Lipari e le Eolie: un Patrimonio di leggende e tradizioni

Entrare a Lipari non è solo un arrivo. È un’immersione nella cultura.

A chi movendo per nave da Messina, si allontani un poco dalla punta del Faro, nell’ora del Tramonto, si presentano subito, sopra un mare, che ha tutti i colori della Sera, le divine Ombre delle Isole Eolie: Ombre grandi, dalle linee così belle, come di madri, palpitanti di amore, dall’ansia d’una vita diversa dall’umana, ed Ombre piccole, come di una prole molteplice, timida e mansueta, accanto alle grandi.

Avvicinarsi ad esse vuol dire entrare della landa della Bellezza, dove si è soggetti ad una specie d’incanto divino, che dà allo spirito un sentimento del tutto nuovo della Natura.

Libro dei canti

 

Un ricco intreccio di leggende e credenze 

La leggenda narra che Lipari prenda il nome da Liparo, un re esiliato dall’Italia centrale che, stabilitosi sull’isola, fondò qui una colonia.

Secondo questa storia, Liparo governò pacificamente l’isola, che divenne prospera grazie alle sue risorse naturali. In seguito, abdicò e consegnò il potere a Eolo.

Le Eolie devono il loro nome proprio a Eolo, il dio dei venti.

Nell’Odissea di Omero, Eolo dona a Ulisse un otre contenente tutti i venti, per aiutarlo a tornare a casa. Tuttavia, i compagni di Ulisse, curiosi, aprirono l’otre, causando una tempesta che li fece naufragare. Questo mito ha fortemente legato le Eolie all’immaginario mitologico greco come il “regno dei venti”.

Un altro culto rilevante nelle isole, soprattutto a Vulcano e Lipari, è quello di Efesto, il dio del fuoco e della metallurgia. Si riteneva che i vulcani attivi fossero le sue fucine, dove lavorava instancabilmente il metallo per fabbricare armi e gioielli per gli dèi. I fenomeni vulcanici osservati sull’isola di Vulcano, con i suoi fumi e la lava, sembravano confermare questa credenza.

Lipari era anche legata al culto di Adranos, divinità siciliana del fuoco e della guerra, che sembra avere molte affinità con Efesto. Gli antichi credevano che i cani sacri del dio difendessero i suoi templi e il territorio. Un culto che sottolinea ancora una volta l’importanza del fuoco e dei vulcani per la cultura locale.

 

“Navigare necesse est”

Come in altre civiltà antiche, anche nelle Isole Eolie, e in particolare a Lipari, si svilupparono culti legati alla fertilità e alla natura. Le popolazioni isolane avevano un legame profondo con la terra e il mare, e si ritiene che adorassero divinità associate alla fertilità della terra e alla pesca.

Durante gli scavi archeologici a Lipari, sono state rinvenute alcune statuette che confermano l’esistenza di riti dedicati alla fecondità e al culto della Grande Madre, una divinità primordiale venerata in molte altre culture del Mediterraneo.

Le Isole Eolie rivestivano un’importanza strategica per il commercio, la pesca e i collegamenti con altre città del Sud. Per gli abitanti di Lipari, la navigazione rappresentava quindi una necessità vitale per il sostentamento economico e la sopravvivenza.

Inoltre, l’arcipelago era rinomato per la produzione di ossidiana, una risorsa che veniva esportata in tutta l’area mediterranea, rendendo la navigazione un’attività fondamentale per gli scambi commerciali.

 

Cantori popolari di Lipari, la voce antica delle Isole Eolie 

I Cantori popolari delle isole EolieFonte: Profilo Facebook dei Cantori popolari delle Isole Eolie
I Cantori popolari delle isole Eolie

Le Isole Eolie vantano l’esistenza di numerosi usi, costumi e tradizioni.

Da questi è nata una scuola di canti e danze popolari, riconosciuta in tutto il mondo grazie alla partecipazione a diversi raduni folklorici internazionali, come quelli in Olanda, in Portogallo, in Russia, in Turchia, in Australia e in Messico.

Si tratta dei Cantori Popolari, un gruppo folklorico fondato nel 1972 da alcuni studenti di Lipari. Questi giovani, amanti delle tradizioni, decisero di creare un vasto repertorio basato su ricerche minuziose ed approfondite, condotte su testi specialistici, e sugli stessi racconti degli anziani, una fonte preziosa.

Le rappresentazioni sono ispirate alla storia delle Isole Eolie o a particolari celebrazioni religiose. Ad esempio:

  • la Via Crucis, da Piazza Mazzini fin dentro la rocca del Castello, set della “Via della Croce”, dove gli eoliani ricoprono i ruoli tradizionali;
  • il Presepe Vivente, realizzato ogni 26 dicembre con location sempre differenti, come i vicoli del quartiere di Sant’Anna, la scalinata di San Bartolo o l’ingresso lato nord della zona medievale del Castello;
  • A Ruina, rievocazione storica del Sacco del Barbarossa che vede l’impiego di comparse, l’utilizzo del parco Diana e della Chiesa di Maria Santissima Immacolata per l’allestimento;
  • San Bartulu Prutitturi, una serie di eventi, canti, musiche e balli sulla storia di San Bartolo, tratti dalla memoria popolare;
  • la Ittata i lastricu. Quando si costruiva una nuova casa a Lipari, vi erano diverse tradizioni e rituali, che rispecchiavano la cultura e le credenze popolari locali, volti a proteggere la casa dagli spiriti maligni e a garantire prosperità e fortuna ai suoi abitanti.

Dopo il completamento della casa, era comune fare una grande festa con amici, parenti e vicini per celebrare l’evento. Questa festa serviva a condividere il momento di gioia e a rafforzare i legami con la comunità locale.

 

Fonte:https://www.guideturistichemessina.it/cantori-popolari-delle-isole-eolie/#:~:text=I%20Cantori%20Popolari%20delle%20Isole%20Eolie%20sono%20un%20gruppo%20folklorico,approfondite%20condotte%20su%20testi%20specialistici

 

Stromboli: incendio divampato sul set di una fiction sulla protezione civile

Mercoledì, durante le riprese di una fiction della Rai sull’isola di Stromboli, è divampato un incendio che si è espanso per circa dieci ettari di macchia mediterranea distruggendo la vegetazione e riducendola a terra bruciata.

I fatti

La notte del 25 maggio non è stata un momento tranquillo per chi si trovava sull’isola di Stromboli: un incendio – prolungato a causa dello scirocco che soffiava – ha tenuto occupati gli abitanti dell’isola nel cercare di respingerlo quanto più possibile per evitare di aggravare il danno già subìto. I Canadair, all’alba, hanno spento l’incendio e avviato un’azione di bonifica.

Le fiamme hanno distrutto un’ampia parte di vegetazione e alcuni fabbricati, da San Vincenzo a Piscità, da Ficogrande a Scari. Carbonizzata la postazione della Coa (Centro operativo avanzato) che monitorava l’attività del vulcano. L’incendio ha seminato terrore non solo nei residenti, ma anche nei turisti che prontamente sono scappati in spiaggia muniti di valigie per lasciare l’isola il prima possibile. È anche arrivata in soccorso la nave Antonello da Messina qualora fosse stato necessario evacuare l’isola. Il sindaco Marco Giorgianni ha commentato l’accaduto:

“Un miracolo che non ci siano stati morti”.

Canadair in azione (Fonte: Sebastianocannavo.it – Instagram: Stromboli Stati D’Animo)

 

Le cause

Ma quali sono state le cause dell’incendio? Da poco più di tre settimane, Stromboli faceva da sfondo ad alcune scene della fiction Rai “Protezione civile“, la quale vede protagonista Ambra Angiolini. Le riprese avrebbero dovuto concludersi nella giornata odierna, ma qualcosa non è andato secondo i piani. A quanto pare, è stato appiccato un piccolo fuoco per girare una scena, ma – a causa dello scirocco – si è espanso per buona parte della vegetazione.

Il responsabile emergenza dei Vigili del fuoco della Regione Sicilia, Salvo Cantale, afferma:

“Nella sceneggiatura che ci hanno inviato dalla produzione per la fiction “Protezione civile”, che si sta girando qui a Stromboli, non ci avevano detto che avrebbero appiccato un piccolo fuoco durante le riprese, invece poi non so chi, ha pensato di farlo, forse perché rassicurato dalla nostra presenza, ma il forte vento di scirocco in pochi minuti ha fatto divampare il fuoco. Nessuno ci aveva detto che lo avrebbero appiccato, altrimenti glielo avremmo impedito.”

Neanche il sindaco di Lipari, Marco Giorgianni, il quale amministra anche l’isola di Stromboli, aveva dato alcuna autorizzazione ad appiccare il fuoco perché quell’area, essendo riserva naturale, è di competenza della forestale.

Il paesaggio a seguito dell’incendio (Fonte: Sebastianocannavo.it – Instagram: Stromboli Stati D’Animo)

Le dichiarazioni della Rai

“La Rai informa di non avere alcuna responsabilità nella produzione esecutiva della serie “Protezione civile” nell’isola di Stromboli. La produzione esecutiva della serie televisiva viene organizzata e realizzata, in modo indipendente dalla Rai, dalla società “11 marzo”. L’attività non vede impegnati personale e mezzi dell’Azienda”.

Così la Rai ha chiarito la sua posizione.

La società di produzione “11 marzo” specifica:

“Tutti i necessari permessi ed autorizzazioni erano stati acquisiti e la realizzazione di ogni scena affidata a professionisti di sicura esperienza e competenza, l’accaduto è dovuto al caso e all’imprevedibilità”.

Come già specificato, però, che non vi era alcun permesso o autorizzazione per appiccare il fuoco. Mentre i carabinieri raccolgono le testimonianze, tra cui quella del regista della fiction, Marco Pontecorvo, la procura di Barcellona Pozzo di Gotto sta già indagando sul caso.

Reazioni e testimonianze degli abitanti

Tra le testimonianze quella della strombolana Rosaria Cincotta:

“Io ho fatto anche la comparsa, il giorno prima abbiamo girato la scena dell’evacuazione al porto. Mercoledì mattina invece sono andati su, nella zona del Timpone, per provare la scena di un principio di incendio. C’erano anche due ragazzi dell’isola che aiutano quelli della produzione. A un certo punto qualcuno ha appiccato il fuoco ma le fiamme si sono rapidamente propagate, proprio per lo scirocco. Gli avevo detto di non farlo, ma loro avevano premura”.

Rosa Oliva, della pro loco “Amo Stromboli“, fa sentire la sua voce:

“Il disastroso incendio che ha interessato gran parte dell’isola di Stromboli, la cui violenza non ha avuto pari neppure rispetto a quelli conseguenti innescati dalle eruzioni vulcaniche, ha evidenziato ancora una volta lo stato di abbandono ed incuria in cui versa il territorio dell’isola. Non esistono valide linee tagliafuoco, i sentieri non vengono mantenuti in agibilità, tranne in pochi casi. Il Corpo Forestale della Regione, a cui è demandata la sicurezza delle aree boschive, non ha un organico sufficiente per garantire il primo intervento”.

Eleonora Bonarrigo

 

La realtà oltre il turismo: l’altra faccia delle isole Eolie pt.2

Mito e storia sono sempre state due componenti importanti di luoghi come le isole Eolie, centro da secoli di attacchi, conquiste, leggende. Ne abbiamo già parlato nell’articolo precedente, raccontando la storia di Vulcano, Lipari e Panarea; vediamo insieme cosa si nasconde invece dietro le altre quattro isole, anch’esse ricche di racconti e tradizioni che in pochi conoscono.

Stromboli

L’isola di Stromboli è nota per il suo vulcano, uno dei più attivi al mondo, e venne definita per moltissimo tempo “Faro del Tirreno” proprio per i bagliori delle eruzioni e la normale attività vulcanica visibili anche nell’oscurità. Secondo la mitologia, l’isola sarebbe la dimora del dio Eolo e proprio lì si pensa che avvenne l’incontro tra quest’ultimo e Ulisse, narrato nell’Odissea.

Data importante per l’isola è l’11 Settembre 1930, quando una disastrosa eruzione del vulcano provocò grandissimi danni al territorio e alla popolazione costringendo moltissimi abitanti a emigrare in America e Australia. Fabio Famularo, autore residente dell’isola, ripercorre nel libro “… E poi Stromboli i ricordi del nonno che visse quest’esperienza e ne sottolinea lo stato d’animo e i sentimenti vissuti:

“Qualcosa nel rapporto col vulcano si era interrotto: si sentivano traditi, come quando un amico ti volge le spalle…”

 

Il vulcano di Stromboli – Fonte: ilsecoloxix.it

 

L’isola è stata anche il set, nel secondo dopoguerra, del film del grande regista italiano Roberto Rossellini, “Stromboli Terra di Dio” (1950). La casa in cui soggiornava il regista con l’attrice Ingrid Bergam (con la quale aveva avuto una relazione particolarmente chiacchierata) è ancora oggi visitabile e presenta una targa commemorativa in ricordo del loro soggiorno sull’isola.

Di particolare interesse è anche Strombolicchio, un piccolo isolotto di origine vulcanica nei pressi di Stromboli, che, secondo alcune leggende, si pensava essere il tappo del vulcano esploso durante un’eruzione. Isolotto inabitabile, è sede oggi di un faro ad energia solare e presenta esemplari in via d’estinzione, come il falco della regina e la lucertola delle Eolie.

 

Strombolicchio – Fonte: liparinet.it

Salina

L’isola, chiamata così perché utilizzata dai Romani come salina per estrarre il sale, è strettamente legate alla storia di Lipari (l’ossidiana da quest’ultima veniva qui esportata per essere poi lavorata). Rimasta disabitata fino al 580 a.C. fu poi popolata dai greci e risulta oggi divisa in tre piccoli comuni autonomi: Santa Marina, Malfa e Leni.

Santa Marina, popolata dai greci e divenuta centro principale dell’isola, presenta luoghi di interesse come le grotte saracene, costruite nel tufo e utilizzate come rifugio dagli attacchi degli arabi.

Martina Galletta© Salina, 2020

Malfa è il nome dato al comune probabilmente dagli amalfitani giunti nell’isola nel dodicesimo secolo. Sui resti di un cratere parzialmente sprofondato troviamo qui Pollara, che è passata alla storia anche per essere stata il set del celebre film con Massimo Troisi, “Il Postino” (Michael Radford, 1994).

 

Spiaggia di Pollara – Martina Galletta© Salina, 2020

Il comune di Leni, nome derivato dal greco Lenoi (termine che indica i contenitori per la pigiatura dell’uva), presenta luoghi di particolare interesse come il Santuario della Madonna del Terzino, realizzato da un eremita sui resti di un modesto edificio sacro. Il piccolo borgo di pescatori di Rinella poi è particolarmente suggestivo e presenta una bellissima spiaggia nera a forma di mezzaluna.

Alicudi e Filicudi

Queste due isole sembrano non avere nulla a che fare con le precedenti: percorribili solo a piedi, popolate oggi da pochissimi abitanti, sembrano davvero luoghi fuori dal tempo e in cui si respira la vera anima delle isole Eolie.

Alicudi, essendo un luogo particolarmente isolato, era anche meta perfetta per scorribande e attacchi dei banditi. Ciò è testimoniato dalla distanza del centro abitato, a 350 metri di altezza, presso San Bartolo, e dalla fortificazione naturale detta “Timpone delle Femmine”, rifugio di donne e bambini.

L’isola viene anche chiamata “Isola delle donne che volano”, nome che trova la sua spiegazione in una leggenda tramandata per anni tra gli abitanti del luogo: dal 1902, per qualche anno, gli isolani affermarono di vedere donne volare. Questa allucinazione collettiva è spiegata dal fatto che questi, vivendo principalmente di agricoltura, si nutrirono per molto tempo della segale cornuta, senza sapere però che questa contenesse un principio attivo (ergotossina) in grado – tra le altre manifestazioni cliniche – di provocare allucinazioni.

Il nuovo pontile di Scalo Palumbo sostituisce oggi il vecchio molo, in cui si approdava con la tecnica del “rollo” che consisteva nel far raggiungere il porto da una piccola imbarcazione, la quale caricava persone e merci per approdare.

Alicudi - Isola di Alicudi - Isole Eolie
Isola di Alicudi – Fonte: isoleolie.me.it

La storia di Filicudi è invece particolarmente legata al villaggio preistorico di Capo Graziano, in cui sono state trovate circa 20 capanne disposte a spina di pesce a 100 metri dal livello del mare, probabilmente per difendersi anche qui da attacchi nemici. Troviamo anche relitti marini di epoca romana.

L’isola ospita anche la Biennale d’arte di Jaques Basler, nella casa atelier Basler sita in contrada Pecorini. Durante l’evento vengono mostrate opere che mostrano chiaramente il legame tra gli artisti e l’isola.

La Biennale di Filicudi, la più piccola del mondo – Le Vie dei ...
Foto dalla Biennale d’arte di Filicudi – Fonte: magazine.leviedeitesori.com

Al termine di questo viaggio tra le isole Eolie appare chiaro come ci sia molto da scoprire oltre le bellissime spiagge, apprezzate da sempre dai turisti di tutto il mondo: secoli di storia e tradizione che spesso non conosciamo o non valorizziamo, ma che, al contrario, dovrebbero essere il punto di partenza per poter vivere a pieno un’esperienza indimenticabile in uno dei luoghi più belli del Mediterraneo.

Cristina Lucà

 

Immagine in evidenza: Salina, 2020 – Martina Galletta©

 

 

Da Stromboli a Idea di un’isola. La Sicilia e i siciliani per Roberto Rossellini

In occasione dei 40 anni dalla morte, la rassegna BAM – Biennale Arcipelago Mediterraneo, alla sua prima edizione, ha ospitato a Palermo nella sala dei Cantieri Culturali alla Zisa intitolata a Vittorio De Seta, una due giorni (17-18 febbraio) dedicata allo stretto legame intercorso tra il cinema di Roberto Rossellini e il soggetto che ha ispirato alcune delle sue pellicole più celebri.
Nell’incontro che ha preceduto le proiezioni sono intervenuti nel dibattito Bruno Roberti, critico ed esperto di Rossellini, il regista Franco MarescoRenzo Rossellini, figlio di Roberto e produttore cinematografico (ricordiamo, in mezzo alle centinaia di titoli famosissimi Il Marchese del Grillo di Mario Monicelli, Fanny e Alexander di Ingmar Bergman, La città delle donne e lo stralunato film a sfondo sociale Prova D’Orchestra di Federico Fellini).

Renzo Rossellini ha anche collaborato insieme al padre alla scrittura di quella che è la testimonianza diretta del suo rapporto d’elezione con la Sicilia e con la sua anima popolare: Idea di un’Isola è un documentario pensato per la TV americana con il contributo della Rai alla fine degli anni ’60 e di recente riproposto nella programmazione di Fuori Orario. Una terra sempre cara al cineasta che ha fornito una lettura attenta per raccontare in poco meno di 60 minuti i luoghi e le espressioni salienti sedimentate in secoli di storia della più grande isola del mediterraneo: “la mitica rupe di Scilla e il gorgo di Cariddi sono i pilastri dello stretto che la divide dal continente”.
A fare da raccordo a una carrellata che mette in simbiosi il teatro dei pupi, il vivo fuoco del folclore religioso, l’arte e l’islam, le saline e lo sguardo sulle industrie attive in quegli anni tra Gela e Milazzo, i tratti tipici del siciliano che quasi per abitudine secolare, costretto ad avere sempre un nuovo oppressore, ha maturato diffidenza, prudenza e segretezza: “in Sicilia certe cose non si dicono; si alludono. Per cui si è sviluppato un linguaggio più discreto di quello verbale, fatto di gesti. Più significativo”.

La voce fuori campo del palermitano Corrado Gaipa (doppiatore di Burt Lancaster nel Gattopardo) mostra uno spaccato interessante della realtà di alcuni luoghi, anche se non privo di una impostazione didattica un po’ cartolinesca, se vogliamo, del resto tipica di questo genere di produzione rosselliniana anche negli anni a venire, accompagnata a delle immagini documentarie comunque ricche di freschezza e leggerezza. Fu per effetto della forte presenza di immigrati italiani se nel ‘67 una famosa TV statunitense chiese a Rossellini di realizzare un cortometraggio che avesse come tema la Sicilia. Lui, che di Palermo conosceva ogni angolo, compresi i migliori ristoranti – ha precisato il figlio – accolse come un’opportunità irripetibile l’occasione del soggiorno nell’isola per realizzare le riprese. Alcuni critici osservarono come la rappresentazione idilliaca e pacifica di Idea di un’isola occultasse, al di là di una superficiale coloritura, ogni riferimento problematico alla mafia. Una decisione imputabile in buona misura alle direttive dell’emittente. Certo è che sono ancora lontani gli anni in cui le trattative stato-mafia, anche se già attive storicamente, sarebbero venute a galla.

Ma la Palermo tanto amata da Roberto Rossellini, città dell’accoglienza e scenario in cui civiltà diverse avevano convissuto (la Sicilia è la chiave di ogni cosa, diceva Goethe), è anche lo specchio del suo modo di operare con la cinepresa; tanto che, questa volta in tempi non sospetti, scrisse una sceneggiatura destinata a una serie in cinque puntate mai realizzata e pubblicata poi da Renzo col titolo Impariamo a conoscere il mondo musulmano (1975). Una storia dell’Islam rivolta alla televisione. Per Rossellini che nell’ultima lettera al figlio scriveva “ho cercato di fare per tutta la vita del cinema un arte utile agli uomini” il cinema doveva essere diretto non al “pubblico”, ma all’intelligenza della gente. Anche la televisione poteva quindi diventare uno strumento utile per non subire l’influsso della propaganda e per non diventare vittime di dittatori o come oggi, di politici prepotenti.
Bruno Roberti ha ricordato in proposito come il suo fosse un cinema senza uniforme: “È imprendibile, non può essere catalogato e storicizzato, per questo è attuale”.

Per molti abitanti di Stromboli l’arrivo della troupe insieme alle macchine da presa coincise con la scoperta del cinema. Il film del 1950 racconta l’incontro di una profuga con un prigioniero di guerra palermitano in un campo per stranieri alla fine della seconda guerra mondiale. Impossibilitata a tornare in Argentina la giovane decide di sposare l’uomo e, partendo da Messina, di trasferirsi con lui a Stromboli. Il tenore di vita e gli usi locali, molto lontani dalle sue abitudini, porteranno la ragazza a ripudiare il posto in cui si trova e desiderare di scappare dal giogo di un’isola primigenia e primitiva.

Stromboli – Terra di Dio (oggi in versione restaurata grazie alla cineteca di Bologna) è un film spiazzante e modernissimo, in cui polemicamente si è tentato di ravvisare un indizio di conversione al cattolicesimo ma che racchiude una spiritualità diversa, concreta e sofferente, che risiede nell’asperità selvaggia che riveste i tratti delle coste, che investe la severità del vulcano pronto ad esplodere, le case dei pescatori, e in generale l’umanità dei personaggi, cioè gli uomini e le donne dell’isola. Non traspare alcun giudizio morale o parodia macchiettistica costruita nel caratterizzare i siciliani che collaborarono a fianco di Ingrid Bergman (proprio a Stromboli nacque la sua storia d’amore con Rossellini. E per ripicca Anna Magnani lavorò a un altro film alle Eolie; Vulcano).
Prima di iniziare a girare il regista proiettò un film da mostrare abitanti di Stromboli per spiegare loro quello che stavano per fare. “Stromboli è un film sull’umanità, sulla cattiveria, e sulla capacità del cinema di redimere. Racconta delle cose vicine a quelle che viviamo oggi: un personaggio che arriva dall’estero e viene visto come un intruso. Un essere umano che viene trattato come straniero. Quello che sta succedendo un po’ oggi in Italia e in Europa”.
Così dopo il restauro è potuta riaffiorare tutta l’intensità delle immagini e la potenza feroce della natura. L’avventura di Stromboli non è soltanto quella legata a un film, e non si conclude una volta terminate le riprese, ma consiste nella capacità del cinema di entrare in contatto con un luogo e diventare parte delle memoria di una comunità.

Stromboli ha segnato un punto di svolta che non ha mancato di condizionare la Nouvelle Vogue francese.
Ma Rossellini ha inserito riferimenti alla Sicilia anche in Paisà e Viva l’Italia!. Se avesse potuto scegliere, ha detto Renzo con convinzione, avrebbe voluto essere siciliano; di loro ammirava l’intelligenza e il senso dell’umorismo: “Era anche innamorato della cucina siciliana e forse pure di qualche signora siciliana. Diceva che senza stima non si può amare. Lui stimava e si innamorava. Questa è la storia di Roberto Rossellini”.

Eulalia Cambria