Tutto ciò che di buono c’è

 

 

 

 

 

 

Vi è mai capitato di svegliarvi, alle prime luci del mattino, con il sole che passa attraverso la finestra, con quel freschetto piacevole e, soprattutto di buon umore (senza aver preso nulla la sera prima, ovviamente, e SENZA essere nella pubblicità della Mulino Bianco)? A me si, raramente, è successo! Ecco, quelle volte le splendide mattine si tramutavano in piacevoli giornate, ne potevano capitare di tutte i colori (tranquilli, i colori non sono stati rubati – la fabbrica del degrado sa!) ma comunque erano belle giornate. Quella sensazione di percepire la positività che il mondo emana, con l’animo sereno, mi ha permesso di notare la bellezza che caratterizza Messina, quei piccoli attimi quotidiani a cui siamo abituati, e di cui spesso non ci accorgiamo, che equilibrano il peculiare caos della città dello stretto.

Il tempio della passeggiata a mare. Ecco cos’è per me. Un tempio senza colonne, senza mura, senza tetto. Come quando tutti noi andiamo alla passeggiata e passiamo sempre davanti alla ringhiera che da’ sugli scogli; noi, gente di mare, non riusciamo a dare le spalle, al mare. Ci culla, ci rilassa, e stare in silenzio mentre lo si guarda, beh è come sputare fuori tutti i nostri pensieri, come confidarsi con un amico stretto o con uno psicologo. E lì, in quell’istante, le onde ascoltano i pensieri di tutti: del signore che è appoggiato al muretto con lo sguardo distante dalla realtà, la bambina che con la bici rallenta mentre guarda una barca entrare al porto, una futura mamma che accarezza la pancia, due innamorati che sulla panchina si alienano entrando nel loro piccolo universo.

La madonnina che è sempre lì, immobile ed eterna, che osserva la nostra fretta, la nostra frenetica vita, il correre da una parte all’altra della città, sentendo almeno una volta al giorno una Smart, o una Lancia Y con la musica ad alto volume a qualsiasi ora (ecco quest’ultimo non è proprio uno di questi “schizzi” di bellezza), ma lei è comunque e sempre lì. È la certezza del messinese, anche del non credente.

Dei traghetti che lentamente passano da una sponda all’altra, come cullate da quello stretto che ci sembra infinito, che i calabresi “ci invidiano il panorama” ma nemmeno quel che vediamo noi scherza. Ed è sempre lì.

Oppure un’altra routine che non passa mai è la felicità che si prova attraversando i cancelli di Villa Mazzini: l’infanzia attaccata ad alberi enormi, giochi “old school” e zucchero filato. Passeggi su quel pavimento che ormai conosci a memoria e vedi giocare spensierati quelle piccole pesti ed istintivamente sul tuo volto si forma un sorriso, anche nelle giornate più cupe.

Quando vediamo il vigile che mette le multe: che se le mette a noi è un pezzo di merda, se le mette agli altri allora fa bene il suo lavoro!

E poi vogliamo parlare del bar di fiducia che con la granita che “come la fai tu non la fa nessuno in tutta Messina, compare” ci salva in giornate calde, terribilmente calde, disperatamente calde come queste di Giugno? Certo, la tradizione è tradizione!

La bellezza è quando di ritorno da una serata in quel di Faro, in città i panettieri cominciano a lavorare, e accolgono noi screanzati che ci godiamo la giovinezza, con il profumo del pane, con quell’inebriante odore che nasce dalle loro mani.

E tutti gli studenti seduti davanti a piazza Pugliatti mentre fanno una pausa che poi dura 1 ora perchè che fai non lo saluti a quello? non scambi due parole con quell’altro? non chiedi consigli a quella per l’esame? Si percepisce una grande, immensa “cosa” che li accomuna: LA SESSIONE. Che sia estiva od invernale poco importa, loro sono comunque lì, e magari per distrarsi osservano le persone che passano, desiderando ardentemente di essere al posto di chiunque altro in quel momento.

Dato che questo articolo è diventato una lista, ed un finale non so trovarlo, perché non la continuiamo? Qual è il tuo schizzo di bellezza in questa Messina?

 

Giulia Greco

 

E se dicessimo Amore?

 

E se dicessimo Amore, voi a cosa pensereste?

 

“Brodu i ciceri”, vi risponderebbe la professoressa Latino, ex insegnante di latino (vedi tu la vita) del Seguenza, icona dell’ “amore non esiste, esistono i soldi da spendere per il divorzio”.

 

Però però però. Noi ci vogliamo credere ancora. Perché, spesso e volentieri è brodu i ciceri, ma, a volte, sorprendentemente, oltre ogni previsione, quasi mai, ESISTE DAVVERO.

 

E visto che a 24 anni ci sentiamo già abbastanza vecchie dentro, vogliamo ancora sognare insieme a voi. E visto che ancora non avevamo sputtanato quello che di più puro e bello la vita ci può dare, niente, abbiamo deciso di farlo.

 

E visto che io e lei ci vogliamo bene e ci facciamo prendere dalla malinconia, ecco qua. L’amore.

 

ECCO QUA I 15 TIPI DI AMORE CHE VI HANNO FATTO FARE TUTTO IL CALENDARIO IN 48 LINGUE CHE MANNAGGIA ALLA PUTTANA LO AMO LO ODIO MI AMMAZZO BRUCIO LA SUA MACCHINA ABBRACCIAMI TI AMO SONO DEPRESSO DI SERE NEREEEEE.

 

  1. Il primo amore

 

Eh beh, il primo amore, lo sappiamo tutti, “non si scorda mai”.

 

È quell’amore che vivi solitamente nella fase peggiore della tua vita: nono, non quella fatta di bollette da pagare e bambini da mantenere. Intendo quella fase della vita in cui il tuo più grande incubo sono brufoli bianchi sul volto e apparecchio ai denti stile robot futuristico.

 

Il primo amore è quello che ti fa scoprire il farfallìo nello stomaco, che ti fa credere che con un bacio tutti i pianeti possano magicamente allinearsi. È quello con il quale misurerete per tutta la vita i successivi amori pensando “non troverò mai più un amore cosi”

 

Ma è anche e soprattutto quello che ti delude, che ti ferisce e che ti farà smettere di credere che ci sia ancora una speranza.  ERGO: amate con cautela la prima volta. Però amate, che è bello eh. LE COSE DOLOROSE SONO SEMPRE BELLE.

 

  1. Il Rimpianto

 

Quando pensi che la tua vita è uno schifo e ti deprimi seguendo le tue Stars preferite su Instagram, ricorda una cosa: anche loro hanno il rimpianto di un amore. AH Sì. È un po’ come la tecnica di immaginare i professori che cagano mentre dai un esame: nessuno è immune.

 

Il rimpianto è quell’amore che, ahimè, si è concluso con il lieto fine sono nelle tue recondite fantasie (incluse quelle masturbatorie). Il tuo lui o lei è esistente, lo hai conosciuto, magari vi siete pure baciati… Ma niente. Niente. È finita, per giunta senza mai realmente iniziare. E, quasi sempre, senza un perché.

 

Eppure, cavolo, metteresti entrambe le mani sul fuoco riguardo al fatto che, CAVOLO, sareste stati PERFETTI. Tipo che tra 50 anni gli/le avresti cambiato il pannolone con piacere. Come lo sai? A pelle. Fin da subito. Fin dal primo momento.

 

Il Rimpianto è l’unico amore nella tua vita che ti farà accettare la frase QUELLO GIUSTO AL MOMENTO SBAGLIATO. #maiunagioiamancoapagarla

 

 

3.Amore a Distanza

 

Ecco, questo è un ottimo punto sul quale possiamo star qui a discutere animatamente per ore.

 

L’amore a distanza esiste? Non esiste? Prima o poi finisce? Può durare? Sono corna assicurate? Ragioniamo insieme. (Se non siete d’accordo col ragionamento fatemi sapere tramite commento che vi costringo a sposare un Messicano)

 

Allora. Dicevamo. Amore a distanza. Nella peggiore delle ipotesi la lontananza è forzata (es. questioni lavorative) ed avviene in un momento in cui il rapporto ha alle sue spalle solide basi. Doloroso, ma con qualche possibilità di riuscita.

 

Nella seconda ipotesi l’allontanamento è volontario, ESEMPIO: VADO IN ERASMUS. Dov’è che vai brutto figlio di buona donna santa madre resta qui sposami adesso o ti stacco la testa e me la mangio a morsi. Rischioso. Parecchio rischioso.

 

In ultimo ci sono i rapporti che fin da principio ammettono la condizione di lontananza. Ma io dico, ma siete matti? MOGLI E BUOI DEI PAESI TUOI ragazzi, mi raccomando. Ve lo dice una che LO SA.

 

  1. Amore Selvaggio

 

Questo bisogna viverlo almeno una volta nella vita. O forse no: poi tutti gli altri sembrano COSì NOIOSI.

 

L’amore selvaggio è basato principalmente sul sesso. EH VABBE’, mica possiamo censurarlo. Non sai come, ti ritrovi sul lampadario vestito da Tarzan e lei da Jane che state facendo cose che DIO SPERIAMO CHE NON ESISTI SENNO’ SAI CHE VERGOGNA.

 

Che poi, non è che sei mai stata una persona con chissà che velleità porno. Anzi: sei più il tipo che tiene gli occhi chiusi e sta in silenzio per vergogna, possibilmente alla missionaria.

 

Cosa è successo? Perché ora mi ritrovo a farlo più spesso in luoghi pubblici/ mascherato da zorro/ con uso e consumo di alimenti vari? Non c’è risposta. Ma bisogna approfittarne finché si può. Di sicuro, è uno degli amori più divertenti e rilassanti IN ASSOLUTO, CAZZO.

 

  1. Amore Geloso

 

Bene. Questa è una delle categorie decisamente peggiori. L’amore geloso è un incubo.

 

Sisi, lo so che esiste la gelosia sana, che se ami qualcuno devi esserne un po’ geloso e bla bla bla, che quando ti chiedono “ma tu sei geloso?” rispondi “No vabbè ma il giusto ci sta” e poi metal detector, controlli spasmodici ai like sotto ai post, microspie dentro la macchina, abolizione dall’armadio di tutti i vestiti che lasciano scoperti lembi di pelle nuda.

 

MA IL GIUSTO COSA? MA IL SENSO DELLA MISURA CHE? Io pensavo di aver trovato un fidanzato non una guardia del corpo isterica santo cielo. Calma e sangue freddo. Possiamo amarci anche senza tutti questi “piccoli accorgimenti” GIURO.

 

  1. Se voi peddiri l’amico…

 

… o si marito o si fa zito. Da che siete culo e camicia, a che ARRIVEDERCI E GRAZIE.

 

Che poi lo sappiamo: tira più un pelo di figa che un carro di buoi, è il principe azzurro, due cuori e una capanna (menza, possibilmente al caffè). Però che cavolo. NON È GIUSTO.

 

Questo amore causa un’amnesia: il tuo amico si scorda di te e di tutti gli altri, si scorda dei parenti, si scorda dell’università, si scorda persino del suo gatto o cane (eddai, come fai a scordarti della tua dolcissima palla di pelo?).

 

Entra in una dimensione nuova, fatta solo di lei e lui, lui e lei, bolle di sapone, unicorni, felicità, i messaggini del buongiorno e della buonanotte, le pomiciate SEMPRE A QUALUNQUE ORA E LUOGO.

 

Tra l’altro, è assolutamente SOCIAL: profilo in comune o chiudi per sempre Facebook perché esisto solo io (un po’ egoista, no?), mettiamo sempre foto insieme, diciamo sempre che siamo insieme, intasiamo TUTTO E TUTTI, fuori tutto è magnifico ma tu un po’ di più E ALLORA SCRIVIAMOLO SU INSTAGRAM 5903 VOLTE AL MINUTO, Fedez e Chiara levatevi che io chiamo il mio amore GNOCCOLO, anche nella foto che pubblico da solo/a metto riferimenti a caso e da diabete per te, ANGELO MIO CHE TI PENSO SEMPRE CAZZO.

 

Il problema non è che si è felici e contenti. Il problema è quando si diventa infelici e scontenti, la bolla si rompe, l’unicorno muore e ti ritrovi solo, anche il tuo gatto si è trovato un nuovo padroncino da amare. Tiè.

 

  1. Amore LGBTA

 

Love is love. Lo sappiamo bene e lo sappiamo tutti. Dunque dunque dunque forse è proprio l’amore a renderci tutti, indistintamente uguali.

 

Lo stesso amore che ci rende cechi, sognanti, con la testa fra le nuvole. Quindi, io mi chiedo no? CHE VE FREGA A VOI DE CHI SI INNAMORA LA GENTE? Certo magari è proprio di te che stai leggendo che la gente se innamora perché sei bello, bello impossibile con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale. Ok. Mi sono persa.

 

 L’amore è amore, e non può essere diverso. È più complesso, questo sì, perché oltre a dover mandare avanti una normalissima relazione (e si sa che ogni relazione ha le sue croci) c’è bisogno di combattere con l’universo intero per potersi amare in pace. VIVI E LASCIA VIVERE. Brutto testa di Caprone.

 

  1. Young, Wild e FREE

 

“Io non voglio legami seri, voglio essere libero”

“Amore, stai intaccando la mia libertà”

 

Ma LIBERO cosa? Ma che siamo a WOODSTOCK?

 

Allora, parliamo del concetto di libertà in una coppia: la libertà intesa come libertà di espressione, l’essere indipendenti l’uno dall’altra, due individui che liberamente accrescono sé stessi stando insieme, completandosi, rispettando l’uno i gusti e i bisogni dell’altra e viceversa… ok.

 

Libertà intesa come puccio il biscotto nel latte di un’altra, siete dei cazzo di idioti. Allora, se vuoi rimanere libero e continuare a fare sesso promiscuo te ne stai solo e non intrappoli me.

 

L’amore libero, detto anche l’amore IMBROGLIONE, è una scusa di quelli che “ci stiamo solo frequentando” anche se sono passati 22 anni e abbiamo 3 figli, di quelli che vogliono la scusa facile per fare il cavolo che gli pare e piace, di quelli a cui fai comodo ma non troppo. Dei codardi che non hanno voglia di impegnarsi seriamente e, allo stesso tempo, non vogliono stare soli. Insomma, uomo o donna, SCAPPA IL PIU’ LONTANO CHE PUOI.

 

Anche perché, sennò, vi ritroverete come dei…

 

 

  1. Cervi a primavera

 

No ma voi siete troppo simpatici, , tenerelli. Vi vorrei coccolare.

 

Se stai leggendo questo pezzo ed hai cornificato qualcuno SEI UNA BRUTTA PERSONA. Se invece stai leggendo questo articolo e porti, con onore, il peso di un bel paio di corna: APPLAUSI. SOLO APPLAUSI.

 

Oh ragà, non è mica facile passare sotto tutte le porte con due protuberanze stile renna di Babbo Natale. Scherzi a parte, io capisco tutto, ma cornuti e contenti perché? Se siete stati traditi dalla stessa persona innumerevoli volte, ma vi ostinate a perdonare perché “stavolta è cambiato” SMETTETELA SUBITO. Chi nasce tondo non muore quadrato, chi nasce cervo muore ammazzato (proverbio cinese inventato seduta stante).

 

 10. Impossible is Nothing

 

MA QUANNU MAI. Niente è impossibile è una gran perculata: molti amori lo sono. E NO, tu che ci stai leggendo immaginando l’oggetto dei tuoi desideri e pensando che sì, un giorno ci riuscirai, NON È VERO NON STARETE MAI INSIEME.

 

Gli amori impossibili… Che tragedia. Piaga sociale. Lacrime e dolore. Gli amori impossibili sono così veri… E fanno male male male male. E sono, chiaramente, a senso unico. A volte, l’altra persona, nemmeno lo sa di quanto possa essere amata.

 

Dopotutto, se non fosse per gli amori impossibili, non sarebbero nati le più belle canzoni d’amore, i più grandi romanzi, la friendzone.

 

Qualsiasi sia il motivo che rende un amore impossibile, tu che ami: dillo. Metti fine alle tue pene. Diglielo, fatti uccidere e bon. Tante care cose.

 

 

  1. Amore Malato

 

Ah gli amori malati, dannati insensati, incompresi. Maledetti amori che non sai nemmeno se definirli tali, talmente sono tormentati e strazianti.

 

Sono quelle relazioni in cui il tira e molla è uno stile di vita. Stiamo insieme? Sì ma non troppo, sì ma non del tutto. Forse è meglio non vedersi più. No, ma non posso stare senza di te.

 

Dio Santo, Tiziano aveva detto che L’AMORE È UNA COSA SEMPLICE.. Ma vaffanculo Tizià che sta storia m’è costata dodici mila euro de psicanalisi e 10 anni de salute. TE SALUTO.

 

  1. Il Grande Amore

 

Chi è il Grande Amore? Il Grande amore è quel nome che vi è passato per la mente nell’attimo in cui avete letto queste due parole scorrendo questo articolo nel vostro smartphone.

 

Ci stai insieme, o magari no. Magari sei single, magari sei fidanzato, magari non lo vedi da una vita o la hai incrociato per strada ieri. Magari si è rifatto una vita lui, entrambi, nessuno. Poco importa. Quando leggerai o parlerai del Grande Amore, ti verrà in mente solo e soltanto lui.

 

E non importa se ami qualcun altro, non significa che quell’amore non è vero. Non importa se con Il Grande Amore ti sei lasciato anni fa, o se avrai la fortuna di sposartelo e di rimanere con lui per sempre.

 

Sul Grande Amore non si può scherzare. È quella persona che, in 60 anni o 6 giorni, ti ha insegnato che l’amore esiste ed è bello.

 

  1. L’Amore Nonnico

 

(…. nananana musica malinconica di sottofondo)

 

Eh beh, più di mamma e papà, più di marito o moglie, più di chiunque altro sulla faccia della terra possa dichiararvi amore eterno, il loro amore, quello dei nostri cari vecchi nonnini, è forse quello più autentico e puro.

 

E lo capisci subito: da quando sei bambino e “nonni” vuol dire sempre qualcosa che mamma ti proibisce di mangiare, o una banconota da 50euro per comprare il gelato, una passeggiata al parco, una bella teglia di lasagne profumate o la scatola di biscotti piena di robe per il cucito.

 

Forse è vero, “i nonni sono quelli che ti amano più intensamente, perché sanno di avere meno tempo a disposizione”. Una cosa è certa, sull’amore dei vostri nonni potrete sempre contare.

 

A meno che non siano dei vecchi inviperiti dai mali della vita che odiano tutti solo perché respirano la loro stessa aria. Esistono sì, esistono.

 

  1. L’Amore Intimo

 

È quell’amore che passa inosservato. Quasi nessuno sa che quelle due persone stanno insieme, non si vedono spesso in giro, condividono le cose tra loro e non sui social.

 

Insomma SI FANNO I CAZZI LORO. E, con ogni probabilità, camperanno e staranno insieme 100 anni.

 

E poi, volete mettere? Mica per stare bene e divertirsi bisogna andare sempre a ballare al blinco blanco. Anche magiare puppette ‘nta seggia, o sul divano, con la persona che ami mentre vi ammazzate dal ridere per una stronzata detta tra voi con la tv che va’ per i fatti suoi, non è proprio male.

 

Niè, l’amore intimo e riservato è il top del top. 80 punti Grifondoro, coppa delle case.

 

 

  1. L’ultimo Amore

 

Se il primo è quello che non si scorda mai, l’ultimo è di sicuro quello che dura per sempre. Ma siamo sicuri vero? Per sempre per sempre? Sì amore, non mi importa di essere il primo, ma l’unico.

 

Okok. Tutto molto bello. L’ultimo amore è quello sul quale hai scommesso. ORA. Sì, perché chi può darci la certezza che quello che stiamo vivendo sia proprio l’ultimo amore che vivremo nella vita? E, allora, vivete ogni amore come se fosse l’ultimo che possiate vivere.

 

Solo così ogni relazione sarà speciale. E se vi lascia lo sai che si fa? Trovi un altro più bello e l’ultimo CHISSA’ CHI SARA’..

 

Elena Anna Andronico (Il Rimpianto)

 

Vanessa Munaò (L’amore Intimo)

St. Vincent: una wonder musician

Mentre scrivo la sto ascoltando chiedersi “Am I the only one in the only world?” : è l’inizio di “Rattlesnake” che apre il suo ultimo album “St. Vincent” risalente ormai al 2014.

Annie Clark aka St. Vincent non è l’unica donna al mondo ma è sicuramente un’artista intrigante, polistrumentista e cantautrice mai scontata nei testi e nella composizione musicale.

Ma su tutto: una divinità con la chitarra, e non sto esagerando.
Ci sarà un motivo per cui Dave Grohl l’ha chiamata per cantare “Lithium” nell’unica reunion dei Nirvana alla Rock and Roll Hall of Fame. Con il genio sperimentalista di David Byrne ha inciso un album “Love this giant” e girato il mondo in tour. Fa faville ai festival, unendo performance visiva e musica.
Il figlio di Frank Zappa in una recente intervista ha suggerito a coloro che si vogliono avvicinare al lavoro del padre di ascoltare prima lei, perché gli ricorda il padre per ritmica e cadenze sincopate. Suggerendo la visione di lei in un festival che suona una cover di “Dig a Pony”.

Cover dell’omonimo album “St Vincent”


Tornando all’album, i primi due singoli sono un gioco di chitarra e distorsioni del suono, fornendo essa stessa un elemento ritmico e sensuale.
“Birth in reverse” è un continuo sali e scendi vocale accompagnato da una velocissima coda strumentale.
Inizia “Prince Johnny”  è una canzone d’amore il cui testo è complesso,  si viene trasportati lungo tutta questa storia da una delicata tastiera.
C’è il tripudio di ottoni in “Digital Witness” , che prende in giro la società odierna e la dipendenza dalla tecnologia.
Ma c’è spazio anche per i lenti “I Prefer Your Love” è una intima melodia tra i suoi pezzi più struggenti in assoluto. Il  ritmo serrato e coinvolgente di “Psychopath”.
Nella versione deluxe dell’album troviamo “Pieta” che ad una base serrata di percussioni unisce un coro da chiesa e un testo filosofico.

La mia preferita in assoluto è “Regret” che con quelle percussioni eccita e riempie di energia.
In molti la etichettano come pop in questo suo disco ma io non riesco proprio perché è un miscuglio di generi, è un complesso non catalogabile che riesce a soddisfare tutti.
C’è tutto, garantendo una leggerezza di tocco e chiarezza melodica da fuoriclasse.
Quasi dimenticavo : “St. Vincent” nel 2015 ha vinto un Grammy come “miglior album alternativo”.
La musica di St. Vincent, come lei, è galvanizzante.

Ha creato un approccio totalmente nuovo nel suonare la chitarra: unico.
Validissimi anche i lavori degli album precedenti “Strange mercy”, “Actor” e “Marry me”.
La texana itinerante (negli ultimi 10 anni è stata quasi sempre on the road) ha fatto parte della Polyphonic Spree un gruppo di Dallas che unisce alla varietà di voci diversi strumenti, dal trombone al violino dalla tastiera elettrica al corno.
Ha collaborato anche con Sufjan Stevens altro cantautore polistrumentista , anche lui sperimenta moltissimo e il cui lavoro è più che notevole.
Da donna a cui piace sperimentare quest’anno si è cimentata anche nella regia di un corto horror, che in realtà sembra più il teatro dell’assurdo, marcatamente il suo stile.
Fa parte di una antologia chiamata “XX” (nda sono tutte registe donne) presentato al passato Sundance festival.
Ha inciso anche una cover di “Emotional rescue” dei Rolling Stones per il film di Luca Guadagnino “A bigger splash” e lavorato per la colonna sonora del primo corto di Kristen Stewart “Come swim”.

A dicembre in una intervista rilasciata a “Guitar World” ha affermato che il materiale scritto per il nuovo album è “il più profondo e più audace che abbia mai fatto”.
Proprio mercoledì con un divertente video ha annunciato le date del tour che inizierà in Giappone a fine agosto “Fear the future tour” http://https://www.youtube.com/watch?v=eFXq8OU1dNQ


Aspettiamoci dunque di tutto, c’è bisogno di creatività, sperimentazione e sana musica.
Questa donna dagli occhi di cerbiatto e dalla chitarra spiritata non ha sbagliato un colpo fino ad ora.
Intanto ci stuzzica su Instagram con foto dallo studio:

A me viene solo da dire : “Annie ESCILO!”.

Arianna De Arcangelis

When you are too blessed to be stressed

Caro lettore

Ti immagino mentre, annoiato, forse stanco, leggi queste parole. Siamo già a Giugno, lo so bene – io, come te tra l’altro, mi ritrovo ad essere naufraga tra libri e dispense varie… eppure vorrei che anche tu capissi la bellezza del momento presente. Sì, hai letto proprio bene: c’è scritto bellezza!

Ma come, starai pensando, cosa c’è di bello nell’alzarsi la mattina con le idee ancora una volta confuse, magari, proprio su quel concetto che pensavi di aver capito e di poter archiviare tra le nozioni assimilate e metabolizzate definitivamente? Cosa c’è di bello nel ritrovarsi il cellulare intasato di messaggi da parte dei tuoi carissimi e fedeli compagni di corso che come te, sono alla ricerca della “versione ufficiale” su un determinato argomento e  cominciano a confrontarsi ed interrogarsi e confondersi e confonderti, facendo venire l’ansia persino alle tue ansie? Cosa c’è di bello nel vedere il sole splendente fuori dalla finestra, in un cielo azzurrissimo che si confonde con il mare all’orizzonte, mentre tu sai di dover stare seduto alla tua (rigorosamente scomoda) sedia di legno, ma soprattutto, sai di dover rimanere concentrato, altrimenti è la fine. Cosa c’è di bello in tutto questo, ti chiedi.

Eh, apparentemente ben poco: siamo giovani, arriva la bella stagione, gli aeroporti pullulano di gente più del solito, le spiagge si riempiono, le città si svuotano, tutto il mondo è in movimento, mentre tu, tu sai di dover stare fermo. Infatti studiare è un tuo dovere, tutti quanti hanno scommesso su di te, la tua famiglia, i tuoi amici, magari anche i tuoi vicini di casa, si aspettano di vederti con quella corona d’alloro a cingerti il capo, mentre un sorriso ineffabile ti piega il volto.

Potrei dirti che questo pensiero sia sufficiente a tirarti su e darti la forza, la volontà di continuare, ma non sarebbe completamente vero. Certo, avere uno sguardo positivo sui tempi a venire, può essere fonte di coraggio, ma siamo uomini ed abbiamo sempre bisogno di concretezza, di speranze tangibili che possano raggiungerci adesso, nel presente e stringerci forte, forte per abilitarci ad affrontare ogni giorno sempre con rinnovato entusiasmo.

Allora, caro lettore, pensa al giorno, in cui mettesti piede per la prima volta in facoltà, alle prime persone incontrate, le prime parole pronunciate dai professori, quella luce particolare che hai colto nello sguardo di tutti gli altri, felici come te di intraprendere questo nuovo percorso, magari lungo ed arduo, ma al contempo, l’unico che sembra essere stato pensato solo per te, l’unico in cui ti senti,  di esame in esame, sempre al tuo posto – nonostante la stanchezza e la quotidianità. E pensa a quanto dovresti essere grato per questa opportunità unica, di poter studiare cioè, quello che hai sempre desiderato, quando magari, nel modo, questa possibilità non è concessa a tutti. Quando senti, tra una pausa ed un’altra, dell’ennesimo attentato causato da folli integralisti islamici che al suon spietato di “Allah Akbar”, continuano a spezzare vite innocenti senza pietà e ringrazi che questa sorte non sia toccata anche a te, ringrazi di avere ancora tempo. Caro lettore, pensa alla generazione dei tuoi nonni che esattamente alla tua stessa età è stata costretta ad abbandonare sogni e speranze per essere coinvolta in una folle, quanto inutile guerra senza vinti, né vincitori; pensa all’umanità tutta, sofferente, in questo “nuovo” mondo che abbiamo creato ed a tutte quelle storie di vite meravigliose spese al servizio dei più indifesi ed emarginati.. storie di cui probabilmente non ne avrai mai contezza perché il bene fa sempre meno scalpore del male.

Renditi conto che quello che sei chiamato a fare, adesso, in questo preciso momento della tua esistenza, in cui ti sono richiesti tanti sacrifici, è sì, la parte più importante che potrà determinare chi sarai in un domani non troppo lontano, ma, non coincide affatto con quella che definiremmo una condizione disperata! Renditi conto che l’hashtag “MaiNaGioia”, proprio non s’addice alla tua situazione; ché prendere sul serio gli studi, senza lagnarti, è proprio il minimo che tu possa fare portando così una pietra al cantiere per la realizzazione di una società migliore, più sana. E’ necessaria l’opera di tutti, anche la tua, affinché il mondo possa raggiungere il suo destino, la sua destinazione.

Allora non è dello studio, degli esami che dovresti preoccuparti, caro lettore, ma del tuo atteggiamento dinnanzi ad essi.

 

Ivana Bringheli

“Mongoli, uniti!”

E’ il 1192 e Temüjin è solo un bambino.
Un giorno insieme al padre Yesugei, Khan della propria tribù (tipico capo delle tribù mongole) accompagnato da altri membri della stessa, si dirigono verso il villaggio dei Merkit attualmente in una situazione di contrasto nei loro confronti poiché anni prima, proprio lo stesso Yesugei, rapì la moglie del loro Khan per renderla sua, inimicandosi inevitabilmente l’intera tribù.

Infatti la soluzione è Temüjin che compiuti i nove anni di età, è costretto a scegliere una moglie, per cui la scelta migliore ricade su una bambina della tribù nemica, così da poter “medicare i rapporti”.
Il viaggio è molto lungo dunque viene presa la decisione di fermarsi ad un villaggio di mezzo dove il Khan di esso è un buon amico di Yesugei e qui Temüjin farà la conoscenza di Borte, una bambina di dieci anni che, venuta a sapere della ricerca di una moglie da parte del bambino, gli proporrà la sua persona e nonostante Temüjin conosca bene le intenzioni del padre e che la sua sposa non debba essere di questo villaggio, chiede a quest’ultimo se possa comunque fare una “prova” nell’eventualità che la sua sposa si trovi qui.

Prevedibilmente Borte è la protagonista della decisione di cui Yesugei era assolutamente all’oscuro, ufficializzando le nozze che dovrebbero avvenire fra cinque anni, quando i bambini saranno cresciuti. Benché il padre del ragazzo non approvi la sua scelta, che inevitabilmente alimenterà maggiormente il contrasto con la tribù Merkit, accetta la situazione.
Nel tragitto di ritorno il gruppo decide di accamparsi per riposare, ma nello stesso luogo vi sono alcuni nemici del Khan che decide di fermarsi nel punto prefissato nonostante tutto. Fra i due gruppi avviene uno scambio di offerte consistenti in alcune dosi di cibo e bevande, che per tradizione devono essere necessariamente consumati sotto gli occhi dell’offerente.
Consapevole del fatto che questo possa essere un grosso rischio poiché la bevanda potrebbe essere avvelenata, Yusegei decide di ingerirla comunque perché “le tradizioni sono importanti e vanno rispettate” .
Tornati sui loro passi il Khan accusa dei malori e cade da cavallo in fin di vita, affidando al figlio Temüjin la sorte della sua tribù rendendolo il nuovo Khan. Da questo momento la vita di Temüjin sarà completamente stravolta.

Mongol è un film del 2007 diretto da Sergej Vladimirovič Bodrov che racconta le vicende storiche e personali di Gengis Khan, ricevendo la Candidatura agli Oscar come Miglior Film Straniero nel 2008.
Fatta una doverosa premessa specificando che il film, per alcuni tratti si lega più al fattore “protagonista” mettendolo in buona luce anziché ad una funzione pedagogica, si comporta piuttosto bene.
Nonostante il lavoro di ottima regia, costumi curati, trucco ed effetti speciali da non sottovalutare (che oggi possono sembrare scarsi, ma bisogna considerare l’anno di produzione e uscita del prodotto), il film parte bene, ma non mantiene i buoni propositi.
Infatti, soprattutto nella fase avanzata della pellicola, essa risulterà piuttosto sottotono con una narrazione necessaria per lo svolgimento corretto della storia, ma che sarà difficile seguire con pieno entusiasmo.
Da apprezzare è anche la sceneggiatura che, se lo spettatore non avrà conoscenza della figura e storia di Gengis Khan, non gli renderà un lavoro facile al fine di fargli comprendere che si tratti di lui. Complessivamente il lavoro di Bodrov è sicuramente lodevole e ben fatto, ma Mongol non è il film perfetto.

                                                                                                                                              Giuseppe Maimone

Eventi della settimana

14 MERCOLEDÌ

CUS UNIME – PESCARA

DOVE: Cus Unime ASD piscine

QUANDO: ore 18:50

COSA: Gara2 play off serie A2  Pallanuoto maschile CUS Unime – Pescara

UFC 2017 – Finali + Premiazione

DOVE: Palazzettp Primo Nebiolo Messina

QUANDO: ore 20:00

COSA: Finali University Football Cup 2017

l’unico torneo ufficiale dell’ Università degli Studi di Messina

organizzato da WeSport Eventi & Servizi & Servizi & CUS Unime ASD

h.20.00 Finale Tabellone Consolazione

#PatologiaUmanaB vs #ScdelFarmaco

h.21.30 Finalissima

#IngegneriaA vs #GiurisprudenzaA

Andiamo a scoprire dopo una rincorsa lunga 144 gare la squadra che rappresenterà #Messina alle prossime #FinaliNazionali UniLeague nella categoria Calcio a 5 .

Per i patrocini : l’ Università degli Studi di Messina e il CUS Unime ASD

Tutte le gare online on YouTube “WeSport”:

https://www.youtube.com/playlist?list=PL9dSrkdy2ZOdp7tHNnVB6beh5h6H1WHIN

Interviste, Grafiche e Tabellini on FB

Risultati, Classifiche, Statistiche, Medie Voto su www.livinplay.com

15 GIUGNO

Lorenzo Marone incontro con l’autore

DOVE: Gilda dei Narratori, via Giuseppe Garibaldi, 56

QUANDO: 18:30

COSA: Incontro con Lorenzo Marone “Magari domani resto”.
Luce, una trentenne napoletana, vive nei Quartieri Spagnoli ed è una giovane onesta, combattiva, abituata a prendere a schiaffi la vita. Fa l’avvocato, sempre in jeans, anfibi e capelli corti alla maschiaccio. Il padre ha abbandonato lei, la madre e un fratello, che poi ha deciso a sua volta di andarsene di casa e vivere al Nord. Così Luce è rimasta bloccata nella sua realtà abitata da una madre bigotta e infelice, da un amore per un bastardo Peter Pan e da un capo viscido e ambiguo, un avvocato cascamorto con il pelo sullo stomaco. Come conforto, le passeggiate sul lungomare con Alleria, il suo cane superiore, unico vero confidente, e le chiacchiere con il suo anziano vicino don Vittorio, un musicista filosofo in sedia a rotelle. Un giorno a Luce viene assegnata una causa per l’affidamento di un minore, e qualcosa inizia a cambiare. All’improvviso, nella sua vita entrano un bambino saggio e molto speciale, un artista di strada giramondo e una rondine che non ha nessuna intenzione di migrare. La causa di affidamento nasconde molte ombre, ma forse è l’occasione per sciogliere nodi del passato e mettere un po’ d’ordine nella capatosta di Luce. Risolvendo un dubbio: andarsene, come hanno fatto il padre, il fratello e chiunque abbia seguito il vento che gli diceva di fuggire, o magari restare?

16 GIUGNO

Massimo Luca & gli Aedo canta Battisti

DOVE: Sunset Mortelle

QUANDO: ore 20:30

COSA: Siamo lieti di invitarVi a trascorrere una splendida serata sulla nostra terrazza a sorseggiare un ottimo aperitivo o degustare una prelibata cena. La serata sarà allietata dalle note della chitarra di Massimo Luca noto chitarrista acustico che in questi anni ha sempre accompagnato e prodotto alcuni tra i migliori cantanti del panorama nazionale e non, insieme al gruppo degli Aedo si esibiranno in un tributo al grande Lucio Battisti.

Vi aspettiamo

P.s. È gradita la prenotazione

 

RIVA MOOD • Summer Improver

DOVE: Riva Club, via Consolare Pompea

QUANDO: dalle 22:30

COSA: La parola MOOD, che sta spopolando sui social network e non solo, è un prestito dalla lingua inglese. Ma cosa significa?
Traducibile letteralmente in umore a seconda del contesto d’uso può assumere il significato di atmosfera, atteggiamento.
Esattamente quanto ci ripromettiamo di proporre. In una suggestiva location qual è il RIVA CLUB, Venerdì 16 Giugno, prende vita il MOOD dell’estate messinese.
Segui l’hastag ufficiale #RIVAMOOD ed i nostri canali Social. Ne vivremo delle belle.

 

17 GIUGNO

REBIRTH – Inaugurazione sede CEDAV

DOVE: CEDAV Onlus

QUANDO: dalle 10:00 alle 14:00

COSA: REBIRTH – un futuro oltre il muro.

Il 17 Giugno mattina invitiamo tutti gli Street Artists di Messina e dintorni – insieme a qualunque altra persona sappia disegnare un murales – a presentarsi all’inaugurazione del nuovo centro anti violenza gestito dal CEDAV per aiutarci con la pittura del muro esterno della sede.

Vi proponiamo di dipingere con messaggi di pace e rispetto recicproco il muro di quello che sarà un luogo d’accoglienza per molte donne ferite da violenze. È la vostra occasione per dare il vostro contributo a una causa importante.

Se volete sapere di più basta lasciare un messaggio nel nostro evento o nella nostra bacheca e risponderemo il prima possibile. Sono bene accetti bozzetti del progetto che avete intenzione di realizzare.

Jessica Cardullo

Arianna De Arcangelis

Designated survivor

E’ una serie tv americana in onda su Netflix da un paio di mesi.
Racconta la storia di un uomo che si trova all’improvviso a ricoprire una tra le più importanti cariche al mondo: il presidente degli Stati Uniti d’America.
Questo upgrade sociale avviene grazie allo scoppio di una bomba,  che rade al suolo il Campidoglio mentre al suo interno si trovava l’intero Congresso.
E quindi, morto il Presidente, l’America corre ai ripari e ne nomina un altro.
Il primo nome sulla lista, (in realtà non è il primo ma i dieci candidati prima di lui sono tragicamente passati a miglior vita) è quello del Segretario della Casa e dello Sviluppo Urbano degli Stati Uniti d’America, Tom Kirkman.
Piccola curiosità: in America questa ‘precauzione’ del sopravvissuto designato esiste davvero dalla lontana Guerra Fredda, quando l’attacco nucleare era dietro l’angolo.
Durante alcuni eventi di massima importanza tutti i membri del Congresso, il Presidente, il Vicepresidente, il capo di Gabinetto (e sicuramente altre grosse cariche facenti parte delle mie lacune sulla legislazione americana), si trovano fisicamente nello stesso luogo.
Contemporaneamente, il sopravvissuto designato si trova in un altro luogo, sotto stretta sorveglianza. Questo perché in caso di attentati, catastrofi (come quella della serie tv), il Paese abbia almeno una figura guida.
Il primo ‘designated survivor’ , Terrel Bell, è stato tuttavia reso noto solo nel 1981, durante il mandato Reagan.
E nel 2001 dopo l’attentato alle Torri Gemelle, in occasione del discorso di inaugurazione di George Bush, fu scelto Dick Cheney, il vice presidente. Questo perché data la delicatezza della situazione, si è resa necessaria una figura già stabile e imponente dal punto di vista mediatico e politico.
Tornando a Kirkman, è il sogno americano fatto personaggio. Un uomo che ha a cuore i grandi valori, la famiglia, la correttezza, ma soprattutto tanta umiltà e dedizione alla propria causa.
Ovviamente non si addice a tutti essere il Presidente, e all’inizio Kirkman non sembra essere un’eccezione.
E’ una sola stagione, 21 episodi da circa 45 minuti l ‘uno; però una puntata dopo l’altra conquista quel ‘quid’ che mi ha fatto cambiare idea sul suo conto.
Nonostante gli altri personaggi non conservino questo dinamismo, è una serie tv di cui vuoi vedere il finale. Ci sono innumerevoli intrighi, altri attentati, una mezza storia d’amore e pallottole vacanti.
Il cast è formato da attori poco noti; fa sicuramente eccezione  Maggie Q, l’agente di punta dell’FBI, che interpretava la ‘Nikita’ dei pomeriggi di Italia uno.
Forse qualcuno riconoscerà anche Kal Penn, il portavoce della Casa Bianca che abbiamo già visto in House MD.
Tom Kirkman è Kifer Sutherland, Golden Globe nel 2002 come miglior attore protagonista nella serie tv ’24’.
La regia e la colonna sonora non hanno nulla di troppo particolare, sono la cornice ‘basic’ di un quadro incentrato sulle vicende del Presidente e di tutti quelli che gli stanno attorno.
Giulia Garofalo

Wonder woman – la prima eroina.

C’è una bambina che corre, sta scappando per andare a vedere delle donne allenarsi al combattimento. Questa bambina è Diana (la futura Wonder Woman) e queste donne le Amazzoni.

Dopo anni la Warner Bros e la DC sono riusciti a produrre e mandare in sala Wonder Woman. Tratto dall’omonimo fumetto creato da William Moulton Marston nel 1941, nata come simbolo per le donne. Una delle eroine più famose della storia dei fumetti.

Figlia della regina delle Amazzoni Ippolita e cresciuta sull’isola Paradiso la lascerà quando sulle sue coste cade Steve Trevor un pilota americano, durante la seconda guerra mondiale.
In questa trasposizione cinematografica la cui regista è Patty Jenkins (Monster) e gli sceneggiatori e tutto l’ensemble sono uomini (“It is a man’s world” cantava James Brown) la nostra supereroina, invece, è catapultata durante la prima guerra mondiale e segue la spia Trevor in Inghilterra.
È convinta di poter ristabilire la pace universale trovando Ares e neutralizzandolo una volta per tutte.

La sceneggiatura è scarna, con qualche battuta divertente e d’effetto, la Jenkins però lascia il suo segno con la regia lineare, non puntata tutto sulla fisicità di Diane e delle Amazzoni. La differenza di stile fra chi ha diretto e chi ha sceneggiato è notevole.
Gioca molto sul contrasto fra i principi e gli usi dell’antica Grecia di Diana e quelli della modernità incarnati da Steve Trevor ciò stimolerà sicuramente le giovani menti.  
Il primo tempo è molto coinvolgente, belle le scene di battaglia sulla spiaggia (ndr sono state girate tutte in Italia : spiagge in Campania e le scene di palazzo a Matera e Castel del Monte).
Inizialmente il secondo tempo coinvolge, lo sguardo scioccato e innocente di Diana che si aggira per il fronte, siamo lì con lei e proviamo lo stesso sconforto.
Si allunga troppo lasciando spazio ad un finale un po’ eccessivo.

Gal Gadot è la perfetta Diana, sovrasta Chris Pine (Don’t worry darling) solo con lo sguardo, più che nei momenti di battaglia in quelli di quiete e di comprensione di com’è il mondo. È brava assai.
Caricaturali i tre personaggi che li accompagnano, un turco, un disadattato e un indiano. A quest’ultimo la limitata sceneggiatura gli affibbia frasi politically correct. Stereotipata pure la segretaria di Chris Pine, anche se simpatica.
Dulcis in fundo ci sono le amazzoni: splendide donne. Imponenti le scene iniziali dell’isola e dei combattimenti fra queste. E poi Connie Nielsen e Robin Wright nei panni della regina Ippolita e la generalessa Antiope che fanno dire , per citare il mio giornalista del cuore Federico Pontiggia,  “Wonder MILF”.

Wonder woman colpisce positivamente il pubblico e divide la critica (v. i numeri del box office e le valutazioni su Rotten Tomatoes). È già passato alla storia del botteghino in America con un incasso di $100.5 milioni di dollari nel primo weekend.
Chi scrive è cresciuta coi fumetti di Wonder Woman, Valentina e in tv Carmen Sandiego (Netflix la riporterà presto interpretata da Gina Rodriguez) e altre personaggi immaginari femminili però al cinema durante la mia infanzia non ho mai potuto apprezzare un film di questo tipo.
Questo film si sta ponendo come la alternativa per le ragazzine ad un panorama di eroi uomini. È coinvolgente e stilisticamente affascinante.
Le donne però non devono essere solo raffigurate ma anche coinvolte nei lavori, credute nei progetti che propongono. 

Ndr: nel 2016 il 4% erano registe, l’11% sceneggiatrici, 19% produttrici, 14% editrici e uno sconcertante 3% direttrici della fotografia. Ad Hollywood.

Arianna De Arcangelis

Amicizia & altri rimedi

Chi trova un amico trova un tesoro. Chi trova il tesoro se ne frega dell’amico. Amici e vadditi. Se voi peddiri l’amico o si marita o si fa zitu. Trentatrè trentini entrano tutti e trentatrè a trento trotterellando.

Insomma, l’antifona si è capita. Tra una presa a male, un consiglio, una bottiglia di vino su cui piangere e delle minchiate fatte a caso perché ‘’ non potrei farlo con nessun altro se non con te’’, l’amicizia ti salva la vita.

E NIENTE, QUESTI SONO I VOSTRI 10 AMICI DI MERDA DI CUI NON POTETE FARE A MENO CAZO.

 

  1. Cicci coccò.

Premessa: voi che vivete di moine, baci, abbracci e sorrisoni continui NON mi state simpatici. Ok, dopo avervi fatto questa importante premessa procediamo col descrivere la categoria.

L’amicizia ciccì-coccò è quel tipo di amicizia smielata ed appiccicosa; quasi soffocante. L’uno non può fare a meno dell’altro nemmeno nei momenti di privacy assoluta, sempre lì a ripetersi quanto bene ci si vuole, quanto si è perfetti l’uno per l’altra, vita, cuore, battito, aria della mia aria, respiro del mio respiro. Vuoi buttarti a mare? Facciamolo insieme. Vuoi fare la pipì fuori dal vasino? Facciamolo insieme.

Non esiste uno spazio vitale privato entro il quale poter semplicemente buttare un peto in santa pace perchè il tuo amico è lì, a due centrimetri dal tuo culo, solo per dimostrarti il bene che prova per te. Vi lascio con un dubbio amletico (Si, come quello di Gabbani) siete proprio sicuri che sia questo il modo giusto di manifestare amicizia? STALKER.

 

  1. La distanza non ci cambia.

‘’Mille o più kilometri, non potranno scioglierci!’’ e parte un concerto anni ’90 nella mia testa che One Direction chi?, spostateve che noi avevamo i FINLEY.

L’amicizia a distanza è difficile da gestire: appuntamenti telefonici, risposte in differita a quel messaggio che ‘’RISPONDI QUANDO PUOI MA DEVO RACCONTARTI TUTTO”, telefonate di 3 ore per riassumere gli ultimi 4 mesi di assenza fisica. Ma se dura, dura. L’IMPORTANTE È AVERLO DURO (ok, la smetto.)

C’è poco da fare. La distanza viene colmata dall’amicizia. Queste amicizie, che durano sebbene i mille o più kilometri, sono vere. E anche se i metri sono 10: ci si rivede dopo 8 anni ma, non si sa come, la scintilla, l’amore è sempre lo stesso. Voto: 10

  1. I’M A BARBIE GIRL.

Noi femmine abbiamo una fortuna, che poi potrebbe anche essere una disgrazia eh, dipende dai punti di vista. Ebbene sì, non conosciamo le mezze misure e no, nemmeno le mezze stagioni tant’è che il giorno prima ci trovi col maglione e quello dopo in costume, ma questa è un’altra storia.

Fra noi femmine, dunque, non possiamo che avere due semplici alternative: Odiarci a morte, fino alla psicosi, alla malattia e all’omicidio colposo, cose che se hai comprato un paio di scarpe senza dirmelo potrebbero volare i coltelli di Carlo Cracco.

Oppure amarci follemente come due novelli sposi in viaggio di nozze, e vivere tenendo l’una la porta del bagno all’altra, prestandoci metà dell’armadio, sorseggiando champagne sotto la tour eiffel. I coltelli, però, sono sempre in borsa. PSYCO.

 

 

  1. Verde come…

Quando si faceva una cosa sbagliata, mia nonna esclamava: ‘’VEDI CHE GESU’ LO SA E TI MANDA ALL’INFERNO’’. Tale cosa penso sia alla base di tutti i miei problemi mentali. In ogni caso, spesso e volentieri, mi verrebbe da dirlo ad alcune persone… Ma poi sarebbero TSO come se non ci fosse un domani.

Comunque, nell’elenco di mia nonna ‘’Le cose che ti mandano all’inferno’’, c’erano ovviamente i peccati capitali. Uno in particolare, spesso è cardine di alcune (in)amicizie: L’ INVIDIA.

Che Dante LEVATE, mi faccio accompagnare in quel girone da Virgilio in persona.

Queste amicizie sono piuttosto… Discutibili. Un po’ un Amo et odio, tricche e ballacche (ma era così, nei libri di latino?)

Da una parte l’invidia: quando va bene una cosa, quando si trova il fidanzato, quando prendi 30… QUANDO SI RICEVONO PIU’ LIKE. Stanno là, con la faccia da ‘’mi è morto il gatto sventrato davanti gli occhi’’. Accennano un sorriso che signore degli inferi vienimi a prendere. E a questa subentra la gelosia: se io ti cago di meno (per ovvi motivi…) NO, TU SEI SOLO MIO/A. Estenuante. Però gli vuoi bi, c’è poco da fare.

 

  1. #FRIENDSHIP

Dai, l’hasthag non vi ha illuminato la mente? Ebbene sì, i social. Siamo nel 2017 no? È finita l’era dell’amico di penna e adesso chi di voi non ha un “amico di social”? Persone conosciute in modo improbabile su uno dei mille social network che ci bombardano la vita. Faccine, foto, tag, link, sono gli ingredienti principali.

Facile, direte voi, mandare avanti baracca e burattini. Ed in effetti se qualcosa non funziona, se i “mi piace” non sono abbastanza o sono poco graditi la soluzione è semplicissima: TI BLOCCO. Fine amicizia. DISLIKE.

  1. BRO.

Due maschi, due peni. Non c’è altro da dire. L’amicizia tra due maschi è un patto di sangue e fratellanza che, se viene rotto, finisce a pugni belli forti. E poi, con ogni probabilità, amici come prima. È un rapporto semplice: si parla poco, si cazzeggia forte.

Serve a staccare la spina dalle rotture di coglioni (leggi: donne). NO. Ragazze: NO. Non parliamo di voi, non parliamo delle nostre litigate, non parliamo di ‘’e quindi, come va tra voi?’’. NO. Stacchiamo il cervello quando siamo insieme. La massima profondità delle nostre conversazioni è ‘’tutto ok?’’ ‘’sì’’. STOP. Nessun film in 3d della Universal. Solo tante bestemmie e calcio. Il top.

 

  1. Amici- Nemici.

“L’amore non è bello se non è litigarello?” No, ma solo l’amore? DAVVERO? Ho visto drammi in amicizia così drammi da poterci fare un dramma cinematografico (capite che DRAMMA?)

In amicizia, più che in amore forse, i guai sono sempre dietro l’angolo: Scene di panico senza motivo (cit.) Questo tipo di amicizia è un tira e molla continuo e straziante. Un continuo oscillare fra il volersi bene e il prendersela a male per qualsiasi cosa. Ho visto amici litigare per un presunto amore, altri litigare per una bottiglia di vino, altri ancora per un congiuntivo sbagliato (Si dai, se sbagli i congiuntivi nessuno vuole più esserti amico) Ma forse, senza troppi eccessi, una litigarella ogni tanto fa anche bene. Com’è che si dice? Accende il fuoco.

 

  1. C’era una volta…

Un’amicizia nata millemila anni fa. Quell’amicizia che nemmeno nomini più di tanto ma quando appare non puoi che dire ‘’con tizio? MA SIAMO AMICI DA UNA VITA’’.

Ma di quelle amicizie che mi ricordo ancora l’odore della tua pupù dentro il pannolino. Che hai vissuto tutte le fasi della mia vita, tutte le mie trasformazioni. Sai tutti i miei segreti, le mie figure di merda. Le cazzate più grandi che potevo fare. Sai tutto, mi conosci meglio di chiunque altro. Sei pericoloso. Se smettiamo di essere amici… Dovrò ucciderti.

 

  1. QUI CONVIENE.

No, non volevo cambiare discorso all’improvviso e suggerirvi un posto in cui andare a fare la spesa, volevo solo descrivere tutte quelle amicizie, che di amicizia non hanno nulla, e che si basano sul mero concetto della convenienza.

Non ti cerco, non ti scrivo, non ci vediamo. Ogni tanto ti butto lì un “se hai bisogno io ci sono” e TU PUNTUALMENTE NON CI SEI MAI. Ma proprio mai, nemmeno se ti chiamano dal reparto “traumi della vita”. Eppure, magicamente, proprio quando la situazione si rovescia, e quello ad avere bisogno non sono più io ma tu, riappari magicamente come la persona più amorevole del mondo.

Una cosa ti vorrei dire: “Dove ti sei fatto l’estate, fatti pure l’inverno”, e se questa metafora non è sufficiente: Vaffanculo; Così è senza dubbio più esplicito.

 

 

 

10. Maschi Vs Femmine

‘’Ma l’amicizia maschio- femmina NON ESISTE’’

Bentornati su Abbatti lo Stereotipo, torniamo in poppa magna con il nostro hashtag #FCV ovvero FATTI UNA CULTURA O VILLICO. Ragazzi miei, nel 2017 posso capire che ci sono ancora persone idiote che pensano che i vaccini sono fatti con embrioni di foca, posso capire che esistono ancora i matrimoni combinati, posso capire che ci sono persone che ancora guardano Uomini&Donne e Barbara D’urso… Ma che si continui, ancora, a credere che una donna e un uomo non possano essere amici è incredibile!

Dai, non è che tutti i rapporti debbano sfociare nel sesso… Mica ci si presenta stringendosi i genitali. Poi se voi lo fate, oh, moglie e buoi dei paesi tuoi.

Anzi, vi dirò di più: un uomo e una donna che diventano amici dopo un po’ si faranno senso a toccarsi. L’unica coppia mista che continuerà ad avere un affetto fisico sarà la coppia amico gay- donna. Che, tra le altre cose, è l’apoteosi, l’Eden, la punta di diamante dell’amicizia.

Noi votiamo sì: sì, all’amicizia maschio femmina. Perché a tutti gli uomini serve una donna che consigli loro quando smetterla di fare i cretini, di spegnere il pene e accendere il cervello; perché a tutte le donne serve un uomo che urli loro in faccia ‘’HAI ROTTO IL CAZZO’’, senza rischiare un muso lungo 9 anni.

È l’opposto che controbilancia. È la sincerità nuda e cruda, le risate, la protezione, l’affetto. È qualcosa che resta, nonostante tutto.

 

Elena Anna Andronico (Santi, 11 anni di amicizia)

Vanessa Munaò (Alessandro, 9 anni di amicizia)

Le notti di un sognatore

Era una notte meravigliosa, una notte come forse ce ne possono essere soltanto quando siamo giovani, amabile lettore. Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso che, gettandovi uno sguardo, senza volerlo si era costretti a domandare a se stessi: è mai possibile che sotto un cielo simile possa vivere ogni sorta di gente collerica e capricciosa? Anche questa è una domanda da giovani, amabile lettore, molto da giovani, ma voglia il Signore mandarvela il più sovente possibile nell’anima! … Parlando d’ogni sorta di signori capricciosi e collerici, non ho potuto fare a meno di rammentare anche la mia saggia condotta in tutta quella giornata”.

Le notti bianche è tra le opere più apprezzate di Dostoevskij, insieme a Delitto e castigo. Sin dalle prime pagine, si comprende il perché quest’opera è tanto amata, in quanto ogni uomo riesce a identificarsi con la figura del protagonista. Un sognatore, isolato dalla società e della realtà, durante una delle sue solite passeggiate notturne incontra una donna di nome Nasten’ka. Sarà lei a risvegliare in lui il sentimento dell’amore attraverso il suo sguardo complice, le sue parole e le lunghe chiacchierate anche se sfuggenti.

Io sono un sognatore; ho vissuto così poco la vita reale che attimi come questi non posso non ripeterli nei sogni.”

La storia si svolge in 4 notti e un mattino, i protagonisti sono solo due : lui timido ed impacciato riesce ad aprirsi a Nasten’ka mentre, quest’ultima, si sfoga sulla sua vita privata, il suo rapporto con la nonna cieca, l’amore perduto e la sua delusione. Entrambi i protagonisti sono soli, rassegnati, vivono la loro vita ma sono spenti e i loro tratti psicologici sono delineati alla perfezione come solo Dostoevskij riesce a fare.

Il finale è struggente, inaspettato, demolisce un sogno che si configurava all’orizzonte: è lo specchio perfetto di quell’amore che tutti abbiamo provato nella vita. Nato alla fioca luce della piacevolezza del primo sguardo, esploso all’unione delle due anime e poi frantumato sotto i piedi, in quel secondo che non ammette repliche.

Le Notti Bianche è un romanzo dolce, sognante, delicato, che, così come la vita, lascia l’amaro in bocca ma senza cattiveria. Consigliato a tutti i sognatori, a chi non si sente accettato e a disagio nel vivere nella società, a chi si lascia cullare dalla fantasia. A tutti coloro che amano stare al confine tra sogno e realtà.

Serena Votano