Sfera Ebbasta compie 30 anni: 5 canzoni di maggior successo del Trap King italiano

Oggi compie gli anni Sfera Ebbasta, alias di Gionata Boschetti. Nato a Sesto San Giovanni il 07/12/1992 ma cresciuto a Cinisello Balsamo, ha iniziato la sua carriera musicale tra il 2011 e il 2012 caricando video musicali su YouTube. Successivamente, nel 2013 conobbe il produttore nonché amico fidato Charlie Charles e lentamente, ha scalato le vette delle classifiche, riscuotendo successi clamorosi di cui ancora oggi si parla. Lo celebriamo elencando quelle che sono, secondo noi di UniVersoMe, le sue migliori 5 canzoni!

1) XDVR

Estratto dal primo album, XDVR, pubblicato nel 2015 e interamente prodotto da Charlie Charles, il singolo rappresenta un punto di rottura nella scena hip hop mainstream italiana, affermandosi come un prodotto musicale mai sentito prima. Connotato da forti sonorità Trap, il brano apre il disco d’esordio dell’artista milanese, provocando un interesse non indifferente. Di questo pezzo, succeduto al primo singolo estratto dall’album Panette, è stato poi realizzato un remix, inserito nell’album, con due strofe di Marracash e Luché.

 

2) Ciny

La C con la mano è da dove veniamo
La C con la mano è da dove veniamo
Ciny, Ciny
Ciny, Ciny

Tra i singoli più ascoltati dell’album sopracitato, Ciny è fondamentalmente una descrizione del piccolo paese in cui ha vissuto. Il video musicale vede la presenza di molte persone di Cinisello Balsamo, probabilmente tutti amici di Sfera, ed è funzionale per trasmettere il legame e l’appartenenza alle sue radici. Ancora oggi, nell’immaginario collettivo, l’incipit del brano produce un certo effetto nostalgico. Inoltre Sfera, durante una breve intervista per Vevo, ha dichiarato che Ciny è la sua canzone preferita da suonare dal vivo.

 

3) BRNBQ (Bravi ragazzi nei brutti quartieri)

Uno tra i pezzi più iconici della carriera di Sfera, spesso suonato dal vivo (soprattutto in versione acustica), rappresenta la sua vita e quella di tutti quei ragazzi cresciuti in ambienti di periferia, a contatto con situazioni difficili e di piccola criminalità, ai quali nonostante il successo è, per certi aspetti, ancora legato. Il brano è contenuto nel secondo album omonimo Sfera Ebbasta, uscito nel 2016 e affermatosi subito in vetta alle classifiche, nel pieno della primavera della trap italiana. Tra le barre più iconiche citiamo:

E sono padri un po’ prima del tempo i miei fra’
Invecchiano dentro una cella o ad un bar
Certi diventano star
Certi non si son mai mossi di qua
E sognano vite diverse da queste
Mentre uno sbirro gli chiede dove sta la merce
Tutti fan finta di niente
Come non fosse mai successo niente

E ancora:

Bravi ragazzi nei brutti quartieri
Fumano e parlano lingue diverse
Però non ci parlano ai carabinieri
Fanno le cose che è meglio non dire
Fanno le cose che è meglio non fare
Bravi ragazzi nei brutti quartieri
No, mamma non preoccuparti
Esco solo a farmi un giro con i bravi ragazzi
Sfrecciano alle tre di notte sull’Audi
Dio non li vede quaggiù
Dietro quei tendoni blu
Quindi non pregano più

 

4) Cupido (feat. Quavo)

Tra le hit più forti della carriera dell’artista milanese, Cupido, contenuta nel secondo album Rockstar, vanta il featuring con uno dei tre rapper dei Migos, gruppo hip-hop statunitense, ossia Quavo. Il singolo, un paio di settimane dopo l’uscita del disco, ha superato i quaranta milioni di stream su Spotify. Si evince da subito l’evoluzione artistica di Sfera e della produzione di Charlie Charles poiché in questa canzone, così come nelle altre del disco, predomina una ricerca accurata dei suoni da utilizzare, oltre alla presenza di poche e brevi tracce che danno all’album un carattere leggero, rendendolo quindi facile da ascoltare. Rispetto ad un canonico disco rap, in cui su quindici brani, solo tre o quattro sono destinati a diventare di tendenza, Rockstar propone undici canzoni perfettamente bilanciate, in modo che ciascun ascoltatore possa scegliere la sua preferita.

 

5) Bottiglie Privè

Tutto cambia, nulla resta uguale
Tranne l’amore di tua madre
La gente cambia, il cash ti cambia
Più ne fai e più non ti basta

Bottiglie Privè è la traccia d’apertura, nonché il primo singolo estratto del terzo album di Sfera Ebbasta, Famoso.

La prima versione del brano, come mostrato nel docu-film FAMOSO – The Movie, rilasciato un giorno prima del singolo, è nata nell’estate del 2019, durante il soggiorno di Sfera e del suo team ad Arezzo. Nel testo, l’artista racconta le sensazioni provate una volta arrivato al successo, rendendosi conto della caducità dei beni materiali che è riuscito a conquistare dopo tanti sacrifici. Proprio per questo motivo Bottiglie Privè è considerato uno dei pezzi più personali del trapper. Inoltre, è l’unica traccia di Famoso prodotta da Charlie Charles, lo storico produttore di fiducia di Sfera, a cui è stata comunque affidata la produzione esecutiva dell’intero progetto. Il pianoforte è stato invece suonato dal compositore e musicista Max D’Ambra.

Confermatosi come l’artista più ascoltato in Italia nel 2022 secondo una stima prodotta da Spotify, Sfera, musicalmente parlando, ha lasciato la sua traccia ovunque. Buon compleanno, Trap King!

 

Federico Ferrara

C@ra++ere s?ec!@le: il nuovo disco da record di thasup

Eccentrico, autentico ed introspettivo: un album capace di trasportare in un mondo parallelo chi lo ascolta – Voto UVM: 5/5

 

A tre anni dall’enorme successo del disco d’esordio 23 6452, thasup (pseudonimo di Davide Mattei) torna a dominare il panorama musicale italiano con c@ra++ere s?ec!@le, il secondo album in studio disponibile dalla notte del 30 settembre scorso, già disco d’oro e primo in classifica nella Top Albums Debut Global di Spotify.

L’inconfondibile talento romano classe 2001 aveva già iniziato a creare hype tra i fan questa estate, dapprima con l’uscita a luglio del singolo s!ri, in collaborazione con Lazza e Sfera Ebbasta, ed in seguito attraverso una curiosa strategia di marketing messa in atto qualche mese fa, affiggendo per le strade di Roma e Milano degli inequivocabili cartelloni pubblicitari, che lasciavano presagire l’imminente ritorno artistico del producer.

 

Ad inaugurare questo secondo capitolo della sua strepitosa carriera, due speciali eventi: l’installazione di una coinvolgente escape-room a tema nel Ticinese, e l’organizzazione di un release party gratuito per i seguaci più fortunati, ai quali è stata offerta l’imperdibile occasione di ascoltare i brani del nuovo disco in esclusiva.

Se il misterioso artista di Fiumicino, infatti, finora si era solo manifestato attraverso l’iconico avatar in stile cartoon dalla felpa viola e l’aureola in testa, la sera del 29 settembre, thasup ha deciso di abbattere ogni barriera che lo separava dai fan, esibendosi nel suo primo live in assoluto, portando in anteprima sul palco del Fabrique di Milano le 20 tracce che compongono c@ra++ere s?ec!@le.

Dal debutto ad oggi: l’evoluzione

Avendo alle spalle un disco quadruplo platino, dal sound estroso e innovativo, che nel novembre 2019 aveva completamente rivoluzionato lo scenario urban italiano, il tentativo di realizzare un sequel all’altezza di 23 6451 rappresentava una sfida tanto stimolante quanto complessa, per il giovane thasup. Eppure, ancora una volta, il suo genio lirico e strumentale è riuscito a sorprenderci, dimostrandosi all’altezza di un’artista multiforme e trasversale, in grado di evolversi e maturare, sia nella creatività che nella scrittura, senza però abbandonare o trascurare la propria vera natura.

Da un lato, infatti, l’artista ritorna mutando alcuni aspetti della propria musica, e lo fa a partire dal nome d’arte (da tha Supreme a thasup). Rispetto al precedente, il nuovo disco presenta un po’meno trap e più chitarra, offrendo così una sonorità più leggera, che ricorda molto quella del mondo dei videogames e che consente di immergersi in quell’atmosfera vivace – e a tratti teatrale – che caratterizza per intero la sua nuova opera.

Dall’altro, invece, emerge una certa coerenza all’interno della produzione di thasup, che traccia una sorta di linea di continuità tra il primo ed il secondo disco, aventi entrambi lo stesso numero di tracce e lo stesso numero di featuring (20 e 10, rispettivamente). Sia i nomi degli album che quelli dei brani, poi, sono scritti in alfabeto leet (utilizzando i cosiddetti caratteri speciali).

Infine, anche i testi del nuovo lavoro sono frutto del linguaggio esclusivo dell’artista ventunenne, che mixando insieme italiano, inglese e slang giovanili, riesce a renderli – seppur difficilmente comprensibili al primo ascolto – unici nel loro genere.

La diversità delle tracce

Quando si ha davanti il prodotto di un’artista eclettico come thasup, si sa che è bene abbandonare l’esigenza di porre definizioni alla sua musica: le etichette utilizzate nel mondo della discografia non sono in grado di catalogare rigidamente uno stile flessibile ed originale come il suo. I suoi brani sono, come dice l’artista stesso

“una risposta a chi pensa che la musica vada etichettata…un po’ la dimostrazione che se qualcuno spacca a fare musica, spacca su ogni tipo di beat”

In c@ra++ere s?ec!@le, la capacità di rompere gli schemi del cantante la si riscontra particolarmente nell’impostazione della tracklist, poco ragionata e organizzata. Anche dal punto di vista tematico, l’album non segue un vero e proprio concept, ma somiglia piuttosto al flusso di coscienza di un ragazzo che manifesta l’urgenza di comunicare alla sua generazione il proprio cosmo interiore.

“Non è scontato, ma le canzoni spesso servono tanto a chi le scrive quanto a chi le ascolta”

Thasup, quindi, sperimenta melodie e ritmi diversi, anche grazie alla varietà degli artisti che collaborano al progetto: dalla grinta di rock & rolla ft. Rkomi e c!ao ft. Rondodasosa, passando per il tono swing di okk@pp@ e b@by nel bed, al beat deciso di sci@ll@ ft. Tananai, e le strofe rap in cas!no nella m!a testa ft. Salmo.

Ma tra le tracce più interessanti vi sono sicuramente r()t()nda, in cui le voci di thasup e Tiziano Ferro si fondono perfettamente, come fossero fatte per stare insieme, o ancora i brani molecole e come t! vorre!, in cui emerge il lato più intimo ed emozionale dell’artista.

Un album (e un artista) dal carattere speciale

In conclusione potremmo definire c@ra++ere s?ec!@le un album variegato, scorrevole e al contempo complesso. Un album dedicato a chi fa della musica lo strumento chiave per esprimersi e dell’autenticità il proprio punto di forza.

“Questo disco si chiama c@ra++ere s?ec!@le perché, chi mi conosce lo sa, riesco a spiegarmi meglio con la musica, piuttosto che a parole”

Nell’insieme può sicuramente non piacere, ma il talento e la geniale personalità che contraddistinguono l’autore sono indiscutibilmente evidenti. Una cosa è certa: chi in passato aveva apprezzato 23 6451, non rimarrà affatto deluso.

Non ci resta che premere play e goderci il viaggio all’interno dell’eccentrico, ma accogliente e affascinante mondo di thasup!

 

Giulia Giaimo

Mish Mash day 1: Milazzo fa sciogliere anche i Pinguini

Dopo il Welcome Day, il Mish Mash entra nel vivo, anche se un po’ in ritardo, con l’apertura dei cancelli che slitta di un’ora rispetto al previsto. Poco male, se l’attesa è addolcita dal panorama mozzafiato e da una luna quasi piena che illumina il Golfo di Milazzo.

Day 1 – Mish Mash Festival 2019

A confermare queste impressioni sono stati anche i rovere, la band bolognese prima ad esibirsi che ha definito il Castello di Milazzo: <<per pubblico e location il miglior posto dove abbiamo mai suonato>>.

rovere – Day 1

Il programma di giornata è consistente per perdersi in chiacchiere ed in fondo lo spettacolo è cominciato come previsto alle 22 in punto con l’ingresso dei membri della band apripista sulle note di “Caccia militare” tratta dal loro primo ed unico album (ci hanno assicurato fino ad ora) disponibile anche in mogano.

Risultati immagini per disponibile anche in mogano

E se per qualcuno l’utilizzo del minuscolo nei confronti di questi artisti può sembrare poco professionale da parte nostra, i veri fan sanno che è la loro caratteristica. Tutto il contrario è stato invece l’entusiasmo che si respirava tra il pubblico, vista la prestazione che è stata MAIUSCOLA!

Lorenzo Stivani (Stiva dei rovere) ed Emanuele (UVM) – Day 1

Si sono destreggiati tra una canzone e l’altra (regalando anche un inedito), sempre coinvolgendo il pubblico ed omaggiando – oltre alla location – anche un’altra perla del nostro territorio: hanno invitato il pubblico ad urlare “arancino” con tanto di instagram stories-sfida con l’arancina del concerto precedente ad Alcamo (ne saremo usciti sicuramente vincitori).

dal profilo instragram dei rovere (@rovereband)

Insomma, possiamo affermarlo con certezza: il perfetto inizio in previsione degli ospiti più attesi della serata, i Pinguini Tattici Nucleari. In fondo erano loro il “pezzo mancante” per una perfetta notte, non a caso la prima canzone è stata proprio “Tetris” tratta da Gioventù brucata.

Pinguini Tattici Nucleari – Day 1

Hype a mille per la loro esibizione, anche se loro stessi affermano di esserne fuori, ed ampio spazio dedicato al disco che li ha resi più famosi: Fuori dell’Hype (2019). Le aspettative non sono state deluse: tutto il pubblico ha accompagnato gli artisti durante tutte le canzoni, dalle più datate “Cancelleria” (da Il Re è Nudo, 2014) fino alle più recenti “Verdura” e “Lake Washington Boulevard”, tratte dall’ultimo album.

Degno di nota lo spirito di Riccardo, il frontman che riesce a spiegare il significato di ogni canzone senza annoiare il pubblico grazie al suo carattere dirompente ed esuberante.

©Marina Fulco – Riccardo Zanotti (Pinguini Tattici Nucleari) – Day 1

Dopo che tutti i componenti avevano già lasciato il palco, in attesa del successivo artista, sono rimasti ancora per un ultimo pezzo: non hanno potuto non accontentare i tanti fan che chiedevano a gran voce “Irene”. Detto fatto, così i Pinguini salutano Milazzo.

Emanuele (UVM) e Pippo Sowlo – Day 1

La serata continua, con qualche spettatore in meno, accogliendo Pippo Sowlo, artista emergente della scena trap romana, che ha basato la sua carriera – un solo album e qualche singolo – sulla parodia di altri artisti e di sé stesso. Il suo stile presenta forti influenze da temi di attualità trattati sempre e rigorosamente in chiave black humor.

©Marina Fulco – Pippo Sowlo – Day 1

La più orecchiabile è però “Sirvia” (da Ok Computer Però Trap), chiara parodia delle canzoni tipo di Carl Brave. Nonostante la folla fosse diminuita, non mancavano i fedelissimi del cantante e lui non si è risparmiato in battute ed autoironia, fermandosi dopo la sua esibizione proprio sotto il palco.

il Dj @ciaosplendore – Day 1

Dulcis in fundo il Dj Splendore (il quale vanta tra l’altro collaborazioni con artisti del calibro di Cosmo). Lieta sorpresa del festival, ha animato per circa 2 ore in maniera veramente piacevole con un sound techno leggero, che ha ripopolato fino a notte fonda il sottopalco. L’essere in ritardo sulla scaletta non è per nulla pesato ed allo stesso tempo lui non si è risparmiato.

Bilancio finale: festival variegato e divertente, con artisti giovani e frizzanti che hanno saputo non solo suonare, ma anche intrattenere interagendo con i numerosi accorsi, facendo assumere al festival le sembianze di un vero e proprio show.

©Marina Fulco – Day 1

Esperienza sicuramente da rifare!

Claudia Di Mento ed Emanuele Chiara

La fine del divario tra indie mainstream. Un’analisi della trap


Chiunque si trovi in una precisa fase della vita, in cui la smania di correre dietro a proposte musicali distanti da quelle coltivate fino ad oggi nel proprio orticello, a meno che non lo faccia per mestiere, ha la peggio su anni di memorie sonore accumulate tra le pile di compact disc rovinati, si troverà in seria difficoltà a maneggiare una materia come questa. Ammettiamo pure che tra i 25 e i 30 anni può dirsi forse quasi avviato al termine anche l’ultimo, sfavillante, stadio della post-adolescenza, per cui approcciare un fenomeno di massa relativamente nuovo, almeno qui in Italia, come la trap, subendo condizionamenti e pregiudizi di sorta, è un rischio palpabile.

Ho passato, ad essere sincera, gli anni della mia giovinezza sui banchi di scuola inseguendo l’idea romantica di accostarmi alla musica senza prescindere da tutto quello che avesse a che fare una mia personale visione delle cose, a costo di non essere bene aggiornata su cosa andava di moda in quel momento e non avere una percezione chiara di quello che accadeva intorno una volta messo via dallo stereo un album come Odessey and Oracle degli Zombies del ’68. A questo punto vi sarete chiesti perché in questo primo editoriale, considerato il divario dai miei ascolti consueti, abbia voluto toccare proprio il tema della musica trap. Quello che fin da subito vale la pena osservare è, in barba alle premesse, la notevole capacità che ha il fenomeno di fungere da collante tra individui appartenenti a generazioni diverse. Non è (soltanto) il mondo degli adolescenti a subire l’onda d’urto, ma anche il pubblico dei trenta-quarantenni, una fetta dei quali continua imperterrito ad affollare i concerti indie.  

Le esperienze della dura vita di strada, lo stato di malessere e di miseria, la criminalità e soprattutto lo spaccio di sostanze stupefacenti sono i temi preminenti contenuti nei testi di questo genere costola del southern hip pop, nato ad Atlanta, negli Stati Uniti, intorno agli anni ’90. Trap house era il nome degli ambienti collocati in alcuni sobborghi dove veniva preparata e poi venduta la droga. In origine il fenomeno ha una connotazione socio-culturale, e solo successivamente si collega a un fermento musicale, nella cui scena spiccano tra gli altri i nomi di Gucci Mane, T.I (che nel 2003 ha fatto uscire l’album Trap Muzik) e Young Jeezy. Non sono mancate nell’ultimo decennio le influenze anche sulla musica pop come in alcune canzoni di Lady Gaga e Lana Del Rey.

L’esplosione in Europa e in Italia arriva dopo il 2011, diventando nel bel paese un fenomeno di successo a partire dal 2016, quando la diffusione dei brani inizia ad assumere proporzioni virali. Ad animare la scena è il produttore Charlie Charles, nella cui orbita gravitano Ghali e Sfera Ebbasta, vincitori di premi e insospettabili conquistatori di vertiginose vette di popolarità. Da questo punto di vista non ci sono dubbi che si sia modificata la fruizione: i dischi sono quasi scomparsi dai tradizionali canali di vendita per essere sostituiti dalle applicazioni di streaming e dall’ascolto su YouTube.

La scena trap si muove in larga parte in un sottobosco, raramente frequentato dai media (nonostante l’ospitata di Ghali da Fabio Fazio) che si nutre di visualizzazioni e follower. La prima caratteristica che balza all’orecchio dell’ascoltatore è il massiccio uso dell’effetto detto “autotune” su tutti i cantati. Per i non addetti ai lavori, si tratta di software creati per correggere eventuali problemi di intonazione vocale. Se la stonatura da correggere è particolarmente pesante si creano degli artefatti che danno al cantato un suono un po’ robotico e balbuziente. Questo che in origine era un difetto da evitare è stato a volte ricercato di proposito (tutti ricordano il famoso ritornello della hit “Believe” di Cher del 1998). Mediamente le basi non presentano una particolare originalità rispetto alle classiche basi rap: se dovessimo trovarvi qualche particolarità potremmo accennare alle velocità leggermente più lente, ai bassi sintetici molto profondi, ai terzinati percussivi e poco altro. Spesso sono affidate a sapienti produttori piuttosto che alla stesse trap-star che si limitano a cantarci sopra i loro testi.

Avevamo pensato che si sarebbe potuto chiamare Trapstar, ma ci sembrava una roba troppo riduttiva. I nuovi trapper sono le nuove rockstar”

https://www.youtube.com/watch?reload=9&v=hReKGfeAtfM

Il principale punto a favore che li rende appetibili presso un pubblico stratificato è la qualità delle registrazioni in termini audio e la cura con cui sono realizzati i videoclip. Negli ultimi tempi la contraddittorietà che è insita a tutto il circuito dell’ indie italiano con il suo mix labile fatto di pretesa di originalità, testi di quotidiana estemporaneità e ritornello facile, li ha resi  i portavoce, in alcuni casi, di un prodotto vicino alla stessa scena, tanto che Calcutta ha voluto il rapper Rkomi per aprire i suoi concerti. Ma come si sa, in questi casi, se si considera ad esempio la presenza di una artista come Francesca Michielin proprio in questi giorni al MI AMI, si tratta di pure etichette vuote di contenuto. Il concertone del primo maggio, che quest’anno è riuscito a svecchiare la sua proposta, d’altra parte, è indice della confusione e della mescolanza che avviluppa il cosiddetto alternative, portando sullo stesso palco, rivolti a un medesimo pubblico, fenomeni trap e cantautori indie. Punta dell’iceberg, accanto al misterioso Liberato, è uno strano personaggio, Young Signorino, autore di testi dadaisti e apparentemente privi di logica, che non si è presentato a suonare al concerto di sabato a Roma al Monk. Un’altra trovata per suscitare hype? Forse. E’ chiaro, comunque, che ormai si è raggiunto il crollo di un certo radical chic sborrone, ed entrambe (l’indie e la trap) sono in corsa per raggiungere i cuori (e gli smartphone) di un numero sempre più elevato di ascoltatori. 

                                                                  Eulalia Cambria