Due nuove realtà messinesi

La nostra città è protagonista da decenni di un movimento : l’associazionismo.
Nate in contemporanea ma con fini completamente diversi si aggiungono al panorama messinese due nuove realtà : l’associazione ARTU’ e l’organizzazione Studenti Indipendenti.

La prima , il cui nome è un acronimo per Associazione Rappresentativa Territorio e Università, ha come idea base il confronto e la cooperazione sul territorio e l’università messinese.
Verrà presentata oggi alle 17:30 al Teatro Vittorio Emanuele.

La seconda , Studenti indipendenti , è formata da studenti dell’ateneo messinese ed è collegata a Link Coordinamento Universitario. una organizzazione che mette in contatto gli studenti delle realtà universitarie locali. Come si legge sul sito “di ispirazione sindacale e politica, autonome, indipendenti e autofinanziate, con l’obiettivo di promuovere i diritti degli studenti universitari e di affermarne il protagonismo nella costruzione di una società più giusta.” .

 

Arianna De Arcangelis

Abbatti lo stereotipo : Lo studente di Giornalismo

News1) “Con o senza sottaceti?!”

E’ vero, la laurea a cui ambiamo ha la stessa utilità di uno di quei volantini che troviamo spesso sul parabrezza della nostra macchina.

E’ vero, il nostro è lo zimbello di tutti i corsi di laurea esistenti nel panorama universitario italiano…

E’ anche vero che, nonostante tre anni di studio avremo lo stesso peso accademico di un ragazzo con la terza media, ma non è vero che lavoreremo tutti al McDonald’s! C’è anche il Burger King… Scherzi a parte, non tutti noi studenti di giornalismo ambiamo a friggere patatine e girare migliaia e migliaia di hamburger, misti a lacrime, per il resto della nostra vita; anzi puntiamo in alto, ci sogniamo a firmare gli editoriali delle grandi testate nazionali, a dirigere i Tg di punta delle emittenti italiane o a vivere 24 ore su 24 con le cuffie in testa ed il microfono davanti. Raggiungere questi risultati non è semplice, specialmente in un mercato in crisi come quello del giornalismo, ma noi non molliamo. Potremmo riassumere tutto ciò che rappresentiamo in una celebre frase di Steve Jobs: ”Stay hungry, stay foolish”… e noi ce ne intendiamo di cibo (I’m lovin it…)

2) “Ccezionaleeee!” Non tutti sono giornalisti sportivi

downloadCaressa, Tranquillo, Piccinini, sono tutti grandi idoli per gli amanti del calcio e delle telecronache sportive, ma non per questo ogni giornalista sogna di commentare le partite dei più grandi club italiani e del mondo, di urlare per un canestro sulla sirena, di narrare le gesta dei più illustri campioni fuori e dentro il campo da gioco (Buffa docet). Tra gli studenti di questo corso troverai sicuramente chi conosce persino la formazione della Ternana dell’annata 72-73, ma anche chi sa tutto di storia, è sempre al corrente degli ultimi arrivi in campo scientifico e chi darebbe di tutto per intervistare il Presidente del Consiglio. Ciò a cui ambiamo è informare le persone nella maniera più oggettiva possibile, evitando la spettacolarizzazione e la strumentalizzazione delle notizie, far sapere al pubblico ciò che accade ogni giorno cercando di cambiare il mondo con una penna ed un pezzo di carta.

3) “Vabbé, ma tanto studi Scienze delle Merendineee!!”

download (2)

E’ ciò che lo studente medio di Medicina, Giurisprudenza, Economia si sente obbligato a dirci quando parliamo di esami o lezioni varie. E’ vero potremmo non salvare mai la vita ad un uomo, difenderlo in tribunale o cercare di emulare Leonardo DiCaprio nel film “The Wolf of Wall Street”, ma siamo noi a pubblicizzare le scoperte più importanti dei medici, a rendere noto l’andamento dei processi di rilevanza nazionale, ad aggiornare gli indici delle borse mondiali. Senza di noi, studenti di “Scienze delle Merendine”, non potreste nemmeno conoscere le offerte delle Kinder Brios al Despar sotto casa, appunto. D’altronde, se la stampa è chiamata Quarto Potere un motivo ci sarà…

4) Si, tutte le studentesse di Giornalismo sono come la Leotta e la Crivello…

download

…Sui social! Dobbiamo abbattere questo falso mito che tutte le giornaliste si fanno spazio in questo mercato a colpi di pose plastiche, “abilità manuali” e likes su Instagram. Molte vanno avanti per la loro grande personalità, si vedano la Gabanelli, la Fallaci, l’Annunziata… molte invece per le loro Due Grandi Personalità (tranquilli si scherza). Sono davvero molte le ragazze che con passione e dedizione si impegnano in questo campo, superando i pregiudizi comuni e perseguendo i loro sogni. Oggi nell’era di Internet e della comunicazione universale non si può pensare di fermarci all’aspetto fisico delle persone, troppe volte preso in considerazione come l’unità di misura per indicare la professionalità di un individuo, d’altro canto, così come “non è l’abito a fare il monaco”, non è il vestitino attillato a fare la giornalista! Potremmo chiudere qui la nostra lista di stereotipi abbattuti, di luoghi comuni distrutti e di miti sfatati, ma come sempre c’è bisogno di  e quindi arriviamo al nostro quinto stereotipo, questa volta più che mai confermato:

download (1)

5) Si , il nostro Dio è Enrico Mentana!

Vincenzo Francesco Romeo

Giorgio Muzzupappa

Messina e Reggio, due sponde differenti unite da uno stile di vita: l’Avis.

20140716111951logo_avis

 

 

Antonio Romeo e Francesco Previte, i rispettivi presidenti comunali Avis di Reggio e Messina, ci chiariscono le idee sulla donazione di sangue e sul futuro della associazione.

 

Come si è avvicinato al mondo Avis?

Pres. Previte: “ Entrai a far parte dell’avis come semplice socio, intorno agli inizi degli anni 80. Avevo promesso al mio insegnante di elettronica che, dopo i 18 anni, sarei entrato a far parte del mondo Avis. E così, dopo la mia prima donazione, mi resi conto dell’importanza del dono.

Pres. Romeo: “Con l’esempio in famiglia, con la “dipendenza” che ti prende la prima volta che arrivi in sede, quello spirito di servizio che mi ha sempre contraddistinto nella vita scout.”

Da quanti anni è presidente e quali altri incarichi ha ricoperto in questa associazione?

Pres. Previte: “Son presidente comunale dallo scorso mandato, per quanto riguarda le cariche rappresentative avisine, da semplice socio a tesoriere, dirigente regionale, consigliere ragionale e potrei continuare. Posso affermare che sotto questo punto di vista ho fatto molta gavetta e ne vado fiero.”

Pres. Romeo: “Dal 2013 sono presidente dell’Avis comunale di Reggio. Abbiamo assistito alla trasformazione dell’Avis da semplice associazione ad impresa sociale, l’avvento dell’accreditamento ci ha portato sulla strada della qualità e della programmazione, ma anche sulla strada della burocrazia. Questo sacrificio viene richiesto dall’Europa e noi ci buttiamo con grande coraggio. In quattro anni abbiamo dovuto cambiare sede, costruirne una nuova ed ottenere per primi in Calabria l’accreditamento all’assessorato alla sanità della Calabria, ed ora mantenerlo con la visita biennale. Tutto ciò, durante il mio primo mandato in assoluto, ma le sfide non mi hanno mai impaurito, anzi mi hanno sempre affascinato e stimolato.

La donazione a Reggio come si svolge?

Pres. Romeo: “E’ un ambiente familiare ma contemporaneamente professionale, il donatore è accolto nella nuova sede dai primi interlocutori che sono i nostri amministrativi, compila il questionario, viene visitato dal nostro medico selezionatore svolgendo un colloquio in maniera riservata, gli viene effettuato un emocromo a 18 parametri da sangue capillare, che in italiano significa, che non ci fermiamo alla semplice misurazione dell’emoglobina, per sicurezza controlliamo altri 17 parametri. Il donatore viene reso idoneo e passa in sala prelievi dove effettua il suo gesto d’amore. Successivamente in sala ristoro, dove gli viene offerta una calda colazione.”

riserva_rosso-1140x440

Per quanto riguarda la donazione i Messinesi sono attivi?

Pres. Previte: “Una domanda da 1 milione di dollari! I dati non sono incoraggianti, dal 1 Gennaio ad il 26 Novembre 2016 sono state 2686 le donazioni di sangue, pochissime rispetto agli abitanti. E’ strano perché di fronte all’emergenza, il donatore messinese si presta, ma è un po’ pigro e distratto. Un ulteriore problema è che i nostri giovani donatori finito il primo ciclo Universitario vanno a trovare lavoro fuori, quindi la fuga di cervelli implica anche una grossa perdita di donatori. Ad esempio, uno studio effettuato dall’Avis nazionale, ha dimostrato che i primi ed i secondi della classifica donatori piemontesi sono rispettivamente calabresi e siciliani, dunque sulla generosità di noi meridionali c’è poco da lavorare.

Quanti donatori ha l’Avis Reggio e quanti l’Avis di Messina?

Pres. Romeo: “Circa cinque mila, numero esiguo rispetto la popolazione reggina e rispetto all’esigenze della azienda ospedaliera. Quasi 8000 prelievi annui tra emazie, plasma e piastrine, adesso però, ne serviranno circa undici mila data l’apertura del reparto di cardiochirurgia presso l’azienda ospedaliera Bianchi Melacrino Morelli.”

Pres. Previte: “Circa due mila i donatori messinesi, un dato che non rispecchia per nulla la mole di questa città.”

Le raccolte di sangue nelle scuole e come pensa di riavvicinare i giovani alla donazione?

Pres. Previte: “Per quanto riguarda i giovani siamo andati meglio negli anni passati, con il coinvolgimento di università e scuole, non entrando nelle aule, ma coinvolgendo le società studentesche abbiamo potuto implementare l’affluenza giovanile. Anche con borse di studio, per creare quel tipo di sana concorrenza per stimolarli al massimo. Ed infine informazione fatta tramite i nostri infermieri e medici, attuando una propaganda il più professionale possibile. Ricordo che Messina, è un città metropolitana, ma ancora non autosufficiente. Le grandi città hanno dei problemi per quanto riguarda la comunicazione dell’importanza del dono. Ma mi domando: perché in Piemonte siamo i primi e qui gli ultimi?

Pres. Romeo: “Continueremo a divulgare tutte le informazioni attraverso ogni nostro mezzo a disposizione, attraverso il nostro magazine, rispondendo sempre presente ad ogni manifestazione, ad essere promotori di una cultura solidale, come quella della donazione, essendo protagonisti nelle scuole e nelle università. E tutto questo è possibile grazie al nostro Gruppo Giovani, che da quindici anni è parte fondante del nostro reparto Avis.

Propositi per il nuovo anno..

Pres. Previte: “? Perché non un gemellaggio? Con Reggio condividiamo quasi tutto, basti pensare allo stretto, alla nostra cultura, le Università, l’aeroporto, la buona cucina, e mi fermo per non risultare noioso. La collaborazione è la chiave per cercare di dare una mano a chi ne ha veramente bisogno.”

Pres. Romeo: “Concordo pienamente con il Presidente Francesco Previte, mi impegnerò in prima persona affinché questo gemellaggio si possa fare prima di Febbraio. Condividiamo davvero tanto, perché non condividere anche un gesto d’amore come la donazione?”

Un saluto a tutti i donatori..

Pres. Previte: “Buon anno a tutti! Spero possiate dedicare tempo della vostra vita per salvarne un’altra. Donare è un azione concreta che giova al ricevente e al donatore. Il dono è vita, fate qualcosa che possa fare la differenza, venite a donare!”

Pres. Romeo: “Vorrei augurare a tutti i nostri donatori e non, un anno pieno di salute e felicità, ma vorrei sottolineare, che purtroppo, nonostante questi giorni di festa, <il malato non va in ferie>. C’è sempre bisogno di dare una mano per salvare più vite umane possibili. Il donatore reggino non ha ancora ben compreso l’importanza della donazione programmata e assidua. Sperando che in futuro questo trand possa cambiare, abbraccio di cuore tutti coloro che donano e che si avvicineranno a questo stile di vita. Donate e vi sentirete dei supereroi.”

 

Vincenzo Romeo

My Cicero ed ATM, splendida combinazione. Peccato per la grammatica

sottomyciceroMessina si avvicina sempre di più alle altre grandi città italiane nel settore dei trasporti pubblici, finalmente i titoli di viaggio dell’ATM sono acquistabili anche da smartphone. Sembrano così lontani i tempi del minimo storico con una quindicina di Bus nel 2013, ormai le corse non vengono più saltate, girano per la città mezzi nuovi ed affidabili e quando si può si trova anche il tempo di istituire nuove corse o ripristinarne di vecchie.

Recentemente l’ATM ha presentato “Messina viaggia in smartphone”, informando la cittadinanza che è adesso possibile acquistare i biglietti per Bus e Trama tramite l’applicazione “myCicero”. Una volta scaricata, bisogna accedere alla sezione Trasporto e poi alla sezione Biglietteria, selezionare “Atm Messina”, e scegliere il biglietto più consono alle proprie esigenze e successivamente bisogna scegliere la modalità di pagamento ed il gioco è fatto. Non resta che obliterare il biglietto prima di salire a bordo premendo il pulsante Attiva presente nel titolo, oppure per i biglietti a corsa basta inquadrare il Qr-code presente sui pannelli informativi affissi sul mezzo.

MyciceroIn occasione della presentazione l’ATM ha anche rilasciato un video esplicativo per spiegare passo dopo passo come acquistare il biglietto con il proprio telefono. Ecco, questo è forse più simile ad un cortometraggio che non ad un tutorial di quelli che si trovano on-line. Poco accattivante per i ragazzi che sono rinomatamente molto intuitivi per quello che è il mondo delle applicazioni, ma di certo più che dettagliato per persone appartenenti a quelle generazioni che non sono propriamente nate con il telefonino in mano. A me in quanto Millennials però non è sfuggito un dettaglio più importante, un errore in una battuta di questa scena muta, precisamente quando la signora impreca “No! Ne ho perso UN’ALTRO”. Ecco, non è per fare il Paolo Sorrentino o il Tullio De Mauro della situazione, ma posto che le cose fondamentali sono la nascita, lo sviluppo e la resa di una idea, anche la comunicazione di questa è importante, no?

Comunque lodi e plausi per l’ATM che un passo dopo l’altro risale la china e ci da ogni giorno un motivo in più per rivalutare la nostra Messina…peccato per il video.

Alessio Gugliotta

Sessione Invernale: i pensieri dello studente sotto esami

15942993_10211535337448694_958233234_o

Metà gennaio. Lo studente vacilla tra la paura di non farcela e l’angoscia di non farcela. Sono giornate uggiose. Mancano più o meno 4 giorni al giorno dell’esame.

E tutti, tutti, in loop, senza saperlo, pensiamo le stesse cose.

 

-Perfetto, questa volta ce l’ho fatta. Sono in tempo per poter fare la seconda ripetizione, magari anche la terza.

-Oh merda, mi sono addormentato!! Che ora è?? Magari sono solo le 16. LE DICIANNOVE? Vabbè dai, sono in anticipo, non fa niente, calma.

-Non mi siedo.

-Vediamo un po’ le date, che vuoi che cambia se lo do ora o più in là…

– Ok questo lo so.

-Ansia.

-Questo non lo chiede.

-Vabbè, meglio ripassare che non si sa mai.

-Ma mi sono prenotato?!

-Non vado nemmeno.

-Questa volta è 30, lo so!

-Anche 22 va bene.

-Ma perché non ci ho pensato prima?!

-Dio prendimi.

-O la va o la spacca.

-Questa volta i miei mi buttano fuori di casa.

-Devo stare calmo.

-Dal prossimo esame cambio regime.

-Sonno.

-Fame.

-Pipì.

-Solo una puntata.

-Ok, pausa.

-Solo un’altra…

‘’Allora che facciamo, verbalizzo il 18?’’

‘’Dove devo firmare?’’

Elena Anna Andronico

Quoque tu, David Bowie!

E’ tutta colpa di David Bowie.
Mi spiego meglio, io credo nella causalità degli eventi, la morte di Bowie il 10 gennaio del 2016 non è stato altro che “l’oscuro presagio” di tutto quello che sarebbe successo nell’anno passato. Incolpo Bowie di tutte le disgrazie, anche se ha fatto a noi tutti quel magnifico regalo di addio che è Blackstar. 


Ora , scemenze a parte, mi trovo a scrivere il primo editoriale dell’anno che inoltre è il mio primo editoriale quindi “No pressure at all!” direbbero ironicamente i fellow anglosassoni.
Non voglio discorrere del pessimo anno che è stato il 2016 a livello locale, nazionale e globale ma qualche rimando lo farò probabilmente, gli eventi positivi sono accaduti ma purtroppo c’è stata una sovrabbondanza di cattivi accadimenti. 

Comunque di tutto ciò possiamo documentarci autonomamente su Google. Anche le liste di buoni propositi , obiettivi e tutto il resto che solitamente si ipotizzano con l’anno nuovo, li mettiamo da parte.

Il mese di dicembre vede Messina ripopolarsi, i suoi cittadini “espatriati” tornano per le feste e per saziarsi abbondantemente fra pranzi, cene di famiglia e granite al volo con amici, aggiungendo le giocate a carte fino a tarda notte.
Siamo una popolazione con radici etniche fra le più disparate, la Falce è sempre stato porto di passaggio (la ritroviamo persino nell’Odissea) e questo ci ha portato, mi piace pensare, ad essere dei migranti. Migriamo per poi tornare perché il nostro legame con questo luogo è così forte che, anche se odiamo la maggior parte delle sue caratteristiche, non possiamo farne a meno.
Lo Stretto chiama i suoi figli.
La Falce è anche protagonista negli ultimi anni di quello che la stampa mondiale definisce “sbarco dei migranti” , termine così generale che bisognerebbe disquisire in merito per un’ora , e che vede centinaia di migliaia di bimbi, donne e uomini arrivare qui da luoghi lontanissimi. Il mare è la loro salvezza o la loro tomba.

Voglio augurarci un 2017 all’insegna della gentilezza.
Ai millenials e alle generazioni successive in particolare : noi siamo il futuro, non lasciamo che la crisi etica/politica e il suo odio gratuito dissolvano il nostro senso di comunità e quindi, la nostra natura di esseri umani.

unnamed

Auguro alla nostra città di riscoprire il significato di cooperazione, nello specifico per le attività culturali.
Con l’apertura del nuovo Museo interdisciplinare regionale Messina ha una opportunità più unica che rara per imporsi sul panorama turistico e culturale italiano ed internazionale, sfruttando a pieno la presenza settimanale delle crociere nel nostro porto e non solo.
Questo compito spetta sia a chi del mestiere che a noi cittadini : valorizzandolo e frequentandolo e rispettandolo. Coinvolgendo anche l’Università e i suoi studenti.

La cura della cultura nella nostra città , e in Italia, è andata affievolendosi negli anni , assurdità in un paese come il nostro; la politica si è scordata della sua importanza per le persone  e , sì , anche per l’economia.
Luoghi, opere , edifici ma non solo, riscoprire il teatro e la scena musicale.
Una sinergia che potrebbe nascere anche fra associazioni studentesche per qualunque iniziativa cittadina. Studenti che vivono ancora a Messina o “emigrati”.
Abbiamo idee nuove , iniziative e , più di tutti, siamo coloro che possono veramente modificare il futuro (sia con un contributo costante sul territorio che occasionale) con un confronto costante.
Spezzo qui questa lancia : un percorso insieme si può intraprendere nell’interesse comune.
Auspico che si instauri una più ampia discussione su tutte le tematiche che fino ad oggi sono state sottaciute o sminuite ma di fondamentale importanza e che vengano portate sotto la luce  dei riflettori.

15288576_1013743038730879_2529568101146674355_o-1

Spero anche che tutti in questo 2017 rispettino il codice della strada perché di vite spezzate , spesso di giovani , per la disattenzione e noncuranza alla guida ne ho piene le tasche.

Per concludere con una citazione musicale allego quella che a modesto parere potrebbe essere la canzone più adatta per iniziare in maniera positiva questo 2017 :

https://www.youtube.com/watch?v=Tm0nopK1BQM

 

Buon anno signori e signore che “la forza sia con voi” .

 

nda: ricordiamo la simpatica, folle iconica Carrie Fisher con una sua frase sulla sua morte «Voglio che sia detto che sono affogata nella luce lunare, strangolata dal mio reggiseno» 

Arianna de Arcangelis

Abbatti lo stereotipo – Gli studenti di Giurisprudenza

Ed eccoci al secondo appuntamento di abbatti lo stereotipo sugli studenti universitari. questa volta tocca ai poveri giuristi o pseudo-giuristi continuamente stigmatizzati per colpa dei loro predecessori (bella Cicerò! grazie di tutto carissimo).

Capitolo 2 “lo studente di giurisprudenza”

bettercallsaul
uno dei corsi di studi più colpiti dagli stereotipi in tutto il mondo senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (art. 3 comma 1 Cost.) è indubbiamente quello di GIURISPRUDENZA.

Bando alle ciance cominciamo subito con la disamina dei luoghi comuni (troppi, troppissimi!)

Quindi… Avvocato o magistrato?

Lo studente già dal primo anno si trova a dover rispondere a questa domanda, anzi ancora prima nel momento in cui comunica alle persone che chiedono cosa studierà. NO lo studente di giurisprudenza in buona parte dei casi NON VUOLE FARE NESSUNO DEI DUE. C’è una quantità infinita di altre professioni! Questo è il bello di questo corso di studi le vaste possibilità di scelta (quando e se si finisce il corso di studi)

Ma conosci tutti gli articoli a memoria? Come fate a studiare tutto a memoria?

Ma quali articoli? Di quali codici? Di quali decreti legge o decreti legislativi o del Presidente della Repubblica? Ora, scherzi a parte voi non avete idea dell’oscurità che si cela dietro un codice. No non studiamo a memoria, anzi in tanti non sanno cosa sia avendovi rinunciato alla prima o seconda pagina di istituzioni di diritto romano. In realtà la disciplina ce la ricordiamo per quante volte la ripetiamo e perché è tutto logico.

Dato privato mezzo avvocato!

NO. Poi altri 180000 materie , una tesi di laurea , 18 mesi di praticantato , un esame di Stato scritto e FORSE ( se sei fortunato ) un orale e poi sì, potrai dire AVVOCATO. Regole valide anche per chi prova magistratura o procuratore di Stato. Privato I è solo l’inizio. lawandorder01

Ci sono più avvocati a Messina
che in tutta la Sicilia…. “Quindi poi vai a lavorare nello studio di papà/mamma?”

Si , sfortunatamente lo sappiamo bene. Ma che colpa abbiamo noi?!
No non per forza abbiamo lo studio già avviato perché come abbiamo detto al punto uno non necessariamente seguiremo le orme dei nostri genitori.

E poi , eventualmente, che problema avete col fatto che vogliamo continuare l’attività familiare? E non tutti hanno dei genitori che lavorano nell’ambito giuridico.
La scelta di giurisprudenza deve essere indipendente dalla prospettiva lavorativa o influenze di terzi.

Basta guardare come siete vestiti per capire che studiate giurisprudenza

Partendo dal presupposto che noi non studiamo giurisprudenza ma IL diritto. Detto ciò questa discriminazione è alquanto illegittima, l’abito non fa il monaco e in facoltà non tutti vengono in giacca e cravatta o abitino e tacchi.

La maggior parte del nostro tempo è vestito di una calda e comoda tuta che diventa un tutt’uno con la nostra pelle. I più arditi utilizzano un “plaiddino” come mantella o come copertina di Charlie Brown. Quindi finitela di etichettarci come snob, siamo solamente presuntuosi!tumblr_nkipn8lren1rdzuduo1_500

Ammettilo non sapevi che fare..

Non sei tu a scegliere giurisprudenza, è giurisprudenza a scegliere te. La forza magnetica del diritto è più forte di quanto si possa immaginare, si è vero ci sono studenti che ripiegano su questo corso ma poi si innamorano……o si buttano nello stretto. Ad esempio è risaputo che coloro che non sono riusciti a passare il test di medicina poi puntano sul diritto ecco qualcuno che non ha le idee chiare su cosa studiare.

Già ti chiamano avvocato…

Qui siamo vicini ai nostri “colleghi” di medicina condividiamo questo funesto destino di essere appellati dal primo giorno di università; si scatena così una marea infinita di gesti apotropaici che diventano poi la routine che segnerà i nostri giorni da studenti universitari e farci credere la laurea sempre più lontana. Siamo persone sensibili con un cuore.

 

                Arianna De Arcangelis

Giulia Greco

 

Black Mirror. Terzo capitolo.

Il futuro pericoloso ed inquietante della tecnologia è già nel presente. Ce lo rivela Black Mirror

Quanti questa estate, nei reticoli cittadini, armati fino ai denti di smartphone di ultima generazione, si sono messi a caccia di animaletti formati da pixel per arricchire la propria collezione virtuale? Se non siete tra questi, senz’altro vi sarete trovati negli ultimi minuti affaccendati nel gesto meccanico di scorrere le dita sullo schermo touch per risolvere un’incombenza o relazionarvi con gli altri, mentre intorno a voi qualcuno tentava in altro modo di stabilire un contatto o praticava una manovra diversa dal sollevare il tablet.

gallery-1477497138-blackmirror-ep3-nosedive-0101rUna ragazza corre in una strada di un quartiere che pare uscito da una cartolina promozionale di un villaggio vacanze, saluta i conoscenti che incrocia e a ciascuno di loro assegna un punteggio da una a cinque stelle. Le interazioni sono funzionali ad alzare la stanghetta della popolarità e ad accrescere la reputazione sociale. Ogni azione, ogni condivisione di immagini o video in un social network viene valutata da un applicazione, Rate Me, che permette di esprimere un giudizio in merito alla persona, non al contenuto, che questa pubblica. C’è qualcosa di vagamente familiare nell’immaginario evocato?

 

Per la terza stagione, sbarcata su Netflix ad ottobre, si è acceso il monitor della serie culto anglosassone che colora il presente di nero, e lo fa a partire da una prospettiva visionaria romanzata ma credibile del futuro dominato dagli effetti annichilenti e insidiosi dell’innovazione tecnologica. Questa volta i nuovi episodi sono sei, il doppio di quelli contenuti nelle due serie precedenti (se escludiamo lo special natalizio della seconda). Le stagioni, che seguono un percorso antologico, dove ogni puntata è narrativamente auto conclusiva, sono riuscite nuovamente a catturare i riflessi, nonché le derive patologiche di un epoca in cui la realtà e il virtuale si toccano come mai prima. In uno scenario in ogni caso mai davvero così altro dal nostro, le esperienze quotidiane trovano gli spunti per essere restituiti a una lucida analisi che alterna satira a fantascienza.

 

E se con gli occhi potessimo disporre di una realtà aumentata impiantata attraverso un foro sulla testa? Black Mirror mostra come un ipotetico microchip di questo tipo, che diventerà forse un giorno obbligatorio, possa rappresentare la metafora del modo distorto di guardare e di muoversi nella realtà, esito aberrante della rivoluzione tecnologica. E’ una serie che più di tutte è in grado di raccontare il presente, e di coglierlo con capacità profetica. Infatti ad essere dipinto è un futuro immaginario ma plausibile. E pericolosamente realistico. Il panorama che si profila è uno scenario pauroso e inquietante che nessuno ha avuto l’abilità di descrivere con tanta sagacia disturbante come questa piccola serie britannica. A risentirne prima di tutto sono le società trasformate dagli effetti del progresso informatico; la prospettiva accarezzata è che nel prossimo futuro il virtuale e reale si accosteranno tanto da mettere in crisi la visione del mondo che abbiamo maturato fino ad oggi, annientando forse persino gli stessi sentimenti umani. Ideata da Charlie Brooker, la serie è stata confermata con l’uscita di altri sei episodi ancora per un’altra stagione.

blackmirrortitlecardLa terza serie affronta temi che si legano in vario modo all’attualità della cronaca, come quello del linciaggio su internet di Odio Universale, in cui i messaggi a catena di disprezzo e di beffa su twitter nei confronti di un personaggio vittima di pubblico ludibrio, vengono strumentalizzati da chi abusa di una innovativa ecologia robotica, in una puntata a metà strada tra l’horror e il noir investigativo. C’è anche lo stalkeraggio portato ai livelli di violenza e privazione della privacy che ricordano tristi casi di cronaca recenti di Zitto e balla, tra le più riuscite della serie, anche per la bravura degli attori (si ricorda Jerome Flynn del Trono di Spade). Mentre Giochi Pericolosi è la materializzazione agghiacciante delle nostre fantasie più spaventose.

 

Arriva allora la conferma che ci aspettavamo fin dalla prima puntata delle due stagioni trasmesse a partire dal 2011, e cioè che Black Mirror è una delle migliori serie in circolazione da sempre. Anche quando il presagio che si configura è dei più foschi e il futuro sembra un posto orribile, senza nessuna intenzione moraleggiante (che mai traspare nonostante l’acutezza dell’analisi sociale) irrompe comunque a stemperare una risata. Perché prima della denuncia viene lo sguardo su noi stessi. Consapevoli che tutti siamo vittime e carnefici del mondo che abbiamo costruito.

 

Eulalia Cambria

Mio caro Sud

studr-690x360

È arrivato il momento.

Il momento di scriverti, di spiegarti perché ti ho lasciato.

Lo so, lo so, non ti ho nemmeno salutato per come si deve ma, sappi, che a Natale torno: ho comprato i biglietti qualche settimana fa e li custodisco gelosamente nel cassetto del comodino.

 

In aeroporto, con quella grossa valigia in mano, non avrei mai pensato che potessi mancarmi, anzi, mi entusiasmava poter scappare altrove.

Ed i primi giorni fui travolta dalla frenesia, dall’emozione di scoprire una nuova realtà.

Poi bastò un attimo: mi fermai al centro della piazza (come per capire dove io fossi davvero) e chiusi gli occhi: la salsedine…riuscii ad assaporarla; fra le dita scivolarono quasi invisibili i granelli di sabbia; poi la leggera brezza marina che nelle sere estive accarezza delicatamente il viso…potrei giurare di averla sentita davvero.

Dopo, qualche gocciolina mi bagnò il naso e fu allora che capii quanto mi mancavi: quando i miei occhi si svegliarono e si posarono su quel grigio cittadino, il mio cuore senza ombrello si bagnò di quella pioggerellina fredda.

 

Il sole, quassù, in questi mesi invernali, è un miraggio; la mattina è proprio questo che mi manca: scostare le tende della mia finestra e vedere un cielo limpido, senza questa nebbia piatta.

Sai cos’altro è brutto? Non vedo il mare, nemmeno in lontananza, e non riesco ad intravedere neanche le montagne. Attorno a me ci sono solo palazzi giganteschi, gente frenetica, turisti in ogni angolo ed il rumore della metro.

Quando sono nella mia stanza (che proprio “mia” ancora non la sento), penso sia paradossale nascere nella tua culla verde ed azzurra, per poi lasciarla abbandonata per chissà quale letto scomodo di una casa condivisa.

Leggendo tutte queste parole, penserai – “ Allora perché non sei rimasta da me?”- È una questione di opportunità, di aspettative, di lavoro; priorità per cui, adesso, mi ritrovo catapultata dalle tue braccia calde a quelle fredde di una terra che mi fa sperare in un futuro migliore.

E scusami se non sono in grado di aiutarti nel farmi restare, ma ho bisogno di guardare avanti, di andare oltre i limiti che tu mi hai imposto.

 

A presto, mio caro Sud.

 

Jessica Cardullo

CUS de PRÉCISION

foto1“C’est la précision qui fait la différence!”. In uno spot degli anni ’80, l’ex fantasista francese della Juventus, Michel Platini, regalava questa straordinaria citazione, ovvero  “è la precisione che fa la differenza”. La partita tra CUS e Kaggi, infatti, può essere semplificata in questa breve dicitura.

Alle ore 14,30 di domenica 11 dicembre 2016, al campo “N. Bonanno“, l’arbitro Garzo della sezione di Messina, dà il fischio d’inizio alla settima giornata del campionato di terza categoria.

In un primo tempo noioso, caratterizzato più da sterili attacchi che da attente difese, vi è ben poco da raccontare, se non due interventi di Denaro (estremo difensore del Kaggi) su Lombardo, il primo su un diagonale dal vertice dell’area e il secondo deviando sul palo un calcio di punizione con un fotografabile colpo di reni. Il tutto rispettivamente a inizio e fine prima frazione di gara. Per il resto dei primi 45 minuti, solo possessi inconcludenti da ambedue le parti. Kaggi inoperoso in zona offensiva, CUS più vicina al vantaggio, ma il primo tempo si conclude 0-0. Manca ancora la precisione.

Il secondo tempo sembra avviarsi sulle orme del primo: nel primo quarto d’ora tanto giro palla e poche conclusioni nello specchio delle porte. Tuttavia la stanchezza inizia a farsi sentire, soprattutto tra i padroni di casa, i quali, a causa di clamorosi cali di concentrazione, concedono due limpide occasioni da gol non sfruttate, dolosamente, dagli ospiti ed entrambe con Cortese. Il 7 del Kaggi, infatti, presentandosi totalmente solo dinnanzi a Battaglia calcia prima a lato del palo e subito dopo alto sopra la traversa in un tentativo di pallonetto. Manca ancora una volta la precisione. Tra una sostituzione e l’altra, è da segnalare una straordinaria azione del CUS, figlia di un gioco a due tra Di Bella e Fiorello, con il tiro al volo da fuori area del 9 che sfiora il palo e va sul fondo a portiere incolpabilmente battuto. Peccato, ma è la precisione a far la differenza.

foto2Quattro minuti di recupero. Esattamente al 93esimo, si sblocca il punteggio in favore degli universitari: Lombardo, che (complice la squalifica di Creazzo) porta sulle spalle il numero 10 e non sarà un caso, pesca dal cilindro un meraviglioso destro dai 20 metri che si insacca all’incrocio dei pali! 1-0! L’ultimo minuto di gioco è solo rammarico per il Kaggi che non è riuscito ad ottimizzare le palle-gol avute nel secondo tempo ed è, invece, gioia pura per il CUS che della precisione ne ha appunto fatto la differenza, aggiungendo altri 3 importantissimi punti alla propria classifica e nuovamente nei minuti di recupero. Adesso la classifica è più affascinante che mai: tre squadra a 15 punti (Fasport, Real Zancle, Stromboli) e subito dopo, a 13 punti, CUS UniMe e Arci Grazia.

Domenica prossima i ragazzi di mister Smedile saranno ospitati dallo Stromboli, in una trasferta tanto impegnativa quanto fondamentale, vista la posizione ai vertici della classifica di entrambe le squadre.

Nella settimana che verrà, in cui il mercato dei trasferimenti giocherà un ruolo di primaria importanza, il CUS dovrà prepararsi in modo ottimale per la trasferta eoliana per continuare a sognare.

Formazione CUS (4-5-1): 1 Battaglia; 2 Russo, 4 Iacopino, 5 Occhipinti, 3 Arena; 8 Iamonte, 10 Lombardo, 6 Tiano, 7 Vinci, 11 Carbone; 9 Di Bella.

12 Lo Voi, 13 Morabito, 14 Cardella, 15 Fiorello, 16 Singh, 17 La Torre, 18 Caputo.

Mirko Burrascano