Si può vivere un amore distanti? La teoria di Tondelli sulle “Camere separate”

Camere separate districa il confuso intreccio che è l’amore tra Leo e Thomas in un modo che non potrà che incantare chi lo legge! Voto UVM: 5/5

 

È il 1989 quando Pier Vittorio Tondelli manda in stampa per Bompiani Camere separate, il suo ultimo romanzo e testamento spirituale. Morirà soltanto due anni più tardi, a soli 36 anni, a causa dell’AIDS.

Il protagonista, Leo, è per certi versi l’alter ego dello stesso Tondelli, sebbene l’autore non abbia mai dichiaratamente parlato delle sue relazioni. Camere separate racconta di un amore tragico tra due giovani legati dal binomio amor-mors fondamentale nell’ars scribendi. Leo, uno scrittore trentenne, è alle prese con l’elaborazione del lutto di Thomas, un giovane musicista; il libro inizia con la notizia della morte del giovane amante e da lì parte per ripercorrere la storia di un amore folle diviso in tre “movimenti”.

Pier Vittorio Tondelli. Fonte: Mondadori Portfolio

Camere separate: amore a piccole dosi

Siamo di fronte a due uomini che girano il mondo e vivono il loro amore in “camere separate”, sempre lontani, incontrandosi ora qua ora là in giro per l’Europa. In particolare Leo, per quanto provi un amore bruciante per Thomas, si lascia sempre una via di scampo, vivendo giorni di passione con l’amante per poi sparire nuovamente a migliaia di chilometri di distanza.

Eppure, Jeanette Winterson nel suo Scritto sul corpo diceva “Perché è la perdita la dimensione dell’amore?” Leo è distrutto quando scopre della morte dell’amante nonostante fosse lo stesso che voleva sapere di potere fuggire da lui. Eppure, non ha più via di scelta: il giovane amante è morto.

“Abbiamo bisogno di molto tempo per accettare la brutalità del fatto di non essere più soli.”

Leo vive in una relazione, ma vive comunque una solitaria vita in questa o in quella città d’Europa. Ma per vivere ciò bisogna essere in due a volerlo… e a Thomas non andava più bene essere la parentesi di passione in mezzo a una vita di tempesta, lui aveva bisogno di un amore che fosse presenza.

Camere separate
Citazione da “Camere separate” di Pier Vittorio Tondelli

Vivere per eccessi, vivere un romanzo

“Tu mi vuoi tenere lontano per potermi scrivere. Se io vivessi con te, non scriveresti le tue lettere. E non mi potresti pensare come un personaggio della tua messinscena. […] C’è una voracità, che hai con le persone che ti vivono intorno, che mi spaventa.”

Per Leo la vita deve essere adrenalina, così da potere essere scritta e poter diventare romanzo, assumendo così un atteggiamento di smodato egoismo nei confronti del compagno, che desiderava soltanto amare ed essere riamato.

Il romanzo torna anche come citazione nella scena indie italiana grazie al gruppo Le Luci Della Centrale Elettrica, che nel brano Cara catastrofe canta “Che poi ci metteremo a tremare come la California, amore, nelle nostre camere separate/ A inchiodare le stelle/ A dichiarare guerre/ A scrivere sui muri che mi pensi raramente.” 

E quando si arriverà  alla fine della lettura di Camere separate probabilmente la domanda sarà: “ma è davvero una relazione?”. Le risposte potrebbero essere delle più diverse tra loro, ma è bello pensare che l’amore possa avere tante forme e tante modalità e che quindi il concetto di “camere separate” possa per alcuni essere assurdo e per altri la quotidianità. Credo che però il cuore della faccenda stia in una frase scritta da Tondelli nel libro:

“Nessuno può tenere distanti due persone che si appartengono”.

Camere separate è un turbine travolgente, uno zoom sulla vita di un solitario amante che fa arrabbiare il lettore e che fa parteggiare ora per l’uno ora per l’altro giovane, finendo con la vittoria dell’unica e ineluttabile morte.

Giulia Cavallaro

Altri libertini: il romanzo ad episodi di Tondelli

Tondelli, visionario della letteratura contemporanea, per primo ha saputo raccontare il disagio giovanile. – Voto UVM: 5/5

È claustrofobico il contesto sociale e culturale che fa da scenario alle vite dei libertini descritti nell’opera prima di Pier Vittorio Tondelli.

Altri libertini è una raccolta di sei racconti o come direbbe l’autore, un vero e proprio romanzo ad episodi. Pubblicato nel 1980 fu dapprima sequestrato per oscenità e poi assolto dal tribunale, venendo giudicato dalla critica odierna come una delle opere migliori dell’ultimissimo decennio.

Ehi, ma ce l’hai, l’hai portata la mia “via di fuga”?

Siamo negli anni delle ribellioni giovanili alle impostazioni del “tardo capitalismo” e in un contesto del genere, governato dal rischio e dall’incertezza, se non hai vie di fuga devi essere in grado di crearle.

E il metodo prediletto dagli anti-eroi tondelliani è la droga: l’unica possibilità di evasione, capace di dilatare l’ormai “squallida” realtà.

“La droga prende bene e subito e comincia dalle gambe e poi sale sale e prende lo stomaco che ti senti come dopo un pranzo di famiglia e poi la testa e finalmente sballi e allora son tutte rose e fiori, davvero, no problem no cry”. (Senso contrario)

Quello descritto dal protagonista del “terzo episodio” del romanzo è un esempio di come il trip prodotto dalla droga, riesca a distorcere gli umori e la reale visione del mondo.

Ma è comunque il viaggio ad essere il vero protagonista di questo “film su carta”: è fuori casa che si realizza l’idillio tondelliano. In particolar modo l’Europa del Nord è la meta più ambita dai nostri personaggi.

“Scopriamo tutt’insieme la birra, il sesso, les trous”. (Viaggio)

Storie di un “verismo allucinato”

Tondelli con questo viaggio ha uno scopo ben preciso, quello di filmare gli altri. E non dimentica proprio nessuno: hippy, lesbiche, filosofi ed eroinomani, femministe, depressi, angosciati, nostalgici, dipendenti, studenti e figli. La sua intenzione è quella di raccontare le loro vite, i loro amori, le loro lacrime ed i loro sorrisi.

“E questi caromio, saranno i personaggi e le figure del nuovo cinema mio, il Rail Cinema, il DRUNK, very-drunk, CINEMA, ok?”. (Autoban)

E nel farlo cerca di immedesimarsi nella loro vita, un po’ come Verga ed altri esponenti del verismo fecero in passato.

Tondelli
Copertina “Altri libertini” di Pier Vittorio Tondelli. Casa editrice: Feltrinelli

Una ribelle umiliazione del corpo

Bisogna però evidenziare il fatto che Tondelli percepiva il corpo come un involucro, cosparso di vergognosa individuazione.

“Non ero proprio complessato ma terribilmente disturbato di avere un corpo”. (Pier Vittorio Tondelli)

E in tutta la raccolta ma ancora di più in Senso contrario, troviamo il tentativo da parte dell’autore di “fondere i corpi”, come ulteriore via di fuga dalla realtà.

In Altri libertini i personaggi vanno per tutto il tempo alla ricerca di loro stessi, utilizzando il loro corpo come un mero strumento: l’uso e il consumo del proprio corpo è una forma di conoscenza.

E lo fanno assumendo alcol e sostanze ma anche dando sfogo ai loro istinti sessuali. Tutti atti di violenza nei confronti di un io che a quanto pare non basta alla vita e che loro evidenziano disprezzando se stessi.

Tondelli: precursore di un espressionismo pop

Evidente è il richiamo che l’autore postmoderno fa alle altre arti, e in particolar modo non passa inosservato l’uso di esclamazioni onomatopeiche da fumetto.

Quindi non c’è da stupirsi se durante la lettura, ad un certo punto, iniziano a capitarci davanti scritte come: WoooWwww, aaaggghhh, BUUUUM!, scrash scrash; che pur non commentando l’azione ne diventano parte integrante.

Ma Tondelli, ideatore così di un espressionismo pop, lascia spazio anche ad un linguaggio più spinto. Così, proprio le bestemmie e il linguaggio grezzo dei protagonisti, diventano lo schiaffo più potente nei confronti di quella letteratura e quella poetica “elitaria” sconosciuta ai suoi libertini.

 

Domenico Leonello