Sigaretta elettronica: sicuri che sia davvero innocua?

https://www.sigmagazine.it/wp-content/uploads/2020/10/sigaretta-elettronica-generica.jpg

Dai primi anni del 2000 ad oggi continua a crescere inesorabilmente l’uso della sigaretta elettronica sia tra i giovani che tra gli adulti.
Se inizialmente la finalità delle e-cig era accompagnare il fumatore verso lo smettere di fumare, in realtà i dati dimostrano che si tende piuttosto a sostituire la sigaretta tradizionale con quella elettronica.
La cosa che desta più preoccupazione è che invece, tra i più giovani, la sigaretta elettronica si è dimostrata un pretesto per iniziare a fumare piuttosto che a smettere, aprendo le porte verso la dipendenza dalla nicotina.

Dritti al punto:

Come funziona e cosa contiene la sigaretta elettronica

Come per la sigaretta tradizionale il processo che permette la formazione del vapore è la combustione. La differenza sostanziale sta nel fatto che si raggiungono temperature più basse riducendo così (parzialmente) il rilascio di sostanze nocive.

Il liquido che viene surriscaldato è formato da glicole propilenico, glicerolo, nicotina (in percentuali variabili) ed aromi a scelta.
Nonostante la svariata gamma di dispositivi sul mercato, ciò che cambia tra sigaretta elettronica tradizionale e le famose marche di cui si sente spesso parlare è semplicemente la composizione dei vapori.
Ad esempio, alcune nuove e-cig sempre più in voga contengono circa 20 mg/ml di nicotina, quantità equivalente ad un intero pacchetto di sigarette.

Sono veramente innocue per la salute?

Un errato pensiero comune vuole che le sigarette elettroniche non siano dannose o che i loro effetti negativi siano trascurabili.
In realtà numerosi studi hanno dimostrato che il fumo elettronico contiene metalli come nichel, rame, zinco, stagno e piombo, composti organici volatili come benzene e toluene, aldeidi come benzaldeide, formaldeide che sono composti cancerogeni accertati.
Per la sua composizione e per il processo di combustione che vi è alla base  è ormai impossibile affermare che questi dispositivi siano sicuri per la salute.

Effetti sull’apparato buccale

Nei fumatori di sigarette elettroniche è stato riscontrato ingiallimento dei denti sanguinamento gengivale.
L’azione del “fumo digitale” provoca anche una riduzione della salivazione con bocca secca e aumento delle infezioni del cavo orale, data la mancata azione antibatterica svolta dalla saliva.
Spesso chi fuma l’e-cig assume l’abitudine/compulsione di mordicchiare il drip tip (bocchino), che causa microfratture dentarie e problemi gnatologici che interessano tutto l’arco della mascella e della mandibola.
Alcuni studi prospettano nei prossimi anni incremento di tumori della lingua e del labbro inferiore legato all’uso della e-cig, a causa del calore generato dalla combustione.
Tuttavia, al momento rimangono ipotesi che verranno eventualmente comprovate successivamente.

Effetti sull’apparato respiratorio

EVALI

Conosciuta anche come ”sindrome dello svapatore”, è una malattia polmonare con clinica estremamente variabile e soggettiva causata dal consumo di sostanze a base di THC (quindi illegali) fumate tramite dispositivi elettronici.
I criteri per fare diagnosi di EVALI sono:

  • presenza di infiltrati polmonari nell’imaging;
  • utilizzo di sistemi elettronici di rilascio della nicotina nei 90 giorni precedenti;
  • assenza di altre possibili cause, quali infezioni, cause cardiache, neoplastiche o reumatologiche.

L’EVALI tra agosto 2019 e febbraio 2020 negli Stati Uniti ha provocato 2,758 casi accertati di malattie polmonari, di cui 64 letali, praticamente una vera e propria epidemia!

https://endvaping.org/wp-content/uploads/2019/11/featured-image-rsna.jpg

Effetti sulla funzionalità respiratoria

Degli studi condotti su soggetti non fumatori hanno dimostrato una iperproduzione di muco, un aumento della resistenza al flusso nelle vie aeree superiori, un aumento dei livelli di proteina C reattiva (indice di infiammazione) e una riduzione della dilatazione dell’endotelio vascolare.
Questo potrebbe essere attribuibile al glicerolo contenuto nel liquido che, una volta surriscaldato, determina la formazione di acroleina, notoriamente infiammatorio per le vie aeree.
Tutto ciò potrebbe portare a lungo termine ad una riduzione della funzionalità respiratoria e maggiore predisposizione allo sviluppo dell’asma. 

Effetti sull’apparato cardiovascolare

Così come la sigaretta tradizionale, anche quella elettronica contiene la celeberrima nicotina, riconosciuto fattore di rischio cardiovascolare.
Lo studio sul medio-termine, pubblicato dal prof. Manzoli di Ferrara, ha dimostrato che dopo sei anni di follow-up non vi è nessuna riduzione del rischio di malattie legate al fumo (infarto, angina, BPCO, ictus) negli utilizzatori di sigaretta elettronica rispetto ai fumatori di tabacco.
Da ciò si evince che potrebbe non essere sufficiente diminuire la quantità di nicotina per avere dei benefici a livello cardiovascolare.

Intossicazione da nicotina

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha notificato, contestualmente alla diffusione della sigaretta elettronica, un aumento significativo delle intossicazione da nicotina.
Questo fenomeno è tristemente comune in età pediatrica, dato che i bambini, spesso incuriositi dalle cartucce colorate, tendono a ingerire il liquido contenente nicotina, che può essere anche mortale a dosi elevate.
Secondo uno studio pubblicato da Pediatrics nel 2016, le segnalazioni negli USA di intossicazioni da nicotina sono passate da una al mese nel 2010 a 223 al mese nel 2015.
Si ricorda dunque che è fondamentale tenere le cartucce lontano dalla portata dei bambini.

https://images.eprice.it/nobrand/0/Lightbox/253/204304253/4149444-123PRDID.0.jpg

Tumori

Ad oggi è impossibile avere delle evidenze su patologie neoplastiche, in quanto lo sviluppo di una neoplasia è un processo molto lungo.
Ciò che si può affermare con sicurezza è che il riscaldamento del glicole propilenico e della glicerina presenti nel vapore aspirato può produrre formaldeide e acetaldeide.
Queste sostanze sono considerate cancerogeni certi inseriti nel gruppo 1 delle sostanze cancerogene dello IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), per cui si ipotizza che possa esserci un rischio neoplastico legato all’utilizzo delle e-cig.

Conclusioni

La sigaretta elettronica resta ad oggi un dispositivo troppo recente per poterlo giudicare in maniera obiettiva, dato che la maggior parte degli effetti si vedono a lungo termine.
Ciò che sicuramente dobbiamo escludere dall’opinione comune è che sia sicura o una valida alternativa allo smettere di fumare.
Il consiglio rimane dunque ”SMETTI DI FUMARE E SE NON FUMI NON INIZIARE!” 

Sofia Turturici

Bibliografia

  • https://www.altroconsumo.it/salute/cura-della-persona/speciali/rischio-fumo-sigarette-elettroniche#:~:text=I%20rischi%20legati%20all’assunzione,sanguigna%20e%20del%20ritmo%20cardiaco).
  • https://www.clinicasst.it/blog/sigarette-elettroniche-tutti-i-rischi-che-possono-causare-alla-salute-dei-denti/
  • http://www.odontoiatria33.it/cronaca/18824/tumore-del-cavo-orale-e-sigarette-elettroniche.html
  • https://oggiscienza.it/2020/02/21/sigaretta-elettronica-svapare-male-effetti-evali/#:~:text=Le%20e%2Dcig%20considerate%20%E2%80%9Cinnocue,termine%20dello%20svapo%20oltre%20EVALI&text=Oltre%202%2C758%20casi%20di%20malattia,febbraio%202020%20negli%20Stati%20Uniti.
  • https://www.amjmed.com/article/S0002-9343(20)30140-6/fulltext
  • https://www.airc.it/cancro/informazioni-tumori/corretta-informazione/la-sigaretta-elettronica-e-meno-pericolosa-della-sigaretta-di-tabacco
  • https://www.cardiologiaoggi.com/sigaretta-elettronica-e-rischio-cardiovascolare/

Prevenire è meglio che curare: la diagnosi precoce oncologica

   Indice:

I programmi di screening oncologici si rivolgono alla popolazione apparentemente sana, sottoponendola a specifici test diagnostici. Essi hanno l’intento di scoprire un’eventuale neoplasia in fase precoce. Tali metodiche costituiscono un intervento di grande importanza sociale, in grado di ridurre incidenza e mortalità per neoplasia.

Attualmente sono unicamente tre i programmi di screening validati, cioè quelli che hanno mostrato un positivo rapporto costo-beneficio nel corso degli anni.

Il primo è rappresentato dallo screening per le neoplasie della mammella, che si rivolge a donne di età compresa tra 50 e 69 anni (in realtà la popolazione target è stata ampliata, da 45 a 74 anni).

Esso è seguito dal programma di screening per il tumore della cervice uterina, rivolto alle donne tra i 25 e i 64 anni.

Più di recente, tra i programmi accertati è stato introdotto lo screening per il cancro del colon retto, che coinvolge anche la popolazione maschile tra 50-69 anni.

L’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), in collaborazione con l’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), pubblica il report annuale “I numeri del cancro 2019” che traccia la geografia dei tumori, con un livello di dettaglio regionale.

Questi dati sanciscono l’importanza delle metodiche di screening, che possono davvero fare la differenza nell’approccio terapeutico di una neoplasia.

D’altra parte emerge però la scarsa sensibilizzazione della popolazione, restia a sottoporsi in maniera costante a tali iter di diagnosi precoce.

Dai più recenti dati Aiom-Airtum, si evince indirettamente che al Nord c’è maggiore attenzione verso lo screening, invece al Sud la popolazione difficilmente si sottopone a tali metodiche. Ciò pone il personale medico-sanitario del Sud a doversi confrontare spesso con casi più difficili, di frequente in fasi avanzate.

Ovviamente, cambiare tali atteggiamenti di diffidenza rappresenta uno tra i più validi mezzi a disposizione per combattere il cancro.

Se da un lato sono riportati i dati relativi alle neoplasie di cervice, color retto e mammella, dove occorre continuare a non abbassare la guardia, per massimizzare i benefici degli screening, dall’altro troviamo neoplasie per le quali di rado si effettua una diagnosi precoce.

Di seguito, verranno proposte nuove strategie di screening per neoplasie che continuano a mietere numerose vittime. Ciò è spesso il frutto della scarsa consapevolezza dilagante fra tutte le fasce della popolazione, che porta a sottovalutare stili di vita scorretti e a non prestare attenzione agli interventi di sensibilizzazione.

CANCRO AL POLMONE: IL “BIG KILLER”

Il carcinoma polmonare rappresenta la causa più frequente di morte per cancro nella popolazione, nonostante il miglioramento delle metodiche diagnostiche e terapeutiche.

Nella maggior parte dei casi, esso è correlato ad agenti cancerogeni inalati attraverso il fumo di sigaretta. La cessazione del consumo di tabacco rappresenta la prima norma da seguire, al di là ogni programma di screening. Solo attraverso tali misure preventive si potrà fronteggiare tale “big killer” nei prossimi anni.

Il ruolo dello screening nei pazienti ad alto rischio, come fumatori abituali o ex fumatori con età maggiore di 50 anni, è molto dibattuto.  I primi studi di screening in cui veniva utilizzata la radiografia del torace non hanno portato alla riduzione della mortalità per cancro.

I successivi studi hanno impiegato la  TC del torace low dose (LDCT), permettendo di rilevare un elevato numero di tumori in stadio iniziale, quindi potenzialmente curabili. In particolare, lo studio statunitense “National Lung Screening Trial” ha evidenziato per la prima volta una riduzione di mortalità specifica per tumore del polmone del 20% grazie all’utilizzo della LDCT in confronto alla RX torace.

Inoltre, lo sviluppo di biomarcatori innovativi offre nuove prospettive che guardano al futuro. Infatti, per il carcinoma polmonare si fa strada la possibilità di impiegare dei marcatori specifici , noti come microRNA. Infatti, alla luce degli studi dell’Istituto Nazionale dei Tumori, supportati dall’ AIRC, tali sequenze di RNA non codificante hanno un importante ruolo nell’oncogenesi.

L’immagine è  tratta da uno  Studio Clinico che ha considerato i miRNA espressi  in pazienti con carcinoma polmonare. I miRNA over-espressi sono raffigurati in giallo, mentre i microRNA down-regolati sono indicati in blu.

Pertanto, gli ultimi tentativi hanno coniugato l’ impiego di miRNA circolanti e LDCT , mostrando risultati positivi.  Si spera, dunque, di ottenere rapidi progressi da tale metodica, affinché in futuro possa essere fruibile per la popolazione.

Immagine tratta da International Journal of Cancer: ” Circulating mir-320a promotes immunosuppressive macrophages M2 phenotype associated with lung cancer risk”

CARCINOMA PROSTATICO

Anche per il cancro alla prostata la diagnosi precoce è un passo molto importante, sia per la valutazione clinica del paziente che per la successiva terapia.

Il dosaggio dell’Antigene Prostatico Specifico (PSA) costituisce, ad oggi, l’unica indagine dirimente per la valutazione della ghiandola prostatica.

Negli anni si è però capito che il test non è specifico, poiché i livelli di PSA possono variare in risposta ad altre condizioni, sia fisiologiche che patologiche.

Così, anche in tale ambito, lo studio dei meccanismi molecolari dei miRNA ha portato verso nuove conoscenze. Infatti, nel cancro alla prostata si osserva una alterazione nella regolazione di diversi miRNA, i quali potrebbero agire come soppressori tumorali o oncogeni.

E’ emerso un marcatore denominato EXO-Psa.

Si tratta dell’antigene prostatico specifico che circola nel sangue all’interno di esosomi, piccole vescicole che si staccano da tutte le cellule del nostro organismo, fungendo da “messaggeri molecolari”. In caso di malattia oncologica, però, a rilasciarle nel circolo sanguigno sono soprattutto quelle tumorali.  Ed è proprio questo il principio su cui si fonda l’elevata affidabilità del nuovo test indicato.

CARCINOMA PANCREATICO

Le statistiche più recenti descrivono un aumento anche dei casi di carcinoma pancreatico. Inoltre, in tale caso i dati AIRTUM mostrano una sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi solo dell’8%, tra le più drammatiche.  Si tratta di un impatto rilevante, dovuto al fatto che molti pazienti risultano asintomatici, almeno nelle fasi iniziali.

E’ indispensabile, pertanto, individuare metodi per la diagnosi precoce almeno nei soggetti ad alto rischio, più suscettibili per familiarità o predisposizione genetica. Questo perchè in simili situazioni la sorveglianza attiva potrebbe fare la differenza, più che in ogni altro caso.

Sono significativi i dati ottenuti da uno studio pubblicato sull’American Journal Of Gastroenterology. Esso ha coinvolto soggetti a rischio di sviluppare la neoplasia. I risultati sono stati ottenuti attraverso due metodiche diagnostiche note come CP-RM ed ecoendoscopia.  Esse hanno consentito di riscontrare anomalie in molti dei soggetti esaminati permettendo, pertanto, un migliore iter terapeutico successivo, che si traduce in maggiori possibilità di sopravvivenza.

Dopo aver preso in rassegna le neoplasie con decorso più drammatico, per le quali non esistono ancora programmi di screening riconosciuti, risulta pertanto necessario attenersi quanto meno a quelli oggi validati.

Invece, si dovranno attendere i prossimi risvolti per innovazioni rivolte all’individuazione precoce delle altre neoplasie esaminate.

Indubbiamente, però, la sensibilizzazione della popolazione costituisce senza dubbio il punto principale da considerare, affinché divenga il fulcro per lo svolgimento della corretta esecuzione dei programmi preventivi e dell’aderenza agli stessi.         

                                                                                                                                                                                                                        Federica Tinè

Bibliografia:

Associazione italiana di oncologia medica (AIOM),  Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), Report annuale “I numeri del cancro in Italia 2019” 

Livelli plasmatici aumentati di esosomi che esprimono PSA distinguono i pazienti con carcinoma prostatico dall’iperplasia prostatica benigna: uno studio prospettico.

Mariantonia Logozzi et al. Cancro (Basilea) . 2019 :  https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31569672/

Screening LDCT del cancro del polmone e riduzione della mortalità: prove, insidie ​​e prospettive future.
Matthijs Oudkerk ,ShiYuan Liu ,[…]John K. Field
Nature Reviews Clinical Oncology ( 2020 )