I Subsonica sbarcano sulla terra e nasce “Realtà Aumentata”

uvm 4 stelle
Le sonorità del rock elettronico dei Subsonica si scontrano con i grandi temi dell’attualità come disastri umanitari, catastrofi climatiche e guerre. – Voto UVM: 4/5

 

Non sono tempi semplici quelli in cui viviamo, lo sappiamo tutti: su di noi incombono numerose ombre come quella della crisi climatica e delle guerre in corso, solo per citarne qualcuna. Per non parlare poi di tutti quei temi ed eventi che scaldano  e polarizzano l’opinione pubblica, in particolar modo quella italiana (il verso d’apertura del disco recita In un covo di rancore, ben descrivendo il contesto socio-culturale italiano di oggi), come immigrazione, calo demografico, carovita e perdita del senso di comunità.

Sono sempre più numerosi gli artisti che, giustamente, sentono l’urgenza di parlare di attualità. Non è più possibile contenersi, la cronaca travalica i confini dei media e travolge così i suoni e le parole dei dischi, come Realtà aumentata. Ed effettivamente, rispetto al ’96, anno di formazione dei Subsonica, la realtà è davvero “aumentata” e non è più possibile abitarla come si vuole, è lei che abita noi: “la realtà è aumentata quando l’utopia si è arresa”, scrivono in Africa su Marte.

La band, nata all’ombra del quartiere Murazzi di Torino, storico epicentro piemontese di subculture e correnti artistico-musicali d’avanguardia, ha sicuramente avvertito questo passaggio d’epoca.
Dalle sperimentazioni di Mentale Strumentale, i Subsonica decidono di ritornare sui loro passi con un progetto uniforme che ricorda i lavori delle origini lasciando però spazio alla scorrevolezza del mainstream, un’unione che fu proprio da loro consacrata all’inizio degli anni 2000. 

Esplorazione e composizione musicale

Si torna a essere “esploratori nel proprio pianeta“: così si definiscono Samuel (voce e chitarra), Casacci (chitarra), Boosta (tastiere), Ninja (batteria) e Vicio (basso) nella presentazione all’album che pubblicano sul profilo Instagram della band.

La cover (realizzata dal designer Marino Capitanio) ritrae infatti un astronauta (o meglio un “afronauta” come scrivono in Africa su Marte) intento a percorrere il pianeta Terra ed assorbirne le vibrazioni da trasformare in prodotti sonici.

La tensione dello sbarco è ben rappresentata dal brano d’apertura Cani umani, i cui ritmi elettronici sincopati descrivono la disumanizzazione dei nostri tempi dove orrore e terrore sono a portata di click. Segue Mattino di Luce (terzo singolo estratto), un incontro fra synthwave retro e sonorità cosmiche che pone in parallelo eventi astronomici come la formazione di stelle da nebulose con la liberazione di se stessi dalle gabbie del conformismo.

In Pugno di Sabbia (primo singolo estratto) è chiaro il riferimento al trattamento riservato dalle istituzioni nei confronti delle seconde generazioni di immigrati regolari (vittime del loro passato e privati della possibilità di costruirsi un futuro):

“Non sono i cani di razza che
Urlano in piazza gridando che
Qui c’è un passato che non passa mai
Ed un futuro che non troverai”

Ritorna il tema in Nessuna colpa, dove l’invettiva non solo si fa più critica ma diventa una vera e propria accusa nei confronti del governo ritenuto responsabile delle stragi di migranti in mare:

“Se il mare affonda nella gola di un bambino
Se nello specchio si nasconde l’assassino
E in fondo quella presunzione tossica
Di essere eterni come solo la plastica
Conquistatori senza sensi di colpa
Neanche una volta, neanche una volta”

Ma in mezzo a temi così divisivi c’è anche spazio per l’emotività e i sentimenti: Universo è la vera gemma dell’album, una sapiente composizione di tastiere, archi, riverberi e viaggi cosmici.

La docile rassegnazione dei Subsonica

In alcuni momenti del disco gli elevati bpm lasciano spazio anche a commoventi ballads come Missili e droni. Proprio in canzoni come questa le parole vengono sfruttate per esprimere quella naturale rassegnazione e percezione di piccolezza di sé rispetto agli eventi del mondo:

“Vorrei dissolvermi
In giorni pacifici”

L’album si chiude infine sulle note di Adagio. Quest’ultima, un calmo epilogo di ripetute tastiere distorte e parte della colonna sonora dell’omonimo film di Stefano Solima.

E con queste sonorità soffuse si chiude un lavoro che probabilmente rappresenterà uno dei migliori dischi italiani dell’anno. Con Realtà Aumentata si ha davanti un disco musicalmente uniforme, in grado di portarci in diverse dimensioni sonore e tematiche. E in fondo questo i Subsonica l’hanno sempre fatto.

 

Francesco D’Anna

8, il grande ritorno dei Subsonica

Il 12 ottobre è uscito il nuovo album dello storico gruppo italiano rock elettronico i Subsonica.

A distanza di quattro anni dall’uscita del precedente “Una nave nella foresta” e dopo 22 anni di carriera e sette album alle spalle, con 8 i Subsonica ritornano energici e attualissimi sia a livello di tematiche che sound.

Il numero 8 rappresenta non solo il loro ottavo disco ma anche l’infinito, ovvero un cerchio che si chiude per riaprirsi e procedere. E’ quello che rappresenta anche i Subsonica stessi, che dopo una pausa ritornano, cantando “Adesso siamo qui” nella prima traccia intitolata “Jolly Roger”. Traccia che sembra riportarci ai loro inizi, ovvero gli anni ‘90. Momento in cui sono nati e cresciuti, in un ambiente in cui la musica elettronica da underground stava diventando overground, e quindi mainstream. Il gruppo è nato come esperimento di ritmi elettronici, al quale poi sono stati aggiunti dei testi con la voce di Samuel e le parti strumentali del gruppo.

I Subsonica hanno presentato in anteprima il loro nuovo lavoro tramite dark room sparse per diverse città italiane, facendolo ascoltare ad alcuni fan lasciando la tecnologia fuori. E’ stato un modo per riappropriarsi di un momento sacro, ovvero di quando si scartava un vinile e lo si ascoltava in silenzio. Nella loro lunga carriera, nella quale sono usciti i loro dischi migliori basti pensare a Microchip emozionale del ’99 del quale fanno parte Colpo di pistola, Discolabirinto, Tutti i miei sbagli. Contano diverse partecipazioni a Sanremo e premi tra cui l’MTV European Music Awards. Sono riusciti a stare sempre al passo con i tempi mantenendo una loro originalità e stile. 

Dopo l’uscita del loro album nel 2014 decidono di prendersi una pausa, momento in cui sono nati diversi progetti personali solisti e non, decisivi per questo nuovo lavoro nel quale decidono di raccontare di sé e della loro storia. Unica collaborazione musicale del disco è con Willie Peyote, cantautore molto stimato dal gruppo e con il quale vi è una forte sintonia, “L’incubo” infatti risulta forse una delle migliori del disco. Ci si trova davanti l’incertezza sul fare un passo verso l’ignoto necessario per dare vita alle proprie aspirazioni.

Riescono nonostante la leggerezza, ad essere un gruppo che porta avanti temi attuali ed impegnati, restando sempre nelle sottigliezze. Noto nel secondo singolo “Punto Critico”, brano provocatorio nel quale si parla della impreparazione davanti ad un mondo ormai andato avanti fatto di nuove tecnologie e problemi globali. Bottiglie rotte” è stato il loro singolo ufficiale, il quale parla la superficialità e l’incapacità di ascoltare comuni nel mondo di oggi. Le Onde” rappresenta un tributo al loro carissimo amico e maestro di tecniche di registrazione Carlo Rossi, deceduto nel 2015 a seguito di un incidente. Carlo Rossi è stato un riferimento per la musica torinese e italiana. Con “La bontà” i Subsonica chiudono il loro disco con l’interrogativo “A cosa serve la bontà?” lasciandoci senza una risposta chiara, ma che ci fa riflettere.

8 rappresenta un disco che non si è dimenticato del passato ma che ha l’occhio puntato sul presente, sulla realtà che lo circonda ma come ogni altro, proiettato verso il futuro. Riescono a distinguersi e ad essere un gradino più in alto rispetto a molte produzioni italiane, nonostante questo non rappresenti il loro disco migliore. I Subsonica puntano ad essere una luce nell’oscurità, quella che ci fa resistere in un mondo pesante, fatto di notizie strazianti e che vorremmo cancellare. Per questo non bisogna dimenticare la realtà, ma cercare di viverla con leggerezza ed entusiasmo nonostante tutto.

Marina Fulco