L’UniVerso che cercavo dentro ME

 

Che fatica, amici miei. Scrivere questo articolo è una cosa difficilissima. Sarò sincera con voi: solo il dovermi mettere davanti a questa pagina di Word è stato un parto. È da almeno 2 mesi che so che lo devo fare, che non volevo ridurmi all’ultimo, che rimando ‘’a domani’’.

Oggi non posso. Oggi è l’ultimo giorno a mia disposizione in quanto ‘’domani’’ è il tempo durante il quale voi mi state leggendo. L’articolo è pubblicato. Fine.

Fine.

Sapete, tra tutti i corsi universitari il mio è davvero particolare. Non sono 3, non sono 5, sono 6 anni. Sei anni sono tantissimi. È così strano pensare che tra 4 giorni il traguardo sarà stato raggiunto. The End.

Non giriamo troppo intorno, quindi. Sono qua per porvi i miei saluti, il mio arrivederci.

Questo progetto è entrato nella mia vita nel 2015. Non dimenticherò facilmente la prima volta in quello che è diventato il nostro ufficio. Non mi dimenticherò facilmente quel colloquio: ero l’unica ragazza, in mezzo ad un branco di ragazzi! Non solo: ero l’unica ragazza che scriveva per gioco, per distrazione, sicuramente non per mestiere.

Eppure, dopo quel primo “che ci faccio qui?”, tutto ha iniziato ad andare in maniera assolutamente naturale. Fin dalla prima riunione c’è stata passione ma anche tanto divertimento. Immaginateci: noi 8, in un’aula X, che non sapevamo assolutamente cosa stavamo facendo. Man mano, però, in quella confusione, sono uscite fuori le prime idee, le prime bozze di scalette e poi le scalette vere e proprie, i primi format, le prime categorie.

E poi, lui: il nome. UniVersoMe. Non potrò mai dimenticare quando Gugliotta lo ha scritto sulla lavagna, spiegandoci il gioco di parole, il significato che c’era dietro.

Io, Alessio, Paolo, Bonjo, Daniele, Valerio e Salvo lo abbiamo approvato fin dal primo momento. Università verso Me. Me, Messina. Me, cioè io. Me stesso. E sicuramente, questo universo, non solo è arrivato fin da me, ma è diventato parte di me, ha preso una parte di me.

Questo nostro progetto è stato il motivo per cui, lo dirò sempre, non ho più fatto la domanda di trasferimento. È stato il motivo per cui ho deciso di dare una seconda possibilità a questa università e a questa città, scoprendo che ci sono tantissimi ragazzi che si spaccano il culo (scusate il francesismo) per questa nostra Messina, completamente abbandonata a sé stessa.

Sono cresciuta, insieme ad UniVersoMe: ho imparato la diplomazia, il sacrificio, i compressi, il gioco di squadra. Ho imparato a contenere meglio la rabbia quando sei frustata, perché le cose vanno male, perché la gente non recepisce… Chissà per quale motivo.

UniVersoMe è un percorso che consiglio ad ognuno di voi: è una palestra per il futuro, per i futuri speakers, per i futuri giornalisti, per chi vuole trovare degli amici che lo saranno per sempre. Certo, un po’ di censura bisogna metterla in conto, ma ne vale la pena. E, anche quando verrete criticati, perché la verità fa male e non tutti la accettano, potrete dire che Voi, la Voce dell’Università, avete portato a galla i problemi che ci sono, per aiutare l’università stessa. Non vi crederanno? Non fa niente. L’importante è credere nei propri ideali.

Ed è quello che ho fatto io. Ho creduto e portato avanti i miei ideali fino alla fine, sono stata, anche io, la voce (sgarbata e acida, direi) dell’università. Ed oggi, con questo punto finale, non posso fare altro che esserne fiera.

Arrivederci, UniVersoMe.

Grazie per ogni singolo articolo scritto, corretto, pubblicato; per ogni editoriale con cui ho potuto esprimere la mia scrittura, per le mie amate rubriche di Tempo Libero, Abbatti lo Stereotipo, Recensioni e Scienze&Ricerca.

Ciao, a tutti i miei colleghi, compagni, amici.

A Micalizzi, la nostra carotina autistica, il nostro primo referente generale, l’amico con cui ho passato un anno intero a piangere sui malloppi che ci trascinavamo in biblioteca quando andavamo a “studiare”.

A Giorgino, Bonjo, Pragma, Valerio, Barba; i miei ragazzi, la squadra migliore che potessi desiderare. Ognuno di loro, in un modo diverso ma assolutamente perfetto, mi hanno fatta sentire a casa, protetta e coccolata (questa unica piccola donnina) e, soprattutto, mai inferiore a loro. Loro sono stati la mia spalla su cui piangere, il mio mandare a fanculo le persone e rimetterle in riga senza contestare, gli amici che tutt’ora sono con me, che tra 4 giorni saranno con me in uno dei giorni più importanti.

A Gugliotta, il nuovo referente, che si ammazza giorno e notte per aumentare il livello (e che c’è Super Mario Bros?) della piattaforma nelle sue varie componenti, accettando il cambiamento a cui essa può e deve andare incontro ma senza mai mancare di rispetto a nessuno dei membri che ne fanno parte o agli ideali su cui è stata fondata. Lo fa per quanto il tempo, ed io ne so qualcosa, sia poco. Perché UniVersoMe è anche questo: tanto tempo da ‘’perdere’’, con il piacere di ‘’perderlo’’.

Noi 8: il consiglio fondatore. Questi sette stronzi qua sopra citati, credetemi, non ho parole per ringraziarli abbastanza per ciò che ho provato e che non dimenticherò mai. Per aver creato, insieme, chissà per quale assurdo motivo, un qualcosa per cui, qualsiasi sarà la sua storia, andrò per sempre fiera.

Ai nuovi ragazzi, il nuovo consiglio: Jessica, Arianna, Gianpaolo, Vincenzo e a chi prenderà il mio posto. È stato un piacere vedere come quella passione, che era stampata sulla faccia di noi “vecchi” (nerd), esiste anche nel cuore (e sulla faccia) di qualcun altro. E con certezza posso dire, non solo di aver trovato anche in loro degli amici ed una squadra, che faranno un ottimo lavoro, riuscendo ad arrivare sempre più alto.

A Claudio, referente radio, con cui, come cane e gatto, mi sono acchiappata svariate volte in scontri creativi (a dir poco) ma sicuramente costruttivi. Che dire, lui ha già lasciato il posto ai giovani, ma senza noi due, possiamo dirlo senza alcuna modestia, Radio UniVersoMe non sarebbe stata il canale di successo quale è.

A Giulia, referente grafica, che, vabbè, è diventata una sorella con cui condivido il sonno, i sogni, lo sport ed i nostri mondi un po’ sbilenchi ma così strapieni di… Oddio, di cose troppo complicate ma assolutamente stupende. Attraverso i suoi occhi, guarda dentro l’obiettivo della macchina fotografica e fa vedere il mondo come mai riuscireste a rappresentarvelo. Con la professionalità che poche persone hanno, io la ringrazio perché ha conquistato la mia stima ed il mio rispetto fino, addirittura, una parte del mio cuore.

A tutti i ragazzi della Radio (che ho già salutato un mesetto fa durante la mia ultima puntata), a tutti i ragazzi della Redazione, a chi si occupa dei Social con una puntualità disarmante, a chi arriva e se ne va, a chi arriva e rimane. Grazie a tutti.

E grazie a voi: che nel vostro piccolo mi avete letta ed ascoltata. Grazie se vi ho fatto ridere, se vi ho fatto commuovere, se vi ho fatto incazzare, se mi sono fatta odiare o apprezzare. Grazie perché siete voi le persone per cui abbiamo lavorato ogni giorno e siete il più grande premio che potessimo mai desiderare.

Grazie, perché ho il cuore pieno di emozione.

Elena Anna Andronico

Finché articolo non ci separi


Tu, vuoi prendere in sposa questa pazza scattiata che ti romperà i coglioni AD VITAM?

Lo voglio.

E tu, vuoi prendere in sposo questo tizio con cui condividi poco e niente ma che hai deciso, senza motivo, di amare alla follia dei matti proprio?

Lo voglio.

Vi dichiaro marito e moglie.

 

Ok, la nostra storia non va proprio così… Ma quasi. Come un matrimonio combinato, nessuna delle due sapeva niente l’una dell’altra ma ci siamo trovate insieme.

 

A quel punto, sono due: o hai culo, o soffri tutta la cazza di vita.

Abbiamo avuto culo.

 

QUESTA È LA STORIA DELLE DUE STRONZE CHE VI HANNO ACCOMPAGNATO NEGLIO ULTIMI DUE ANNI, BRUTTI DEFICIENTI, ED ORA, CAZO CAZO, VI STANNO SALUTANDO.

 

  1. Once upon a time…

 

“Tutti zitti, tutti buoni… C’è una storia nuova nuova, ve la racconto piano piano e vi porterà lontano, lontano”

 

Dai, che vi ho stregati. Anni ’90, le musicassette con le favole che venivano narrate. Una scusa per i genitori più pigri… Però, MA CHE NE SANNO GLI ALTRI LEVATI PROPRIO.

 

Se ci pensate, tutto inizia con c’era una volta. C’era una volta… Io. Sola. Che, innocentemente, volevo scrivere un pezzo ogni tot di Recensioni. Di Scienze e Ricerca. E mi sono ritrovata a Tempo Libero. Ah, ma è ronco!

 

Sola soletta, chiedo in giro e trovo altri 3 randagi disposti a scrivere per questa rubrica. Bene, penso, niente panico, qualcuno che mi aiuta lo ho.

 

Inizialmente, ogni articolo era una conquista. Ognuno di noi, separato dagli altri, faceva ridere. Eccome. Le views, parlano al posto nostro.

 

 

  1. Separate in casa

 

Prima che il nostro diventasse un vero e proprio sodalizio, beh siamo state separate. No, non perché ci odiassimo a morte o cose del genere.

 

Tipo “oh, io con quello? MAI” e poi te lo sposi. Non è stato questo il caso.”Giusto Ele..?” Semplicemente prima eravamo persone un po’ più normali, e come ogni persona normale che si rispetti, scrivevamo le cose nostre per conto nostro.

 

“Vane, lo scrivi tu questa settimana?”, “Si certo, nessun problema” Cominciare a scrivere per questa rubrica è stato un puro e semplice caso.

 

Un buco da riempire durante la settimana e tac: l’occasione di mettere giù due insolite righe (dai lo sappiamo tutti che Tempo Libero non fabbrichi “articoli” nell’accezione più letterale del termine).

 

Comunque; Elena scriveva cose fighissime anche da sola. Certo scoprire di avere la stessa testa e gli stessi pensieri ci ha reso tutto estremamente più semplice, ma prima di tutto questo, prima che le nostre mani e le nostre menti si fondessero, eravamo due semplici essere umani con la passione per la scrittura.

 

Una passione un po’ insolita visto che raramente ci siamo ritrovate a scrivere di cose normali. Scrivere in solitaria è stato solo l’incipit di qualcosa di ancora più bello.

 

 3. Galeotto fu quell’articolo

 

Uno, due, tre articoli. “Oh, Vane, che famo? Sta settimana scriviamo insieme? Facciamo un articolo a DODICI MANI”. Ma come si fa? Troppe teste. Boh, vabbè. Proviamo?

 

Andò incredibilmente bene. Chissà perché, ancora mi chiedo di quale malattia mentale voi possiate mai soffrire, vi abbiamo fatto divertire. E ci siamo divertite pure noi, da morire.

 

Ogni settimana si aspetta, ormai devo dire aspettava?, il venerdì. Ma quale officina, ma quali sbronze spinte. SORRY MAMA FOR MI VIDA LOCA, resto fino alle 5 del mattino a scrivere con Vane.

Dopo le prime volte, la macchina andava sola. Beh, se ve lo state chiedendo, SI’ È UNA METAFORA CON UN PERFETTO DOPPIO SENSO SESSUALE.

 

Ogni articolo era, “oh Vane ma se scriviamo…?” e mentre lei digita, io digito… Pam. Esce lo stesso messaggio. Buona la prima.

 

INCEPTION.

 

E così, questo piccolo angolo del nostro Universo è capitato per sbaglio proprio. Quello si laurea, lei fa parte di una rubrica sola, quell’altro non ci sono crediti e ciaone…. Vanessa ed Elena.  Rigà, siamo nate come “amore, fidati, per una volta senza preservativo non fa niente” e ci siamo dovute accollare.

 

Ed è stata un’ottima decisione.

 

  1. Nella buona e nella cattiva sorte

 

Beh, da quando io ed Elena siamo diventate un corpo a due teste e quattro mani, ne abbiamo passate veramente tante, tanto da pensare che il nostro sodalizio, non potesse che suggellarsi con un: “nella buona e nella cattiva sorte”.

 

Ti ricordi Ele, quella volta che per un articolo scritto forse con troppa crudezza, (si può dire crudezza, vero?) abbiamo vissuto nel panico più totale credendo di andare incontro alla galera?

 

Beh, la galera è un’esagerazione eh, ma prese dalle mille paranoie abbiamo anche immaginato a come sarebbe stato condividere la pasta al forno della domenica in una stanza 3×3 di viale Gazzi. Sono sicura che anche da lì avremmo trovato il modo di mandare avanti la nostra folle rubrica. E poi i successi.

 

Quanti articoli letti e riletti dalla gente. Ricondivisi, apprezzati. La gioia di strappare una risata ai nostri amici studenti e non solo. Sicuramente non è stato sempre facile, trovare argomenti sui quali montare i nostri castelli, trovare a giusta chiave di lettura, dedicare infinite ore di tempo davanti ad una pagina bianca da riempire.

 

Eppure, eccoci qua: ancora una volta, nella buona sorte di aver costruito tutto questo, e nella cattiva sorte di dover scrivere la parola fine. Insieme.

 

 

  1. The End

 

Vi riporto di nuovo nel pieno degli anni ’90. The end. Che vi ricorda? Un aiutino? Tom e Jerry. Daaai! Finiva la puntata e… The End.

 

La nostra The End, non è stata mica semplice (ovviamente). Ci siamo trovate al centro di tutti i nostri castelli e ‘’Vane, chiudi tu che io non c’ho voglia!’’

 

Ogni venerdì la stessa storia. Scegli tu quali punti prendere. Facciamo pari o dispari. Ti metto le dita nel naso appena ti vedo se non scegli. SCEGLI! Questo ultimo mese era “quello della settimana prossima è l’ultimo articolo” “ok, perfetto”

 

E poi, c’era un percorso da finire. Scusami ah, scriviamo di amicizia famiglia e snobbiamo l’amore? Ho capito, ma dovremmo pur scrivere un articolo in cui insultiamo noi studenti. LO AVEVAMO GIURATO.

 

Eh, niente. La nostra promessa è slittata, di settimana in settimana. Ma poi, che dire, tra una lettera e l’altra, un po’ di bile, qualche lacrima e un TVB MA NON LO DIRE IN GIRO“ ci siamo?”

 

Sì. Ci siamo. The End. Il nostro Tempo Libero è finito. Cazzo, quanto è vero. Abbiamo troppe cose da fare e a cui pensare, chi ce l’ha più un po’ di tempo libero…

 

‘’Oh Vane, chiudi tu, però. Qua ci sono le chiavi. Io apro, scrivo le introduzioni, lo sai… Tu chiudi. Doppia mandata, mi raccomando”

 

Vaaaa bene, ma solo per farti contenta.

 

Anche questo articolo, l’ultimo, è giunto al termine. Non ci sono parole per spiegare quanto per noi sia stato importante tenervi compagnia tutti i sabato mattina. Quanto sia stato importante ritrovarci ogni venerdì notte, proprio come stanotte, a dedicare il nostro tempo ad un progetto che in un modo o nell’altro ci ha segnate e fatte crescere.

 

Per noi, è giunto però il momento di appendere la tastiera al chiodo, almeno per adesso, e di cominciare un nuovo percorso fatto di incognite e forse anche qualche paura. In fin dei conti, quello che si nasconde dietro la fine di un percorso di studi, è tutto un universo ancora da scoprire.

 

Voi siete stati, senza dubbio, la cosa migliore che ci potesse capitare. Lo stimolo più grande per non smettere mai di fare questo, e di farlo con tutte noi stesse. Forse oggi vi abbiamo fatto ridere poco, ma perdonatecelo, e se dovessimo mancarvi beh, tutti i nostri folli articoli sono sempre a disposizione di click. Rileggeteci, se volete.

 

Saremo sempre le solite Elena e Vanessa: due cazzone incontratesi per sbaglio, dentro una rubrica nata per sbaglio, con un articolo scritto insieme per sbaglio, e che per sbaglio si sono ritrovate a fare la cosa più bella del mondo: raccontare storie e condividerle col mondo. Vi vogliamo bene. Ad Maiora.

 

 

Elena Anna Andronico (direttivo fondatore, referente radio)

Vanessa Munaò (redattore giornale, referente radio)

Messina borghese e opulenta: lusso e Art Nouveau a Villa de Pasquale

Del terremoto del 1908 ci troviamo spesso a parlare, nella nostra rubrica, come di un evento che fu per la storia urbana messinese un tragico spartiacque fra la Messina dei secoli passati, con la sua fisionomia urbana e i suoi monumenti oggi in buona parte perduti, e la Messina post terremoto, la città in cui oggi viviamo, con le sue luci e le sue ombre. Dobbiamo però ricordare che il grande Terremoto non fu la fine di tutto e che, nei primi decenni del secolo scorso, la città intera fu animata da una incredibile ondata di tenacia e orgoglio, che si esprimeva nel desiderio di ricostruire Messina più grande e più bella di prima. Allo sforzo delle autorità cittadine si aggiungeva quello dei privati, della ricca borghesia: la fisionomia della città che conosciamo, con le sue vie squadrate ed i suoi grandi palazzi in stile eclettico, spesso non privi di un loro fascino e di un loro valore artistico, è proprio il frutto di questo grande slancio ricostruttivo.

Dietro ognuno dei grandi palazzi del centro storico possiamo immaginarci le centinaia di storie di borghesi, imprenditori, banchieri, aristocratici che facevano a gara fra loro nel fare sfoggio delle proprie ricchezze e del proprio potere, e al contempo a lasciare il proprio segno nella fisionomia della città in rinascita; spesso con il contributo di architetti blasonati, come il grande Gino Coppedè che a Messina lasciò molte opere pregevoli. È a uno di questi membri di quella borghesia rampante e vitale, l’imprenditore Eugenio De Pasquale, che si deve la costruzione di una delle più significative testimonianze di quel periodo storico: la preziosa quanto sconosciuta Villa De Pasquale.

 

È il 1912 quando Eugenio De Pasquale, imprenditore agrumario, dà inizio ai lavori per la costruzione di una sontuosa residenza privata. Il luogo designato non è però il centro storico, ma la periferia sud della città, quella che all’epoca ne costituiva la zona industriale: a pochi passi dai grandi agrumeti e dalle sue fabbriche, in cui si trasformavano gli agrumi e i fiori di gelsomino in essenze da usare in profumeria, che venivano rivendute in tutta Italia e nel mondo. È lì che la villa si trova ancora: a pochi passi dal torrente Larderia, in zona Contesse, lungo la antica via Consolare Valeria (oggi denominata in quel tratto via Marco Polo), a meno di un chilometro dall’odierno Policlinico Universitario.

 

La grande villa, restaurata e riaperta al pubblico in tempi relativamente recenti (circa un anno fa) dopo anni di decadenza e abbandono, consta di un ampio parco e di un palazzo in stile neorinascimentale, dalle linee architettoniche sobrie ed eleganti. Dietro il caratteristico cancello a forma di ragnatela, un lungo vialetto porta alla residenza padronale, in cima a una scenografica scalinata. L’atmosfera di serena compostezza dettata dalle linee essenziali della costruzione è la stessa che si respira negli interni ampi e luminosi, che conservano ancora il mobilio d’epoca.

Lontano dalle bizzarrie e dalle stravaganze di molto liberty contemporaneo, qui tutto sembra limpido e razionale, a richiamare gli ideali di bellezza neoclassica e rinascimentale che evidentemente dovevano rientrare nei gusti della ricca committenza; statue, mobili, decorazioni, fregi e dipinti, copie fedeli dalle opere dei grandi maestri del Rinascimento e del Manierismo italiano.

 

Poi il pezzo forte, al piano superiore, con la grande galleria resa trionfo di luce dalle ampie finestre che danno sull’esterno. Sul soffitto dello spazioso salone dipinto in verde, le grandi tavole di Salvatore De Pasquale riproducono capolavori di Tiziano Vecellio e Rubens; in lontananza, fuori, si stende l’abitato di Contesse e, sullo sfondo, la Calabria. Possiamo a stento immaginare quanto suggestivo potesse essere stato questo luogo, quando, nei primi decenni del secolo scorso, le case e i palazzi residenziali erano molto di meno, la campagna molta di più, da queste finestre, Eugenio De Pasquale e i suoi familiari potevano affacciarsi e vedere, in lontananza, la spiaggia e le acque dello Stretto.

Gianpaolo Basile

Ph: Giulia Greco

Tutto ciò che di buono c’è

 

 

 

 

 

 

Vi è mai capitato di svegliarvi, alle prime luci del mattino, con il sole che passa attraverso la finestra, con quel freschetto piacevole e, soprattutto di buon umore (senza aver preso nulla la sera prima, ovviamente, e SENZA essere nella pubblicità della Mulino Bianco)? A me si, raramente, è successo! Ecco, quelle volte le splendide mattine si tramutavano in piacevoli giornate, ne potevano capitare di tutte i colori (tranquilli, i colori non sono stati rubati – la fabbrica del degrado sa!) ma comunque erano belle giornate. Quella sensazione di percepire la positività che il mondo emana, con l’animo sereno, mi ha permesso di notare la bellezza che caratterizza Messina, quei piccoli attimi quotidiani a cui siamo abituati, e di cui spesso non ci accorgiamo, che equilibrano il peculiare caos della città dello stretto.

Il tempio della passeggiata a mare. Ecco cos’è per me. Un tempio senza colonne, senza mura, senza tetto. Come quando tutti noi andiamo alla passeggiata e passiamo sempre davanti alla ringhiera che da’ sugli scogli; noi, gente di mare, non riusciamo a dare le spalle, al mare. Ci culla, ci rilassa, e stare in silenzio mentre lo si guarda, beh è come sputare fuori tutti i nostri pensieri, come confidarsi con un amico stretto o con uno psicologo. E lì, in quell’istante, le onde ascoltano i pensieri di tutti: del signore che è appoggiato al muretto con lo sguardo distante dalla realtà, la bambina che con la bici rallenta mentre guarda una barca entrare al porto, una futura mamma che accarezza la pancia, due innamorati che sulla panchina si alienano entrando nel loro piccolo universo.

La madonnina che è sempre lì, immobile ed eterna, che osserva la nostra fretta, la nostra frenetica vita, il correre da una parte all’altra della città, sentendo almeno una volta al giorno una Smart, o una Lancia Y con la musica ad alto volume a qualsiasi ora (ecco quest’ultimo non è proprio uno di questi “schizzi” di bellezza), ma lei è comunque e sempre lì. È la certezza del messinese, anche del non credente.

Dei traghetti che lentamente passano da una sponda all’altra, come cullate da quello stretto che ci sembra infinito, che i calabresi “ci invidiano il panorama” ma nemmeno quel che vediamo noi scherza. Ed è sempre lì.

Oppure un’altra routine che non passa mai è la felicità che si prova attraversando i cancelli di Villa Mazzini: l’infanzia attaccata ad alberi enormi, giochi “old school” e zucchero filato. Passeggi su quel pavimento che ormai conosci a memoria e vedi giocare spensierati quelle piccole pesti ed istintivamente sul tuo volto si forma un sorriso, anche nelle giornate più cupe.

Quando vediamo il vigile che mette le multe: che se le mette a noi è un pezzo di merda, se le mette agli altri allora fa bene il suo lavoro!

E poi vogliamo parlare del bar di fiducia che con la granita che “come la fai tu non la fa nessuno in tutta Messina, compare” ci salva in giornate calde, terribilmente calde, disperatamente calde come queste di Giugno? Certo, la tradizione è tradizione!

La bellezza è quando di ritorno da una serata in quel di Faro, in città i panettieri cominciano a lavorare, e accolgono noi screanzati che ci godiamo la giovinezza, con il profumo del pane, con quell’inebriante odore che nasce dalle loro mani.

E tutti gli studenti seduti davanti a piazza Pugliatti mentre fanno una pausa che poi dura 1 ora perchè che fai non lo saluti a quello? non scambi due parole con quell’altro? non chiedi consigli a quella per l’esame? Si percepisce una grande, immensa “cosa” che li accomuna: LA SESSIONE. Che sia estiva od invernale poco importa, loro sono comunque lì, e magari per distrarsi osservano le persone che passano, desiderando ardentemente di essere al posto di chiunque altro in quel momento.

Dato che questo articolo è diventato una lista, ed un finale non so trovarlo, perché non la continuiamo? Qual è il tuo schizzo di bellezza in questa Messina?

 

Giulia Greco

 

E se dicessimo Amore?

 

E se dicessimo Amore, voi a cosa pensereste?

 

“Brodu i ciceri”, vi risponderebbe la professoressa Latino, ex insegnante di latino (vedi tu la vita) del Seguenza, icona dell’ “amore non esiste, esistono i soldi da spendere per il divorzio”.

 

Però però però. Noi ci vogliamo credere ancora. Perché, spesso e volentieri è brodu i ciceri, ma, a volte, sorprendentemente, oltre ogni previsione, quasi mai, ESISTE DAVVERO.

 

E visto che a 24 anni ci sentiamo già abbastanza vecchie dentro, vogliamo ancora sognare insieme a voi. E visto che ancora non avevamo sputtanato quello che di più puro e bello la vita ci può dare, niente, abbiamo deciso di farlo.

 

E visto che io e lei ci vogliamo bene e ci facciamo prendere dalla malinconia, ecco qua. L’amore.

 

ECCO QUA I 15 TIPI DI AMORE CHE VI HANNO FATTO FARE TUTTO IL CALENDARIO IN 48 LINGUE CHE MANNAGGIA ALLA PUTTANA LO AMO LO ODIO MI AMMAZZO BRUCIO LA SUA MACCHINA ABBRACCIAMI TI AMO SONO DEPRESSO DI SERE NEREEEEE.

 

  1. Il primo amore

 

Eh beh, il primo amore, lo sappiamo tutti, “non si scorda mai”.

 

È quell’amore che vivi solitamente nella fase peggiore della tua vita: nono, non quella fatta di bollette da pagare e bambini da mantenere. Intendo quella fase della vita in cui il tuo più grande incubo sono brufoli bianchi sul volto e apparecchio ai denti stile robot futuristico.

 

Il primo amore è quello che ti fa scoprire il farfallìo nello stomaco, che ti fa credere che con un bacio tutti i pianeti possano magicamente allinearsi. È quello con il quale misurerete per tutta la vita i successivi amori pensando “non troverò mai più un amore cosi”

 

Ma è anche e soprattutto quello che ti delude, che ti ferisce e che ti farà smettere di credere che ci sia ancora una speranza.  ERGO: amate con cautela la prima volta. Però amate, che è bello eh. LE COSE DOLOROSE SONO SEMPRE BELLE.

 

  1. Il Rimpianto

 

Quando pensi che la tua vita è uno schifo e ti deprimi seguendo le tue Stars preferite su Instagram, ricorda una cosa: anche loro hanno il rimpianto di un amore. AH Sì. È un po’ come la tecnica di immaginare i professori che cagano mentre dai un esame: nessuno è immune.

 

Il rimpianto è quell’amore che, ahimè, si è concluso con il lieto fine sono nelle tue recondite fantasie (incluse quelle masturbatorie). Il tuo lui o lei è esistente, lo hai conosciuto, magari vi siete pure baciati… Ma niente. Niente. È finita, per giunta senza mai realmente iniziare. E, quasi sempre, senza un perché.

 

Eppure, cavolo, metteresti entrambe le mani sul fuoco riguardo al fatto che, CAVOLO, sareste stati PERFETTI. Tipo che tra 50 anni gli/le avresti cambiato il pannolone con piacere. Come lo sai? A pelle. Fin da subito. Fin dal primo momento.

 

Il Rimpianto è l’unico amore nella tua vita che ti farà accettare la frase QUELLO GIUSTO AL MOMENTO SBAGLIATO. #maiunagioiamancoapagarla

 

 

3.Amore a Distanza

 

Ecco, questo è un ottimo punto sul quale possiamo star qui a discutere animatamente per ore.

 

L’amore a distanza esiste? Non esiste? Prima o poi finisce? Può durare? Sono corna assicurate? Ragioniamo insieme. (Se non siete d’accordo col ragionamento fatemi sapere tramite commento che vi costringo a sposare un Messicano)

 

Allora. Dicevamo. Amore a distanza. Nella peggiore delle ipotesi la lontananza è forzata (es. questioni lavorative) ed avviene in un momento in cui il rapporto ha alle sue spalle solide basi. Doloroso, ma con qualche possibilità di riuscita.

 

Nella seconda ipotesi l’allontanamento è volontario, ESEMPIO: VADO IN ERASMUS. Dov’è che vai brutto figlio di buona donna santa madre resta qui sposami adesso o ti stacco la testa e me la mangio a morsi. Rischioso. Parecchio rischioso.

 

In ultimo ci sono i rapporti che fin da principio ammettono la condizione di lontananza. Ma io dico, ma siete matti? MOGLI E BUOI DEI PAESI TUOI ragazzi, mi raccomando. Ve lo dice una che LO SA.

 

  1. Amore Selvaggio

 

Questo bisogna viverlo almeno una volta nella vita. O forse no: poi tutti gli altri sembrano COSì NOIOSI.

 

L’amore selvaggio è basato principalmente sul sesso. EH VABBE’, mica possiamo censurarlo. Non sai come, ti ritrovi sul lampadario vestito da Tarzan e lei da Jane che state facendo cose che DIO SPERIAMO CHE NON ESISTI SENNO’ SAI CHE VERGOGNA.

 

Che poi, non è che sei mai stata una persona con chissà che velleità porno. Anzi: sei più il tipo che tiene gli occhi chiusi e sta in silenzio per vergogna, possibilmente alla missionaria.

 

Cosa è successo? Perché ora mi ritrovo a farlo più spesso in luoghi pubblici/ mascherato da zorro/ con uso e consumo di alimenti vari? Non c’è risposta. Ma bisogna approfittarne finché si può. Di sicuro, è uno degli amori più divertenti e rilassanti IN ASSOLUTO, CAZZO.

 

  1. Amore Geloso

 

Bene. Questa è una delle categorie decisamente peggiori. L’amore geloso è un incubo.

 

Sisi, lo so che esiste la gelosia sana, che se ami qualcuno devi esserne un po’ geloso e bla bla bla, che quando ti chiedono “ma tu sei geloso?” rispondi “No vabbè ma il giusto ci sta” e poi metal detector, controlli spasmodici ai like sotto ai post, microspie dentro la macchina, abolizione dall’armadio di tutti i vestiti che lasciano scoperti lembi di pelle nuda.

 

MA IL GIUSTO COSA? MA IL SENSO DELLA MISURA CHE? Io pensavo di aver trovato un fidanzato non una guardia del corpo isterica santo cielo. Calma e sangue freddo. Possiamo amarci anche senza tutti questi “piccoli accorgimenti” GIURO.

 

  1. Se voi peddiri l’amico…

 

… o si marito o si fa zito. Da che siete culo e camicia, a che ARRIVEDERCI E GRAZIE.

 

Che poi lo sappiamo: tira più un pelo di figa che un carro di buoi, è il principe azzurro, due cuori e una capanna (menza, possibilmente al caffè). Però che cavolo. NON È GIUSTO.

 

Questo amore causa un’amnesia: il tuo amico si scorda di te e di tutti gli altri, si scorda dei parenti, si scorda dell’università, si scorda persino del suo gatto o cane (eddai, come fai a scordarti della tua dolcissima palla di pelo?).

 

Entra in una dimensione nuova, fatta solo di lei e lui, lui e lei, bolle di sapone, unicorni, felicità, i messaggini del buongiorno e della buonanotte, le pomiciate SEMPRE A QUALUNQUE ORA E LUOGO.

 

Tra l’altro, è assolutamente SOCIAL: profilo in comune o chiudi per sempre Facebook perché esisto solo io (un po’ egoista, no?), mettiamo sempre foto insieme, diciamo sempre che siamo insieme, intasiamo TUTTO E TUTTI, fuori tutto è magnifico ma tu un po’ di più E ALLORA SCRIVIAMOLO SU INSTAGRAM 5903 VOLTE AL MINUTO, Fedez e Chiara levatevi che io chiamo il mio amore GNOCCOLO, anche nella foto che pubblico da solo/a metto riferimenti a caso e da diabete per te, ANGELO MIO CHE TI PENSO SEMPRE CAZZO.

 

Il problema non è che si è felici e contenti. Il problema è quando si diventa infelici e scontenti, la bolla si rompe, l’unicorno muore e ti ritrovi solo, anche il tuo gatto si è trovato un nuovo padroncino da amare. Tiè.

 

  1. Amore LGBTA

 

Love is love. Lo sappiamo bene e lo sappiamo tutti. Dunque dunque dunque forse è proprio l’amore a renderci tutti, indistintamente uguali.

 

Lo stesso amore che ci rende cechi, sognanti, con la testa fra le nuvole. Quindi, io mi chiedo no? CHE VE FREGA A VOI DE CHI SI INNAMORA LA GENTE? Certo magari è proprio di te che stai leggendo che la gente se innamora perché sei bello, bello impossibile con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale. Ok. Mi sono persa.

 

 L’amore è amore, e non può essere diverso. È più complesso, questo sì, perché oltre a dover mandare avanti una normalissima relazione (e si sa che ogni relazione ha le sue croci) c’è bisogno di combattere con l’universo intero per potersi amare in pace. VIVI E LASCIA VIVERE. Brutto testa di Caprone.

 

  1. Young, Wild e FREE

 

“Io non voglio legami seri, voglio essere libero”

“Amore, stai intaccando la mia libertà”

 

Ma LIBERO cosa? Ma che siamo a WOODSTOCK?

 

Allora, parliamo del concetto di libertà in una coppia: la libertà intesa come libertà di espressione, l’essere indipendenti l’uno dall’altra, due individui che liberamente accrescono sé stessi stando insieme, completandosi, rispettando l’uno i gusti e i bisogni dell’altra e viceversa… ok.

 

Libertà intesa come puccio il biscotto nel latte di un’altra, siete dei cazzo di idioti. Allora, se vuoi rimanere libero e continuare a fare sesso promiscuo te ne stai solo e non intrappoli me.

 

L’amore libero, detto anche l’amore IMBROGLIONE, è una scusa di quelli che “ci stiamo solo frequentando” anche se sono passati 22 anni e abbiamo 3 figli, di quelli che vogliono la scusa facile per fare il cavolo che gli pare e piace, di quelli a cui fai comodo ma non troppo. Dei codardi che non hanno voglia di impegnarsi seriamente e, allo stesso tempo, non vogliono stare soli. Insomma, uomo o donna, SCAPPA IL PIU’ LONTANO CHE PUOI.

 

Anche perché, sennò, vi ritroverete come dei…

 

 

  1. Cervi a primavera

 

No ma voi siete troppo simpatici, , tenerelli. Vi vorrei coccolare.

 

Se stai leggendo questo pezzo ed hai cornificato qualcuno SEI UNA BRUTTA PERSONA. Se invece stai leggendo questo articolo e porti, con onore, il peso di un bel paio di corna: APPLAUSI. SOLO APPLAUSI.

 

Oh ragà, non è mica facile passare sotto tutte le porte con due protuberanze stile renna di Babbo Natale. Scherzi a parte, io capisco tutto, ma cornuti e contenti perché? Se siete stati traditi dalla stessa persona innumerevoli volte, ma vi ostinate a perdonare perché “stavolta è cambiato” SMETTETELA SUBITO. Chi nasce tondo non muore quadrato, chi nasce cervo muore ammazzato (proverbio cinese inventato seduta stante).

 

 10. Impossible is Nothing

 

MA QUANNU MAI. Niente è impossibile è una gran perculata: molti amori lo sono. E NO, tu che ci stai leggendo immaginando l’oggetto dei tuoi desideri e pensando che sì, un giorno ci riuscirai, NON È VERO NON STARETE MAI INSIEME.

 

Gli amori impossibili… Che tragedia. Piaga sociale. Lacrime e dolore. Gli amori impossibili sono così veri… E fanno male male male male. E sono, chiaramente, a senso unico. A volte, l’altra persona, nemmeno lo sa di quanto possa essere amata.

 

Dopotutto, se non fosse per gli amori impossibili, non sarebbero nati le più belle canzoni d’amore, i più grandi romanzi, la friendzone.

 

Qualsiasi sia il motivo che rende un amore impossibile, tu che ami: dillo. Metti fine alle tue pene. Diglielo, fatti uccidere e bon. Tante care cose.

 

 

  1. Amore Malato

 

Ah gli amori malati, dannati insensati, incompresi. Maledetti amori che non sai nemmeno se definirli tali, talmente sono tormentati e strazianti.

 

Sono quelle relazioni in cui il tira e molla è uno stile di vita. Stiamo insieme? Sì ma non troppo, sì ma non del tutto. Forse è meglio non vedersi più. No, ma non posso stare senza di te.

 

Dio Santo, Tiziano aveva detto che L’AMORE È UNA COSA SEMPLICE.. Ma vaffanculo Tizià che sta storia m’è costata dodici mila euro de psicanalisi e 10 anni de salute. TE SALUTO.

 

  1. Il Grande Amore

 

Chi è il Grande Amore? Il Grande amore è quel nome che vi è passato per la mente nell’attimo in cui avete letto queste due parole scorrendo questo articolo nel vostro smartphone.

 

Ci stai insieme, o magari no. Magari sei single, magari sei fidanzato, magari non lo vedi da una vita o la hai incrociato per strada ieri. Magari si è rifatto una vita lui, entrambi, nessuno. Poco importa. Quando leggerai o parlerai del Grande Amore, ti verrà in mente solo e soltanto lui.

 

E non importa se ami qualcun altro, non significa che quell’amore non è vero. Non importa se con Il Grande Amore ti sei lasciato anni fa, o se avrai la fortuna di sposartelo e di rimanere con lui per sempre.

 

Sul Grande Amore non si può scherzare. È quella persona che, in 60 anni o 6 giorni, ti ha insegnato che l’amore esiste ed è bello.

 

  1. L’Amore Nonnico

 

(…. nananana musica malinconica di sottofondo)

 

Eh beh, più di mamma e papà, più di marito o moglie, più di chiunque altro sulla faccia della terra possa dichiararvi amore eterno, il loro amore, quello dei nostri cari vecchi nonnini, è forse quello più autentico e puro.

 

E lo capisci subito: da quando sei bambino e “nonni” vuol dire sempre qualcosa che mamma ti proibisce di mangiare, o una banconota da 50euro per comprare il gelato, una passeggiata al parco, una bella teglia di lasagne profumate o la scatola di biscotti piena di robe per il cucito.

 

Forse è vero, “i nonni sono quelli che ti amano più intensamente, perché sanno di avere meno tempo a disposizione”. Una cosa è certa, sull’amore dei vostri nonni potrete sempre contare.

 

A meno che non siano dei vecchi inviperiti dai mali della vita che odiano tutti solo perché respirano la loro stessa aria. Esistono sì, esistono.

 

  1. L’Amore Intimo

 

È quell’amore che passa inosservato. Quasi nessuno sa che quelle due persone stanno insieme, non si vedono spesso in giro, condividono le cose tra loro e non sui social.

 

Insomma SI FANNO I CAZZI LORO. E, con ogni probabilità, camperanno e staranno insieme 100 anni.

 

E poi, volete mettere? Mica per stare bene e divertirsi bisogna andare sempre a ballare al blinco blanco. Anche magiare puppette ‘nta seggia, o sul divano, con la persona che ami mentre vi ammazzate dal ridere per una stronzata detta tra voi con la tv che va’ per i fatti suoi, non è proprio male.

 

Niè, l’amore intimo e riservato è il top del top. 80 punti Grifondoro, coppa delle case.

 

 

  1. L’ultimo Amore

 

Se il primo è quello che non si scorda mai, l’ultimo è di sicuro quello che dura per sempre. Ma siamo sicuri vero? Per sempre per sempre? Sì amore, non mi importa di essere il primo, ma l’unico.

 

Okok. Tutto molto bello. L’ultimo amore è quello sul quale hai scommesso. ORA. Sì, perché chi può darci la certezza che quello che stiamo vivendo sia proprio l’ultimo amore che vivremo nella vita? E, allora, vivete ogni amore come se fosse l’ultimo che possiate vivere.

 

Solo così ogni relazione sarà speciale. E se vi lascia lo sai che si fa? Trovi un altro più bello e l’ultimo CHISSA’ CHI SARA’..

 

Elena Anna Andronico (Il Rimpianto)

 

Vanessa Munaò (L’amore Intimo)

Il Signore degli Anelli: La compagnia dello Studente

 

Rappresentazione di un Professore e un Segretario all’inizio di ogni nuovo anno accademico

Avete presente l’Italiano Medio? Quello che preferisce la margherita piuttosto che la capricciosa, quello che tifa Juve anziché Inter, quello che beve il vino rosso invece del bianco.

ECCO.

Immaginate ora l’Italiano NERD Medio. Ognuno di voi ne conosce uno, ognuno di voi lo è stato nell’arco della propria vita, anche se solo per i 30 minuti davanti a BIM BUM BAM.

Il Nerd preferisce i Pokemon ai Digimon, o One Piece a Dragon Ball. Il Nerd si azzuffa se dici WITCH piuttosto che WINX, FINAL FANTASY piuttosto che KINGDOM HEARTS o ZELDA. Le uniche cose che abbiamo in comune con l’essere umano medio è IL VINO (rosso, bianco, tavernello, basta che ci faccia dimenticare per 3 orette delle nostre futili vite).

DUNQUE. Tutto questo per dirvi cosa?! Che non sapevamo di cosa cazzo scrivere e ci siamo inventate tutto questo per confondervi.  SCHERZO.

Tutto questo per dirvi che, ogni Nerd che si rispetti, amante di Harry Potter, avrà un arcinemico che gli dirà ‘’VUOI METTERE CON IL SIGNORE DEGLI ANELLI?!’’. E, ALLORA, se il nostro HARRY POTTER (cioè, ma voi pensate a quel povero cristo del professore Silente, quante volte al giorno ha pensato ”DITEMI CHE NON E’ VERO” di fronte alla boiate del maghetto) doveva affrontare le segreterie, i professori e, per giunta, VOLDERMORT…

FRODO COSA MAI DOVRA’ FARE? Non c’è Avada Kedavra che tenga. FRODO dovrà affrontare proprio te. TE che ci leggi da anni; TE che abbiamo vendicato per anni; TE che ora tocca A TE.

FRODO è il professore/ segretario/ tizio x che per sbaglio si è azzardato ad entrare al rettorato e che si trova davanti al più infimo, infame, infingardo (ma che ne so, l’ho messa la sul momento) cattivo della storia: LO STUDENTE.

Ah sì. Perché ognuno di noi custodisce un’anima malvagia, la più malvagia di tutti.

Ed ora, alla stregua della laurea è forse il caso di ammettere quanto POSSIAMO ESSERE ROMPI COGLIONI. Non tanto per fare likeS e followed e CONDIVIDETION. Quanto meno per un po’ di karma positivo, che non guasta mai.

N.B: Ovviamente, le persone vittime dei nostri squilibri ormonali e mentali sarebbero molte di più. Ci tocca stringere il campo poiché A) non vogliamo essere lapidate come Maddalena, B) NON POSSIAMO DI CERTO SCRIVERE LA DIVINA COMMEDIA. Grazie per l’attenzione.

  • I PROFESSORI

‘’Ma chi ci ficiru a sti figghi propia non sa capisce’’

È questa la frase che è stata per me spunto di riflessione. Detta da un professoretto buono, di quelli mezzi ciechi e mezzi nonni (nulla contro i ciechi e contro i nonni, solo che i miei nonni erano mezzi ciechi e quindi… niente la smetto), che stanno ancora là a fare esami e tu non capisci secondo quale articolo della legge italiana a 92 anni possono ancora essere in carica.

In realtà non lo sono, però dai, touché, ci tengono. CAPITE CI TENGONO A NOI. CI TENGONO AD INSEGNARE. GIURO.

E non deve essere facile. Cioè, una classe composta da 80, 90 alunni da tenere a bada. Con le urla:’’ MA CHE SIETE ANCORA A SCUOLA’’. SI’, PROF, SI’. FINCHE’ CI TIENI SEDUTI IN UN AULA SI CHIACCHIERA, SI FANNO I BIGLIETTINI E SI SMUTANDANO I COMPAGNI.

E noi lo capiamo. Giurin giurello. Però CAZZO PURE NOI. A 24 anni suonati, un po’ di dignità. Va bene che torniamo a casa e ‘’Mammiiiiiiina’’, ma dovremmo pur essere capaci di stare seduti in silenzio. O di stare seduti in silenzio a concentrarci su quelle cavolo di slide, piuttosto che giocare a FARMVILLE. O arrivare alle 9 invece che alle 10. Quello si sente l’ultimo scopino di turno. DAJE RIGA’, MA PERCHE’?

Sapete cosa altro non sappiamo fare? Vestirci adeguatamente. Mia madre potrebbe scriverci un trattato. Ci sono state sessioni d’esami in cui ho visto professori trasformarsi in MOJO JOJO (per chi non lo sapesse, mojo jojo è la scimmia delle superchicche con il cervello fuori dalla testa e un caschetto trasparente per proteggerlo dalle intemperie) perché ci si è presentati in infradito, costume lungo e camicia bianca.

MA SEI SCEMO. VEDI CHE TE LE GUARDA LE GAMBE RINCOGLIONITO. NON È CHE LE TUE GAMBE SONO VISIBILI SOLO AD ALCUNI ESSERI.

Altra cosa per farli incazzare come bestie? Presentarsi agli esami e, dopo un corso a ciclo unico di OTTO ANNI, dire che 2+2 fa 5. Li manda fuori di testa. Iniziano con il lancio del libretto, della scrivania, si lanciano loro stessi fuori dalla finestra.

Ok, sono un poco esagerati. Però pure noi… Potremmo anche solo ripassare le basi prima di buttarci kamikaze e rischiare un collasso polmonare di questi poveretti.

E, a proposito di esami, altra cosa indegna: guardarli con aria di sfida. NO. A parte l’aneurisma che li fa morire dissanguati, hanno loro il coltello dalla parte del manico. Ma noi no, come Icaro che appi a volare per forza accanto il sole, dobbiamo guardarli come se avessero loro torto e noi ragione. E via di vene pulsanti sulle tempie.

Cioè, dai. Noi facciamo le vittime addolorate martiri del sistema. Ma sono quasi sicura che i professori non sono tanto contenti nel vedere le nostre facce di merda da viziati so tutto io, sempre in giro.

Dai, non è vero che siete così stronzi. Vabbè, questa è una paraculata. SIETE STRONZI. Anche noi lo siamo. Facciamo un patto: noi non andiamo in giro a dire che, a parte stronzi, siete strabici, puzzate, non fate zum zum da 2940 anni, se voi provate l’accenno di un sorriso. Ok?

DAI PROF X CHE STAI LEGGENDO, le vogliamo bene.

(già che sono qui, MAGNIFICO SUPER RETTORE, lei è u megghiu, caso mai pensasse che l’abbiamo dimenticata)

 

  • I SEGRETARI

 

Ci siamo riuscite, in queste ultime settimane abbiamo preso contatti con la CIA e ci siamo arruolate; e dopo aver condotto un lungo e rigido addestramento ed aver imparato la meticolosa arte del camuffamento, siamo scesi in mezzo a loro e li abbiamo studiati, scoprendo dure realtà delle quali non potevamo che mettervi al corrente: ANCHE I SEGRETARI SONO ESSERI UMANI e anche i segretari hanno un cuore. Sisi, un cuore pulsante. Non ve lo aspettavate vero? Anche io sono ancora turbata, prendetevi il giusto tempo per metabolizzare dai.

Avete fatto? No, perché potreste sentirvi ulteriormente turbati dal fatto che respirino, mangino, camminino e imprechino proprio come noi per la finale di champions persa dalla Juve o il doloroso tradimento di Donnarumma ai danni del Milan (scusate ma sono questi i topic del mese suggeritimi da Facebook)

Ma non è questa la scoperta che più di tutte ci ha fatto “rizzare le canne” (a pagina 777 del vocabolario di Giostra troverete la definizione esatta).

Dopo aver visionato le segretissime registrazioni video realizzate grazie alla collaborazione coi nostri simpatici amici immaginari della CIA ,(ok, forse mi sto inventando una storia troppo complessa da mandare avanti…) abbiamo scoperto una amara verità:

Ma che cazzo ci passa per la testa a noi studentelli disperati ed esauriti che non siamo altro? E’ vero, il fatto di avere gli ormoni impazziti non ci aiuta; siamo euforici ed estremamente drammatici di fronte a qualsiasi ostacolo. Piangiamo davanti ai drammi di Grey’s Anatomy e poi malediciamo la vecchia col parkinson che non parte al semaforo. Che creature disadatte e squilibrate, insane di mente siamo diventate dentro questa Università?

Dai che è vero, con un po’ di autocritica ci riuscirete anche voi ad ammetterlo: le nostre vittime preferite sono forse proprio i segretari. Sfogo di qualsiasi frustrazione universitaria e non (qualcuno riversa agli sportelli di piazza Antonello anche i suoi problemini con le droghe leggere)

Altro che sedute dallo psicologo, i segretari ricevono lunedì, mercoledì e venerdì dalle 8.30 alle 12.30 ed il martedì e il giovedì dalle 14.30 alle 16.00 e non dovete pagare la consulenza eh, è tutto compreso nel Mav di iscrizione. Quindi, caro studentello esaurito che non sai dove sbattere la testa perché pensi che a dividere te dalla laurea ci siano i bollini rossi di esse3 che non si accendono e i telefoni della segreteria che non smettono di squillare a vuoto, fermati e pensa: (Innanzitutto che fra te e la laurea c’è solo la tua voglia di andare al mare, e poi che i telefoni in questione potrebbero essere guasti, CHE NE SAI?) Di fronte a te potrebbe esserci una segretaria col ciclo ed un segretario con le emorroidi: Sii gentile, SEMPRE.

Siamo qui dunque, per fare un mea culpa. Forza, tutti in piedi, mano destra sul petto e recitiamo in coro: “Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa” (Papa Francesco si scherza eh…) da domani ci impegniamo anche noi a mandare giù una bustina di Gaviscon.

 

Ebbene sì, anche il momento di addossarci qualche responsabilità doveva arrivare. In fin dei conti nessuno è perfetto (tranne Brad Pitt, lui si che è perfetto) e noi, che personalmente, siamo alla chiusura di uno dei capitoli più travagliati e faticosi della nostra vita ci siamo dette che sarebbe stato troppo facile uscire di scena senza guardarci allo specchio. Che poi, siamo pure carine, lasciateci pavoneggiare un attimo.

Okok, mi rifocalizzo sulla conclusione di questo articolo: ci sono momenti, nella vita, in cui a volte, solo per un attimo, bisogna essere così intelligenti da guardare oltre a chi ci è di fronte. E no, non stiamo facendovi la predichella giusto noi che siamo due bulle di periferia. Vogliamo solo dire, a tutti i nostri amici lettori: studenti, professori, segretari, dirigenti, direttori e direttori senza “di” quindi rettori (che freddura…) che al di là di ruoli, di contesti, di cariche, e di “gerarchie”, siamo tutti tasselli di un grande, e a volte confuso, mosaico: L’UniMe.

Elena Anna Andronico, matricola 426981

Vanessa Munaò, matricola 447282

Amicizia & altri rimedi

Chi trova un amico trova un tesoro. Chi trova il tesoro se ne frega dell’amico. Amici e vadditi. Se voi peddiri l’amico o si marita o si fa zitu. Trentatrè trentini entrano tutti e trentatrè a trento trotterellando.

Insomma, l’antifona si è capita. Tra una presa a male, un consiglio, una bottiglia di vino su cui piangere e delle minchiate fatte a caso perché ‘’ non potrei farlo con nessun altro se non con te’’, l’amicizia ti salva la vita.

E NIENTE, QUESTI SONO I VOSTRI 10 AMICI DI MERDA DI CUI NON POTETE FARE A MENO CAZO.

 

  1. Cicci coccò.

Premessa: voi che vivete di moine, baci, abbracci e sorrisoni continui NON mi state simpatici. Ok, dopo avervi fatto questa importante premessa procediamo col descrivere la categoria.

L’amicizia ciccì-coccò è quel tipo di amicizia smielata ed appiccicosa; quasi soffocante. L’uno non può fare a meno dell’altro nemmeno nei momenti di privacy assoluta, sempre lì a ripetersi quanto bene ci si vuole, quanto si è perfetti l’uno per l’altra, vita, cuore, battito, aria della mia aria, respiro del mio respiro. Vuoi buttarti a mare? Facciamolo insieme. Vuoi fare la pipì fuori dal vasino? Facciamolo insieme.

Non esiste uno spazio vitale privato entro il quale poter semplicemente buttare un peto in santa pace perchè il tuo amico è lì, a due centrimetri dal tuo culo, solo per dimostrarti il bene che prova per te. Vi lascio con un dubbio amletico (Si, come quello di Gabbani) siete proprio sicuri che sia questo il modo giusto di manifestare amicizia? STALKER.

 

  1. La distanza non ci cambia.

‘’Mille o più kilometri, non potranno scioglierci!’’ e parte un concerto anni ’90 nella mia testa che One Direction chi?, spostateve che noi avevamo i FINLEY.

L’amicizia a distanza è difficile da gestire: appuntamenti telefonici, risposte in differita a quel messaggio che ‘’RISPONDI QUANDO PUOI MA DEVO RACCONTARTI TUTTO”, telefonate di 3 ore per riassumere gli ultimi 4 mesi di assenza fisica. Ma se dura, dura. L’IMPORTANTE È AVERLO DURO (ok, la smetto.)

C’è poco da fare. La distanza viene colmata dall’amicizia. Queste amicizie, che durano sebbene i mille o più kilometri, sono vere. E anche se i metri sono 10: ci si rivede dopo 8 anni ma, non si sa come, la scintilla, l’amore è sempre lo stesso. Voto: 10

  1. I’M A BARBIE GIRL.

Noi femmine abbiamo una fortuna, che poi potrebbe anche essere una disgrazia eh, dipende dai punti di vista. Ebbene sì, non conosciamo le mezze misure e no, nemmeno le mezze stagioni tant’è che il giorno prima ci trovi col maglione e quello dopo in costume, ma questa è un’altra storia.

Fra noi femmine, dunque, non possiamo che avere due semplici alternative: Odiarci a morte, fino alla psicosi, alla malattia e all’omicidio colposo, cose che se hai comprato un paio di scarpe senza dirmelo potrebbero volare i coltelli di Carlo Cracco.

Oppure amarci follemente come due novelli sposi in viaggio di nozze, e vivere tenendo l’una la porta del bagno all’altra, prestandoci metà dell’armadio, sorseggiando champagne sotto la tour eiffel. I coltelli, però, sono sempre in borsa. PSYCO.

 

 

  1. Verde come…

Quando si faceva una cosa sbagliata, mia nonna esclamava: ‘’VEDI CHE GESU’ LO SA E TI MANDA ALL’INFERNO’’. Tale cosa penso sia alla base di tutti i miei problemi mentali. In ogni caso, spesso e volentieri, mi verrebbe da dirlo ad alcune persone… Ma poi sarebbero TSO come se non ci fosse un domani.

Comunque, nell’elenco di mia nonna ‘’Le cose che ti mandano all’inferno’’, c’erano ovviamente i peccati capitali. Uno in particolare, spesso è cardine di alcune (in)amicizie: L’ INVIDIA.

Che Dante LEVATE, mi faccio accompagnare in quel girone da Virgilio in persona.

Queste amicizie sono piuttosto… Discutibili. Un po’ un Amo et odio, tricche e ballacche (ma era così, nei libri di latino?)

Da una parte l’invidia: quando va bene una cosa, quando si trova il fidanzato, quando prendi 30… QUANDO SI RICEVONO PIU’ LIKE. Stanno là, con la faccia da ‘’mi è morto il gatto sventrato davanti gli occhi’’. Accennano un sorriso che signore degli inferi vienimi a prendere. E a questa subentra la gelosia: se io ti cago di meno (per ovvi motivi…) NO, TU SEI SOLO MIO/A. Estenuante. Però gli vuoi bi, c’è poco da fare.

 

  1. #FRIENDSHIP

Dai, l’hasthag non vi ha illuminato la mente? Ebbene sì, i social. Siamo nel 2017 no? È finita l’era dell’amico di penna e adesso chi di voi non ha un “amico di social”? Persone conosciute in modo improbabile su uno dei mille social network che ci bombardano la vita. Faccine, foto, tag, link, sono gli ingredienti principali.

Facile, direte voi, mandare avanti baracca e burattini. Ed in effetti se qualcosa non funziona, se i “mi piace” non sono abbastanza o sono poco graditi la soluzione è semplicissima: TI BLOCCO. Fine amicizia. DISLIKE.

  1. BRO.

Due maschi, due peni. Non c’è altro da dire. L’amicizia tra due maschi è un patto di sangue e fratellanza che, se viene rotto, finisce a pugni belli forti. E poi, con ogni probabilità, amici come prima. È un rapporto semplice: si parla poco, si cazzeggia forte.

Serve a staccare la spina dalle rotture di coglioni (leggi: donne). NO. Ragazze: NO. Non parliamo di voi, non parliamo delle nostre litigate, non parliamo di ‘’e quindi, come va tra voi?’’. NO. Stacchiamo il cervello quando siamo insieme. La massima profondità delle nostre conversazioni è ‘’tutto ok?’’ ‘’sì’’. STOP. Nessun film in 3d della Universal. Solo tante bestemmie e calcio. Il top.

 

  1. Amici- Nemici.

“L’amore non è bello se non è litigarello?” No, ma solo l’amore? DAVVERO? Ho visto drammi in amicizia così drammi da poterci fare un dramma cinematografico (capite che DRAMMA?)

In amicizia, più che in amore forse, i guai sono sempre dietro l’angolo: Scene di panico senza motivo (cit.) Questo tipo di amicizia è un tira e molla continuo e straziante. Un continuo oscillare fra il volersi bene e il prendersela a male per qualsiasi cosa. Ho visto amici litigare per un presunto amore, altri litigare per una bottiglia di vino, altri ancora per un congiuntivo sbagliato (Si dai, se sbagli i congiuntivi nessuno vuole più esserti amico) Ma forse, senza troppi eccessi, una litigarella ogni tanto fa anche bene. Com’è che si dice? Accende il fuoco.

 

  1. C’era una volta…

Un’amicizia nata millemila anni fa. Quell’amicizia che nemmeno nomini più di tanto ma quando appare non puoi che dire ‘’con tizio? MA SIAMO AMICI DA UNA VITA’’.

Ma di quelle amicizie che mi ricordo ancora l’odore della tua pupù dentro il pannolino. Che hai vissuto tutte le fasi della mia vita, tutte le mie trasformazioni. Sai tutti i miei segreti, le mie figure di merda. Le cazzate più grandi che potevo fare. Sai tutto, mi conosci meglio di chiunque altro. Sei pericoloso. Se smettiamo di essere amici… Dovrò ucciderti.

 

  1. QUI CONVIENE.

No, non volevo cambiare discorso all’improvviso e suggerirvi un posto in cui andare a fare la spesa, volevo solo descrivere tutte quelle amicizie, che di amicizia non hanno nulla, e che si basano sul mero concetto della convenienza.

Non ti cerco, non ti scrivo, non ci vediamo. Ogni tanto ti butto lì un “se hai bisogno io ci sono” e TU PUNTUALMENTE NON CI SEI MAI. Ma proprio mai, nemmeno se ti chiamano dal reparto “traumi della vita”. Eppure, magicamente, proprio quando la situazione si rovescia, e quello ad avere bisogno non sono più io ma tu, riappari magicamente come la persona più amorevole del mondo.

Una cosa ti vorrei dire: “Dove ti sei fatto l’estate, fatti pure l’inverno”, e se questa metafora non è sufficiente: Vaffanculo; Così è senza dubbio più esplicito.

 

 

 

10. Maschi Vs Femmine

‘’Ma l’amicizia maschio- femmina NON ESISTE’’

Bentornati su Abbatti lo Stereotipo, torniamo in poppa magna con il nostro hashtag #FCV ovvero FATTI UNA CULTURA O VILLICO. Ragazzi miei, nel 2017 posso capire che ci sono ancora persone idiote che pensano che i vaccini sono fatti con embrioni di foca, posso capire che esistono ancora i matrimoni combinati, posso capire che ci sono persone che ancora guardano Uomini&Donne e Barbara D’urso… Ma che si continui, ancora, a credere che una donna e un uomo non possano essere amici è incredibile!

Dai, non è che tutti i rapporti debbano sfociare nel sesso… Mica ci si presenta stringendosi i genitali. Poi se voi lo fate, oh, moglie e buoi dei paesi tuoi.

Anzi, vi dirò di più: un uomo e una donna che diventano amici dopo un po’ si faranno senso a toccarsi. L’unica coppia mista che continuerà ad avere un affetto fisico sarà la coppia amico gay- donna. Che, tra le altre cose, è l’apoteosi, l’Eden, la punta di diamante dell’amicizia.

Noi votiamo sì: sì, all’amicizia maschio femmina. Perché a tutti gli uomini serve una donna che consigli loro quando smetterla di fare i cretini, di spegnere il pene e accendere il cervello; perché a tutte le donne serve un uomo che urli loro in faccia ‘’HAI ROTTO IL CAZZO’’, senza rischiare un muso lungo 9 anni.

È l’opposto che controbilancia. È la sincerità nuda e cruda, le risate, la protezione, l’affetto. È qualcosa che resta, nonostante tutto.

 

Elena Anna Andronico (Santi, 11 anni di amicizia)

Vanessa Munaò (Alessandro, 9 anni di amicizia)

Eventi della settima

Mercoledì 31

  • AISM PRESENTA: A CACCIA DI SOLUZIONI

Dove: l’ORSO – Via Calapso, 8

Quando: dalle ore 21:00 alle ore 0:00

Cosa: la sezione provinciale AISM di Messina organizza una divertente serata in occasione della 9° giornata mondiale della Sclerosi Multipla.
Info:
– Patatine + giro pizza + bevanda analcolica 12€
– Patatine + giro pizza + bevanda alcolica 15€
Per prenotare il vostro posto potete scrivere direttamente nella bacheca dell’evento.

Giovedì 1 giugno

  • CERIMONA DI CHIUSURA NMUN 2017 E JESSUP 2017

Dove: Aula Cannizzaro – Rettorato

Quando: dalle ore 16:30 alle ore 18:00

Cosa: nell’occasione della consegna dei premi agli studenti che si sono distinti a New York e a Verona, il professore Simon Tanner terrà una lectio dal titolo “ Shakespeare in… Law “. Al termine dell’evento verranno presentati i progetti NMUN 2018 e JESSUP 2018.

  • 4FUNK LIVE

Dove: l’APERITIVO – Via Tommaso Cannizzaro, 192

Quando: dalle ore 22:00

Cosa: il gruppo si esibirà per una serata all’insegna della musica.

  • Alessia Fontana alla voce
  • Maria Pia Favasuli al basso
  • Fabrizio Muscolino alla chitarra
  • Antonio Adorno alla batteria

Venerdì 2

  • LOVME FEST 2017

Dove: Villa Dante – Via Napoli

Quando: dalle ore 10:00 alle ore 03:00

Cosa: il “LoveMe Fest” nasce dalla spontanea aggregazione di alcuni giovani messinesi impegnati nel progettare e realizzare una manifestazione musicale ed artistica. 
Il festival offre:

  • due aree musicali (musica live e djset);
  • mostre fotografiche, pittoriche, scultoree e fumettistica;
  • un’area pic-nic attrezzata ed un punto ristoro.

Di seguito, il programma della giornata:


● MAIN STAGE


h. 15.30
SKID E YABA SCAR – Rap/Hip Hop

h. 18.00 JAH JAH’S BAND – Reggae

h. 18.45 I MAC’S – Funky

h. 19.30 TWISTED HEAD CHAPS – Indie/Rock

h. 20:15 GABRIELE SALVATORE – Cantautorato

h. 20.30 FILIPPO ITALIANO – Cantautorato

h. 21.20 VELAUT – Alternative Rock

h. 22.00 RIME SATURE – Rap/Hip Hop

● BEAT – DJ ZONE

START 11.00 A.M. / END 00.00 P.M.

ALEFIO // BUCCA // BUFFO // DAMY DEEJAY//D’EMILIO // DE LUCA // DUCA // DUGO // FIORE // FOTIA // FRISONE // GENOVESE // GERACE // GRASSO // GRIJO // GUGLIANDOLO // LA GALIA // LEO LIPPOLIS // RAMPELLO // RODIO // SIGNORIELLO // TUMINO // URSINO // ZAPPALA’

Accompagnati dalla voce di YANEZ.

● LAB STAGE

h. 15.30 HAKI E SAKE – Rap

h. 16.30 ALTRE FREQUENZE – Cover Band

h. 17.30 BLALLO BAND – Swing

h. 18.15 GABRIELE PAPALIA – Cantautorato

h. 19.00 GROUND ZERO – Cover Band

h. 19:45 LIZARD BAND – Hard Rock

h. 20.45 RITMO LIVE – Percussioni/Afro/Balcanica

h 21.30 CUGLIANDOLO // GRILLO // LEANZA // SANTORO

h 23.00 KOLLASSO // KLINGO

● WORKSHOP

– PITTURA
– FUMETTO
– YOGA & ACROYOGA

● SEMINARI

– EUROPA
– LEGALITA’
– DISABILITA’
– DIRITTI CIVILI
– DIALOGO INTERRELIGIOSO

Domenica 4

  • UNIME LIVE SHOW 3.0

Dove: Anfiteatro Cus Unime – Cittadella Universitaria

Quando: dalle ore 20:30 alle 0:30

Cosa: dopo il grande successo delle scorse due edizioni, l’ Associazione Universitaria Atreju è lieta di invitarVi al terzo evento targato “Unime Live Show”.
Presenta: Gianmarco Orlando
DjSet: Fabrizio Duca

Il programma della serata prevede la sfilata dei negozi:
-Imperial
-Majorana
-YouVerdissima
-Anna Cipriano Parucchiere

E le seguenti esibizioni:
– Blallo Band (Band Musicale)
– Coclea (Band Musicale)
– G-Stilez (Hip Hop Crew)
– Bianca Maria Milazzo (Cantante)

A seguire DjSet!

Ingresso con offerta libera, il ricavato delle manifestazione sarà devoluto in beneficenza.

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

Harry Potter e il Mistero della Segreteria dell’UniMe

Harry Potter dopo aver visto la fila alla Segreteria di Piazza Antonello

Che piaccia o meno, chiunque al mondo conosce Harry Potter, il maghetto più famoso dei nostri tempi, e sa che ha dovuto affrontare tantissime peripezie per sconfiggere il grande Signore Oscuro.

Harry, più di una volta, stava per rimetterci le penne. Ma si sa: il bene trionfa sempre sul male.

Però, c’è sempre un però, se Harry Potter si fosse trovato ad affrontare, o si fosse dovuto affidare, alla Segreteria UniME… Probabilmente sarebbe morto.

 

Il lato positivo? Noi, studenti UniME, siamo più in gamba di Harry Potter. O, forse, siamo già morti.

 

Ecco per voi quindi, di modo da prepararvi come veri eroi, i 7 modi attraverso cui la Segreteria UniME vi istigherà al suicidio:

 

 

 

  • IN FILA PER TRE COL RESTO DI DUE.

 

Peggio della coda alle Caronti il 15 di Agosto, peggio della fila alla cassa da Zara quando ha tutto a metà prezzo, peggio dell’attesa al concerto di Ed Sheeran (credetemi, era davvero tanta fila).

 

Peggio di tutte queste cose appena elencate c’è lei: La segreteria UniMe. Scene apocalittiche che per poter ottenere l’ingresso dentro quello che sembra un luogo mistico ed invalicabile, devi fare prima un corso di addestramento per imparare a piantare la tenda ed allenarti a dormire sopra un freddo marciapiede del centro città.

 

E non è tutto.

 

Munitevi di un manuale guida che vi spieghi come ottenere il bigliettino corrispondente alla fila per lo sportello del vostro dipartimento. Potreste aver fatto 4 ore e mezzo di coda allo sportello giusto ma col bigliettino sbagliato (e lì son cazzi..) o magari aver preso il biglietto giusto ma aver fatto la fila allo sportello sbagliato.

 

In fin dei conti, chi ci capisce mai niente qua dentro!? E soprattutto, perché decidiamo di andare sempre tutti insieme in segreteria? Ma tutti eh, tutto l’ateneo; Conga.

 

 

  • ED IO CHE NE SO.

Quando a casa mia un oggetto è improvvisamente disperso, alla frase ‘’ MAMMAAAAA, DOV’E’ FINITO OGGETTO XXXXX?!’’ seguono due possibili risposte: A) Là. Non fare venire me che se lo trovo ti ammazzo.

B) ED IO CHE NE SO.

 

Di solito la risposta B mi viene data quando l’oggetto è stato, come dire, BUTTATO, con coscienza e volontà dalla Signora Madre.

 

Ecco, in una classifica di persone omertose che usano la frase ED IO CHE NE SO, l’ordine sarebbe questo: mia madre, il/la segretario/a dell’UniMe, tizio siciliano negli anni ’90 sulla mafia.

 

PER LA BARBA DI MERLINO, segretario dei miei stivali, se io ti chiedo, supplicandoti in ginocchio sui ceci come una povera monaca, quale sia il fottuto modulo che mi serve per la fottuta tesi e quale sia il fottuto giorno di scadenza, COME CAZZO FAI A RISPONDERE: ED IO CHE NE SO?!

 

MA COME E TU CHE NE SAI. MA SCUSA. Lo dovrei sapere io? Sono così deficiente da venirti a chiedere una cosa che so e tu invece no? CHE COSA TI DEVO VENIRE A CHIEDERE? COSA INTENDI TU PER ‘’ SALE QB’’ NELLE RICETTE? COME TRADUCI TU IL “QUANTO BASTA” DELLA PARODI?

 

 

 

  • LA TARTARUGA E LA LEPRE.

 

La favoletta la conosciamo tutti: la lepre è veloce, così veloce che, per bullizzare la povera tartaruga, si ferma a prendere il sole sfottendola. Si addormenta (o muore, non ricordo). La super tarta arriva al traguardo. Chi va piano va sano e lontano, morale, lezione da imparare, tante care cose arrivederci e grazie.

 

ORA. Io sono molto contenta che certe lezioni uno le impara quando era piccolo e faceva oooh, e non se le dimentica più. MA DIO MI PERDONI. Possiamo, gentilmente, non fosse altro per le altre 3942 persone che aspettano dagli anni ’30 in fila, velocizzare solo un pochino?!

 

Perché, sono quasi sicura, che quella cavolo di tartaruga un cavolo di fotocopia la riesce a fare in 3 nano secondi come ogni essere normale e non in OTTO ORE E 4 LUNGHI MINUTI. Chi va piano va sano e lontano, INCONTRO ALLA MORTE (ed io preferirei non morire a piazza Antonello).

 

Considerando che il turno di lavoro dura DUE ORE, quei 49 caffè che prendete e le chiacchiere con il collega dentro il gabbiotto, e il messaggino su whatsapp, non le si possono fare DOPO il proprio turno, nelle restanti 22 ore della giornata?!

 

PER FAVORE. ABBIATE PIETA’.

 

 

  • GAVISCON.

Cari i miei amici segretari, ma perchè mi chiedo io, siete sempre così di pessimo umore? Un sorriso, una gentilezza, un abbraccio?

 

Qui le vittime del sistema siamo noi, quelli che non ci capiscono niente di esse3 siamo noi, quelli che non sanno quali scartoffie compilare per la laurea siamo noi, quelli che non si ritrovano i voti sul libretto siamo noi, quelli che hanno preso la mora perchè non hanno ricevuto il mav siamo noi, quelli che Isee, Iseu, Inps, giro giro tondo, siamo noi.

 

Quelli esauriti sclerotici fuori di testa che se non mi risolvete i guai vi denuncio al telefono azzurro SIAMO NOI.

 

Voi, miei cari amici segretari, non dovreste far altro che sedere alla vostra postazione con aria condizionata, wifi e angolo bar e sorriderci amorevolmente mentre con una mano fuori dalla sbarra sussurrate ” andrà tutto bene caro studente, andrà tutto bene”.

 

 

  • TELEFONO SENZA FILI.

Oggi mi sento proprio nostalgica. Tra una favoletta e un urlo della mammina e il giro giro tondo del punto sopra… Ecco un altro giochino dell’infanzia: il telefono senza fili.

 

Ve lo ricordate? Tutti in cerchio, il primo pensava una parola e la si passava, di compagnetto in compagnetto, fino all’ultimo bimbo che doveva indovinarla. Pena? LA MORTE. No, scherzo. Solo l’esilio, escluso per sempre da tutti i giochi.

 

Ovviamente, la parola non riusciva mai ad arrivare integra. Si partiva con ‘’cacca’’ e si finiva con ‘’ARISTODEMO’’.

 

E, ovviamente, non c’era un telefono. Il telefono eri tu, le manine a coppa intorno all’orecchiuccio del compagnetto erano la cornetta. E poi c’era la fantasia.

 

Quella che adesso hai in abbondanza, smisurata, se pensi che qualcuno risponderà mai al numero di telefono indicato nel sito UniME accanto alla dicitura SEGRETERIA.

 

Ma se lo credi, se riesci ad immaginarti mentre fai una conversazione al telefono con un segretario, chi sono io per infrangere i tuoi sogni. ‘Ché non si sa come mai, ancora, non risponda il messaggio registrato della Telecom Italia di avvertenza ‘’il numero digitato non è esistente’’.

 

No perché, il numero sarà pure esistente, ma per quanto riguarda telefono, fili e il segretario dietro che risponda, pura fantasia.

 

  • ORANGE IS THE NEW BLACK.

 

Dai che lo so che lo avete visto tutti, specie da quando Netflix ha deciso di entrare nelle nostre vite per stroncare qualsiasi possibilità di conseguire la laurea. Per chi non sapesse cosa sia Orange is the new black, vi basti sapere che è ambientato in un CARCERE.

 

Proprio così, ed il riferimento è del tutto intenzionale. Per quale assurdo ed insensato motivo avete deciso di barricarvi dentro quella sottospecie di gabbia, manco aveste a che fare con i peggiori Pablo Escobar dell’Università? (Narcos… ndr)

 

Dico, non è già abbastanza difficile raggiungere un livello di comunicazione efficace ai fini della risoluzione di qualsiasi tipo di problema? E invece no, a separarci ci sono 3 kilomentri e mezzo di balconcino in marmo, una finestra in ferro battuto, un vetro blindato a prova di bomba e le sedie sulle quali siete seduti, sono al piano di sotto.

 

Oh Romeo, Romeo io sono in punta di piedi, ma tu perchè cazzo non ti alzi in piedi invece di continuare a dirmi “scusi, può ripetere? non ho sentito bene”.

 

Ce la possiamo fare sì, ce la possiamo fare.

 

  • WHATSAPP

Questa proprio ve la devo riconoscere, pochi giorni fa sono venuta a trovarvi e mi è sembrato, per un attimo, di essere in uno di quei college americani super tecnologicamente avanzati.

 

No dai, sul serio. Come diamine vi è venuto in mente di mettere a disposizione di noi studenti uno strumento così potente tramite il quale poterci vendicare di quanto sopra?

Per chi non fosse andato di recente nel luogo mistico di Piazza Antonello, spiego brevemente di che si tratta: davanti ad ogni sportello è stato posizionato un aggeggio che chiameremo tablet, (non so se lo sia realmente ma ci somiglia parecchio) sulla schermata del quale compaiono tre simpatiche facce: una verde (felice), una arancione (libera l’incrocio se lo hai già impegnato) ed una rossa (estremamente triste ed arrabbiata).

Lo scopo, è quello di fornire allo studente uno strumento in grado di valutare i servizi offerti dallo sportello in questione.

ORA, miei cari amici segretari, vi svelo un segreto: mentre con lo sguardo puntiamo le vostre vite da prigionieri di Azkaban, con le dita abbiamo già sfondato di tap la faccetta rossa da averla rincoglionita al punto di chiedere pietà. Ma vi vogliamo bene però, magari un sorrisetto ce lo scambiamo su whatsapp, a fine carriera. Se ce la famo.

 

Elena Anna Andronico ☹ ☹ ☹

Vanessa Munaò ☹ ☹ ☹

CUS Calcio – Addio sogni di gloria

Nell’ultima giornata del campionato di terza categoria messinese, il Cus Unime è ospitato dal Fasport sul campo di Itala. Ai ragazzi universitari basta un punto per raggiungere la matematica qualificazione ai playoff. Domenica 14 maggio alle 11:30, il Sig. Rinaldi di Messina, dà il via a quest’ultimo incontro.

Primo tempo: molto equilibrata la situazione in campo, le due squadre si studiano attentamente e la concentrazione difensiva fa da padrona. Ci prova dopo appena 5 minuti il Cus con il suo capitano Iacopino, ma il suo colpo di testa ravvicinato termina alto. Tanto i padroni di casa quanto gli ospiti puntano perlopiù a non farsi male reciprocamente, si giunge così al termine dei primi 45 minuti con il risultato in perfetta parità.

Secondo tempo: il copione non cambia. Molto dinamismo in mezzo al campo, ma pochi, pochissimi, spunti offensivi da entrambi i lati. Il pareggio sembra andare più che bene ad ambedue le compagini. Fino al colpo di scena. Minuto 25 e l’estremo difensore del Cus, Zito, interviene in modo tanto scomposto quanto inutile su Zhouir in area di rigore. La decisione dell’arbitro è fatale per gli universitari, ma corretta: tiro dal dischetto per la Fasport. Dagli 11 metri si presenta proprio Zhouir che non sbaglia e si regala il suo ventesimo gol personale e la vetta della classifica cannonieri. Per il Cus è notte fonda. Negli ultimi venti minuti mister Smedile prova a scuotere i suoi con qualche cambio a trazione anteriore. Ma c’è poco o nulla da fare. Triplice fischio e mentre la Fasport festeggia il suo secondo posto, il Cus Unime esce dalle posizioni playoff in virtù dela vittoria interna della Real Zancle.

Delusione e amarezza sono le sensazioni dello spogliatoio di un Cus che dice addio ai sogni di gloria. La squadra che aveva conquistato il titolo di campione d’inverno ora si ritrova fuori dall’obiettivo minimo stagionale dei playoff. Decisivi i troppi punti persi (soprattutto in casa) nel girone di ritorno per gli universitari. Oggi non resta che leccarsi le ferite e cominciare a programmare la stagione per il prossimo anno, dove, per forza di cose, ci saranno importanti scelte societarie. Si chiude così il campionato di terza categoria del girone unico di Messina.

Mirko Burrascano