Femminismo non è una cattiva parola

Ho una maglietta che dice “Femminismo non è una cattiva parola”. 
C’è stato un momento della mia vita in cui però l’ho pensato e come me, credo qualche altra ragazza. I ragazzi che incontravo, gli amici, anche qualche amica, quando mi apostrofavano “sei una femminista: è ovvio che dici così” “si seccherà perché è una femminista convinta” mi avevano gettata nello sconforto, quasi convincendomi di essere nel torto.
Non c’era cattiveria in loro, ma il dubbio si era fatto strada nella mia mente. Fortunatamente il periodo adolescenziale è durato pochissimo, i pensieri per me innaturali sono lontani e io sono felice delle convinzioni che si sono imposte e soprattutto di quelle nuove.

Le parole sono potenti, il bisogno umano di definire le cose fisiche e non è impellente, e le parole vengono utilizzare con accezioni differenti, nel caso di “femminista” intesa come “la donna arrabbiata”.
Abbiamo superato il periodo in cui per femminista era intesa una donna che rivendicava la parità fra i sessi e l’emancipazione della donna. Oggi l’ambito è molto più ampio, mantenerci radicati ad una definizione con il mondo che cambia quotidianamente è illusorio.
Io credo che questo sia il momento più bello per essere un/una femminista.
Siamo collegati da una necessità di cambiamento nella visione sociale dell’essere umano femminile e non solo.
Oggi si tratta di vederci come esseri umani e di essere trattati con la stessa dignità.

Il movimento “Women’s march” in USA ha avuto un fortissimo impatto mediatico e politico. Le donne in USA oggi si stanno presentando, in numeri mai visti, per le elezioni politiche che vanno dai seggi locali a quelli del senato.
Qui in Italia il movimento “Non una di meno” ha prodotto “Abbiamo un piano. Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere.” .
Laura Boldrini ha riempito la Camera di donne giorno 25 novembre per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Questi non devono essere eventi sporadici nel nostro paese, le Camere dovrebbero avere una percentuale maggiore di donne sedute. Donne competenti si intende, come d’altronde deve essere per gli uomini.
Rendermi conto che solo 12 anni fa è stato varato il dlgs. confluito poi nel Codice delle pari opportunità uomo donna mi ha infastidito e scoraggiata ma il cambiamento sta soffiando anche qui.

 

Quando ad ottobre 2017 si è scatenata la bufera Weinstein, ero scettica sull’effetto mediatico che avrebbe avuto in Italia ma subito è stato rimpiazzato da una forte rabbia per il modo in cui Asia Argento è stata trattata ed apostrofata.
Perché Asia Argento è una donna come tante, per alcuni indicata come fortunata sotto l’aspetto economico-sociale, ma è una donna in primis che ha subito quello che molte, moltissime altre italiane subiscono quotidianamente.
Mi ha fatto arrabbiare il fatto che alcune donne l’abbiano criticata e le sue colleghe non l’abbiano sostenuta come è successo invece con Rose McGowan, Annabella Sciorra, Rosanna Arquette (la lista è veramente lunga).
E se gli italiani storcono il naso perché si tratta di questioni “contaminate” dagli stranieri, ci sono le testimonianze di diverse donne che lavoravano per “Non è la Rai”  che a 16/17 anni si sono ritrovate sbattute contro una porta, usate come regalo per figli di politici, le agenzie che le prostituivano (perché questo facevano). Sapere che dietro certi ingegni c’erano alcune volte altre donne sdegna e irrita.
E coloro che si rifiutavano vedevano troncate le proprie carriere “hai ancora il rossetto? Non ti vedremo più cara.”.
Le donne dello spettacolo oggi sono i portavoce più potenti insieme ai politici.
In Italia è necessario che il dialogo sia quotidiano e forte, siamo un paese che ha memoria corta.
Asia Argento ha rotto il “glass ceiling” del silenzio in Italia una volta per tutte.

 

https://www.youtube.com/watch?v=VtUWs6muGzg

 

Io sono nata in una famiglia che non ha mai limitato le mie azioni perché femmina ma soprattutto sono cresciuta con una tribù di amiche che mi hanno sempre spalleggiato, se non fosse stato per loro alcune volte non avrei nemmeno provato esperienze.
Sono la mia forza e la mia continua sfida e rappresentano tutto quello che i legami fra donne significano.

Sono una privilegiata in questo paese e in questa città, me ne sono resa conto da troppo poco e questo mi fa arrabbiare ancora di più, per non essermi “svegliata” prima.
Il tempo per questa sonnolenza è scaduto.
Fin da piccole siamo abituate a far finta di non sentire i commenti e i fischi, di fare attenzione la sera tornando a casa, arriva poi l’età in cui bisogna far fronte alle avances fastidiose sul luogo di lavoro da parte dei capi e colleghi. Dal clima scolastico si viene catapultate in questo.
Certo gli abusi sessuali sono ben diversi da quelle che sono avances, ciò non toglie che alcune situazioni siano sgradevoli.
Un mondo al quale ci siamo abituate non vuol dire che sia giusto.

L’altro giorno con un’amica discutevamo del fatto che un ragazzo avesse detto ad un’altra amica, riferendosi al suo abbigliamento che , parafrasando, “si era vestita apposta per far avvicinare i maschi”.
Le ragazze si vestono in primis per sé e anche se il fine fosse altro ciò non giustifica l’altro genere ad arrogarsi il diritto di essere fastidioso ed insistente quando si mostra il disinteresse. Non ho mai visto in vita mia una ragazza insistere nei confronti di un ragazzo o dirgli che si era sistemato per attirare “le femmine”.
Sono sicura di non essere l’unica ragazza che quando mette una maglietta un po’ più scollata nota gli sguardi altrui, anche l’atteggiamento. Mi ha portato ad un istintivo senso di pudore che con difficoltà abbandono.
L’abbigliamento è espressione di sé, non un’autorizzazione per gli altri ad agire liberamente.

Noi ragazze non abbiamo la stessa libertà di espressione nel definire i nostri desideri e voglie per il nostro piacere come i ragazzi. Ragazzi abbastanza lungimiranti, si rifiutano di sentirmi parlare di certi argomenti, che sono invece centro di conversazione fra loro dello stesso sesso. Se ne parla solo dal loro punto di vista ed esigenze. È un limite per entrambi per differenti motivi.

L’anno scorso ho scoperto Alba De Céspedes e la sua corrispondenza con Natalia Ginzburg sul “pozzo” in cui le donne cascano. Dialogo di qualche decennio fa che mai come oggi mi sembra attuale:

“pensavo che gli uomini lo avrebbero letto distrattamente, o con la loro vena di ironia, senza intuire l’accorata disperazione e il disperato vigore che è nelle tue parole, e avrebbero avuto una ragione di più per non capire le donne e spingerle ancora più spesso nel pozzo. Ma poi ho pensato che gli uomini dovrebbero infine tentare di capire tutti i problemi delle donne; come noi, da soli, siamo sempre disposte a tentare di capire i loro. […] del resto – tu non lo dici, ma certo lo pensi – sono sempre gli uomini a spingerci nel pozzo; magari senza volerlo.
Ti è mai accaduto di cadere nel pozzo a causa di una donna? Escludi naturalmente le donne che potrebbero farci soffrire a causa di un uomo, e vedrai che, se vuoi essere sincera, devi rispondere di no. Le donne possono farci cadere nell’ira, nella cattiveria, nell’invidia, ma non potranno mai farci cadere nel pozzo.
Anzi, poiché quando siamo nel pozzo noi accogliamo tutta la sofferenza umana che è fatta , prevalentemente, dalla sofferenza delle donne, siamo benevole con loro, comprensive, affettuose.
Ogni donna è pronta ad accogliere e consolare un’altra donna che è caduta nel pozzo: anche se è una nemica […] uomini a spingerci nel pozzo. I figli pure sono uomini, e i fratelli, i padri; ed essi tutti con le loro parole, e più ancora con i loro silenzi, ci incoraggiano a cadere nel pozzo smemorante ove loro non possono raggiungerci e noi possiamo esser sole con noi stesse”

Ero totalmente ignorante di questa scrittrice italo-cubana e della sua vita incredibile. La persona che me l’ha fatta scoprire l’ha conosciuta grazie al corso di studi in Lettere e filosofia.
Perché in Italia il sistema scolastico non ci fa studiare queste fini penne e menti? Alle due citate possiamo aggiungere Goliarda Sapienza, Sibilla Aleramo e Giovanna Cecchi d’Amico, sceneggiatrice di moltissimi film (Il gattopardo, Ladri di biciclette, Bellissima, Rocco e i suoi fratelli giusto per nominarne un paio).
La scuola è il luogo dove ci formiamo culturalmente , è il luogo che avrà più influenza sulle nostre persone oltre la famiglia. È il luogo in cui si creano anche i legami di amicizia che ci si porterà dietro accomunando persone affini.
È qui che la conoscenza del pensiero femminile dovrebbe avere accesso, non solo all’università.
Virginia Woolf in “Una stanza tutta per sé” notava proprio questa mancanza, con la storia inventata della sorella di Shakespeare.
È la cultura a fare la differenza nella percezione dell’altro.

Siamo il paese in cui la presidente della camera è una donna, di Emma Bonino, Concita De Gregorio, Dacia Maraini, Susanna Camusso ed Emma Mercegaglia, personalità notevoli nei diversi campi di espressione.
Ma siamo anche il paese di Lucia Annibali, Gessica Notaro, Serafina Strano, Sara Dipietrantonio e delle 84 donne uccise in 9 mesi, 8.480 denunce stalking, 3mila violenze sessuali nel 2017.

Il femminismo è solidarietà, accoglienza e supporto.
Gli slogan sono utili, per la chiarezza del messaggio, e le persone che si fanno portavoce ancora di più perché infondono coraggio.
Non siamo tutte Malala ma siamo donne e abbiamo il diritto di dire la nostra e fare il possibile. Anche gli uomini.
Si tratta della nostra crescita come popolo, “ci colpiamo noi mamme” mi ha detto una signora tempo fa. In parte, ci colpiamo noi figli se con il nostro intelletto e volontà non cambiamo questa condizione.
Il cambiamento non sarà immediato si agisce sempre per il futuro.
In questo flusso di parole spero troviate almeno una verità, affermazione a voi vicina che instilli in voi il desiderio del cambiamento e far comune questa battaglia.
Dialogo per raccogliere più opinioni possibili e conseguente azione per non scadere nella ostentazione di buoni propositi.

The Times They Are a-Changin’ non sono gli anni ’60, ma sono tempi di rivoluzione.

 

Arianna De Arcangelis

Una settimana dai Golden Globe, cosa rimarrà?

La scorsa domenica si è svolta la manifestazione che viene considerata una sorta di “anticamera”, prima di entrare nel turbinio della premiazione per eccellenza di Hollywood, ovvero l’Academy Award, per gli amici Oscar.

Dopo una settimana, oltre a vincitori e premi a film e serie tv, molti dei quali non sono ancora arrivati in Italia (come spesso accade, grazie alla distribuzione), cosa resta di questa notte a Hollywood?
James Franco e Tommy Wiseau sul palco insieme, sicuramente è un siparietto indimenticabile e simpatico, ma non è la cosa fondamentale da ricordare.

Un red carpet più sobrio e tinto di nero. Uomini e donne tutti uniti nel “lutto”, per dimostrare rispetto in questo anno segnato dagli scandali sessuali decine e decine di confessioni di molestie e abusi, avvenuti anche in passato, ma che nel 2017 hanno visto la luce.
Tutti indossano la spilla dell’associazione Time’s Up che fornisce supporto legale contro la violenza sulle donne e la disuguaglianza in ambito economico e lavorativo.

le attiviste e le attrici che hanno fondato Time’s up.
Gary Oldman vincitore come miglior attore protagonista con la spilla di Time’s up. Moltissimi uomini hanno dimostrato il loro supporto.

 

Ogni intervento, ogni discorso di presentazione e ringraziamento sono volti a spronare chi subisce violenza e ingiustizia a parlare, a non avere paura, e a sottolineare quanto la società dovrebbe ascoltare queste richieste di aiuto.

Una menzione speciale per il Golden Globe alla carriera, ovvero il Cecil B. De Mille Award, ad Oprah Winfrey: è la prima donna afroamericana a ricevere questo onore.
Standing ovation per il toccante discorso, in cui viene ricordata anche Rece Taylor.

https://www.youtube.com/watch?v=fN5HV79_8B8

Forse il mondo patinato di Hollywood sta cambiando, forse hanno deciso di non tenere gli occhi chiusi su questioni che erano a conoscenza di tutti, ma in questa giostra di politicamente corretto e parole toccanti, c’è un barlume di speranza.
Resta da chiedersi, cosa rimarrà tra un anno o due di questi buoni propositi.

Ecco, per onor di cronaca, la lista completa di tutte le categorie (e di tutti i vincitori) in ordine di premiazione:

 

Miglior attrice in una mini-serie o film per la televisione

  • Jessica Biel, The Sinner
  • Nicole Kidman, Big Little Lies
  • Jessica Lange, Feud: Bette and Joan
  • Susan Sarandon, Feud: Bette and Joan
  • Reese Witherspoon, Big Little Lies

 

Miglior attore non protagonista

  • Willem Dafoe, The Florida Project
  • Armie Hammer, Chiamami col tuo Nome
  • Richard Jenkins, La Forma dell’Acqua
  • Christopher Plummer, Tutti i Soldi del Mondo
  • Sam Rockwell, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

 

Miglior attrice in una serie commedia o musicale

  • Pamela Adlon, Better Things
  • Alison Brie, GLOW
  • Rachel Brosnahan, The Marvelous Mrs. Maisel
  • Issa Rae, Insecure
  • Frankie Shaw, SMILF

 

Miglior attrice in una serie drammatica

  • Caitriona Balfe, Outlander
  • Claire Foy, The Crown
  • Maggie Gyllenhaal, The Deuce – La Via del Porno
  • Katherine Langford, Tredici
  • Elisabeth Moss, The Handmaid’s Tale

 

Miglior attore in una serie drammatica

  • Jason Bateman, Ozark
  • Sterling K. Brown, This Is Us
  • Freddie Highmore, The Good Doctor
  • Bob Odenkirk, Better Call Saul
  • Liev Schreiber, Ray Donovan

 

Miglior serie drammatica

  • The Crown
  • Il Trono di Spade
  • The Handmaid’s Tale
  • Stranger Things
  • This Is Us

 

Miglior attore non protagonista

  • David Harbour, Stranger Things
  • Alfred Molina, Feud: Bette and Joan
  • Christian Slater, Mr. Robot
  • Alexander Skarsgard, Big Little Lies
  • David Thewlis, Fargo

 

Miglior colonna sonora originale

  • Tre Manifesti a Ebbing, Missouri
  • La Forma dell’Acqua
  • Il Filo Nascosto
  • The Post
  • Dunkirk

 

Miglior canzone originale

  • “Home,” Ferdinand
  • “Mighty River,” Mudbound
  • “Remember Me,” Coco
  • “The Star,” Gli eroi del Natale
  • “This Is Me,” The Greatest Showman

 

Miglior attrice non protagonista

  • Laura Dern, Big Little Lies
  • Ann Dowd, The Handmaid’s Tale
  • Chrissy Metz, This Is Us
  • Michelle Pfeiffer, The Wizard of Lies
  • Shailene Woodley, Big Little Lies

 

Miglior film d’animazione

  • Baby Boss
  • The Breadwinner
  • Coco
  • Ferdinand
  • Loving Vincent

 

Miglior attrice non protagonista

  • Mary J. Blige, Mudbound
  • Hong Chau, Downsizing – Vivere alla Grande
  • Allison Janney, I, Tonya
  • Laurie Metcalf, Lady Bird
  • Octavia Spencer, La Forma dell’Acqua

 

Miglior sceneggiatura

  • La Forma dell’Acqua
  • Lady Bird
  • The Post
  • Tre Manifesti a Ebbing, Missouri
  • Molly’s Game

 

Miglior film straniero

  • A Fantastic Woman
  • Per Primo Hanno Ucciso mio Padre
  • In the Fade
  • Loveless
  • The Square

 

Miglior attore in una mini-serie o film per la televisione

  • Robert De Niro, The Wizard of Lies
  • Jude Law, The Young Pope
  • Kyle MacLachlan, Twin Peaks
  • Ewan McGregor, Fargo
  • Geoffrey Rush, Genius

 

Miglior serie commedia o musicale

  • Black-ish
  • The Marvelous Mrs. Maisel
  • Master of None
  • SMILF
  • Will & Grace

 

Miglior attore in una commedia

  • Anthony Anderson, Black-ish
  • Aziz Ansari, Master of None
  • Kevin Bacon, I Love Dick
  • William H. Macy, Shameless
  • Eric McCormack, Will & Grace

 

Miglior regia

  • Guillermo del Toro, La Forma dell’Acqua
  • Martin McDonagh, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri
  • Christopher Nolan, Dunkirk
  • Ridley Scott, Tutti i Soldi del Mondo
  • Steven Spielberg, The Post

 

Miglior mini-serie o film per la televisione

  • Big Little Lies
  • Fargo
  • Feud: Bette and Joan
  • The Sinner
  • Top of the Lake: China Girl

 

Miglior attrice in una commedia

  • Judi Dench, Victoria & Abdul
  • Helen Mirren, Ella & John – The Leisure Seeker
  • Margot Robbie, I, Tonya
  • Saoirse Ronan, Lady Bird
  • Emma Stone, La Battaglia dei Sessi

 

Miglior film commedia o musicale

  • The Disaster Artist
  • Scappa – Get Out
  • The Greatest Showman
  • I, Tonya
  • Lady Bird

 

Miglior attore in un film drammatico

  • Timothée Chalamet, Chiamami col tuo Nome
  • Gary Oldman, L’ora più buia
  • Daniel Day-Lewis, Il Filo Nascosto
  • Denzel Washington, Roman J. Israel, Esq.
  • Tom Hanks, The Post

 

Miglior attrice in un film drammatico

  • Jessica Chastain, Molly’s Game
  • Sally Hawkins, La Forma dell’Acqua
  • Frances McDormand, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri
  • Meryl Streep, The Post
  • Michelle Williams, Tutti i Soldi del Mondo

 

Miglior film drammatico

  • Chiamami col tuo Nome
  • Dunkirk
  • The Post
  • La Forma dell’Acqua
  • Tre Manifesti a Ebbing, Missouri

 

Saveria Serena Foti

 

Suela Niosi: unica finalista italiana nella competizione Faber-Castell Albrecht Dürer Cup

Suela Niosi, studentessa dell’Università di Messina, ha partecipato alla Albrecht Dürer Cup” contest creativo internazionale indetto dalla Faber-Castell.
L’obiettivo della competizione era di realizzare un design per la nuova confezione di matite acquarellabili in edizione limitata. Il tema del contest era “underwater”  il disegno doveva essere interamente realizzato con le matite acquarellabili Faber-Castell Albrecht Dürer e mostrare la versatilità delle matite.

 

 

 

 

 

 

 

 

Contattata per telefono ci ha raccontato il ragionamento dietro queste composizioni “Ho deciso di raffigurare due pesci pagliaccio e due anemoni. Più che altro ho fatto un ragionamento prettamente cromatico: il logo del Brand è verde scuro, quindi ho voluto accostare sfumature di arancione, rosa, viola ed evitare il classico blu che rimanda immediatamente al tema mare.”  
E relativamente all’utilizzo dei colori “Credo che l’originalità sia nella scelta dei colori, ho cercato di usare una palette molto varia appunto per mostrare la capacità dei pigmenti e la versatilità del prodotto che verrà commercializzato”.


L’elaborato di Suela è stato selezionato fra più di 400 opere ed ora è l’unica italiana fra quattro finalisti, brava è riduttivo. Il vincitore ora verrà scelto da una giuria “popolare” o meglio da un “mi piace” sul post di Facebook nella pagina di Faber-Castell si ha tempo fino alle 2 del pomeriggio di giorno 12 gennaio.
Di seguito il link dove potete vedere anche come sarebbe l’edizione limitata della confezione:

https://www.facebook.com/fabercastell/photos/a.166203860074453.40379.158239567537549/1916930651668423/?type=3&theater

 

Supportiamo la bravura e creatività di una giovane studentessa dell’Università di Messina!

 

Arianna De Arcangelis

Non perché, ma come

“Per molto meno, nei secoli scorsi, scoppiavano guerre e rivolte popolari”. Così D’Amico della Gazzetta del Sud la settimana scorsa chiudeva un articolo riguardo l’isolamento e l’arretratezza in cui verte la Città di Messina.

Fondata come colonia greca col nome di Zancle e poi Messana, la città raggiunse l’apice della sua grandezza fra il tardo medioevo e la metà del XVII secolo, periodo in cui contendeva a Palermo il ruolo di capitale siciliana.

Il nome originario Zancle deriva forse dalla forma a falce della penisola di S. Raineri, la quale oltre ad aver stimolato l’immaginazione dei greci attribuendone l’origine al momento in cui Cronos (padre di Zeus) tentò di scacciare dal trono il padre Urano evirandolo con una falce poi lasciata cadere proprio nello stretto, ha costituito un porto naturale che fu alla base dello sviluppo della colonia greca.

Lo stesso che oggi è snodo fondamentale per le imbarcazioni che solcano il mediterraneo e che nel 2016 è stato il primo porto italiano per traffico passeggeri (250mila in più di Napoli). Considerazioni che poco sembrano interessare alla politica nazionale, la quale toglie a Messina la sede dell’Autorità Portuale e poi la lascia fuori dal fondo di 1 miliardo e 397 milioni di euro destinati alle linee metropolitane e filoviarie delle Città metropolitane e altre città.

Sembra quasi ci sia la volontà di punire ed umiliare ogni volta questa splendida città privandola di tutto, spesso anche di diritti fondamentali. La continuità territoriale, in questa zona così cruciale della geografia italiana, viene negata dallo Stato italiano dato il progressivo rincaro dei biglietti aerei per l’Isola da parte delle compagnie aeree, l’assenza di un’alta velocità ferroviaria (per non dire di treni e binari) insieme alle penose condizioni della Messina-Catania il cui versante peloritano non è stato sistemato nemmeno con la venuta del G7 (Tchamp piss no uor).

Caro voli denunciato nei giorni scorsi ancora una volta dall’associazione “Fuori di Me” con il report annuale, da cui si evince un incremento costante dei biglietti aerei per le tratte che servono la nostra zona con picchi sotto Natale a 603 euro per una A/R sulla tratta Linate-Catania. «Come evidenziato dall’ultimo bilancio demografico – sottolinea l’ex presidente dell’associazione Roberto Saglimbeni –, la città di Messina ha subito una perdita pari a 5000 abitanti (-2,2%) solo negli ultimi cinque anni. È quindi ovvio che c’è una sempre più forte esigenza di collegamenti efficienti, soprattutto aerei».

Una realtà quella del fuorisede messinese che cresce quotidianamente, come attestano i dati Istat pubblicati quest’estate sui quotidiani locali secondo cui Quattromila 20enni hanno lasciato Messina dal 2008 ad oggi. Insomma uno stillicidio di giovani più che una fuga di cervelli. Talenti che devono brillare altrove pur essendo nati e cresciuti qui come il chimico-fisico di 25 anni recentemente intervistato da IlFattoQuotidiano.it Fabrizio Creazzo che dopo la tesi magistrale alla Sorbona ha ottenuto il finanziamento del suo PhD sul carburante ecologico del futuro alla Université Paris-Saclay e Ecole Polytechnique. Dopo un 110 e lode in Fisica all’UniMe Fabio è partito per svoltare la sua situazione economica e professionale come si legge nell’articolo del quotidiano nazionale:

“Io vengo dal Sud ma nonostante ciò, con fatica e sacrifici, ho potuto realizzare la mia tesi magistrale in fisica, con il massimo dei voti, all’Università della Sorbona e ottenere un completo finanziamento da un laboratori d’eccellenza per realizzare il mio PhD sempre in Francia”. Ma non solo: in questi pochi anni di vita parigina Fabrizio ha potuto pubblicare ben tre articoli scientifici, conoscere gli esperti mondiali del suo ambito di lavoro e diventare membro del comitato editoriale di una rivista scientifica a soli 25 anni. “E sono partito da Messina. Tutto questo in Italia sarebbe stato impensabile”.

Tutto ciò potrebbe suonare come un commiserare ripetitivo, una lamentela, di quella che è la situazione attuale, ma ciò che deve spaventare davvero è l’assordante silenzio della classe dirigente locale. L’assenza di politiche concrete che rendano Messina capace di richiamare ed attrarre a sé i più giovani, senza i quali questo posto non ha futuro.

Quando ero all’ultimo anno di Liceo, in occasione del 66^ anniversario della nascita della Regione Sicilia (2012), la mia scuola organizzò un incontro con l’autore del libro “I Siciliani” Gaetanno Savatteri, incontro al quale parteciparono anche l’allora sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca e l’allora assessore regionale alla cultura Mario Centorrino. Mi fu richiesto dal comitato organizzativo insieme ad altri compagni di scuola di porre una domanda allo scrittore. I miei coetanei fecero domande inerenti al libro, alla Sicilia ed alla Mafia, io pensai di andare un po’ fuori traccia. Così presa la parola mi rivolsi direttamente all’assessore regionale e chiesi come potessimo noi giovani una volta terminato il liceo costruirci un futuro rimanendo nella nostra terra. Era un professore distinto, molto pacato, e fu piacevole ascoltare la sua risposta sul perché fosse importante rimanere qui, ma una volta averlo lasciato terminare al microfono dissi: “assessore non le chiedo perché, ma come?”. Lui mi sorrise e fu così gentile da rispondermi che era possibile ma difficile. A distanza di cinque anni però, continuo a pormi la stessa domanda: “Non perché, ma come?”.

Alessio Gugliotta

Dedica di Gaetano Savatteri

 

L’alba di un nuovo giorno o il tramonto di una gran bella serata!

E così è arrivato il tanto atteso 2018.
Mi immagino sempre le persone il 1 Gennaio del nuovo anno, pesarsi sulla bilancia, correre a iscriversi in palestra, buttare via il pacco di sigarette, rimettersi a studiare, scrivere canzoni o libri, imparare una nuova lingua, imparare a suonare un qualsiasi strumento, dire “Ti amo” e tutte quelle cose che “con l’anno nuovo lo faccio!”, e invece siamo tutti quanti a dormire per smaltire la pesante sbornia del capodanno, così ci ritroviamo il 2 gennaio che già abbiamo mandato a monte tutti quei buoni propositi e un totale disorientamento.

Personalmente sono anni che mi sveglio alle 11:30 del mattino, anche se magari sono rientrata da poco e non riesco a capire se è l’alba di un nuovo giorno o il tramonto di una gran bella serata, e penso.

Prima cerco di ricordare la serata, mentalmente ripasso prima la cena e poi tutti i drink che ho bevuto, cerco di ricordare i nomi delle persone che ho conosciuto (non so come è possibile ma a Capodanno si conoscono sempre persone nuove) e le vecchie conoscenze che ho incontrato. Dopodiché passo in rassegna tutti i ricordi che ho dell’anno passato, del 2017 in questo caso, penso ai vecchi buoni propositi e a quanti di questi ho portato davvero a termine, poi penso alle persone che mi sono lasciata alle spalle, alle “lezioni della vita”, perché no anche agli ex, e a proposito fammi controllare gli ultimi messaggi del telefono … Si rischia sempre di fare il madornale errore di scrivere a qualcuno! O che qualcuno ti scriva.

Poi ci sono quelle che persone che sin dal mattino (anzi, alcuni già dal 31 dicembre) controllano ogni tipo di oroscopo (ok, lo ammetto, lo faccio anch’io). Credo non ci sia nulla di male ad affidarsi alle stelle.

Io sono Sagittario, spirito ribelle a cui il cambiamento non fa paura, a volte un po’ capriccioso (giusto un po’). Dovrei essere già sposata, con figli, essere in carriera e potrei pensare di cambiare città. PENSARE, appunto. Ma la domanda più grande è: quando arrivo alla parte in cui sono su uno yacht a lanciare via i miei soldi come fa Di Caprio in un film (The wolf of Wall Street, per i cinefili)?

Probabilmente non capiterà mai, così mi rigiro sul fianco sinistro e torno a pensare ai miei vecchi buoni propositi del 2017, così da fare un po’ il punto della situazione.

Dunque … innanzitutto ricordo di essermi detta di mettermi sotto con lo studio e seguire tutte le lezioni universitarie. Decisamente fatto, ma è un proposito da rinnovare per il 2018.

Svegliarsi presto al mattino. Insomma … non sempre.

Non starnutire quando metto il mascara. Fatto. A costo di avere una paresi facciali con gli occhi più fuori che dentro.

Trovare la mia taglia durante i saldi. FATTO!!

Ascoltare la musica su Youtube bloccando il cellulare. No! Dannazione no! Perché????

e poi … e poi … e poi tutti quei buoni propositi che non riusciamo completamente a portare a termine, come essere più gentili con il prossimo, più disponibili, seguire la dieta, passare più tempo con gli amici, con la famiglia. Viaggiare, fare nuove esperienze, non inquinare, imparare a cucinare, fare volontariato, mettere un po’ di soldi da parte.

La verità è che vorremmo sempre migliorarci, darci da fare per cambiare, raggiungere nuovi risultati, lasciare tutti a bocca aperta, ma non riusciamo a mai a seguire completamente questi stupidi buoni propositi. Procrastiniamo ogni cosa e poi, un bel giorno, prendiamo in mano la nostra vita e qualcosa di buono la facciamo. La strada sotto i nostri piedi ci porta verso obiettivi che non sapevamo di avere, verso giorni di spudorato coraggio.

Ciò che non cambierei di questo 2017, e probabilmente di tutta la mia vita, sono quegli interminabili secondi in cui prendo decisioni senza rifletterci, senza pensare a eventuali conseguenze o “vabbè magari lo faccio un’altra volta”, le solite “minchiate” (perdonate il francesismo) che alla fine tanto minchiate (perdonate pt. 2) non sono. E probabilmente è questo il mio unico buon proposito 2018: non ci pensare, agisci.

Così si sono fatte le 13:00, nessuno è venuto a buttarmi giù dal letto ma si sente un profumino arrivare dalla cucina, che come una mano invisibile mi tenta. Fa anche un po’ salire al naso il retrogusto di Sambuca. Mi alzo e do una sbirciata al mondo fuori dalla finestra. Nulla è diverso da ieri, in fondo nemmeno io. Mi rendo conto di essermi coricata con il vestito della serata, onestamente non ho il coraggio di specchiarmi.

Apro l’armadio per cercare qualcosa da mettere e la mia attenzione viene bloccata dalle foto attaccate da sempre nell’anta: i miei genitori che si tengono per mano, io da piccola vestita in modo strano, i disegni … mi rendo conto che gli anni passano e non sono i buoni propositi che facciamo il 1 gennaio a cambiarci. Sarà il movimento perpetuo dell’universo, sarà Saturno, o la Luna piena di ieri sera …

Mia madre appare dal corridoio e mi ritrova a fissare l’anta dell’armadio come Andreotti, ancora con il vestito della sera prima e dalla porta sono sicura starà sentendo la puzza di fumo che impregna i capelli tutte le volte che vado a ballare.

Fa una smorfia alla Marge Simpson col suo rauco “Mmmh” e aggiunge “la riscaldo la pizza?”

-Non ci pensare, agisci!-

Serena Votano

Le 25 canzoni da ascoltare durante le feste. La compilation di UniVersoMe

 

Sta per calare il sipario anche quest’anno.
Abbiamo pensato, per aiutare tutti a superare queste feste, tra una fetta di pandoro e una di panettone,  di selezionare 25 canzoni italiane e internazionali di Natale tra le più belle di sempre.

Così da accompagnare la digestione e farci entrare un po’ di più nello spirito natalizio.

O almeno questo è l’auspicio.

Scopriamole a partire dall’ultima, andando a ritroso in un viaggio tra suoni, generi, temi e stili diversi. Ce n’è davvero per tutti i gusti. Pronti? Via!

 

 

  1. Natale allo zenzero – Elio e le storie tese: 

Nella raccolta a tema, pubblicata in album nel Natale 2016, Elio e le storie tese mettono sul piatto gli elementi necessari per scrivere una canzone di Natale. L’ingrediente fondamentale non è il presepe o Gesù bambino, bensì lo zenzero.

 

  1. Last Christmas – Wham!: 

Il brano inizialmente doveva essere intitolato Last Easter ed uscire a Pasqua, ma i Wham!, il cui leader era George Michael, decisero invece di sfornarlo appena in tempo per il Natale del 1984. E ad oggi non può mancare in nessuna compilation.

 

  1. Le luci di natale – 883: 

Una delle canzoni a cui siamo più affezionati. I ricordi di infanzia accessi dalle luci colorate di Natale evocate nel ritornello da Max Pezzali.

 

  1. Xdono (Perdono) – Tiziano Ferro: 

Sono passati 16 anni da quando le radio trasmettevano a profusione la hit di Tiziano, tra le canzoni pop italiane forse più azzeccate dell’ultimo quarto di secolo. Un testo che guarda all’anno appena trascorso; richiamo ai nostri migliori anni che non abbiamo voluto omettere.

 

  1. Christmas Bop – Marc Bolan & T. Rex: https://www.youtube.com/watch?v=YXPTiAuWEew

L’estate è andata e la neve è caduta. Il padrino per eccellenza del glam Marc Bolan non vide mai uscire questo brano che venne pubblicato, solo dopo la sua morte, nel 1982. Ma i “T.Rexmas” invitano tuttora gli ascoltatori a non trascurare il fatto che a natale non si può non ballare.

 

  1. Don’t believe in Christmas – The Sonics:

Il rock scardina certezze. Lo sanno bene i Sonics che nel 1965 vengono drammaticamente a patti con la realtà: Santa Claus non è sceso dal camino, anche se sono rimasti svegli fino a tarda notte ad aspettarlo. Da quel momento in poi Roslie&Co smetteranno di credere al Natale.

 

  1. Sante Nicola – Vinicio Capossela: 

Ve ne avevamo parlato in occasione del concerto a Messina. Nel 2008 venne pubblicato Da Solo, disco in cui Vinicio inserì questa fiaba natalizia su Santo Nicola, personaggio che porta in dono l’eloquenza, cioè la capacità di comunicare e scaldarci il cuore aprendoci agli altri.

 

  1. Merry Something – Devo: 

Poche ciance: un minuto e mezzo bastano per fare gli auguri a tutti a nome dei Devo. “Whether you’re christian, muslim or jew. Happy Holidays!”

 

  1. Blue Christmas – Low: 

Anche gli indie Low nel 1999 hanno fatto uscire, sulla scorta delle grandi compilation del rock, un disco dedicato al riarrangiamento di alcuni brani storici della tradizione natalizia, accompagnati da pezzi originali della band. Blue Christmas è una canzone statunitense scritta nel 1948 da Billy Hayes.

 

  1. Frosty The Snowman – Cocteau Twins: 

Gli alfieri del dreampop non si sono astenuti dal dichiarare un loro tributo alla festività del Natale. Il brano Frosty the Snowman, altro standard del periodo, viene riplasmato attraverso le estensioni vocali di Elizabeth Fraser: la 35 esima migliore canzone delle feste di tutti i tempi per la webzine Pitchfork.

 

  1. All I want for Christmas – The Yeah Yeah Yeahs: 

Una deliziosa canzone su cosa desiderare di più al mondo quando è natale. Per gli Yeah Yeah Yeahs, che nell’occasione sfoggiano una mise natalizia con coniglietti e altri animaletti addobbati per le feste, c’è solo il proprio/a fidanzato/a.

 

  1. Quale Allegria – Lucio Dalla: 

Natale, come sappiamo bene, non è solo allegria e compagnia di parenti e amici. A consumarsi c’è spesso anche la piaga della solitudine che Lucio Dalla, in questo bellissimo brano contenuto in Come è profondo il mare, mette in primo piano attraverso la figura di Andrea, ucciso 15 volte per 15 anni la sera di Natale.

 

  1. Put the lights on the tree – Sufjan Stevens: 

Box interamente dedicato al Natale quello del cantautore americano Sufjan Stevens. Pubblicato nel 2006, Song for Christmas, è un trionfo di armonizzazioni e suoni per le feste composto da 42 pezzi. Da ascoltare d’un fiato almeno una volta entro il giorno della befana.

 

  1. Are you coming over for Christmas? – Belle & Sebastian: 

Programmi fissati per il 25 dicembre? I Belle and Sebastian hanno le idee (abbastanza) chiare. Passarlo tra tetti di ardesia fredda che brillano alla luce delle stelle.

 

  1. Merry Christmas (I don’t want to fight tonight) – Ramones: https://www.youtube.com/watch?v=tN2NNwZ1op8

A Natale sono tutti più buoni. Persino i Ramones. Basta litigare. Peace, love e rock’n roll.

 

    10. Canzone per Natale – Morgan: 

Da Canzoni dell’appartamento, album solista di Marco Castoldi del 2003, un’emozionante brano sull’alienazione personale e il risvolto consumistico delle feste. Per sognare di festeggiare.

 

  1. Leggenda di Natale – Fabrizio de Andrè: 

Il periodo invernale, nella silloge di storie degli sconfitti cantata da De Andrè, è la stagione in cui si consuma un crimine da parte di un babbo natale senza scrupoli nei confronti di una bambina innocente. Capolavoro tratto dall’album Tutti morimmo a stento e ispirato a Brassens.

 

  1. December, 1963 (oh what a night) – The Four seasons: https://www.youtube.com/watch?v=nDxhugRKZ8g

Canzone della nostalgia per le amorose imprese giovanili di un fantomatico dicembre del 1963 (uscito nell’album Who Loves You in piena disco music) del gruppo italo-americano di Frankie Valli, recentemente omaggiato nel film Jersey Boys da Clint Eastwood e noto al grande pubblico giovanile per il brano Beggin’.

 

  1. Natale – Francesco De Gregori: 

    C’è la luna sui tetti, c’è la notte per strada, le ragazze ritornano in tram. Intimo manifesto metropolitano dell’allegra tristezza cantato dal cantautore romano e contenuto nel disco omonimo del 1978.

 

  1. Marshmallow world – Darlene Love (Phil Spector):  

Ancora nel 1963 Phil Spector, noto produttore discografico (lavorò coi Beatles e portò alla ribalta numerose band negli anni ’60, tra cui the Ronettes), fece uscire la compilation di vari autori intitolata A Christmas Gift for you. Una pietra miliare per tutti i dischi natalizi, dal quale abbiamo selezionato Marshmallow world.

 

  1. Il Natale è il 24 – Piero Ciampi: 

Per quinto il tassello abbiamo riservato un posto d’onore a Piero Ciampi. Cantautore di Livorno, ebbe un cammino burrascoso lontano dai riflettori ma cosparso dalla produzione di gemme che hanno ridefinito il concetto stesso di musica d’autore. Come questa, dove c’è Gianna che ha un cuore molto strano.

 

  1. Wonderful christmastime – Paul McCartney: 

Saliamo di un gradino e troviamo Paul McCartney. Pubblicato nel 1980 McCartney II è il quattordicesimo disco solista dell’ex Beatle. L’album fa incetta di sintetizzatori e suoni, sulla scia della coeva elettronica, che il nostro trasferisce magistralmente anche in un brano sul Natale presente nella ristampa del 2011.

 

  1. Silent Night – Can: 

    Il terzo posto del podio spetta ai Can, storica band tedesca che insieme ai Kraftwerk ha posto le basi del krautrock. Ci siamo divertiti scegliendo un’insolita Silent Night, rigorosamente in chiave elettronica.

  1. E’ nato, si dice – Pierangelo Bertoli: 

    Eccoci qui. Alla fine abbiamo eletto la canzone di Pierangelo Bertoli come brano italiano per eccellenza di ogni ricorrenza natalizia. E’ nato, si dice contiene un testo di una lucidità enorme che ridicolizza le ottuse esteriorità e i fronzoli delle feste con grande divertimento e ironia.

 

     1. Little Saint Nick – Beach Boys:


Dalle onde della surf music alla compilation sotto l’albero. I Beach Boys trasposero, con anticipo sulle sinfonie che poi trovarono perfetto compimento in Pet Souds (1966), i cori le armonie e riverberi della loro produzione in un disco di cover di Natale; uno dei più importanti della storia del rock. The Christmas album vide la pubblicazione nel 1964, e questa che abbiamo scelto è la traccia di apertura.

 

Eulalia Cambria

 

 

Il nero è solo un colore? Un milione di buoni motivi sul perché dovresti smettere di indossare il nero e cambiare colore!

“Si ok, perché questo incipit di merda? Che hai contro il nero? È sexy, è cool, è elegante, si abbina su tutto ed è serio e mi piace non smetterò mai di indossarlo. Non ci rompere le conchigliette (per dirla raffinata).”

Siamo d’accordo il nero è una scelta di vita, è il colore dei ribelli, degli anticonformisti, ha un’austera eleganza con cui ti copre e ti protegge ma non è tutto qui…
E’ un colore forte, bello ma assorbe tutto senza riflettere e tutto ciò che assorbe senza riflettere porta a sofferenza, a malattia, il nero è il colore di chi soffre tanto.
Ci hai mai fatto caso? Quando il cielo è grigio, o l’umore scende giù metti un bel nero addosso.

 

Nero è una fase della vita, tutti abbiamo un periodo nero, tutti abbiamo amato il nero per un po, ci siamo adagiati al nero per un certo periodo quanto basta per cambiare. Alle volte quando ti abitui al nero non ne esci più, quel nero ti sporca la faccia, ti sporca la mente.
Nero non è solo un colore, nero è un pensiero, nero è un emozione, nero è uno stato d’animo.
Nero è usato nella storia come colore della guerra ai caduti, persino Picasso nell’espressione più forte del dolore, per esprimere la violenza, il degrado, il dolore e lo strazio della guerra lo usa in Guernica, lo indossa sempre chi ha una lotta dentro sé, chi ha una morte dentro.

Di certo non possiamo negarlo tra i colori, fa parte della vita, di un ciclo come il giorno e la notte, c’è il bianco e il nero, la luce e il buio.
Nelle tradizioni la Chiesa lo adotta come colore liturgico in segno di lutto, ed il viola lo associa al periodo quaresimale, anche le celluline richiamano questa filosofia, quando un tessuto sta morendo diventa prima viola e poi nero la gangrena (W l’anatomia patologica) dalla morte cellulare a quella mentale, psichica tutte le depressioni iniziano con un colore: il nero.
Nero è il colore della depressione.
Che il colore dia un’energia ed una forza, vibrazioni pari alla lunghezza d’onda ed è in grado di influenzare il temperamento è una “scienza” facilmente intuibile e documentabile.

E tu di che colore sei vestito oggi? Ci hai pensato consciamente stamattina o è stato il tuo inconscio a decidere il tuo colore?
Come vestirti per avere emozioni positive e vivaci? Semplice!
Rosso? Ti piacerebbe essere un leone feroce? Vivo e passionale farà aumentare la pressione cardiaca a chi ti guarda, con la sua vivacità ti renderà energico.
Verde? Ti sentirai la quiete di un cipresso addosso.
Celeste? Se aspiri all’ insostenibile immensità e la leggerezza del cielo.
Giallo? Brillante come un giorno d’estate, cosi solare da splendere e portare allegria, non è un colore da poco, per le persone stravaganti.
Bianco? Con la sua soffice e delicata purezza ti sentirai candido, un piccolo angelo sceso in terra o un bel gelataio che fa felici i bambini.
Rosa? Il mix tra rosso e bianco, con la sua tenerezza alle volte riesce ad essere anche sensuale, contiene la passione del rosso e la purezza del bianco mescolati in un tenero abbraccio.
I colori sono modi di essere…

E poi ci sono le 50 sfumature! No, non di grigio (sempre la testa alle cose zozze) ma di tutti i colori, usiamole le 50 sfumature di tutti i colori!
Ah! Dimenticavo look per esame universitario? Nero sconsigliatissimo!
Non vestirti mai di nero per sostenere un esame, già hai l’ansia alle stelle e sarai pallido, quel nero ti oscurerà viso, ti darà un fascino uno zombie, al professore sembrerai un morto in vacanza…

Facci caso che gli studenti più ansiosi che si ritirano o sono bocciati sono vestiti di nero e se dovessi partecipare per un colloquio di lavoro se sei tutto abbigliato di nero ti scartano sicuro a meno che non vuoi lavorare per le pompe funebri! Anche lo psicologo te ne direbbe quattro!

Nero diciamocelo sa anche di sfigato, il gatto nero…No, non mi prendere per scaramantica, è una statistica! Una cosa è certa, non rallegri il professore che ti vorrebbe vedere happy di aver studiato la sua bellissima, affascinante, eccitante materia e tu pare che stai andando al funerale.
Capito? No al nero e anche al viola! Si alla vita!

…E il tuo colore preferito qual è?

Promettimi che domattina quando ti alzerai mi penserai ti ricorderai di queste fatidiche parole e sceglierai con cura il tuo colore e se è una giornata di m…a, semplice basta solo cambiare colore!
Sii artista anche tu con i tuoi vestiti, i quadri tutti neri non sono mai piaciuti a nessuno…

Dani Cannistrà

Eventi della settimana

6 dicembre

PRESENTAZIONE DI “MESSANA ILLUSTRATA”

Dove: Libreria Ciofalo via consolato del mare 37

Quando: 18:00

Cosa: Per la prima volta tradotta integralmente in italiano l’opera del XVII secolo di Placido Samperi.
Saranno presenti gli autori e traduttori, Felice Irrera e Giuseppe Puzzello. Relazionerà il prof. Giuseppe Lipari e interverrà Giovanni Molonia, autore degli indici della stessa.
“La nuova edizione della “Messana Illustrata” nella accurata e fedele traduzione di Felice Irrera e Giuseppe Puzzello con il suo ricco apparato di note e i suoi preziosi indici restituisce, ora, alla città un documento importante nella sua tradizione culturale e perrmette una fruizione non più elitaria, riservata cioè ai rari cultori delle memorie cittadine. L’opera del dotto gesuita, Placido Samperi, riconsegna ai messinesi del ventunesimo secolo, ma non solo a loro, l’immagine di un centro urbano che, in quelli che sono stati definiti i suoi secoli d’oro, era presente vivacemente nei processi politici, economici e culturali che agitavano la Sicilia e, in generale, la monarchia spagnola” (Giuseppe Lipari)

DOCTORS 2.0 CHRISTMAS PARTY

Dove: EX Guernica piazza catalani

Quando: 21:30

Cosa: Il Natale è sicuramente uno dei periodi più belli dell’anno, le città piene di luci, l’albero addobbato a casa, i pranzi in famiglia, le giocate a carte. Già da novembre i più piccoli iniziano a immaginare i regali che potrebbero ricevere, ed è vero che in fondo in fondo tutti sono un pochino più buoni.

Spinti dalla voglia di rivivere tutte queste emozioni abbiamo deciso di organizzare la nostra festa natalizia, per dare il via a questo fantastico periodo, cercando con la scusa di fare qualcosa di utile per qualcuno.
Abbiamo contattato così la onlus Prevencardio, che si occupa di prevenzione della morte cardiaca improvvisa nei giovani. Con la speranza di poter aiutare qualcuno, oltre che di divertirci insieme ad amici, colleghi, specializzandi e strutturati ci siamo rimboccati le maniche alla ricerca della giusta location per ricreare quell’ambiente intimo che rende una festa speciale e finalmente lo abbiamo trovato!!
L’ex guernica, in collaborazione con il Noa.
L’evento sarà privato, per pochi partecipanti.
Affrettatevi se non volete rischiare di non trovar posto.
La Musica a cura di Daniele Sorrenti, direttamente da radio Zenith, ci farà ballare tutta la sera.
Disponibilità tavoli molto limitata.
Per informazioni contattate il vostro organizzatore di fiducia.

7 dicembre 

READaVERSE

Dove: Retroverso vintage, vinile, libri, mostre via Ettore Lombardo Pellegrino 142

Quando: 20:30-22:30

Cosa: Retroverso in collaborazione con Dario Naccari presenta “READAVERSE”.
Show case e reading di mezz’autunno.

FYS : Elettronica from Palermo
INGRESSO 6,00 euro con APERITIVO e FREE WINE.
Bio dell’artista :
FYS nasce nei primi mesi del 2016, tra le chiacchiere ed i suoni
della Vucciria di Palermo, dove si mescolano colori e volti di una
città molto viva, creando un equilibrio nel caos. La musica raccoglie
questa essenza ed energia, frutto anche della sperimentazione e
contaminazione di elementi elettronici e strumenti a corda. I FYS
sono Pietro Gugliotta (campioni e synth) e Gabriele Marchese
Ragona (chitarra, basso e synth).
Il duo è nato da poco, ma ha già avuto modo di esibirsi sul
prestigioso palco de I Candelai, a Palermo, nel 2016, in occasione
delle selezioni regionali live del festival Arezzo Wave. I mesi
successivi hanno visto un grande impegno nella produzione e negli
arrangiamenti dell’EP di sei tracce, che è stato interamente
autoprodotto in home studio uscito ad aprile 2017.

 

TOTAL ECLIPSE THE SHYNESS OF STRANGERS 

Dove: Retronouveau via croce rossa 33

Quando: 22:30

Cosa: Total Eclipse speciale prefestivo dell’immacolata con un live internazionale tutto da ballare.
Shyness Of Strangers

The Shyness of Strangers è Vadim Kristopher, un canadese polacco innamorato della cold wave, delle drum machines e dall’immaginario post punk.
Le sua voce profonda, la chitarra costantemente riverberata e sintetizzatori distorti sono il combustibile per danze oscure al chiaro di luna.
Ingresso gratuito

Aftershow Dj set Total Eclipse (80s/EBM/ New Wave/ Post Punk)

 

8 dicembre

THE BRIXTON @ ZERONOVANTA

Dove: Zeronovanta via Solferino

Quando: 21:30

Cosa: Alternative rock ‘80 ‘90 and more.

9 dicembre

MAY GRAY + ED live

Dove:  Retronouveau via croce rossa 33

Quando: 22:30

Cosa: MAY GRAY (ITA, Rock – Private Stanze Manita Dischi)
Un modo di dire californiano, che non necessita di traduzione, riferito a quel periodo dell’anno in cui il grigio prevale sul consueto sole accecante. Un po’ come dire che puoi sognare la West Coast. Rock cantato in italiano, con una venerazione per i Foo Fighters e il grunge che ha fatto la storia dei 90. Pezzi immediati, ritornelli orecchiabili e melodie pop ed energia da vendere.
In tour per il singolo Camilla, che anticiperà “Ritorno al sereno” nuovo album in uscita per PRIVATE STANZE e MANITA LAB.

ED songwriter (ITA, Dreampop – Riff Records WIENER RECORDS)

Suoni dalle eco dreampop con riferimenti che toccano gli anni sessanta e gli anni novanta: Beatles, Teenage Fanclub, Nirvana, Real Estate ed Elliott Smith. ED ha portato il suo sound in tour per Italia, Europa ed USA a partire dal 2011. Ha stretto numerose collaborazioni con band e label tra le più interessanti dell’indie italiano (Locusta, Urtovox, A Classic Education, Gazebo Penguins, Beatrice Antolini ecc).
In tour col primo-raccolta di b-sides e live “Bungalow Kids” che conferma il rapporto con l’etichetta italiana Riff Records e americana Wiener Records.

Ingresso gratuito

10 dicembre

I CONCERTI AL PALACULTURA

Dove: Auditorium Palazzo della Cultura «Antonello Da Messina»

Quando: ore 18

Cosa:  ALESSIO PIANELLI violoncello
ANDRIY DRAGAN pianoforte

Musiche di Bach, Sollima, Hindemith, Brahms

 

12 dicembre

PRESENTAZIONE LIBRO “CENTO ANNI” DI MARCO FERRANDO

Dove: FeltrinelliPoint via Ghibellina 32

Quando: 17:45

Cosa: In occasione del centenario della Rivoluzione di Ottobre, presso i locali della libreria Feltrinelli, via Ghibellina 32 – Messina, si terrà la presentazione del libro “Cento Anni”, storia e attualità della rivoluzione russa, edito da Redstar Press, insieme all’autore Marco Ferrando, portavoce nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori. Introduce i lavori Giacomo Di Leo, membro del comitato centrale del PCL .

 

Arianna De Arcangelis

Quattro stagioni e quattro lezioni di vita da Bojack Horseman

“Back in the ’90s / I was in a very famous TV show”

Comincio proprio dalla sigla finale per parlarvi di questa serie tv animata creata da Raphael Bob-Waksberg, marchiata Netflix, che vede come protagonista BoJack Horseman, un attore frustrato e semi-alcolizzato. Negli anni ’90 è stata la star di una delle sit-com più seguite dell’epoca, Horsin’ Around, incentrata su tre orfanelli finiti sotto la custodia di un simpatico cavallo scapolo.

Il bello di questa serie tv è il modo in cui, raccontando la carriera quasi decaduta di un cavallo hollywoodiano (o per meglio dire hollywooiano), le sue ansia, paure, sfighe, riesce a parlare di noi.

 1. Cosa vuole BoJack?

Ce lo chiediamo alla fine della prima stagione quando, dopo aver firmato un autografo, guarda Los Angeles dall’alto dell’osservatorio di Griffith, in un triste silenzio. Una riflessione amara e malinconica sulla differenza fra successo e soddisfazione.

In un modo o nell’altro riesce sempre a ottenere quello che vuole, ma questo lo rende davvero felice? Ed è proprio allora che si sente pronto per il film che ha sempre desiderato, per interpretare il cavallo da corsa Secretariat, da sempre il suo idolo.

2. Discorso da star.

Ogni qualvolta pensiamo di essere arrivati al capolinea della nostra vita, di aver fallito in tutti i campi e non essere riuscita a realizzare i nostri sogni, tutti abbiamo bisogno di un “discorso da Star”, lo stesso discorso che Princess Caroline (agente di BoJack), si sente fare dal collega Rutabaga.

“Sei la star di un film e questa è la parte del film in cui hai il cuore spezzato, dove il mondo ti mette alla prova e le persone ti trattano come una merda. Ma deve succedere in questo modo. Altrimenti, la fine del film, quando ottieni tutto ciò che vuoi, non ti sembrerà altrettanto gratificante. Ci sono degli stronzi là fuori, ma alla fine, non contano. Perché questo film non riguarda loro. Non è mai stato su di loro. Per tutto questo tempo, il film è stato su di te”

Beh, cos’altro aggiungere … la vita è un percorso pieno di salite ma di altrettante speranze, l’importante è continuare e andare avanti, come dire, “the show must go on”.

 

3. “È l’avverarsi di un sogno”

Nella prima puntata della terza stagione vediamo Bojack in una serie di interviste in cui risponde a ogni giornalista “è l’avverarsi di un sogno” descrivendo l’emozione che prova per il film in cui ha recitato, Secretariat. La sua corsa all’Oscar e il suo splendido momento che sta vivendo, tutto sembra destinato a finire.

“-Nessuno completa nessuno. Non è un concetto reale, se hai la fortuna di trovare qualcuno che riesci a sopportare, stringilo forte e non lasciarlo più.

-Allora dovrei accontentarmi?

-Sì, esatto. Accontentarti. Perché altrimenti diventerai vecchia, e cinica, e sempre più sola. E farai di tutto per riempire quel vuoto con gli amici e la tua carriera, e del sesso insignificante. Ma quel vuoto non si riempirà mai. E un giorno ti guarderai allo specchio e ti renderai conto che ti amano tutti ma che in realtà non piaci a nessuno.”

L’amore e la felicità personale, si rende conto che sono questi piccole cose ad essere fondamentali nella sua esistenza, eppure sembrano così lontane. Quante volte ci siamo trovati nella stessa situazione, fissando quel bicchierino di tequila o quel cucchiaino di nutella, pensando a quanto siamo “fuori dai binari”, per così dire, perché non importa quanto il nostro lavoro possa gratificarci (o non), niente vale più di un complice della vita che ti aspetta la sera a casa. Ed ecco la lezione più bella che ci dà il nostro equino con tendenze autodistruttrici.

4.“La vita non è altro che una serie infinita di occasioni mancate”

Bojack, dopo essere scomparso per più di un anno, fa ritorno alla sua abitazione, e nel controllare la posta afferma che

“Sembra che mi sia perso un’occasione da Pottery Barn. La vita non è altro che una serie infinita di occasioni mancate, alcune riguardano Pottery Barn

Ok, pessimo scherzo, non è questa l’ultima lezione che in questa quarta stagione ho imparato. Più di tutte mi sono rimaste impresse queste sue parole “devo dirti da subito di smettere di cercare l’abbastanza, perché niente sarà mai abbastanza.”
Ovviamente ci sono tante altre cose che possiamo imparare, e ci sono tanti altri personaggi che qui non sono riportati.

Consiglio la visione di Bojack Horseman a tutte quelle persone sole, che vivono tra la rabbia e il risentimento, inseguendo sogni che forse porteranno la felicità, ma che sono una catena di insoddisfazioni. Alla fine, quel cavallo alcolizzato sarà lo specchio della vostra zavorra emotiva.

Serena Votano

Sport, etica e diritto.

L’associazione Zancle ha organizzato il convegno “Sport, etica e diritto” che si inserisce nella manifestazione della “Settimana del diritto sportivo” organizzata e promossa dal professore Francesco Rende e dall’Ordine degli avvocati di Messina.
La tre-giorni di seminari è apparsa soddisfacente, con un ottimo approccio da parte degli studenti universitari che hanno meglio compreso determinate dinamiche processuali e preso confidenza con la materia. Tanto impegno anche da parte dei praticanti avvocati, che hanno fatto il ruolo di “chioccia” per i ragazzi più piccoli.
Simpaticissimo l’incontro con Eduardo Chiacchio, che ha unito dottrina a sue interessanti esperienze pratiche come calciatore e avvocato sportivo.
Il convegno si incentrerà sul diritto sportivo, argomento dibattuto quotidianamente da specialisti, amanti e non dello sport.
Il convegno è stato reso possibile dalla sinergia con ulteriori organizzatori i quali hanno permesso di coinvolgere personalità di spicco del settore tra le quali i rappresentanti di FIGC, CONI, NADO Italia e TAR del Lazio. Questi enti hanno patrocinato la manifestazione stessa.

Due saranno le sessioni : la prima avrà luogo alle ore 9:00 nell’ aula 2 del Dipartimento di Giurisprudenza. Proseguirà nel pomeriggio, alle ore 15:30, nell0 aula magna della Corte d’Appello.
È un evento che permetterà di scoprire un altro volto del diritto, aperto a tutta la popolazione studentesca. Ai partecipanti verranno assegnati 0,25 CFU di credito formativo.

Sabato  2 dicembre vi sarà per la giornata conclusiva una tavola rotonda sul processo sportivo e una simulazione processuale con studenti universitari e praticanti avvocati. A questa potranno assistere anche  delegazioni studentesche degli istituti superiori.

Che ci dovete pensare ancora a venire?! 

 

Arianna De Arcangelis