Willy Wonka, la nuova rappresentazione perbenista del personaggio

Wonka
Nuova versione della storia di Willy Wonka, ironica, divertente e anticonformista. Voto UVM: 2/5

 

Quest’anno alla magia del Natale si unisce anche la magia del cinema con Wonka, prequel sullo stravagante Willy Wonka. Dopo Gene Wider nel 1971 e Johnny Depp nel 2005, ora è Thimothee Chalamet ad interpretare il personaggio ideato da Roald Dahl nel suo romanzo La fabbrica di cioccolato. Wonka, distribuito nei cinema italiani dal 14 dicembre, è diretto da Paul King e vanta un cast d’eccezione: oltre alla presenza di Chalamet, nuova stella di Hollywood, ritroviamo anche Olivia Colman (la regina Elisabetta in The crown), Hugh Grant e Sally Hawkins (La forma dell’acqua).

Willy Wonka: dolce come un cioccolatino

Thimothee Chalamet (Dune, Bones and all) non poteva che essere un Willy Wonka anticonformista; giovane, di bell’aspetto e soprattutto ingenuo. Diversamente dalle versioni precedenti questo aspirante cioccolataio, lui è un mix di tanti ingredienti, quasi come quelli che Wonka utilizza per fare il cioccolato. In questo modo, riesce a distinguersi e a distaccarsi dalle altre precedenti rappresentazioni cinematografiche del personaggio.

Wonka
Thimothee Chalamet in una scena del film. Fonte: Warner Bros.

Sa sa sa prova

Se l’iniziativa è quella di andare a vedere la fabbrica di cioccolato, dovete sapere che si tratta di… un musical, e mi spiace ammettere che la scelta di tradurre le canzoni in italiano, forse non è stata un’ottima idea. La traduzione dei brani ha fatto perdere parte della magia che veniva magari trasmessa maggiormente dai testi originali.

Per cui, abbiamo un Willy Wonka interpretato da Thimothee Chalamet che, in generale, all’apparenza sembra abbia 18 anni piuttosto che 27 (è chiaramente un complimento), un musical in italiano e uno dei personaggi principali alto un metro e venti, una bambina. Sembra che questa pellicola strizzi l’occhio proprio al pubblico più piccolo, soprattutto perché rende accessibile a tutti la storia, grandi e piccini.

NoodleS per tutti

Pochi minuti dopo l’inizio del film entra in scena un personaggio che il pubblico non saprebbe  se identificare come quello principale. La storia di Willy Wonka diventa la storia di Noodle, una bambina rimasta orfana e condannata a vivere una vita rinchiusa in una lavanderia, gestita da una signora alquanto avida e per molti versi furba, la signora Scrubbit; la stessa che trarrà in inganno il povero signor Wonka. Probabilmente in un’altra vita avrà conseguito la laurea in legge, perché proprio per via di un contratto, anche Willy resterà suo prigioniero.

Meno cento punti a Grifondoro!

In verità, pensare ad Harry Potter nel momento in cui il titolo del biglietto acquistato è un altro, la trovo un po’ un’eresia, ma l’atmosfera che crea Wonka sembra essere paradossalmente simile! Si potrebbe pensare che il tocco di David Heyman, produttore di tutte ed otto le pellicole della serie cinematografica sul mago più famoso del mondo, sia diventata una testata.

Probabilmente manca quel piccolo accenno di oscurità del personaggio che dava unicità al film e allo stesso protagonista. L’aspetto più importante di Wonka sembra venir meno e di conseguenza la riuscita della pellicola fallisce nell’intento. Mentre questa sfumatura cupa sembra essere sviluppata ampliamente nella versione de La fabbrica di cioccolato diretta dal noto regista Tim Burton con Jonny Depp, qui sembra venire a mancare del tutto.

Momento perfetto, tempismo sbagliato

In un’epoca storica come questa, con la sensibilità di adesso, rivisitare un film del genere deve cercare di comunicare qualcosa al pubblico, ma in maniera più completa e marcata. Willy Wonka, descritto sia nei libri che nei film, è una persona che si nasconde dietro il suo difficile modo di esprimersi e rapportarsi al mondo, ma che paradossalmente mette in luce una serie di realtà. Probabilmente una scelta azzardata ma non da scartare potrebbe essere una seconda visione, per apprezzare di più la pellicola.

Asia Origlia

Mercoledì Addams tra passato e presente, top o flop?

“Mercoledì” è affascinante, divertente e inquietante quanto basta. Non si avverte però il tocco di Tim Burton – Voto UVM: 3/5

 

Mercoledì , in lingua originale Wednesday, è la serie del momento targata Netflix . Firmata da Tim Burton, che ne è anche produttore esecutivo insieme ad Alfred Gough e Miles Millar, la serie è incentrata sul personaggio di Mercoledì Addams.

Lunghi capelli neri raccolti in due trecce, abiti scuri, cupi ed austeri, incarnato pallido. Un inconfondibile sguardo inquisitorio, un penchant per la solitudine ed uno strano ed inquietante amore per il paranormale. Unica nel suo genere ed emblematica da decenni. Ci penserà Jenna Ortega a presentarci una visione moderna, contemporanea e affascinante della protagonista nell’interpretazione di un personaggio complicato e pieno di sfaccettature.

Mercoledì: una visione ribaltata

Mercoledì, così come descritta nell’immaginario collettivo, anche in questa serie, rispetta le sue imprescindibili caratteristiche. Ma la serie declinerà la crescita dell’adolescente all’interno di una cornice singolare e sicuramente insolita, per i nostalgici della Famiglia Addams. La giovane figlia di Gomez e Morticia, espulsa per l’ennesima volta dall’ennesima scuola, a causa di un pesante scherzo per difendere il fratellino Pugsley, viene mandata alla Nevermore Academy. Questa scuola, che ha visto venticinque anni prima nascere fra le proprie mura la storia d’amore tra i coniugi Addams, farà da sfondo a diverse dinamiche che coinvolgeranno Mercoledì.

L’istituto ricorda per tanti aspetti quello di magia e stregoneria di Hogwarts. Infatti, entrambe le scuole presentano un comune denominatore: ospitano i giovani reietti, proteggendoli dal bigottismo e dai pregiudizi, facendolo loro imparare e padroneggiare le loro abilità fuori dal normale.

Gli alunni, adolescenti come la protagonista, appartengono a diverse categorie di reietti: abbiamo sensitivi, vampiri, lupi mannari. Ma anche sirene, gorgoni, mutaformi ed hydes. Un velato ma chiarissimo messaggio di inclusione, con il quale il personaggio di Mercoledì si sposa alla perfezione.

Affinità, somiglianze e prese di distanza

E’ una serie che può essere analizzata sotto parecchi aspetti. L’affascinante Gomez, intrepretato da John Astin nel 1964, lascia il posto a Luis Guzmán, decisamente più fedele alla versione fumettistica del personaggio. Invece, la dark lady Morticia, interpretata da Carolyn Jones, viene sostituita da un’affascinate e sensuale Catherine Zeta Jones. Degna di menzione anche la presenza di Christina Ricci, nei panni della Professoressa Marilyn Thornhill. Non vi dice niente il nome dell’attrice? E’ la storica interprete, durante gli anni novanta, proprio di Mercoledì ne “La Famiglia Addams”. Ecco il tocco di Tim Burton con questo plot twist generazionale!

Sono presenti anche gli altri componenti della famiglia. Mano, presenza discreta ma fondamentale per la protagonista e per la trama. Ma ci sono anche altre vecchie conoscenze come lo zio Fester, il cugino It e Lurch, il maggiordomo di casa Addams. Nonostante la loro presenza, però, la famiglia farà solo da contorno alle dinamiche che si svilupperanno nella serie e avranno per protagonista principale proprio Mercoledì Addams. Infatti, calata nei nostri giorni, in un contesto family friendly, Mercoledì si ritroverà, come qualsiasi adolescente, a dover fare i conti con il tanto odiato contatto fisico e il gioco di squadra, ma anche con qualche cotta, incomprensioni e scontri con la madre e la nascita di un’amicizia

Jenna Ortega nei panni di Mercoledì Addams
Jenna Ortega nei panni di Mercoledì Addams Fonte: MGM television, Netflix

Mercoledì: trama già vista o c’è qualche elemento di novità?

La primogenita Addams si troverà, tra le visioni inquietanti ed i demoni con i quali dovrà combattere, tra un caffè sorseggiato in un tipico ambiente americano e la stesura del suo libro, a risolvere un caso che da ben venticinque anni attanaglia la Nevermore Academy. Un po’ come Scooby Doo, dovrà cercare un potenziale assassino nella ristretta cerchia di abitanti della città di Jericho. Insieme alla sua compagna di stanza Enid e Tyler, il ragazzo per cui ha una cotta, scoprirà diversi misteri e scheletri nell’armadio della città.

L’atmosfera di Tim Burton si percepisce dalla fotografia e dai colori scelti…ma manca qualcosa. Sembra quasi un cocktail di alcuni prodotti più famosi del regista Hollywoodiano. Infatti, alcuni personaggi sembrano ricordare Dark Shadows, film non proprio riuscitissimo, sempre di Burton, risalente ad una decina di anni fa. La serie, in alcuni passaggi, sembra fin troppo contaminata da elementi presi in prestito da altre realtà made in Netflix.

Mercoledì nei panni di una detective, intelligente e portata a scovare il crimine come Jessica Fletcher non mi ha pienamente convinta. La delusione nasce dalla premessa fatta sulla serie: è stata presentata come la versione di Tim Burton della crescita di Mercoledì, ma così non mi è sembrato.

E’ innegabile, però, che gli otto episodi scorrano velocemente e che la loro compagnia sia piacevole, con la morale che si prefiggono di avere, seppur molto distante dalla realtà macabra e spaventosa della Famiglia Addams.

Cosa aspettarsi da una seconda stagione?

Il finale di stagione lascia presagire che non tutti i nodi sono giunti al pettine, lasciando noi spettatori in preda alla suspense visto il clamoroso colpo di scena. Anche qui, gli ultimi minuti hanno ricordato molto le vibes di Pretty Little Liars: vi è sicuramente una chiara somiglianza tematica. Il che ha tutte le carte in regola per essere un assaggio di quello che potrebbe aspettarci nella seconda stagione, che sicuramente ci sarà, visto il finale aperto. Con l’augurio che il “made by Tim Burton” sia più presente e che il frivolo teen drama venga messo in secondo piano, magari facendo primeggiare dinamiche più cupe e dark degne della famiglia Addams.

Tu cosa ne pensi? Qui il trailer:

Giorgia Fichera 

 

 

 

 

Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali

Un altro “fantastico” lavoro del visionario Tim Burton.

Adattamento cinematografico del romanzo di Ransom Riggs,
“La casa per bambini speciali di Miss Peregrine”, il film spopola nelle sale italiane a dicembre, riscuotendo un grande successo di pubblico. Meno clementi invece alcuni pareri della critica che arrivano a definire il film come commerciale.

Alla morte del nonno, il giovane Jacob Portman (Asa Buttmissperegrinesmallerfild) si reca nel Galles alla ricerca della residenza di Miss Peregrine (Eva Green), un orfanatrofio, di cui il nonno gli aveva a lungo parlato. Qui vengono ospitati ragazzi dai particolari poteri: c’è chi è invisibile, chi ha le stesse proprietà dell’aria, chi si ritrova una forza sovrumana.

Durante la permanenza Jacob scopre che dietro la storia dell’istituto si nascondono inquietanti misteri e che le storie che gli erano state raccontate non erano solo fantasie.

Come ogni film burtoniano che si rispetti, anche questo sorprende per il suo essere “spettacolare”. L’atmosfera è tanto macabra ed inquietante quanto mozzafiato, la suspence sempre presente e alcuni deliziosi momenti di “terrore” non deludono per nulla le aspettative dello spettatore. I ragazzi sono rappresentati fisicamente in maniera perfetta e lo stesso può esser detto dei mostri, belli ed inquietanti.

Ciò che delude un pò è l’andamento della seconda parte del film, che risulta essere un insieme poco curato di effetti speciali che sfiora quasi il grottesco e rischia alle volte di annoiare il pubblico.

Qualche pecca la presenta purtroppo anche la sceneggiatura, ciò può essere giustificato ricordando che Burton non ne prende parte, limitandosi al suo ruolo di regista.

Nulla di negativo può esser detto sulla recitazione di Eva Green, convincente ed impeccabile; altrettanto lo è quella di Asa Butterfield che particolarmente si addice al ruolo di ragazzo solitario affidatogli da Burton.

Lo stesso Tim Burton è presente, anche se poco visibile, in una scena del film, un piccolo particolare che i suoi fans noteranno ed apprezzeranno!

Il film nel complesso è assolutamente da vedere; gli amanti del genere e del regista sapranno ben apprezzare la “strana” pellicola.

Benedetta Sisinni