Il MACHO: l’arte nell’arte di Capo Peloro

Da sempre la Sicilia è stata terreno fertile per la nascita e lo sviluppo dell’arte. Il suo ruolo di mediazione tra Oriente e Occidente le ha permesso di raccogliere sul suo suolo numerose opere d’arte provenienti da ogni parte del mondo.

La Sicilia, però, non si limita all’arte greca o bizantina; l’Isola ama l’arte di qualsiasi periodo e in tutte le sue forme.

Il MACHO e il complesso monumentale

Il MACHO (Museo d’Arte Contemporanea Horcynus Orca) nasce da un progetto di ricerca sulle arti visive dei contesti culturali e geo-politici mediterranei, iniziato contemporaneamente alla nascita della Fondazione Horcynus Orca. Le opere e istallazioni presenti hanno lo scopo di completare la scacchiera artistica del territorio siciliano, inserendo artisti contemporanei da ogni parte del mondo. Questo percorso verso l’arte contemporanea è stato reso possibile grazie a numerosi donatori, tra cui molti artisti stessi entusiasmati dal progetto.

Il museo sorge all’interno di un complesso monumentale ai margini della Riserva naturale di Capo Peloro. Grazie agli scavi archeologici è emerso un manufatto architettonico di epoca romana imperiale, di cui è stato rinvenuto il basamento; sembra si tratti del faro più imponente del mediterraneo. Nei secoli i vari popoli succedutisi nell’area in questione hanno utilizzato la struttura; in particolare si ricorda la presenza degli inglesi nel XIX secolo: da allora la Torre è infatti chiamata “Torre degli Inglesi”.

Le “sale” del MACHO

Il MACHO propone un percorso di visita permanente attraverso le sue otto “sale”, per un totale di circa cento opere e un archivio video di circa cinquecento titoli.

La prima sala è dedicata agli artisti dell’astrattismo italiano, mentre la seconda raccoglie le opere realiste del mondo arabo dal 2000 in poi.

Il percorso continua in un ambiente interamente dedicato al progetto Signes de Rencontrè, una tela a quattro mani che mette a confronto l’astrattismo e la calligrafia araba pura.

La quarta sala racconta il tempo e la memoria attraverso dieci opere in acciaio ossidato, donate dall’artista Ramon de Soto.

La quinta stanza è un puro intreccio tra la storia dell’artista israeliano Geva, la sua passione per l’ambiente e le risorse offerte dalla città di Messina; l’opera “The Bird inside stands outside” è stata realizzata interamente con materiali trovati nella nostra città e poi donata alla Fondazione Horcynus Orca.

La fondazione ha dedicato la sesta e la settima sala all’artista contemporaneo siciliano Emilio Isgrò, che ha donato un’istallazione molto suggestiva, in cui le api siciliane mostrano la sapienza delle grandi culture mediterranee; è presente anche la sua opera “I Pianoforti”, realizzata in occasione del centenario del terremoto di Messina.

L’ultima sala è la sala del viaggio, esperienza a cui la fondazione è profondamente legata: tre donne raccontano diverse concezione di viaggio, tra attraversamenti abusivi, viaggi nel tempo che percorrono le donne durante la loro vita e tragedie di migranti.

La “sala immersiva”

La fondazione ha elaborato un progetto per la realizzazione di una stanza in cui emergono grande suggestione ed attrattività. Stiamo parlando della cosiddetta “sala immersiva”, composta da impianti di emissione interattivi e multicanale a supporto di pareti ricoperte da videoproiezioni, raggiungibili al pubblico – grazie alla tecnologia 3D – tramite sensibilità al tocco.

Il prototipo “Salamare” contiene quattro scenari immersivi dedicati proprio al mare dello Stretto di Messina, proiezioni che permettono a grandi e piccoli di “immergersi” completamente nelle nostre acque. Tali tecnologie infatti non si limitano a  far conoscere un nuovo tipo di linguaggio dell’arte, ma creano anche dei percorsi sensoriali o educativi per bambini.

Il tema del viaggio

Entrare in questo museo ci permette di comprendere a pieno lo scopo della Fondazione Horcynus Orca, che, a partire dal nome ispirato all’omonimo romanzo di Stefano d’Arrigo, ci introduce nel mondo del viaggio: vero, metaforico o sensoriale che sia.

 

Sofia Ruello

 

Fonti:

horcynusorca.it/il-parco/macho/

luoghidelcontemporaneo.beniculturali.it/macho—museo-d-arte-contemporanea-horcynus-orca

Le immagini contenute nel testo e l’immagine in evidenza sono acquisite dai suddetti siti.

 

 

 

 

Do ut des, La Messina che ci piace – Intervista a Giampiero Alibrandi

Protagonista della scena messinese di fine estate è l’idea green del primo Social Cafe della Sicilia: Casa Peloro . Il locale infatti è stato il primo della riviera a proporre un ‘’compromesso’’ utile e divertente che ha attirato l’attenzione di molti messinesi. Questo do ut des consiste nel portare al locale un bicchiere pieno di mozziconi di sigarette raccolti in spiaggia, affinché venga scambiato con un bicchiere di birra.
L’idea è stata accolta con entusiasmo dai giovani messinesi (esclusivamente maggiorenni) che trascorrono gli ultimi giorni di mare adempiendo attivamente a questa fresca iniziativa.

fonte: @casapeloro

 

Incuriosita dal via vai infinito di gente che entra ed esce felice dal locale con un bicchiere di birra ghiacciata in mano, decido di entrare anch’io e di fare qualche domanda per sapere qualcosa in più a riguardo.
Trovo dietro il bancone ad elencare una serie di vini bianchi Giampiero, vecchio redattore Universome e dipendente del locale.

Da quanto tempo lavori qui?
Lavoro qui da un mese. Sento il locale vicino perché uno dei proprietari è mio fratello, quindi per me è un diretto riferimento alla mia famiglia.

Come mai il nome ‘’Casa Peloro’’?
Affiancati da un gruppo di professionisti del luogo abbiamo deciso di recuperare questo vecchio stabile che era un punto d’appoggio per i pescatori. Principalmente veniva usato per sistemare le reti e per preparare tutta la strumentazione da pesca. Peloro, secondo la mitologia, si dice derivi dal nome del pilota di Ulisse, messo a morte per aver lasciato trasportare dalla corrente la nave che trasportava. Da qui, Casa Peloro.

fonte: @casapeloro

Siete stati il primo locale di Messina a proporre questa idea innovativa, da dove parte tutto?
Purtroppo le nostre spiagge sono inquinate. Provare a dare questo supporto, la birra alla spina in questo caso, poteva fare qualcosa per l’ambiente. Infatti, questo piccolo gesto da parte nostra ha motivato in qualche modo le persone. Casa Peloro è un’attività commerciale sensibile di fronte ad argomenti quali i problemi climatici e ambientali. Pensiamo che sia importante restituire al territorio quello che il territorio ci da. Vorrei che questo messaggio venga sottolineato affinché sia condiviso anche dalle altre attività commerciali. Molte volte non è un problema d’azione , tutti proviamo a fare qualcosa, è il messaggio che cambia.

L’idea sembra piacere alle persone, che riscontro state avendo?
Molto positivo, come puoi vedere dai nostri canali social, le persone vengono ogni giorno e immortalano tutto.

fonte: @casapeloro

Un piccolo gesto che non solo ripaga della fatica con una birra fresca nostrana, ma ci permette di prenderci cura del nostro pianeta.
A testimoniare come questa splendida idea funzioni, oltre la massiccia partecipazione dei bagnanti della zona, è il fatto che altri lidi della riviera come il dirimpettaio ”La Punta Beach Club” hanno iniziato a proporre l’iniziativa all’interno del loro locale.

Cristina Geraci