L’Accademia Peloritana dei Pericolanti

Nel primo trentennio del XVIII secolo, in tutta Europa aleggiava un forte desiderio di rinascita, di una rinnovata ansia di riforme.

Sentimenti diffusi anche a Messina che, dopo la pesante repressione spagnola, venne dichiarata “muerta civilmente” e privata delle sue istituzioni: l’università e il Senato.

E’ in seno a questa nuova situazione storico-sociale che nacquero numerosi nuovi centri culturali come L’Accademia Peloritana dei Pericolanti, l’unica che continua a vivere ancora oggi.

Andiamo quindi a ripercorre le tappe di questo cenacolo culturale, dividendolo in due parti, in questo partendo dalle origini fino alla fine dell’ottocento.

Origines

Nel ‘700, l’Università degli Studi di Messina fu soppressa in seguito alla rivolta antispagnola (1674-1678) che colpì la città di Messina e parte della provincia.

L’attività culturale della città non si fermò e cominciarono numerose iniziative tra cui l’Accademia di Teologia Morale e l’Accademia degli Accorti, seppure di breve durata.

Un gruppo di studiosi più numeroso e vario era quello dei Periclitantes, nobili cittadini interessati

a riunire i buoni ingegni di Messina nel…fine di cooperare all’incremento degli studi non solo letterari…ma anche scientifici

Si riunivano due volte al mese per discutere sopra le massime di letteratura, filosofia, storia, matematica, giurisprudenza e varie altre materie

Nel 1727, il messinese Paolo Aglioti (dottore di diritto e studioso di antiquaria) scrisse a Ludovico Antonio Muratori affinché venissero associati all’Accademia dei Dissonanti di Modena. Dopo un lungo carteggio tra i due, nel febbraio del 1728, Muratori scrisse ad Aglioti

che si sarebbe fatta in breve l’aggregazione di codesta Accademia alla nostra”

L’anno successivo fu fondata la Periclitantes Peloritana Regia Academia con approvazione del governo locale.

Il 22 ottobre, l’accademia si riunì a Palazzo Reale per la prima volta e lo stesso viceré Conte di Sàstago, diede il permesso di future riunioni presso lo stesso, ma la sede dell’accademia fu spostata presso il Palazzo della Loggia dei Mercanti.

Accademia Peloritana dei Pericolanti
Sala dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti. Fonte: http://unimemagazine.unime.it/

Seconda metà del’700

Con l’epidemia di peste del 1743, l’accademia perse 63 membri, tra cui il fondatore, costringendo la sospensione delle attività per ben 3 anni.

Nel ventennio successivo, con il nuovo pro segretario Andrea Gallo, l’accademia torno in auge e nel 1766 ricevette la richiesta di aggregazione da parte dei Calatini di Caltagirone.

Il terremoto del 1783 impose una nuova battuta d’arresto da cui l’accademia si riprese lentamente.

Solo quasi 10 anni dopo, riuscì ad ottenere dal re Ferdinando III di Borbone, una rendita annua a carico del Tesoro dello Stato, grazie alla quale avviò la pubblicazione di un Giornale di Letteratura, scienza ed arti e bandì concorsi tra gli accademici.

800: Il processo di unificazione istituzionale

Il percorso ottocentesco dell’accademia va a fondersi con quello dell’Università, evidenziando lo stretto rapporto tra le due più significative istituzioni culturali messinesi.

Sin dal 1838, ovvero l’anno della rifondazione borbonica dell’Università, emerse la volontà di ripristinare quegli antichi legami tra la Città, l’Ateneo e le varie accademie, anche se in quegli anni l’unica ad essere rimasta in vita era proprio quella dei Periclitantes.

Nel 1846, la stessa Accademia lasciava le sale Municipali per trasferirsi in una struttura attigua alla Regia Università. Ancora più tardi, nel 1884, la sede cambiò nuovamente per essere trasferita in un ampio locale dell’attuale “Rettorato”, donato proprio dall’università.

Nel 1848, il cenacolo culturale seguiva le sorti dell’Ateneo che veniva richiuso anche se per poco più di due anni.

Lo stretto legame tra le istituzioni, testimoniata dal gran numero di soci all’interno del corpo docente universitario, finì per divenire il centro di elaborazione e diffusione del sentimento antiborbonico.

                                        Prospetto antico dell’Università degli Studi di Messina. Fonte: unime.it

Dall’Unificazione d’Italia alla fine del secolo

L’unificazione nazionale portò una nuova vitalità nel panorama culturale della città, infatti, alle riviste giuridiche si affiancavano le prime pubblicazioni dell’Accademia.

Grazie all’impegno del Segretario Generale Antonio Catara-Lettieri, fu pubblicato il Giornale di Scienze, Lettere e Belle Arti della Reale Accademia Peloritana, al quale, per la prima volta, collaborarono sia i soci ordinari che i corrispondenti.

Appare di fondamentale rilievo, che verso la fine del XIX secolo, le maggiori cariche di governo delle due maggiori istituzioni culturali cittadine coincidessero.

Nel  1889, il magnifico rettore Giuseppe Oliva venne eletto Presidente dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti, carica che avrebbe ricoperto per più di dieci anni.

Gaetano Aspa

Fonti: http://www.accademiapeloritana.it/

NextGenerationMe: Tonino Alessi, tra chimica e pasticceria

Eccoci nuovamente con  la rubrica “NextGenerationMe”. Entriamo per la prima volta nel mondo del food blogging e della pasticceria con Tonino Alessi, messinese classe ’95 originario di Faro superiore.

Dopo aver ottenuto il diploma scientifico presso il Liceo Scientifico “Archimede”, si è laureato in “Ingegneria industriale” -curriculum “chimica e materiali”- presso l’Università degli Studi di Messina.

La sua più grande passione è senza dubbio la cucina, che studia da autodidatta e spera possa diventare presto la sua professione. Alla cucina è dedicato il suo profilo instagram @incucinacoltony, dove posta le sue creazioni.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Tonino per conoscerlo meglio.

Se dovessi scegliere un aggettivo che ti descriva al meglio, quale sarebbe? 

Bella domanda, anche se un pò complicata. Posso dirti di essere una persona molta curiosa. Tendo sempre a voler conoscere qualcosa di nuovo ed è una caratteristica che mi aiuta molto anche quando mi approccio alla cucina; l’idea è quella di migliorare e la curiosità mi spinge sempre ad andare avanti, ad ampliare conoscenze e competenze. Quindi se dovessi scegliere un solo aggettivo direi “curioso”.

Quando è nata la passione per la cucina, quando è scoccata la scintilla? 

Non c’è stata una vera e propria scintilla o un episodio specifico, è stato un percorso graduale. A 21 anni ero arrivato a pesare 127 kg. Ho sempre avuto parecchi problemi alimentari, sfogavo paure e timori classici dell’adolescenza, sul cibo. Questo mi aveva portato a mangiare in maniera ossessiva ed, ovviamente, ad una qualità della vita bassa sia dal punto di vista fisico che psicologico.

Un giorno ho deciso di rivolgermi ad un medico specializzato in nutrizione; complice il fatto che studiassi chimica ho avuto modo di conoscere e capire il funzionamento vero e proprio che il cibo ha sul nostro corpo. Mentre imparavo a cucinare i piatti che servivano al mio nuovo percorso alimentare, studiavo gli ingredienti e le loro proprietà e così sono passato dall’informarmi su internet all’acquisto di libri sempre più specifici e tecnici, finchè non mi sono reso conto che la cucina, in breve tempo, era diventata il centro dei miei interessi.

Poi mi sono avvicinato alla pasticceria e non credo sia un caso; prima di dimagrire ero molto goloso di dolci ed è come se da quella passione malsana ne fosse nata un’altra del tutto positiva.

In che modo la tua formazione accademica ha influenzato il tuo nuovo percorso?

La mia formazione universitaria ha giocato un ruolo importante. Quando fai pasticceria, infatti, hai un approccio più scientifico, perchè sei consapevole del fatto che gli ingredienti base utilizzati non sono poi così tanti; devi capire che unendo e trattando questi pochi ingredienti in modo diverso, ottieni risultati diversi, un pò come succede in chimica.

Di fatto, comprendere determinati fenomeni che avvengono tra molecole biologiche o molecole metalliche è più o meno la stessa cosa o, comunque, l’approccio o il metodo di studio è il medesimo. Così la mia passione ed i miei obiettivi si sono spostati gradualmente verso la pasticceria e la panificazione.

Oggi la cucina vive un periodo di grande esposizione mediatica, programmi come Masterchef che effetti hanno avuto sul settore? 

Secondo me  questa nuova veste mediatica della cucina nasce dalla volontà di alcuni ristoratori di investire sulla propria immagine pubblica; questo ha innescato un meccanismo, per il quale sia le grandi aziende che la televisione hanno percepito le potenzialità del prodotto ed hanno iniziato ad  investire su format culinari, per non parlare dei social.

Il settore ne ha beneficiato sicuramente ed oggi sempre più ragazzini hanno la  possibilità di appassionarsi alla cucina, anche se dietro a ciò che viene mostrato in tv ci sono sono ore di duro lavoro e grandi sacrifici.

Penso che ci sia un aspetto negativo per quanto riguarda i social, cioè la possibilità di creare un’immagine fuorviante, o non veritiera, tramite la preparazione di contenuti semplicemente ben confezionati e ottenere un grande successo senza che alla base ci sia una preparazione adeguata, ma non bisogna generalizzare. Io stesso, essendo all’inizio del percorso, sfrutto i social per farmi conoscere, ma credo che un percorso più graduale e solido alla fine possa fare la differenza.

Che progetti  hai e cosa pensi ci sia nel tuo futuro?

Anni fa ho fatto una scelta importante ovvero quella di non proseguire il percorso universitario per seguire il forte impulso che avevo verso la cucina e non me ne pento. Oggi sono alla ricerca di un lavoro che possa permettermi di compiere gli step successivi nel mio percorso in cucina e, nel frattempo, voglio continuare a migliorare e far crescere i miei profili social per farmi conoscere.

Il mio obiettivo più a lungo termine è iscrivermi ad una scuola di pasticceria che mi possa dare le competenze  necessarie a trasformare la mia passione in professione e sono convinto che passo dopo passo io possa riuscirci.

Ciao Tonino, ti ringraziamo per il tempo che ci hai dedicato.

Grazie a voi, a presto!

 

Emanuele Paleologo

 

Tonino sui social:

instagram.com/incucinacoltony/

facebook.com/tonino.alessi

linkedin.com/

Le esperienze di Tonino:

20/01/2017 Ospitata Youtube nel canale “AlidaTeenchef” condotto da Alida Gotta(ex concorrente Masterchef)

04/11/2018 Lezione di cucina “Sous vide e cottura a bassa temperatura” presso Accademia FoodLab (TO)

28/11/2018  Serata di premiazione contest organizzato da Fuudly e Altroconsumo presso Sonia Factory (MI)

24/03/2019 FICO Social Tour organizzato dal Consorzio Mortadella Bologna IGPcon Sonia Peronaci

28/06/2019: Corso su “BarbecueFood” con Denise Delli(ex concorrente Masterchef)

11/01/2020 Trial lesson di pasticceria moderna con Luca Perego (@lucake) presso Congusto Gourmet Institute

07/2020 – OGGIOspitate su Cusano Italia TVnel programma streaming “A CASA E IN FORMA”

 

 

 

 

I parlamentari d’Italia eletti a Messina: Giuseppe Natoli e le prime elezioni del Regno

Il 18 febbraio, con il voto di fiducia della Camera al nuovo governo guidato da Mario Draghi, si è conclusa definitivamente la crisi di governo, dovuta de facto alle dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti e, dunque, al ritiro del sostegno del partito di cui fanno parte (Italia Viva) al governo Conte II.

Dopo un mese di discussioni aspre, parte della cittadinanza non ha compreso i motivi e l’opportunità di una crisi in un periodo delicato per il nostro Paese. Gli eventi di quest’ultima fase hanno alimentato il processo di disaffezione alla politica, uno dei principali sintomi di una democrazia in crisi.

Mossi da questa premessa abbiamo deciso di intraprendere un percorso lungo la storia dell’Italia unita, per far riemergere il contributo politico dei parlamentari eletti – o comunque legati – a Messina e dimostrare che il mondo della politica – in perenne evoluzione – non è un altrove lontano, ma è parte dalla vita di ciascuno di noi.

Giuseppe Conte (a sinistra) e Mario Draghi (a destra) durante la la cosidetta Cerimonia della Campanella – Fonte: lastampa.it

Il contesto storico e la normativa elettorale

Il nostro viaggio inizia all’alba del 1861, quando nel nostro Paese si svolsero le elezioni della VIII legislatura della Camera dei deputati – unico organo elettivo del Parlamento – del Regno di Sardegna, che, a seguito della proclamazione dello nuovo Stato unificato – meno di due mesi dopo -, possono considerarsi le prime elezioni del Regno d’Italia.

La legge elettorale, naturalmente, era completamente differente da quella tutt’oggi vigente. Il particolare più evidente è legato all’ampiezza dell’elettorato attivo (gli aventi diritto al voto), decisamente ridotta in confronto a quella attuale.

La normativa elettorale prevedeva – in generale – il diritto di voti per i soli uomini, di età superiore ai 25 anni, alfabetizzati e con la possibilità di pagare annualmente almeno 40 lire di tasse.

Inoltre era prevista la suddivisione del territorio in collegi uninominali (è eletto un solo candidato) e su un sistema – di conversione dei voti in seggi – interamente maggioritario (è eletto il candidato che riceve più voti) a doppio turno (con eventuale ballottaggio).

In un contesto del genere, i protagonisti della competizione elettorale erano i singoli candidati, i cosiddetti notabili, personalità di prestigio nel proprio territorio.

Il primo Parlamento del Regno d’Italia, Palazzo Carignano, Torino – Fonte: lagazzettatorinese.it

Le elezioni a Messina

L’intera penisola, ancora priva dei territori del Veneto e di quelli annessi allo Stato Pontificio, era divisa in 443 collegi.

La provincia di Messina, istituita dopo l’annessione della Sicilia, era divisa in 8 collegi: cinque nella zona tirrenica (Mistretta, Naso, Patti, Castroreale e Milazzo), uno nella zona ionica (Francavilla di Sicilia) e due nella città di Messina (Messina 1 e Messina 2).

Le prime elezioni del Regno si svolsero il 27 gennaio 1861, con un’affluenza totale di circa il 57% dell’elettorato. Nella città di Messina gli aventi diritto erano in totale 2057 e l’affluenza media tra i due collegi cittadini fu del 70%.

In entrambi i collegi della città dello Stretto si sfidarono due candidati. Ad avere la meglio furono due personalità di spicco del panorama politico messinese: Giuseppe La Farina (1815-1863) e Giuseppe Natoli Gongora di Scaliti (1815-1867).

Ritratto di Giuseppe Natoli – Fonte: latuanotizia.it

Il primo deputato di Messina: Giuseppe Natoli Gongora

Messinese di nascita, Giuseppe Natoli apparteneva a una famiglia nobile, protagonista da tempo nel governo della città. Dopo aver studiato all’Accademia Carolina di Messina, si laureò presso l’Università di Palermo in diritto. Oltre a dedicarsi all’attività forense, grazie alla sua spiccata capacità oratoria, ottenne la cattedra di codice civile e procedura, presso l’Università di Messina.

Sin da giovane frequentò la vivace rete cittadina di circoli, gruppi massonici e accademie, permeata di ideali liberali.

Nel 1848 fu uno dei protagonisti della costituzione del Regno di Sicilia; nel biennio rivoluzionario divenne deputato alla Camera dei Comuni ed ebbe spesso incarichi diplomatici. In seguito alla controrivoluzione borbonica e alla capitolazione della città di Messina, abbandonò l’Isola e si rifugiò in Piemonte.

Durante gli anni dell’esilio si legò sempre più al concittadino La Farina e si avvicinò a Cavour (1810-1861).

In seguito alla conquista della Sicilia da parte di Garibaldi (1807-1882), Natoli, con l’avallo di Cavour, ricoprì l’incarico di ministro dell’Agricoltura e commerci– con l’interim degli Affari esteri – nel governo dittatoriale, fino alle dimissioni in dissenso con l’espulsione dalla Sicilia di La Farina.

A dicembre divenne governatore di Messina, nel delicato periodo della transizione statale.

Camillo Benso di Cavour (in alto) e Giuseppe Garibaldi (in basso) – Fonte: wikipedia.org

Una volta eletto al Parlamento di Torino, prese parte al primo governo del Regno d’Italia, guidato da Cavour, come ministro dell’Agricoltura, industria e commercio.

Come deputato ha rappresentato le istanze più impellenti della città dello Stretto, ossia la smilitarizzazione dei forti e il porto franco.

 

Le elezioni suppletive

Sia La Farina che Natoli non conclusero il loro mandato alla Camera. La Farina morì nel settembre 1863, mentre Natoli fu nominato senatore del Regno nell’agosto 1861.

In entrambi i collegi cittadini – in momenti diversi-  si tennero, dunque, le elezioni suppletive. In particolare, nel collegio di Messina 2 fu eletto un deputato destinato a ricoprire la carica di parlamentare per altre cinque legislature. Stiamo parlando di Giorgio Tamajo (1917-1897), più volte prefetto in diverse città e celebre esponente della massoneria.

Giorgio Tamajo – Fonte: agrigentoierieoggi.it

 

Mario Antonio Spiritosanto

 

Fonti:

treccani.it/natoli

storia.camera.it/deputato/giorgio-tamajo

http://dati.camera.it/apps/elezioni/

storia.camera.it/legislature/sistema-maggioritario-uninominale-doppio-turno

 

Immagine in evidenza:

Il primo Parlamento del Regno d’Italia – Fonte: piemontetopnews.it

Sinergie teatrali tra Sutta Scupa e QuasiAnonimaProduzioni

Avviata la collaborazione tra le compagnie teatrali Sutta Scupa e QA-QuasiAnonimaProduzioni all’insegna di arte e accoglienza

È stato sancito il comune intento di rendere il teatro sempre più una pratica politica e di consapevolezza civile, da una fattiva collaborazione tra le compagnie teatrali Sutta Scupa diretta da Giuseppe Massa e QA-QuasiAnonimaProduzioni, presieduta da Vincenzo Quadarella.

Ha avuto luogo dal 19 al 22 dicembre nei locali di Wind of Change presso il Centro di Solidarietà F.A.R.O. il laboratorio “Arte e Nuovi Cittadini” ideato e prodotto dalla compagnia palermitana Sutta Scupa, in collaborazione con l’Assessorato Turismo Sport e Spettacolo della Regione Siciliana, condotto da Vincenza Di Vita, critico teatrale e docente di drammaturgia grazie a QA- QuasiAnonimaProduzioni.

Vi hanno preso parte curiosi e amanti del teatro; studenti universitari membri dell’Osservatorio Critico di QA, provenienti dall’Ateneo di Messina, con cui QuasiAnonima ha stipulato da anni una convenzione per i tirocini formativi; ragazzi migranti della scuola Penny Wirton, coordinata da Biancamaria Cordovani, con la partecipazione dei volontari Natalia Carcame e Gabriele Mascarese; gli ospiti del centro di via San Jachiddu a Messina, per Wind of Change e F.A.R.O., con la generosa partecipazione del loro responsabile ed educatore Antonello Sidoti.

Sono state presentate le poetiche degli autori, registi e direttori artistici delle rispettive compagnie Giuseppe Massa per Sutta Scupa e Auretta Sterrantino per QA.

Ha suscitato interessanti dibattiti la visione degli spettacoli di Sutta Scupa vincitori per tre anni consecutivi del progetto MigrArti: Nel fuoco scritto e diretto da Giuseppe Massa, Orli scritto da Tino Caspanello (testo che ha recentemente ricevuto una menzione al London Harbour Migration Prize) e Antigone Power scritto da Ubah Cristina Ali Farah. La proiezione è stata arricchita da un incontro-intervista con Giuseppe Massa, regista dei testi suddetti e direttore di una compagnia multietnica attiva dal 2006 a Palermo.

Oggetto di un acceso confronto sulla figura della donna è stato Naufragio. Un preludio, quattro movimenti, una fuga, una riscrittura del mito di Danae a partire dal celebre frammento di Simonide di Ceo. Lo spettacolo è stato ospite di importanti festival, come le Dionisiache al teatro antico di Segesta e, in rappresentanza della Fondazione INDA, al festival di teatro classico di Albano Laziale. Il prossimo 29 dicembre è previsto un ulteriore incontro alla presenza dell’autrice e regista Auretta Sterrantino e dell’attrice Marialaura Ardizzone.

Si apre dunque con il periodo natalizio una ricca e partecipatissima iniziativa che anima di nuove presenze la sesta edizione di Atto Unico. Scene di Vita. Vite di Scena, rassegna teatrale di QuasiAnonima con sede a Messina, che apre il suo Osservatorio Critico ai nuovi cittadini dell’Isola.

Una vita in banca

“Un’altra volta si è bloccato”
“Ah ittatibbi ‘nta spazzatura, all’una e menza chiudunu i cardinali (terminali). Jo restu cca e manciu cu’ iddi!”
“Ma si è bloccato o è lei che l’ha fatto bloccare?!”
“Oooooh a signora è sgamina! Chi nummuru avi?! Si non mu fa vidiri chiamu a guaddia!”

Banca centrale, sede di piazza Cairoli. Ore 11.

Se dovessi immaginare il contrappasso per tutti i miei peccati sarebbe sicuramente questo: stare seduta una mattinata su queste panchine scomode, arrivare a tre numeri prima del mio e sentirmi dire “all’una chiude il terminale, non possiamo fare più niente!

Mi trovo in questo splendido ed organizzato posto poiché purtroppo devo pagare le tasse universitarie, per di più con la mora perché qualche amorevole segretaria ha sbagliato ad acquisire l’Isee, dunque risultavano cifre così alte che sembravano le tasse della Cattolica, non dell’Università degli studi di Messina.

Detto ciò arrivo, con la mia solita flemma, e mi sorprendo: ci sono poche persone nella sala d’attesa. Ottimo, sono arrivati al numero 34, mentre tento di capire come prendere il bigliettino penso “vabbè sarò il 44 dai”. No. Il 79. Sorvolando su questo dettaglio mi siedo accanto a una simpatica vecchietta, dotata di cagnolino.

La signora accompagnava la badante, che doveva fare qualcosa allo sportello (i ruoli si sono un po’ invertiti), fatto sta che la badante si allontana e la signora da quel momento in poi inizia ad alzarsi compulsivamente ogni dieci minuti per andarsene. Al che un’altra cliente di questa efficientissima banca si appresta a comunicare alla vecchietta ogni volta la stessa cosa, cioè che la badante sta sbrigando delle cose e lei deve stare seduta. La signora si accomoda. Il rituale di alzarsi e poi sedersi dura circa un’ora finché finalmente la badante finisce di fare le sue cose e la signora se ne va. Un tizio commenta “U guinzagghiu ci vulia pa’ signora, no pu’ cani!“.

Arriva il turno della tizia che diceva alla signora di star seduta. Ora, in questa banca il cartellone dei numeri e di conseguenza il suono del turno è lo stesso tra cassa e assistenza. La signora si alza. Sente il suono, corre a destra. Sente il suono, corre a sinistra. Risente il suono, riscappa a destra. Peccato però che fossero i suoni dell’assistenza, quindi la poverina si confonde.

Nel frattempo il signore della battuta sul guinzaglio esordisce con “a signura pattiu! Vadda Vadda. Ma era chiù paccia chista di chidda chi si suggia ogni cincu minuti!“. La signora disbriga le sue pratiche. Il medesimo signore, sulla cinquantina, non riesce a darsi pace, e comincia ad aggredire gli impiegati che lo liquidano minacciando di chiamare la sicurezza, allora inveisce contro di noi, dicendo che siamo “tutti un branco di minchioni“, soave.

La banca si spopola, rimaniamo solo io e quattro o cinque persone, tra le quali vi è una distinta signora che discute animatamente con il compagno sugli universitari, perché le tasse le potrebbero pagare anche da casa, dicendo con un accento lievemente milanese, per fare la chic “che vanno a fare all’università se poi manco queste cose basilari sanno fare?!“.

Arriva il mio turno, finalmente. Il simpatico impiegato mi mette fretta ma almeno questo è regolare. Andandomene vedo che la signora chic, un numero dopo di me, riferisce al cassiere già avvilito di suo, le sue riflessioni politiche amministrative per la filiale, perché a suo modo di vedere:

“siamo arrivati alle sgocciole”.

Paola Puleio

Gaetano Salvemini: professore, storico, meridionalista, antifascista

https://parentesistoriche.altervista.org/salvemini-luchaire-fantarella-donzelli/

Il nostro antico Ateneo ha vantato illustri Professori, tra di essi sicuramente da ricordare è Gaetano Salvemini. Importante storico e politico italiano, insegnò all’Università di Messina nei primissimi anni del Novecento.

Pugliese di nascita (nacque a Molfetta nel 1873), trascorse diversi anni in Sicilia. Dopo essersi laureato in lettere a Firenze a soli ventitré anni, lavorò infatti in una scuola media di Palermo come professore di latino. Era comunque chiara fin da allora la sua predilezione per gli studi storici: fin dagli anni universitari si era appassionato alla storia medievale, dimostrandosi uno dei migliori in tal campo. Ed infatti, dopo la parentesi palermitana, insegnò storia nei licei classici di Faenza e di Lodi.

Giungiamo dunque al 1901, quando, giovanissimo, ottenne la cattedra di Storia medievale e moderna presso l’Università di Messina. A questa città rimarrà, suo malgrado, legato per sempre… e non solo perché sede della sua prima esperienza da docente universitario, ma anche e soprattutto perché qui perse la sua famiglia nel terremoto del 28 dicembre del 1908. La moglie, la sorella e cinque figli perirono in quella terribile notte, mentre lui solo si salvò e per giorni vagò alla ricerca di qualcuno che lo aiutasse a scavare tra le macerie di quella che era la sua casa. Di quella notte scrisse: “Ero in letto allorquando sentii che tutto barcollava intorno a me e un rumore di sinistro che giungeva dal di fuori. In camicia, come ero, balzai dal letto e con uno slancio fui alla finestra per vedere cosa accadeva. Feci appena in tempo a spalancarla che la casa precipitò come un vortice, si inabissò, e tutto disparve in un nebbione denso, traversato come da rumori di valanga e da urla di gente che precipitando moriva”. Lui stesso fu creduto morto, finché non fece sapere della sua sorte attraverso una lettera all’ Avanti!, pubblicata l’8 gennaio 1909.

Quella tragedia lo segnò inevitabilmente, anche sul piano professionale e politico: avvicinatosi al Psi fin dal periodo fiorentino, da quel momento portò avanti le sue battaglie con maggiore fervore, in particolare quelle relative alla piena realizzazione della democrazia italiana (si battè per l’introduzione del suffragio universale) e al riscatto del Sud, funzionale alla crescita economica e civile dell’Italia intera (a tal proposito tentò di saldare le rivendicazioni degli operai del Nord con quelle dei braccianti del Sud). Fu inoltre molto critico nei confronti di Giolitti, ad egli infatti dobbiamo la coniazione dell’epiteto “ministro della malavita” riferito proprio al politico piemontese.

In occasione dello scoppio della prima guerra mondiale, Salvemini si schierò sulle posizioni dell’interventismo democratico, tant’è che addirittura si arruolò volontario quando l’Italia entrò in guerra.

Eletto deputato nel 1919, all’avvento del fascismo si schierò subito contro Mussolini e lo fece con ancor più vigore dopo l’uccisione di Matteotti, nel 1924. L’anno dopo fu arrestato dalle milizie fasciste e messo in carcere, dove rimase qualche giorno. Una volta scarcerato, si dimise dall’Ateneo di Firenze dove insegnava e fuggì clandestinamente in Francia.  Da lì continuò la sua battaglia antifascista e con i fratelli Rosselli fondò il movimento Giustizia e libertà.

Nel 1934 il suo prestigio fu riconosciuto a livello internazionale: ottenne infatti la cattedra di Storia della Civiltà Italiana, creata appositamente per lui, all’Università di Harvard. Tornò definitivamente in Italia solo nel 1949, anno in cui gli fu restituita la cattedra all’Università di Firenze.

Trascorse i suoi ultimi anni a Sorrento, da dove continuò la sua battaglia politica, finché la morte non lo colse, nel 1957.

Ancora oggi la sua figura, dall’alta caratura morale, è ricordata in ambito politico come in quello storico. A Messina porta il suo nome l’Istituto di Studi Storici, fondato nel 1977 da un gruppo di docenti di materie storiche operanti nelle Università siciliane e calabresi.

Francesca Giofrè

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Il De Motu Animalium e la nascita della biomeccanica: l’eredità di Borelli.

E’ impossibile essere sicuri di qualcosa, se non della nascita di Borelli a Messina e del suo insegnamento nell’Ateneo peloritano, e sulla prima ho ancora dei dubbi.

Il perché, lo scoprirete continuando a leggere sulla vita di Giovanni Alfonso Borelli, altro celebre personaggio legato a Messina, forse, sin dalla nascita.

Matematico, astronomo, fisiologo e filosofo, il Borelli lascia poche notizie della sua vita; di fatto, tutto ciò che sappiamo, lo dobbiamo all’epistolario scambiatosi con personaggi noti dell’epoca, tra cui Marcello Malpighi, che anch’egli fu docente all’Università di Messina.

Nasce il 28 Gennaio del 1608 e, per quanto riguarda la città d’origine, troviamo a competere Castel Nuovo di Napoli e Messina, che potrebbe però essere la città natale del fratello minore.

In seguito all’esilio del padre e al conseguimento della laurea in medicina, Borelli si trasferisce a Roma. Qui inizia ad interessarsi alla fisica ed alla meccanica, interesse che lo aiuterà a sviluppare la metodologia di pensiero secondo la quale l’applicazione della matematica, della meccanica e del metodo sperimentale, può risolvere i problemi biologici.

Nel 1635 Borelli fu chiamato dal senato accademico dell’Università di Messina, al fine di occupare la nuova lettura de matematiche.

Tra il 1647 e il 1648, scoppiò un’epidemia in Sicilia che diede l’occasione a Borelli di scrivere la sua prima opera da medico: “Cagioni delle febbri maligne in Sicilia negli anni 1647-1648”.

Nella primavera del 1656 Borelli lasciò Messina al fine di occupare la cattedra di matematica all’Università di Pisa. Per sottolineare l’importanza del soggiorno pisano, è giusto considerare che il territorio di Pisa ha visto passare i più illustri scienziati del tempo, tra i quali Andrea Vesalio e Galileo Galilei. La tradizione galileiana traeva nuove risorse grazie alla fondazione dell’Accademia del Cimento che ha costituito un evento di notevole importanza per l’evoluzione del pensiero scientifico. Di questa facevano parte Vincenzo Viviani, Carlo Roberto Dati, Alessandro Segni, Francesco Redi, Evangelista Torricelli, Antonio Oliva e Giovanni Alfonso Borelli che diede un contributo notevole a ogni importante esperienza dell’accademia.

Parallelamente alle esperienze di matematica e fisica, Borelli si occupò di anatomia e soprattutto di fisiologia.

Quest’ultime compiono in questi momenti dei progressi significativi, soprattutto grazie all’applicazione del metodo sperimentale alla fisiologia. Grazie anche a Borelli, nasce un nuovo movimento: la scuola iatromeccanica, che postula l’applicazione delle leggi fisiche per l’interpretazione dei fenomeni fisiologici.

Tuttavia, già nel 1665 sorgevano i primi dissidi e le prime inimicizie tra gli accademici del Cimento, per cui Borelli cominciava a maturare il convincimento di ritornare a Messina.

Copertina della prima edizione, postuma (1710) del De Motu Animalium di Giovanni Alfonso Borelli, testo considerato l’atto di nascita della moderna biomeccanica

 

Qui riprese l’attività di docente impegnandosi sullo studio dei fenomeni riguardanti l’astronomia e la fisiologia, ma termina il suo periodo più fecondo di risultati. Durante il soggiorno messinese, Borelli frequentò la casa del Visconte Ruffo, luogo nel quale, a quanto sembra, si cospirava contro il regime spagnolo. Per le sue idee e per il suo operare in nome della libertà e dell’indipendenza, Borelli fu accusato di ribellione e dovette espiare la sua colpa a Roma, un territorio non dominato dalla corona spagnola.

Esule e povero, arrivò a Roma nel 1674. Nonostante tutto, non abbandonò l’attività letteraria e riuscì a portare a termine la sua più grande opera, il De Motu Animalium, pubblicata postuma,  con la quale cercò di spiegare il movimento del corpo animale basandosi su principi meccanici e tentando di estendere all’ambito biologico il metodo di analisi geometrico-matematico elaborato da Galileo in ambito meccanico. Grazie a questo trattato, Borelli è considerato il fondatore della moderna biomeccanica, tanto che ad oggi il premio istituito dalla American Society of Biomechanics per le migliori ricerche in questo settore scientifico porta il nome di “Borelli Award”.

A Roma morì il 31 dicembre 1679.

 

Erika Santoddì

Immagini:

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Portrait_of_Giovanni_Alfonso_Borelli_Wellcome_L0010325.jpg

https://en.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Alfonso_Borelli#/media/File:Borelli_-_Motu_Animalium.jpg

Classifica di valutazione degli Atenei: il Sud riprende piede, in testa l’Unime

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Negli ultimi giorni si è riunita l’Agenzia di Valutazione degli Atenei vigilata dal ministero di Istruzione al fine di valutare gli atenei stessi, in particolar modo nell’ambito della ricerca.

In otto mesi sono stati testati 118.000 lavori di 60mila persone tra docenti e ricercatori.

Le aree valutate sono state 16, 450 gli esperti valutatori. Sono stati consegnati dei lavori ai quali sono stati attribuiti punteggi da eccellente ad accettabile, accompagnati da un breve giudizio scritto.

Ovviamente i primi posti della classifica lasciano spazio alle ‘’classiche’’ università italiane che rappresentano l’elitè del nostro paese: Trento (al primo posto), Padova, Ca’ Foscari, Milano Bicocca e Bologna.

La ripresa del sud è forte e dinamica, superiore alle attese. Secondo il secondo (scusate il gioco di parole) rapporto della valutazione della qualità della ricerca proprio l’Università di Messina è in testa, essendo cresciuta nel punteggio complessivo del 17% (era a -30% nella prima tornata, quella dal 2004 al 2010). L’ateneo resta comunque nella seconda metà della classifica degli atenei, però questi dati prevedono un buon indice di ripresa e quindi di risalita.

Tali, a quanto si evince dai dati, da far guadagnare anche finanziamenti pubblici per potere aiutare i settori di ricerca dell’ateneo. 

Secondo i commentatori, primo tra tutti il prof. Graziosi (presidente dell’Anvur), la ripresa del sud sarebbe avvenuta grazie al funzionamento della legge Gelmini sul versante management. La non rieleggibili dei rettori e i cda più stabili hanno consentito politiche rigorose sui bilanci, un buon recupero di fondi comunitari e migliori assunzioni.

Elena Anna Andronico

Grazie di tutto ragazzi. Continuate così

WLIL6431Un ultimo saluto, stacco i microfoni, inserisco la sigla finale, poi clicco su “stop”: è finita qui.

Si chiudono tre mesi bellissimi: “breve ma intenso”, come mi suggeriva Elisia a fine puntata. Solo tre mesi, perché, come è giusto che sia, per far parte di Radio UniVersoMe (e di UniVersoMe in generale), bisogna frequentare l’UniMe e, fra pochi giorni, io non ne farò più parte. Molti penseranno: “vabbè, ma ti laurei e finisci gli studi, che te ne frega?”. Sì, forse è vero così. Ma ci credete che Radio UniVersoMe mi ha dato un motivo per essere quasi un po’ dispiaciuto di dover terminare gli studi? Non prendetemi per pazzo.

So che tanti di voi che magari si trovano al primo o al secondo anno pagherebbero per avere una laurea imminente, ma quando per l’ultima volta ho spento il microfono ed ho posato le cuffie, mi sono sentito come se mi mancasse qualcosa. Da ora in poi il lunedì non bombarderò di messaggi Diva, sempre in ritardo, per sapere dove è finita, a meno di 30 minuti dall’inizio della nostra diretta. Non mi stresserò perché prima di fare il video per la pagina  Facebook, prima di ogni puntata, devo aspettare che Diva si sistemi i capelli e che organizzi al meglio la “regia” del filmato. Non passerò 45 minuti a dare notizie ed a inveire contro la mia povera compagna di viaggio, che non so come ha fatto a sopportarmi (a dire il vero, non so come ho fatto io a sopportare lei, ma shhh, dettagli). Per me si è appena chiusa un’esperienza breve ma bellissima, che mi ha fatto conoscere fantastiche persone, amici prima che colleghi.

Circa un anno fa, quando ancora l’inizio delle nostre attività era lontano, ho effettuato un colloquio con i componenti dell’Ufficio Stampa del nostro Ateneo, i quali, insieme al referente generale del progetto per gli Studenti, Alessio Micalizzi, erano alla ricerca di un responsabile per il settore web-radio. Decisero di scegliere me e ammetto di essere stato un po’ presuntuoso, perché sapevo che avrei dovuto confrontarmi con tanti giovani studenti alla prima esperienza radiofonica e, avendo nel settore un po’ di esperienza in più rispetto agli altri, pensavo di dover “insegnare” loro tante cose.

Mi sbagliavo di grosso, per due motivi: 1) intanto, avere esperienza in varie emittenti radiofoniche, più o meno durature, non vuol dire essere bravo e la strada per divenire un ottimo speaker è ancora lunga; 2) questi pazzi e giovani colleghi che mi hanno affiancato, non hanno avuto bisogno di grandi aiuti, perché sin dalla loro prima diretta si sono dimostrati dei validi speaker radiofonici. Ma quali dilettanti? Forse sono io che devo imparare qualcosina da ognuno di loro. Ognuno con il suo stile diverso e particolare, ognuno con il suo punto di forza.

Ancor prima che iniziassero le trasmissioni, mi è stato affiancato Claudio Panebianco come co-referente del progetto web-radio di UniVersoMe e, poco dopo, dovendo scegliere un solo referente, mi sono tirato subito indietro “calando il pacco” a Claudio. Mai scelta fu più azzeccata. Da oltre tre mesi, ormai, ogni giorno Claudio ci tempesta di messaggi sul nostro gruppo Whatsapp, con nuove idee, suggerimenti. Qualsiasi idea lui la propone, anche la più piccola che possa comunque servire a far crescere il gruppo. Claudio è giovanissimo, il più piccolo del gruppo, se non sbaglio, ma ci ha guidati (e continuerà a guidarvi) come un veterano, con la sua interminabile pazienza, superata solo dalla sua passione. IIBD5927

Dunque, finisce qui per me. Volevo quindi approfittare di questo spazio, per chiudere in bellezza quest’esperienza con alcune parole che mi sembrano più che dovute. Grazie, intanto, all’intera squadra di UniVersome, che mi ha fatto conoscere tante splendide persone, le quali mi hanno fatto capire che non è vero che a Messina non abbiamo voglia di fare niente. Se abbiamo i mezzi, ci impegnamo, eccome.

Grazie a Valeria Ruggeri e Luciano Fiorino dell’Ufficio Stampa dell’UniMe (ed a tutti i loro colleghi del “terzo piano”), che ci hanno ospitati nel loro ufficio, divenuto il nostro studio radiofonico “abusivo”. Grazie all’intero Ateneo, soprattutto a chi, nel concreto, si è impegnato per far sì che UniVersoMe, nato dalle menti di tanti giovani studenti volenterosi, divenisse realtà. Grazie al nostro Rettore, Pietro Navarra, per averci ricevuto circa un mese fa per complimentarsi con noi e con gli organizzatori del LovMe Fest, proprio per l’ottima riuscita dell’evento svoltosi al Forte Ogliastri, all’interno del quale abbiamo realizzato la nostra prima diretta esterna.

Non posso che concludere con i ringraziamenti più importanti, ossia per i miei compagni d’avventura, che citerò in ordine di “palinsesto”: grazie ancora alla mia compagna di viaggio Diva Famà, con la quale si è instaurata subito un’ottima sintonia davanti al microfono (e ciò non è per niente facile ed è importantissimo per la riuscita di un programma radiofonico) ed al “capo” Claudio Panebianco, ad Elena Anna (detta Elenanna) Andronico, ad Elisia Lo Schiavo, a Vanessa Munaò, a Giampiero Alibrandi, a Francesco Burrascano ed a Vincenzo Romeo, che ha fatto pratica negli ultimi mesi, un po’ dietro le quinte, ma che prenderà ufficialmente il mio posto, affiancando Diva a partire da settembre. Diva, da quello che abbiamo visto nelle ultime settimane, posso assicurarti che sei in ottime mani. In bocca al lupo Vincenzo, sono sicuro che farai grandi cose, come tutti gli altri. BQSA7868

Adesso, mi raccomando, non perdiamoci di vista, eh! Vi prometto che continuerò a seguirvi costantemente e che verrò a trovarvi in studio quando possibile. Grazie di tutto, ragazzi. Grazie per questa bellissima avventura vissuta insieme. Continuate così, non fermatevi mai, perché siete una squadra formidabile ed anche grazie a voi la nostra Università diventa ogni giorno sempre più vivibile e bella da frequentare. Grazie, di cuore.

Simone Intelisano