Edoardo Albinati per Taobuk. Intervista esclusiva al Premio Strega 2016

Si è svolto ieri al Rettorato il terzo appuntamento della rassegna “Leggere il presente” – organizzata dall’Ateneo, dall’Accademia Peloritana dei Pericolanti e da Taobuk – in cui è stato protagonista Edoardo Albinati. Lo scrittore ha presentato il romanzo “La Scuola Cattolica”, un’opera che traccia un ritratto dei “ragazzi bene” della Roma degli anni ’70, alla ricerca di precisi modelli di virilità, in un universo ovattato, creato appositamente per proteggerli e tutelarli. Un cosmo dal quale però uscirono anche gli assassini del massacro del Circeo (1975), alcuni dei quali erano stati compagni di scuola di Albinati. UniVersoMe è riuscita a sottoporre qualche domanda al vincitore del Premio Strega 2016.

Nell’affrontare il tema dei delitti di femminicidio, lei dice che la società mette troppa pressione addosso alle persone fino ad un “eccesso di reazione”, macchiandosi così di un crimine nefando. Lei da dove inizierebbe per cercare di far diminuire questa pressione?

“La pressione è molto forte sugli individui, però è anche vero che questi non la reggono. Perciò la pressione dovrebbe essere di meno, ma è imprescindibile una sorta di educazione al fallimento, alla precarietà. Qualcuno che dica a tutti che: la vita è precaria ed è fatta in grande parte di delusioni, mancanze e di insoddisfazioni, ergo non c’è nulla di terribile in questo poiché è costitutivo della vita stessa. Probabilmente in questo modo verrebbero accettate in maniera meno drammatica le frustrazioni e non ci sarebbe questa reazione violenta ogni qual volta si viene privati di qualcosa. Sembrano bambini che privati del proprio giocattolo tirano fuori il coltello e uccidono i genitori; chiaramente questo non è accettabile. “

Nel suo libro lei parla di una generazione diventata adulta negli anni settanta nel mezzo di una crisi valoriale e dell’esplosione della violenza non solo politica. Cosa pensa di questa generazione, nata secondo alcuni: senza bellezza, senza valori, impregnata di omologazione?

“In realtà queste stesse cose si dicevano della mia generazione. Già io, avrei dovuto essere un figlio della televisione omologato a questa, quindi se questo è un processo, è iniziato già da molto tempo. Ai ragazzi di oggi non abbiamo nulla da rimproverare perché i primi a guardare la TV e a seguire dei modelli consumistici siamo stati noi, i cosiddetti baby boomers, quelli nati negli anni ’50 e ’60. Sì è vero, vige il brutto nella società di oggi. È vero anche gran parte del nuovo è brutto, ma questo non è iniziato adesso. Voglio dire il moderno non è certo iniziato oggi.”

Lei descrive la mascolinità da un punto di vista innovativo, quasi rivoluzionario per i tempi dicendo che se c’è un sesso debole, è quello maschile. Che pensa della frase del critico Philipe Daverio su un ipotetico stravolgimento delle camere di governo, relegando gli uomini esclusivamente a parlamentari data al loro tendenza all’elucubrazione, al contrario le donne al Governo perché più capaci di portare le cose a termine?

“Trovo sia una boutade quella del prof. Daverio: il  Parlamento fatto di uomini e il Governo fatto di donne, si può dire tutto il contrario di tutto. Proprio oggi però leggevo una impressionante statistica sul fatto che i paesi che hanno un maggior numero di donne nel Parlamento sono quei paesi in cui la libertà femminile è minore. Esempio: in Etiopia il 40% dei parlamentari è di sesso femminile ma l’Etiopia non è nemmeno tra i primi cento paesi al mondo per emancipazione. Quindi l’idea che l’emancipazione femminile si misuri con le persone che stanno in Parlamento pare sia fallace. Tuttavia è vero che le donne nella società italiana occupano molto raramente posizioni di potere. Questo non solo per quel che riguarda la politica ma anche nell’industria e nel lavoro in generale, quindi la donna è in una posizione minorità in Italia esattamente come i giovani. Trovo impressionante quanto la nostra realtà politica, economica e sociale sia di fatto una gerontocrazia di maschi.”

Alessio Gugliotta

Adesso di Chiara Gamberale

Tanto ormai è successo.
E quando?
Adesso.

Chiara Gamberale, in Adesso, affronta lo stesso tema che da anni la letteratura cerca di interpretare, scoprire, sviscerare: l’amore

Ma l’amore non è più quello adolescenziale delle attese sul motorino fuori scuola, i primi messaggi, le prime gite al mare, i primi mesi, no … l’amore inteso più come un mal d’amore, che ti forma ma ti deforma, che guarisce le tue ferite ma ti frantuma il cuore e da quel momento finirai per spezzare il cuore a chiunque proverà ad aggiustare il tuo (sempre che le tue ferite non ti abbiano resa troppo menefreghista per lasciarti andare con una persona nuova), perché a quel punto sarai destinata a incontrare solo persone che non ti capiscono, e perciò ti trovano irresistibile, o persone che ti capiscono e che per questo si allontanano.

E adesso? Adesso Lidia e Pietro, una neo-coppia con retaggi di un passato irrisolto, relazioni interrotte, paure stupide,  traumi giovanili, fame d’ amore contrastata da un impetuoso ed irrefrenabile desiderio di fuga oltre a figure ingombranti riemerse o mai scomparse dal proprio cammino.

La loro, in fondo, sarebbe una semplice storia d’ amore, se non subentrassero a complicarla maledettamente quei fantasmi di un passato che ritorna e di un destino che appare segnato.
Lidia e Pietro sono profondamente diversi. Lei lavora nel mondo dello spettacolo, e’ vulcanica, estroversa, logorroica, vive intensamente ogni storia,senza figli, ma un ex marito bambino mai cresciuto, tuttora presente ed incalzante, da cui è stata più volte tradita. Lui è un preside, serio, compito, di poche parole, tende a sottrarsi agli affetti più cari, ha una figlia adorabile ed una ex moglie con neo-vocazione monacale.
Entrambi hanno sofferto di perdite, assenze genitoriali, affetti negati e si incontrano, quasi per caso, come la maggior parte delle neo-coppie, iniziando una relazione specchio del proprio tormentato essere e di quella paura di amare e di perdersi che li trattiene da sempre.

Arriva un momento, per ognuno di noi, dopo il quale niente sarà più uguale: quel momento è “adesso”.”

Chiara Gamberale scava nelle emozioni armata di un bisturi, mettendo il nostro cuore sotto i riflettori della coscienza, descrivendo una generazione cresciuta solo anagraficamente, ancora figli quando la realtà li vorrebbe madri e padri, ancora così impauriti dai sentimenti abituati a un regime di indifferenza di fronte alle proprie emozioni, un meccanismo di difesa che le delusioni passate hanno eretto.

Ma proprio in una giornata come le altre, in cui non ti chiedi più se succederà qualcosa, ecco quella cosa speciale che succede proprio a te.

È un testo dallo stile per niente impegnativo, forse una narrazione confusa nella prima parte ma alleggerita da mail, sms, addirittura un curriculum sentimentale (che forse tutti dovremmo avere, così per facilitare un po’ tutto) , con curiosi e divertenti coprotagonisti che, con le loro storie, si intrecciano alla storia principale.

Non è prima di una vecchiaia dolce e non è dopo un’infanzia tremenda, non è prima di niente e dopo di niente, è solo adesso, dopo il dolore, prima del dolore, finalmente è adesso, un momento in cui rimanere mentre c’è, senza fuggire, perché è una fuga in sé, senza sperare, perché è in sé una speranza, io? Tu, no no, sì sì, non sono pronto, nessuno lo è.”

Serena Votano

Eventi del fine settimana

Venerdì 5

  • DA ANTONELLO A CARAVAGGIO: LA LUCE DI MESSINA NELL’ARTE

DOVE: Salone delle bandiere – Piazza del Municipio

QUANDO: dalle ore 17:00 alle ore 20:00

COSA: Per la Giornata Mondiale dei Diritti Umani, si terrà il convegno su Antonello e Caravaggio, fautori della storia artistica italiana.

Interverranno il Dott. Franco Leone, esperto d’arte, scrittore e poeta; il Prof. Domenico Venuti, presidente dell’Associazione Nazionale del Fante di Messina e del Centro Europeo di Studi Universitari ( CO.B  – G.E.); il Dott. Giuseppe Previti, presidente della fondazione “Antonello da Messina“; Renato Di Pane, scrittore e poeta e la dicitrice Clara Russo.

 

  • SPAZI DI SOVRANITA’ NELL’EPOCA DELLA GLOBALIZZAZIONE

DOVE: Aula ex Chimica del Dipartimento di Giurisprudenza

QUANDO: dalle ore 17:00 alle ore 19:30

COSA: L’associazione Morgana invita a partecipare alla conferenza sopracitata.

Introducono: Giuseppe Domenico Di Giorgio, presidente dell’associazione Morgana; Diana Gerace, presidente dell’associazione Oltre la Linea.

Modera: Alberto De Luca, dottore di ricerca in storia dell’Europa Mediterranea.

Sarà previsto il riconoscimento di CFU per gli universitari.

 

SABATO 6

  • BUONA LA PRIMA : LAMAGARA

DOVE: Teatro dei 3 Mestieri – S.S. 1q4 Km 5,600 Via Roccamotore

QUANDO: dalle ore 20:45 – replica domenica 7 alle ore 18:30

COSA: Calabria, 1769, Cecilia viene processata per stregoneria. Ma chi è questa donna? Fata o strega? Lucifera, portatrice del sole o della luna?

Vedrete questo e molto altro a LAMAGARA, scritto da Emilio Suraci ed Emanuela Bianchi.

 

  • WORA WORA  WASHINGTON LIVE 

DOVE: RETRONUVEAU – Via Croce Rossa, 33

QUANDO: dalle ore 22:30 e show dalle 23:45

COSA: Serata perfetta per gli amanti della techno/ electro e per farsi catturare dal ritmo pulsante ed ossessivo dei Wora Wora Washington.

Ingresso 5€

  • WHORKSHOP DI SCRITTUTA A CURA DI DANIELA ORLANDO

DOVE: ARB – via Romagnosi, 18

QUANDO: dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 14:00 alle ore 18:00; domenica 7 dalle ore 10:00 alle ore 13:00

COSA: È un liogo liberon in cui si gioca con le parole, si apre la mente e si sperimenta. Non importa avere esperienza, l’importante fornirsi di amore per la scrittura.

Il workshop prevede una quota pro-capite di 40€, ma per studenti e/o disoccupati di 20€.

È indispensabile la prenotazione per messaggio al numero 3357841234

 

DOMENICA 7

  • SECONDA EDIZIONE MESSINA CHE VALE

DOVE: Palazzo Mariani

QUANDO: dalle ore 10:30

COSA: abiili artigiani esporranno le loro creazioni e i ricercatori del CNR e dell’Università mostreranno i loro recenti lavori.

All’ex Palazzo delle Poste saranno anche presenti gli studenti delle scuole superiori con i loro progetti e artisti con le loro opere.

Nel mentre, si potranno gustare i prodotti tipici messsinesi.

 

  • CAMMINO DELLO JEDI

DOVE: Multisala Iris – Via Consolare Pompea, 240

QUANDO: dalle ore 13:00 alle ore 18:30

COSA: seminario di spada laser e tecniche di combattimento ispirato a Star Wars.

Il costo è di 10€ e si consiglia di indossare guanti per la protezione delle mani, maglietta nera ( o a tema Star Wars ) e pantaloni scuri.

 

  • LA SICILIA SUONA A SEI CORDE- SECONDO RADUNO DI CHITARRISTI IN SICILIA

DOVE: Spazio LOC – via del Fanciullo, Capo d’Orlando (ME)

QUANDO: dalle ore 16:30 alle ore 21:00

COSA: è un evento ideato e organizzato da Corrado Salerno con la collaborazione di Marco Corrao, patrocinato dallo Spazio Loc del comune di Capo d’Orlando.

L’ingresso è libero; per info chiamare 3402112990 o scrivere a corraoma@gmail.com

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

Il tramonto del sogno CUS

Domenica 30 aprile, con la sconfitta in quel di Lipari, si spegne definitivamente ogni possibilità del sogno promozione diretta del Cus Unime.

Nell’ultima trasferta eoliana i ragazzi di Smedile arrivano con non poche difficoltà di organico a giocarsi la partita più importante della stagione. Dopo il solito e stremante viaggio in aliscafo nelle prime ore della mattina, il match del Franchino Monteleone prende il via alle ore 11, diretto dal fischietto messinese del Sig. Muscherà.

 

Primo tempo: pirotecnico. E’ questo l’aggettivo più adatto per sintetizzare in unico termine i primi 45 minuti tra Ludica Lipari e Cui Unime.

Doppio vantaggio immediato dei padroni di casa firmato da Marino e Sturniolo, quest’ultimo con un pregiatissimo calcio di punizione dal limite. Il Cus subisce il colpo e si affida al proprio capitano, Iacopino, che riapre il match con un meraviglioso gol di tacco degno di ben altre categorie.

La Ludica però non si distrae affatto, anzi sfrutta a tutto tondo il fattore campo e realizza altri due gol uno dopo l’altro grazie alle trasformazioni di Tripi e D’Ambra. Punteggio 4-1 e a un minuto dalla fine della prima metà, ancora capitan Iacopino, accorcia le distanze per il Cus direttamente su punizione. Al duplice fischio il parziale è di 4 a 2 per gli eoliani.

 

Secondo tempo: a differenza del primo tempo, nella seconda parte di gara la situazione è molto equilibrata e priva di pericoli per entrambi i portieri. Il Lipari gestisce il possesso ottimizzando anche il vantaggio numerico dopo l’espulsione di Mister Smedile (che ha dovuto prendere parte all’incontro come titolare, per i problemi di organico di cui sopra).

Il Cus ci prova, ma è tutto troppo complesso. Chiude i conti Macchione di testa che chiude definitivamente la partita sul risultato di 5 a 2.

 

Finisce aritmeticamente ogni possibilità di centrare la promozione diretta per il Cus, sogno che invece si avvicina sempre di più alla Ludica Lipari alla quale mancano due punti da centrare nelle ultime due partite. In casa Cus ora si può e si deve cominciare a pensare al raggiungimento dei play-off, che vista la corta classifica, non è neanche un obiettivo semplicissimo come poteva apparire fino a qualche settimana fa.

Due giornate al termine e il Cus Unime, che oggi è scivolato in quinta posizione, affronterà domenica prossima l’ultima partita in casa della stagione contro il fanalino di coda Città di Antillo.

 

Formazione Cus Unime (4-3-3): 1 Battaglia; 2 Russo, 4 Iacopino, 5 D’Agostino, 3 Insana; 6 Fiorello, 8 Smedile, 10 Tiano; 7 Papale, 9 Di Bella, 11 Stassi.

Panchina: Zito, Costa, Cardella, Lombardo, Al Hunaiti, Oliva.

 

Classifica:

Ludica Lipari 43

SC Sicilia 38

Fasport 35

Arci Grazia 35

Cus Unime 34

Real Zancle 33

Casalvecchio 28

Stromboli 28

Kaggi 26

Cariddi 14

Malfa 13

Città di Antillo 13

Mirko Burrascano

Terza Edizione “Calcio al razzismo – Uniti con lo Sport”

 

Prime edizioni

Nel 2015 nasce l’idea del “Calcio al razzismo – Uniti con lo Sport”, evento organizzato dal Cus Unime e dal Cug (Comitato Unico di Garanzia). Un momento di aggregazione, ovvero un torneo di calcio a 5 tra associazioni (non solo) studentesche e giovani migranti. Le prime due edizioni sono state accolte in modo cospicuo e questa terza edizione non è stata da meno. Anzi si dimostra essere una manifestazione sempre più in crescita.

Organizzazione

Dieci squadre hanno partecipato a quest’evento di natura benefica e solidale: cinque di queste composte dai centri di accoglienza per giovani migranti e altre cinque da rappresentanze locali. Due pomeriggi all’insegna del divertimento (mercoledì 26 e giovedì 27 aprile), presso la Cittadella Universitaria di Messina . Il primo giorno si sono tenute tutte le partite dei due gironi, ognuno da cinque squadre, e solo le prime due classificate sono giunte alla fase finale. Il secondo giorno, invece, sono state disputate le semifinali e le finali per il primo e per il terzo posto. Il tutto gestito in tempo reale dalla piattaforma Livinplay che ha curato i dettagli di calendario, classifiche e statistiche.

Squadre

I centri di accoglienza Amal, Ahmed e Sed hanno presentato 5 squadre: Betis Gang, Rainbow Lion, Real Ahmed, Real Amal e Sed. Mentre le altre cinque formazioni erano presentate da: Andromeda, Atletico Zancle, Esn Messina, Icaro-Orum e Messina Nel Pallone. A qualificarsi per le semifinali sono state Real Amal e Messina Nel Pallone per il girone A e Rainbow Lion e Icaro-Orun per il girone B. La finalissima è stata tra Rainbow Lion e Real Amal, con i primi vincitori della terza edizione del torneo. Grande soddisfazione per i centri di accoglienza con due delle loro squadre giunte alla finale per il primo posto. Infine, Icaro-Orum ha ottenuto il gradino più basso del podio vincendo ai rigori la finale per il terzo posto.

Premiazioni e saluti

In conclusione della manifestazione, è stato il Presidente del Cus Unime, Antonino Micali, a gestire le procedure di premiazione. Inoltre Carlo Giannetto, membro del Cug, e Alessandro Parisi, ex calciatore del Messina e coordinatore del settore giovanile del Cus, hanno contribuito alla cerimonia di chiusura. Tra i sorrisi e le gioie dei ragazzi migranti si conclude la terza edizione del “Calcio al razzismo”. Anche quest’anno grande vittoria di fratellanza e solidarietà con l’obiettivo di promuovere nuovamente il tutto il prossimo anno.

 

 

 

Mirko Burrascano

 

Hai 24 anni

Mi rendo conto del tempo che scorre sempre nello stesso periodo dell’anno, in questo periodo dell’anno, quando, con le mie tre amiche, a distanza di pochi giorni, mesi, compiamo gli anni. Per pochi mesi, abbiamo tutte e quattro la stessa età.

I compleanni, crescendo, non hanno più lo stesso sapore. Per me acquisiscono, pian piano, una sorta di malinconia. Eppure, ancora, siamo così giovani.

Abbiamo 24 anni. Siamo giovani. Siamo forti, caparbi, siamo dei sognatori. Lo leggo nella faccia dei ragazzi e delle ragazze che mi circondano, negli occhi dei colleghi, delle persone che incrocio per caso il sabato sera o il lunedì mattina.

Siamo in quella fascia di età che va dai 20 ai 30 anni, in cui ancora, chissà per quanto tempo, possiamo permetterci di sognare, di fare errori, di ripararli. In quella fascia d’età in cui ancora possiamo rischiare, metterci in gioco e, anche solo per un attimo, per un paio di ore, concederci il lusso di scordare.

Scordare gli impegni, le responsabilità, i doveri, le preoccupazioni.

In quella fascia d’età in cui, che tu sia ancora a casa o meno, la sera trovi mamma e papà, a casa o per telefono, pronti a salvarti il culo o a dirti, ancora, di nuovo: “andrà tutto bene”.

E quella frase ti può fare incazzare, oppure no, ma non devi dimenticartene il sapore. Perché, chissà, forse un giorno sarai tu a doverla dire. Anche se non ci credi, anche se non ne hai la forza.

Andrà tutto bene.

Abbiamo 24 anni e capita di bloccarsi, anche solo per un secondo, e chiedersi:” ma io, chi sono?”. E quando arriva questa domanda, improvvisa, come una doccia fredda, si sta là, in mezzo al traffico, alla folla, davanti allo specchio del bagno. Tutto passa veloce mentre tu sei immobile nel tempo. Sai rispondere alla domanda?

È la paura, che blocca. Quella domanda fa paura. Chi sono io?

Come potrebbe non fare paura. Tutto intorno a noi si muove. Mentre noi, a volte, siamo fermi. Non ci accorgiamo che, quando ci muoviamo noi, è il resto che si ferma. E questo fa paura. Ma quando tu ti muovi, non puoi accorgerti se il resto è fermo: semplicemente perché ti stai muovendo.

Ma quando sei fermo, è in quel momento che non devi avere paura. Rilassarti, con la consapevolezza che ti muoverai di nuovo.

A 24 anni, alcuni sono già laureati, altri no. Alcuni lavorano, altri no. Ma tutti ci chiediamo perché noi non riusciamo come gli altri. Dopotutto, la vita degli altri sembra sempre più facile.

E ci sentiamo in colpa: potremmo fare meglio, forse, ma il meglio non sembra mai abbastanza.

E si ricomincia. Io, chi sono? Io, dove sto andando?

Non stiamo certo tutto il tempo a chiederci chi siamo e dove stiamo andando. Ma di sicuro, di tanto in tanto, queste domande arrivano prepotenti, pesanti, insormontabili. Le anestetizziamo con la vodka e i buoni propositi per il giorno dopo. Ci fanno stare più tranquilli, ma poi, non servono a niente.

Abbiamo 24 anni, e forse siamo troppo grandi per ballare in preda all’alcol e all’euforia. Che i nostri genitori avevano già noi, mentre noi abbiamo soldi da spendere in ricordi che, beh… Non sempre ricorderemo.

Quella vodka che, diciamolo tra noi, comincia a diventare una scimmia sulle spalle un po’ pesante.

Abbiamo 24 anni, e ci guardiamo intorno aspettando. Un messaggio, uno sguardo, un invito. Magari aspettando solo l’ora di tornare a casa, o il panino delle 4 a.m. (chissà come, ha sempre un sapore meraviglioso).

E ti chiedi come siamo finiti così, con un piccolo amore nel cuore e noi piccoli senza nessuno accanto. Perché il bello dei 24 anni è anche questo: condividere. Con gli amici, , siamo la generazione che può dire a gran voce “grazie a Dio ci sono i miei amici”; ma servirebbe, a volte, pure qualcun altro con cui condividere la vita. I momenti, le notti.

Che poi, dicono, basta l’esperienza d’amare per renderci pieni, migliori. Sarà.

Sarà che, a 24 anni, vedi gli obiettivi fermi davanti a te e corri loro incontro per prenderli, e più corri, più ti sembrano lontani.

Eppure te li immagini, te li sai immaginati così tante volte, nella tua testa, che quasi provi a non immaginarteli più per paura di farli sbiadire. Il giorno dell’esame, il professore che verbalizza, finalmente, il voto per cui stai sudando 100 camice. Il giorno della laurea, la corona di alloro sul tuo capo. Il primo giorno di lavoro.

Sarà che, ai 24 anni, ci arriviamo e non sappiamo nemmeno noi come siano diventati 24. E pensi a quando ne avevi 18, di anni, a come ti immaginavi, a come sei, o a come non sei. Ricordo che quando, a 18 anni, il mio amore dell’epoca mi lasciò ed io mi ritrovai sola, mi consolai più di una volta pensando:” dai, quando avrò 24 anni e sarò quasi laureata, sarà tutto diverso. Chissà chi sarò, come sarò, chi avrò accanto, come sarà la mia vita”. È strano. A volte cambia tutto, a volte non cambia niente. Forse, sta tutto nel fatto che, nel nostro cuore, abbiamo ancora 18 anni, siamo ancora quei ragazzini con i vestiti da grandi.

Eppure, quei 24 anni, sembravano realmente così lontani.

Sarà che, a 24 anni, basterebbe qualcuno che ti concedesse un momento per sorridere. Con la tuta, immersi in una nuvoletta di fumo e sogni. Perché dai, non prendiamoci in giro, è questo che vorremmo tutti. Anche i più strafottenti di noi, lo sono solo fino a quel momento lì.

Sarà che ormai, forse, ci viene da dire “è troppo tardi”; però, forse, ancora è troppo presto.

Perché, a 24 anni, condividiamo tutti le stesse preoccupazioni: laurea, lavoro, futuro. Condividiamo quelle domande, chi sono io dove sto andando; ma condividiamo anche il cuore spezzato, il cuore in attesa, il cuore illuso, chiuso o aperto, traboccante, sfiorito o fiorito, arido, pulsante o fermo.

Sarà che, a 24 anni, ci fermiamo tutti, sotto casa, nella nostra macchina, con la musica che scorre e aspettiamo. Cosa? Non lo sappiamo. Però quei 10 minuti in macchina, da soli, di notte, servono a fermare il tempo, le preoccupazioni. Entriamo in stand-by dai nostri pensieri, alziamo il volume, aspettiamo che finisce la canzone e saliamo a casa. Quei 10 minuti fanno bene, all’anima.

Che poi, forse, a 24 anni, conviene solo continuare a camminare, che se aspetti non arriva niente. E senza preoccuparsi troppo: perché chiunque tu sia, a 24 anni, sei una bella persona. Sei quella persona che ride, scherza, va a ballare e aiuta l’amico sbronzo (o è l’amico sbronzo). Sei quella persona che ancora crede, sogna, studia. Quella persona che supera le sconfitte a testa alta e festeggia le vittorie a testa bassa, con umiltà.

 Chiunque tu sia, hai 24 anni, e c’è ancora un sacco di tempo per amare, per festeggiare e, soprattutto, per correre. E, di tanto in tanto, per fermarsi.

Che tanto, andrà tutto bene. Ora è così, ma a 31 anni, chissà dove sarò, chi sarò, come sarò diventata, chi avrò accanto, cosa starò facendo.

Elena Anna Andronico

13 Assassini e la lotta per la giustizia del popolo.

Sono tredici, ma non sono audiocassette di una ragazzina suicida. 

Lord Naritsugu Matsudaira, fratello minore dello Shogun in carica, semina morte e paura per suo semplice diletto, in un periodo di assoluta pace che perpetua nel Giappone. Ciò non è accettabile, ma nonostante il disgusto e la disapprovazione delle più alte cariche, il legame di Naritsugu con il fratello lo rende fondamentalmente intoccabile, almeno dal punto di vista formale. Proprio per questo motivo, un nobile samurai di nome Shinzaemon Shimada viene incaricato di una missione assolutamente segreta e di vitale importanza: quella di ucciderlo. Shinzaemon sa perfettamente che questa sarà la missione della sua vita e che come ricompensa avrà solo la morte, dunque, con animo nobile e giusto di samurai, accetta di buon grado la missione senza esitare. Così comincia la ricerca di valorosi, fidati e abili guerrieri favorevoli al compimento della missione e pronti a tutto pur di portarla a termine. A ricerca conclusa, il gruppo risulta essere formato da soli dodici uomini, formidabili samurai votati all’arte della spada puntando sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Lealtà e giustizia sono i punti cardine. Il loro appuntamento con la morte è dunque alle porte.

13 Assassini” di Takashi Miike è un’opera curata e controversa, remake dell’omonimo lavoro del 1963 a cura di Eiichi Kudo. Azione, esplosioni, combattimenti fra samurai, sangue. Gli ingredienti ci sono tutti o forse c’è qualcosa in più. Infatti la pellicola nipponica produce un buon risultato finale, nonostante la trama sia piuttosto lineare e prevedibile, senza trascurare elementi poco credibili e realistici utili ad alimentarne la spettacolarità, assolutamente gradita. Vi è da precisare che il genere non è proprio per tutti, specialmente nel caso trattato, dove per alcuni le sequenze iniziali potrebbero essere considerate “disturbanti”. Nel complesso si mantiene un certo equilibrio, con scene di piena azione, ma non troppo crude, alternate a combattimenti godibili. L’atmosfera che si viene a creare è sicuramente appropriata per il genere e in ogni singolo tratto del film, si respira Giappone dei tempi dello Shogunato (forse con qualche pizzico di stereotipi, ma non è dato saperlo con certezza). Se si è alla ricerca di un buon lavoro cinematografico e samurai impavidi con katana al loro seguito, “13 Assassini” sicuramente non deluderà.   

                                                                                                                                                Giuseppe Maimone

Abbatti Lo Stereotipo- Lo Studente in Economia

Oggi trattiamo la categoria di studenti più discriminati di tutto il mondo universitario: Lo Studente in Economia.

 

 

‘’Il mio Homer non è un comunista. Sarà pure un bugiardo, un maiale, un idiota, un comunista, una pornostar ma di sicuro non è uno STUDENTE IN ECONOMIA’’ semicit.

Conosciuta nel mondo come Economia e CAZZEGGIO, oggi, una volta per tutte, vi raccontiamo perché non è così.

 

Ecco, i 5 stereotipi abbattuti degli studenti in Economia!

 

  • Ah, e quindi non fai un beata cippa dalla mattina alla sera!

Eh sì, U CAPEMU, noi studiamo ad Economia e Cazzeggio, passeggio, campeggio, autonoleggio, corteggio, scorreggio.

La vita per chi studia economia non è facile solo solo per questo motivo: mensamai durante la giornata si incontra più di una persona che chiede ‘’e tu, cosa studi?’’, bisogna subire questa tortura dell’etichetta del Club dei Cazzeggianti Passeggianti.

Lo vogliamo capire che il mondo universitario funziona in due modi?! O STUDI O NON STUDI.

Se studi, pure fosse scienze delle merendine, vuol dire che qualcosa la fai e quel qualcosa, per te studente disperato, non è non fare niente.

Se non studi, pure fosse ingegneria aereospaziale degli alieni, e dai una materia ogni 8 anni, allora sì, cazzeggi.

Tutto chiaro?

  • Eh amico, ma per fartene qualcosa di questa laurea dovevi andare alla Bocconi.

Che poi voi ci credete veramente a quello che dite, pensate davvero che sia una cosa giusta. Ma vi pare carino esordire così nei confronti di un collega? Davvero, dai. Ma poi SARANNO FATTACCI MIEI SE HO DECISO DI STUDIARE QUA? Facciamo che ne riparliamo tra 10 anni, vediamo dove sei arrivato tu e dove sono arrivato io.

E poi, pure dovessi lavorare come bidello, ME NE FARO’ UNA RAGIONE. E tu? Starai per caso a casa tua a pensare ‘’eh, ma io glielo avevo detto’’ ?

Se così fosse, BELLA VITA DI MERDA.

  • Ma, a quel punto, non ti conveniva fare Scienze Politiche? E poi, che sia commercio, aziendale, managment, ambientale, bancaria… Sempre a stissa cosa è!

È grazie a voi, amici, che questa rubrica può continuare a sponsorizzare, fiera, l’hashtag #FCV, Fatti una Cultura o Villico.

Ma voi avete idea delle differenze, essenziali, che ci sono tra scienze politiche ed economia? No così, pour parler. Perché se le sapeste, invece che PARLER ad MINCHIAM, tanto per ALITER IN GIRO, vi stareste molto ZITTER e nel vostro.

Per non parlare di quelle che si sono tra le varie categorie di indirizzo. MA CI SIETE O CI FATE? Noi speriamo per le vostre madri che ci siete, perché siete veramente una vergogna per l’essere umano e non. Poi dite perché gli alieni non vengono sulla terra: mica so fessi.

Tanto per dire, eh.

  • Vi lamentate tanto del Diritto Privato, vi vorrei vedere a Giurisprudenza!

MA SANTA MADRE SEMPRE INCINTA DEI CRETINI, ma se non faccio giurisprudenza un motivo ci sarà CHE DICI?! È ovvio che non è lo stesso diritto, che sia una tipologia diversa di esame e un contenuto sicuramente minore.

MA PUO’ ESSERE DIFFICILE LO STESSO OPPURE NO?!

 

NO, non facciamo giurisprudenza ma Diritto Privato sarebbe difficile pure in prima elementare.

OK?

 

  • Siete dei paraculi.

Beh sì dai, un po’ paraculi siete.

Elena Anna Andronico

Eventi del fine settimana

VENERDÌ 28

  • TERZO COMPLEANNO DELLA LIBRERIA COLAPESCE

DOVE: COLAPESCE – libri, gusti, idee Via Mario Giurba 8/10

QUANDO: 19:00 – 0:00

COSA: “Compleanno vol. 3”
Cari amici, tre anni fa abbiamo iniziato l’avventura di Colapesce.

Tre anni bellissimi, ricchi di soddisfazioni e ed amici che ci sono venuti a trovare. Quest’anno la festa è doppia, festeggiamo in grande e soprattutto insieme a voi.

Arriva una nuova creatura nel “mare” della libreria, il primo romanzo di Filippo, che insieme a Nicola e Ciccio ha dato vita all’attività.

Tutta la famiglia di Colapesce al completo vi aspetta per una festa da “INVINCIBILI”!

Ecco cosa ci aspetta:

DALLE ORE 19.00

ANTEPRIMA READING “UN’INVINCIBILE ESTATE” DI FILIPPO NICOSIA

A SEGUIRE:

LE VOSTRE FACCE IMMORTALATE DA FRANCESCO ALGERI SUL SET FOTOGRAFICO “UNA BANDA DI LETTORI”

MUSICA E VINILI CON DJ KOLLASSO

ED ALTRE SORPRESINE

SABATO 29

  • INCONTRO CON EMILIO CASALINI

DOVE: Centro di mondialità via Catania 469 F

QUANDO: 17:00- 19:00 Ingresso gratuito

COSA: Terzo appuntamento del ciclo di incontri I CARE 2017.

“Politica è… liberare la bellezza” è il titolo dell’incontro che ha come protagonista EMILIO CASALINI, giornalista di Report ed autore del libro “Rifondata sulla Bellezza”.

Peppino impastato scriveva che “bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”…

Casalini a partire da queste parole – fonte di ispirazione del suo libro – animerà il dibattito sul tema dell’incontro.

  • CONCERTO CANOVA

DOVE: Retronouveau

QUANDO: 22:30 – 3:00

COSA: Concerto Canova
Chitarre, tastiere, canzoni e sigarette. Fra i nomi che stanno destando maggior attenzione nel panorama del pop italiano, Canova è sicuramente quello che ha fatto breccia nel cuore di tanta gente. Motivi pervasi da un pop sofisticato, ma al contempo schietto, fresco e orecchiabile, testi cinici e romantici pronti a dire tutto quello che non vorreste sapere sull’amore e su quella generazione un pò imbambolata, che sta sempre a sognare un mondo migliore guardando il cielo a testa in giù.

Ingresso € 5 direttamente al botteghino

Aftershow Davide Patania DJ set

DOMENICA 30

  • FESTIVAL DEGLI AQUILONI di CAPO PELORO

DOVE: SPIAGGIA LA PUNTA

QUANDO: 10:30-20:00

COSA: FESTIVAL DEGLI AQUILONI di CAPO PELORO

E’ sicuramente vero che l’aquilone non è un divertimento solo per i bambini! Qualcuno le definisce “emozioni a naso in su’” e tutti noi abbiamo voglia di provare queste emozioni magari lasciando per qualche ora il telefono in borsa ?

Ed e’ cosi che nella bellissima spiaggia di Capo Peloro (“La Punta”) si svolgera’ la Prima “Festa” all’insegna del sole, vento, mare e tante esibizioni colorate a base di genuinita’ e tanto divertimento.

Una manifestazione dedicata a questo antico oggetto, l’aquilone, sportivo e ricreativo presente in diverse forme e colori ma anche incubatore di naturalezza e simbolo di liberta’ e fantasia.

Ricco il programma con esibizioni aeree, mostre, laboratori didattici per la costruzione di aquiloni, un mercatino tematico dell’artigianato di qualità, spazi gastronomici, voli in notturna e tante altre sorprese.

L’evento e’ co-organizzato con l’Associazione “Accademia Cube ART” e con la speciale partecipazione dell’Associazione SENSI CREATIVI e TRAPANI EVENTI promotori ed organizzatori del famosissimo Festival Internazionale degli Aquiloni di San Vito Lo Capo alla sua 9° Edizione (25-28 Maggio 2017).

Con questo evento la Pro Loco Capo Peloro lancerà ufficialmente il calendario eventi e attivita’ stagione 2017 ed in modo particolare la Campagna di sensibilizzazione Ambientale “Ambientiamoci a Capo Peloro”.

L’evento e’ ovviamente gratuito.

Un modo semplice e concreto di dare un contributo al nostro territorio.

Vi apettiamo!

  • CONCERTO ONE DIMENSIONAL MAN

DOVE: Retronouveau – Via Croce Rossa, 33

QUANDO: ore 22:30-3:00

COSA: Il nome della band è ispirato all’opera del filosofo francofortese Herbert Marcuse, “L’uomo a una dimensione”, in cui viene denunciata la tendenza della società occidentale ad appiattire l’essere umano alla dimensione di individuo consumatore, privandolo di sogni e aspirazioni diverse dal possesso di nuovi prodotti della società industriale.

Si legge nella descrizione dell’evento “Sarà un repertorio che vuole ripercorrere le tappe artistiche più significative della storia della band, introducendo però una decina di pezzi che diverranno presto il nuovo sforzo full-lenght di una delle band più arrabbiate e violente della storia recente del rock italiano.”

Il gruppo nasce nel 1996, con Pierpaolo Capovilla al basso e alla voce, Massimo Sartor alla chitarra, e l’indimenticabile Dario Perissutti alla batteria.

Con questo nucleo vede la luce nel maggio del 1997 il loro primo disco (omonimo), One Dimensional Man, pubblicato dall’etichetta indie pisana Wide Records. Nel gennaio 2000, dopo un cambio di line-up (entra Giulio Ragno Favero, esce Sartor) arriva il secondo disco: 1000 Doses of Love. Nel 2001 il gruppo pubblica il suo terzo album, You Kill Me, destinato a diventare il loro lavoro più celebre. Nel marzo 2003 fanno il loro primo tour europeo che li porta a esibirsi a Berlino, Vienna, Lugano, Bruxelles, Amburgo. Dopo 4 anni, 2 dischi e centinaia di concerti, Giulio matura la decisione di lasciare la band. Arriverà a sostituirlo Carlo Veneziano, giovane chitarrista dell’underground trevigiano col quale nel maggio del 2003 iniziano a comporre nuovo materiale e a suonare dal vivo. A gennaio 2004 tornano in studio per realizzare il quarto album. Registrato e missato dallo stesso Giulio Ragno Favero (che continua a restare collaboratore della band), nel 2004 esce Take Me Away (per Ghost Records e Midfinger Records). Verso la fine del 2005, Dario Perissutti lascia la batteria a Franz Valente, successivamente ne Il Teatro degli Orrori. Nel 2010, esce “The Box”, la raccolta completa dei quattro dischi, rimasterizzati per l’occasione sempre da Ragno Favero, con la collaborazione di Giovanni Versari. Il breve tour di promozione che ne segue, vede l’entrata in gruppo del napoletano Luca Bottigliero ai tamburi, già drummer di Mesmerico.

E siamo all’oggi. Il Teatro degli Orrori ha appena terminato un defatigante tour di promozione del suo quarto disco in studio, e Pierpaolo e Franz, con Carlo Veneziano ritrovato dopo una lunga assenza, ridanno vita al progetto di One Dimensional Man. Provano per due mesi soltanto canzoni nuove di zecca, ricercando di rinnovare il sound del gruppo nel segno di un rock più intransigente che mai. Il tour che si apprestano ad affrontare, proporrà proprio queste nuove canzoni, non ancora pubblicate su disco, ma che saranno protagoniste fin da subito del repertorio dal vivo.

Ingresso €10

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

Earth Day a Messina: full immersion nella flora peloritana

Il 22 Aprile, da ben 47 anni, è la giornata mondiale della Terra.
È primavera, il clima è mite, il sole (specie in Sicilia) accarezza con i suoi primi raggi caldi gli esseri umani, stolte creature che con gli anni dimenticano sempre di più di trattare bene la propria casa  e, di conseguenza, l’importante responsabilità di cui sono investiti.
Il contatto con la Terra è spesso sottovalutato, si crede che “abbracciare gli alberi” sia un atteggiamento da sensattottino hippie-naturalista-pazzoide con la testa sempre tra le nuvole, c’è chi non si trova a proprio agio immerso nella natura: ed io mi chiedo, se noi siamo scimmie evolute frutto di questa palla rotante, come facciamo a sentirci a disagio nel nostro habitat? Ecco perché, a mio modesto parere, l’Earth Day è una ricorrenza importante, per tornare alle origini, per dimenticare la routine che ci siamo creati e che ci trasforma giornalmente, come sostiene il maestro siciliano F. Battiato, in insetti.

Grazie alla cooperazione di alcune associazioni studentesche, nella nostra città si è realizzata una splendida iniziativa intitolata “Into the wild”.
I partecipanti hanno vissuto un vero e proprio coinvolgimento con la macchia mediterranea caratteristica dei Peloritani. Partiti alle 10.30 dalla chiesa di San Michele, gli aderenti hanno percorso l’antico sentiero che collegava la città dello Stretto con Palermo.
Il percorso, per colpa dell’incuria è stato tortuoso, e sfortunatamente, nei pressi delle abitazioni si trovavano tracce di immondizia. Proseguendo per il tragitto, allontanandoci dal livello del mare, le guide hanno spiegato la flora che  ci circondava, e nel frattempo il paesaggio diventava sempre più incredibile. Piano piano, salendo, spuntavano all’orizzonte posti familiari che la lontananza rendeva minuscoli.

La prima fermata è stata all’altezza del caratteristico ritrovo Portella che, all’insaputa della maggior parte dei presenti, ha attorno a sé alcuni bunker risalenti alla prima e alla seconda guerra mondiale.
La passeggiata ecologica è proseguita tra salite e discese, fino ad arrivare in un punto panoramico da cui si vedevano i due mari: a destra il Tirreno (all’orizzonte si scorgevano nitide le isole Eolie), a sinistra lo Jonio. “Della saggezza delle piante, mi stupisco sempre” – Gli occhi della luna, Ex-Otago – questa è stata la frase che mi è frullata in testa durante l’escursione: ci siamo ritrovati nascosti tra felci, ginestre, sugheri, pini e tantissime altre piante di cui non ho la più pallida idea ma che mi lasciavano stupita e meravigliata della grandezza della natura. Come piccoli esploratori (cara “Dora l’esploratrice” ti rivolgo i miei più sinceri ringraziamenti) siamo passati per un sentiero stretto, e la vegetazione in alcuni tratti formava brevi gallerie. Si percepiva…magia!

Giunti finalmente al forte San Jachiddu, la prima sensazione che chiunque ha provato è stata armonia: armonia con il paesaggio, con la natura, un senso di pace con il proprio io. Vibrazioni positive e cura dei dettagli sono il frutto del duro lavoro che ha svolto il sig. Mario Albano, il quale ha deciso di prendere in gestione il forte. “L’anima del posto è parte della nostra anima e viceversa. Al forte hanno vissuto fino al 1200 uomini di pace, che ricercavano Dio. Rieducare l’uomo a ritrovare se stesso attraverso un percorso, avvicinando l’animo umano all’animo della natura. Per noi ogni cosa della natura ha un’anima, e va rispettata, come loro rispettano noi. È stato eliminato ogni segno di violenza per fiorire in un luogo di pace e di benessere. C’è ancora un’esistenza che aspetta che voi torniate, e quando tornerete, tutto ciò che cercavate lontano, scoprirete che è dentro di voi. Questo è il parco ecovivarium San Jachiddu” queste sono le parole di Mario rivolte ai ragazzi che hanno partecipato all’escursione, tra un bicchiere di buon vino e piparelli (gentilmente offerti e accolti con grande entusiasmo).

Infine, parlando un po’ con i partecipanti, si avvertiva un clima di benessere, tutti ne sono rimasti entusiasti, svuotati dai cattivi pensieri e riempiti di buone vibrazioni, rimanendo soprattutto stupiti della sensazionale realtà che si trova a pochi passi dal centro città.  
A Messina non c’è nenti? O forse prima bisogna vedere se effettivamente c’è qualcosa dentro noi stessi?

Giulia Greco

Foto di Giulia Greco