • CLINIC DEDICATA AL MONDO DELLE BATTERIE CON MARCO IANNETTA

Dove: Casa Musicale Sanfilippo – Via G. La Farina, 69

Quando: dalle ore 17:00

Cosa: un incontro con un artista famoso in tutto il mondo per la sua unica ed eccezionale tecnica batteristica; con il suo complesso drum kit, costruisce il suo innovativo ed articolato playing.

  • LIBRO D’ARTISTA

Dove: La Feltrinelli Point – Via Ghibellina, 32

Quando: dalle ore 18:30 alle ore 19:30

Cosa: è un libro che rappresenta un lavoro d’arte, spesso pubblicato come edizione numerata a tiratura limitata, sebbene a volte sia prodotto come oggetto unico e venga chiamato appunto unique.
La mostra “Il Libro d’artista” (promossa all’interno del Maggio dei Libri) è stata ideata, organizzata e curata dall’Associazione di artisti “Senza chiedere il permesso”, dalla Feltrinelli Point di Messina e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Messina.
All’inaugurazione, saranno presenti gli artisti espositor ed introdurrà lo storico d’arte Giampaolo Chillè; presenzierà l’Assessore alla Cultura del Comune di Messina Federico Alagna.

  • DAVIDE SHORTT IN CONCERTO – STRANIERO TOUR FULL BAND SHOW

Dove: Retronouveau – Via Croce Rossa, 34

Quando: dalle ore 22:30

Cosa: Davide Sciortino è un cantautore, beatmaker e rapper di Palermo, nonché terzo classificato alla IX edizione di X Factor. Ritorna nella sua Sicilia con un album che vanta testi figli della grande tradizione cantautorale italiana e ricco di collaborazioni importanti: Daniele Silvestri e la sua band, la neo soul band romana ThrowBack, il rapper Tormento e la stella del rap underground Johnny Marsiglia.

Ingresso € 10 direttamente al botteghino.

DOMENICA 21

  • VISITA IL CIMITERO MONUMENTALE DI MESSINA

Dove: ARB – via Romagnosi, 18

Quando: dalle ore 9:30 alle ore 12:30

Cosa: “MESSINA CITTA’ CHE PARLA” 5a passeggiata; Francesco Maggio che ci guiderà nel nostro cimitero monumentale, che è uno dei più importanti cimiteri monumentali d’Italia: al suo interno è presente la gran parte della statuaria e dell’architettura del neoclassicismo messinese.
Attenzione: la guida di domenica è introdotta da un incontro che si terrà venerdì 19 dalle 20 alle 21 presso la sede dell’associazione ARB.
La quota di partecipazione è di € 5 a persona.

  • TORNEO JUST DANCE

Dove: Smite TP Games – Via Risorgimento, 45

Quando: dalle ore 11:00 alle ore 13:00

Cosa: il Torneo di Just Dance si svolgerà durante la mattina del secondo giorno dell’evento GAME of COMICS.
Il Costo di partecipazione sarà di soli 3€ a persona.
Il Vincitore verrà dichiarato a fine di tutti i balli sommando i punti accumulati durante il gioco e riceverà come premio una coppa come memoriale dell’evento.
Le Iscrizioni sul luogo dello svolgimento del torneo verranno prese sino a 10 minuti prima dell’inizio dello stesso.

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

Ecco 10 motivi per cui uno studente universitario dovrebbe viaggiare

Almeno una volta l’anno, anche se solo per 3 giorni: prendete tutto e partite.

Per non impazzire. Per non annoiarvi. Perché fa bene….

Perché?

Per questi 10 motivi.

Ma anche per nessuno di questi. Fatelo e basta. Viaggiare fa bene alla salute.

1- Per premiarti. 

Chi di voi non ha mai sognato di trovare sotto l’albero, magari dopo un’estenuante sessione, un bel biglietto solo andata per destinazione paradiso? Diciamocelo, la vacanza premio è una delle cose migliori che possiamo regalare a noi stessi dopo aver buttato sangue, sudore e salute su tutte le pagine di tutti i libri di ogni materia della nostra carriera.

 

Ho preso 18, domani vado ad Amsterdam a sfondarmi di funghetti allucinogeni per dimenticare” (dai che lo so che ti fai di funghetti allucinogeni…) oppure “Ho preso 30, direi che Amsterdam è un ottimo modo per festeggiare”

 

Chiara Ferragni version: “Hi guys, ho finito il primo paragrafo, faccio pausa per le strade di San Francisco, dopo il secondo ed il terzo volo ad Hong Kong”. Insomma, che tu sia povero o Chiara Ferragni, avrai sempre un motivo per premiarti, fare la valigia e staccare la spina.  RIGENERANTE

 

2- Per non tentare il suicidio.

Ogni studente, almeno una volta durante la sua carriera universitaria, ha pensato ‘’non ce la faccio’’. E, diciamocelo, la situazione peggiora se incocci giusto quel professore che decide di bocciarti 34 volte. Ma perché?! Cosa altro devo studiare?! Beh, probabilmente niente. Si divertono così, che vi devo dire.

In quei momenti di black out totale, manco fossimo in una puntata di Shondaland, te lo dici ‘’ non posso farlo. Non sono all’altezza. Mi arrendo’’.

E poi non ci arrendiamo mai perché siamo cocciuti come muli e, da brave bestioline ignoranti, ci riproviamo fino a quando ‘’18 e sto! Dove devo firmare?!’’.

Ecco, è in questi momenti di blocco che due giorni fuori, lontano da tutto, lontano dalla vita vera, possono solo fare bene alla salute. Sono un respiro profondo. Lo prendi e vai avanti.

3- Per arricchirti.

No, non nel senso che viaggiare potrebbe essere la soluzione ad ogni tuo dubbio amletico circa le tue scelte universitarie. “Avrò scelto la facoltà giusta?”,Troverò mai un lavoro?”, “Avrò mai uno stipendio?”.

 

No, non vi arricchirete viaggiando e abbandonando gli studi, ma attenzione; potreste sempre prendere un volo diretto per la Cina, fare strani accordi con la mafia cinese, ottenere la licenza per aprire un camioncino abusivo di braciole in centro a Pechino e diventare ricchi. (Che ideona vi ho appena suggerito?)

Allora sì che potrete compilare la rinuncia agli studi.

 

Ma no dai, la ricchezza della quale sto parlando vale molto di più che tutto questo, perché la ricchezza che troverete viaggiando sarà quella degli occhi e del cuore. Viaggiare per credere.

 

4-Perché non si impara solo sui libri.

E qua non stiamo a filosofeggiare, eh. Qua si parla proprio di vita reale: se mi trovate un libro dove ti insegnano a fare la lavatrice o la lavastoviglie, beh, voglio la copia in PDF TIPO SUBITO, ORA, NAU.

Fatevi quella valigia e andate ad imparare LA VITA, cazzo. Che sui libri quella non si legge, non si impara. Imparate cosa vuol dire farsi rubare la borsa e dover andare all’ambasciata italiana a denunciare il fattaccio, ad esempio.

No, oddio, troppo severa.

A calpestare una cacca con l’unico paio di scarpe che avete potuto portare perché, mannaggia a easyjet, la valigia in stiva costa troppo e non posso comprarne un altro paio e ‘’mammina dove sei, come faccio, che schifo!’’. Le cavolate insomma, che poi sono le cavolate che servono per sopravvivere.

5-Per coltivare nuove amicizie.

Ma quali Facebook, Instagram e Whatsapp; le amicizie non sono più quelle di una volta (quanto mi sento vecchia dicendo queste cose) e no, abbiamo detto che quelle con i rumeni dei call center sono da escludere da ogni categoria di questo articolo.

 

Viaggiare è anche e soprattutto conoscere gente che non nutre alcun pregiudizio nei tuoi confronti perché diciamocelo, coi tuoi colleghi ormai hai creato il fan club degli sfigati, depressi, non avremo mai quella laurea, e sai che non potrai mai far parte di nessun’altra confraternita.

 

Quale migliore occasione se non quella di essere dall’altra parte del mondo, col tuo nuovo amico Peruviano a scolarti qualsiasi bottiglia di Rum che ti capiti a tiro. Ciaoh poveri, c’ho l’amico international.

 

 

6- Per intasare Instagram.

Un po’ pezzi di merda in questo caso, nei confronti dei colleghi stipati a casa, siamo (proprio, col verbo alla fine della frase, alla siciliana, per rendere meglio il concetto). E anche un po’ ossessivi, compulsivi, vanitosi e ostentatori.

Però quanto è bello pubblicare le foto di quella nuova meta e, cavolo dai, ma avete visto che meraviglia ho potuto visitare?!

Suvvia, in viaggio siamo tutti un po’ MARIANODIVAIO SPOSTATE CHE ME FAI OMBRA. E poi, è terapeutico: quando torni alla vita normale e cominci a pubblicare foto di te con i libri, il gatto sui libri, gli evidenziatori con i libri, i libri sui libri; basta scendere un pochetto più giù e… Uao, che figata che è stato quel viaggio.

7- Per confrontarti con il diverso.

Si, si, lo so che col diverso vi ci confrontate ogni santissimo giorno, quando puntuale come lo sposo il giorno delle nozze, arriva la chiamata del call center e tu stai lì a spiegare all’austro-ungarico di turno che NON VOGLIO NESSUNA CAZZO DI OFFERTA CIAO.

 

Facciamo che questo non lo consideriamo nella categoria ma proviamo ad allargare i nostri orizzonti. È vero, tutto ciò che è diverso forse spaventa, (tranne un 28 in mezzo a una sfilza di 18, quello non spaventa di certo) ma pensate a quante cose belle vi potrebbero capitare prendendo un semplice pullman, treno o aereo: Potreste imparare a fare la raccolta differenziata, a mettere la cintura quando state sul sedile posteriore, ad attraversare sulle strisce pedonali, rispettare i semafori, usare i cestini…

 

Dai sì, la smetto di elencare tutto ciò che non siamo in grado di fare, ma ricordate; non è mai troppo tardi per scoprire che oltre alla nostra tribù medioevale, esiste un mondo civilizzato ed emancipato.

 

8- Per assaporare la libertà.

Questo punto è rivolto di più ai ragazzi che studiano nella propria città e vivono ancora coi genitori. A noi, poveri disgraziatelli, che si mangia ancora alle 13:04 spaccate, A TAVOLAAAAA QUESTA CASA NON È UN ALBERGO A TAVOLAAAAAAAA!!!

A noi, che guardiamo i colleghi fuori sede e, quasi per tutto il periodo universitario, pensiamo ‘’perché?! Perché ho autoimposto a me medesimo di avere per altri OTTANTADUE ANNI il coprifuoco? Perché?’’

Con tutto il bene che possiamo volere ai nostri genitori, ci mancherebbe altro, ma, in svariate occasioni, si tenta il suicidio.

È per questo che QUEL VIAGGIO, quello che ancora non ti sei concesso, studente in sede, TI SERVE. Per respirare un attimo di libertà. Come la mamma, sempre lei, che la domenica mattina entra in camera e spalanca tutto perché ‘’È domenica, BISOGNA FAR CAMBIARE ARIA ALLA CASA’’.

Cambiatela voi, concedetevi una settimana di domeniche fuori, respirate la libertà e poi, sì, poi si può tornare a casa.

9- Ryanair.

Fermi tutti, menzione speciale. Standing ovation, medaglia ad honorem: RYANAIR. Tu che hai rianimato tutti i cieli del mondo, tu che hai ridato la gioia laddove gioia non c’era più. Tu che mi fai pagare il biglietto per New York ad un prezzo così abbordabile che ho convinto anche mia nonna a partire.

 

Tu che il bagaglio a mano non può essere più grande della mattonella che ho in bagno (pena 55euro di multa da pagare cash provati sulla mia pelle), che se voglio portarmi due mutande di più devo comprarmi 600euro di bagaglio da stiva, che se voglio scegliere il posto a sedere devo concedermi al Capitano (oppure, chiaramente, pagare) che vuoi accollarmi i profumi, i gratta e vinci speciali, le assistenti di volo come badanti.

 

Tu che sei riuscito nella grande impresa di convincere il mondo che volare ovunque vuoi a basso costo sia possibile, ma che in fondo, sei solo riuscito a prenderci tutti, beatamente ed allegramente per il culo. Grazie Ryanair.

 

10- Messina

Non è vero che a Messina ‘’non c’è nenti’’. A messina c’è, c’è tanto. Sono i Messinesi che non ci sono. Non ci stanno proprio con la testa, sognano di fare qualcosa e, mentre sognano, si perdono quello che c’è (anche se alcuni sono proprio fuori come balconi, nel senso MATTI DA LEGARE).

Tra di noi, a livello umano, gli stimoli sono pochi e non sfruttati. L’apatia incombe, sempre più pesante e reale. Mia nonna, alla casa di riposo, si divertiva molto di più.

Siamo degli zombie.

E quindi, forse, quei 100€ che si spendono ogni sabato sera sarebbe il caso di metterli da parte e farci un bel gruzzoletto, invece che spenderli in Belvedere… E andare a vedere quello che veramente è un Bel- Vedere.

Che magari, gli stimoli tornano. E poi, in fin dei conti, niente è più bello che tornare a casa.

Elena Anna Andronico

Vanessa Munaò

Scienza e ricerca nella Messina del 600: Marcello Malpighi e la nascita dell’Anatomia microscopica

Marcello Malpighi

Il Seicento è considerato universalmente dagli storici della scienza un secolo di svolta nella nascita e definizione delle moderne discipline scientifiche: l’affermarsi progressivo di un nuovo metodo sperimentale, la cui concettualizzazione si fa classicamente risalire a Galileo Galilei, costituisce una autentica ventata di rinnovamento nelle conoscenze inerenti tantissimi campi dello scibile umano. Lo sviluppo della tecnica, in particolare dell’ottica, fornisce ai ricercatori lenti e strumenti di ingrandimento assolutamente innovativi per l’epoca, mentre l’affermarsi di questo nuovo approccio metodologico toglie loro ogni paura di usarli, nonostante le numerose remore da parte dei pensatori ancorati alla tradizione scolastica. Così, se Galileo con i suoi cannocchiali punta queste lenti verso il cielo, ad ingrandire oggetti distantissimi come pianeti e asteroidi, altri preferiscono usarle per studiare ciò che è troppo piccolo per essere visto ad occhio nudo: è la nascita dei microscopi. Tra questi studiosi, pionieri della microscopia, ce n’è uno che prima degli altri riuscì ad applicare questo nuovo sguardo allo studio della struttura fine della materia vivente di animali e vegetali. Parliamo di Marcello Malpighi, anatomico, medico e botanico considerato oggi il padre dell’Anatomia Microscopica: una scienza senza la cui affermazione praticamente nessuno dei progressi in campo medico e biologico di cui oggi godiamo giornalmente sarebbe stato possibile.

Fino a qui è storia relativamente nota: ma quello che forse non tutti sanno è che proprio l’Università degli Studi di Messina fu teatro di alcune di queste fondamentali scoperte scientifiche. Proprio a Messina infatti, Marcello Malpighi insegnò come docente primario di Medicina teorica nel periodo che va dal 1662 al 1666, ed è a Messina che diede alla luce alcune delle sue opere più importanti. 

Giovanni Alfonso Borelli

L’Università di Messina in quel periodo è una università giovane, ma assolutamente all’avanguardia per quanto riguarda gli studi scientifici: nel 1635 un altro grande scienziato, Giovanni Alfonso Borelli, magari meno noto ma non meno importante per lo sviluppo della scienza e della medicina moderna, vi insegna matematica. Borelli non è stato un microscopista, ma un fisico, matematico e fisiologo, padre della moderna biomeccanica; lo accomunano a Malpighi l’interesse verso il nuovo metodo sperimentale e l’appartenenza all’Accademia del Cimento, cenacolo di studenti galileiani e terreno fertile per le nuove idee scientifiche. Fu dunque probabilmente Borelli, che di Malpighi era fraterno amico e corrispondente, a fare il nome di Malpighi negli ambienti colti messinesi; così quando nel 1661 si viene a rendere necessario un nuovo professore di Medicina teorica, anche se Borelli da tempo non si trova più a Messina (città in cui ritornerà qualche anno dopo), i membri del Senato sembrano non avere alcun dubbio e, all’unanimità, lo fanno convocare nella città dello Stretto.

Sezione e anatomia microscopica dei polmoni di rana, in una tavola disegnata da Malpighi.

Senza dubbio Malpighi non era certo stato con le mani in mano fino a quel periodo. Docente a Bologna, nel 1661 era stata pubblicata una delle sue prime grandi scoperte scientifiche: la prima descrizione dell‘anatomia microscopica degli alveoli polmonari, che contiene la prima dimostrazione di come vene e arterie siano tra di loro comunicanti attraverso i capillari. Una scoperta che cambierà il corso della storia della Medicina e avrà una notevole risonanza anche internazionale già negli anni successivi; una scoperta che però si pone in netto contrasto con le teorie di Galeno che venivano allora sostenute da buona parte dei suoi contemporanei, e che gli costa quindi numerose antipatie accademiche. Per questo quando allo scienziato arriva l’offerta di insegnare a Messina, non si fa sfuggire l’occasione di cambiare aria e fa subito i bagagli alla volta dell’ateneo peloritano.

Il periodo messinese è per Malpighi un periodo estremamente produttivo: a Messina, Malpighi studia l’anatomia del rene, descrivendo per la prima volta i corpuscoli renali, che oggi portano il suo nome (corpuscoli del Malpighi); si dedica anche alla neuroanatomia, descrivendo i recettori responsabili del senso del gusto e del tatto; studiando la circolazione del sangue, descrive per primo i globuli rossi; cura inoltre il suo interesse verso la botanica, divenendo direttore del celebre Orto botanico, che era stato fondato dal suo predecessore, Pietro Castelli, anche egli medico e botanico.

Una rappresentazione moderna del corpuscolo del Malpighi.

Nonostante questo, la tappa di Messina resta per Malpighi una semplice stazione di transito: nel 1666 fa ritorno a Bologna, dove acquista fama come medico pratico; negli anni successivi collabora con la Royal Society inglese, che ne pubblica l’opera omnia; dopo numerose altre scoperte (e altrettanti caotici ed aspri screzi accademici con i colleghi bolognesi) finisce la carriera a Roma, in carica di medico privato del Papa, ricco, potente ed affermato. 

Seppure breve, la parentesi messinese resta comunque una importante tappa della carriera di questo insigne scienziato e vale la pena ricordare che alcune delle conoscenze che oggi fanno parte dei pilastri della moderna scienza medica, sono state scoperte proprio nel nostro Ateneo… 

CUS – Un gol che sa d’ossigeno

L’ultima giornata tra le mure amiche del Bonanno è una boccata di puro ossigeno per i ragazzi del Cus Unime. Alle ore 12:00 di domenica 7 maggio, in contemporanea con tutte le altre gara, comincia la la ventunesima giornata del campionato di Terza Categoria di Messina tra Cus Unime e Città di Antillo, affidata al fischietto occasionalmente rosa della Sig.ra Chillemi.

 

Primo tempo: pronti via e il Cus passa subito in vantaggio. Neanche 10 primi di gioco e dopo un’azione manovrata palla a terra da destra a sinistra, un prodigioso Fiorello regala a Vinci la sua quinta marcatura stagionale. La partita si mette subito in discesa per i padroni di casa, che non mostrano grossi problemi nella gestione della partita, ma non riescono a concretizzare le occasioni create in tutto il primo tempo. Da segnalare, tuttavia, un intervento del numero 1 universitario, Zito, che con uno splendido colpo di reni nega il pari all’Antico sugli sviluppi di un corner, proprio sul finire della prima frazione.

 

Secondo tempo: stessi ventidue in campo e stessa sinfonia. Un solo padrone del campo che però non riesce a chiudere definitivamente l’incontro. Il palo di Oliva e due errori di Di Bella ne sono la prova. L’Antillo sul finire tenta il colpaccio, ma questa volta è il legno a negare loro il possibile pari su punizione. Senza ulteriori notizie da evidenziare, la Sig.ra Chillemi fischia il finale 1-0.

 

Vittoria di fondamentale importanza per il Cus Unime che allunga in classifica in proiezione playoff, ma soprattutto ritrova la gioia dei tre punti che mancava da ben quattro partite. Domenica prossima, in quel di Itala, big match di giornata: il Cus sarà ospitato dal Fasport, anch’esso in zona playoff.

 

Formazione (4-3-1-2): 1 Zito; 2 Russo, 4 Iacopino, 5 Monterosso, 3 Papale; 7 Vinci, 6 Fiorello, 8 Insana; 10 Tiano; 11 Oliva, 9 Di Bella.

 

Panchina: 12 Battaglia, 13 Costa, 14 D’Agostino, 15 Cardella, 16 Lombardo, 17 Al Hunaiti, 18 Stassi.

 

Allenatore: Smedile.

 

Classifica:

Ludica Lipari* 44

SC Sicilia 39

Fasport 38

Arci Grazia 38

Cus Unime 37

Real Zancle 34

Casalvecchio 29

Stromboli 29

Kaggi 27

Cariddi 14

Malfa 13

Città di Antillo 13

 

*Lipari promosso in Seconda Categoria

 

Mirko Burrascano